Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: ely natassia    08/09/2019    3 recensioni
"Da quando sei andato ho capito che per sembrare romantico posso solo lasciar morire, e questo sarà sempre tutto ciò che ti ho dato."
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Erwin Smith, Levi Ackerman
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nota dell'autrice:
Di solito non amo inserire note, perché penso che se un racconto ha bisogno di essere spiegato forse c'è un errore, tuttavia ho deciso di fare un'eccezione.
Questa è una storia di follia: non la follia di una persona "pazza da legare", ma quella di una persona fuori fase; la follia di un uomo forte che dopo aver subito un grave lutto cerca di continuare a vivere fingendo che nulla sia successo, però poi va in frantumi per le piccole cose.
Come fanfiction è oggettivamente brutta. Inconcludente, mal scritta e troppo, troppo strana. Ma per una volta lo è volutamente, innanzitutto perché si tratta dei pensieri di Levi (che forse non sono mai stati granché eleganti), e in secondo luogo perché sono i pensieri di un Levi fuori fase.
D'altronde lui è sempre stato la dimostrazione che si può essere distrutti... Essere distrutti e andare avanti, almeno all'apparenza.
Grazie dell'attenzione e buona lettura :) :)



Da quando sei morto ho distrutto due dispositivi di manovra tridimensionale. Cinque tazze, una giacca nera, quarantotto lame.
Da quando sei morto non c'è un momento in tutto il giorno in cui mi fermi a pensare, non sono più capace di dormire e il vino mi diventa subito acido; non salto la cena, non esco la sera. Da quando sei morto il cielo mi fa rabbia, bastardo stellato senza dignità.
Da quando non ci sei non parlo di latrine, ma ne ho fatte le compagne dei miei silenzi. Ho quasi sparato al gallo una mattina, perché sembrava felice di cantare.
Da quando sei morto il cavallo mi guarda male, scuote la testa quando mi vede arrivare: e ride di me la notte, nella stalla, raccontando i miei segreti.
Bestemmio in faccia alle Mura, al mare e alla sua calura (lui mi risponde un "frush frush" sbrigativo).
Da quando sei andato ho capito che per sembrare romantico posso solo lasciar morire, e questo sarà sempre tutto ciò che ti ho dato.
Da quando le navi sono arrivate ho visto che c'è sempre stato un demone a guardia dell'isola-cimitero: ora siamo tutti diavoli azzannatori, là fermo sulla riva aspetto i cadaveri che verranno.
Da quando non ci sei si è spezzata la chiave nella toppa della serratura; ancora non l'hanno riparata, perché è più facile lasciarla là e dimenticarsi della stanza e di ciò che contiene.
Da quando sei morto c'è carne anche a colazione, c'è acqua salata, c'è sabbia sempre nelle scarpe. Ed è la confusione di tutto un mondo schiacciata a forza nel collo di una bottiglia.
Da quando sei morto non sento cantare gli ubriachi giù dalla finestra.
Bevo ettolitri di tè, quello che ho rubato dal tuo cassetto... Ti dicevo sempre che il tè rosso è una vergogna. Ma l'ho finito.
 
   
 
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