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Autore: Juliaw    10/09/2019    1 recensioni
Questa storia è una ripubblicazione di una delle mie vecchie fan fiction pubblicate nell'ormai lontano 2011. Chiamatela una seconda edizione se vi va lol. Con l'approccio imminente dell'ultima serie di questo meraviglioso show, ho pensato di editarla e ripubblicarla, magari ridandomi così l'ispirazione per un continuo! Basata sulla bellissima e leggendaria Season 5, questa FanFic contiene 19 capitoli, il piano è di pubblicarne uno o due se la storia è di vostro gradimento!
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Vidi l’alba, il chiarore del cielo portò con sé colori del tutto innaturali, come innaturale era quello che stava accadendo, sembrava che tutto si coordinava alla perfezione tranne io.
Genere: Azione, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Lucifero, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Quinta stagione
Capitoli:
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Chapter 8 - Meet the Devil

          Una settimana era passata da quando la mia vita aveva preso un risvolto del tutto inaspettato, se fossi stata ancora a San Francisco mi sarei preparata per l’imminente cerimonia di laurea e Blair sarebbe stata ormai sposata e probabilmente in viaggio di nozze, mi faceva male pensare a lei, a Richard e alla vita che non avrebbero mai più avuto.
Tutto era pazzesco, una settimana fa ero nello stato della California pronta per il mio futuro e adesso ero praticamente a più di mille miglia da casa a bordo di una Chevrolet Impala diretta in South Dakota a casa di uno sconosciuto,che per quanto incredibile fosse, per qualcun altro sarebbe potuto sembrare eccitante, ma per me non lo era affatto, il mondo era decisamente più gradevole quando non si conosceva l’aspetto soprannaturale della vita.

Il caldo insopportabile non faceva altro che alimentare la mia noia infinita, di stare in macchina non ne potevo più, erano ormai sette ore che non ci fermavamo, tranne ovviamente per le pause bagno, e il South Dakota era ancora lontano, trecento miglia diceva un segnale stradale che avevamo appena passato. Eravamo in Wyoming e appena usciti da una cittadina chiamata Cheyenne dove avevamo fatto rifornimento di cibo, gasolio e soprattutto birra. Il paesaggio era lo stesso, sempre le solite alte montagne sullo sfondo, strada deserta e cinque o sei macchine che, di tanto in tanto, passavano sfrecciando sulla nostra destra o sinistra, ma cosa avevano i fratelli Winchester contro le normalissime autostrade? Ero praticamente sprofondata nel sedile posteriore di pelle nera e non facevo altro che sbuffare, aggiustarmi la coda e guardare al di fuori del finestrino. Per fortuna avevo una maglia, un jeans e soprattutto della biancheria nuova, mi sentivo bene e perfino rilassata anche se estremamente annoiata. Il vento che mi fluiva tra i capelli, era l’unica preoccupazione con cui volevo avere a che fare in quel momento, non i demoni, non Lucifero o perfino la fine del mondo, i ragazzi avevano detto che Bobby avrebbe avuto le risposte a molte delle mie domande e questo bastava a tenere la mia mente distratta da altri problemi. L’avevano descritto come un uomo molto acculturato, forse un po’ scontroso, ma sempre e comunque disponibile. Avevano infine aggiunto che Bobby Singer era per loro la figura paterna che gli era mancata da cinque anni, gli volevano molto bene anche se spesse volte non lo dimostravano. Mi raccontarono che Bobby divenne un cacciatore dopo che la sua stessa moglie era stata posseduta da un demone e lui fu costretto ad ucciderla, da allora era sempre vissuto con il rimorso e la rabbia e questo non faceva altro che renderlo un cacciatore migliore.
Era ormai pomeriggio inoltrato quando Dean fermò l’auto su un lato della strada in un’aerea di sosta praticamente abbandonata.

<< Ho bisogno di sgranchirmi un po’ le gambe. >> Affermò.
<< Non potrei essere più d’accordo. >> Disse Sam che seguì subito il fratello fuori dall’auto.
Io volevo rimanere dentro, ma poi decisi che anche io avevo bisogno di muovere un po’ le gambe, in fondo erano comunque sette ore che ero ferma e seduta ad un solo posto, alquanto stancante, anche se non sembra. Dean prese dal bagagliaio e poi dal frigo portatile tre bottiglie di birra e ne passò una a me e una a Sam, dopodiché si sedette sul cofano anteriore dell’auto, mentre Sam si poggiò semplicemente e io rimasi in piedi e di fronte ai due fratelli.
Il paesaggio che c’era di fronte a noi, era da mozzare il fiato, una distesa enorme di verde e una foresta poco distante. L’aria era fresca e c’era una gradevole brezza.
<< Dovremmo arrivare domani a pomeriggio inoltrato se ci fermiamo per la notte. >> Disse Sam bevendo un sorso della sua birra.
<< Il primo motel sulla strada ci fermiamo? >> Chiese Dean, ma sembrò più una proposta.
<< D’accordo. >> Annuì Sam.
<< Hey, Julia, sembri più rilassata. >> Notò Dean battendomi un colpo sulla spalla.
<< Sto bevendo! >> Gli feci notare alzando la bottiglia di birra. Sorrisi e poi aggiunsi: << Lo sono, confido molto in questo Bobby, magari lui sa dove possiamo trovare Alyson. >>
<< Sono sicuro che riusciremo a trovarla presto. >> Disse Sam.
Annuii bevendo ancora qualche sorso della mia birra, dopodiché la abbassai al fianco e inizia a volteggiare su me stessa guardandomi intorno e chiedendomi per quale motivo le strade secondarie erano così maledettamente desolate.
<< Ok gente, si riparte! >> Esordì Dean dopo che aveva finito la sua birra, rientrando in macchina.


Il Sage and Sand Motel era situato nella cittadina di Casper, il quale nome non era molto allettante date le mie ultime esperienze con gli spiriti. Era situato nella zona industriale e quindi quella più malfamata della città. Il motel era piccolo, a forma di U al contrario, aveva solo un piano e stanze le quali porte e finestre si affacciavano sul parcheggio, mi sembrò uno di quei motel in cui porti la tua ragazza per una notte e via, insomma non era il miglior motel che avevo visto fino ad ora, ma cosa ne potevo sapere io di motel? Non ero mica mia sorella Alyson! Lei era un’avventuriera, aveva girato Asia e India con uno zaino in spalla e aveva dormito nei peggiori posti del mondo, mi diceva sempre che io ero una perfezionista e che esigevo che tutto fosse al posto giusto altrimenti non potevo conviverci, insomma, aveva ragione, ero una perfezionista nata, ma quando c’era da adattarsi lo facevo, il più delle volte. Il mio rapporto con Alyson era praticamente quello che si chiamerebbe d’amore e odio, andavamo d’accordo ma quando litigavamo, litigavamo di brutto, roba che non ci sentivamo per giorni interi, in quanto lei abitava nei dormitori dell’università, era troppo libertina per rimanere a casa durante il college e così i miei l’accontentarono.

Una volta prenotata la solita stanza con due letti matrimoniali, ci avviammo verso di essa, la numero 21, la seconda sul lato destro della U. Contrariamente all’esterno, l’interno si presentava essere accogliente e ben mantenuto, le pareti erano rivestite con carta da parati a fiori bianchi su uno sfondo verde limone, i due letti matrimoniali avevano le coperte verdi e bianche che richiamavano le pareti e l’essenziale arredamento era di legno chiaro, o forse sembrava legno ma in realtà era plastica. Aveva perfino un microonde e un mini frigorifero posto su un lato. Dean subito vi depositò le birre all’interno del piccolo frigo e anche le tavolette di giaccio all’interno del piccolissimo congelatore, cosicchè si sarebbero tenute fredde.

<< Fast food? Tavola calda? O preferite cena in camera? >> Chiese Dean mentre era seduto sul letto destro vicino la porta del bagno.
<< C’è effettivamente una tavola calda da queste parti? >> Chiesi fiduciosa di poter mangiare un pasto caldo dopo tanto tempo.
Fece spallucce, << Credo di sì. >>
<< Possiamo…potete permettervelo? >>
<< Certo, perché no? >>
<< Allora posso chiedervi di andare lì, vorrei davvero un bel piatto caldo e salutare. >>
Sam e Dean annuirono e dopo aver sistemato le poche cose che avevamo, uscimmo. Prendemmo l’Impala perché il luogo in cui si trovava il motel non era esattamente il luogo per una passeggiata soprattutto di notte, difatti vidi moltissime facce brutte sulla via e mi vennero i brividi, mi chiesi come diavolo c’ero finita in tutta quella merda, come era potuto succedere che una studentessa normalissima come me adesso avesse a che fare con l’Apocalisse e come diavolo, per l’appunto, era possibile che Lucifero in persona era sulle mie tracce? Speravo sul serio che Bobby Singer avesse le risposte che tanto cercavo altrimenti sarei impazzita o forse morta.


La tavola calda, la Johnny J’s Diner era un luogo accogliente e molto frequentato dai residenti di Casper, la gente era cordiale e si mangiava piuttosto bene, finalmente il mio stomaco fu capace di nuovo di assaporare il buonissimo gusto della zuppa di patate e pomodoro, una delle mie preferite, seguita da una bistecca ben cotta e dell’acqua naturale, mi sentivo piena, anzi pienissima, come non lo ero mai stata e mi ricordai le feste e le abbondanti tavolate che organizzavamo a casa e nei giorni di festa, durante le quali mi alzavo sempre da tavola sentendomi gonfia come un palloncino e consapevole del fatto che solo trenta minuti di tapis roulant non sarebbero bastati ma che avrei dovuto almeno starci un’ora per smaltire tutto quel cibo. A mia madre piaceva cucinare, anzi lo amava, diceva sempre che se avrebbe avuto un po’ più di fortuna forse oggi sarebbe stata una degli chef più famosi del mondo, ed è per questo che casa nostra era sempre colma di gente e sempre in festa. Mi piaceva vivere in un ambiente quasi sempre armonioso e festoso, aiutava a tenere l’umore alto quando proprio io non riuscivo ad averlo.


Uscimmo dalla tavola calda chiacchierando e ridendo animatamente, era stata una bella serata, tutto quello di cui avevamo parlato non aveva nulla a che fare con il soprannaturale, ci raccontammo per lo più le nostre vite, di me non dissi molto, oltre al fatto che frequentavo la San Francisco University e che praticamente a giorni avrei dovuto laurearmi, non c’era molto altro da aggiungere, conducevo una vita fin troppo normale e parlare dei miei amori passati con due uomini non era proprio una buona idea, così tacqui e feci parlare loro.
Venni a sapere molte cose sulle vite dei due Winchester, Dean trent’anni, era sempre stato quello più affezionato al padre e quando morì se la vide molto brutta, cercava di imitarlo sempre e portava ancora con sé la giacca di pelle marrone scuro che indossava sempre John Winchester. Dongiovanni di professione, Dean non aveva mai amato una donna realmente, non lo disse, ma da come mi raccontava le sue esperienze, lo si capiva alla perfezione. Sam cercava una vita normale, ma il suo passato adesso gli impediva di vederla nel futuro, continuava a dire che ormai sapeva chi era, era un cacciatore e non poteva farci altro. Mi confidò che per un periodo di tempo che lui disse che fu uno dei peggiori, ebbe una relazione con il demone Ruby, non aggiunse altro e io non chiesi.
Rientrammo al motel e quello che vidi non appena accesi la luce mi sconvolse. Blair, Richard e un altro uomo che non riconobbi erano in piedi lì vicino al cassettone che aspettavano noi. Ebbene sì, Richard non era morto, era stato posseduto anche lui da un demone.

<< Julia Wyncestre, come sono felice di conoscerti, somigli molto a Genevieve. >> Iniziò l’uomo che non conoscevo. Era biondo e aveva una corporatura massiccia, il suo viso era tumefatto su un lato e anche le mani riportavano le stesse ferite che aveva sulla faccia. Sam mi toccò una spalla e mi costrinse a fare due passi indietro portandomi sul suo lato, dopodiché lui e Dean mi passarono davanti per farmi scudo. << Oh, i Winchester, non potevo chiedere di meglio. >> Sembrava divertito.
<< Che cosa ci fai tu qui? >> Chiese Dean con voce più profonda del solito che suonò minacciosa.
<< Sam, vorrei essere pronto quando tu deciderai finalmente di arrenderti a me, così sono venuto a prendere un po’ di…magia come la chiamate voi. >>
Dean fece per dire qualcosa, ma io lo bloccai. << Alyson? Come è sfuggita Alyson? Dov’è? >> Chiesi impaziente, non riuscivo a vederlo in faccia, i ragazzi mi coprivano.

L’uomo dal volto tumefatto rise e la sua maledettissima risata maligna mi fece venire i brividi. << Blair, Richard, prendetela, ma non uccidete i Winchester. >> Disse infine.
Blair e Richard obbedirono al comando dell’altro demone e vennero in direzione della porta dove io ero coperta dai ragazzi, con un gesto della mano Blair portò Sam ad una parete della stanza immobilizzandolo a mezz’aria, Richard fece lo stesso con Dean. Sgranai gli occhi e guardai mentre Blair e Richard venivano contro di me con fare minaccioso, i loro occhi d’un tratto divennero neri, completamente neri ed inespressivi, dopodiché tornarono normali e mi guardarono.
<< Julia! >> Urlò Sam che era bloccato in qualche modo sulla parete. Non fui in grado di gridare o di fare qualunque altra cosa, so solo che d’un tratto chiusi gli occhi e sentii sulla spalla il tocco di Blair, dopodiché quando li riaprii, quello che vidi non era il motel, non c’erano Sam e Dean bloccati sulla parete o quell’uomo dall’aria minacciosa, ero in un altro luogo, non so come fosse successo, ma non ero più nel motel. Mi sentii girare la testa e avevo lo stomaco che mi faceva male. Possibile che ci eravamo materializzati magicamente in un altro luogo?

Tutto intorno a me era buio, e mi trovavo in una stanza senza neanche una finestra, girai su me stessa e vidi Blair che mi osservava.
<< Mia cara signorina Wyncestre vorrei farti finalmente conoscere il tuo Re, Lucifero. >> Blair aprì la porta della stanza senza finestre e da essa vi entrò l’uomo che poco prima era nel motel, il biondo con il viso tumefatto, supposi che dovesse essere il tramite di Lucifero in quanto l’ultima volta che controllai, Lucifero non aveva sembianze umane. Non riuscii a parlare, non riuscii neanche a pensare, urlai e urlai ancora e le ginocchia mi cedettero così finii a terra a guardare dal basso verso l’alto il corpo di mia cugina e il Re degli Inferi in carne e d’ossa davanti i miei occhi. A nessuno dei due sembrò importare delle mie urla e questo mi spaventava ancora di più.

<< Grazie, Blair, adesso puoi andare, dì a Richard di prepararsi per il rituale, avrò bisogno anche di lui. >>
<< Sì, Signore. >> Blair uscii dalla stanza e io rimasi sola con il Diavolo.


Ero ormai seduta a terra e cercavo di allontanarmi sempre di più da quella cosa, strisciai all’indietro fino ad arrivare alla parete più remota della stanza e a quel punto mi sentii in trappola. L’espressione sul mio viso era sicuramente quella del terrore più puro, quella di quando si ha il Diavolo alle calcagna per l’appunto. Il mio cuore batteva a mille e avevo il respiro accelerato dovuto alla paura.
<< Julia, Julia, Julia, non devi avere paura di me, non potrei mai farti del male. >> Lucifero fece un passo nella mia direzione e io urlai ancora. << Tu non lo sai ancora, ma sei molto importante per me, racchiudi in te un potere alquanto unico. Come avrai notato, il tramite che indosso ora, non è esattamente integro, devo assolutamente usarne uno che sia capace di contenermi e siccome il tuo amichetto non si decide a essere il mio tramite perfetto, beh, avrò bisogno di usare il tuo sangue per un po’ per completare un paio di cose e tenere vivo questa tuta di carne che indosso ora. >> Fece una pausa, poi aggiunse, << Sono sicuro che capirai dopo un po’, in fondo non siamo molto diversi io e te. >>

Non avevo la minima idea di cosa o chi parlasse, non capivo nulla delle sue parole, per me fu come se stesse parlando in un’altra lingua a me del tutto sconosciuta. Chi era il tramite perfetto? Che significava che io e lui non eravamo molto diversi? Altro che risposte, le domande non facevano altro che moltiplicarsi a ogni minuto che passava.

<< Dov’è Alyson? >> Chiesi infine a mezza voce.
<< Alyson? Intendi dire l’altra Wyncestre? Bhè mi dispiace deluderti, ma non è qui, è stata salvata da due cacciatori arrivati a mettere i bastoni tra le ruote al mio piano perfetto. >> Rispose in tono ironico.
Alyson era stata salvata, era questo che importava. Era salva e quando me lo disse fui molto risollevata tanto che emisi un respiro di sollievo forse un po’ troppo rumoroso, perché lui rise.
<< Siete i miei angeli voi sorelle Wyncestre, gli Angeli di Lucifero, è così che vi chiamano ora, più uniche che rare e detentrici di un grande potere che solo Lucifero in persona può adempiere. >> Sgranai gli occhi e lo fissai immobile. << Adesso ti spiego come funzionano le cose qui, mia cara Julia, io dovrò incontrarmi con Michael, mio fratello, per far sì che la mia vendetta contro voi esseri umani sia compiuta e per fare questo avrò bisogno di Sam Winchester o meglio il mio vero tramite per uccidere Michael e tutta la razza umana. >>

<< Sam Winchester? >> Chiesi quasi sussurrando.
<< Lui sarà capace di contenermi, lui è da sempre destinato ad essere il mio vero tramite, però siccome il ragazzo non vuole decidersi a collaborare, beh, potrò accontentarmi di quello che ho e con il tuo potere, riuscirò a compiere il mio piano. >>

<< Non lo avrai mai! >> Affermai con rabbia.
<< Oh, suvvia Julia! Tutto quello che devi fare è richiamare a te il tuo sangue demoniaco e così io potrò assumere il completo potere per battere mio fratello quando arriverà il momento. >>
<< Sangue demoniaco? Ma di cosa parli? >> Adesso ero proprio spaventata. Era come se avessi un blocco, un blocco alla gola che non mi permetteva di parlare e che faceva risultare le parole che fuoriuscivano dalla bocca, stridule e sussurrate.
<< Parlo esattamente di questo, non solo Sam ha del sangue demoniaco nel suo organismo, cara, è una questione sugli antenati che non sono qui a spiegarti, sei mia figlia, un pezzo di me sarà sempre in te e ben presto saremo uniti di nuovo. >>
<< E Sam? >>

<< Ho bisogno di lui per battere Michael, ma non è detto che non posso prima assorbire tutto il tuo potere e affrontarlo lo stesso, sei il mio “piano b” insomma. >> Mi guardò e poi continuò. << Ti piacerà sapere che in tutta questa storia c’è anche un lato divertente, mio fratello Michael, beh, anche lui è in guerra con il suo vero tramite Dean Winchester che è praticamente ostinato a non farlo entrare nel suo corpo nonostante le sue intenzioni sono dopotutto buone. >> Lucifero sfoggiò un sorriso maligno che mi fece accapponare la pelle.
Le cose iniziavano ad acquistare finalmente un senso anche se poteva sembrare incredibile.
Era questo che Sam e Dean cercavano di nascondermi, Sam era il vero tramite di Lucifero e Dean era il vero tramite di Michael, il destino del mondo era sulle loro spalle, due fratelli che condividevano un legame profondo avrebbero dovuto ospitare, per non dire farsi possedere, nei loro corpi , altri due fratelli che si sarebbero dovuti uccidere tra di loro. La fottuta battaglia finale dell’Apocalisse, si sarebbe dovuta adesso concludere sulla terra che data la violenza, non solo avrebbe distrutto uno dei due Angeli, ma bensì anche la terra stessa.

Lucifero aveva bisogno del mio potere, qualunque esso fosse stato, per rendersi abbastanza forte da affrontare la battaglia visto che Sam non gli avrebbe mai dato il permesso di possederlo.
Mi girava la testa.

<< Che ne dici se iniziamo domani? >> Chiese d’un tratto Lucifero distogliendomi dai miei pensieri.
<< Cosa? >> Chiesi a mia volta quasi piangendo.
<< Il tuo addestramento, trasformazione, chiamala come vuoi, se richiamerai il sangue demoniaco che ti scorre dentro, potremo finalmente essere uniti. >>
<< No, non te lo permetterò. >>
<< Ah Julia, domani vedrai le cose sotto tutt’altro aspetto. >>
Il Re degli Inferi uscì dalla stanza chiudendo la porta alle sue spalle.

Iniziai a piangere e ad urlare, ma probabilmente nessuno fu capace di sentirmi, chissà dov’ero, chissà se ero ancora in Wyoming e chissà se Sam e Dean erano lì fuori da qualche parte a cercarmi o forse erano semplicemente contenti che io non ero più tra i piedi, magari bevevano una birra e ridevano sul fatto che Lucifero avrebbe preso me prima di arrivare a Sam cosicchè avessero più tempo per pianificare il da farsi. I pensieri negativi erano di nuovo tornati a farmi visita.

<< Dio, aiutami. >> Dissi infine battendo dei colpi sulla porta in ferro.
<< Lui non ti ascolta, è ufficialmente fuori dal gioco. >> Disse una voce proveniente da fuori.
Lasciai perdere, dopotutto non ero stata mai una credente vera e propria e non volevo più pensarci, avevo fatto appello a Dio perché forse lui era l’ultima speranza a me rimasta, ma evidentemente…
L’ultima cosa che ricordo era che battevo le mani vicino la porta prima di cadere in un sonno profondo dovuto al fatto che ero del tutto provata mentalmente e che avrei dormito anche sulle pietre e il pavimento che c’era in quella stanza poteva benissimo reggere il confronto.


I rumori che mi svegliarono, provenivano oltre la porta di ferro. Mi alzai lentamente e rimasi in silenzio a carponi cercando di concentrarmi per sentire qualcosa, sentii urla di dolore e rumore di qualcosa che si rompeva fino a quando la porta non mi si aprii davanti e Castiel, l’Angelo amico dei Winchester, apparve sulla soglia. << Andiamo, non abbiamo molto tempo. >> Disse, porgendomi una mano, l’espressione sul suo viso esprimeva calma e impassibilità.

<< Blair? Richard? >> Chiesi cercando di vedere oltre la sua figura che purtroppo occupava tutto lo spazio tra l’arcata e la stanza accanto. Quando si spostò finalmente riuscii a vedere. Blair non c’era ma quello che giaceva a terra senza vita era il corpo di Richard sanguinante in vari punti della spalla, gamba e addome, lui era morto. << Richard! >> Urlai e portai le mani al viso per nascondere le lacrime.
<< Dobbiamo andare, potrebbero tornare. >> Mi impose Castiel anche se la sua espressione rimase immutata, mi porgeva ancora la mano. La presi e insieme sparimmo dalla stanza per materializzarci di nuovo nel motel dove si trovavano i ragazzi, entrambi seduti sul letto con la testa fra le mani immobili. Mi girò leggermente la testa e fui costretta a poggiarmi sul tavolino, suppongo sia normale quando in un batter d’occhio sparisci da una stanza per apparire da tutt’altra parte. Il rumore che feci quando mi appoggiai, fece destare Sam e Dean dai loro pensieri.

<< Cas, finalmente! >> Esordì Dean aprendo le braccia e alzandosi dal letto.
<< Julia! >> Sam mi venne incontro e mi prese il viso fra le mani guardandomi negli occhi.
<< Sto bene. >> Mi scansai con espressione imbronciata e ritornai a fianco di Castiel, a quel punto mi resi conto che quei due ragazzi che avevo davanti erano effettivamente degli estranei. I Sam e Dean Winchester che avevo imparato a conoscere durante tutta la settimana appena passata, d’un tratto non esistevano più, quelli che avevo davanti a me, non erano chi credevo che fossero, avevo parlato, condiviso il letto e quasi condiviso me stessa con delle maschere, semplici e patetiche maschere, ok la storia non era proprio una storia che si sente tutti i giorni, insomma non si può semplicemente dire ad una persona appena conosciuta “Hey sono il vero tramite di Lucifero, dovrò battere mio fratello Michael, il cui tramite è il mio adorato fratello maggiore per annientare l’umanità per pura vendetta contro mio padre”, ormai facevo parte anche io della storia, che lo volevo o meno, Lucifero era sulle mie tracce, voleva me e il mio presunto potere, certo, loro non potevano saperlo, però…a questo punto tanto valeva rimanere vicino l’Angelo dall’espressione immutabile.

<< Lucifero è ufficialmente sulle tracce della vostra amica. >> Disse Castiel.
<< Per quale motivo, Cas? Credevo che il bastardo volesse Sam. >> Replicò Dean, alzando leggermente la voce.
<< Vuole assorbire il potere che ha dentro di lei per assicurarsi di battere Michael quando arriverà il momento. Sapevo che c’era qualcosa in lei, sangue demoniaco, Genevieve Wyncestre e tutta la sua stirpe. >>
<< Che? >> Chiese Dean con espressione confusa.
<< Julia Wyncestre è l’antenata di Genevieve Wyncestre, l’umana che partorì un demone, non ne avete mai sentito parlare? >>
<< No. >> Rispose Dean che parve ancora più confuso.
<< Chi è questa Genevieve? >> Chiesi a mezza voce mentre mi massaggiavo la testa.
<< È una tua antenata, in te scorre sangue demoniaco Julia, l’un percento del tuo corpo appartiene a Lucifero ed è per questo che ti vuole. >>
<< Ha accennato a qualcosa chiamato gli Angeli di Lucifero e anche Blair prima di lui. >> Quasi sussurravo, appoggiata sul tavolino e con le braccia conserte mentre cercavo di dare un senso a tutta quella storia.

<< Angeli di Lucifero, due sorelle, due sorelle che condividono il suo sangue. >> Castiel era del tutto inespressivo, i suoi grandi occhi blu quasi guardavano il vuoto mentre mi spiegava la cosa più assurda che avessi mai sentito. Angeli di Lucifero? Io non lo ero di certo.
<< Aspetta, questo vuol dire che non vuole più Sam? >> Dean sembrava sollevato.
<< No, lui vorrà sempre Sam. Julia è il suo piano B nel caso Sam non gli vorrà dire di sì. >>
Dean girò su sé stesso e parve sconfortato.
<< Avresti voluto che prendesse me al posto di Sam, non è così? >> Chiesi in tono infantile prima che le lacrime iniziassero a rigarmi il viso in un fiume in piena. Cercai di nascondermi con le mani, ma poi corsi verso l’esterno cercando di tenere ancora intatta la mia dignità.

C’era la luna alta nel limpido cielo di giugno, faceva molto caldo nonostante ci fosse una leggera brezza, quello che avevo davanti ai miei occhi era il parcheggio del motel, mi posizionai sul bagagliaio dell’Impala cercando di ricompormi. La situazione non era delle migliori. Avevo appena scoperto che la mia antenata era praticamente stata la puttana del Diavolo causando tutto quello che mi stava succedendo e avevo detto a Dean che avrebbe preferito che Lucifero prendesse me piuttosto che Sam, ma cosa mi aspettavo? Era normale che preferiva Sam a me, ma cosa mi era passato per la testa? Sam era suo fratello, io non ero praticamente nessuno per lui, solo un’estranea, una povera comune mortale che il destino aveva fatto entrare nella sua vita per pura casualità, non potevo aspettarmi che Dean abbandonasse Sam per salvare me, no, semplicemente non potevo. Ma che diavolo mi stava succedendo? La chiacchierata con il Re degli Inferi mi aveva scossa, la storia sul mio passato mi sembrava assurda e inverosimile, mi chiesi se mia madre o mio padre sapessero qualcosa del sangue demoniaco, cavolo, mi chiesi perfino se fossero dei cacciatori del soprannaturale in segreto! Non pensavo lucidamente e dicevo cose senza senso. Mi rammaricai di aver detto quello che avevo detto non appena riuscii a pensare di nuovo chiaramente.

<< Julia. >> Era Sam che uscì dalla stanza del motel e si avvicinava verso di me. << Stai bene? >>
Annuii, ma il movimento risultò impercettibile perfino a me. << Non so cosa pensare, Sam. >> Ammisi infine guardando dritto davanti a me.
<< Neanche noi sapevamo niente della tua storia Julia, puoi credermi. >>
<< Non è questo Sam, è tutto, tutto quello che mi circonda, che mi sembra assurdo, incredibile, come se la Julia Wyncestre che frequentava la San Francisco University non fosse mai esistita. >>
<< So come ti senti, posso capirti. >>
<< Non penso che puoi. >> Mi allontanai di qualche passo dandogli le spalle. << Altrimenti mi avresti detto che tu sei il vero tramite di Lucifero. >>
<< Non sapevamo nulla, Julia. Io e Dean credevamo fossi una persona normale. >>
<< Lo credevo anche io per l’amor di Dio! >> Sbottai voltandomi di nuovo a guardare Sam.
<< Mi dispiace. >>
Sospirai. << Sam, ci sarà un altro modo. >>
<< Julia, non c’è. >>
<< Ci deve essere, Dean ha detto che l’avreste trovato insieme. >>
<< Dean parla, ma alla fine lo sa anche lui che l’unica possibilità che abbiamo di vincere è che io dica sì. >> Fece una pausa, sospirò e aggiunse: << non posso permettere che Lucifero ti usi quando so che prendendo me è la soluzione più logica. >>
<< Ma non puoi, non puoi combattere contro tuo fratello, il mondo finirà. >>
<< Secondo te voglio farlo? Ma almeno così avremmo una possibilità. >>
<< Tu moriresti. >>
<< Cos’è una vita a confronto di milioni? >> Detto questo Sam si allontanò da me e avviandosi verso la porta, lo seguii dopo poco ed entrambi entrammo dentro.
<< Avreste dovuto dirmelo prima. >> dissi, puntando un dito contro Dean.
<< Non dirò mai di sì a Michael, Julia, puoi starne tranquilla, non voglio essere responsabile della fine dei nostri giorni, non voglio essere incolpato anche di questo. >>
<< E cosa accadrà allora? >>
<< Lucifero schiavizzerà l’umanità, torturerà ogni singolo essere umano per dare sfogo alla sua vendetta contro nostro Padre. >> Si intromise Castiel che era ancora lì, immobile a fissare me, Sam e Dean.
<< Ci deve essere un modo per sconfiggerlo! >> Urlai.
<< No. >> La voce profonda di Castiel non fece altro che aumentare la mia rabbia e così urlai ancora.
<< Lo troveremo un modo, ne sono sicuro, quel figlio di puttana ritornerà nella sua gabbia, è solo questione di tempo. >> Disse sicuro di sé Dean prima di uscire dalla stanza sbattendosi la porta alle spalle. Sam fece per rincorrerlo, ma Castiel lo fermò dicendogli che sarebbe stato inutile e che aveva bisogno di sbollire un po’ la rabbia, anche io avrei dovuto, urlando non avevo risolto molto. Sentivo tutti i muscoli tesissimi e poi mi accorsi di tremare, l’adrenalina che avevo accumulato nell’ultima ora aveva finalmente trovato il momento giusto per sciogliersi.

<< Hey, Jules, tutto ok? >> Chiese Sam quando si accorse che mi appoggiai al tavolino tremante.
<< Tutto ok, ora passa. >>
<< Se mai dovreste avere novità riguardo qualsiasi cosa, chiamatemi. >> Non avemmo neanche il tempo di annuire che Castiel scomparve dalla nostra vista.

Sam entrò nel bagno e io mi sedetti nel mezzo del letto più vicino alla porta cercando di non tremare più, mi abbracciai e mi accarezzai le braccia ripetendomi che andava tutto bene, ma evidentemente la mia mente non lo accettava, sapeva la verità e non potevo ingannarla con l’ennesima bugia per non impazzire. Impazzire, forse è proprio quello che stava accadendo e se all’inizio mi sembrava di essere in una totale differente dimensione, adesso sembrava di essere in tutt’altra ancora, le dimensioni che la mia mente creava mi stavano portando allo stremo e non ne potevo più. I miei pensieri furono interrotti dalla canzone Carry On My Wayward Son dei Kansas. Carry on My Wayward Son? Ma era la suoneria del mio cellulare! Scesi a carponi dal letto e subito mi precipitai verso la borsa che era ancora poggiata sul cassettone come al solito e scavai per cercare il telefono trovandolo sul fondo, lo schermo indicava che la chiamata proveniva dal telefono di casa mia, due pensieri mi balenarono per la testa, i miei genitori erano vivi e volevano accertarsi che anche io lo fossi, o era un mio parente che mi avvisava che erano morti. Risposi. << Pronto? >> Dissi a mezza voce.
<< Julia. >> Era la voce di mio padre, aveva la voce roca e molto bassa.
<< Papà? Papà siete vivi? >>

<< Non cercarci, non cercarci mai più, se lo fai morirete tutti. >> Una semplice frase che mi fece rabbrividire. Non ebbi il tempo di replicare che cadde la linea. Cadde la linea e mi ritrovai a parlare da sola, chiamavo mio padre disperatamente, poi le lacrime scesero di nuovo dagli occhi. Per la rabbia, lanciai il telefono e sbatté sulla parete che avevo di fronte frantumandosi in mille pezzi, perfetto, adesso ero ufficialmente tagliata fuori dal mondo.
<< Sam? >> Chiamai Sam quasi in un lamento forse troppo basso perché lui potesse rispondermi, così alzai leggermente la voce. << Sam! >> La mia voce era stroncata dal pianto e questa volta le parole risultarono essere un lamento vero e proprio, però Sam mi sentì perché uscii dal bagno, aveva il viso e alcune ciocche dei capelli bagnati.

<< Julia, mi hai chia- >> Sam si bloccò quando vide il mio cellulare frantumato in mille pezzi vicino la parete del bagno e accorgendosi che piangevo. << Woah…Tutto ok? >> Chiese asciugandosi il viso con un asciugamano.
<< Sam…mio padre, ha chiamato. >> Le lacrime continuavano a scendere dagli occhi e il viso di Sam si contrasse in una smorfia compassionevole e si sedette vicino a me. << Ha detto di non cercarlo più, che saremmo morti tutti. >>
Senza aggiungere altro e mentre teneva lo sguardo fisso sulle mie lacrime e quindi sul mio viso, Sam mi attirò a sé e mi abbracciò. Abbraccio che fece sciogliere tutta la tensione e mi ritrovai a piangergli addosso. Rimanemmo così per qualche minuto, fin quando non mi staccai e lo guardai. Restammo in silenzio a scrutare l’uno il viso dell’altra. Dovevo sembrargli un casino.
Inaspettatamente, Sam si avvicinò a me, mi prese per la nuca e posò delicatamente le sue labbra sulle miei in un bacio gentile, i miei occhi rimasero aperti e spalancati per la sorpresa, rimanemmo fermi in quella posizione per qualche secondo, qualche secondo che a me parve essere un’eternità. I sentimenti, se così vogliamo chiamarli, che provavo nei suoi confronti, erano confusi, però in quel momento mi sembrò di vederli chiaramente, era come se fossero stati oscurati da una patina impenetrabile e adesso erano lì davanti ai miei occhi ed io ero in grado di vederli, vederli e capire che in quel momento non volevo essere con nessun altro tranne che con lui.

Aveva ancora le labbra sulle mie quando decisi di ricambiare il bacio, così mi arresi a lui e le nostre labbra si dischiusero in un bacio vero e proprio, lui mi prese una mano e incrociò le sue dita tra le mie, facendomi ricordare le svariate volte che era già successo. Una lacrima cadde dai miei occhi e poi ancora un’altra, fin quando d’un tratto Sam si fermò e mi guardò, scrutai i suoi occhi verdi senza dire nulla, portò una sua mano sul mio viso e asciugò la lacrima che avevo sulla guancia destra con fare gentile, probabilmente avevo il viso gonfio e paonazzo, ma lui rimase impassibile, l’espressione che aveva sul suo viso era quasi indecifrabile. Rimase lì a guardarmi, poi si avvicinò leggermente e timidamente e con entrambe le mani mi sfilò la polo rossa e bianca facendomi rimanere solo con il reggiseno. Dopodiché mi sedetti a cavalcioni su di lui e l’abbracciai, nascondendo il mio viso dietro le sue spalle, poi lo guardai e lui ricambiò lo sguardo, battendo le palpebre più volte e così iniziai a passargli la mano tra i capelli spostandogli le solite ciocche che gli cadevano sempre sul viso e poi lo baciai, placando finalmente il mio desiderio di farlo, lui sorrise timidamente e continuai ad abbracciarlo cercando quel calore umano di cui avevo così tanto bisogno in quel momento. Sentii le sue mani possenti sulla mia schiena, quasi come un massaggio. Lo guardai nuovamente e questa volta la sua espressione rimase immutata, e non resistendo a così tanta perfezione, lo baciai di nuovo, trasformando quel bacio in qualcosa di più passionale, così lui iniziò a massaggiarmi il seno, io poi decisi che era arrivato il momento di sbottonargli la camicia. Avevo ancora poggiate le labbra sulle sue mentre lentamente sbottonavo ogni bottone fin quando non rimasi senza fiato dai perfetti pettorali che nascondeva, sulla destra del suo petto c’era tatuato lo stesso simbolo della collana datami da Dean, quella anti-possessione, lo guardai un secondo negli occhi e poi continuai. Con due dita percorsi la forma del petto fino alla cintura marrone e baciandolo poi dolcemente, fino ad arrivare al ventre che accarezzai con entrambe le mani percorrendo i perfetti addominali che risultavano essere duri e possenti al tocco. I respiri di entrambi accelerarono e i battiti dei nostri cuori si sincronizzarono mentre lo tenevo stretto per la schiena facendomi strada sul suo collo con la bocca, baciandolo continuamente mentre i capelli mi coprivano letteralmente tutto il viso. Alla fine lui prese il sopravvento e sostenendosi sulle braccia montò su di me sorridendo timidamente ma anche maliziosamente, sorriso che ricambiai mentre gli slacciavo i pantaloni e guardavo lui e quei suoi capelli castano scuro che gli sfioravano il viso. Una volta che ebbi tirato giù la zip dei suoi jeans, ci pensò lui a farli sparire gettandoseli alle spalle e guardandomi ancora sorridendo.
Avevo il cuore che batteva a mille e una presa invisibile mi chiudeva lo stomaco, avevo paura di continuare e di quello che sarebbe successo se non ci fossimo fermati, supposi che però era troppo tardi, quel contatto mi faceva stare bene, ne avevo bisogno e non volevo che finisse. Mentre mi baciava in un continuo ritornello, il collo, la bocca e la parte alta del seno, finì per baciarmi l’addome facendomi gemere, fino a slacciare anche i miei di pantaloni, glielo lasciai fare e non lo fermai. Quel momento e quel posto mi sembravano essere perfetti.
Le nostre bocche si toccavano e si cercavano freneticamente mentre Sam cercava di sfilarmi i jeans e quando ci riuscì, le sue labbra si dilatarono in un sorriso e ancora sorridendo ritornò sulla mia bocca passando una mano sulla schiena e slacciandomi il reggiseno, ero esitante nel rimuoverlo del tutto così cercai di trattenerlo senza sembrare impacciata, ma alla fine lui vinse, lo rimosse e lo lanciò alle sue spalle, dopodiché portò la bocca sul seno destro mentre con una mano massaggiava l’altro, ansimai e gemetti mentre sentivo tutto il peso contro l’addome e la sua erezione contro la mia gamba.
Mi guardò per un istante e la sua espressione divenne seria, mi sfilò anche gli slip e io goffamente cercai di far scivolar giù il suo boxer azzurro a righe non riuscendoci e quindi risi portandomi una mano sulla bocca per non sembrare indiscreta, ma la sua espressione rimase immutata e si denudò da sé. A quel punto eravamo entrambi completamente nudi e diciamo solo che tutte le mie congetture riguardo il suo corpo erano esatte. Essendo troppo alto per la posizione del missionario si sostenne sulle braccia come per fare i piegamenti e quando mi penetrò, mi lasciai scappare un mugolio sentendolo duro e grosso dentro di me. Inizialmente il ritmo fu lento, dolce e misurato, mi accarezzava il viso e mi sorrideva dolcemente guardando nei miei occhi e di tanto in tanto baciava la mia guancia destra delicatamente nascondendosi tra i miei capelli e rimanendo li come se non volesse farsi vedere, come se volesse nascondersi.
Il ritmo si fece più rapido, serrato, guardai nei suoi occhi verdi, toccai i capelli castani e ribelli mentre il piacere si faceva strada dentro di me. Ormai gemevamo e ansimavamo insieme, sincronizzati, fin quando il piacere non raggiunse il culmine e ci lasciammo trasportare da un ultimo intenso grido di appagamento.

*
Eravamo stesi sul letto a guardare il soffitto in silenzio e forse un po’ intimiditi, non ci toccavamo né ci coccolavamo, in un certo senso sentii che la tensione che provavo prima nei suoi confronti era in qualche modo ritornata. Mi coprivo con un lenzuolo mentre lui era ancora nudo accanto a me.
Interruppi il silenzio, voltandomi su un fianco a guardare il suo profilo e dissi solo una parola. << Grazie. >>
Sam parve confuso, si voltò verso di me e batté gli occhi più volte. << Di cosa? >> Chiese infine posizionandosi sul fianco a guardarmi.
Potevo sentire un opaco rossore che mi stava salendo al viso. << Di questo. >>
Lui mi portò a sé abbracciandomi e tenendomi stretta, mi baciò la testa e dopo la guancia. Avevo il mento sulla sua spalla a guardare il letto che era vicino al bagno e mi sentivo al sicuro, nulla poteva distruggere quel momento che mi sembrò essere così perfetto, così giusto.
<< Grazie a te. >> Disse infine posizionandosi di nuovo supino sul letto e portandosi un braccio dietro la nuca. Non aggiunsi altro, lo guardavo ammutolita ed incredula di quello che era appena successo, no, non era uno sconosciuto l’uomo che avevo accanto a me sul letto in quel momento, non lo era più, adesso era qualcos’altro, qualcosa che stavo ancora cercando di capire, così svuotai la mente da tutti i miei pensieri e mi stesi sul suo petto adagiandomi con la testa, dopodiché lui prese il braccio che non aveva dietro il capo e lo portò sulla mia schiena lentamente accarezzandola. Pochi e semplici gesti che mi fecero capire che dopotutto mi sbagliavo, la tensione non era tornata, adesso s’era del tutto sciolta.
   
 
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