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Autore: Mari_Criscuolo    05/09/2019    1 recensioni
Leila (Ella) ha 22 anni e vive a Napoli, ma, dopo la laurea triennale in psicologia, si trasferisce a Roma, per continuare il suo percorso di studi.
Sofia, sua amica da otto anni, ha deciso di seguirla.
Entrambe mosse dalla stessa chimera: lottare per la propria felicità.
Ella ha compiuto una scelta che ha fatto soffrire molte persone.
Nonostante non ne se ne sia mai pentita, sa che ogni decisione comporta delle conseguenze e lei sta ancora scontando la pena che le è stata imposta.
È convinta di essere in grado di affrontare ogni difficoltà la vita le metterà sul suo cammino, perché l'inferno lo ha vissuto, deve solo trovare il modo di non ritornarci.
Una ragazza con le sue piccole manie e le sue paure.
Una ragazza che usa il sarcasmo e l'ironia per comunicare il suo affetto e, allo stesso tempo, proteggersi da chi si aspetta, da lei, cose che non può e non vuole fare.
La sua famiglia, Sofia con suo fratello Lorenzo e, infine, un incontro inaspettato, la sosterranno nella sua scalata verso la tanto agognata libertà.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Hai fatto nuove amicizie?» la voce di sua madre, proveniente dall'altro capo del telefono, stava iniziando a infastidirla e ciò accadeva in particolar modo quando si ostinava a porre sempre le stesse domande prendendola sul personale quando Ella le rispondeva con tono stizzito.
 
Ogni anno tirava fuori da cassetti impolverati e pieni di ragnatele quella questione, con la differenza che Ella non frequentava più la quinta elementare.
 
«Mamma! Ti ostini a pormi queste domande come se non mi conoscessi. In tre anni di università, ho conosciuto solo due ragazze. Cosa pretendi che succeda il primo giorno?» chiese, sbuffando e rivolgendo lo sguardo verso l'alto, ma tutto ciò che riuscì a osservare fu l'interno del tettuccio plumbeo della macchina di Lorenzo.
 
«Non si può mai sapere nella vita.»
 
«A ventidue anni ancora devo capire come si instauri un'amicizia con qualcuno. Ti prego, cambia disco ogni tanto altrimenti si rovina.» Si voltò, trovando Lorenzo al suo fianco impegnato a guidare e a scuotere la testa, sorridendo per le risposte e i toni che Ella stava impiegando nella sua conversazione.
 
«Dovresti aprirti un po' di più.» Si rese conto che se non fosse stata educata al rispetto dell'altro e se non avesse temuto di essere eliminata dallo stato di famiglia, a questo punto avrebbe potuto anche chiudere la telefonata, ma si dovette limitare a rispondere e in fin dei conti ciò poteva essere anche più gratificante.
 
«Tu, invece, dovresti smetterla di ripetere le stesse cose. Sei pesante e sai bene che non lo sopporto.»
 
«Va bene. Come vuoi.» Si arrese sua madre.
 
«Finalmente. Ogni tanto, prendi anche sagge decisioni.»
 
Giorno dopo giorno, Lorenzo scopriva qualcosa di nuovo su Ella.
 
In questo caso, quanto fosse unico ed esilarante ascoltare una sua conversazione quando la si faceva innervosire. Sapeva rispondere a tono senza farsi scrupoli perché, se qualcosa la infastidiva, l'altra persona doveva rendersene conto con gli interessi, così da imparare la lezione e non ripetere l'errore.
 
«Adesso non esagerare.» Il tono di rimprovero di sua madre non fu sufficiente dal persuaderla nel rispondere.
 
«Hai ragione. Avevo dimenticato l'inesistenza del tuo umorismo.»
 
«Io di avere una figlia esasperante.»
 
«Almeno sappiamo da chi ho ereditato questo aspetto della mia personalità.»
 
«Stai andando al colloquio?» Adele, dal canto suo, preferì ignorare il commento di sua figlia perché, per quanto potesse avere ragione, stava leggermente uscendo fuori dal seminato e considerando il contesto aveva intuito il motivo.
 
«Si. Speriamo bene, sono troppo nervosa» rispose, strofinando un paio di volte i palmi di entrambe le mani sui jeans chiari, per asciugare il sudore sporco e appiccicaticcio
 
«Stai tranquilla. Anche se dovesse andare male, ci saremmo sempre noi.» Rivolgendole questa rassicurazione, Ella sapeva che lo scopo di sua madre era alleggerirle il peso che le opprimeva il petto, eppure era ciò che più di sbagliato potesse dire, perché anche se aveva messo in conto un possibile fallimento, sentirlo ipotizzare ad alta voce da qualcuno che non fosse lei era peggio di un pugno nello stomaco.
 
«Tu sì che sai come far sentire meglio qualcuno.»
 
«Intendo dire, che sai che non è necessario che ti trovi un lavoro.» Proprio non riusciva a capire quando era il momento di cambiare rotta, invece di insistere imperterrita nel correggere le sue parole, riuscendo solo a peggiorare le cose.
 
«Invece, lo è. Per me significa molto.»
 
Ella conosceva così bene sua madre da poter prevedere su quale argomento si sarebbe arenata e, nonostante sapesse che le sue non erano cattive intenzioni, non poteva fare a meno di chiedersi il perché infilasse sempre il dito della stessa piaga.
 
«Lo so, non sto dicendo che non voglio che trovi un impiego, ci tengo solo ad assicurarmi che tu sia pronta per fare anche questo passo. Nell'ultimo anno, tra lo stress per gli esami, la laurea, il test della magistrale e Matteo non hai trovato nemmeno il tempo per staccare la spina qualche giorno.»
 
«Capisco che tu sia preoccupata, ma non è necessario riesumare le mummie, lasciale riposare morte e in pace. Al momento ho bisogno di tenermi impegnata per sentirmi meglio.» Ciò che la infastidiva maggiormente era che sua madre si stupiva quando Ella ribatteva con tono sgarbato e provocatorio.
 
«Va bene, non voglio insistere.»
 
«Meglio così, altrimenti sai come andrebbe a finire la conversazione.»
 
Ella sapeva di non poter attribuire il problema solo a sua madre, poiché era ben consapevole di quanto potesse essere difficile gestire una figlia con un carattere così impertinente.
 
«Fammi sapere qualcosa quando hai finito.» Adele aveva imparato con il tempo che ignorare il suo atteggiamento provocatorio sarebbe stato l'unico modo efficace per raffreddare il suo temperamento.
 
«Ci sentiamo più tardi.»
 
Dopo aver chiuso la telefonata, Ella avvertì un'odiosa quanto familiare sensazione, che si insinuava in lei ogni volta che sentiva di aver esagerato.
 
Il senso di colpa aveva un potere troppo potente per essere gestito, eppure Ella lottava ogni giorno contro quella forza che la spingeva a soccombere.
 
In passato non aveva avuto motivo per provarlo, ma comunque questo pensiero non era stato sufficiente per dirimere il suo tumulto interiore.
 
Nei mesi che l'avevano allontanata da quei giorni, aveva iniziato a costruire dei confini, imparando la differenza tra ciò per cui era giusto sentirsi in errore e ciò per cui era sbagliato.
 
Questa volta, avrebbe dovuto scusarsi.
 
«Sai che prendertela con tua madre non servirà a placare la tua ansia?» chiese Lorenzo, dando voce ai suoi pensieri.
 
«So di comportarmi da persona orribile quando reagisco in questo modo, eppure è più forte di me. Sto cercando di migliorare questo mio lato impudente, ma non è cosa da poco»
 
La sua non era una giustificazione, perché da tempo aveva imparato a non scusarsi per ciò che era, ma, d'altro canto, non avrebbe mai negato l'evidenza e in quel momento i fatti le stavano urlando quanto fosse stata ingrata nei confronti di sua madre.
 
«Possibile che tu riesca a passare da zero a cento in meno di un secondo?» Vide Lorenzo sorridere, ma Ella non riuscì a capire il significato che lui aveva attribuito a quella domanda retorica.
 
«Che intendi?» chiese Ella.
 
«Un attimo prima ti mostri arrogante ed esaltata a livelli estremi, mentre dopo sei capace di mettere a nudo tutti i tuoi difetti con sconcertante leggerezza e umiltà. Non basterebbe una vita per capirti» rispose scuotendo il capo come se volesse scacciare un pensiero che aveva omesso di pronunciare assieme al resto della spiegazione.
 
Ella non si stupì particolarmente delle sue parole, in fin dei conti molti le avevano sempre recriminato questo suo essere inafferrabile e imprevedibile.
 
Con il tempo aveva capito che se chi la circondava non riusciva a camminarle a fianco significava solo che non era la persona giusta, perché per quante persone ci fossero che non la potevano soffrire ce n'erano tante altre che l'amavano così com'era.
 
Ammetteva di essere estrema alle volte, di esagerare e quando lo riconosceva si ridimensionava, ritornando sulla via principale per chiedere scusa, ma nonostante questo lei non avrebbe mai desiderato essere diversa da ciò che era.
 
Sapeva amare chi restava, anche se non come tutti si potevano aspettare.
 
Non udendo nessun commento da parte di Ella, Lorenzo distolse per qualche istante lo sguardo dalla strada, dal momento che era appena scattato il semaforo rosso.
 
Notò che il suo sguardo era rivolto al mondo fuori il piccolo abitacolo.
 
Si chiese quali pensieri potesse aver scatenato la sua affermazione, poiché sembravano talmente forti da renderle impossibile parlare, proprio lei che era la ragazza dalla risposta sempre pronta.
 
«Pensa ho incontrato persone che credevano di conoscermi così bene da rimanere deluse quando non rispettavo le loro aspettative.»
 
Anche se il concetto di persona era vago appositamente per integrare tutti gli esseri che l'avevano delusa e che sicuramente lei aveva deluso, quella era una frase che poteva riassumere, efficacemente quanto in modo superficiale, la sua unica relazione sentimentale.
 
«Non dare loro troppa importanza.»
 
Ella si trattenne dallo scoppiargli a ridere in faccia, faccenda alquanto complessa considerando che non poté fare a meno di domandarsi se avesse riesumato quella affermazione da un biscotto della fortuna o fosse semplicemente la versione moderna e parafrasata del verso della terza cantica dell'Inferno dantesco.
 
«Sai che non ci avevo mai pensato? Fortuna che ci sei tu a darmi questi preziosi e rari suggerimenti.»
 
«Con te non si sa mai qual è la cosa giusta da dire.» Sospirò, riportando l'attenzione sulla strada giusto in tempo per vedere la luce del semaforo scattare sul verde.
 
«Tutto tranne frasi trite e ritrite, anche perché se avessi dato peso alle loro parole, adesso non sarei qui a portare avanti discorsi profondi, mentre provi a distrarmi dall'ansia per il colloquio.»
 
«Beccato.»
 
«Sono troppo perspicace per voi esseri inferiori.»
 
«Direi che siamo a cento» affermò con tono scherzoso.
 
«Comunque grazie, sia per il passaggio sia per il diversivo. Aspetta, non lo dire. Sono arrivata a zero.»
 
Al di là di tutte le battute giocose, Ella gli era davvero riconoscente. A causa dell'agitazione aveva dormito in totale un paio d'ore la notte scorsa, il pensiero di non riuscire a trovare il locale, di perdersi o arrivare in ritardo l'avevano tormentata senza sosta e Lorenzo doveva essersene accorto.
 
Sebbene Ella non avesse voluto accettare per non scomodarlo, una parte di lei aveva sperato insistesse fino a farla cedere, perché per quanto fosse testarda l'idea di dover affrontare da sola una situazione sconosciuta la rendeva estremamente irrequieta.
 
«Chi salva una vita, salva il mondo intero.»
 
Lorenzo non fu stupito dalla prima reazione di Ella che, dopo aver sentito quelle parole, si voltò di scatto verso di lui con un'espressione stupita dipinta sul volto, tuttavia non riuscì a comprendere il motivo per cui poco dopo si trasformò in un sorriso beffardo.
 
«Sai almeno a che film ti stai riferendo?»
 
Ella aveva impiegato un paio di minuti per capire come Lorenzo fosse passato dall'aver visto solo Casper in tutta la sua vita a conoscere un film drammatico di Steven Spielberg. Ella dubitava fortemente che un ragazzo a cui non piaceva il cinema avesse potuto recuperarlo e ricordare la frase giusta da inserire in una conversazione.
 
«Schindler's List del 1993. Tu mi sottovaluti.»
 
La sua risposta non fece altro che confermare le sue supposizioni e iniziò anche a intuire perché si fosse tanto interessato all'argomento.
 
«Ti sbagli, semplicemente non vedo il motivo per cui debba farti piacere qualcosa interpretando un ruolo che non ti appartiene.»
 
Non era intenzione di Ella rimproverarlo, voleva solo fargli capire che fingere di essere ciò che non si era, adeguarsi ai gusti altrui senza un reale interesse alla base, ma solo per non sentirsi escluso o per semplice imitazione, poteva creare molto più disagio, perché gli altri sarebbero sempre stati un passo avanti.
 
«Se fossi realmente interessato?»
 
«In questo caso sarei felice di ampliare la tua cultura cinematografica, ma capirai che cercare frasi su internet e imparare la data di uscita di un film non fanno di te una persona interessata, ma solo qualcuno che cerca di fare bella figura.»
 
Molte più volte di quante ne volesse ammettere Ella aveva seguito la scia degli altri solo per non sentirsi sola, ma si era resa conto che ciò la rendeva solo più insicura delle proprie capacità.
 
«Se ne sei tanto convinta, spiegami il motivo per cui avrei dovuto farlo.»
 
Lorenzo si era messo sulla difensiva ed Ella capì di aver toccato un nervo scoperto.
 
«Ricordi la mia citazione sul film prima di uscire di casa, quando non avevi idea di cosa stessi parlando?» chiese Ella, portando dietro l'orecchio alcune lunghe ciocche ricce, che erano ricadute d'avanti agli occhi.
 
A meno che non li legasse, quei capelli non rimanevano mai fermi dove Ella li aveva sistemati, avevano vita propria e, sebbene provasse a domarli, sapeva non ci sarebbe mai riuscita. In fondo rispecchiavano appieno la sua personalità, per questo li adorava.
 
«Si.»
 
«Aggiungici il discorso di sabato sera sui film più belli degli ultimi tempi, in cui ho notato che sei stato tutto il tempo in silenzio. Capisco quanto basta la mente umana da sapere che le emozioni negative, causate dal non sentirsi coinvolto, sono sufficienti a scatenare una reazione. Ecco, la tua.»
 
Le parole di Ella si dispersero nell'aria, erano state recepite, ma non raccolte dal momento che Lorenzo pareva essersi chiuso in sé stesso. Il suo mutismo poteva significare molte cose che Ella non riusciva a decifrare.
 
In un attimo le sue certezze vacillarono e fu assalita dai dubbi. Si chiese se avesse esagerato, se fosse stata troppo indelicata o indiscreta, se si fosse spinta troppo oltre.
 
«Non fraintendermi, voglio solo farti capire che non è necessario farti piacere qualcosa per cui non provi interesse, ma nel caso fosse davvero un argomento a cui vorresti approcciarti, ci sono io. Tutti siamo bravi in qualcosa e il bello è proprio questo, perché possiamo condividere, coinvolgere, essere spronati, ma solo se l'idea ci stuzzica. Non abbiamo obblighi verso nessuno se non noi stessi.»
 
Loro erano la sua famiglia e ciò significava proteggersi, sostenersi, tendere una mano e afferrarla con forza qualora chiunque di loro fosse troppo stanco e debole per fare un passo in avanti.
 
Anche se si fosse sbagliata, non si sarebbe pentita dell'errore commesso perché ci era passata già e sapeva cosa fare per aiutarlo.
 
«Sei brava a individuare e maneggiare le insicurezze di chi ti circonda.»
 
Con questa affermazione, Lorenzo ruppe il silenzio. Non poteva voltarsi verso Ella, ma era più che sicuro che stesse sorridendo.
 
Negli ultimi due mesi aveva avuto l'occasione di entrare in contatto più stretto con quella ragazza così imprevedibile e, sebbene l'avesse sempre considerata come una sorella minore, si era reso conto di non averla mai conosciuta realmente.
 
Lei e Sofia si frequentavano da parecchi anni, quindi era diventata parte integrante del loro nucleo familiare. Le accompagnava e andava a prenderle al cinema, avevano trascorso insieme giornate al mare, erano andate a trovarlo a Roma qualche giorno per visitare la città, l'aveva vista tante volte, eppure si era reso conto che, fino a qualche mese fa, il suo affetto per lei era stato in gran parte un riflesso naturale.
 
L'aveva vista crescere, si preoccupava se la vedeva soffrire, ma non l'aveva mai conosciuta realmente, tutto ciò che sapeva di lei era ciò che gli raccontava Sofia. Solo adesso che aveva iniziato a viverla; adesso che aveva approfondito la sua conoscenza e creato un vero legame con lei, poteva affermare di essere realmente suo fratello maggiore.
 
«Ho sempre avuto un ottimo intuito, ma non solo per questo genere di cosa. Riesco a inquadrare le persone anche solo dopo averle viste una volta e raramente mi sbaglio. È come se avessi un sesto senso e l'unica volta che l'ho ignorato abbiamo visto come è andata a finire.»
 
Ella perse il controllo della sua voce cosicché le ultime parole uscirono in un sussurro.
 
Era un reclamo rivolto a sé stessa, ogni tanto sentiva la necessità di ripeterlo per evitare di incorrere nuovamente nello stesso errore.
 
Lorenzo, che dovette sforzare il suo udito per recepire la parte finale della sua risposta, intuì facilmente il riferimento e decise che non sarebbe stato opportuno riprendere per l'ennesima quell'argomento ancora troppo doloroso, più di quanto volesse ammettere.
 
Aveva la sensazione che tutti intorno a lei si accorgessero di quanto soffrisse meno che lei stessa e Lorenzo non aveva la minima idea di come ci riuscisse, ma dopotutto forse nemmeno Ella ne era a conoscenza.
 
«Quando iniziamo?»
 
«Possiamo organizzarci in modo da dedicare una sera a settimana a un film di genere diverso, così iniziamo a capire quello che preferisci, ma al contempo spaziare perché l'importante è essere sempre curiosi e non rimanere mai impantanati nello stesso punto, altrimenti diventa tutto sterile e poco stimolante.»
 
Ella era entusiasta all'idea di coinvolgerlo nel suo mondo, fatto non solo di ansia, paure e battute insipide, ma anche di divertimento, passione ed entusiasmo per le cose semplici, come un divano e un bel film.
 
«Direi che sarà un'esperienza divertente.»
 
«Basterà la mia presenza per rendere tutto migliore ed è per questo motivo che sono sicura che mi stai usando solo come distrazione perché non hai voglia di scrivere la tesi.»
 
Da quella provocazione, Lorenzo capì che Ella era ritornata nel suo ruolo di sempre e che mai avrebbe abbandonato, a volte immaturo e insopportabile, ma così assurdo da essere adorabile.
 
«Per chi mi hai preso?» chiese, fingendo indignazione.
 
«Per un normale studente disperato prossimo alla laurea, che preferisce prendere aria in ottima compagnia piuttosto che rimanere rinchiuso in casa o in biblioteca» rispose Ella, scrollando le spalle di fronte a tale ovvietà.
 
Ella poteva ben capirlo, considerando quello che aveva dovuto passare per laurearsi alla triennale entro i tempi giusti.
 
Un altro inferno si era aggiunto a quello che stava già vivendo in quel periodo, eppure questo non l'aveva fermata.
 
«Non nego di provare impulsi di rabbia distruttiva ogni volta che apro il computer per provare a scrivere qualcosa, ma non è il motivo per cui ho insistito nell'accompagnarti. Mi dispiace»
 
La realtà era che aveva semplicemente unito l'utile al dilettevole ed entrambi lo sapevano.
 
«Allora è il caso che io riveda le mie capacità deduttive da Sherlock Holmes»
 
«Non ti scoraggiare, stavi andando bene all'inizio. Hai solo bisogno di affinare la tecnica» rispose Lorenzo, mentre inseriva la retromarcia per fare manovra di parcheggio.
 
«Dal momento che sei così gentile e disponibile ti userò come cavia. Sofia è esaurita per quanto l'ho sfruttata. Ci divertiremo, forse io più di te, ma questi sono dettagli trascurabili.»
 
Sebbene fossero arrivati, Ella stava cercando in tutti i modi di prolungare quell'inutile dialogo per ritardare il momento in cui sarebbe dovuta entrare in quella che aveva tutto l'aspetto di una gabbia per leoni.
 
Sicuramente le sue iperboli erano dettate dall'ansia, non aveva cambiato idea, eppure per una persona come lei, che aveva bisogno del controllo per sentirsi sicura e protetta, affrontare nuove esperienze andando incontro all'ignoto era terrificante.
 
Era certa quella paura fosse positiva, perché immetteva in circolo l'adrenalina necessaria per sfruttare al massimo tutte le sue capacità, come accadeva prima di un esame, anche se credeva che la similitudine più appropriata sarebbe stata quella di un marinaio che cercava di tenere a galla un'imbarcazione durante una tempesta nel bel mezzo dell'oceano.
 
«Cancella quell'espressione terrorizzata dal tuo viso e scendi da questa macchina prima che ti spinga fuori.»
 
«Ma quanta violenza, dovresti fare un po' di terapia per il controllo della rabbia» commentò con tono provocatorio, mentre apriva la portiera.
 
«Ella...»
 
«Va bene, vado. Ci vediamo tra poco.»
 
«Buona fortuna.»
   
 
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