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Autore: evil 65    07/09/2019    15 recensioni
La guerra contro Thanos si è conclusa da cinque anni, e la Terra sta ormai uscendo dal difficile periodo antecedente allo schiocco che cancellò metà della vita nell’universo.
Dal profondo dello spazio, tuttavia, sta per giungere una nuova e antica minaccia.
L’uso delle Gemme dell’Infinito ha causato il risveglio di una creatura che dormiva negli abissi del cosmo, e che ora, dopo aver provocato carestie e devastazioni su vari pianeti, si dirige minacciosa verso la Terra.
Una furia immensa e bestiale, una divinità antidiluviana e una maledizione, che il mondo imparerà a temere col nome di King Ghidorah…
( Crossover Avengers x Godzilla )
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Carol Danvers/Captain Marvel, Doctor Stephen Strange, Peter Parker/Spider-Man, Thor, Wanda Maximoff/Scarlet Witch
Note: AU, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Avengers Assemble'
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Ok, ragazzi…this is it. Il capitolo finale della  storia, prima dell’epilogo. È stata una lunga cavalcata, ma ciò che succederà nel prossimo aggiornamento dipenderà anche da voi.
Ho in mente una sorta di sequel. Un maxi-evento crossover che, in teoria, dovrebbe collegare questa storia, So Wrong e altre due fan fiction in lavorazione.
A introdurre la cosa saranno alcune “ scene post-credit ” nell’epilogo, che scriverò solo se risponderete ad una domanda, rivolta anche a coloro che mi hanno seguito fino ad ora senza mai commentare : volete che succeda? Questo maxi evento ha già una trama di base e un antagonista principale, ma sarà un lavoro complicato, quindi voglio essere sicuro che l’idea vi attizzi almeno un po’.
Detto questo, vi auguro una buona lettura e vi invito a farmelo sapere nei commenti!
Questo è stato sicuramente il capitolo più difficile da realizzare. Dopotutto, è facile scrivere l’inizio di una storia…ma i finali sono davvero complicati, perché devi cercare in tutti i modi di accontentare le aspettative dei lettori.
Spero di esserci riuscito!
 


Capitolo 15
 
Sharon Carter si rialzò in piedi, notando che la sua uniforme blu si era stracciata a metà, penzolando sul fianco destro del corpo. Quindi, si accorse delle gocce di sangue che avevano cominciato a sporcarle le mani.
La donna si era unita al resto dell’aviazione per assistere la flotta wakandiana durante la battaglia aerea contro Ghidorah. Poco dopo, il Quinjet era stato colpito dall’esplosione di gravitoni dell’alieno, costringendola ad un atterraggio di emergenza in un quartiere devastato della città.
Non era certo uscita indenne dall’esperienza, ma almeno poteva consolarsi con il fatto che fosse sopravvissuta laddove così tanti piloti avevano perso la vita.
Si toccò all’altezza delle narici, colta da un dubbio fulmineo, e lì ebbe conferma che…sì, stava sanguinando dal naso.
“Poteva andare peggio” si trovò a pensare, mentre il liquido ematico le scivolava lungo il mento e la gola.
Le venne da ridere, coinvolta da un improvviso impulso d’ilarità. Subito, però, un conato di tosse la costrinse a chinare il collo in giù ed eruttare una decisa sequenza di versi cavernosi che non auspicavano a nulla di buono.
A ogni colpo di tosse, esplosioni di liquido denso e caldo risalivano le pareti del suo esofago, costringendola ad assaporare il gusto ferroso del sangue, che lei sputò fuori in grumi di materia rossastra e schiuma salivale.
<< Oh cavolo … >>
Trovò la forza di issare il capo e guardare in avanti: centinaia di corpi bruciati adornavano le vie della città.
Alcuni si stavano rialzando, scossi e provati, altri rimanevano stoicamente al suolo.
Erano privi di sensi? In coma? Morti? Sharon non aveva modo di capirlo.
A un tratto il suo corpo fu percosso da altri spasmi, e le gambe iniziarono a tremarle come non mai.
Ora che l’eccitazione del momento stava via via sbiadendo come una macchia di fango diluita nell’acqua, poteva ascoltare con assoluta limpidezza dei sensi il dolore fisico che lambiva il suo corpo.
Fu allora che l’onda d’urto la investì con la stessa potenza di un treno in corsa.
Un urlo assordante, che molti degli Avengers avevano imparato ad associare al latrato della follia, si espanse su tutto ciò che rimaneva della devastazione di New York.
A esso seguirono quelle dei cittadini sopravissuti, più acute e stridenti. Grida di paura, che si disperdevano ovunque, tra chi era in cerca di un riparo e chi, fuori, aveva assistito all’epica battaglia tra Ghidorah e i paladini della terra.
Le tre teste del drago si alzarono all’unisono, attirate da quel grido demoniaco.
<< Impossibile >> sibilò quella centrale.
Solo poche persone, nella città, scambiarono l’esplosione di energia telecinetica  per un tuono.
Il tuono era come artiglieria pesante in cielo. Il boato, al contrario, echeggiò come un gigantesco colpo di fucile.
La metà spezzata dell’Empire State Building si sollevò da terra, sostenuta da un bagliore rosso.
Si alzò per circa cento metri, simile a una rampa dal dolce pendio, rimanendo sospesa nel vuoto dell’aria.
L'estremità nord del ponte George Washington  fu sradicata dal suo basamento e tutta la struttura si ripiegò di traverso nel fiume Hudson, la cui piena era ormai al culmine. Il lato sud piombò al di sopra di un quartiere, mentre quello opposto si unì all’Empire.
Civili, Avengers, lo stesso Ghidorah… si girarono tutti a guardare la colonna scarlatta che si elevava nel cielo come un’eruzione vulcanica.
Il fragore fu spaventoso e, per un istante, tutte le finestre della città si animarono di una luce soprannaturale in cui si mescolavano magenta e blu. Poi, appena pochi secondi dopo, si sprigionò l’onda d’urto, passando attraverso le finestre, attraverso le porte, attraverso le prese d'aria, come mille braccia muscolose e senza pietà.
Il tetto di una fabbrica si sollevò tutto insieme come una strana astronave coperta di tegole, sorretto da un cuscino di fiamma, dopodiché si sbriciolò in centomila frammenti. Centinaia di edifici subirono lo stesso destino, mentre la figura di Wanda Maximoff si stagliava al centro della catastrofe.
La donna covava dentro di sé un odio primordiale. Odio per Ghidorah e per le macerie, la cui coltre di fuliggine si levava da quella che un tempo era la città più prospera degli Stati Uniti. Odio per il mostro e per i lamenti dei disperati, cui corpi stramazzati a terra tingevano di sangue i pavimenti delle strade. Odio per il mostro e, semplicemente, per la sua esistenza, che aveva inevitabilmente portato alla morte dell’amato.
L’Empire State Building e la metà del ponte sospeso vennero scagliati a tutta forza contro Ghidorah, sostenuti da una collera che solo Hulk avrebbe potuto eguagliare.
Il drago, troppo sorpreso per reagire in tempo, venne scagliato all’indietro dalla forza dell’impatto, lontano dagli sguardi sbigottiti degli Avengers.
La creatura atterrò sulla schiena, ruggendo per la rabbia e il dolore, mentre Wanda planava di fronte ad essa e si posava sulla cima di un edificio caduto.
Scrollandosi di dosso le macerie che tentavano inutilmente di tenerlo a terra, il mostro tricefalo si risollevò in tutta la sua altezza.
La testa centrale fissò Wanda, intensamente, perdendosi nell’abisso sconfinato che era il suo odio, come se stesse ragionando su qualcosa, architettando un nuovo e machiavellico piano.
<< Interessante…nessuno è mai riuscito a sottrarsi volontariamente al mio controllo mentale. Ti ho sottovalutato, strega >> disse con tono vagamente impressionato.
 << E questo sarà il tuo ultimo errore >> ribattè la donna, illuminando le mani con un familiare bagliore scarlatto.
La creatura le lanciò un’occhiata scaltra.
<< Su questo non posso che essere concorde >> disse allargando ambe le ali, con fare intimidatorio. << Sono più potente che mai, e l'ultima volta ci siamo scontrati sei riuscita a malapena a reagire >>
<< Che strano. Non è quello mi ricordo io >> sibilò Wanda, con un ghigno provocatorio.
Gli occhi di Ghidorah vennero attraversati da un luccichio di rabbia.
<< Permettimi di rinfrescarti la memoria >> ringhiò attraverso i denti.
Si lanciò in aria, caricando la strega come un bulldozer. L’ex Avengers fece lo stesso, utilizzando una spinta telecinetica per sollevarsi da terra.
I due avversari si incontrarono a mezz’aria, generando un’onda d’urto che sprigionò lampi dorati e scarlatti in ogni direzione, illuminando il centro di New York.
Strange apparve a pochi passi dagli Avengers, affiancato da Wong.
<< Non riuscirà a tenerlo impegnato per molto tempo. Dobbiamo liberarci di Ghidorah prima che la Terra collassi definitivamente su se stessa >> disse lo stregone, lo sguardo fisso in direzione della battaglia titanica che si stava svolgendo sopra di loro.
Rocket rilasciò un sonoro sbuffo.
<< E come pensi che dovremmo fare? Gli abbiamo tirato addosso tutto quello che avevamo! >> urlò stizzito, puntando furiosamente verso le figure esanimi di Carol e Thor.
Strange passò lo sguardo sul gruppo di supereroi, soffermandosi sui loro aspetti stanchi, malmessi…sui corpi senza vita di Rhodey, Bucky e Drax, nonché di quelli di molti dei suoi accoliti.
Fu invitato dall’impulso a voltarsi per guardare intorno a sé le conseguenze dello scontro, ma non ne ebbe il coraggio. Osservare la sua amata città cadere a pezzi una struttura alla volta era stato un tormento già di per sé insopportabile.
Come avrebbe fatto ora a fissare con gli stessi occhi l’inferno che si dispiegava tra quelle strade, tra le fiamme alte che lambivano i cieli e i raggi della luna che tracciavano contorni sugli scheletri di ciò che restava di New York? Per non parlare dei cadaveri. Tutti quei corpi privi di vita che ora sarebbe spettato a loro prelevare e seppellire?
Per evitare di cedere all’impulso, fissò la terra davanti a sé per un lasso indefinito, ripiombando in quella specie di trance che gli aveva tenuto compagnia anche in un tempo precedente, quando aveva perso l’uso delle mani.
Sentì una stretta al cuore ma procedette a soffocarla. Non era questo il momento di dolersi, non quando Wanda aveva dato loro l’opportunità di ribaltare la situazione.
<< Penso di avere un’idea >> disse con determinazione ritrovata. << Non abbiamo la potenza di fuoco necessaria per sconfiggerlo…ma possiamo comunque portarlo in un posto in cui non potrà fare del male a nessuno, almeno per un po’ >>
Sui volti dei vari supereroi iniziarono a manifestarsi espressioni visibilmente confuse.
Tutti loro cominciarono a prendere in considerazione le parole dell’uomo, cercando di comprenderne il significato nascosto. Alla fine, fu Wong ad intuire il piano dello stregone.
<< Vuoi teletrasportare quella cosa nello spazio? >> chiese incredulo, suscitando sguardi sorpresi ad opera degli altri.
Strange annuì in conferma.
<< Su Titano, per essere precisi. Si può fare? >>
<< Bhe…In teoria sì… >> rispose Wong, << ma avremo bisogno di tutti gli stregoni a disposizione per creare un portale abbastanza grande da permettere il trasferimento. Inoltre, qualcuno dovrà farcelo cadere dentro >> aggiunse con voce riluttante.
I vari combattenti iniziarono a guardarsi attorno. Avevano la forza per compiere un atto del genere? Anche dopo tutto quello che era successo?
Thor rilasciò un sospiro stanco.
<< Anche se riuscissimo a fare una cosa del genere, a lunga andare sarebbe del tutto inutile. Prima o poi, Ghidorah tornerebbe semplicemente su questo pianeta…e quando lo farà, sarà pronto a contrastarci >>
<< E noi saremo pronti per lui >> argomentò Carol, ricevendo un’occhiata poco convinta da parte di Sam.
<< Davvero? Perché dubito fortemente che avremo ciò che ci serve per ucciderlo prima di allora >> borbottò l’Avenger, con tono di fatto.
La donna imprecò sottovoce, ben consapevole che le parole dell’eroe fossero vere. Per quanto odiasse ammetterlo, non avevano la forza bellica per contrastare un essere del genere.
E anche se fossero riusciti a fermarlo per un po’…sarebbe stato giusto parlare di vittoria, quando la città era ridotta in cenere e le vittime attendevano solo il loro momento per essere celebrate e sepolte?
Per giunta, ciò che la fece stare più male fu la consapevolezza di sapere che l’incubo non era ancora finito.
Ghidorah era soltanto una delle numerosissime minacce sparse per il cosmo. Questo significava che presto ne sarebbero arrivate altre. Forse, chissà, molto prima di quanto potevano mai immaginare.
Per troppo tempo lei e il resto degli Avengers avevano sorvolato su quella realtà, convinti che dopo Thanos sarebbero riusciti ad affrontare ogni cosa.
Ma si erano sbagliati, e per questo molti avevano patito e sofferto.
“È stata colpa nostra. Siamo stati incauti…Non doveva finire così!”
<< E se lo teletrasportassimo da qualche altra parte? >> si intromise Scott, interrompendo i suoi pensieri.
La reazione fu istantanea. Gli eroi raccolti presero a fissare lo scienziato con espressioni stranite.
<< Ad esempio? >> chiese Jessica, scrutandolo scetticamente.
Lang si limitò a scrollare le spalle.
<< Dentro ad una stella >> rispose, sorprendendo ulteriormente il gruppo. << Pensateci! Nemmeno una creatura dotata di un simile fattore rigenerante riuscirebbe a sopravvivere ad una cosa del genere >>
Tutti si voltarono in direzione di Strange, aspettando o meno la conferma che un simile piano potesse funzionare.
Lo stregone si portò una mano al mento, in profonda contemplazione.
<< L’idea è buona, ma sfortunatamente irrealizzabile >> disse dopo qualche attimo di silenzio. << Ho bisogno di avere una visione chiara del luogo in cui lo sto mandando…e sfortunatamente non ho mai visto una stella da vicino in tutta la mia vita >>
<< Io sì! >> esclamò all’improvviso Mantis.
Strange la guardò stranamente, seguito dal resto dei Vendicatori.
<< E questo mi aiuta in quale modo? >> domandò perplesso.
L’aliena sorrise timidamente, agitando le dita della mano destra. Queste cominciarono a illuminarsi di un debole bagliore, fenomeno che si estese anche alla punta delle sue antenne.
<< La mia specie può instaurare un collegamento telepatico con individui di altre razze. Potrei inviare le immagini di una stella direttamente nel tuo cervello >> offrì con determinazione, desiderosa di vendicare la morte di Drax.
Dopo aver ascoltato la sua spiegazione, Strange lanciò un’occhiata in direzione di Wong. Questi si strinse nelle spalle, come se stesse appoggiando l’idea. In fondo…che cos’avevano da perdere?
<< Allora…Problema risolto? >> domandò Quill, ancora sostenuto da Gamora.
Affianco a Thor, Jane scosse la testa in negazione.
<< C’è ancora il problema della gravità >> disse l’astrofisica. << Non puoi aprire un portale di simili dimensioni troppo vicino ad una stella, rischieresti di distruggere il pianeta a causa dell’immensa forza gravitazionale esercitata dal corpo celeste >>
<< Ha ragione. Ci servirebbe un modo per spingere Ghidorah dentro l’orbita della stella  >> confermò Bruce, suscitando espressioni sconsolate ad opera del gruppo.
Un silenzio inesorabile sembrò calare sull’intera zona, nonostante il frastuono generato dallo scontro tra Wanda e Ghidorah. Era come se una mano fantasma, cupa e senza forma, fosse caduta su tutta la città, a testimonianza del fatto che non vi era più possibilità di salvezza.
Questo, almeno, fino a quando Thor non richiamò l’attenzione del gruppo.
<< Di questo non avete di che preoccuparvi >> disse con un sorriso rassicurante.
Strange inarcò un sopracciglio. 
<< E perché, di grazia? >> chiese sospettosamente.
Se possibile, il ghigno sul volto del tonante sembrò allargarsi.
<< Perché mi è venuta un’idea >> rispose questi. << Una che ci permetterà di compiere la suddetta impresa senza rischiare la sicurezza della Terra >>.
Stephen strinse gli occhi, cercando di trovare nella dichiarazione dell’asgardiano il minimo segno di bugia e esitazione. Non ne trovò nessuno, ma non per questo si sarebbe fidato cecamente delle parole del tonante. Dopotutto, non era certo conosciuto per essere la mente più acuta tra gli Avengers.
Notando l’esitazione dello stregone, Thor gli posò una mano sulla spalla con fare rassicurante.
<< Fidati di me, non ne rimarrai deluso. Devi solo tenere il portale aperto abbastanza a lungo da permettermi di attuare il piano >> disse seriamente.
Strange rimase in silenzio per circa mezzo minuto, a contemplare gli occhi dell’asgardiano.
<< …Farò come chiedi >> disse infine, con un rapido cenno del capo.
Porse la mano verso Mantis e questa la afferrò senza esitazione. Poi, aprì un portale e vi entrò, seguito rapidamente da Wong e dagli accoliti sopravvissuti. Il resto degli Avengers rimase indietro.
Nebula si affiancò a Thor, lanciandogli un’occhiata laterale.
<< Allora, hai intenzioni di rivelarmi questo tuo grande piano, o dio del tuono? >> chiese con ambe le braccia incrociate davanti al petto.
L’asgardiano si limitò a sorriderle.
<< Semplice. Mi lancerò contro Ghidorah, lo spingerò dentro il portale e lo trascinerò direttamente nella stella >>
<< Sì, buona fortuna >> sbuffò Gamora. << La forza di gravità vi trascinerebbe entrambi al suo interno. Sarebbe un suicidio >>
<< Ne sono consapevole >> rispose il tonante, prendendo la Zen Whoberi in contropiede.
A pochi passi da lui, Matt aveva monitorato il battito di Thor dall’inizio della sua conversazione con Strange.
<< Interessante, la cosa non sembra preoccuparti >> osservò impassibile, non percependo nell’uomo alcun segno di paura o disagio. << Deduco che tu abbia ideato un modo per evitarlo >>
<< Sbagliato >>
La risposta fece incespicare tutti i presenti.
Nebula inarcò un sopracciglio, scrutando attentamente il volto assolutamente sereno dell’asgardiano.
<< Ma allora… >>
Sì fermò di colpo. Poi, una realizzazione sconvolgente cominciò a farsi strada all’interno del suo cervello. La stessa conclusione a cui iniziarono ad arrivare anche il resto dei Vendicatori.
<< No… >> sussurrò a bassa voce, mentre Thor si girava verso di lei con  un  sorriso triste.
 << Nebula, sai che è l’unico modo >> disse con un accenno di rammarico.
La cyborg strinse ambe le palpebre degli occhi, compiendo minacciosamente un passo in avanti.
 << No! >> ripetè con maggiore forza, suscitando un sospiro da parte del tonante.
<< Nebula… >>
<< Mi rifiuto di accettarlo! >> ringhiò la donna, afferrando le spalle dell’asgardiano e costringendola a fissarlo. << Non ti permetterò di sacrificare la tua vita. Ho già perso i miei genitori, il mio popolo, il mio pianeta, mia sorella…non perderò anche te! >>
Il suo volto iniziò a essere rigato da piste di lacrime calde e angosciate.
Thor le si avvicinò e si accucciò davanti a lei, facendo quello che in altre circostanze non avrebbe mai osato fare: la strinse tra le sue braccia, lasciando che le sue emozioni fluissero fuori dal corpo.
Inizialmente sorpresa dal gesto, Nebula si strinse a lui e affondò il proprio volto nel suo petto, incapace di sottrarsi a quel contatto.
<< Ti prego! Non devi più niente a questo mondo! Gli hai dato già tutto >> continuò tra i singhiozzi, mentre Thor le accarezzava dolcemente la schiena, nel tentativo di confortarla.
<< Non tutto…non ancora >> disse dopo qualche attimo di silenzio.
( Track 16 : https://www.youtube.com/watch?v=qD9ZphPkDhI )
La cyborg alzò la testa di scattò, fissandolo con i suoi grandi e umidi occhi neri.
Sul malgrado, Thor si ritrovò rallegrato dall’affetto che vide in loro. Un affetto che in quel momento era rivolto a lui e solo a lui, lo stesso che aveva scrutato per l’ultima volta circa cinque anni fa, nello sguardo di sua madre.
<< Ho visto tante cose, Nebula. Cose che i mortali potrebbero solo immaginarsi >> cominciò con tono pesante.  << Ho visto innumerevoli pianeti, alcuni belli e altri brutti. Ho visto Asgard finire e creazioni bruciare. E ho combattuto tante guerre…preso così tante vite. Ho fatto cose più gravi di quello che pensi, e quando chiudo gli occhi sento più urla di quanto qualcuno potrà mai contare >>
Sorrise mestamente, in modo quasi ironico.
<< E sai che ci faccio con questa pena? Devo proprio spiegartelo? >> disse ,alzando la mano destra e chiudendola in un pugno vigoroso.<< Me la tengo stretta, finchè non mi brucia le mani… e dico a me stesso una sola cosa: “Nessun altro dovrà mai…mai più vivere così. Nessun altro dovrà più provare questa pena. Non se posso evitarlo” >>
Detto questo, cominciò ad accarezzargli lentamente la guancia, asciugando le lacrime che ancora cadevano copiose dagli occhi della cyborg.
<< Perdere la vita per ciò che si ama…sarebbe il più grande degli onori >> finì, riversando in quelle ultime parole tutta la convinzione di cui era capace.
Nebula si separò dall’abbraccio di Thor, attonita, considerando che non si sarebbe mai immaginata di ricevere conforto da uno come lui. Ma in quel momento, osservandone il viso che sorrideva malinconicamente mentre aspettava che lei si riprendesse, capì con assoluta certezza che, dopo anni di lotte e innumerevoli sofferenze, aveva finalmente trovato qualcuno che la capisse davvero. Un compagno pronto a difenderla contro le difficoltà del futuro.
Poi, lentamente, quasi con esitazione, la cyborg si spinse in alto con la punta dei piedi…e lo baciò.
La luna apparve brevemente oltre le nubi della tempesta, un raggio per volta, per poi inabissarsi nei misteri della coltre lontana e temporalesca. Su tutta New York calò la tetra notte, mentre la donna proiettava il corpo in avanti e si stringeva ulteriormente a quello del dio.
Thor rispose al bacio, coppando delicatamente il volto di Nebula, approfondendo il contatto.
Poi si separò, continuando a fissarla dolcemente.
 << Dormirai al sicuro, stanotte. Tutti voi >> disse voltandosi verso il resto degli eroi raccolti. Avevano tutti espressioni cupe in volto, ormai pienamente consci di quello che l’asgardiano avrebbe cercato di fare per salvarli tutti.
<< Potrebbe esserci un altro modo >> borbottò Spiderman, senza troppa convinzione.
Il tonante scosse semplicemente la testa.
<< Non c’è. Non in questo caso >> disse con tono di fatto.
L’arrampica muri-abbassò lo sguardo a terra. << Non è giusto >>
<< La vita lo è raramente >> ammise il tonante, cimentandosi in una risata priva di allegria.
Carol, che aveva assistito al confronto tra lui e Nebula con il cuore pesante, si staccò brevemente da Peter e compì un salutò militare.
Avrebbe voluto poter aiutare, assistere l’Aesir in qualche modo, ma l’ultimo attacco di Ghidorah l’aveva prosciugata di ogni oncia di energia. L’unica ragione per cui l’asgardiano era ancora capace di combattere…era dovuta alla sua natura di dio del tuono.
<< È stato un onore…Thor, figlio di Odino >> disse con un sorriso triste, venendo rapidamente imitata da Frank, Daisy e Sam. Tutti loro avevano prestato servizio militare…e avrebbero onorato il sacrificio del guerriero nell’unico modo che ritenevano consono : riconoscendolo ufficialmente come un compagno d’armi.
Rocket balzò in avanti, abbracciando la gamba del tonante.
<< Mi mancherai, riccioli d’oro >> disse con il muso bagnato dalle lacrime, mentre Groot gli posava una mano sulla spalla.
Thor accarezzò amichevolmente la testa dell’esperimento genetico, volgendo lo sguardo verso il resto dei Vendicatori.
Quill, Gamora, Luke, T’Challa, Scott, Hope, Peter, Matt e Bruce…tutti loro gli porsero rispettosi cenni del capo, cercando di nascondere il turbinio di tristezza e rassegnazione che permeava i loro animi.
La cosa, tuttavia, non passò certo inosservata agli occhi dell’asgardiano, che aveva testimoniato un simile comportamento in molti dei guerrieri con cui aveva combattuto durante la sua lunga vita.
<< Non siate tristi, amici miei! >> esclamò all’improvviso, richiamando Mjolnir a sé e issandolo verso il cielo. << I grandi uomini si forgiano nel fuoco. È privilegio degli uomini più piccoli accendere le fiamme...Qualunque sia il prezzo >>
In quel preciso istante, una sfocatura si affiancò a Nebula, avvolgendo il dio del tuono in un caldo abbraccio.
Thor abbassò lo sguardo, ritrovandosi a fissare pupille castane di Jane Foster.
<< Ricordo ancora quando ti incontrai per la prima volta. Eri un vero stronzo >> disse la donna, attraverso le lacrime che avevano cominciato a scenderle sulla guance.
Tirò su col naso, stringendo la presa sul corpo del tonante. << Ora sei anche peggio. Sei uno stronzo dal cuore buono! >>
Thor sorrise con calore, passando affettuosamente le dita tra i lunghi capelli di colei che era stata il suo primo e vero amore.
<< Tutti noi cambiamo, Jane. Se provi a pensarci, siamo tutti persone diverse nel corso di tutta la nostra vita. E va bene così… è bello, bisogna continuare a muoversi. Non bisogna però dimenticare tutte le persone che siamo stati prima. Io non dimenticherò mai niente di quello che ho vissuto… neanche un giorno, lo giuro >> affermò convinto, lanciando un’ultima occhiata in direzione del gruppo. << Ricorderò per sempre…quando sono stato un Vendicatore >>.
 
                                                                                                                                                     * * * 
 
Lo scontro tra Wanda e Ghidorah stava proseguendo senza esclusione di colpi.
Un tripudio di lampi, tuoni, sfarzi di energia scarlatta che aleggiavano per le vie abbandonate di New York come stelle cadenti.
I palazzi crollavano, le finestre si riversavano a terra i una cacofonia tintinnante, mentre gli spettatori ancora in vita osservavano inermi una battaglia che sembrava fuoriuscita direttamente dal Libro dell’Apocalisse.
Eppure, il combattimento si stava facendo man mano sempre più sbilanciato. Remore delle ultime battaglie, infatti, Wanda aveva cominciato a perdere le forze. Non sarebbe riuscita a contrastare la potenza di Ghidorah ancora per molto…e questo il drago lo sapeva bene.
Le tre teste aprirono le fauci, preparandosi ad attaccare la strega nello stesso istante. La donna strinse i denti e cominciò ad evocare una sfera telecinetica per frenare l’assalto imminente.
Ghidorah lanciò la sua offensiva.
Il mostro avvertì subito il potere di Wanda che tentava di lambire i raggi, e aumentò la potenza dell’attacco, mentre gli la boccia telecinetica li avvolgeva in un turbinio di energia allo stato puro.
Con grande sforzo, la proiezione della Scarlet Witch riuscì a contenere l’onda d’urto provocata dai fasci, evitando così che il suo corpo venisse sbalzate via prima della fine di quel tiro alla fune tra titani. Fine che si presentò con una grande detonazione di luce che avvolse New York in una coltre di detriti, piombandola in un silenzio spettrale, degno di una città fantasma.
Wanda cadde in ginocchio, ansimando per lo sforzo, mentre il bagliore rosso che circondava il suo corpo cominciò a dissolversi.
Allo stesso tempo, l’enorme figura di Ghidorah fuoriuscì dalla nube di polvere, praticamente illesa.
La Scarlet Witch provò a rialzarsi, ma si ritrovò incapace di farlo. Inciampò in avanti, abbassando lo sguardo sul terreno.
“ Maledizione” pensò con un ringhio. Aveva speso troppe energie durante i suoi scontri precedenti ed ora non aveva più la forza necessaria per combattere.
La testa centrale dell’idra se ne accorse e sorrise pericolosamente.
<< Così debole, così... vulnerabile... guardami. Guarda in faccia la morte! >> sibilò attraverso le zanne.
Tuttavia, l’ex Avenger non alzò la testa. Invece, con grande sorpresa del drago…cominciò a ridere.
Un suono basso e gratturale, che crebbe poco a poco, fino a diventare una risata a tutti gli effetti.
Ghidora la fissò stranamente.
<< Perché stai ridendo? Hai finalmente perso la ragione? >> chiese con tono beffardo.
Wanda alzò finalmente lo sguardo, incontrando gli occhi scarlatti dell’alieno con un sorriso feroce.
<< No…rido a causa tua! >> urlò, prendendo il mostro in contropiede. << I nostri scienziati dicono che, milioni di anni fa,  enormi bestie vagavano in questo mondo, grandi come montagne. Ma di loro sono rimaste solo ossa in resina. Il tempo logora perfino la più potente delle creature. Guarda cosa ha fatto a te! >>
Ghidorah socchiuse pericolosamente le palpebre, mentre una rabbia cieca e pesante cominciò a farsi strada nella sua mente malevola. Questa…misera creatura lo stava deridendo?! Anche dopo tutto quello che aveva fatto a lei e ai suoi miseri alleati…osava prendersi gioco di lui? Inaccettabile!
Se possibile, quasi come se avesse letto i pensieri del drago, il ghigno sul volto di Wanda sembrò allargarsi.
 << Un giorno tu perirai. Giacerai nella terra assieme alle atrocità che hai commesso. E le tue azioni? Dimenticate. I tuoi orrori? Cancellati. Le tue ossa diventeranno sabbia. E proprio su quella sabbia l’universo continuerà a camminare, fino a quando non sarai altro che polvere nei suoi ricordi >> disse con un luccichio divertito negli occhi.<< Pensi che io sia debole? No, tu sei il debole! Perché non conoscerai mai cos'è l'amore... o l'amicizia... e mi dispiace per te!  >>
<< ?! >>
A quanto pare, quella fu la goccia che fece traboccare il vaso.
I colli di Ghidorah scattarono in alto, illuminati come delle lanterne, pronti a riversare su quella donna tutta la collera trattenuta fino a quel momento. Aveva osato provare pietà per lui…il distruttore di mondi! Avrebbe pagato con la vita un simile affronto.
Ma in quel momento, prima che la bestia potesse completare l’attacco, l’arrivo di una figura familiare alle sue spalle lo costrinse a voltarsi.
Thor si alzò imponente di fronte all’idra, il corpo bruciato e sanguinante, Mjolnir e Stormbreaker nelle mani.
La testa centrale di Ghidorah sorrise beffarda.
<< Ah, figlio di Odino! Bentornato, abbiamo sentito la tua mancanza >> disse con un sottofondo malizioso, mentre quella di sinistra ringhiava in direzione dell’asgardiano. Evidentemente, non aveva ancora dimenticato la decapitazione avvenuta meno di un’ora prima.
<< Finirà oggi >> disse il tonante, stringendo ambe le palpebre degli occhi e mettendosi in posizione d’attacco.
Ghidorah abbaiò una risata agghiacciante.
<< So che finirà oggi, ho già visto l'esito. Per questo permetterò ai tuoi compagni di godersi lo spettacolo. Perché noi tutti siamo consapevoli che sarò io a batterti! >> sibilò con sadico piacere.
Poi, le tre teste cominciarono a riversare fasci di gravitoni in tutta la zona, in maniera quasi casuale.
Thor spalancò le pupille e cercò di evitarne il più possibile. Fu così che, troppo preso nel destreggiarsi tra un raggio e l’altro, non si accorse della lunga coda di Ghidorah che lo colpiva di fianco.
Rotolò a terra, perdendo la presa su Stormbreaker, mentre il drago rideva beffardo.
Il tonante si rimise in piedi e sputò sangue, visibilmente provato dal colpo.
Si lanciò contro Ghidorah, strinse la presa sull’impugnatura di Mjolnir e colpì la testa centrale del drago, e ancora, e ancora. E continuò, anche se gli mancava l’aria, anche se ogni movimento era una scossa che gli scorreva nei muscoli. Anche se ogni colpo inferto a quella bestia aveva un eco di sofferenza.
Ghidorah si scansò di lato, e l’ultimo attacco dell’Aesir andò a vuoto.
La testa centrale tossì, sputando due dei suoi denti acuminati, mentre quella di sinistra spalancava le fauci.
Ben presto, Thor si ritrovò ancora una volta intrappolato nella presa implacabile della bestia.
Il drago sbattè l’asgardiano sul terreno, per poi afferrarlo nuovamente tra i denti e lanciarlo contro la carcassa di un edificio. La figura del tonante lo trapassò da parte a parte, ruzzolando sulla strada e sollevando le tubature che scorrevano sotto il quartiere.
Gemette per il dolore e puntò i pugni a terra, sentendo ogni muscolo del proprio corpo che andava in fiamme. Eppure, nonostante tutta quella sofferenza, nonostante la sua mente gli stesse intimando di fermarsi, l’uomo non si diede per vinto.
Fece appello alle energie che ancora gli scorrevano dentro le vene come magma condensato…e si rialzò da terra, mentre il sangue colava copiosamente dalle ferite aperte.
Ghidorah osservò l’intera scena con fare incredulo.
<< Perché, Thor? Perché lo fai? Perché ti rialzi? Perché continui a batterti? >> chiese con un ringhio, gli occhi rossi illuminati da un luccichio furioso. << Pensi veramente di lottare per qualcosa a parte la tua sete di sangue? Sai dirmi di che si tratta, ammesso che tu ne sia consapevole? >>
Il tonante, tuttavia, non sembrò averlo sentito e si limitò a rimettersi in posizione d’attacco.
<< Lo fai per orgoglio?! Vendetta ?! Non mi dire che è l'amore, figlio di Odino! È solo un’illusione, un semplice capriccio creato per giustificare un'esistenza priva del minimo significato o scopo! >> continuò il drago, per poi indicare gli Avengers riuniti a qualche centinaio di metri dallo scontro. << Combatti per loro?! Per questi sudici umani? Sono solo una specie che brama la morte! Ne hanno bisogno. È l’unico modo che hanno per rinnovarsi, il vero modo che hanno per progredire. Fingono che in ciò ci sia poesia, ma invece è patetico! Io, almeno, uccido per necessità! >>
Ma l’asgardiano continuò a rimanere in silenzio, sostenendo lo sguardo dell’alieno e stringendo la presa sul martello.
Inutile dire che l’azione non fece altro che accrescere la collera di Ghidorah.
<< Ormai dovresti averlo capito, Thor, tu non vincerai, combattere per questo mondo è inutile! >> esclamò la bestia, mentre tuoni e lampi illuminavano i cieli di New York.
A quelle parole, Thor arricciò ambe le labbra in un piccolo sorriso.
<< È questo il tuo problema, Ghidorah, tu hai sempre scelto di vedere la bruttezza di questo universo. Il caos >> disse con tono di fatto, sorprendendo il drago. << Io ho scelto di vederne la bellezza. Ho scelto di credere che i nostri giorni abbiano un ordine, uno scopo. Mi piace ricordare quello che mia madre mi disse una volta: prima o poi, siamo tutti nuovi in questo mondo. E i nuovi cercano le nostre stesse cose. Un posto dove essere liberi, dove realizzare i propri sogni…un luogo con infinite possibilità >>
L’espressione sul suo volto tornò seria e risoluta, mentre puntava Mjolnir verso l’avversario.
<< E io proteggerò il mio fino all’ultimo…anche nella morte >> terminò con determinazione.
( Track 17 :  https://www.youtube.com/watch?v=KPlKKJq4bDc )
Ghidorah fece scattare la lingua biforcuta per la rabbia.
Nel mentre, un bagliore dorato, a pochi isolati di distanza, attirò la sua attenzione.
Il drago vide Strange, accompagnato dalla figura di Mantis e da quella dei suoi discepoli.  Mentre l’aliena aveva gli occhi chiusi e le mani posate sulle tempie dello stregone, i suoi accoliti avevano cominciato ad agitare convulsamente le braccia a mezz’aria.
Un enorme portale, il più grande mai visto a memoria della Terra, iniziò a formarsi in quello stesso punto. Oltre la sua circonferenza, Ghidorah vide l’immensità dello spazio. E molto più in là…una sfera luminosa che si stagliava nel vuoto, circondata da migliaia di piccoli bagliori.
Il drago batté un paio di volte i piedi, sollevando pezzi d’asfalto e detriti. Era accecato dalla rabbia e stanco di quei miseri umani che cercavano di contrastarlo.
A quel punto, sarebbe ricorso a qualunque espediente pur di annientarli. QUALUNQUE espediente!
Le tre teste aprirono la bocca all’unisono…e si voltarono di scatto.
Thor, che aveva cercato di aggredire l’alieno alle spalle durante quel breve momento di apparente disattenzione, si ritrovò investito dalla piena potenza dei raggi.
Venne sparato a terra come un proiettile, il corpo fumante e coperto di ustioni.
Ghidorahn sorrise maliziosamente alla figura sfinita dell’asgardiano.
<< La senti la fine,  figlio di Odino? La stai già incalzando? Ma prima di ucciderti, ti regalerò un’ultima perla di saggezza >> disse con tono beffardo. <<  Vuoi davvero sapere qual è il vero scopo della vita. Te lo svelo io. Lo scopo della vita…è di finire! >>
Spalancò le fauci, preparandosi a incenerire una volta per tutte quel fastidioso nemico. Non ne ebbe la possibilità.
Un  proiettile di luce scarlatta lo colpì dritto sul muso, facendolo incespicare all’indietro.
Si voltò, lanciando uno sguardo furioso nei confronti della persona che aveva osato interrompere l’esecuzione.
Wanda era lì, a cento metri dalla bestia, con il corpo percosso da profondi affanni, come se si stesse sforzando anche solo di rimanere in piedi. Aveva le mani puntate in avanti, e gli occhi illuminati di rosso.
<< Certo che sono davvero persistenti >> commentò Ghidorah, visibilmente stizzito.
Alzò la coda, e le punte acuminate alla doppia estremità si drizzarono. Poi, la creatura fece schioccare la lunga protuberanza come una frusta.
Decine di aculei saettarono verso Wanda con il solo scopo di trafiggerla e porre fine alla sua vita.
La donna rilasciò un sospiro e chiuse le palpebre, consapevole del fatto che non sarebbe mai riuscita a schivarli, né aveva la forza necessaria per bloccarli telecineticamente.
Aspettò il dolore…ma questo non arrivò mai.
Si udì uno strano suono, come gusci d’uovo che venivano schiacciati. Poi, la Scarelt Witch percepì un distinto odore di rame.
Aprì gli occhi…e urlò.
Bruce Banner stava di fronte a lei, parzialmente trasformato in Hulk, con la pelle verde bagnata dal sangue. Al centro del suo petto e sullo stomaco spiccavano due enormi aculei grandi quanto un ramo d’albero, conficcati nella carne. Si era messo davanti a lei per salvarla.
L’uomo tossì un rivolo di sangue e cadde a terra, mentre la Scarlet Wicth si lanciava verso di lui.
<< Bruce! Oddio >> piagnucolò la donna, accovacciandosi accanto all’Avenger. << Oddio, Bruce, perché…perché l’hai fatto ?! >>
<< Che razza di dottore sarei… se non mi prendessi cura dei miei pazienti >> sussurrò l’uomo, le pupille dilatate e le labbra arricciate in un sorriso quasi impercettibile.
La donna cominciò a piangere, cercando di usare il propri poteri per fermare l’emorragia…ma ogni suo tentativo si rivelò inutile. Aveva perso troppe energie.
Ghidorah si limitò a sbuffare, disgustato da quella manifestazione di debolezza emotiva.
Poi, le tre teste si girarono in direzione di Thor.
Quella centrale inarcò un sopracciglio, mentre l’asgardiano cercava di rimettersi in piedi.
<< Aspetta…io ho già visto tutto questo >> borbottò la creatura. << Questa è la fine. È giunta. Sì…tu giacevi a terra…tutto coincide! E io... E io... Io ero qui, dove sono ora, e a questo punto dovrei dire qualcosa. Dovrei dire: " Ora morirai", e poi…che cosa?! >>
Il tempo parve fermarsi.
Sorpresi dallo sfogo improvviso del loro leader, le altre due teste lo fissarono allarmate.
<< Cosa? Che cosa ho visto? No, no…questo non è giusto >> disse quella centrale, scuotendo il muso come se stesse cercando di cancellare dei pensieri traditori.
Alzò lo sguardo e lo puntò verso Thor, il quale era riuscito ad alzarsi e ora teneva Mjolnir sollevato a mezz’aria, pronto a riprendere l’attacco.
Per la prima volta da quando era giunto su quel pianeta, gli occhi scarlatti di Ghidorah vennero pervasi da un’ombra di panico.
Nel mentre, il tonante prese la rincorsa e si lanciò verso di lui.
Il drago girò brevemente lo sguardo alle sue spalle, notando l’enorme portale ancora aperto.
 << Non può essere…non è così che deve andare…Stai lontano da me! >> urlò rabbiosamente, caricando un altro fascio di gravitoni in direzione di Thor. Le altre due teste lo seguirono a ruota. Avrebbero messo fine alla vita dell’asgardiano in quel preciso istante!
Ma fu in quel momento… che accadde.
Avvenne tutto in un lampo.
Della freccia il drago riconobbe soltanto un’ombra sfocata, che compiva una curva lungo il lato sinistro della testa centrale.
Agii d’impulso, chiudendo le palpebre squamate che gli proteggevano l’occhio, ma… forse sarà stata la stanchezza, o le ferite che il contributo di tutti gli avevano causato, il dolore pattuito dalle martellate di Thor, oppure per il sangue, perduto a ettolitri… fatto sta che fu troppo lento a regaire… e pagò nel modo più grave le conseguenze di quella svista.
Chi dal basso fissava con sgomento l’intera scena vide la testa centrale piegarsi all’indietro, colpita dal corpo estraneo esattamente nelle pupilla.
Da quel momento, nessuno si sarebbe più dimenticato l’ululato di sofferenza che la creatura emise nel momento in cui, alla fine, la freccia esplose nel suo occhio, accecandolo.
La testa di sinistra si drizzò di scatto, allarmato dall’attacco improvviso. Girò il muso verso il punto da cui era partito il proiettile, appena in tempo per vedere una misteriosa figura ergersi sulle macerie di un palazzo.
Clint Burton, alias Occhio di Falco, incontrò senza paura lo sguardo della creatura. Aveva impiegato quasi tre ore per raggiungere la città, facendosi faticosamente strada tra le vie intasate dai detriti e dai lampi vaganti generati dalla tempesta. Ma ora era lì, pronto a sostenere i suoi vecchi compagni nel momento del bisogno. Pronto ancora una volta per proteggere la sua famiglia e il pianeta in cui vivevano, come aveva fatto per molti anni.
Alzò l’arco all’altezza del braccio…e sparò un’altra freccia.
La testa di sinistra venne colpita in mezzo ai denti, alcuni dei quali si spezzarono a causa della conseguente esplosione. Lo stesso destino tocco a quella di destra, issatasi a sua volta per controllare lo stato del fratello.
Mentre i due crani urlavano per la rabbia e il dolore, l’occhio della testa centrale aveva cominciato a rigenerarsi. Al contempo, notò che Thor aveva continuato la sua carica indisturbato, ora coperto da lampi.
Sebbene la sua vista non fosse più efficiente come lo era all’inizio, il drago riconobbe subito il significato di quelle scariche che s’innalzavano nel bagliore della luna: la sua preda si stava nuovamente fortificando, pronta a contrastarlo.
No! Non era giusto! Non doveva permettergli di riuscirci di nuovo!
Tentò di ricaricare il fascio di gravitoni…ma ormai era troppo tardi.
Thor si lanciò ad una velocità di mille miglia orarie oltre la pila di macerie e ossa, proiettato come un missile, ora in una traiettoria ben precisa, ma non verso una luce, bensì verso il buio dello spazio siderale.
Colpì in pieno il corpo di Ghidorah, trascinandolo con sé.
Superò il portale ed esplose in uno spazio di tenebre assoluta, dove l’oscurità era tutto, la tenebra era il cosmo e l’universo, e dove il fondo della tenebra era caldo, luminoso, una lastra di fiamme che conduceva alla stella che presto avrebbe messo fine alla sua vita. Era sulla pista da ballo dell’eternità…e l’eternità era nera e bianca al tempo stesso.
Alzò appena la testa.
I volti di Ghidorah erano un grumo a stento riconoscibile nella cacofonia del momento, ma Thor riuscì comunque a intravedere gli stessi sguardi di sempre. Erano colmi d’odio, di disprezzo e della sicurezza mostrata durante l’intera battaglia.
“E questo bastardo ha ucciso tre dei miei amici senza battere ciglio”, pensò irosamente. Quindi avrebbe fatto sparire quegli sguardi per sempre!
Richiamò Stormbreaker con una mano. L’ascia, che lo aveva seguito attraverso il portale, cominciò a roteare verso di lui, mentre con l’arto libero il tonante sollevò Mjolnir.
Colpì il volto centrale di Ghidorah, mandandolo a sbattere contro quella di destra.
Poi afferrò la testa di sinistra, mentre questa tentava di azzannarlo, e allora gli schiacciò i pollici nel muso con tutta la forza che gli restava. E quando finalmente la bestia si lasciò sfuggire un grido di dolore, Thor permise ai fulmini di esplodere.
Le scariche aggredirono la testa dell’idra, con un crepitio che si perse nel vuoto dello spazio.
Al contempo, la testa centrale si gettò verso l’asgardiano, pronta ad affondare le zanne nel suo corpo. Non ne ebbe la possibilità.
Stormbreaker la recise all’altezza del collo, tagliando attraverso la carne come se fosse burro.
La testa non ebbe nemmeno il tempo di manifestare la propria sorpresa, mentre si staccava e cominciava a roteare nel vuoto del cosmo.
Le altre due strillarono per la sorpresa. Per la prima volta, dopo miliardi di anni…erano senza il loro leader. Certo, la cosa sarebbe durata solo pochi minuti, ma questo era tutto il tempo di cui Thor aveva bisogno.
Spaesati, soli e in preda al dolore, la coppia di crani cominciò ad agitarsi come se impazzita.
E poi venne il fuoco.
Il tonante e la bestia affondarono nello strato superficiale della stella, trovandosi subito avvolti da una massa rossa e inconsistente di neutrini.
Nemmeno un filo di oscurità riusciva a passare attraverso quel miscuglio di fuoco, magma e luce allo stato pure.
Fin da subito, Thor si rese conto di non poter respirare, e non udiva altro suono al di fuori degli schiocchi della propria pelle che cominciava a bruciare, ora udibili a causa di un’atmosfera che superava i 5700 K.
Per un attimo provò paura, ma non si lasciò travolgere dal panico. A quel punto non contava più a nulla se ne sarebbe uscito vivo o meno. Aveva accettato il suo destino da tempo.
Sguainò Stormbreaker ancora una volta e cominciò ad affondarla nel petto di Ghidorah, strappando tessuti e affogando sempre di più in quell’inferno.
Tempo qualche millesimo di secondo e gli sembrò di non ricordare più niente della sua vita precedente, pensava solo al momento, e al dover continuare a infierire sull’avversario fintanto che avrebbe avuto le forze per continuare.
Il volto di sua madre gli si manifestò di fronte agli occhi per un breve lasso di tempo, per poi finire divorato dalla luce.
Qual era il suo nome? Perché d’improvviso non se lo ricordava? Non aveva importanza, doveva continuare.
Tagliò. Strappò.
Qualcosa lo addentò alla spalla, e vagamente riconobbe gli occhi scarlatti della testa di destra.
Trattene un urlo di dolore.
Si sentì lontano…insignificante. Sentiva defluire ogni cosa da sé, insieme con il sangue della sua vita…tutta la sua ira, tutto il suo dolore, tutta la paura, tutta la confusione e l’angoscia. Presumeva di essere sul punto di morire, ma si sentiva…ah, per Odino, si sentiva così lucido, così pulito, come una finestra lavata a dovere. Che adesso lasciava entrare tutta la luce gloriosa di un’alba inaspettata.
La luce…per Odino, quella perfetta luce che da ogni dove stava spazzando l’orizzonte sconfinato, in ogni secondo del tempo.
“ Padre…madre…fratello…presto vi riabbraccerò” pensò con un sorriso stanco.
Nel mentre, la testa centrale di Ghidorah aveva finito di rigenerarsi.
Si guardò brevemente intorno, prendendo coscienza dell’ambiente circostante. Un mondo fatto di fiamme e di calore…un mondo in cui nemmeno un essere come lui sarebbe riuscito a sopravvivere.
<< Io non posso morire così… >> sussurrò a se stesso. << IO NON POSSSO MORIREEEEAAAAAAAAARGH! >>
Ci fu uno strillo acuto di dolore e paura e il cuore di Ghidorah esplose all’interno del suo corpo, bruciando assieme ai muscoli e alla pelle.
L’urlo cominciò a scemare, a esaurirsi. Thor sentì il corpo della bestia che gli si serrava improvvisamente addosso, come un pugno inguantato. Poi tutto si rilassò.
Per un solo istante, drago e asgardiano furono fusi assieme. Infine arrivò l’ultima fiammata…e con essa il nulla.
 

 
Boom!
Com’era? Vi ho fatto piangere almeno un po’? Il sacrificio di Thor è stato reso bene? Spero di sì, perché ci ho lavorato un SACCO. Volevo dare un degno epilogo a questo personaggio, qualcosa che potesse riscattarlo dalla terribile figura che gli hanno fatto fare in Endgame.
Inoltre, spero che la sconfitta di Ghidorah non sia stata forzata. Alla fine, non è stato battuto con la forza, ma con un mix di astuzia, collaborazione tra i vari Avengers e, ovviamente, con un grande sacrificio ( esattamente com’era accaduto con Thanos ).
Pensavate che mi fossi dimenticato di Clint, vero? E invece no! In fondo, è questa la sua peculiarità. Tutti finiscono sempre per sottovalutarlo.
Così, quatto quatto, è stato proprio lui a permettere a Thor di completare il suo piano.
Per chi se lo stesse chiedendo, no, Bruce non è ancora morto. E forse non morirà…oppure sì. Dipenderà anche dalle vostre risposte alla domanda fatta a inizio capitolo.
Prossima volta…l’epilogo!
  
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