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Autore: lmpaoli94    10/09/2019    0 recensioni
Due fratelli, Akito e Sana, fanno un viaggio in Inghilterra per visitare un castello.
Quando vagano lontano dal loro gruppo nella camera di tortura, vengono inseguiti per tutto il castello da un carnefice.
Riusciti a fuggire, ben presto cominciano a perdere i ricordi della loro famiglia e di se stessi.
Dopodiché s’imbatteranno in un uomo e verranno trasportati nel Medio Evo dove i fratelli scopriranno chi sono veramente.
Akito e Sana dovranno guardarsi bene le spalle e proteggersi da un uomo di nome Charles Lons che li trasporterà nel Medioevo e gli rivelerà che loro sono il principe e la principessa mancanti di un re malvagio che li voleva morti.
P.S.: Questa è una trasposizione del racconto di L. R. Stine di Piccoli Brividi con i personaggi di Rossana
Genere: Avventura, Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Naozumi Kamura/Charles Lones, Rei Sagami/Robby, Sana Kurata/Rossana Smith
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Un gemito strozzato gorgogliò nella gola di Akito mentre fissava inorridito il mio polso imprigionato, con gli occhi sbarrati, la bocca spalancata e il mento tremante. 
- Aiutami! - lo scongiurai, agitando freneticamente il braccio, dando strattoni alla catena. - Non stare lì impalato! Toglimi questo coso! 
Akito si fece bianco come un fantasma. Non riuscii a fare la faccia seria un istante di più.
Scoppiai a ridere, e mi sfilai le manette dal polso. 
- Ci sei cascato! - lo derisi. - Hai avuto quel che meritavi per avermi rubato la macchina fotografica. Adesso siamo pari! 
- Io… io… - farfugliò Akito.
Adesso era rosso come un peperone. I suoi occhi scuri erano colmi di rimprovero.
- Mi hai fatto prendere uno spavento tremendo! Non farlo più, Sana. Sul serio.  
Gli feci una linguaccia.
Mi rendo conto che come sorella maggiore avrei dovuto mostrarmi più matura, ma non sempre mio fratello riesce a tirare fuori il meglio di me. 
- Seguitemi, prego! - la voce di Mr Rei Sagami echeggiò fra i muri di pietra.
Akito e io ci avvicinammo mentre il gruppo si radunava intorno alla guida. 
- Adesso saliremo sulla torre nord - annunciò Mr Rei Sagami. - Come vedrete, le scale sono piuttosto strette e ripide, quindi dovremo salire in fila indiana. Fate attenzione a dove mettete i piedi. 
Ci precedette attraverso una stretta porticina, così bassa che per passare dovette chinare la sua testa pelata.
Akito e io eravamo gli ultimi della fila.
La scalinata di pietra si inerpicava nella torre, tortuosa come una cavatappi. Non c’era un corrimano, e mentre salivo dovetti tenermi appoggiata contro il muro per non perdere l’equilibrio.
Più si saliva, più l’aria si faceva calda. Gli antichi gradini di pietra erano levigati, con i bordi smussati. Chissà quanti piedi dovevano averli calpestati.
Pensai a prigionieri che venivano fatti marciare su per quelle scale. Dovevano tremargli le gambe per la paura. 
Davanti a me, Akito saliva lentamente, con diffidenza.
- Non è che ci si veda molto, quassù - si lamentò, girandosi a guardarmi. - Muoviti, Sana. Non restare troppo indietro. 
Le maniche del mio giubbetto strusciavano contro le pareti di pietra annerita. Sono magrolina, ma quella scala era così stretta che continuavo a sbattere da una parte all’altra. Mi sembrava che stessimo salendo da ore quando finalmente giungemmo su un pianerottolo. Proprio davanti a noi c’era una cella oscura protetta da sbarre di metallo. 
- Questa è la cella in cui venivano tenuti i prigionieri politici - ci disse Mr Rei Sagami. -  I nemici del re erano incarcerati qui. Come potete vedere, non era il posto più confortevole del mondo. 
Avvicinandomi di più, vidi che la cella conteneva soltanto una piccola panca di pietra e un tavolino di legno.  - Cosa accadeva a quei prigionieri? - domandò alla guida una donna dai capelli bianchi. - Restavano in questa cella per molti anni? 
- No - rispose Mr Rei Sagami, massaggiandosi il mento. - In genere venivano decapitati in tempi abbastanza brevi. 
Sentii un brivido sulla nuca. Mi accostai alle sbarre e sbirciai dentro. Vere persone erano state incarcerate in quella cella angusta, pensai. Vere persone si era aggrappate a quelle sbarre, guardando fuori.
Si erano sedute a quel tavolinetto. Avevano camminato avanti e indietro in quel poco spazio, aspettando di essere mandate al patibolo.
Deglutendo a fatica, lanciai un’occhiata a mio fratello. Sembrava spaventato e inorridito quanto me. 
- Ma non siamo ancora in cima alla Torre? - ci fece notare Mr Rei Sagami. - Vogliamo riprendere la salita? 
I gradini di pietra della scala a chiocciola si facevano sempre più ripidi mentre ci avvicinavamo alla sommità della Torre. Mi arrampicai con cautela appresso a mio fratello, tenendomi al muro con una mano. E mentre salivo l’ultimo tratto, mi assalì la stranissima sensazione di essere già stata lì. Di aver già seguito quella scala tortuosa. Di essere già stata in cima a quell’antica torre in passato. 
Naturalmente, questo era impossibile.
Era la prima volta che Akito ed io andavamo in Inghilterra in vita nostra. 
La strana sensazione mia accompagnò mentre il gruppo si stipava nella minuscola stanza che si apriva alla fine delle scale. Avevo visto quella torre in un film? Ne avevo visto qualche foto su un giornale? Perché mi sembrava così familiare? 
Scossi energicamente la testa, come cercando di scacciare i miei strani, inquietanti pensieri. Poi andai a mettermi di fianco a mio fratello e mi guardai attorno.
Una finestrella rotonda alta sopra le nostre teste lasciava filtrare una tetra luce grigiastra. Le pareti curve erano spoglie, segnate da fenditure e macchie scure. Il soffitto era basso, tanto che Mr Rei Sagami ed alcuni degli altri adulti dovevano tenere la testa china. 
- Forse potete avvertire la tristezza che aleggia in questa stanza - disse a bassa voce Mr Rei Sagami. 
Ci stringemmo tutti intorno a lui per sentire meglio quello che aveva da raccontarci. Akito alzò lo sguardo alla finestrella, con un’espressione compunta sulla faccia.  -
Qui furono tenuti prigionieri due giovanissimi principi - continuò Mr Rei Sagami in tono solenne. - Era l’inizio del quindicesimo secolo. Il principe Akahito e la principessa Rossana di York vennero segregati in questa piccola cella in cima alla torre. -
Disegnò un cerchio in aria con la sua bandierina rossa. Noi ne seguimmo il movimento con gli occhi, girando lo sguardo per la tetra, fredda stanzetta.
- Provate a immaginare. Due bambini, strappati alla loro casa. Rinchiusi al freddo, nello squallore di questa cella in cima a una torre.  La voce di Mr Rei Sagami era appena più di un sussurro.
All’improvviso mi venne freddo. Richiusi la lampo del giubbetto.
Akito teneva le mani affondate nelle tasche dei jeans. I suoi occhi erano sbarrati per la paura mentre lasciava vagare lo sguardo nella penombra della stanza. 
- Il principe e la principessa non rimasero qui a lungo - proseguì Mr Rei Sagami, abbassando la bandierina. - Durante la notte, mentre loro dormivano, il carnefice di corte e i suoi uomini salirono di soppiatto in cima alla torre, con l’ordine di soffocarli nel sonno. Dovevano eliminare i due giovani principi per impedire che salissero al trono. 
Mr Rei Sagami chiuse gli occhi e chinò la testa. Il silenzio della stanza sembrò farsi più pesante. Nessuno si mosse. Nessuno parlava. L’unico suono era il fruscio del vento attraverso la minuscola finestrella sopra le nostre teste.
Chiusi anch’io gli occhi e cercai di figurarmi la scena.
Due ragazzi come me ed Akito, soli e impauriti, stavano cercando di dormire in quella fredda cella di pietra. A un tratto si apriva la porta. Strani uomini entravano senza far rumore, senza una parola, e senza alcuna esitazione uccidevano il principe e la principessa. 
“E’ successo proprio in questa stanza” pensai. “Proprio dove sono io adesso.”  Riaprii gli occhi.
Akito mi stava guardando con aria turbata. 
- E’ veramente terribile - mormorò. 
- Sì - concordai. 
Mr Rei Sagami riprese a parlare, ma proprio in quel momento la macchina fotografica mi sfuggì di mano e cadde rumorosamente sul pavimento di pietra.
Mi chinai a raccoglierla. 
- Oh, no! - esclamai. - Akito, guarda… si è rotto l’obiettivo! 
- Ssshhh! - protestò mio fratello, spazientito. - Non mi fai sentire niente. 
- Ma la mia macchina…! - insistei, indispettita.
Scrollai con forza l’apparecchio. Non so perché lo feci. Non è che potesse servire ad aggiustare l’obiettivo. 
- Mi hai fatto perdere la fine della storia! - mi accusò Akito - Hai sentito che cosa stava dicendo? 
Feci segno di no con la testa.
- Mi dispiace - mi scusai. - Non stavo ascoltando. 
Ci avvicinammo a un basso lettuccio contro la parete. Accanto ad esso c’era uno sgabello a tre gambe. Era tutto il mobilio della stanza. Il principe e la principessa si erano seduti lì, pensai. Forse salivano sul letto per cercare di guardar fuori dalla finestra. Chissà che cosa si dicevano.
Si domandavano che ne sarebbe stato di loro? Parlavano delle cose divertenti che avrebbero fatto quando li avrebbero liberati e sarebbero tornati a casa? Era tutto così triste, così orribilmente triste. 
Posai una mano sul giaciglio. Era duro. Dei segni neri sul muro attirarono la mia attenzione. Sembrava che sulla pietra ci fosse scritto qualcosa. Forse il principe e la principessa avevano lasciato un messaggio? Mi sporsi sul lettuccio per guardare da vicino. No. Non era un messaggio. Soltanto crepe. 
- Sue, andiamo - mi fece fretta Akito tirandomi per una manica. 
- Va bene… va bene, arrivo - replicai, un po’ infastidita. 
Passai ancora una volta la mano sul lettuccio.
Il pagliericcio era duro e bitorzoluto. Chissà come doveva essere scomodo.
Alzai lo sguardo alla finestrella. La luce grigia si era scurita. Sembrava che fosse scesa la notte, là fuori. All’improvviso ebbi l’impressione che le pareti di pietra si stessero stringendo intorno a me.
Mi sentivo come se fossi chiusa in uno sgabuzzino buio, freddo, spaventoso. Mi sembrava che i muri mi stessero schiacciando, soffocandomi.  Era così che si sentivano il principe e la principessa? Stavo provando la stessa paura che avevano provato loro oltre cinque secoli prima? 
Con un pesante sospiro, mi staccai dal lettuccio e mi volsi verso mio fratello. 
- Andiamo via di qui - dissi con voce tremante. - Questa stanza è troppo impressionante, troppo triste.  Ci avviammo verso le scale, ma ci fermammo di colpo. 
- Ehi…! - gridammo entrambi, sorpresi.
Mr Rei Sagami e il resto del gruppo erano scomparsi.
   
 
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