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Autore: Ray Wings    05/09/2019    0 recensioni
Non c'era al mondo persona che non conoscesse Fairy Tail. La gilda simbolo di Magnolia vantava tra i suoi membri alcuni dei maghi migliori dell'intero continente. Ma ogni medaglia ha due facce e se Fairy Tail ne aveva una sublime, abbagliante, dall'altro lato portava solchi indelebili, segreti che mai sarebbero dovuti uscire da quelle mura. Fairy Tail era nata anche per quello: proteggere, curare, perché la felicità, talvolta, non è altro che una maschera di ferro fusa sulla carne.
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«Sai cosa significa il mio nome?»
«Conoscendo tuo padre, penso non sia qualcosa come "fiore di campo", vero?»
«Sai bene che non ha mai avuto tutto questo riguardo nei miei confronti. Priscilla... è un nome così freddo».
«Qual è il suo significato?»
«Prova a pensare a qual è il mio significato»
«Che ne dici se invece io ti chiamassi Pricchan?»
Una risata candida e timida, gli occhi adornati di una dolce malinconia, imbrattata di un amore che neppure il tormento di quegli anni era stato in grado di sradicare.
«Sembra il verso di un animaletto».
~ Priscilla deriva dal latino Priscus il cui significato è: "antico" ~
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luxus Dreher, Mistgun, Nuovo personaggio, Wendy
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incest
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Me l'hai insegnato tu






Fecero ritorno al campo base, dove tutti si presero il loro spazio per riposare o prendersi cura di chi ne aveva bisogno. Natsu era crollato addormentato non appena aveva messo piede all'interno della tenda, Mirajane aveva preparato un pasto caldo per tutti, Wendy si occupava delle cure con quel poco di magia che era riuscita a recuperare. Uno alla volta vennero tutti assistiti e soccorsi, aiutati e rimessi in piedi, fino a quando l'atmosfera non tornò quella di sempre. 
Priscilla sedeva vicino a Happy e Charle, abbuffandosi con foga di ciò che Mirajane le passava e ascoltando i loro racconti. A quanto pareva Hades aveva una incredibile longevità ed era stato considerato addirittura come un Dio perché all'interno della nave c'era un cuore demoniaco che lo alimentava costantemente, rendendolo praticamente un immortale. Happy, Charle e Lily l'avevano distrutto e questo aveva permesso ai loro amici di dare il colpo di grazie ad Hades. 
«Dhunke è sholo ghashie a voi she abamho vintho» bofonchiò Priscilla con una forchettata stracolma di cibo in bocca.
«Per favore, puoi ingoiare prima di parlare almeno» la rimproverò Charle, irritata. Priscilla obbedì e deglutì rumorosamente, prima di tornare a sorridere e allungare una mano verso Lily esclamando: «Ottimo lavoro, socio!»
Lily sorrise di rimando, fiero e felice, e le batté il cinque orgoglioso. 
«Ehy! Lui è il mio gatto, non il tuo!» ruggì Gajeel intervenendo nella discussione, irritato nel vedere un tale feeling tra i due. 
«Sta' zitto» disse semplicemente Priscilla.
«A Priscilla-nee piacciono particolarmente gli Exceed» disse sorridente Wendy, sedendosi accanto a lei.
«Trovatene uno tuo allora!» ruggì Gejeel prendendo Lily tra le braccia e stringendoselo al petto.
«Io ne volevo uno ma mi avete detto che non potevo prenderlo, uffa!» sgambettò lei, infastidita.
«Non te ne puoi semplicemente appropriare» la rimproverò Charle.
«Ne avevi presi sotto braccio almeno tre e non avevi chiesto il loro parere, Priscilla-nee» si accodò Wendy.
«Uffa! Voglio un gatto! Gatto! Gatto!» piagnucolò, capricciosa. 
«Vattelo a cercare come hanno fatto tutti!» insisté Gajeel, contrariato e continuando a difendere Lily.
«Sta' zitto, uomo ruggine!» brontolò lei, inforchettando un pezzo di pane umido di minestra e usando la posata come catapulta glielo lanciò dritto in fronte, lasciandolo interdetto e furioso. Gajeel prese a ruggire e agitarsi come un animale, arrabbiato, mentre Priscilla seduta di fronte a lui scoppiava a ridere e gli puntava un dito contro. 
«Nonnino! Allora, che ne è della prova?!» si alzò Natsu e a grandi passi raggiunse Makarov sotto la tenda.
«È già sveglio?» chiese Priscilla, guardandolo sorpresa. 
«Ve l'ho già detto. È sospesa» disse Makarov risoluto, facendolo sbraitare furioso: «Non capisco perché sospenderla!»
«Ve l'ho già spiegato. Un membro del concilio si è infiltrato tra i candidati e Grimoire Hearts ha distrutto tutto, non posso agire diversamente» insisté Makarov ma Natsu continuò a sbraitare e insistere.
«Natsu, piantala!» provò a intervenire Priscilla scocciata da tutto quel rumore.
«Vediamocela con un combattimento! Decideremo chi diventerà mago di classe S con un combattimento tra noi! L'ultimo che resta in piedi vince!» ringhiò lui, puntando furioso un dito contro Priscilla ma lei non si perse d'animo e generando un piccolo tornado sul palmo della mano disse semplicemente, maligna: «Vuoi davvero sfidare la donna che ha sconfitto Erza?»
«Priscilla-nee fai paura» sibilò Wendy, spaventata, mentre Natsu non fece che sibilare ora intimorito. 
«Va bene, non ho altra scelta» sospirò Makarov. «Natsu, ti sottoporrò a un'ultima prova! Farò un'eccezione solo per te, questa volta».
«Yuppi!» esultò lui, rinvigorito.
«Sconfiggimi e diventerai mago di classe S» disse Makarov, facendogli cenno con la mano di avvicinarsi. «Davvero?» sbarrò gli occhi lui, cominciando subito ad allungare i muscoli. «Bene, non vedo l'ora! Fatti sot...» ma non terminò nemmeno la frase che con un pugno gigante Makarov lo schiantò contro il tronco di un albero e lo mise fuori gioco. Priscilla scoppiò a ridere, guardandolo ora a terra senza respiro, gli puntò un dito contro e con l'altra mano cominciò a sbattere contro il tavolino al suo fianco. 
«È la solita casinista» sospirò Charle, guardando il modo decisamente poco aggraziato di Priscilla. Wendy ridacchiò divertita nel guardarla, la metteva sempre di buon umore soprattutto quando era così solare, ma poi, sentendosi osservata, voltò lo sguardo verso qualche albero lontano. Laxus era appoggiato a uno di questi, seduto, già fasciato e con gli abiti cambiati, stava riposando con i Raijinshuu che gli gironzolavano attorno. Su una cosa aveva però sbagliato, il suo sguardo non era rivolto a lei, ma a Priscilla al suo fianco. La guardava con velato sorriso in viso, probabilmente già da prima. Wendy si sentì un po' a disagio e con un sospiro puntò gli occhi alle proprie gambe, imbarazzata.
«Che succede, Wendy?» chiese Charle notando lo stato d'animo della ragazzina.
«Sono un po' in soggezione. Non sono ancora nemmeno riuscita a presentarmi» confessò lei, timida.
«Parli di lui?» chiese Charle, volgendo lo sguardo a Laxus. «Perché mai dovrebbe intimorirti?» la rimproverò, stufa di vederla sempre così debole e timida.
«Hai paura di Laxus?» chiese Priscilla innocentemente, che aveva sentito la chiacchierata tra le due. Wendy sussultò e arrossì, sventolando le mani davanti al viso provò a balbettare una serie di scuse: «No, è che si tratta di tuo fratello, e dopo quello che mi hai raccontato... io...»
«Capisco» sorrise Priscilla, comprensiva, prima di rallegrarsi come soleva fare. «A Laxus piace abbaiare, ma in realtà è un tenero cucciolone, te lo assicuro. Sta' tranquilla, ti presento io!»
«Eh?!» sobbalzò la ragazzina ma Priscilla era già in piedi e la prese per mano, cominciando a trascinarla. 
«Laxus!» chiamò, correndogli incontro. Prese poi Wendy tra le mani, alzandola come un trofeo, aiutata dalla sua magia per renderla più leggera, e con un sorriso innocente e felice esclamò una volta che gli fu davanti: «Lei è la mia sorellina, Wendy! Ti piace?»
«Eh?» chiese lui stralunato, non riuscendo a capire se a sconvolgerlo di più fosse il fatto che fosse sbucata un'altra sorella dal nulla o il fatto che Priscilla gli chiedesse candidamente se "gli piaceva", come fosse un oggetto.
Priscilla si sedette di fianco a Laxus e prese Wendy tra le braccia, stringendola e strofinando la propria guancia sulla sua testa esclamò emozionata: «Ha detto che si vergognava a presentarsi, che carina!!! Non la trovi dolcissima?!»
«Priscilla-nee mi stai mettendo in imbarazzo» balbettò Wendy, rossa in volto come un pomodoro. 
«Lei è una Dragon Slayer del cielo!» spiegò Priscilla, sempre più emozionata. «È un po' come se fosse me e te messi insieme» scoppiò a ridere divertita, continuando ad abbracciare e accarezzare la testa di Wendy.
«Santo cielo, Priscillanee-san!» sibilò Wendy, sempre più in imbarazzo.
«Sorellina? Un'altra?» mormorò Laxus, alzando un sopracciglio pensieroso e chiedendosi da dove saltasse fuori ora quell'altra presunta sorella.
«Non essere sciocco!» lo rimproverò Priscilla, come se avesse appena detto un'assurdità. «Lei è solo mia! Non tua!» e strinse ancora di più Wendy tra le braccia.
«È un'assurdità quello che hai appena detto, lo sai?» le disse lui, non capendo cosa stesse accadendo.
«Ci siamo conosciute quando abbiamo combattuto contro Oracion Seis» spiegò Priscilla, ignorando il suo commento. «È una gilda oscura al pari di Grimoire Hearts, fanno parte della stessa alleanza. Io in realtà non ero invitata a prendere parte alla battaglia, ma mi sono imbucata perché volevo conoscerla. Sai è una vecchia amica di Mistgun, mi ha parlato molto di lei» raccontò entusiasta, dondolando su se stessa. 
«Questo non lo sapevo nemmeno io» osservò Wendy, sorpresa, ma Priscilla ignorò anche lei e proseguì: «Oracion Seis voleva appropriarsi di Nirvana, una magia incredibile che inverte luce e oscurità, e voleva distruggere Cat Shielter, la vecchia gilda di Wendy, perché erano loro ad aver creato Nirvana. Allora noi insieme ad altre gilde abbiamo combattuto tutti insieme e siamo riusciti a vincere, ma la gilda di Wendy si è rivelata fittizia, era un'illusione creata per dare a lei una famiglia e non appena abbiamo distrutto Nirvana anche loro sono scomparsi e l'hanno lasciata sola. Allora l'ho invitata a entrare nella nostra gilda, così non sarebbe rimasta sola! Usa la magia del cielo, tra cui anche il vento, ma non era molto brava a combattere perciò mi ha chiesto di insegnarle. Ora è diventata fortissima, ci siamo allenate molto, vero Wendy?» sorrise e tornò ad abbracciarla, dondolando ancora. Presa com'era dal suo racconto neanche si era accorta dello sguardo sereno e rapito di Laxus, che l'ascoltava con dolcezza mentre lasciava uscire in un fiume tutti quei ricordi e pensieri. «Wendy ha Charle, come Natsu ha Happy. Sono Exceed! A proposito! Sai da dove arrivano gli Exceed, Laxus? Questa devo raccontartela, è davvero incredibile!» Wendy riuscì a trovare modo di sgattaiolare fuori dal suo abbraccio e Priscilla era talmente presa dal suo racconto che neanche se ne accorse. Si voltò verso Laxus, per poterlo guardare in viso mentre gli raccontava di Edoras e della sua avventura con il Laxus e Ivan dell'altro mondo, gli raccontò di Mistgun che in realtà era il Gerard di questo mondo e che laggiù era un Principe. Gli raccontò dell'affetto che aveva scoperto che li legava, di come si era finta la dea del vento per aiutarlo a riprendersi il trono, gli raccontò delle avventure dei mesi successivi insieme a Wendy quando aveva deciso di risparmiare per ricomprare la loro casa, gli racconto di Phantom Lord, di come aveva combattuto e sconfitto Aria, di come aveva ricostruito la gilda, delle missioni insieme a Mistgun per chiudere Anima e diventare più forte in vista del suo combattimento contro di lui, gli raccontò dei Raijinshuu che l'avevano presa sotto l'ala, delle missioni svolte insieme a loro perché ce la trascinavano sempre, dell'esame per diventare mago di classe S a cui era stata appena selezionata, del suo combattimento con Erza e di come l'aveva addirittura vinta, delle sue tecniche migliorate considerevolmente e soprattutto di come mai e poi mai era più rimasta sola. E Laxus, sorriso in volto, non la interruppe nemmeno una volta. 
«E tu? Dove sei stato?» chiese infine, sorridendo esattamente come la ricordava. Laxus non smise di osservare ammaliato quel volto solare che per tanto tempo aveva pensato che non avrebbe più rivisto. Non rispose, non subito, semplicemente sospirò un vago: «In giro».
«Hai scoperto qualcosa?» chiese lei, una domanda che lo lasciò sorpreso non solo per la sua curiosità ma anche per la dolcezza con cui gliel'aveva posta. «Sei stato in alcuni dei luoghi che abbiamo visitato insieme, anni fa, quando facevamo le missioni per conto di Fairy Tail. Non passi molto inosservato, sai?» ridacchiò divertita. «Cercavi informazioni su di me, su ciò che sono, vero?»
«Mi hai tenuto d'occhio» disse lui, divertito e lei dondolando ammise innocente: «Un po'!» e ridacchiò. 
«Come sta la tua gamba?» chiese lui, incupendosi improvvisamente. Non riuscì neanche a spostare gli occhi e guardarla. 
«Meglio. Si rigenera velocemente, probabilmente è anche grazie alla magia di Tenroujima» rispose lei e ascoltò il silenzio che cadde tra loro, come un mattone sullo stomaco. 
«Ti ricordi quel vecchio libro che mi leggevi da bambini? Quello sulle fate» chiese lei, voltandosi per guardare il suo stesso punto nel vuoto e spostandosi gli si avvicinò maggiormente. «Creature fantastiche, leggiadre ed eleganti, da cui prendeva il nome la gilda del nonno. Mi dicevi che su quest'isola esistevano davvero».
«Mi pregasti di portarti qui a cercarle, un giorno» disse lui, soffocato da una pesante malinconia. 
«È vero» ridacchiò lei, divertita. «Sai... non mi importa più ciò che sono o non sono. E non importa nemmeno a loro, perché semplicemente sono Priscilla, maga di Fairy Tail, creatura fantastica... come le fate di Tenroujima» sorrise ancora sporgendosi oltre la sua spalla, per cercare il suo sguardo. «Come per tutte le cose, anche questo me l'hai insegnato tu. Te ne sono grata».
«Non essere sciocca» disse quasi irritato.
«Dico sul serio. Lasciandomi sola mi hai costretto a guardare meglio dentro me e intorno a me, sono riuscita a vedere qualcosa che non credevo esistesse. Non per me, almeno. Quando sono venuta al mondo mi è stato detto che l'unico motivo per cui esistevo era per starti accanto e occuparmi di te. È stato quello che ho fatto fino a poco tempo fa, credevo di non avere altra ragione di vita, ma poi tu sei sparito e mi hai costretto a cercarmene un'altra di ragione di vita. Mi hai costretta a restare con loro, a non seguirti, perché sapevi che erano le persone adatte a questo compito. Insegnarmi a vivere. È bello, sai? Vivere, amare, è qualcosa che mi piace davvero molto. Io non sono come loro, questo è innegabile, ma ciò non toglie che non possa lo stesso stare insieme a loro» si rannicchiò, tirando su un ginocchio e appoggiandoci una guancia sopra. «Non è questo il senso di una famiglia? Accettare tutti per quello che si è, indipendentemente da ciò che si è fatto in passato, guardare avanti insieme, nonostante tutto».
«Non tutto può essere perdonato» mormorò lui, duro, ma lei rispose con una risatina divertita e un sospirato: «Laxus». Allungò una mano verso la sua testa e lo colpì delicatamente con un buffetto, ridacchiando e innervosendolo ancora di più.
«Che vuoi?» chiese infastidito.
«Hai il cuore tenero» sorrise lei e lui arrossendo distolse lo sguardo, mirando altrove. «Ti senti in colpa perché hai il cuore tenero. Non mentire! C'è un delizioso bombolone alla crema qui dentro, vero?» disse spogendosi verso di lui e punzecchiandolo al petto.
«Piantala!» ruggì lui, offeso. Priscilla insisté, ridacchiando e punzecchiandolo con la punta del dito, sporgendosi sempre più verso di lui mentre lui arretrava furioso. E si stuzzicarono, ridacchiando, fino a quando Priscilla non riuscì ad aprirsi un varco e insinuarsi tra le sue braccia, stringendolo e affondando il volto sul suo petto. Un abbraccio così tenace anche se delicato, erano secoli che non ne aveva uno.
«Mi sei mancato da morire» confessò con la voce rotta e bastò quello a cancellare ogni dubbio e ogni timore. Non le importava niente, non le importava di ciò che facevano da bambini, dei combattimenti che la portavano a passare giorni nel letto in convalescenza o del fatto che lui avesse quasi ucciso tutti quelli che conosceva pochi mesi prima, colto da un attimo di pazzia. A lei interessava solo che lui fosse lì, in quel momento, finalmente dopo tanto tempo. 
Il senso di una famiglia era quello di accettare tutti, e guardare avanti, nonostante tutto. Ancora una volta provò il desiderio di non andarsene più.
«Sei cresciuta davvero tanto, Pricchan» disse, poggiandogli una mano affettuosa sulla testa. «Già» sorrise lei, stringendolo ancora più forte, ancora più felice. Le accarezzò la testa, lasciandola stare dov'era, stranamente rasserenato. Aveva viaggiato a lungo e spesso, lo ammetteva, aveva ripercorso i propri passi all'indietro andando alla ricerca di un passato che ricordava a macchie. Alla ricerca della vera essenza di quella ragazza che diceva di essere venuta al mondo solo per lui, che sembrava non avere un'anima propria, la bambina che prendeva parte ai suoi ricordi più belli era in realtà l'essere più triste che fosse venuto al mondo e la causa era sempre stato solo lui. A lungo si era tormentato e aveva cercato indizi, informazioni, solo per poterla scoprire di più, forse speranzoso di trovare un modo per salvarla da quella maledizione. Ma la verità era solo che lei era Pricchan, solo Pricchan, e nient'altro aveva importanza. 
«Ti sei fatta crescere i capelli» osservò assorto nei suoi pensieri, mentre faceva scorrere una delle sue ciocche tra le dita. La sentì sussultare, non poté guardarla in viso ma gli parve che fosse improvvisamente più agitata, e balbettante cercava qualche giustificazione.
«Guarda un po'» una voce tonante, prima che un paio di pesanti mani gli si posassero sulle spalle. «I fratelli tempesta sono di nuovo in azione, chi l'avrebbe detto!» rise Gildarts alle spalle di Laxus. 
«Che vuoi? Vecchio?» ruggì Laxus, improvvisamente furioso, stringendo Priscilla tra le braccia con più enfasi. 
«Darti il benvenuto, so che eri stato esiliato» rise l'uomo, dando al ragazzo un paio di pacche pesanti sulla schiena. «Che sfigato!»
«Sparisci!»
«Su, sto solo scherzando, non prendertela» poi un'idea, un ricordo. L'esame di Laxus, nei suoi diciassette anni, che... aveva avuto qualche piccolo incidente. «Aspetta, non ce l'avrai ancora per la faccenda del tuo esame?» chiese, notando quanto stesse stringendo Priscilla tra le braccia, tanto da soffocarla. 
«Fuori dai piedi!» ruggì Laxus, insistente. 
«Dai, è stato solo un incidente» rise lui.
«Cosa è stato un incidente?» chiese Natsu, che l'aveva raggiunto non appena l'aveva visto comparire dal bosco. 
«Vedi, quando Laxus diede il suo esame di classe S...» cominciò a raccontare Gildarts, ma Priscilla colta da un profondo imbarazzo anche solo nel ricordare quell'assurda scena, uscì dall'abbraccio di Laxus urlando: «Kyaaaah,no!!!» e con un turbine di vento improvviso fece sbattere la faccia di Gildarts contro un albero lì vicino, sotto lo sguardo attonito e sconvolto di Natsu.
Ma quella serenità parve improvvisamente disintegrarsi come uno specchio.
Il cielo ruggì sopra le loro teste, tanto forte da far tremare l'aria. Qualcosa di simile non l'avevano mai sentito prima di allora, chiudeva i polmoni dal terrore. In molti si portarono le mani alle orecchie, trovandolo insostenibile, altri urlarono spaventati guardando pallidi il cielo alla ricerca della fonte di tale fracasso. 
«C-che cos'è?» balbettò Priscilla, alzando la testa dal petto di Laxus e cercando tra le nuvole la fonte di quello che sembrava ora un vero e proprio ruggito. Non fu l'unica a dire o chiedere qualcosa, ma non riuscì a sentirli per quell'assurdo rumore che quasi faceva male alle orecchie. Poi vide Lily puntare un dito al cielo, gridando qualcosa, e anche se non riuscì a sentirlo capì che aveva visto qualcosa di incredibile. Alzò gli occhi al cielo e lo vide, come un angelo della distruzione, volava sopra le loro teste. Era tanto grosso che la sua ombra copriva gran parte dell'isola, facendoli cadere in un mondo di tenebre e oscurità.
«È...» balbettò Priscilla, intuendo che razza di creatura fosse, ma il solo nominarla faceva venire la pelle d'oca. 
«Un drago?» riuscì sentire qualcuno che con meno panico di lei era stato in grado di pronunciare quel nome. 
«In carne ed ossa?» balbettò Wendy.
«Com'è possibile?» sibilò anche Lisanna, portandosi le mani alle labbra terrorizzata. 
Non c'era persona, a quel mondo, che non conoscesse la natura e la storia dei draghi. Erano vissuti quattrocento anni prima, ma da allora si credevano estinti e pensarlo era un sollievo visto che gran parte di loro detestava gli umani. La loro potenza non era minimamente paragonabile a nessuna esistente al mondo, potevano spazzare via paesi interi con un solo soffio, facevano venire i brividi. Ma si erano creduti estinti, questo aveva rasserenato a lungo l'umanità, perciò vederne uno vivo non solo li sorprese perché li portava a un faccia a faccia con una creatura leggendaria ma li terrorizzò. Era un pericolo decisamente superiore a qualsiasi esistente. 
«Acnologia» balbettò Makarov, facendo qualche passo avanti e guardando la creatura nel cielo. «Il drago nero dell'apocalisse».
«Sta scendendo!!!» urlò Fried, vedendolo per prima in quella traiettoria che lo portò in picchiata verso la loro isola. 
«Attenti!» disse qualcuno cominciando a correre lontano dalla zona in cui si sarebbe schiantato, ma non fecero in tempo a fare neanche pochi metri che Acnologia atterrò non troppo lontano da loro, facendo tremare la terra. Tutto ciò che si trovò sotto le sue enormi zappe in collisione venne distrutto e raso al suolo, metri e metri di alberi e vecchie costruzioni crollate in un solo istante. Acnologia alzò la testa oltre gli alberi e guardò all'interno della radura dove Fairy Tail aveva allestito il proprio campo base. Paralizzati per la paura, non riuscirono nemmeno a trovare le forze per alzare le braccia e difendersi dai calcinacci che gli volarono addosso. Si trovavano faccia a faccia con un vero drago, ma non uno qualunque... il peggiore che la storia conoscesse. Acnologia li osservò per qualche interminabile secondo, poi spiccò quello che sembrò un salto anche se raggiunse una quota incredibile, e puntando la testa su di loro cadde nuovamente a zampe ben tese, pronto a schiacciarli. 
«Scappate!» ordinò Gildarts, facendo un gesto con la mano per enfatizzare. Non ci fu bisogno di ripeterlo, presero tutti a correre cercando di essere abbastanza veloci da riuscire a schivare almeno quel colpo. Acnologia non li prese, ma distrusse comunque l'intero accampamento, sfondando il terreno e lanciando macerie ovunque. Nonostante non furono colpiti, vennero comunque sbalzati tutti via dall'onda d'urto, facendoli atterrare metri più avanti. 
«Stiamo scherzando?» urlò Elfman, rialzando la testa.
«Guarda cos'ha combinato con un solo colpo!» tremò Levy.
«Da dove diavolo è uscito?!» gridò Cana, mentre si guardava attorno per assicurarsi che stessero tutti bene. 
«Alle navi, presto!» insisté Gildarts.
Acnologia abbassò la testa, fauci spalancate, pronto ad afferrare i primi che si fosse trovato nella traiettoria. Bickslow e Fried si ritrovarono sbalzati via appena in tempo e vennero solo sfiorati, mentre dieci passi indietro Priscilla ansimava per la fatica di quella magia appena usata per salvar loro la vita.
«Via, presto!» urlò Erza, indicando la direzione da prendere.
«Merda» sibilò Priscilla, chinando la testa in avanti. La magia di Tenroujima le permetteva un rapido recupero, ma ciò non toglieva che l'intera magia assorbita stava venendo utilizzata nella guarigione, non ne aveva per combattere. Anche solo quel piccolo soffio di vento usato per mettere in salvo i suoi amici le era costata una gran fatica, senza contare che doveva usarne costantemente un po' per tenersi in piedi visto che ancora parte della gamba le mancava. Le sfuggì un urlo sorpreso, quando si sentì afferrare da dietro e sollevare da terra. Laxus la prese in braccio rapidamente e si voltò verso i suoi amici, urlando: «Fried! Bickslow! Di qua, muovetevi!».
Priscilla si aggrappò al suo collo e si sporse oltre la sua spalla, guardando Acnologia che ancora si agitava con il collo e cercava di prenderli alzando non solo un gran polverone ma sradicando a ogni movimento alberi e rocce che volavano in ogni dove. Tremante per la paura, si strinse a Laxus, intento a correre e scappare nonostante il suo peso da sorreggere. Non che questo sembrasse costargli fatica, ma l'idea di dover dipendere da lui, di essergli di impiccio, non le piaceva molto anche se la sua preoccupazione era stato un atto di estrema dolcezza. Ancora un altro colpo, macerie che volarono nella loro direzione, e Laxus inciampò nel terreno sconnesso sotto al colpo del drago. Priscilla rotolò poco distante, urlando di dolore, ma Laxus si rialzò immediatamente, la prese di nuovo in braccio e ricominciò a correre. Denti stretti, ansante non solo per la fatica ma soprattutto per la paura, si voltava solo per assicurarsi che gli altri membri fossero ancora tutti lì con lui. Un ruggito, Acnologia non ebbe nemmeno bisogno di muoversi, bastò un ruggito per scaraventare di nuovo tutti a terra e contro gli alberi. Ancora a terra, Priscilla alzò la testa e vide Laxus che fece altrettanto pochi passi da lei. Allungò una mano nella sua direzione, mano che venne ricambiata, e inciampando e arrancando Laxus tornò al suo fianco. L'afferrò e si preparò a riprendersela in braccio e correre di nuovo, quando videro Makarov correre verso Acnologia e fermarsi davanti a lui, pochi passi indietro rispetto a tutti i membri della gilda. 
«Andate!» ordinò, alzando un braccio severo.
«Cosa...» mormorò Priscilla.
«Vecchio! Aspetta!» ringhiò Natsu, intuendo le sue intenzioni.
«Master!» chiamò anche Happy, già con le lacrime agli occhi.
Makarov iniziò a gonfiarsi e farsi sempre più grosso, trasformandosi pian piano nel gigante da sempre temuto e che gli permetteva di calibrare la sua forza con lo stesso rapporto. Voleva combattere. Makarov voleva combattere contro Acnologia per permettere ai suoi ragazzi di mettersi in salvo, ma per quanto la forza di Makarov fosse leggenda non era sicuramente abbastanza da lottare contro un drago, senza considerare le ferite che ancora lo debilitavano. 
«No, no» sibilò Priscilla, gattonando verso di lui, ma Laxus l'afferrò e la bloccò. 
«Ho detto di scappare!» ruggì Makarov ingigantendosi fino a raggiungere la stessa stazza di Acnologia e aprendo le braccia gli afferrò la testa, bloccando la sua marcia verso i suoi ragazzi. 
«Nonno!» urlò Priscilla, provando ad opporsi alla forza di Laxus e allungando una mano verso di lui, desiderosa di raggiungerlo. 
«Ho detto di andare alla nave!» ripeté Makarov, imperativo puntando i piedi a terra per bloccare Acnologia. Sollevò enormi zolle di terra e le bende intorno al suo fianco presero a macchiarsi di sangue, a testimoniare che quello sforzo aveva riaperto  alcune delle sue ferite.
«Se lui combatte, combatteremo anche noi!» urlò Evergreen, correndo verso le gambe del vecchio. 
«Distruggeremo quel coso tutti insieme!» gli fece eco Bickslow, al suo fianco, insieme a Fried.
«Avete intenzione di disobbedire anche agli ultimi ordini del vostro master, schifosi marmocchi?» ruggì Makarov, nero di rabbia.
Ultimi.
Faceva così male, faceva così male che l'aria sembrò improvvisamente pregna di un veleno irrespirabile. Nessuno riuscì nemmeno a sibilare, mentre il cuore nel petto doleva per la potente e incontrollata agitazione. 
«Che significa... ultimi?» mormorò Priscilla, prima che una lacrima le sfuggisse dagli occhi e le pulisse via la polvere dalla guancia. 
«Io sono un Dragon Slayer» urlò Natsu. «Se c'è qualcuno in grado di affrontarlo quello sono...» ma non terminò la frase che Laxus, caricatosi su una spalla una Priscilla praticamente inerme, afferrò il collo della maglia di Natsu e cominciò a trascinarlo via.
«Andiamo via, Natsu!» ordinò, correndo.
«Laxus! Bastardo!» ruggì lui, voltandosi per guardarlo e fulminarlo, ma tutta l'ostilità scomparve quando notò una lacrima volare via dal suo viso forzatamente concentrato. Era doloroso per lui, era doloroso per tutti, ma se quegli erano gli ordini del master... la sua ultima volontà... che altra scelta avevano?
Priscilla, accasciata a testa in giù oltre la sua spalla, non si muoveva ma stringeva la maglia di Laxus tra le dita e singhiozzava, nascosta e paralizzata. Tremò, ascoltando pian piano la voce e i passi di tutti i membri della gilda che li seguivano, ognuno nel proprio dolore, ognuno nei propri singhiozzi. Sollevò infine la testa, puntandola alla gigantesca figura di Makarov che veniva atterrato dalla potenza di Acnologia.
«Nonno!» urlò con tutta la voce che aveva. 
"È così che tratti i tuoi figli, Ivan?" la sua voce imperativa, la ricordava ancora, il giorno che era finalmente riuscito a scoprire cosa Ivan facesse fare a loro due. Ivan quel giorno la stava trascinando a peso morto nella sua stanza, per permetterle di riprendersi e rigenerarsi, mentre Laxus svenuto per il lavaggio del cervello dormiva già. Makarov l'aveva colpito tanto violentemente da sfondare la porta della stanza in cui stavano per entrare e aveva preso Priscilla delicatamente con un braccio, per niente disgustato dal suo volto sradicato in parte e dalle bruciature che le rinsecchivano il collo e il petto. "Se è questa la considerazione che dai al sangue del tuo sangue, come posso sperare che tu possa cambiare atteggiamento per quanto riguarda Lumen Histoire e il resto della gilda? So bene che cosa stai cercando di fare, so quali sono i tuoi scopi, ho cercato di sopportarti e ho cercato il modo di riportarti sulla retta via. Ma questo... questo non posso accettarlo. Laxus e Priscilla sono parte della mia gilda, non posso più permetterti di far del male ai miei ragazzi! Sei bandito!" quelle parole che per lei erano state come il rumore delle proprie catene che si aprivano, che la lasciavano finalmente andare. Non l'aveva mai dimenticato. Eppure... eppure nonostante tutto non era mai riuscita veramente a confessarglielo, quanto gli fosse grata. Non l'aveva capito subito, nonostante la liberazione e la felicità di non essere più costretta a tremare per le minacce di suo padre, Laxus aveva da subito cambiato atteggiamento e lei si era sentita scivolare in un incubo. Quando si era risvegliata, aveva sempre sentito che era troppo tardi per confessargli quanto in realtà gli volesse bene. Makarov l'aveva salvata, Makarov l'aveva accudita, curata, assecondata e protetta da ogni sorta di attacco, persino dal concilio stesso quando volevano ucciderla perché "proibita". I giorni passati ad Edoras, a casa di un Ivan amorevole e accogliente, le avevano fatto nascere nel cuore il desiderio di una casa e una famiglia che sentiva in realtà non aveva mai avuto, ma si era sbagliata. Si era sbagliata profondamente. Makarov, da sempre, era stato il padre che aveva desiderato.
"Dove lo vuoi il tuo simbolo, Priscilla?"
"Sul palmo della mano destra".
"Hai le idee chiare, vedo" aveva sghignazzato. 
"Il palmo della mano destra è la prima cosa che si porge a coloro che hanno bisogno di aiuto".
"È molto romantico".
Allungò la mano destra, allungò invano la mano destra verso la figura di suo nonno che andava scomparendo tra gli alberi, schiacciato e sanguinante, urlante per il dolore, sotto un Acnologia che non sembrava intenzionato a lasciargli nemmeno un cenno di speranza. 
«Nonno!» l'ultimo urlo.
"Non aver mai paura di porgerla, quella mano, Priscilla".
Piazzò una mano in faccia a Laxus e con un gesto irruento riuscì a sgusciare via dalla sua presa, spingendolo a terra. Si tenne sollevata per aria e mano ancora tesa volò spedita verso Makarov. Intercettò Natsu, poco più indietro, con quella stessa mano marchiata e lo afferrò per il collo della maglia. 
«Priscilla!» sussultò Charle, guardando il suo folle gesto. In quel volo veloce e disperato, si tirò dietro un Natsu che, dopo un attimo di sorpresa, sorrise infervorato intuendo le sue intenzioni. 
«Ridiamo insieme, piangiamo insieme, scherziamo insieme!» pianse lei, volando come un razzo, pronta a intervenire. Levy, Cana, persino Erza con le lacrime agli occhi la guardarono e strinsero i pugni. «È questo che significa essere una gilda! È questo che significa essere una famiglia! Me l'hai insegnato tu, stupido vecchio!» urlò con tutta la forza che aveva e nemmeno si sorprese quando sentì dietro di sé l'urlo carico e disperato dei suoi compagni che avevano cominciato a seguirla. Correvano a pugni alzati, lacrime agli occhi, dolore sul viso, ma l'avrebbero seguita perché era questo che aveva insegnato loro Makarov: nessuno sarebbe stato lasciato indietro. Nessuno. Con un urlo, Priscilla lanciò Natsu in direzione del drago e lui, avvolto da una fiamma, gli si aggrappò addosso e cominciò ad arrampicarsi per raggiungere la testa. 
«N-Natsu...» balbettò Makarov, ma la sua voce venne interrotta da quella di Erza che urlò, decisa: «Carica!!!»
«Ridacci il vecchio!» ruggì Natsu, aggrappato ad Acnologia, provando a colpirlo inutilmente, visto quanto si agitava e si dimenava. Il vento, le spade, il ghiaccio, l'acqua, ed esplosioni magiche, pugni e calci, ruggiti di vento, ruggiti di ferro, colpi di frusta, e tuoni, lampi, scintille, fuoco e frecce. Niente, niente venne risparmiato in quell'ultimo disperato tentativo di restare uniti fino alla fine. Anche nella morte. 
«V-voi...» pianse Makarov guardando i suoi ragazzi che non risparmiavano nemmeno un briciolo di forza.
«Tanto per essere chiari, io ero contrario» disse Laxus avvicinandosi a lui. «Ma credi davvero che questa sia gente che scappa lasciando indietro un vecchiaccio come te? È la tua gilda, dopotutto».
«Idioti» singhiozzò Makarov.
Un altro colpo, ad Acnologia gli bastò sollevare una zampa e riposarla a terra per sbaragliarli tutti, ma si rialzarono e tornarono all'assalto, feriti ma sempre più carichi e disperati.
«Priscilla, bloccalo!» ordinò Erza e lei si tirò immediatamente in ginocchio, preparando la posizione delle mani per la sua magia. «Ci provo! Fried, Levy, Gray, aiutatemi!» 
«Rune!»
«Solid Script!»
«Ice Make!» 
Tornadi nacquero alla base delle zampe del drago, provando a chiuderlo al loro interno e bloccarlo. Fried e Levy incisero rune e usarono scritte per creare barriere e catene per intrappolarlo, mentre Gray usò il suo ghiaccio per fare altrettanto. 
«Colpite al viso! Cercate i punti deboli!» continuò Erza e furono i tre Dragon Slayer ad alzarsi in volo nel cielo, aiutati dai loro Exceed, mirando così agli occhi con i loro ruggiti. Spade volarono nel cielo, cercando di penetrare all'interno di quella carne imperforabile, lampi luminosi, fulmini lo colpirono in altrettanti numerosi punti. Elfman, Mirajane e Lisanna tentarono attacchi diretti, usando la loro forza per colpire con quanta più potenza avessero. Persino Gildarts dava tutto se stesso in quei pugni che spazzavano via l'aria. 
«Non fermatevi!» ordinò ancora Erza e con un urlo gli attacchi si fecero più intensi, più disperati e selvaggi e per un breve istante sembrò loro dare un briciolo di speranza. Ma Acnologia si liberò con facilità dalle magie che lo tenevano intrappolato, si voltò e con un colpo di coda spazzò via ogni cosa, prima di volare in cielo. 
«State tutti bene?» chiese Erza, rialzandosi e guardando i suoi compagni che altrettanto mal ridotti almeno sollevavano la testa dalle macerie. 
«Merda!» ruggì Elfman, alzandosi tanto velocemente da lanciare via un masso che aveva addosso.
«I nostri attacchi non funzionano!» lamentò Mirajane, preoccupata.
«Dov'è andato, adesso?» chiese Cana, alzandosi a sua volta.
«Guardate! Nel cielo!» indicò Happy e tutti volsero gli occhi al drago che sopra le loro teste stava accumulando una quantità enorme di energia intorno alle sue fauci. Sembrò prendere un grosso sospiro, lungo innumerevoli secondi, e non ci volle molto a capire che intenzioni avesse.
«Sta per attaccare con un ruggito!» disse Gajeel, impallidendo. 
«Scherziamo?» balbettò Lisanna.
«Quel colpo raderebbe al suolo l'intera isola!» urlò Cana.
«Dobbiamo usare magie difensive! Chiunque sia in grado, la scagli a piena potenza!» ordinò Erza, voltandosi e passando in rassegna i volti dei suoi compagni. 
«Non ho abbastanza tempo per scrivere i sigilli delle barriere!» digrignò i denti Fried, sapendo che tra tutti era quello che poteva dare loro più speranza in quanto a difesa ma sentendosi impotente. 
«Ci sono un sacco di magie difensive che non richiedono l'uso di sigilli o scrittura di simboli!» ideò Levy, dando speranza a Fried di poter fare lo stesso qualcosa.
«Concentrate tutta la vostra energia magica su Fried» disse Erza e Mirajane le fece eco, suggerendo: «Prendiamoci tutti per mano!».
«Laxus» la voce di Priscilla, che anticipava la mano destra allungata nella sua direzione. Il simbolo ben in vista, brillava orgoglioso su quel palmo ben disteso.
"Il palmo della mano destra è la prima cosa che si porge a coloro che si vuole aiutare".
"Entrerò in questa gilda perché Laxus desidera farlo. Io l'aiuterò semplicemente".
L'afferrò, quasi orgoglioso. Nonostante la drammatica situazione, nonostante stessero combattendo per la sopravvivenza e le possibilità a loro favorevoli fossero così misere, non poté trattenere un sorriso di fronte a quei nostalgici ricordi. I ricordi del team più giovane e forte di Fairy Tail, quando lui viaggiava e lei non faceva che porgergli la mano, aiutandolo semplicemente nella scalata che si era imposto. Era come fare un salto indietro nel passato, spazzare via ogni cosa, tornare a essere "i fratelli tempesta".
L'afferrò e si voltò poco dopo a cercare quella di suo nonno, porgendogli a sua volta il palmo della propria mano destra. Un sorriso sul volto, a scacciare via ogni peccato e ogni brutto ricordo in onore solo di quel gesto d'amore e solidarietà. Persino verso il nonno e la sorella che per anni era stato convinto di odiare.
Niente aveva più importanza, ora che quelle lacrime lavavano via i dolori dal viso.
«Torniamo a casa, insieme».
Il colpo risuonò nel cielo per chilometri, venendo percepito persino sul continente. Un presagio oscuro, la sentenza di una condanna, scosse i cuori di chi persino non aveva idea di cosa fosse e da dove arrivasse. Il cerchio di Fairy Tail, stretti ognuno nelle proprie mani, chiusero gli occhi sentendo scendere sopra di loro quella fine disgraziata. Strinsero le propria dita più forte, qualcuno non riuscì a non piangere, ma il calore nel cuore sembrò essere abbastanza confortevole da affrontare anche una morte come quella. 
L'isola di Tenroujima sparì, lasciando al suo posto solo un immenso buco nel mare.


   
 
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