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Autore: Frulli_    10/09/2019    0 recensioni
3019 T.E. Sauron è sconfitto, e Aragorn è stato incoronato Re di Gondor. I nobili si radunano a Edoras, per i funerali di Theoden e l'incoronazione del nuovo Re di Rohan, Eomer. Tra amici e alleati, Eomer dovrà affrontare i propri demoni e le proprie paure per trovare la pace nel suo cuore e per il suo popolo.
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aragorn, Eomer, Eowyn, Faramir, Imrahil
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Kings&Queens
 
Edoras, Settembre 3021 T.A
 
La tradizione di Dol Amroth era rigida, una delle più antiche circa fidanzamenti e matrimoni. Diceva, chiaramente, che i fidanzati dovevano stare lontano, senza vedersi o ricevere notizie uno dell'altra per almeno un anno. Passato l'anno, si sarebbero rivisti nella dimora della sposa e lì avrebbero celebrato il matrimonio.
Tuttavia, nessuno a Dol Amroth aveva mai sposato un Re. Non recentemente. Così il Consiglio di Imrahil suggerì che, nel caso specifico di Lothiriel ed Eomer, la sposa venisse accompagnata dal suo corteo nuziale a Edoras, dove avrebbe sposato il Re davanti al popolo di Rohan e di Belfalas.
Non essendoci, a Rohan, una carica più alta e importante del Re stesso, Eomer decise che a sposare lui e Lothiriel sarebbe stato Gandalf stesso, ancora ospite nella Terra di Mezzo.
Fu deciso, reinterpretando la severa tradizione di Belfalas, che Lothiriel sarebbe arrivata a Edoras il tramonto prima del giorno del matrimonio, per evitare che Eomer potesse vederla: era tradizione, infatti, che gli sposi non dovessero vedersi per appunto un anno, e che si fossero rivisti solo al momento del matrimonio.
«Una stupida tradizione, stupida davvero» brontolò Gimli quando Aragorn glielo spiegò per la terza volta.
«Stupida o meno, va rispettata» precisò Eomer, teso, mentre si affacciava ogni tanto alla finestra della Sala della Guerra, per controllare a che altezza fosse il corteo. Avevano appena superato i cancelli di Edoras, a giudicare dallo squillare delle trombe. Si sporse appena, curioso di vedere Lothiriel, ma Aragorn lo fece voltare, con le spalle verso l'esterno.
«Le regole sono regole» precisò serio Aragorn.
«Le regole sono fatte per essere infrante» brontolò secco Eomer.
«Ah! Detto da un Re non è molto rassicurante» commentò Legolas, divertito.
«Non la vedo da un anno. E se è cambiata? Se non mi piace più?» chiese Eomer, nervoso.
«Se non ti piace più te la tieni, Re Eomer. O Imrahil ti uccide» precisò Gimli ridendo divertito.
«Dubito non ti piaccia più. Non è cambiata di una virgola» commentò Aragorn, facendogli un occhiolino.
Eomer sgranò gli occhi. «Tu l'hai vista?!»
«Certo che l'ho vista! Ti ricordo che non sono io a doverla sposare...e che sono il suo Re»
«Ancora per poco» precisò fiero Eomer.
«Ma guardali, Pipino...si contendono i titoli come due bambini!» esclamò una voce allegra, improvvisa, che li fece voltare di scatto verso la porta.
Furono sorpresi da Meriadoc e Peregrino, in piedi sulla soglia della stanza.
«Messer Merry!» esclamò Eomer, sorridente. I due Hobbit furono abbracciati e salutati da tutti.
«Spero potrai perdonarmi: sono stato così impegnato ultimamente, che non ti ho porto nemmeno i miei saluti» ammise il Re, serio.
Merry sospirò, osservando Pipino. «Che dici, amico mio? Perdoniamo questo mezzuomo?» chiese, prendendo in giro il Rohirrim. Risero tutti, divertiti, prima di sentire i cavalli del corteo più vicini che mai. Eomer sospirò, deglutendo.
«Un Re che non può decidere chi vedere. Solo voi gondoriani potete avere regole così stupide» brontolò, uscendo insieme agli altri.
«Sono tradizioni. Di solito i candidati ad imparentarsi con Dol Amroth hanno sangue meno importante delle loro spose» precisò ridendo Aragorn, scortandolo nelle sue camere.
«Finchè ovviamente non sono arrivato io»
«Non eri tu quello che si lagnava che non voleva essere Re?» ribattè l'amico.
Eomer scrollò le spalle, continuando a camminare verso la Sala del Trono. «Diciamo che ha i suoi lati positivi e negativi»
«Certo che l'odio per le restrizioni è una dote di famiglia eh» commentò ironico Pipino.
«Badate a come parlare, Peregrino» precisò una voce alle loro spalle.
La Dama Bianca dell'Ithilien venne loro incontro, sorridente.
«Dama Eowyn!» esclamò Merry. Si abbracciarono a lungo, gli eroi della Terra di Mezzo.
«Messer Merry...è sempre bello rivederti» ammise la giovane, sorridendo. Poi si rialzò e chinò profondamente il capo verso gli uomini.
«Non siamo noi a doverci inchinare, Eowyn...lo sai» precisò Aragorn, porgendole i suoi omaggi.
I due si guardarono qualche istante, rimembrando a vicenda ciò che avevano passato insieme o separati: le guerre, gli scontri, la vita dopo la morte...
«Lothiriel è le stanze a lei adibite. Puoi venire» annunciò Eowyn al fratello, che annuì borbottando mentre si dirigeva, con gli altri, verso la Sala del Trono.
«Imrahil!» esclamò Eomer una volta lì, andando ad abbracciare il Principe di Dol Amroth, nella sua scintillante armatura blu e bianca. Il cigno era inciso sul ferro, lucente come un diamante.
«Eomer, amico mio...che gioia vederti» rispose il Principe al Re, ricambiando l'abbraccio. Si sorrisero, poi Imrahil passò a salutare tutti loro. Eomer guardò appena oltre le spalle dell'amico, nella speranza di vederla.
«Le conosci le regole, Eomer» commentò Imrahil, come leggendogli nella mente «solo poche ore...e potrai vedere mia figlia. Ed a proposito, vieni. Dobbiamo discutere della dote»
«Ma abbiamo stabilito la dote e il contratto matrimoniale un anno fa. Ci sono cambiamenti?» chiese Eomer, confuso.
Imrahil non rispose, ma gli fece solo gentile cenno di andare. Il Re, arreso, sospirò e anticipò il Principe verso le proprie stanze.




Aveva capito che cosa intendesse davvero Imrahil solo una volta finito il terzo calice di vino. Gli “accordi” tra Rohan e Belfalas proseguirono ancora a lungo, e i testimoni furono Gondor e Ithilien. Solo Aragorn sembrava reggere perfettamente tutto quell'alcool. Faramir era crollato a dormire sulla poltrona, Imrahil canticchiava qualcosa affacciato alla finestra. Ed Eomer...rifletteva.
Pensava a Lothiriel, al momento in cui avrebbe sentito il suo profumo, il suo contatto...in cui avrebbe rivisto i suoi occhi. In cui l'avrebbe sposata, e potuta chiamare “mia regina”.
Ripensò alle parole di sua sorella. Anche lui meritava la gioia e la felicità che tutti, a loro modo, avevano ricevuto. Sorrise. Il suo momento di felicità stava arrivando.
Sarebbe stato capace di custodirlo? Essere un Re era rischioso ma con giudizio e onore si poteva governare....ma l'amore, il matrimonio? Come si gestiva un rapporto?
«Imparerai» la voce di Aragorn lo fece sobbalzare quasi dal tavolo.
«Io non ho detto nulla...»
«Ma si capisce dalla tua faccia. Io avevo più paura nello sposare Arwen che nel governare su Gondor. E' normale. L'amore è un sentimento gigantesco, che può rovinarti o salvarti. Nel mio e nel tuo caso...ci salverà, te lo prometto»
«Io...non so se sono capace di amare» ammise Eomer «il mio cuore è stato governato dall'odio, dalla vendetta, dal rancore per così tanto tempo che...»
«Il tuo cuore è ferito, Eomer. Lo è quello di tutti noi. Il ricordo della guerra è ancora vivo in tutti noi, ed è stato un momento che non dimenticheremo mai. E che non dobbiamo dimenticare: ci ricorda quanto siamo fragili, sì, ma anche che insieme possiamo vincere il male. La ferita del tuo cuore può essere sanato solo dalla pace, dall'amicizia...e dall'amore di Lothiriel»
Eomer sorrise appena, sotto la barba, poi annuì. «Vorrei che Theoden fosse qui...» mormorò, gli occhi velati appena di lacrime.
Aragorn sorrise mesto, stringendogli una spalla. «Lui sarà sempre con noi, amico mio. Tutti i nostri amici sono con noi...»
Eomer annuì, sospirando, quindi si schiarì appena la voce. Faramir e Imrahil erano crollati a dormire. Un'idea balenò improvvisamente nella sua mente, ma il dubbio l'assalì.
«Vai...ma non esagerare» Aragorn sembrò avergli letto di nuovo nella mente. Eomer sorrise, alzandosi lentamente. L'alcool non aveva attecchito minimante il suo corpo: Imrahil era troppo delicato, e Faramir...beh, troppo poco abituato.
Uscì silenzioso dalla stanza, quindi a passo svelto si diresse verso le stanze di Lothiriel. Vi si fermò davanti, posando la mano sull'anta della porta. Stava per bussare, o aprirla, ma poi...No, si disse. Non doveva farlo. Anche se una stupida tradizione, andava rispettata per quel che rappresentava.
Aragorn aveva ragione: le regole andavano rispettate, a cominciare dal Re. Non poteva infrangerle. Avrebbe deluso Imrahil, suo amico, e soprattutto Lothiriel.
No, avrebbe aspettato. Lasciò scivolare la mano dalla porta, quindi si diresse deciso verso la sua stanza.




«Brindiamo agli sposi!» gridò il suo secondo Maresciallo Guther, per l'ennesima volta, facendo rimbombare voci festanti in tutta la Sala del Trono. Fece poi sbattere il boccale contro quello del Re, che gli sorrise felice.
«Congratulazioni, Altezza»
«Guther...devi chiamarmi Eomer, lo sai. Come fai da quando siamo piccoli» precisò subito il Re, sorridendogli «Ma grazie, amico mio...»
«Amico o meno, sei sempre il mio Re»
«Ma non cambia nulla. Nemmeno se io sono Re e tu il mio secondo maresciallo e consigliere. A proposito...non te l'ho mai detto: ti ringrazio, per aver governato saggiamente al mio posto, nelle varie occasioni in cui ero via»
Gli occhi di Guther, causa anche l'alcool e quel giorno speciale, si velarono di lacrime. «E' stato un onore, Altezza...spero di non deluderti mai»
«Non lo farai, amico mio. Perchè tu ami Rohan quanto me. L'abbiamo vista annegare nella magia oscura e poi risalire, lentamente, e con orgoglio rialzare la testa. E' la nostra terra...e la custodiremo sempre. Siamo una famiglia, ricordi?»
«Sì...siamo una famiglia» annuì Guther, commosso «Va ora, forza! Tua moglie è sola, non vorrai lasciarla in compagnia dei tuoi feroci cavalieri» precisò ironico.
Eomer sorrise, poi si fece largo tra gli invitati. Senza fretta. Assaporò quell'istante, attimo per attimo: un giorno che non avrebbe mai dimenticato. Non solo per il suo matrimonio, non solo per Lothiriel...ma perchè stava respirando finalmente, dopo due anni dalla fine delle guerra, la felicità e la pace tanto agognata.
Non stavano festeggiando i morti, né una battaglia o una guerra vinta. Stavano festeggiando la vita e l'amore, e la vittoria definitiva su ogni male. Tutti erano felici, nessuno aveva ferite, bende, preoccupazioni sul viso.
Incrociò lo sguardo di Imrahil, che chinò il capo con rispetto, sorridendo. Ricambiò il gesto, felice. Fu poi il turno di Eowyn, che parlava allegramente con Faramir e Gimli. Gli Hobbit, che ballavano allegri sul tavolo, cantando le canzoni del Mark. E infine lei...l'astro più splendente di quella sera.
L'abito nuziale splendeva sotto la luce lunare che penetrava dalle fessure sul tetto d'oro, brillando come una stella. Bianco come il latte, di un tessuto setoso e liscio, era finemente decorato con perle di Dol Amroth, a formare un magnifico cigno sul petto e sulla gonna frontale, insieme a fili blu e verdi, richiamo a Gondor e Rohan, intrecciati lungo le ampie maniche a losanga. I capelli avevano un'acconciatura complicata, intrecciata con fili d'argento e blu che ricadevano in parte lungo la schiena e ai lati del viso. Sui capelli, svettava gentile e delicato un diadema in oro grezzo: due cavalli rampanti, uno di fronte all'altro, e uno smeraldo verde tra di loro.
Sorrideva, Lothiriel, mentre ascoltava qualche buffo aneddoto di Aragorn e Arwen, che rideva con grazia. La risata di Lothiriel era molto più fresca e squillante, e quando rideva portava appena indietro il capo, socchiudendo gli occhi e portando una mano davanti la bocca spalancata. Sembrava non potesse fare a meno di scoppiare di gioia.
Gli si gonfiò il petto, orgoglioso, quando si avvicinò a loro.
«Cosa c'è tanto da ridere?» chiese verso i tre, divertiti.
«Oh raccontavo di quella volta che al mio matrimonio ti sei perso per Minas Tirith» informò Aragorn, facendo ridere di nuovo Lothiriel, che nel frattempo cercava la mano del suo Re.
«Non è colpa mia che la tua città è enorme, Aragorn. Cosa dovrai farci con quella città, dico io...» precisò Eomer, stringendo dolcemente la moglie a sé.
«Aragorn...» ripetè Arwen, osservando il marito, sorridente.
«Sì, Regina, io...purtroppo ho un vizio: non riesco a memorizzare i suoi nomi. Per me sarà sempre Aragorn, lo stesso ramingo che penetrava a rohan senza il mio permesso»
«Come potevo chiederlo? Stavi per uccidermi!» esclamò Aragorn, facendo ridere i tre davanti a lui. Poi strinse la spalla di Eomer, sorridente «Ma va bene così...non ci saranno mai etichette e titoli tra di noi. Siamo amici, siamo fratelli...mi piace che qualcuno mi chiami ancora Aragorn, e non solo “Vostra Altezza”»
«E' una consuetudine a cui nemmeno io riesco ad abituarmi» ammise Eomer, scrollando le spalle.
«Vi lasciamo soli» annunciò alla fine Arwen, ed entrambi si congedarono dai novelli sposi.
«Vieni» sussurrò Eomer, prendendo per mano la novella sposa.
Al passaggio dei sovrani, diretti nelle loro stanze, gli applausi e le grida, i fischi e i brindisi aumentarono e li accompagnarono finchè non si furono del tutto allontanati.
L'imbarazzo di Lothiriel era notevole, ed Eomer sorrise divertito. «Non farci caso...è una stupida tradizione di Rohan, quelli di accompagnare con i canti le prime notte di nozze del Re e della Regina»
«Noi abbiamo tradizioni ancora più stupide» ammise la giovane, entrando nelle loro stanze regali.
Si sorrisero l'un l'altro. La giovane Regina si lasciò andare completamente ad Eomer, inesperta e nervosa, cercando sicurezza e calma in quella prima notte con un uomo.
 
**
 
Il vento estivo della notte venne a rinfrescare le stanze del Re, dalla cui finestra erano affacciati i due novelli sposi. Eomer circondata il corpo di Lothiriel standole dietro, accarezzandole le mani intrecciate con lei. Vestito solo con camicia e braghe, poteva finalmente accarezzare il corpo della moglie avvolto solo dalla veste da notte, leggera e scivolosa. I capelli neri li aveva sciolti con delicatezza da ogni gioielli, ogni complicata acconciatura, ed erano sciolti e liberi, accarezzati dal vento notturno.
Rimasero così a lungo in silenzio che, quando volle parlare, dovette schiarirsi la gola.
«Vorrei far costruire dei giardini, dentro le mura di Rohan. Come quelli che avete a Dol Amroth, sai? E magari fare anche una vasca di acqua termale...»
«Esiste l'acqua termale qui?» chiese curiosa Lothiriel, girando il capo indietro per osservarlo.
«Certo! Per chi ci hai preso, per dei rozzi selvaggi?!» chiese Eomer ironico, facendole il solletico. La giovane gridò appena, ridendo divertita e cercando di toglierselo di dosso.
«Basta, o mi sentirà tutto il palazzo!» esclamò ridendo ancora.
Eomer smise, ridacchiando divertito, poi osservò l'abito e la corona poggiati lì sul baule ai piedi del letto. Prese la corona della Regina e gliela posa delicatamente sui capelli sciolti e lunghi, osservandola con ardore.
«Ecco...voglio che la indossi sempre così, anche in pubblico»
«Storta?» chiese lei ironica, raddrizzandola appena.
«No...con i capelli sciolti. Sei bellissima» ammise, con tono da venerazione.
Lothiriel sorrise, dolcemente, quindi ricambiò il bacio del marito. Rabbrividì, a causa anche del vento che entrava nella stanza.
«Hai freddo? Vieni, mettiamoci a letto» annunciò Eomer. Le tolse la corona e la condusse al giaciglio e si sdraiarono sotto le pellicce, al coperto. Si strinsero, sdraiati su un lato, uno di fronte all'altro. Le sorrise, accarezzandole un fianco. Potevano ancora percepire uno il calore dell'altro.
«Ti...ho fatto male prima...?» chiese Eomer, in imbarazzo, osservandola.
Lothiriel sorrise appena, poi scosse il capo. «No. Solo un po'. Pensavo fosse più doloroso...»
«Beh immagino dipenda dalla delicatezza dell'uomo. L'importante è che non ti ho fatto male» precisò lui, baciandola di nuovo.
Rimasero a lungo abbracciati, riscaldandosi insieme, sorridendosi e parlicchiando tra sé.
Eomer girò il capo sul soffitto e prese a parlare di tutti i progetti e i sogni che aveva per le modifiche di Edoras: mura più sicure, i giardini, qualche stanza in più anche per la Regina, e poi e poi...
«Lothi?» sussurrò appena, piano, girandosi verso di lei.
La giovane, esausta dall'emozione e dalla giornata lunga, si era addormentata in silenzio con la testa poggiata sul suo braccio.
Eomer sorrise divertito, quindi dolcemente sfilò l'arto da sotto il viso della giovane, che si svegliò appena.
«Scusa...mi sono addormentata...» biascicò, mortificata.
«Dormi, mia Regina...dormi...» mormorò Eomer, baciandole la fronte. La vide riaddormentarsi, la coprì bene e la guardò a lungo dormire. In quel momento lo capì davvero.
La felicità era arrivata anche per lui. E niente sarebbe stato più come prima.

THE END
  
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