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Autore: mattmary15    08/09/2019    1 recensioni
James T.Kirk è diventato il capitano dell’Enterprise quando ha salvato la federazione stellare dall’attacco di Nero. Per il nuovo capitano non c’è pace. Un guasto sulla nave e una scoperta di Bones innescheranno una serie di eventi inaspettati. Riuscirà Jim a sventare la nuova minaccia soprattutto ora che non è più solo ma ha stretto molti legami importanti?
Genere: Azione, Drammatico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: James T. Kirk, Leonard H. Bones McCoy, Montgomery Scott, Nyota Uhura, Spock | Coppie: Kirk/Spock
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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Capitolo V

Capitani

 

Jim si svegliò con un mal di testa da sbornia. Per sua fortuna metà giornata era passata. Scese in cucina e trovò McCoy che leggeva sul divano. Scotty stava riparando la lavastoviglie di sua madre mentre lei e Spock giocavano a scacchi.

“Sua madre é decisamente brava, capitano.” Disse muovendo una torre. 

“Sei un adulatore, Spock.” Gli fece eco lei.

“Lieto di vedere che vai d’accordo con almeno un membro della mia famiglia.”

“A proposito di famiglia,” disse Winona, “tuo fratello è stato alla base stamattina. Ha portato degli ordini per te da Christopher.” 

Jim finì di corsa il suo caffè e volò verso lo studio di suo padre. Sapeva che Sam ci aveva trasferito tutta la sua roba nonostante lui fosse contrario. Entrò senza bussare.

“Hai i miei ordini?” 

“Prego, entra pure!”

“Falla breve, Sam.”

“Ecco il tuo file. Pare che tu debba scaricarlo sul tuo pad, altrimenti non potrai leggerlo. Te lo sei portato dietro, vero capitano?” Sam Lo disse col solito sarcasmo di chi sa di prendere l’altro facilmente in castagna. Kirk gignò. 

“Spock lo avrà preso per me.”

“Allora non è il tu primo ufficiale, è tua moglie!” A quell’insinuazione Jim divenne rosso fino alle orecchie.

“Sei un imbecille Sam!” Disse voltandosi per guadagnare l’uscita.

“Attento fratellino! I vulcaniani sono esigenti a letto!” La risata di suo fratello fu l’ultima cosa che udì. Arrivò in cucina masticando amaro.

“Spock, tra i miei effetti c’è anche il mio pad?” Chiese chinandosi quasi vicino al suo orecchio per sussurrare la domanda.

“Ho pensato che servisse. Sbagliavo?” Fece il vulcaniano muovendo un alfiere. La donna rise.

“Mamma!” Esclamò Jim. “Vuoi prendermi in giro anche tu? Accomodati.”

“Io? Vorrei che soffiassi di nuovo sull’orecchio di Spock, dato che mi ha appena offerto la sua regina.” Spock si tese e guardò accigliato la scacchiera.

“Non credo proprio.”

“Ok voi due. Io vado di sopra.” Winona rise e mosse un pedone.

Jim si chiuse nella sua stanza. Perché non aveva ribattuto alle battute di Sam e di sua madre ma era arrossito e scappato via? Afferrò il pad e vi trasferì i file del drive di Pike.

Lesse per quasi due ore. Pagina dopo pagina sentì qualcosa montargli dentro. Non solo un forte senso d’ingiustizia ma anche rabbia, tristezza e angoscia. Un lieve bussare alla porta lo scosse.

“Jim, posso entrare?”

“Certo Bones, vieni.” L’amico entrò e si sedette sul letto accanto a lui.

“Tutto bene, lesioni facciali a parte?” Jim sorrise e lasciò il pad sul letto.

“Lo sai che conosco un solo modo per superare una lite con Sam.”

“Bere.”

“Appunto.”

“Ha funzionato?”

“In un certo senso.”

“Quelli sono i dati di Pike su John Harrison?” Kirk annuì. “E allora?”

“Non c’è niente su Harrison prima di dodici mesi fa. È un ufficiale della flotta stellare di stanza a Londra. Ha svolto diverse missioni tutte portate a termine con successo. Pare un esemplare modello.”

“Quindi, in sostanza, non abbiamo niente.”

“Non lo so, Leonard. Perché non ci sono file su di lui più vecchi di dodici mesi?”

“Pike cosa dice?”

“Pensa che se lavora per Marcus c’è la concreta possibilità che lui abbia cambiato la sua identità.”

“Quindi in realtà l’uomo che hai incontrato non si chiamerebbe John Harrison.”

“Già.”

“Quindi potrebbe essere in giro con un altro nome.”

“Possibile.”

“Dobbiamo dirlo a Spock e Scotty. Forse loro hanno qualche idea.”

“Anche io ho delle idee!” Esclamò Jim fingendo di essersi offeso.

“Sentiamo!” Esclamò Bones.

“Prima di parlare di Harrison, devi dirmi una cosa.”

“Più urgente di questo?” Chiese McCoy indicando il pad. Jim annuì.

“Hai accusato Spock di essere la causa della mia morte per undici secondi? Lo hai picchiato?” Bones mise le mani sui fianchi.

“Picchiato? Io sono un dottore, Jim, un dottore. Non picchio la gente.”

“Ma hai aggredito Spock.”

“Mi ha mentito. Ero arrabbiato e ho perso le staffe.”

“I vulcaniani non mentono.”

“Sì, questo lo raccontano per non dover rendere conto delle loro azioni.”

“Non mi piace che tu e Spock litighiate. Dovete riappacificarvi.” Bones alzò gli occhi al cielo.

“Non siamo mica bambini che hanno bisogno di incrociare i mignoli e giurare che non lo faranno più! È stato uno scambio di vedute e, per tua informazione, orecchie a punta non si è scusato.”

“E quale sarebbe la menzogna che ti ha raccontato?” Bones si passò una mano sulla faccia esasperato. “Bones?”

“È stato il legame a farlo precipitare nel vulcano.”

“Cosa?” Jim sentì la stanza prendere a girargli intorno.

“Esatto. Si stava calando nel vulcano quando tu sei svenuto sul ponte del teletrasporto per via della ferita. Il dolore si è trasmesso anche a lui ed è caduto.”

“Cristo! È stata colpa mia!”

“No!” Gridò Leonard. “È questo il punto. Voi due siete già abbastanza ‘legati’ senza il legame. Con questa cosa che vi unisce, tutto diventa un enorme casino. Per questo gli ho chiesto di scioglierlo.”

“Cosa avresti fatto, tu?”

“Jim, per il bene di entrambi.”

“Bones, con tutto il rispetto questa cosa spetta a noi deciderla.”

“Ma se tu non sai neppure cosa significa? Saresti davvero pronto a vivere il legame con Spock? Non hai mai avuto una relazione che durasse più di due notti!”

“Bones, è una mia decisione.” Leonard guardò dritto negli occhi azzurri di Jim e ci lesse una determinazione mia vista prima.

“Tu informati e poi decidi. Però sappi che non c’è in gioco solo la tua vita ma anche quella di Spock.”

“Se ci tieni così tanto a lui, chiarisci le cose. Non mi va che i miei migliori amici si tengano il broncio.”

“Io sono il tuo migliore amico. Se il legame si consolida, lui sarà il tuo T’hy’la.” Sbuffò Bones lasciando la stanza.

Dove ho già sentito questa parola?

Si disse che adesso doveva concentrarsi solo sui file di Pike e scese di sotto.

 

La partita di scacchi tra Spock e sua madre era finita e, non vedendola in giro, Jim chiese a Sam dove fosse.

“È uscita a fare un po’ di spesa. Ha preso la tua macchina!” Disse Sam uscendo a propria volta. Jim rise. Sapeva che la passione per la velocità l’aveva presa da lei. Si rivolse ai membri del suo equipaggio.

“Bene. Ho i dati di Pike. Vogliamo fare il punto?” Si accomodarono intorno al tavolo. “Riassunto delle puntate precedenti. Abbiamo una nave costruita senza autorizzazioni ufficiali della flotta stellare, la U.S.S. Jupiter. Alexander Marcus potrebbe essere il responsabile della sua costruzione ma le uniche prove a supporto di questa teoria sono la sua firma sui documenti di trasporto delle bobine e il file sugli esperimenti che ho preso sulla stazione orbitante che erano diretti a lui. Questo collega la Jupiter agli esperimenti e a John Harrison. Degli esperimenti sappiamo solo che risalgono a duecento anni fa e alla missione della Botany Bay. Di Harrison sappiamo quelli che ci ha fatto sapere Pike e cioè che è un membro della flotta.” Kirk fece una pausa.

“Sappiamo anche che è interessato a qualcosa che fa parte dei dati della Jupiter.” Aggiunse Spock.

“E che Harrison probabilmente non è il suo nome. Se tutte le info su di lui risalgono a dodici mesi fa, probabilmente prima aveva un altro nome.” Disse Bones. Scotty aggrottò la fronte.

“E se, lavorando per Marcus, avesse scoperto gli esperimenti e avesse cominciato ad indagare come abbiamo fatto noi?”

“Indagava da prima.” Precisò Kirk.

“C’é una cosa che non capisco. Qual é il movente? Cosa cerca questo Harrison? Le prove che Marcus è un traditore o piuttosto è un suo scagnozzo che sta cercando di infangare la faccenda.” Scott parlò rigirandosi il pad fra le mani.

“Harrison cerca qualcosa sulla Jupiter o sul suo progetto,” disse Jim, “di questo sono certo. Ha detto che aveva già tentato negli archivi di San Francisco, Londra, Tokyo e Vancouver. Credo voglia tradire Marcus.”

“Scusate se torno all’argomento esperimenti,” fece McCoy “ma se furono un fallimento, perché riesumarli?”

“Probabilmente perché erano nel progetto della Botany.” Rispose Spock. “Forse per costruire la replica in grande stile della Botany occorreva riprendere il file sugli esperimenti.” Kirk si alzò in piedi.

“La nave si comanda con un personale minimo. Forse una manciata di uomini. Magari devono essere uomini speciali. Magari sta studiando quegli esperimenti perché vuole rifarli. Vuole un super equipaggio per la Jupiter.” 

Spock stava per rispondere quando il telefono suonò. Jim andò a rispondere.

“Pronto?”

“Jim, sono la mamma. La macchina ha qualcosa che non va. Mi dispiace, non avrei dovuto prenderla senza il tuo permesso. Ho bisogno che vieni a prendermi.”

“Mamma, tu stai bene? Dimmi dove sei.” Gli uomini seduti al tavolo si alzarono tutti.

“Sì, sto bene. Un uomo molto gentile mi ha aiutata. Puoi venire a prendermi?”

“Certo. Dimmi dove sei. Mamma?” Jim sentì qualcuno parlare accanto a sua madre poi la voce della donna fu sostituita da quella di un uomo.

“Capitano? Sua madre si trova al miglio sessantacinque della strada tra Riverside e la vostra abitazione.” Jim strinse la cornetta più forte. “Sta bene. E io resterò con lei per accertarmi che non le accada nulla. Venga a prenderla subito.”

“Harrison se tocca mia madre!” A quelle parole Spock e Leonard fecero un passo in avanti.

“Non sarà necessario se verrà immediatamente. Sa già cosa portare per far ripartire la macchina, vero capitano? Ora la lascio. Sembra che sua madre cominci a preoccuparsi.” 

“Aspetti, Harrison!” Jim imprecò ma la comunicazione era stata interrotta. Kirk si voltò con uno sguardo teso. “Ci ha trovati. Ha preso mia madre. Me la restituirà se gli darò i dati.”

“Che bastardo! Usare una donna!” Esclamò Bones.

“Che intendi fare?” Chiese Spock.

“E me lo chiedi? Vado a riprendermi mia madre.” Jim si fiondò fuori di casa per raggiungere il garage. Aveva dato via la sua moto ma aveva ancora quella di suo padre. Sam non lo avrebbe mai perdonato. Stava per montare quando qualcuno gli afferrò il braccio.

“Ti sembra saggio andare da solo? Inoltre non puoi sapere cosa succederà se vai lì senza dati. La logica suggerisce che sia armato.” Lo sguardo di Spock lo bloccò sul posto. “Rifletti. È il momento di usare la razionalità. Se Harrison ha preso tua madre, conta sulla tua impulsività.” Jim sospirò.

“Hai ragione, ma cosa posso fare? Io devo andare.”

“Allora porta i file con te. Fa lo scambio.”

“Non posso dargli un vantaggio tattico simile! Non conosciamo le sue reali intenzioni.”

“Ho tolto dal pad tutto quello che lui non ha già visto sulla Jupiter. Non avrà altre risposte.” Gli occhi di Jim s’illuminarono.

“Sei un genio, Spock!” Gridò afferrandolo per le braccia. Il vulcaniano ne fu imbarazzato e balbettò qualcosa.

“Sì, io ti seguirò con gli altri. Scott ha chiamato tuo fratello. Gli ha chiesto di portare un veicolo militare.”

“Ok, lascio tutto nelle tue mani.”

“Jim. Prendi tempo e non fare niente di avventato. Sei ancora convalescente.” Jim sorrise.

“Non farmelo promettere, sai che è inutile.”

“Lo so.”

Jim salì in moto e partì.

 

Jhon Harrison era in piedi davanti alla macchina quando lui arrivò. Jim vide sua madre seduta sul sedile posteriore dell’auto.

Scese dalla moto e si avvicinò. Sua madre lo vide ma non si mosse.

“Bentrovato capitano! Sua madre è una donna molto intelligente. Ha capito che deve lasciarci parlare da soli.” Jim sorrise di sfida.

“So che lei è furba, tu invece no. Non dovevi toccarla.”

“E non l’ho fatto. Avevo solo bisogno di attirare la sua attenzione. L’ultima volta è andato via in modo molto maleducato.” Kirk allargò entrambe le braccia.

“Mi stava minacciando. Non mi piace essere minacciato.”

“Prima ho chiesto in modo gentile.”

“E in modo gentile io ho rifiutato.”

“Per questo siamo qui. Non posso fermarmi.”

“Allora ti rifarò la stessa domanda: perché vuoi quei dati?”

“Mettiamo in chiaro le cose. Non sono qui per fare conversazione. Ha portato i file?” Jim mostrò il pad. “Bene. Me li consegni e porti via sua madre. Non mi segua, ci sarebbero delle ripercussioni per entrambi.” Disse prendendo il pad dalle mani di Jim. Mentre Harrison tornava al suo veicolo Jim gli urlò dietro.

“Avrei capito!” Jhon si fermò e si girò a guardarlo. “Le sue motivazioni, io le avrei capite.”

“Sa qual è l’unico motivo per cui è ancora vivo, capitano?” Jim scosse il capo. “Nibiru.”

“Nibiru?”

“Ha dimostrato di anteporre il suo equipaggio persino alla vita. É quello che fa un capitano.”

“E lei è un capitano Harrison?” Sputò fuori di getto. Vide l’altro abbassare la testa poi sollevarla con uno sguardo incomprensibile.

“Lo sono stato ma ho perso il mio equipaggio. Un capitano senza equipaggio non è più niente.” Si voltò nuovamente e montò in auto allontanandosi. Kirk corse da sua madre.

“Mamma, stai bene?”

“Sì Jim, perdonami tesoro. Ho capito troppo tardi che quel tipo mi ha usata per arrivare a te.”

“Sta tranquilla. È tutto a posto.” 

In quel momento il rumore di un altro veicolo li interruppe.

“Jim!” La voce di McCoy li tranquillizzò. “Va tutto bene? State bene?”

“Sì, stiamo bene. È andato via con il pad. Spero che non ci metta troppo poco a rendersi conto che il pad è quasi vuoto!” 

“Cristo santo! Guarda come hai ridotto la moto di papà!” Le urla erano di Sam.

“Ci ho fatto solo un giro!” Sì difese Jim.

“Perché non prende la moto e torna a casa, Sam?” Anche se le parole di Spock suonavano gentili, il tono della voce era tagliente. Sam non disse nulla, prese la moto, scambiò uno sguardo d’intesa con sua madre e andò via.

“Dobbiamo rientrare anche noi,” Intervenne Scotty, “devo preparare l’attrezzatura per hackerare i file su Marcus.

“Mamma, sali sul veicolo militare con Scotty e McCoy. Io riporto indietro l’auto.” La donna annuì e montò in auto. Il veicolo partì immediatamente.

“Andiamo anche noi?” Chiese Jim a Spock. Il vulcaniano salì in macchina. Jim mise in moto e prese la stessa strada percorsa da Bones. “È andato tutto come avevi previsto.”

“Forse troppo semplicemente.”

“Non sei mai contento. Volevi che andasse tutto bene e che non facessi niente di avventato. È stato così e non sei soddisfatto.”

“Sono felice che tu stia bene.”

“Tu, felice?”

“Sto cercando di utilizzare una terminologia vicina al tuo modo di pensare, che non ti faccia venire il mal di testa.” Jim rise.

“Queste sono parole del dottore, non è così?”

“A proposito del dottore, non hai mai più risposto alla mia domanda.” Kirk comprese subito a cosa si riferiva.

“Ti ho risposto. Ti ho spiegato che siamo come fratelli.”

“E si tratta di una relazione esclusiva?” Jim frenò di colpo.

“Esclusiva? No!”

“McCoy mi ha chiesto di sciogliere il legame.”

“Ho già chiarito questa cosa con lui.”

“Te l’ha detto?” Chiese Spock.

“Ne sembri sorpreso. È questo che fanno gli amici. Si confrontano tra di loro. Se sbagliano, chiedono scusa e vanno avanti senza rancore. Non potreste fare questo tu e Bones?”

“Non c’è l’ho col dottore.” Jim girò la testa di lato.

“Sta zitto!”

“Non ti sembra una reazione eccessiva? Se vuoi, gli parlerò.”

“Spock, stai zitto un attimo. Lo senti?” Disse indicando l’aria con un dito. Un suono intermittente diventava sempre più veloce e intenso. Spock scese dall’auto e aprì il portabagagli. Jim lo seguì e quando vide il contenuto portò una mano alla bocca.

“Cazzo!” 

“Non la definirei l’espressione corretta per indicare questo oggetto.”

“Oh sì che lo è! È una bomba?” Spock vide lampeggiare un pad e lo avviò. L’immagine di Harrison comparve sullo schermo.

“Capitano, se sta guardando questo video vuol dire che ha fermato l’auto prima di arrivare a casa sua. Ho predisposto l’ordigno perché non si attivasse superando la distanza tra il luogo del nostro incontro e la sua abitazione. Non posso rischiare che si metta ad inseguirmi. Se lo ha fatto, salterà in aria tra meno di quattro minuti. Mi spiace ma le avevo promesso che se mi avesse messo i bastoni tra le ruote, ci sarebbero state conseguenze. È una bomba al dilitio. Se questo è un addio, lo saprò.”

Il messaggio terminò. Jim guardò Spock.

“In quattro minuti non riusciremo ad allontanarci a sufficienza per evitare le radiazioni conseguenti all’esplosione.” Disse Spock.

“Però posso allontanare l’auto da te.” Jim chiuse il cofano e tornò al posto del guidatore.”

“Jim no!” Esclamò il vulcaniano.

“Lasciami andare. Questa strada è trafficata, coinvolgeremo altre persone. So quello che faccio. L’ho già fatto, fidati di me. Devi lasciarmi andare o non farò in tempo.” Jim cercò di essere quanto più convincente possibile ma gli occhi di Spock erano carichi d’ansia. Così Jim si calmò e poggiò una mano su una di quelle di Spock, entrambe strette allo sportello della decappottabile. Quando percepì il contatto guardò i sui occhi.

Fidati di me, T’hy’la. 

Spock staccò entrambe le mani dallo sportello come avesse preso la scossa. Jim ingranò la prima e partì. 

Spock lo vide sterzare e abbandonare la strada principale. Prese la via del deserto. 

Non avrebbe dovuto farlo, eppure invece di correre nella direzione opposta a quella presa da Jim come avrebbe preteso la logica, Spock inseguì l’auto.

 

Jim accelerò ancora. Il suono della bomba nel bagagliaio era pressoché continuo ormai e questo significava che stava per esplodere. 

Si stava facendo buio così accese i fari e lo vide. Era il canyon che sfidava tutte le volte che voleva dimenticare il dolore che si portava dentro e scaricare l’adrenalina che gli serviva a farlo.

La manovra era semplice. Accelerare fino a qualche metro del canyon e poi sterzare. Era certo che la gravità avrebbe fatto il resto.

È così fece. La macchina volò giù nel canyon. Jim si lanciò appena in tempo per aggrapparsi al costone di roccia sotto di sé. 

Si ritrovò a penzolare nel vuoto. Entrambe le mani che cominciavano a scivolare per via della sabbia. L’esplosione arrivò qualche istante dopo. L’onda d’urto che lo investì non fu abbastanza forte per farlo cadere. Il piano, perlomeno, aveva funzionato.

Cercò un appiglio con i piedi e, sulle prime, gli sembrò di averlo trovato. Cedette dopo poco. Con uno sforzo ulteriore cercò di guadagnare qualche centimetro e ci riuscì ma sapeva di non avere la forza di tirarsi su. 

Lentamente si fece buio. Quanto poteva resistere ancora? 

Fu mentre sentì cedere il terreno sotto al braccio sinistro e pensò di essere spacciato che sentì una mano afferrargli l’altro braccio. Fu tirato con forza sopra il bordo del canyon e finì addosso al suo soccorritore.

“Spock! Che diavolo!”

“Non c’è di che, Jim.” Il capitano sentì la tensione nelle braccia venire meno e si lasciò andare contro il corpo del comandante.

“Perché lo hai fatto? La macchina poteva esplodere prima.”

“È colpa tua.” Disse il vulcaniano. 

“Mia?”

“Mi hai chiamato T’hy’la.”

“Già.” Sussurrò Jim che si sentiva sempre più sfinito.

“Non sai neppure cosa significa, vero?” Kirk strofinò la testa contro il petto di Spock. 

“Vuoi dirmelo?”

“Cosa pensavi significasse quando hai pronunciato quella parola?”

“Qualcosa di speciale.” Spock non poté impedirsi di sorridere.

“Compagno.” Kirk non si mosse.

“Compagni uniti dal legame?” Chiese sottovoce.

“Sì.”

“Ok. Ha un bel suono. Ma non chiamarmi così sul ponte di comando o ti strozzo con le mie mani.”

“Le possibilità che tu possa riuscirci sono del due punto ventiquattro per cento.” Jim fece forza sulle mani e sollevò la testa fino che fu ad un centimetro da quella di Spock.”

“Sempre una di più di superare il test della Kobayashi Maru, vuoi scommettere?” Spock rimase vittima del blu intenso degli occhi di Jim e sentì il pensiero logico abbandonarlo completamente. Jim era immobile, il respiro che gli usciva dalle labbra esitava sulle sue riscaldandole appena. Qualcosa di antico si risvegliò in lui. Non sapeva dargli un nome ma era violento e irrazionale. Un desiderio mai provato prima. Si mosse impercettibilmente in avanti e vide Jim rimanere ancora immobile. Le sue labbra appena tese in un sorriso di sfida. 

“Allora?” Chiese senza smettere di fissarlo con quei suoi occhi assurdi. Come poteva esistere quella tonalità di blu? Poggiò una mano sul suo viso e lo trattenne. Non sapeva cosa stava facendo esattamente, il suo corpo si muoveva da solo.

“Tu hai sorriso e l’incantesimo è compiuto.” Disse praticamente sulle sue labbra citando la canzone che aveva preso in giro quando erano arrivati in Iowa due giorni prima. 

Jim ebbe un sussulto. Stava per dire qualcosa quando il suo trasmettitore prese a suonare. Non si mosse ancora.

“Rispondi, Jim.” Disse Spock allontanandosi e aiutandolo ad alzarsi. Il capitano non fece una piega. 

“Qui Kirk.”

“Jim, santo Iddio, dove siete?” La voce di Bones era così alterata da percepirsi chiaramente anche senza il viva voce.

“Siamo a qualche miglio da casa. Abbiamo avuto un piccolo problema con la macchina. È tutto ok. Vi raggiungiamo. Voi preoccupatevi solo dei file su Marcus.”

“Ci sta lavorando Scott. Stai bene?” Jim avrebbe voluto rispondere con l’ennesima battuta macabra sulla sua salute ma Spock gli prese il ricevitore dalle mani.

“Dottore, prepari una fiala di trexadin. Il capitano è stato esposto a leggere radiazioni da dilitio. La sua temperatura corporea sta già salendo di tre gradi.”

“Portalo subito a casa, Spock.”

“Senz’altro. Spock, chiudo.” Il vulcaniano restituì il ricevitore al capitano.

“Così la mia temperatura corporea è salita di tre gradi? E tu dici che la colpa è del dilitio?” Fece Jim incrociando le braccia e mettendo un broncio che Spock avrebbe trovato adorabile quando ci avrebbe ripensato più avanti.

“Non ho dubbi su questo. Ti serve quell’iniezione. Andiamo.”

“Spock, stavo per credere che avessi un’anima.” Kirk prese a camminare verso casa e Spock gli fu subito accanto.

 

Trovarono Bones fuori dalla porta di casa. Kirk notò che aveva già quel maledetto aggeggio per le  iniezioni pronto all’uso.

“Non ti azzardare ad infilarmelo nel collo a tradimento!” Fece Kirk agitando una mano ma qualcosa lo bloccò sul posto. Una specie di spasmo. Si sentì cadere ma le braccia forti di Spock lo trattennero e lo sollevarono.

“Nel garage!” Gridò Bones. “In casa ci sono Scott e sua madre. Non voglio che le contagi.”

Spock non se lo fece ripetere. Sentiva il corpo di Jim scosso da tremiti e, se scientificamente sapeva che le radiazioni che lo avevano colpito non erano sufficienti ad ucciderlo, temeva che soffrisse.

McCoy aveva già preparato un materasso e delle coperte. Spock ci stese Jim sopra. Il dottore gli puntò la pistola al collo e iniettò il medicinale. Anche se non riusciva a parlare, Kirk dimostrò con gli occhi di non gradire.

Passarono dieci minuti prima che il respiro di Jim tornasse regolare. Spock e McCoy erano rimasti in silenzio fino a che il loro capitano aveva smesso di tremare.

“Il battito é regolare.” Asserì Spock.

“Lo so.” Rispose Bones che aveva appena passato il tricoder lungo il collo e il torace di Jim.

“Allora potrebbe assumere una compressa di trexadin per il contatto col capitano e andare a riposare.” Leonard sbottò.

“Sono io l’ufficiale medico, se mai non lo ricordasse comandante.”

“Ho la competenza per gestire la situazione attuale.”

“Questo lo lasci decidere a me.” Spock piegò la testa di lato con fare interrogativo.

“Noto una certa ostilità.”

“E io noto una certa interferenza.”

“Interferenza in cosa?”

“Nel mio rapporto con Jim. Che c’è? Ora che ha un legame con lei, pretende che non ne abbia con altri?”

“Non ho mai asserito una cosa simile. È probabile che lei si senta minacciato dal legame ma non ne ha motivo.”

“Non ho bisogno delle sue rassicurazioni, Spock!”

“E io non ho bisogno del suo permesso, dottore!”

“Eeeeee stop!” Le mani di Kirk si sollevarono contemporaneamente come a voler separare i due interlocutori. “Si può sapere che diavolo fate?”

“Jim resta tranquillo e buono. Stiamo solo parlando.” Disse Bones.

“A me non sembra proprio. Ora ascoltatemi bene. Punto primo: Bones, Spock non è responsabile di quello che è accaduto su Nibiru. Semmai è il contrario. Il legame c’è e per il momento rimane. Questo è un fatto.” Bones sbuffò. “Ascoltami, ascoltami Leonard! Non sappiamo cosa comporterebbe scioglierlo e per ora ce la siamo cavata a gestirlo. Non credi anche tu?”

“Sì, come si gestisce un cavallo senza le briglie.”

“Punto secondo: il legame con Spock non escluderà, né sostituirà mai quello che ho con te. Ok?” Jim si accorse che Bones sorrideva mentre Spock girò la testa di lato. “Punto terzo: Spock, la mia amicizia con Bones non interferirà con il legame che ho con te. Siamo compagni, ricordi? Punto quarto: non posso accettare, in nessuna maniera, che voi due non andiate d’accordo.”

“Mai andati d’accordo.” Precisò Bones.

“In effetti di rado.” Aggiunse Spock.

“Che non andiate d’accordo meno del solito, allora! Dio quanto è difficile! In considerazione di quanto ho detto e del fatto che sono il capitano e che ve lo ordino, datevi la mano e fatela finita!”

Spock tese la mano per primo. Bones lo guardò ancora un secondo in cagnesco poi la strinse con una delle sue.

“Contento, despota?” Disse agitando il braccio in modo eccessivo. Jim sorrise.

“Sì. Adesso chi dei due mi fa sapere se Scotty ha aperto quella dannata back door? Le ventuno sono passate da un pezzo.”

“Vado io.” Disse Spock alzandosi. “E comunque dovrebbe prendere quella compressa di trexadin, dottore.”

“Lo farò.” Quando la porta del garage si chiuse, Bones guardò di sbieco Jim. “Compagni?”

“È una lunga storia.”

“Già, lo immagino. Mi auguro che per una volta nella tua vita, tu sappia cosa stai facendo. Ti senti meglio? Il farmaco dovrebbe avere fatto il suo dovere.”

“Sto bene. Smettila di preoccuparti per me.”

“Non posso.” La voce di McCoy si caricò di tristezza. Jim poggiò una mano sul suo braccio. Il dottore la strinse con la sua.

“Ho poche certezze nella mia vita, Jim. Tu sei una di quelle.” Kirk non rifiutò il contatto ma lo ricambiò.

“Farò di tutto perché sia sempre così.” Leonard tossì, si divincolò e si alzò. “Vado a prendere quella dannata pillola così potremo rientrare tutti in casa. Qui fa freddo.” Jim gli sorrise e lo lasciò andare.

 

La notte passò in fretta. L’alba trovò i quattro membri dell’equipaggio dell’Enterprise intorno al tavolo. Discutevano già da un’ora.

“Quindi Marcus ha prestato servizio esattamente nei posti in cui Harrison dice di essere stato in cerca di informazioni sulla Jupiter.” Ribadì McCoy.

“Non solo, il figlio di puttana ha usato i suoi codici per accedere a tutte le informazioni sulla Botany Bay mentre era a Londra.” Scotty era il più alterato. La federazione lo aveva punito per insubordinazione quando aveva sostenuto di poter effettuare il teletrasporto a curvatura ma lasciava a piede libero chi trafficava con i segreti della flotta.

“Quello che ancora non colgo è il legame fra la nave e gli esperimenti.” Ammise Spock. “Posso capire che abbia voluto costruire una nave così colossale ma perché riaprire un esperimento dichiarato apertamente come fallito.”

“L’equipaggio.” Kirk uni le mani sotto al mento.

“Cosa c’entra l’equipaggio? Quale equipaggio?” Chiese Scotty.

“Harrison ha detto di aver usato mia madre per avere i file e che non mi ha attaccato direttamente per via di Nibiru.”

“Sapeva anche questo?” Chiese Spock. “Significa che accede frequentemente al database della flotta.” Jim annuì.

“Ha detto che mi riconosceva il merito di aver anteposto la vita del mio equipaggio alla mia. Perché è quello che fa un capitano. Qualcosa nei suoi occhi era diverso dal solito e io gli ho chiesto se anche lui era un capitano.”

“E cosa ha risposto?” Ora Leonard era davvero curioso.

“Che lo era ma che ha perso il suo equipaggio.”

“Illogico. Se lei pensa che Harrison si riferisse all’equipaggio della Botany Bay, allora deve considerare che quegli eventi ebbero luogo più di duecento anni fa.”

“Lo so, Spock ma è stato Scotty a dire che forse c’è di più perché oltre agli esperimenti sul dna c’erano anche esperimenti di altra natura, quelli per cui lei sostiene che ci voglia un essere vivo e vegeto!”

“Ricordo cosa ho detto ma tutto l’equipaggio della Botany Bay è stato dichiarato deceduto. Compreso il suo capitano.” Provò ad insistere Spock. Kirk però non voleva cedere. Si fidava sempre del suo istinto.

“Scotty nei file che ha rubato c’è qualche riferimento a cosa ne fecero della nave e dell’equipaggio?” Scott scosse la testa.

“No. La nave non è affatto menzionata. A parte per il file che Marcus ha scaricato sul suo pad sui progetti. Anche in quel file, però, non si dice nulla su che fine abbia fatto la nave quando il progetto è stato chiuso.”

“Signor Scott, posso dare un’occhiata alla lista?” Chiese Spock. Scotty gli passò il pad. Il vulcaniano gli diede un’occhiata e glielo rese.

“La lista dei file scaricati da Scotty non classifica le navi della flotta in base al loro nome di battesimo ma a quella del numero di serie del progetto. L’Enterprise si trova classificata alla voce NCC 1701. Bisognerebbe conoscere il numero del progetto della Botany Bay.”

“Maledizione!” Esclamò Jim. “Come facciamo a sapere qual è?”

“Se non è nel file di Marcus, dubito che lo troveremo scritto da qualche altra parte.” Sentenziò Spock. “Però possiamo escludere tutti i progetti seguenti alla numerazione LAA 0001. Si riferiscono tutti a progetti ancora esistenti. Mi sentirei di escludere anche quelli che vanno da ABB 0001 a DZZ 9999. Sono progetti troppo vecchi.”

“Sentito Scotty? Se escludi questi, quanti progetti rimangono?” Chiese Jim con rinnovato slancio.

Scott digitò alcuni numeri sul pad e rispose.

“Dodicimilaquattrocentoventidue.”

“Cosa?” Jim scattò in piedi. “Oh andiamo! Ci deve essere un modo!” Il trasmettitore di Spock suonò. Il vulcaniano rispose poi si allontanò dal tavolo.

“Nyota che succede?”

“E me lo domandi? Sei sparito da tre giorni. Siamo in licenza e tu non ti fai vedere per tutto il tempo?”

“Nyota sto lavorando.”

“Quindi sei con Kirk?”

“È la logica deduzione alla mia affermazione.”

“Dovevo immaginarlo!”

“Non capisco perché sei alterata. Stiamo svolgendo delle importanti indagini di cui non posso parlare.”

“E di cos’altro non puoi parlare, Spock?”

“Non capisco a cosa ti riferisci.”

“All’attaccamento morboso che hai per il capitano.” La voce di Uhura gelò il comandante.

“Di questo parleremo di persona.”

“Aspetta, non riattaccare. Ho un messaggio per il capitano.” Spock tornò al tavolo e passò il ricevitore a Kirk.

“Qui Kirk.”

“Capitano.”

“Uhura, che piacere sentirla!” Disse facendo una faccia interrogativa a Spock.

“Sì, certo. L’ammiraglio Pike mi ha chiesto di contattarla per comunicarle che deve presentarsi a rapporto. Ci sono nuovi ordini.”

“Grazie, Uhura, riferisca che saremo a San Francisco entro sera. Kirk chiudo.” Disse passando il ricevitore a Spock. “Il messaggio era per me e ha chiamato te, Spock?” Bones rise sotto i baffi che non aveva. “Va bene, ne riparleremo. Mio fratello ci ha lasciato il veicolo militare. Useremo quello per tornare alla base più in fretta. Scotty, durante il viaggio cominci a spulciare quei progetti.”

“Tutti e dodicimilaquattricentoventidue?” Si lamentò l’ingegnere.

“Rigorosamente.” Rispose Kirk. “A ognuno il suo. Io guido.” 

“Poveri noi!” Fece Bones.

 

Winona lo abbracciò e lo tenne stretto per qualche secondo.

“Non ti chiederò di farmi promesse che non puoi mantenere ma fa attenzione. Ricordati che ci sono tante persone che ti amano e che soffrirebbero se ti capitasse qualcosa.” Jim le lasciò un bacio tra i capelli.

“Rischi più tu con Sam che io tra le stelle! Ti voglio bene. Torno appena posso.”

Winona si staccò da lui e abbracciò prima Montgomery e poi Leonard.

“Abbiate cura gli uni degli altri.”

“Lo faremo, Winona. Ti aggiorno.” Rispose Leonard prima di raggiungere Scott sul veicolo. La donna si ritrovò faccia a faccia con Spock.

“Lunga vita e prosperità.” Disse il vulcaniano.

“Non posso che augurarti la stessa cosa.” Disse abbracciandolo e lasciando di stucco suo figlio che faticava a credere ai suoi occhi. “Sappi che c’è una madre che pensa a te come ad un figlio quaggiù.” Spock fece un cenno col capo.

“Sarò di parola.” Disse solo.

“Lo so,” rispose Winona “lui è T’hy’la.” Spock annuì. “Allora fate buon viaggio.” Spock salì in macchina e Jim, lanciando un ultimo sguardo a sua madre che lo salutava con una mano, partì.

“Ti sei fatto abbracciare?” Chiese al comandante seduto accanto a lui.

“È un modo comune di salutare per le persone di questo pianeta.”

“Tu odi il contatto non necessario.”

“Allora evidentemente era necessario.”

“Sì, Spock. Immagino di sì.” Concluse sorridendo.

Il viaggio volò. Anche perché Jim non rispettò nessuno dei limiti di velocità imposti per il suo veicolo e per la tratta che stava percorrendo con totale disappunto di Bones che minacciò più volte di vomitare addosso a Scott.

Quando raggiunsero San Francisco era sera. Chiamarono Pike e si incontrarono nello stesso bar che li aveva visti prendere le prime decisioni su quella faccenda. 

“Ce l’avete fatta!” Pike li stava aspettando davanti a cinque bicchieri di scotch.

“Lei sa come dare un caldo benvenuto, ammiraglio!” Esclamò Scotty sprofondando sul divano e afferrando un bicchiere.”

“Non c’è di che, signori.” Rispose Pike sollevando un bicchiere per brindare. Tutti lo imitarono. “È andato tutto bene?”

“Non direi, signore,” esordì Bones, “Harrison ci ha trovati e ha rapito la madre di Jim per scambiarla con i file. Noi gli abbiamo dato poco o nulla ma lui è stato generoso perché ci ha  regalato anche una bomba al dilitio che Jim ha dovuto fare esplodere con un numero da circo. Se ha sette vite come i gatti, se n’è giocate già tre in una settimana.” Pike guardò Kirk per avere conferma.

“Un gioco che facevo da ragazzo, niente di pericoloso. Bones esagera.”

“Lo immagino. Chi mi aggiorna?” Spock guardò Kirk che gli fece cenno di parlare.

“Abbiamo le prove che è stato Marcus a recuperare i file sulla Botany Bay. Ci sono i suoi codici ovunque nei database di Londra, Tokyo, Vancouver e San Francisco.”

“Gli stessi posti dove ha prestato servizio Harrison.” Disse Kirk. Spock continuò.

“L’ammiraglio ha dato il via libera per la costruzione e ha usato la stazione orbitante di Giove dove nessuno lo avrebbe infastidito. Harrison è legato a doppio filo con Marcus. Sappiamo che agisce alle sue spalle ma l’ammiraglio non lo sospetta o, se lo fa, lo porta con sé comunque.”

“Era un capitano.” Intervenne ancora Kirk.

“Questo non lo sappiamo con certezza.” Precisò Spock.

“Di quale nave?” Chiese Pike “Non risulta dai file.”

“Non lo so signore ma me lo ha detto quando ci siamo incontrati. Mi ha detto di aver perso il suo equipaggio.”

“Approfondiremo la questione.” Disse l’ammiraglio.

“Capitano c’è un aspetto che riguarda la faccenda dell’equipaggio che potrebbe essere rilevante.”

Disse Spock. “Dai file della Jupiter che il capitano ha riportato risulta che la nave è governabile con pochissimo personale. Ritengo logico supporre che Harrison sia uno dei membri deputati dall’ammiraglio Marcus alla sua guida.”

“Possibile.” Disse Pike sorseggiando il liquore.

“Ammiraglio ora cosa facciamo?” Chiese Jim.

“Tu che faresti, Kirk?” Tutti guardarono l’ammiraglio come fosse impazzito. Jim prese un respiro e rispose.

“Prenderei l’Enterprise e raggiungerei la stazione orbitante prima che quella nave venga varata. Non sappiamo perché Marcus l’ha costruita.”

“Invece lo sappiamo.” Bones quasi sputò il liquore. “Voi ragazzini non avrete creduto che me ne sarei stato in disparte a farvi fare il lavoro sporco. Sono un capitano anche io. E tu hai ragione, Jim. Bisogna fermarlo ma non potremo più farlo alla stazione spaziale di Giove. La nave ha lasciato il porto. Fonti certe mi hanno riferito che non è più lì. Ha preso la rotta per la zona neutrale.”

“La zona neutrale?” Chiese Spock. “Nessuna nave della flotta può attraversare quella zona del quadrante.”

“Mi dica qualcosa che non so Spock. Marcus ha un piano e quel piano riguarda l’inaugurazione della nuova colonia di Vulcano che si terrà fra meno di una settimana. Tutti i membri più influenti della federazione saranno là. Se la nave di Marcus senza codice né bandiera apparisse sui radar proveniendo dalla zona neutrale, cosa penserebbero tutti?” Spock era silenzioso e preoccupato.

“Quel bastardo ha una potenza di fuoco in grado di distruggere un pianeta su quella nave, ho visto le testate.”

“Dobbiamo avvisare tutti allora!” Esclamò Bones.

“Non possiamo. Non abbiamo alcuna prova. Le informazioni che vi ho dato vengono da un ufficiale in stanza alla stazione che non posso tradire. Il piano di attaccare Nuova Vulcano viene, invece, da una telefonata anonima. Ha chiamato direttamente la mia mia scrivania da un ufficio al piano inferiore e mi ha detto quelle esatte parole. Le telecamere del piano da cui sono stato chiamato erano fuori uso. Niente riconoscimento facciale.”

“Se fosse stato Harrison?” Chiese Kirk.

“E perché?” Gli fece eco Scotty. “Voleva ucciderci e ora vuole aiutarci? Oppure vuole aiutarci e ucciderci!”

“Quando ha chiamato?” Chiese Spock.

“Stamattina, prima che pregassi il tenente Uhura di contattarvi.” Spock si grattò il mento.

“È una tempistica compatibile con i suoi ultimi movimenti. Inoltre avrà scoperto che sul pad non c’era granché e quindi avrà pensato ad un’altra mossa. Non possiamo fidarci.”

“Invece dobbiamo!” Esclamò Jim. “Non abbiamo altra scelta. Dobbiamo contattarlo e trovare un accordo. Quell’uomo vuole Marcus quanto noi.”

“E anche se fosse, come lo troviamo?”

“Non dobbiamo trovarlo. Di certo è alla base. Deve trovare un modo per raggiungere la Jupiter. Quella nave è la sua ossessione.”

“Interessante.” Fece Spock rigirandosi il bicchiere di liquore tra le dita, l’unico ancora pieno. “Vuole fargli sapere che siamo interessati a dargli un passaggio?”

“Ma ti ha dato di volta il cervello? Quell’uomo è matto da legare!” Strillò Bones.

“No. Facciamo sapere in giro che l’Enterprise parte per Nuova Vulcano. Verrà lui da noi.”

“Le sembra prudente, capitano?” Chiese Spock.

“No, non lo è,” Intervenne Pike “ma per adesso è l’unica via d’uscita, vero Jim?” L’uomo annuì. “Allora la seduta è sciolta. Darò l’ordine per la partenza dell’Enterprise domani stesso.”

“Ammiraglio, ci serve una scusa credibile per far decollare la nave più importante della flotta o Marcus intuirà le nostre azioni.” Precisò Spock. Pike sorrise e ai presenti sembrò di vedere sul suo volto la stessa espressione di Kirk.

“Ce l’abbiamo già. Ed è la migliore. L’Enterprise scorterà su Nuova Vulcano l’ambasciatore Spock.” Il vulcaniano posò il bicchiere sul tavolo pensando che non bisognava mai sottovalutare un capitano. Anche se a riposo.

 
  
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