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Autore: Sarah_lilith    05/09/2019    4 recensioni
Lan Zhan ha passato tredici lunghi anni ad aspettare che la sua vita tornasse serena come quando Wei WuXian era accanto a lui. Sa che il dolore non scemerà mai via del tutto, ma spera che il suo cuore guarisca almeno un pò, permettendogli di respirare senza provare il desiderio di morire.
Suo fratello gli diceva che nulla cura il passato come il tempo, e che nessuno poteva rubargli l'amore che era destinato a trovare. Ora non dice più nulla, perché l'amore che aveva trovato, non era stato risparmiato dalla Morte.
Genere: Drammatico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Lan Wangji/Lan Zhan, Lan XiChen/Lan Huan, Wei Ying/Wei WuXian
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Settimo anno - Rancore



Quando giunse al pontile dell’Approdo del Loto, Lan Zhan provò un senso di vertigine che lo costrinse ad aspettare qualche minuto prima di scendere dall’imbarcazione. Aveva rimandato quel viaggio per ben due anni, poteva attendere ancora qualche momento. 

L’aria fresca della primavera appena giunta gli accarezzava il viso e i capelli sciolti come le mani di un’amante, delicate e riverenti, che scorrono sulla pelle e tra le ciocche scure del proprio compagno. I raggi del sole fioco che gli baciavano il viso gli riscaldavano a mala pena le guance candide, formando ombre leggere tra le sue folte ciglia. Con le mani intrecciate in grembo e lo sguardo perso sull’orizzonte, sembrava proprio un’Immortale sceso tra gli uomini.

Molte persone, maschi e femmine indifferentemente, si erano fermate, interrompendo i loro compiti per ammirare quella figura così rilucente di virtù. Nessuno osava avvicinarsi, quasi timorosi di vederlo sparire come una colomba che vola via dopo essere stata avvistata.

Sollevando la veste con un movimento elegante del polso, Lan WangJi posò il piede sulla prima asse di legno del pontile, abbandonando la barca e incamminandosi verso l’entrata della casa del Grande Maestro. La stoffa che seguiva i suoi spostamenti si increspò simile all’acqua nella scia di una barca, accompagnandolo con delle onde bianche ed azzurre.

Come riscossi da quell’improvviso seppur delicato movimento, la gente riprese a svolgere le proprie attività, ridando vita al pontile. Risate, discussioni accese e parlate dialettali: ora Lan Zhan capiva perché Wei WuXian era cresciuto con tutta quella spontaneità. Se passava le sue giornate al molo, era naturale che si sentisse a suo agio tra le persone.

Ad interrompere le sue riflessioni fu una bambina dai lunghi capelli scuri allacciati in un’alta coda di cavallo e coperta da una veste viola acceso, che gli bloccò il cammino. Aveva circa nove anni e sorrideva molto, piantata nel bel mezzo della strada con le mani sui fianchi e il mento alto, pronta allo scontro. 

-Tu sei Hanguan-Jun, vero?- quasi gridò la giovane, cercando di farsi sentire tra il chiacchiericcio della folla. Senza aspettare una risposta, gli fece un cenno col capo, dandogli le spalle e incamminandosi verso una via meno trafficata -Avanti, ti porto dal mio Shishu 1- non gli disse che sapevano già del suo arrivo, era una notizia implicita. Se lui si spostava, tutto il mondo della Coltivazione avrebbe saputo dove.

Sollevando le sopracciglia in un’espressione perplessa, la Seconda giada del Clan Lan seguì la ragazza con ampie falcate, riuscendo facilmente starle dietro nonostante lei corresse quasi a perdifiato. L’ondeggiare ritmico dei suoi capelli, se non fosse stato per il nastro viola, e non rosso, gli avrebbe ricordato un’altra persona. Lan Zhan… quanto gli mancava quel tono di voce?

Raggiunsero un’arco decorato da sfarzosi fiori di loto di legno, scolpiti e dipinti con grande maestria. Superato quello, ebbero accesso ad uno xie 2 ampio e affollato di servitori che correvano su e giù per il cortile, portando con loro spade da allenamento per i nuovi discepoli o pergamene da riporre nella biblioteca. 

Secondo le notizie che erano giunte fino alle orecchie di Lan Zhan, ormai i lavori per ricostruire Approdo del Loto erano quasi giunti al termine e l’intera città che otto anni prima era bruciata nelle fiamme ora risplendeva nuova e ricca come non mai. Alcune cose non potevano essere sostituite, però.

I monumenti funebri erano stati i primi ad essere eretti, per rispetto dei numerosi morti, caduti durante la guerra. Le famiglie, o ciò che ne era rimasto, avevano speso giorni e fatiche per riuscire a costruire delle tombe adeguate ai propri cari, per poterli piangere e ricordare. Le lacrime non svegliano i morti, ma consolano i vivi.

Lan WangJi si guardò intorno, accorgendosi con stupore che aveva perso di vista la bambina. Stava per chiamarla, quando si rese conto di non conoscere il suo nome, ne quello della sua famiglia, quindi si fermò nel bel mezzo del corridoio che costeggiava il cortile, davanti ad una delle camere che si affacciavano di esso. Attese che un domestico passasse abbastanza vicino a lui da poter richiamare la sua attenzione senza dover alzare il volume della voce oltre il lecito.

Prima che potesse individuare qualcuno, una figura ammantata di viola sbucò da da una porta alla sua destra, bloccandosi nel vedere la sua veste bianca. L’uomo avanzò con passo marziale verso Lan Zhan, facendo ondeggiare il pendente di giada che portava allacciato alla cintura decorata riccamente da disegni argentati, come le spalle ed il petto. I capelli scuri, acconciati in un codino alto e rigido, gli davano un’aria severe, quasi da Generale, più che da Maestro della famiglia Jiang.

Dall’ultima volta che Lan WangJi lo aveva visto, sette anni prima, Jiang Cheng non era cambiato quasi per nulla. Il suo viso si era lasciato alle spalle la delicatezza dell’adolescenza, ma l’espressione corrucciata che tanto lo caratterizzava da giovane era ancora presente sul viso pallido.

Espressione che in quel momento stava diventando ancora più cupa, trasformandosi quasi in una smorfia di disgusto alla vista del ex compagno di studi che aveva potuto affiancare in combattimento, durate la guerra.

-Il grande Hanguang-Jun ci fa dono della sua presenza, ne siamo onorati- disse con tono sprezzante, guardandolo negli occhi -Il Clan GusuLan ha qualcosa di così importante da riferirci da mandare te?- domandò, facendo cenno a coloro che lo seguivano, due uomini e una donna, di andarsene e lasciarli soli.

Jiang Cheng indicò all’ospite la camera dalla quale era appena uscito e lo spronò ad entrare, usando talmente tanta fretta da risultare maleducato. Lan Zhan, comunque, non reagì ne rispose alle provocazioni. Qualcosa era cambiato, in effetti, pensò, la sua scortesia è aumentata.

Giunto al centro della stanza, il capo del Clan Jiang si sedette su una sedia, accavallando le gambe e sistemandosi lo strascico della veste con un gesto nervoso. Stava cercando di trattenere la rabbia, e per la frustrazione il suo anello iniziò a sfrigolare di energia, riempiendogli la mano di lampi violacei. Zidian si calmò solo quando il suo padrone le passò un dito sulla superficie liscia, facendola scorrere sulla sua pelle nel tentativo di rilassare i nervi.

-La tomba- disse Lan WangJi, riscuotendolo dalla sua meditazione e costringendolo a guardarlo negli occhi. Era ancora in piedi, poco distante dalla soglia della porta della stanza, quasi volesse andarsene il prima possibile. Che c’è, pensò indignato Jiang Cheng, non vuoi respirare la mia stessa aria, egocentrico pezzo di ghiaccio?

-A cosa ti stai riferendo?- domandò con voce incolore, prevedendo già da subito che quella non sarebbe stata una conversazione piacevole. 

-La tomba di Wei Ying- continuò l’uomo dagli occhi dorati, fissandolo con quelle iridi chiare come a volergli leggere l’anima -Dove si trova?- sospirò piano, sfinito dagli anni in un modo che solo una persona che ha perso tutto può esserlo.

-COME OSI IN CASA MIA E CHIEDERE… NOMINARE QUEL DEPRAVATO FIGLIO DI…- si ritrovò a gridare, riuscendo a stento a contenere l’istinto di sfoderare Sandu e infilzare tutto ciò che si trovava davanti alle sue mani. Prese un respiro profondo e continuò a denti stretti, trattenendo la furia -Non c’è nessuna dannatissima tomba per quel cane bastardo, perché dovrebbe?- con un gesto nervoso, afferrò il pendaglio di giada che lo identificava come discendente della famiglia Jiang, quasi identico a quello di Wei WuXian, ma decorato con fiori di loro al posto delle ninfee. Un’altro ricordo rovinato dal tempo.

-Perché era vostro fratello- ribatté il Coltivatore di Gusu, spostando una mano verso la porta con un movimento lento e misurato, comportandosi come se si trovasse davanti ad un’animale ferito pronto ad attaccare.

-NON SEMBRAVA RICORDARSELO MENTRE LASCIAVA MORIRE LA NOSTRA FAMIGLIA- gridò allora Jiang Cheng, furioso per la calma di mostrata dall’alto, nonostante stessero parlando di colui che aveva ucciso più di trecento Coltivatori in una sera -Quando i nostri genitori sono morti, quando nostra sorella piangeva suo marito e poi moriva tra le mie braccia, lui cos’ha fatto? Era così bravo e potente, eppure non è riuscito a salvare nessuno- senza fiato, si aggrappò al tavolo per non cadere dalla sedia, tanto gli tremavano le gambe. Non provava una rabbia così intensa dalla morte della sua Shijie, e sinceramente non era pronto a ripetere l’esperienza così presto. 

Se solo si fosse accorto degli sbalzi d’umore di Wei Ying, se solo non fosse stato così debole da risparmiarlo, quella vota, se solo l’avesse fermato… ma come diceva sempre sua madre: è meglio non guardarsi indietro, quello che hai lasciato sulla tua strada potrebbe non piacerti. Wei WuXian aveva preso troppo alla lettera questa metafora e aveva compiuto stragi senza curarsene, infangato il nome della loro famiglia. 

La loro famiglia, nostra sorella, i nostri genitori… è ancora mio fratello, dopo tutto. É davvero difficile pensare a lui come un nemico, anche ora che è morto. Ho tanto tempo per odiarlo, ma non ho ancora nemmeno cominciato.

-Voi siete vivo- disse Lan Zhan dopo lunghi attimi di silenzio, scuotendo la testa. Si trovava in un momento delicato, non voleva davvero infierire, ma era necessario.

-…Perché?- fu il gemito disperato di un Jiang WanYin ormai sull’orlo delle lacrime. L’uomo che avrebbe voluto diventare non avrebbe mai pianto per quello stronzo di suo fratello, ma non avrebbe nemmeno permesso alla debolezza di corrompere il suo cuore a tal punto da arrivare a quell’epilogo di vita, quindi aveva fallito su tutti i fronti. Come al solito, Wei WuXian è meglio di lui anche in questo. 

Lui non ha pianto, prima di morire.

Oltre la patina umida che gli annacquava la vista, Jiang Cheng intravide la Seconda Giada del Clan dei Meandri della Nuvola avvicinarsi ulteriormente all’uscita della stanza, senza deriderlo o accennare a volevo consolare. Si chiese se fosse umano, qualcuno del genere. Così freddo e distaccato dalle emozioni da non curarsi di qualcuno che si stava distruggendo ai suoi piedi.

-Me lo state chiedendo o lo state domandando a vuoi stesso?- detto questo, Lan WangJi oltrepassò la porta, lasciando un riflesso bianco incastrato negli occhi di Jiang Cheng, come se anche il fantasma dei suoi errori lo volesse lasciare da solo.
 

 

ANGOLINO D’AUTRICE

1. Shishu: vuole dire “Zio marziale”, quindi uno zio che non ha legami di sangue, ma appartiene alla stessa famiglia di coltivazione. Shishu, a differenza di Shibo, viene usato per le persone più giovani dei propri genitori.

2. xie: () è un tipo di struttura, noi lo chiameremmo “padiglione”, organizzata come un cortile pavimentato o ricoperto di ghiaia circondato da wu (camere)


Ragazzi, mi sa che i prossimi aggiornamenti non avverranno così presto. Ci metterò qualche giorno in più a scrivere, in questo periodo sono incasinata. Tra gli amici che mi tirano di qua e di la, le lezioni che stanno per ricominciare e il mio cane che ha deciso di diventare iperattivo, non so proprio come trovare il tempo di scrivere, se non la notte.
Per avere un’idea a cosa mi sono ispirata per descrivere Jiang Cheng, vedetevi questa immagine (https://www.pinterest.at/pin/771593348637015644/) LA ADORO! Comunque, cari discepoli di Yiling (ammettiamolo, non resisteremmo un minuto a Gusu, con tutte quelle regole), questo capitolo è un pò più lungo perché il dialogo/scontro tra Lan Zhan e Jiang Cheng era importante, dovevo approfondire. Ho distrutto anche Jang WanYin, ringraziatemi! No, scherzo… l’ho solo sconvolto: messo davanti ai suoi errori crolla come un muro fatto male, d’altronde è sempre stato insicuro, povero cucciolo.
La descrizione dell’Approdo del Loto ricostruito è totalmente inventata, ma mi piaceva descriverla così come me la sono immaginata mentre leggevo. Passate oltre, non cambio idea.
Se ci sono errori di trama, sintassi, o qualunque cosa non vi quadra, scrivetemi. Grazie.

Baci a tutti, Sarah_lilith

 
   
 
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