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Autore: jay0704    06/09/2019    0 recensioni
Cosa succederebbe se Sara si innamorasse del suo insegnante? Cosa succederebbe se i due si mettessero insieme?
Riuscirà Sara a fare breccia nel cuore del suo insegnante? Riuscirà a cancellare gli ostacoli che li dividono?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Scolastico
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Capitolo 30

 

Mi alzo dalle sue gambe, per dirigermi in cucina, mi blocco improvvisamente non appena ricordo di non avere la minima idea di dove possa trovarsi, alzo gli occhi al cielo per poi sbuffare, è assurdo che fino ad ora non so come sia composta casa sua. 

Ci siamo limitati sempre alla sua camera da letto, al suo studio e a malapena al soggiorno caccio un sospiro, per poi voltarmi verso la sua direzione, mi sfugge una lieve risata isterica, causata dall’imbarazzo.

  • Andrea dove posso trovare la cucina? 

Mi rivolge un sorriso, per poi alzarsi dal divano, faccio un passo indietro, la sua espressione ancora oggi mi fa un certo effetto mi incute timore ma al col tempo la sua bellezza mi spiazza, le sue iridi blu sono in grado di leggerti l’anima. Schiarisco la voce, per poi portare una ciocca dietro l’orecchio, punto i miei occhi sulla punta delle scarpe imbarazzata, fa un passo in avanti sovrastandomi con tutta la sua altezza, con il pollice e l’indice, prende il mio mento alzandolo fino a quando non incontro i suoi occhi, che sembrano piuttosto divertiti dall’effetto che mi fa.

  • Sei sicura di voler vedere la cucina, se vuoi possiamo passare prima nella camera da letto.
  • Non fare il furbo mi hai promesso che avremmo fatto i biscotti.

Provo a nascondere l’imbarazzo concentrandomi sulle pareti decorate dai quadri, in questo momento ho le guance in fiamme, il mio corpo non fa altro che mandarmi segnali piuttosto espliciti, purtroppo sarò costretta  trattenerli non sempre si può fare l’amore.

La colpa è tutta di Andrea, che con la sua voce calda e roca riesce a scatenare in me degli istinti a dir poco animaleschi, sembro quasi un gatto in calore che ha il disperato bisogno di accoppiarsi.

  • Vieni dai.

Annuisco alle sue parole, inizio a seguire i passi di Andrea, il mio occhio cade su una porta socchiusa, sgrano un po’ gli occhi incredula a quello che sto vedendo, rosa? Ma per quale motivo Andrea ha una stanza tinta di rosa, a cosa gli serve? 

Scuoto la testa, tornando alla realtà, noto subito die iridi blu intenti a fissarmi, schiarisco la voce, entrando in cucina, che rispetto alle altre stanze è più che luminosa,  il balcone al centro della stanza regala quel tocco in più di bellezza.

I mobili sono tutti tinti di nero, anche qui domina la modernità con un pizzico di classe che si può vedere dal tavolo e dalle sedie.

Avanzo in cucina dirigendomi verso il frigo, senza chiedere il permesso lo apro, con l’intenzione di uscire tutti gli ingredienti, sbuffo sonoramente quando mi rendo conto che non sono presenti né le uova né il burro. Voglio proprio vedere come intende fare questi biscotti se non ha già gli ingredienti principali, chiudo il frigo offesa e delusa perché non è riuscito a mantenere la promessa.

Voglio proprio vedere adesso cosa si inventerà, sicuramente non potrà far sbucare gli ingredienti magicamente, chiudo il frigo, mi blocco un attimo a guardare una vecchia foto in cui sono ritratti Alice e Andrea, sorrido quando noto l’espressione allegra e spensierata di quest’ultimo. 

All’improvviso qualcosa di freddo e appiccicoso bagna i miei capelli insieme a tutto il resto, asciugo subito gli occhi, per poi voltarmi di scatto, rimango impalata a fissare lo sguardo divertito di Andrea, che ha in mano una ciotola.

Batto il piede sinistro sul pavimento come una bambina arrabbiata, gonfio le guance e stringo i pugni, muovo un passo verso la sua direzione con l’intenzione di vendicarmi, il moro come se mi avesse letto nel pensiero, si allontana da me, procurandosi le prime cose che gli capitano nello scaffale. 

Inizio a cercare qualcosa con cui colpirlo, ma senza alcun risultato, lo guardo nuovamente, una smorfia di fastidio si crea sul mio viso quando vedo che il moro sta morendo da ridere, adesso ti faccio ridere io mio caro! 

  • Andrea l’hai voluto tu! 

Lo inseguo correndo, è il tavolo posizionato al centro della stanza ad impedirmi di raggiungerlo, sbuffo sonoramente quando capisco che il moro non ha alla minima intenzione di farsi prendere, rimane fermo dal lato opposto, attento come un felino alle mie mosse.

-Piccola  non te la prendere. Se hai un ritardo mentale cosa puoi farci?

-Io non ho alcun problema, semmai c’è l’hai tu! Guardati non hai neanche il coraggio di affrontare una donna. Certo che ho scelto proprio bene, il mio uomo è una mezza cartuccia!

  • Ah si? Adesso ti faccio vedere io.

Muovo un passo indietro, impaurita dal suo sguardo divenuto improvvisamente minaccioso, avanza lentamente verso la mia direzione, indietreggio fino a scontrarmi con il muro, impreco sottovoce quando mi rendo conto di trovarmi in trappola.

  • Adesso che facciamo? Sei in trappola piccola peste.
  • Tu cosa vorresti fare? 

Mi ritrovo intrappolata tra le sue braccia, deglutisco rumorosamente mandando giù la saliva che mi è rimasta, il respiro si blocca quando avvicina il suo naso sul mio collo, i capelli solleticano la mia guancia, il suo respiro si scontra con la mia pelle divenuta di colpo bollente a causa della vicinanza.

  • Continui ad avere un buon profumo, delicato e dolce, esattamente come te. 

Un ghigno si forma sul suo viso, le sue mani scivolano dalla parete, soffermandosi sul mio collo che accarezza dolcemente, con il pollice disegna dei cerchi immaginari che mi spingono a chiudere gli occhi per un secondo.

  • Non ho nulla di dolce, credevo che l’avessi capito.
  • Ti sottovaluti troppo, non riesci a capire quante qualità tu possieda. 
  • Elencamele.
  • Mmm sei bella, attraente, divertente, sexy...

Con la mano scivola fino ad arrivare al mio fondoschiena che stringe forte, quasi come se volesse sottolineare il suo possesso, mordicchia dolcemente la pelle del mio collo fino a farmi quasi male, un piccolo gemito esce dalle mie labbra a causa del dolore e dal piacere che mi ha scaturito.

Avvolgo le mie braccia sul suo collo, desiderosa di lui, rimango delusa quando le sue mani afferrano i miei polsi bloccandoli,  incontro il suo sguardo che è piuttosto divertito. 

  • Non ora Sara, non essere così ninfomane. Dobbiamo conoscerci meglio, no? 
  • Non puoi lasciarmi così? 
  • Così come? 

Alzo gli occhi al cielo sospirando, è uno stronzo, prima mi fa’ eccitare e poi mi liquida così, bravissimo Andrea sei sexy, non era necessario cercare di nuovo conferma, era ovvio.

Incrocio le braccia al petto, mettendo il broncio offesa dal suo atteggiamento e dal suo scherzo che mi ha lasciato una puzza a dir poco insopportabile, mi domando come faccia a non sentirla.

  • Lascia perdere, con te è tutto inutile, persino parlarne.
  • Bada a come parli biondina, sono pur sempre il tuo insegnante. 
  • Il mio insegnante? Il mio bambino magari, guarda come mi hai conciata! 

Un sorriso si crea nuovamente nelle sue labbra, si volta nella direzione opposta, imboccando l’uscita della stanza, alzo le braccia al cielo ormai esasperata, ma cosa gli sta passando oggi per la mente, è strano più degli altri giorni. Lo seguo, curiosa di sapere cos’altro ha in mente, vengo bloccata dalla sua schiena che si ferma improvvisamente, facendomi sbattere contro di lui, un piccolo lamento fuoriesce dalle mie labbra, con la mano massaggio il punto dolorante.

  • Dove credi di andare, vatti a fare una doccia puzzi! 
  • Ma... ma hai detto che avevo un buon profumo poco fa’.
  • Ci ho ripensato puzzi un sacco lavati, immediatamente! 

Mordo l’interno della guancia, trattenendo tutta la rabbia e l’antipatia che in questo momento nutro per il moro, è peggio di una donna incinta, è semplicemente insopportabile, lo preferivo muto.

Giro i tacchi sbuffando e imprecando sottovoce, mi ha appena detto che non può starmi vicino a causa della puzza, grazie mille caro sei stato tu a rovesciarmi quella roba addosso! 

  • Sto uscendo, ti voglio trovare pronta, quando torno. A dopo.

Sbatte la porta, facendomi sobbalzare sul posto, un piccolo urlo di nervoso esce dalla mia bocca adesso dovrò anche correre non so nemmeno quando impiegherà fuori. Sicuramente farlo arrabbiare è l’ultimo dei miei piani, quindi è meglio correre, anche se non ho la più pallida idea di cosa mettere, dal momento in cui non ho neanche il cambio. 

Coraggio Sara, riuscirai a trovare qualcosa, meglio muoversi! 

 
   
 
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