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Autore: RoryJackson    04/09/2019    3 recensioni
"Chi sei?" Chiese una voce dietro di lei. Era una voce maschile, calda e profonda, stranamente umana. Rory si fermò impietrita. Possibile che fosse lui...? Girò il viso verso la voce la quale proveniva effettivamente dalla creatura, completamente sveglia e all'impiedi.
Questa volta, Rory, poté ben vedere gli occhi della creatura: dalla forma leggermente triangolare, confinavano con il muso beige. Le iridi rosse come il fuoco. - CAP 1
"Tu non sei in grado di spezzare un giuramento" constatò la giovane, placando in un momento l'animo di Shadow, [...] "Io mi fido di te" - CAP 10
Shadow: un essere tanto temibile eppure tanto umano. Un riccio dal cuore indurito per l'ingiustizia subita da parte degli uomini e che, per questo, odia con tutto se stesso. Riuscirà mai a cambiare idea?
Genere: Avventura, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altro Personaggio, Shadow the Hedgehog
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Dopo un’infinita trafila di tentativi per convincere Antonio, il padre di Rory, finalmente riuscirono nell’intento grazie a quest’ultima, la quale rimarcò con fervore la possibilità di essere vittime dello scienziato e la paura di perdere l’ultimo genitore che aveva. 
Dapprincipio sembrava fosse un’impresa impossibile, ma a quanto pareva la ragazza possedeva sul serio l’incredibile abilità di portare tutto a suo favore, osservò il riccio nero. Quando l’uomo si convinse dell’affidabilità di quelle promesse, dopo una miriade di raccomandazioni sul non distogliere l'attenzione dal suo principale obiettivo — cioè l’università —, fu la volta dei genitori di Jessica.
Shadow era abbastanza contrariato e non la smetteva, con chiaro segno di fermezza nelle sue intenzioni, di avere la faccia corrucciata al pensiero che anche la bionda si trasferisse insieme a loro. Non solo avevano dovuto sorbirsi le lamentele e gli infiniti tormenti di Antonio, ma dovevano anche sopportare gli assillanti crucci dei genitori di Jessica.
Rory era stata categorica: se non fosse venuta anche lei, non sarebbe andata da nessuna parte. In fondo era pure logico, dato che il dottore le aveva viste insieme, per cui sarebbe potuta diventare un ostaggio nel caso l’uomo l’avesse trovata. 
Il riccio, per quanto gli costasse, dovette cedere. Quella ragazza era di una testardaggine allucinante!
Dopo aver preparato due zaini — uno dei quali quello giallo, incredibilmente capiente — mettendovi al loro interno le cose essenziali, si incamminarono verso la casa della giovane.
Fu una dura battaglia, perché se parlare con Antonio significava scontrarsi con la sua paranoia indefessa, con i genitori della bionda era diverso, in quanto erano noti per il loro rapporto conflittuale. Quando difatti si ritrovarono di fronte alla porta d’ingresso chiusa dell’appartamento, Rory pregò Shadow — destando per l'ennesima volta la sua esacerbazione — di aspettare fuori un momento, giusto il tempo di convincerli. La forma di Vita Definitiva la guardò di sbieco, gli occhi socchiusi quasi come se fossero due spilli ardenti, incapace di credere che gliel’avesse davvero chiesto. Di nuovo
“Te lo puoi scordare” sentenziò. 
“E dai, Shadow…” ribatté lei petulante, facendogli gli occhi dolci per cercare di intenerirlo. Ma niente, il riccio nero era irremovibile. La mora sospirò rumorosamente: “E va bene, ma cerca di non sembrare più imbronciato di quanto tu non sia già al naturale, per favore”. 
“Attenta a come parli” esclamò lui, lanciandole un’occhiataccia che venne abilmente sorretta da Rory, la quale, dopo aver scosso il capo, finì per sorridere. 
Fu la madre di Jessica ad aprire, trovandosi di fronte le due ragazze, alle quali spalle si trovava una figura oscura e alla cui vista sussultò vistosamente, mettendosi una mano sul petto come se avesse quasi avuto un infarto. 
Jessica si spiaccicò una mano sul viso per l’imbarazzante reazione che ebbe la donna alla vista di Shadow e intuì vagamente come si fosse sentita l’amica quando lo portò per la prima volta a casa sua. 
La discussione durò per circa due ore, dovendo spiegare ai suoi genitori il perché di… tutto. La bionda non aveva mai avuto un buon rapporto con loro, questo Rory lo sapeva bene, quindi dovette intervenire lei per cercare di spiegare la situazione in modo aperto e coinciso. 
La conseguenza fu che, dopo un momento di smarrimento misto ad ansia e panico per questo scienziato malvagio che aveva deciso di prendere di mira quelle ragazze, i due posarono la loro attenzione sul riccio striato, indecisi se rivolgergli la parola o meno. 
Lo sguardo cremisi della creatura, che se ne stava in piedi al fianco della mora, non poteva che incutere loro un certo timore reverenziale. Infatti, erano coscienti anche di ciò che era capace di fare, avendo visto il telegiornale riportante l’attentato a Salerno. 
Comunque sia, dopo aver assicurato loro che Shadow era tutt’altro che una creatura malevola e che, avendo ricevuto il permesso da Antonio ci sarebbe andata anche Rory, chiesero ai due se Jessica poteva stare con loro. 
Dopo un terzo grado interminabile su chi, cosa, quando, dove e perché, e non senza riserve, accettarono. 
Una volta terminata quella che Shadow avrebbe definito una stupida pantomima, poterono ritornare al rifugio di Sonic utilizzando nuovamente il Controllo del Caos. In effetti il riccio nero mal sopportava quel genere di situazioni, del tutto inusuali per il suo stile di vita. Tuttavia stava riuscendo con la dovuta flemma a comprendere il perché di tanta agitazione. 
Non poté che scoprirsi lui stesso affetto da un vago sentimento di attaccamento nei riguardi di Rory. Un senso che non credeva di poter più provare dopo la morte della sua migliore amica. 
Shadow le aveva trasportate proprio all’interno della piccola e logora tenuta, quindi non ebbero modo di ammirare l’alba che stava già inondando quel piccolo spiazzo di verde dei tenui raggi del sole. Quest’ultima volta non fu così traumatica come quella precedente. Jessica tirò un lungo respiro: per lo meno, non avrebbe vomitato. 
Ripercorsero le stesse scale che portavano nel seminterrato, ritornando in quello che era il salotto dove si erano riuniti tutti in antecedenza. Dentro la stanza vi trovarono solo Cream assieme al piccolo Cheese, accoccolati a un angolo del divano addormentati l’una abbracciata all’altro, Amy che aspettava sveglia — benché si vedesse lontano un miglio che gli occhi le si chiudevano dal sonno — seduta poco distante dalla coniglietta. A completare il quadretto di Morfeo, c’era Christian poggiato su una delle sedie del legnaceo tavolo, con un paio di occhiaie talmente scure da dare l’impressione che le avesse prese da qualcuno, ma che imperterrito continuava a starsene impallato ad aspettare. 
“Che fine avete fatto?” chiese il ragazzo, la bocca impastata dalla spossatezza, restando stranito nel vedere le ragazze sorreggere delle borse da viaggio. Rory lo fissò un po’ intontita. 
“Shadow ci ha portato a casa, per parlare con i nostri”, rispose lei, indifferente, dopodiché si accorse solo allora che non avevano chiesto il permesso di restare ai diretti interessati “non è un problema se rimaniamo, no?” continuò, in un sussurro incerto. 
Christian fissò il riccio nero con fare indecifrabile per qualche secondo, dopodiché si rivolse alle amiche dicendo: “Non c’è nessun problema” disse, cercando di trattenere uno sbadiglio con tutto se stesso, “ci sono solo due letti però, e non sono neanche a due piazze”. 
Ci fu un momento di sgomento generale. Sul volto delle due giovani era dipinta una smorfia a dir poco scioccata, persino Shadow mostrò il suo disappunto, contraendo la propria espressione a causa dell’inconvenienza di quella rivelazione. 
“Fantastico” esclamò Rory per trattenere un’imprecazione, sentendo finalmente prendere possesso di sé una fiacchezza che, forse a causa di quegli avvenimenti rocamboleschi, non aveva avvertito prima “come facciamo?” 
“Abbassate la voce!” li ammonì Amy, in un sussurro, “Cream dorme!” 
“Giusto, scusaci, Amy” annuì la giovane verso la mobiana, allorché chiese: “ma voi dormite qui?”
“No” rispose la riccia scuotendo il capo, dopodiché posò una mano sulla guancia della piccola coniglietta, accarezzandola lievemente: “Cream ha voluto aspettarvi e io ho deciso di farle compagnia. Ma non ce l’ha fatta”. 
Rory e Jessica la guardarono intenerite e allo stesso tempo mortificate per non aver fatto in tempo. Il dove dormire divenne una questione di primaria importanza, non volendo più dare fastidio a nessuno. La mora si rivolse all’amica e a Shadow con la sua solita diplomazia, affermando: “Jessica non può dormire con un’altra persona, a meno che questa persona non voglia svegliarsi il mattino seguente con torcicollo e mal di schiena”. 
“Dai, ti stai ancora lamentando di quando quella volta ti buttai giù dal letto nel sonno, durante il pigiama party?” ribatté la bionda, vagamente offesa. 
Rory emise un risolino sommesso e rispose: “Ovviamente, e non voglio di nuovo ritrovarmi con la spina dorsale a pezzi”. 
“Quindi che soluzione proponi?” chiese a quel punto l’amica, roteando gli occhi per nascondere un sorriso. Lo sguardo della mora indugiò con faconda insistenza su Shadow, il quale, chiamato in causa e oltrepassata l’iniziale confusione, dopo aver afferrato l’allusione della compagna affermò con decisione: “Non se ne parla!” 
“Suvvia, andiamo…” disse Rory, con un sorriso sornione, “devo forse dedurre che la Forma di Vita Definitiva non abbia il fegato di dormire con una ragazza?”
Le parole della giovane, la quale non mancò di enfatizzare soprattutto il concetto sull’avere o non avere il fegato, pungolarono l’orgoglio del riccio ebano. Non lo avrebbe mai ammesso, ma anche solo pensare di dividere il letto con qualcuno, lo metteva a disagio. Pur tuttavia, non poteva certo fargliela passare liscia, non dopo una tale sfacciata insinuazione. 
Dopo una breve pausa passata a guardarla con uno sguardo imperscrutabilmente austero, sotto gli occhi basiti dei presenti ancora coscienti, raccolse il guanto di sfida. 
“E va bene” disse, in un tono grave dal quale traspariva tutta la sua contrarietà. La ragazza batté piano le mani vittoriosa, rivolgendosi agli altri. 
“Tutto risolto allora!” 
“Aspetta un momento” obiettò Christian, alquanto indignato e — per quanto volesse nasconderlo — stomacato all’idea che Rory dormisse al fianco di Shadow, “potresti stare con me!”
La mora gli rivolse un’occhiata e assunse un atteggiamento che il riccio ebano poté giurare di non averla mai visto assumere: era torva e cupa, quasi come se fosse stata offesa. 
Jessica storse la bocca e alzò gli occhi al cielo, reprimendo il desiderio di premersi una mano sulla fronte per la situazione imbarazzante. Persino Amy, completamente estranea alla faccenda, avvertì nell’aria tutta la tensione creatasi in un baleno. 
“Per favore, Christian” sbottò Rory, cercando di tenere il tono di voce basso, sebbene le sue intenzioni denotavano l’intenso desiderio di rifilargli un calcio “ora non è il caso, non credi? Sei proprio fuori luogo!” 
Il ragazzo rimase interdetto e non obiettò, non riuscendo a trovare una motivazione per cui la ragazza potesse decidere di cambiare idea. Dei tre non era certo lui ad avere la capacità di portarsi tutto a proprio favore, ma mai come allora desiderò esserlo. 
“Se non è un problema, puoi dormire al mio posto questa notte”, si intromise la riccia. Il suo sesto senso le suggeriva che fosse giusto così, data l’atmosfera accaldata. “Il divano è abbastanza grande per me, Cream e Cheese”. 
“Sicura? Non vorrei disturbare” rispose lei, questa volta più gentile. 
Amy scosse il capo, affermando: “Nessun fastidio, anzi!” 
La giovane e il riccio nero si guardarono entrambi all’unisono. Quest’ultimo in particolare, Rory poté cogliere dalle pieghe del suo volto, fu abbastanza soddisfatto di questa soluzione. La giovane fece spallucce e, trattenendo uno sbadiglio, confermò: “Okay, allora se non ti dispiace ne approfitto più che volentieri, perché sono a pezzi”. 
Christian sospirò tedio, dopo che Rory si fece dire dove avrebbe trovato la stanza e si congedò da tutti i presenti con un secco “buonanotte”, seguita da uno Shadow incurante.
Anche Jessica andò a coricarsi, ma non dopo aver lanciato al ragazzo uno sguardo indignato, rifilandogli un asciutto: “Sei un idiota”. 

 

***

 

La camera di Amy era un conglomerato di tonalità pastello sgargianti, arredata con un piccolo armadietto di legno compensato chiaro e lucido, un piccolo tavolino quadrato dal ripiano laccato di giallino ed un paio di seggiole ad esso abbinate. Il pavimento e le mura erano gli stessi del corridoio e del soggiorno; sulle pareti erano affisse delle mensole, sulle quali erano riposti qualche quadretto e degli angioletti di ceramica come soprammobili ornamentali. Questi ultimi Rory era sicura di averli già visti da qualche parte, ma in quel momento non aveva voglia di pensare. Era ancora troppo scombussolata dall'inspiegabile piega che la sua vita aveva preso.
Una volta posati gli zaini a bordo letto e, dopo essersi spogliata e aver indossato un pigiama leggero, si gettò a capofitto sul materasso ad una piazza, spense le luci e mai come allora si abbandonò al dolce richiamo delle lenzuola.
Il giorno seguente si svegliò di soprassalto a causa di incessanti e molesti rumori che provenivano dall'esterno e che facevano tremare tutta l'abitazione. Alzò il busto e accese la luce, guardandosi intorno. Forti percosse rimbombavano lungo le mura e la ragazza temette che fosse uno degli attacchi dello scienziato pazzo, il quale, grazie a chissà quale colpo di fortuna, sarebbe riuscito a scovare il loro nascondiglio.
Si alzò in tutta fretta, correndo per il corridoio, entrando con irruenza nel salottino e trovandovi Tails che, seduto sul divano, teneva un computer portatile sulle gambe e stava scrollando la pagina di un notiziario web. La piccola volpe beveva latte tiepido da una tazza di porcellana in compagnia di Christian, che leggeva l’articolo con un’espressione alienata. Il giovane inventore trasalì alla vista dell’umana. Infatti, Rory non aveva fatto caso che il suo aspetto fosse alquanto spaventoso, considerate le occhiaie che risaltavano il pallore del suo incarnato, i capelli talmente spettinati da sembrare che avesse passato una notte di fuoco e l’aria da spaventapasseri. Poco dopo i tre vennero raggiunti da una Jessica stralunata e barcollante.

La mora si guardò attorno, piuttosto basita dal fatto che in giro non vi fosse nessuno, a parte loro. 
“Che diavolo sta succedendo?!” urlò quasi verso Tails, l’unico in quel momento che pareva avesse il cervello connesso e operativo. 
“Oh, beh, è... Shadow” spiegò lui, genuinamente — benché indugiò qualche secondo prima di pronunciare il suo nome — come se fosse la cosa più ovvia al mondo, “si sta allenando”. 
Rory era sconvolta. Possibile che quel baccano era causato da Shadow semplicemente perché voleva allenarsi? Comunque, trascorso qualche istante intontita, alzò gli occhi al cielo e sospirò rumorosamente per sfogare lo stress e l’ansia accumulati. Quanto poteva sembrare stupida agli occhi di chi quelle avventure le viveva ogni giorno? Ma d’altronde non poteva neanche biasimarsi: prima d’allora non era mai stata presa di mira da una persona come Robotnik, che di raccomandabile aveva ben poco. Le rivelazioni fatte dal riccio, la notte precedente, erano a dir poco scioccanti e non smettevano di vagare nella sua testa, impedendole di pensare ad altro, scoprendosi preda di sentimenti contrastanti. Da una parte, era elettrizzata all’idea di vivere insieme a delle creature così diverse da lei, fantasticando su quante cose avrebbe potuto apprendere. Dall’altra parte, però, vi era Eggman che seminava orrore e distruzione ovunque posasse il suo ovale deretano. 
“Credevo che… io credevo...” balbettò la giovane, incapace di mettere insieme due parole che formassero una frase di senso compiuto, poi, quando ebbe tirato un lungo respiro, si coprì il viso con una mano e arrendendosi disse: “Niente, scusa Tails”. 
“Non preoccuparti” rispose il volpino, avendo compreso cosa avesse potuto scuotere l’animo della ragazza “nessuno a parte noi conosce la nostra posizione, puoi stare tranquilla!” 
Le guance di Rory si tinsero di un vago colorito roseo. Si sentì come non mai una babbea, dunque per sviare il discorso, chiese: “Che ore sono?”
“È giusto orario di pranzo e credo che Amy e Cream siano in cucina a prepararci… qualcosa”. 
“E spero che sia qualcosa di commestibile, questa volta” aggiunse Christian, il quale, nonostante la sua fosse una semplice constatazione senza ironia, dal momento che era completamente concentrato a leggere un articolo, riuscì a strappare qualche incerto sorriso. 
“Posso dare una mano, se volete” propose la giovane, nel tentativo di risultare utile. Il volto del ragazzo si illuminò in un batter d’occhio.
“Che donna!” esclamò lui, teatralmente e con un luccichio di estrema gratitudine negli occhi, “ti prego, fallo, salvaci tu dalle pene di Lucifero”. 
Rory alzò gli occhi al cielo e scosse il capo, benché sul suo viso aleggiasse un sorriso divertito, invitando Jessica che se ne stava in piedi ancora in fase di trance mattutina a seguirla. 
“Ah, senti, Ro…” la richiamò il ragazzo, prima che avesse oltrepassato la porta. La giovane, notando l’insolita serietà nella voce dell’amico, si voltò con espressione interrogativa in volto. “Mi dispiace per ieri sera, sono stato inopportuno”.
“Non preoccuparti” disse lei con un leggero sorriso, mentre si rivolgevano con eloquenza uno sguardo dal significato impercettibile agli altri. 

 

***

 

La cucina di quel rifugio era un sogno per le casalinghe solo a vederla. Con un’isola al centro dello spazio, alla cui sommità era posto un punto cottura con cinque fornelli e una grossa cappa di acciaio pulita e brillante. Sembrava di essere in una cucina professionale, se non fosse stato per i pensili in legno compensato bianco, lunghi fino al soffitto, alcuni dei quali con la portiera in vetro che lasciava intravedere tazze, bicchieri e quant'altro. I piani del lavello a due vasche erano di quarzo scuro con venature che andavano su diverse tonalità di grigio, materiale non costoso come il marmo ma di buon gusto. Rory si era data un gran bel da fare, cucinando i migliori manicaretti data la quantità abbondante di dispensa a sua disposizione. Amy e Cream rimasero stupite dall’abilità che aveva mostrato nell’incidere delle fette di controfiletto, dopodiché le lasciò riposare nella cipolla tritata finemente per mezz’ora circa, la quale conferì alla carne una buona morbidezza. Nel frattempo che questa marinava, Jessica preparava la pasta all’ortolana con peperoni e melanzane e, nel mentre che cuoceva nell’acqua bollente, sorseggiava una tazza di tè preparata dalla riccia rosa. Rory prese una padella e dopo aver fatto sciogliere del burro, aggiunse una spruzzata di vino rosso che fece poi ritirare. Aggiunse il controfiletto, cuocendolo versandoci con un cucchiaio il liquido di cottura, conferendogli croccantezza all’esterno e tenerezza all’interno, dopodiché fece soffriggere la cipolla tritata nel liquido di cottura. Infine profumò con un pizzico di peperoncino, perché Amy dichiarò che a Sonic piaceva il piccante.
Le due mobiane, soprattutto quella più adulta delle due dopo aver assaggiato le pietanze per testarne la sapidità, chiesero come fossero riuscite a creare dei piatti del genere con così poco preavviso.
Fu Jessica a rispondere: “Beh, Rory vive da sola con suo padre, per cui deve cucinare tutti i giorni”.
Rory nel frattempo che le altre fette di carne cuocevano, si asciugò le mani e rispose con un sorrisetto complice: "Neanche tu scherzi, però!"
"Ho solo avuto una buona insegnante!" insisté la bionda mentre si sistemava i polsini color carne che di solito metteva al mattino o al lavoro, quando non poteva indossare bracciali. 

“Voglio imparare le vostre ricette!” esclamò la piccola Cream, con un sorriso allettato e gioioso, “così le faccio provare alla mia mamma!”
Rory annuì verso la coniglietta: “Anzi, te ne insegnerò di ancora più buone!” 
"Dovete insegnare anche me!" disse Amy, risoluta, per poi aggiungere: "altrimenti come faccio a sposare Sonic se non so cucinare neanche un uovo strapazzato!"
Ma si pentì subito di aver detto una cosa del genere, troppo imbarazzata dagli sguardi di interesse che le due ragazze le stavano rivolgendo. 
"Ah, quindi tu e Sonic siete fidanzati?" chiese Jessica, ormai troppo curiosa per tirarsi indietro. Quando si trattava di faccende sentimentali nessuno poteva fermarla dal saperne tutti i dettagli! 
Rory d'altro canto non poteva dire di non essere a sua volta interessata dalla scottante svolta che aveva preso la questione. Amy abbassò lo sguardo e piegò di lato la testa non sapendo cosa rispondere. Avrebbe voluto annuire, ma purtroppo non era in grado di mentire. 
"Sonic, come dice lui, è impegnato a salvare il mondo al momento..." sospirò lei, un po' mesta, dopodiché con fare combattivo e con gli occhi scintillanti di determinazione disse: "ma appena questa storia sarà finita, noi due ci metteremo insieme!"
Rory inarcò un sopracciglio e le rivolse un mezzo sorriso incerto, avendo da subito capito la triste situazione che vedeva il riccio rosa come protagonista: il suo era un amore a senso unico, non corrisposto. Ad ogni modo, chissà per quale motivo, aveva vagamente intuito che il blu non fosse chissà quale romanticone. Si azzardò a dire: “Beh, se Sonic non ti presta attenzione, potresti puntare la tua su qualcun’altro”. 
Amy la guardò meravigliata: mai aveva pensato di provare anche un vago sentimento amoroso per chiunque non fosse il riccio sonico, per cui ribatté: “Non potrei mai! Sonic è così eroico, così forte! Nessuno è come lui” poi rimase a riflettere un attimo, prima di aggiungere: “Tails è più piccolo di me, quindi è escluso a prescindere… Knuckles…? No, lui è troppo scorbutico e testardo e, poi…”
“Shadow?” chiese Rory, mentre girò in padella le ultime fette di carne restanti, prendendo di sorpresa i presenti. Amy in particolare era allibita.
“Assolutamente no! È troppo pieno di sé! E, poi, non posso affatto dimenticare quello che ci ha fatto quando era alleato di Eggman” sentenziò quest’ultima, lasciando le umane di stucco. Rory trasalì a quella rivelazione, ritenendola assurda, sebbene preferì non dare voce ai suoi pensieri. 
“Il signor Shadow aveva combattuto contro Amy e il signor Sonic, per la ricerca degli smeraldi del caos” mormorò la coniglietta, un po’ dispiaciuta nel dare tali notizie alla sua nuova amica.
“Ma com’è possibile?” chiese la mora, ancora scioccata, “è da quando lo conosco che cerca di combatterlo!” 
“Forse... perché sei stata tu la causa del suo cambiamento” mormorò Jessica, sovrappensiero, aumentando la perplessità dei presenti. Rory scosse il capo.
“No, non credo” rispose, per poi prendere una breve pausa, mettendosi a braccia conserte e portandosi una mano al mento ragionando profondamente, dopodiché disse: “dev’essere successo qualcosa che lo ha portato a ribellarsi, perché io lo recuperai appena poco prima che affogasse in mare. Stava fuggendo”. 
Shadow, rifletté lei, non era un tipo in grado di voltare le spalle a qualcuno, benché si trattasse di un essere malvagio e ripugnante come Eggman, e se lo aveva fatto doveva essere accaduto qualcosa di veramente grave. Cosa poteva essere mai capitato di così sconvolgente alla creatura più impassibilmente ferma e indomita che lei avesse mai conosciuto? 
Rory scosse il capo per allontanare quei pensieri sgradevoli per qualche attimo, ancora incapace di credere che colui che considerava come uno dei suoi più cari amici fosse stato alleato di una persona tanto rivoltante. Spense il fuoco, poi ripose le fette di carne su un grosso piatto piano, infine fece scorrere su di essi tutto il liquido di cottura, bagnandole per bene. 
“Lasciando perdere un attimo il discorso Shadow”, affermò la mora, “direi che sia ora di mangiare”.
“Vai a chiamarlo tu?” le consigliò Amy, “sicuramente saprai convincerlo ad abbandonare per almeno dieci minuti i suoi allenamenti”.
La giovane sorridendo rispose, facendo esplodere tutte in una fragorosa risata: “Deduco che abbiano rotto giusto un tantino le scatole!” 

 

***
 

Era un primo pomeriggio radioso e il sole, ormai da tempo alto in cielo, riempiva con i suoi raggi tutti i dintorni dello spiazzo che circondava la logora casetta che costituiva l’attuale rifugio del suo sosia blu. Rispetto a qualche giorno prima, dove l’afa e l’umidità non lasciavano respirare neanche l’essere perfetto, in quel momento vi era una brezza leggera e piacevole che muoveva debolmente i suoi aculei. 
Shadow finì per posizionare sul suolo un grosso tronco ad un centinaio di metri di distanza dall’abitazione, non preoccupandosi del fracasso che stava facendo nello spostare massi di qua e di là e nel colpire bersagli con le sue lance energetiche, e lo sistemò affinché non rotolasse.
Ripose sul legno disteso delle pietre in fila di diversa grandezza, mettendo a dura prova la sua vista a lunga distanza e la sua concentrazione con lievi scariche elettriche mirate, che colpivano dal più grande al più piccolo dei sassi. Quando era attento a ciò che faceva sapeva modulare bene il potere del caos che gli scorreva nelle vene e per uno come lui era una bazzecola rimanere perennemente con i riflessi all’erta.
Quando si stufò di quel giochetto, cominciò a colpire con una serie di calci e pugni un altro tronco a colpi di arti marziali, stando attento a non usare troppa forza, per evitare che si spezzasse. 
“Se fletti leggermente di più la gamba posteriore, ne guadagni in elasticità”, consigliò con una nota di dolcezza una voce femminile alle sue spalle. Shadow si voltò, vedendo arrivare Rory che gli si avvicinava con andatura apparentemente noncurante, sebbene in cuor suo era curiosa di seguire i movimenti che faceva il riccio nero. Quando uscì dall’edificio, l’intento della ragazza era quello di chiedergli spiegazioni riguardo alla sua precedente alleanza con Robotnik. Ma appena lo vide impegnarsi tanto, concentrato com’era suo solito, decise che non era giusto infastidirlo con domande inopportune. In fondo non le importava più di tanto ciò che era stato in passato: le aveva salvato la vita troppe volte per anche solo pensare che fosse malvagio. 
“Beh, almeno dal punto di vista umano è così…” aggiunse poco dopo. Shadow sbuffò sonoramente. 
“La bella addormentata si è svegliata in vena di consigli oggi?” la rimbeccò, non evitando di risultare sprezzante. Evidentemente non gli piaceva riceverne, suppose la giovane aggrottando le sopracciglia. Tuttavia, con stupore, vide il compagno provare a seguire il suo suggerimento. Decise di cambiare tattica, portando le mani dietro la schiena con aria innocente. 
“Oh, che gentile” esclamò Rory, noncurante ma con un tocco di ironia pungente, “bella, hai detto? Guarda che potrei arrossire!”
Maledetta lingua biforcuta!
Con un ulteriore calcio, Shadow piegò leggermente la forma dell’albero, creando un profondo solco sulla corteccia. Il riccio striato si arrestò per un momento e per quanto detestasse ammetterlo, il suo consiglio aveva dato i suoi frutti. Invero, aveva utilizzato quasi la stessa potenza degli attacchi precedenti. Non temette di impressionare la compagna, infatti, quando si voltò verso di lei, vide che lo osservava affascinata. Con quella donna non funzionavano più neppure le minacce, ormai.
“Che sei venuta a fare?” sbottò lui, burbero. Sul volto di Rory si formò un sorriso condiscendente. 
“Volevo stare un po’ in tua compagnia!” esclamò lei, come fosse un’ovvietà rimanere al fianco di una creatura tanto scorbutica e cupa. Shadow inarcò un sopracciglio, ma non rispose. 
“La verità è che è pronto a tavola e volevo avere la tua opinione sul piatto che ho preparato”, ammise. 
La forma di vita definitiva piegò leggermente la testa, lanciandole un’occhiata stranita. Perché quella ragazza tenesse così in alta considerazione la sua approvazione non lo avrebbe mai capito, ma al momento non gli interessava più di tanto. Per lui qualsiasi piatto, purché commestibile, era cibo, punto e basta. Si sarebbe accontentato di pane e acqua, non aveva bisogno di un banchetto reale per sfamarsi. 
Vide formarsi sul viso di Rory uno stupido sorrisetto implorante, di quelli che — Shadow aveva imparato — usava per raggiungere i suoi scopi e non per chiedere davvero favori. Comunque sia accontentarla non gli costava nulla, visto che i suoi suddetti scopi, nei suoi confronti, si limitavano a rifilargli un piatto di pasta o a stargli vicino. 
La forma di vita perfetta si allontanò da lei, per imboccare la via del rifugio a grandi falcate, seguito a ruota dalla ragazza. Rory camminava piano, ma prima di rientrare si fermò sulla soglia di casa e rimirò lo sconquasso causato da Shadow, mentre il suo viso si rabbuiava lievemente. Dacché lo aveva conosciuto, non poteva negare che aveva notato quasi fin da subito qualcosa di oscuro, celato nel suo animo. E, man mano che le loro conversazioni diventavano più prolisse, aveva intuito che il suo carattere fosse stato plasmato da eventi che andavano ben oltre la morte, benché tragica, di una cara amica. Rory sapeva, perché lo aveva vissuto a pelle, che una persona poteva nascere riservata e introversa, ma solo col tempo poteva diventare schiva e diffidente nei confronti altrui. 
Che tutto ciò c’entrasse con il dottore? L’idea che Shadow avesse avuto una chissà quale relazione con quell’uomo era abominevole e per un attimo si chiese se e quanto ancora provasse rancore verso gli esseri umani. Tuttavia, assieme a questi pensieri, si aggiungevano quelli che riempivano la loro amicizia, le avventure che per sua fortuna e — perché no? — sfortuna aveva vissuto con lui e che ancora doveva vivere insieme a tutti gli altri.  
E comprese che niente avrebbe potuto farle cambiare idea sull’opinione che si era fatta sul suo nuovo amico.












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Angolo della pazzautrice: YEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE CE L'HO FATTA, FINALMENTE. Dopo quasi un anno, dico, quasi un anno, sono riuscita a scrivere qualcosa di sensato! Oddio, mi chiedo chi ancora perderà tempo a leggere questa fic, dopo tutti questi mesi di assenza, ma pazienza. Non demordo e vado avanti. Ad ogni modo non posso far altri che ringraziarvi tutti, dal primo all'ultimo, anche a chi spende del tempo solo a leggere la storia. Per me siete tutti preziosi ed è essenzialmente per voi (oltre che per me, ovvio) se io continuo a scrivere!

Cooomunque, se avete qualcosa da segnalarmi, qualche errore, qualche critica da muovere, sono sempre a vostra completa disposizione. Fatemi sapere che ne pensate :3


Per quanto riguarda la ricetta cucinata da Rory devo dare i crediti all'anime Food Wars (Shokugeki no Souma).

Un bacio,
Ro

 
   
 
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