Pianeti,
asteroidi e appuntamenti
“Non
credo sia necessario sottolineare l’importanza di
questa missione, Capitano Ray.”
Clarky
si voltò verso l’ologramma proiettato, scambiando
appena uno sguardo con Angers che si trovava dalla parte opposta del
tavolo.
“Ammiraglio
Kazan, posso assicurarle che io e il mio
equipaggio siamo perfettamente consapevoli della situazione. Faremo il
possibile per evitare che gli scontri tar le due colonie sfocino in una
guerra
civile.”
Il
volto di Kazan si rabbuiò, rimanendo in silenzio con le
mani incrociate dietro la schiena. L’ologramma bluastro
oscillò brevemente. Poi
si voltò di lato, concentrando la propria attenzione su
qualcuno fuori dalla proiezione.
L’uomo annuì e tornò a voltarsi verso
Clarky.
“Abbiamo
appena ricevuto conferma della presenza della
Otherworld King nel quadrante. Invieremo astronavi di supporto, ma ci
vorrà del
tempo prima del loro arrivo.”
Clarky
annuì lentamente, posò le mani sul tavolo e si
inumidì le labbra.
“La
sua organizzazione trarrebbe vantaggio da un simile
colpo alla Federazione. E rischierebbe di diventare una scintilla che
innescherebbe i malumori nei sistemi. La sua missione NON
può fallire,
Capitano.”
“Sì,
signore!”
Clarky
e Angers si portarono sull’attenti e un istante dopo
l’ologramma svanì. La tensione, però,
non lasciò né la sala riunioni né i
volti
dei due.
“Cercherà
di impedirci di raggiungere il pianeta.”
Angers
fu la prima a interrompere il silenzio, facendolo il
giro del tavolo e affiancando Clarky.
“Quali
sono i suoi ordini, Capitano?”
Clarky
raddrizzò la schiena e si sistemò
l’uniforme. Poi, si
voltò verso la donna sorridendo con sicurezza.
“Raggiungiamo
il ponte di
comando.”
La
Magnifica Sophia non era un’astronave da
battaglia. Era un veicolo nato con lo scopo di fare da tramite tra la
Federazione e i pianeti nei vari sistemi, fiore all’occhiello
dei rapporti
diplomatici.
In
uno scontro a fuoco diretto, soprattutto con un’astronave
delle dimensioni della Otherworld King, era in
netto svantaggio. Erano
riusciti a sfuggire al primo agguato solo grazie a un salto
nell’iperspazio.
Non senza subire danni, però.
Clarky
espirò lentamente, gli occhi fissi sullo spazio
siderale che sfrecciava nella vetrata anteriore.
“Stima
dei danni all’iperguida?”
L’ufficiale
Hyoudo fece ruotare la sedia per incrociare il
suo sguardo. “Il sistema è funzionante,
fortunatamente, ma diversi sistemi
secondari sono andati in sovraccarico.”
“Tra
quanto sarà possibile fare un salto?”
Kenzo
si sistemò gli occhiali, tornò a voltarsi verso
il
computer, e fece scorrere velocemente lo sguardo sulla sequenza di dati.
“Per
un po’ dovremo limitarci ai motori sub-luce. Senza il
sistema di raffreddamento, fare ora un secondo salto rischierebbe di
far
completamente saltare in aria la Sophia.”
Clarky
si posò contro lo schienale, tamburellando le dita
sul bracciolo del sedile.
“Possibilità
di aggiustarlo?”
“Non
senza spegnere prima il computer centrale o forzare un
riavvio, Capitano, ma ci lascerebbe per ore con i soli sistemi
d’emergenza.”
L’allarme
zittì tutte le voci del ponte e ogni membro
dell’equipaggio corse alla propria postazione.
“Tenente
Loché qual è la loro posizione?”
La
donna non staccò gli occhi dal radar. “Presto
saremo nel
raggio delle loro armi.”
Clarky
si raddrizzò sul sedile. “Prepararsi alla
battaglia.
Scudi e armi pronti. Non voglio uno scontro diretto, ma dobbiamo
raggiungere
quel pianeta.”
Un
coro di signorì fu l’unica risposta. Non una
parola fu
pronunciata nei minuti successivi, tutti fin troppo consapevoli di non
poter
sfuggire alla più grande e potente astronave.
“Capitano.”
Clarky
tornò a voltarsi verso Angers, questa volta voltata
verso di lui, la fronte leggermente aggrottata e una mano ancora posata
sulla
tastiera del computer.
“Potrei
avere un’idea.”
Annuì
e la donna si girò verso il computer, proiettando la
mappa del quadrante davanti a lui.
“In
questo momento stiamo per raggiungere gli estremi del
sistema. Attorno ad esso, c’è un fitto anello di
asteroidi. La Sophia ha
una mobilità maggiore.”
“Idea
geniale, Loché!” Clarky le rivolse un sorriso
smagliante. “Se sopravviviamo, permettimi di offrirti una
cena.”
Tutto
l’equipaggio sbuffò esasperato.
“Per
favore, accontentalo non se ne può più di
sentirlo,”
borbottò Kenzo alzando gli occhi al cielo.
“Se
sopravviviamo, potrei pensarci,” replicò Angers
nascondendo un sorriso.
Clarky
alzò le spalle e, tornato serio, si voltò verso i
piloti.
“Rotta
verso la fascia di asteroidi. Vediamo di seminarli.”
La
Otherworld King li raggiunse prima di poter
mettere in atto il loro piano. I suoi cannoni al plasma riversarono sui
già
provati scudi della Sophia una pioggia di colpi che
aveva il solo scopo
di distruggerla.
“Scudi
al 65%!”
“Siamo
entrati nella fascia di asteroidi!”
Clarky
strinse i denti, sforzandosi di mantenere il sangue
freddo e continuando a impartire un ordine dietro l’altro.
Con ogni spia che si
accendeva, ogni sistema che raggiungeva l’area critica
diventava più difficile.
La
Sophia cominciò a sfrecciare tra gli
asteroidi, ma
erano ancora lontani dalla regione più fitta.
“Pensa,
Clarky, pensa.”
Continuava
a ripeterselo sottovoce nella speranza che potesse
accendere una qualche miracolosa idea. Doveva riuscire a trovare un
modo per
guadagnare un po’ di tempo.
“Attivate
il canale di comunicazione con l’Otherworld
King.”
L’ufficiale
addetto alle comunicazione trasalì, esitò, lo
guardò per conferma e solo allora, dopo l’ennesima
esplosione che fece
squassare l’astronave, eseguì l’ordine.
“Comunicazioni
attivate.”
“Scudi
al 42%!”
“Qui
è il Capitano Clarky Ray, della Magnifica Sophia. Parlo
con il comandante della Otherworld King?”
Ci
furono alcuni secondi di silenzio statico, intervallati
dal suono di esplosioni, urti con piccoli asteroide di cui
intercettavano l’orbita
e allarmi che si attivavano dai sistemi più disparati.
“Pronto
ad arrendervi, Capitano?”
La
voce profonda, minacciosa, sembrava godere della
posizione di potere che aveva nei loro confronti. Tutti a bordo della Magnifica
Sophia conoscevano la fama di quell’uomo
dall’identità sconosciuta che si era
posto a capo di un’organizzazione che manipolava e sfruttava
le più piccole
debolezze dei sistemi.
Clarky
sorrise.
“Se
devo essere sincero, volevo chiedervi di interrompere
l’attacco. Sono alquanto affezionato all’astronave.
Mi dispiacerebbe vederla
distrutta.”
“Sono
un uomo ragionevole, Capitano Ray. Consegnateci il
materiale nella vostra stiva e permetteteci di scortarvi lontano dal
sistema in
cui vi state dirigendo, e vi do la mia parola che voi e la vostra
astronave non
verrete ridotti a un rottame fumante.”
Angers
gli fece cenno di proseguire.
Clarky
si piegò in avanti, posando i gomiti sulle ginocchia.
“Offerta
allettante ma, vedete, ho degli ordini. Se mi
volesse offrire un segno delle vostre buone intenzioni, potrei
riflettere
meglio.”
Dalla
Otherworld King rispose solo il silenzio
statico. Ma, pochi istanti dopo, le esplosioni sugli scudi deflettori
si
interruppero.
La
regione centrale della fascia di asteroidi era a un
soffio da loro. Clarky si voltò verso Kenzo.
“Un
salto nell’iperspazio è possibile. Sarò
rischioso, ma
fattibile. Ma non possiamo essere colpiti.”
“Sto
aspettando.”
“Comandante,
le sono grato. Siete veramente un uomo di
parola. Quali sono i vostri termini, dunque?”
“Arrendetevi,
consegnateci il contenuto della vostra
stiva e allontanatevi dal sistema. Accettate entro un minuto o
preparatevi a
venire annientati.”
Clarky
incrociò lo sguardo di Angers. Lei annuì. Nella
vetrata frontale gli asteroidi si fecero sempre più numerosi.
“Siete
generoso, Comandante. Ma, come vi dicevo, ho degli
ordini.” Si voltò verso il pilota.
“Seminiamoli!”
I
cannoni al plasma della Otherworld King ripresero a
colpire ma, grazie allo scudo degli asteroidi, sempre meno colpi
riuscivano a
centrare l’agile e veloce Sophia.
“Motori
a tutta forza. Appena siamo fuori dalla portata di
tiro dei loro cannoni, voglio che venga eseguito il salto
nell’iperspazio più
veloce della vostra vita!”
“Sì,
signore!”
Clarky
strinse le mani sui braccioli, faticando a non venire
sballottato dalle brusche manovre manovre dell’astronave.
Sapeva che
rischiavano, sapeva che i sistemi non avrebbero potuto reggere a lungo.
“L’Otherworld
King è rimasta indietro!”
Un
hurrah spontaneo salì sulle labbra di tutto
l’equipaggio.
Clarky dovette quasi urlare per farsi sentire.
“Salto
nell’iperspazio! ORA!”
Kenzo
attivò uno dopo l’altro i comandi.
“Salto
nell’iperspazio in tre, due, uno!”
Asteroidi,
stelle e nero dello spazio si confusero in un
lunghe strisce luminose.
Clarky
si lasciò andare contro lo schienale. “Situazioni
dei
sistemi?”
“Lo
scudo è quasi al 10%. Molti sistemi secondari hanno
ricevuto un bello stress. Ma dovremmo essere in grado di raggiungere la
meta.”
Quella
volta Clarky si unì al coro di hurrah. Per poi
voltarsi verso Angers.
“Questa
volta, devi assolutamente venire a cena con me!”
Tutto
l’equipaggio alzò gli occhi al cielo.
SPAZIO
AUTRICE:
Secondo
giorno, secondo prompt. Comincio a rimpiangere di non
aver fatto come l’altro anno. Perché non mi sono
accontentata di scrivere delle
drabble? Spero di reggere il ritmo fino alla fine di questa settimana.
Anche
oggi, ovviamente, non ho avuto tempo di rileggere.
Spero davvero tanto di non aver fatto errori mostruosi. Nel caso,
perdonatemi,
ma la tabella di marcia è alquanto pressante.
Dopo
un inizio difficoltoso, anche oggi mi sono divertita un
mondo a scrivere di Clarky e compagnia in questa versione spaziale. Il
collegamento questa volta è meno difficile, Clarky era
già un capitano in Brave,
ma qui diciamo è passato alla fase successiva.
Che
lo show degli AU continui!
Grazie
a quelli che leggeranno e/o recensiranno.
A
domani, HikariMoon