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Autore: Naomy93    11/09/2019    0 recensioni
Lui arriva all’improvviso.
Lui è l’incontro che non ti aspetti.
Lui è la fortuna più grande che possa capitarti.
(Fandom: Space Valley)
(Fanfiction pubblicata anche su Wattpad)
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cap 1: Cesare

 

Cesare aveva circa cinque anni quando capì che non sarebbe più stato il preferito di mamma e papà. Claudio, il suo fratellino, aveva appena compiuto il suo primo anno di vita e tutti gli occhi erano puntati su di lui. Anche quelli della sua sorellona, la stessa che gli diceva sempre di odiarlo, e che in quel momento girava attorno al piccolo festeggiato riempiendolo di baci.

Cesare non capiva perché odiasse solo lui e non Claudio.

<< Lui è più carino di te! >> gli aveva detto con tutta la noncuranza (e la cattiveria) di una bambina di otto anni, a cui poco importava dell’effetto che potevano avere le sue parole sul fratello che, anni prima, le aveva privato le attenzioni di mamma e papà alla stessa maniera in cui Claudio stava facendo con lui.

Forse furono quelle parole a far diventare Cesare un bambino insicuro, convinto che suo fratello lo avrebbe superato in qualsiasi cosa, da quel momento in poi.

Più attenzioni da mamma e papà.

Giochi più belli dei suoi.

L’affetto della sorella che lui non è mai riuscito a conquistarsi.

Sarà sempre il fratello più carino.

E se chiunque fosse stato meglio di lui, e non solo Claudio?

Sorrideva Cesare, anche se sentiva il mondo crollargli addosso. Sorrideva e cantava Tanti auguri assieme a quella piccola folla radunata attorno al suo fratellino urlante, troppo piccolo per capire cosa gli stesse accadendo.

Solo, nella folla troppo distratta per notare un bambino di cinque anni che cantava, sorrideva, e piangeva nello stesso momento.

<< Non piangere, è solo una festa di compleanno! Passerà presto, vedrai! >>

Quella frase gli arrivò a malapena alle orecchie, e a Cesare sembrò quasi di averla immaginata.

Eppure non era così.

Al suo fianco c’era un altro bambino occhialuto mai visto prima.

<< Non sto piangendo! >> si affrettò ad asciugarsi il volto, mentre il bambino occhialuto lo guardava poco convinto.

<< Cavolo, anche a me fanno schifo le feste, ma non mi metto a piangere per questo! >>

<< Ti ho detto che non sto piangendo, vattene! >>

Cesare non capiva perché quel bambino non fosse tra gli adulti ad abbracciare e festeggiare Claudio.

Che ci faceva lì, vicino a lui?

Lo aveva visto piangere e voleva prenderlo in giro, ecco perché.

<< No dai, giochiamo insieme! >> sorrise il bambino tirando fuori dalle tasche le sue carte pokemon << Guarda, ho un mazzo pieno di doppioni! Hai un pokemon erba che vuoi scambiare con uno acqua? >>

Lo sguardo stupito di Cesare, però, sembrò demoralizzare l’altro, infatti, passò presto da un sorriso genuino ad uno imbarazzato.

La verità era che Cesare non si sarebbe mai aspettato di trovare qualcuno lì dentro desideroso di passare del tempo con lui e non con Claudio.

Aveva soltanto cinque anni ed era già convinto che qualsiasi cosa o persona al mondo fosse meglio di lui.

Trovare qualcuno che lo preferisse a tutto il resto fu una gioia tanto grande che, più avanti, negli anni, avrebbe considerato quello il suo primo vero ricordo felice.

 

<< Come ti chiami? >>

<< Sono Nelson! >>

<< Io sono Cesare! Sei il nuovo figlio di mio zio? >>

<< Si, lui e la mia mamma stanno insieme! >>

<< Figo, allora siamo cugini! >>

 

 

 

 

 

Ti ho conosciuto quando il mio piccolo mondo stava cadendo a pezzi.

Adesso il mio mondo gira attorno a te, che io lo voglia o no.

Che io lo ammetta o no.

 

 

 

<< Cazzo Nelson, sei insopportabile! >>

<< Io sono insopportabile? >>

<< Si, tu e quella fottuta fotocamera che ti ostini a voler portare in giro per filmare il solo Dio sa cosa! >>

Nelson sbuffò mettendo giù la fotocamera, poco desideroso di inserire nei suoi vlog i momenti in cui lui e Cesare litigavano. Cosa che in quel periodo accadeva più del solito.

Dall’altra parte Cesare si era stufato dell’egocentrismo di Nelson e della continua insistenza nel filmare le sue giornate.

Non che non lo trovasse divertente. Cioè, vedere Nelson girare per la città mentre parlava a vuoto ad una fotocamera, guadagnandosi le prese in giro e le occhiatacce della gente per strada, era una delle cose più esilaranti del mondo.

Ma c’era un limite.

Al contrario di come si era aspettato, Nelson, nel suo piccolo, grazie ai vlog, era diventato abbastanza conosciuto a Bologna, e di conseguenza lo era diventato anche Cesare.

Il problema era quello.

Cesare era conosciuto come:

Il cugino di Nelson.

L’amico di Nelson.

Quello che sta nei vlog con Nelson.

Probabilmente, uno di quelli che si fa Nelson.

Non gli piaceva che la gente lo venisse a cercare sul posto di lavoro (perché grazie ai vlog avevano capito dove stanarlo), a chiedergli di tutto e di più, e soprattutto ad infastidirlo.

Proprio quel giorno il capo aveva notato quanta gente entrasse al cinema solo per parlare con lui e non per comprare popcorn e biglietti, quindi Cesare si era dovuto subire una ramanzina immeritata, scusarsi, e sopportare l’umiliazione di chi lo apostrofava come: La star dei poveri.

Non era la prima volta che rischiava il posto di lavoro a causa dei vlog di Nelson, e dopo una giornata come quella l’ultima cosa che avrebbe voluto vedere era proprio Nelson, all'uscita, armato di fotocamera.

Peggio ancora che lo riprendesse urlando: << CIAO CESI! >>

Il litigio era inevitabile.

<< Questo è un mio progetto, ci guadagno per vivere! Sembra che tu non lo sappia! >> diceva Nelson spegnendo definitivamente quell'aggeggio infernale.

<< Senti, non mi interessa se è un progetto, un lavoro, un divertimento, o quel che cazzo è! So soltanto che oggi ho rischiato il lavoro per l’ennesima volta a causa di questa storia dei vlog e… Nelson, anche io ho bisogno di lavorare, il mio lavoro mi fa guadagnare per vivere e non pesare economicamente sui miei! Lo capisci? >>

Nelson lo guardava come se lo avesse appena incolpato di ogni disgrazia capitatagli nella vita, cosa che forse Cesare aveva un po’ lasciato intendere, senza volerlo.

<< Non ti sei mai lamentato di apparire nei miei vlog! >>

<< Tu non me lo hai mai chiesto, però! >>

<< Eri consapevole che sarebbe stato tutto di dominio pubblico! Non ti ho costretto, non hai il diritto di accusarmi!>>

Forse era quella calma indifferente mostrata da Nelson o la fastidiosa ingenuità con cui proprio non capiva perché stessero litigando, fatto sta che Cesare non riuscì più a trattenersi e gli sbottò contro definitivamente:

<< Perché ero sicuro che non ti avrebbe cagato nessuno e avresti mollato questo progetto come il resto delle cose che fai e non porti mai al termine! >>

Si era pentito subito dopo aver pronunciato l’ultima parola, ma non aveva altro da dire a quella persona da sempre parte, se non ragione, delle poche cose belle che ricordava della sua infanzia.

E Nelson accusò il colpo.

Di certo non si sarebbe mai messo ad urlargli contro, non era da lui. Nelson manteneva la calma di fronte alla persona con cui si scontrava, poi, quando si ritrovavano da soli, Cesare teneva il conto delle parolacce che uscivano da quella bocca nelle ore successive.

Ma in quel momento era lui la persona a cui sarebbero state rivolte le prossime parolacce, e non sarebbe rimasto lí a contarle.

<< Dovevo dare retta a Tonno e uscire con lui questa sera! >>

<< Allora vai da Tonno, rovina la sua di serata! >>

Si erano lasciati così, ognuno dritto per la propria strada, in direzioni opposte.

Quando Cesare tornò a casa i suoi erano già a letto e gli unici in piedi erano Claudio, intento a scofanarsi gli avanzi della cena, quelli che sicuramente i loro genitori non avevano lasciato per lui, e il piccolo Chewbe speranzoso di ricevere qualche boccone.

Cesare si ritrovò a comprendere la bestiola.

<< Vuoi divorare anche la teglia già che ci sei? >> domandò mettendo una padella sul fuoco e tirando fuori una fetta di carne dal frigo.

Claudio terminò senza rispondere, lanciando l’ultimo pezzo di carne a Chewbe.

Il piccolino riuscì a mangiarla, nonostante avesse ancora pochi denti, e sembrò anche soddisfatto.

<< Cos'hai fatto, Cesu? Sembra che ti abbiano ammazzato il gatto! >>

Per una qualche malsana ragione, Cesare aspettò di sentire Matisse miagolare dal salotto a fianco prima di rispondere.

<< Ho avuto una brutta giornata! >>

<< Lo immaginavo! Che è successo? >>

<< Non sono affari tuoi, Clà! Vai a dormire, domani devi andare a scuola! >>

Per tutta risposta, Claudio si sedette al tavolo pronto a consumare la parte di dolce (non sua) che aveva preso vicino al piano cottura.

<< Dai, sei sempre di cattivo umore in questi giorni! Mi fai preoccupare! >>

<< Certo, come no! >>

Sapeva che suo fratello non stava mentendo, si preoccupava davvero per lui.

Da qualche giorno aveva preso ad aspettarlo in piedi fino a tarda serata, anche solo per chiedergli come fosse andata la giornata, nonostante i loro fossero contrari a questa abitudine.

Ma Claudio aveva sempre ottenuto qualsiasi cosa. Non aveva mai dovuto sudare per ottenere consensi dai loro genitori.

E Claudio voleva bene a Cesare, era abbastanza intelligente da capire quanto si sentisse oscurato da lui agli occhi della famiglia.

A Claudio non era mai piaciuto sentirsi dire che era la versione bella di Cesare.

La versione intelligente di Cesare.

<< Hai discusso con Nelson? >>

<< Io discuto sempre con Nelson! >>

Detto ciò, Cesare mise la sua fetta di carne sul piatto e iniziò a mangiarla, senza nemmeno aspettare che si freddasse.

Voleva solo mangiare e andare a dormire. Punto.

<< Se è per i vlog, guarda che sono una figata! Non hai motivo di essere arrabbiart… >>

<< MA PORCA PUTTANA! >>

Posate e piatti vennero scagliati via, facendo sobbalzare per la paura Claudio e chiunque si trovasse in casa.

Cesare uscì in fretta, ignorando i richiami da parte della famiglia, e andò via in sella alla sua moto.

Non sapeva dove andare, ma qualunque posto lontano da casa sarebbe andato bene.

Si sarebbe scusato con tutti in seguito, quello, però, non era decisamente il momento di avere gente apprensiva attorno.

Di solito, quando stava così, la meta era l’appartamento di Nelson, o casa di Tonno, ma entrambe le opzioni non erano fattibili per ovvie ragioni.

Soltanto quando decise di fermarsi a prendere una birra ad un distributore automatico, e bevve i primi sorsi, iniziò a rimuginare come si deve sulla discussione avuta con Nelson.

Si domandò come gli fosse saltato in mente di parlagli in quella maniera e offenderlo senza pensarci un attimo.

Poi si disse che non era solo colpa sua, perché, nonostante le buone intenzioni, Nelson non aveva mai chiesto il suo parere riguardo ai vlog.

E poi si diede comunque dell’idiota, perché si.

Anche perché pochi minuti più tardi gli arrivarono degli audio da parte di Tonno e Fede contenenti dieci minuti a testa di parolacce vomitate da Nelson contro di lui, con tanto di messaggi: “Sono arrivato a contarne 57, poi ho perso il conto!”

Mi sa che Chicco è un tantino arrabbiato con te!”

Gli mandarono altri audio sporadici in cui Nelson continuava a borbottare come una caffettiera rotta, ma preferì non dargli importanza, e dirgli di avvisarlo quando lo avrebbero riportato a casa.

Si, Cesare aveva deciso che avrebbe chiarito immediatamente con Nelson e ci avrebbero dato in fretta un taglio.

Mentre la questione era ancora risolvibile.

Non ci pensò un attimo, quando Tonno gli diede il via libera, a raggiungere l’appartamento di Nelson e appendersi al citofono come se non ci fosse un domani.

<< Che cazzo fai, Tonno?! Sveglierai tutto il palazzo, smettila! >> gli rispose abbastanza seccato.

<< Sono Cesu! >>

Cesare non udì altro, solo un sospiro.

<< Cosa vuoi? >>

<< Che fai? Non apri? >>

Tirò un sospiro di sollievo sentendo il portone aprirsi.

Almeno non lo aveva lasciato fuori.

Le scale verso l’appartamento di Nelson furono tra le più difficili che Cesare salì fino a quel momento della sua vita.

E Nelson era lì, davanti alla porta ad aspettarlo. Con ancora indosso l’abbigliamento di chi era pronto ad uscire.

Non gli aveva dato nemmeno il tempo di cambiarsi, si era fiondato là alla velocità della luce.

Quando si ritrovarono faccia a faccia, Nelson si spostò per farlo entrare e agli occhi di Cesare non sfuggì il cambiamento radicale che aveva fatto al suo salotto.

Sembrava fosse scoppiata una bomba, come sempre, ma sembrava avere una sorta di senso.

Aveva spostato tutto ai lati e in fondo c’erano il divano e tre pannelli bianchi a cui erano poggiate due piccole librerie vuote.

<< Che hai fatto al salotto? >> ha chiesto genuinamente, senza riuscire a trattenersi.

Nelson alzò le spalle.

<< È per un progetto! >>

<< Per i vlog? >>

Si guardarono, ma Cesare distolse subito lo sguardo.

<< Ci farò anche dei vlog, si! >>

Non si dissero nulla per qualche secondo, continuando a fissare quel disordine, almeno fino a quando Cesare non decise di prendere un bel respiro e parlare.

<< Senti, per quello che ho detto prima… >> parlava continuando a fissare il salotto << Non lo penso sul serio! >>

<< Ah no? A me sembravi abbastanza convinto! >>

<< Ero incazzato, Nels! >>

Si girò a guardarlo, ma Nelson continuava a fissare il salotto con l’aria di chi non sapesse neanche perchè ci fosse tutto quel disordine, o a cosa servisse.

<< Nelson… >> tentò di chiamarlo.

<< Hai ragione sul fatto che avrei dovuto chiederti se ti andasse di apparire nei miei vlog! Riprendo la mia vita, permetto alle persone di farsi gli affari miei, mi sarei dovuto chiedere se a te, a Tonno, o a Fede andasse altrettanto bene! In effetti, ho corso il rischio di perdervi tutti per questa stronzata! >>

<< Non è una stronzat… >>

<< Sai qual è il problema, però? >> lo ha interrotto girandosi a guardarlo << Che io in quella stronzata ci credevo perché ero convinto che voi ci credeste quanto me! O almeno, che foste dalla mia parte in ogni caso! >>

Cesare avrebbe soltanto voluto urlargli di smetterla di dire cazzate. Si stava costruendo convinzioni sbagliate a causa di parole pronunciate per rabbia.

<< Io sarò sempre dalla tua parte! >> riuscì soltanto a dire << Mi dispiace! >>

Nulla di più.

<< Va bene così! >>

No che non andava bene, Cesare si sentiva una merda e sapeva che le cose da dire erano tante, ma erano anche troppe, e lui non riusciva ad articolare un discorso sensato nella sua stupida mente confusa.

<< Non piangere, non è successo nulla! >> gli sorrise Nelson stupendolo.

<< Non sto piangendo! >>

Quando si portò la manica della maglia agli occhi, e si accorse che invece stava piangendo eccome, si affrettò ad asciugarsi il volto.

<< Non sto piangendo! >> ripeté.

Cesare, per un secondo, sentì di avere di nuovo cinque anni.

Ma Nelson non lo ascoltò, affrettandosi a trascinarlo all'interno del salotto e a mostrargli i suoi appunti.

<< Mi serve il tuo aiuto, ho in mente un nuovo progetto a cui devi assolutamente prendere parte! >> disse girando alcuni fogli.

Però si bloccò immediatamente.

Sembrava combattere una lotta interna.

<< Voglio dire… >> riprese << Ho un nuovo progetto in mente che prenderà forma da questo salotto! Ne ho già parlato con Tonno, ma vorrei sapere cosa ne pensi tu e se vuoi farne parte! >>

Fu in quell'istante che a Cesare venne finalmente da sorridere, e non ci pensò un attimo a buttarsi sul divano dicendo: << Sono tutt'orecchi! >>

 

Cesare perse il lavoro circa un paio di settimane dopo aver litigato e fatto pace con Nelson. La cosa lo fece stare parecchio male, inizialmente, però subentrò presto l’impegno per il nuovo progetto in cui era stato trascinato da Nelson con: Allestimenti, stesure di testi, acquisti di nuove attrezzature per le riprese, e tante, tante, davvero tante, riunioni con quelli che sarebbero diventati i suoi compagni nell'avventura che era Youtube.

Non aveva più tempo per sentirsi un fallito.

<< È arrivato il Cesu! >> urlò Tonno non appena lo vide varcare la porta dell’appartamento di Nelson.

Il salotto, da prima devastato, era diventato a tutti gli effetti un set completo di attrezzature e mobilio.

Nelson era seduto al tavolo di fronte ad armeggiare con il microfono.

<< Dove sei stato? Ti aspettiamo da un po’! >> gli chiese.

<< Sono andato a comprare qualche cianfrusaglia da mettere nel set! >>

<< Ah, grande! Cos'hai preso? Fai vedere, fai vedere! >>

Tonno si impossessò subito della busta e iniziò a tirare fuori il contenuto, mentre Nelson non perse tempo ad afferrare la fotocamera per registrare, ma sembrò titubante quando fece per puntarla su Cesare.

Cosa che a lui non sfuggì.

<< Non registrarmi il pacco, alza l’inquadratura! >>

<< Tanto hai la faccia da cazzo, non cambia molto! >>

Nelson venne colto di sorpresa nel sentire la mano di Cesare, sotto le sue, spingere la fotocamera verso l’alto, all'altezza del viso.

<< Ohh, guarda che bello che sono! >>

Sorrideva.

 

<< Ciao Cesi! >>

<< Ciao Nelson! >>








Piccolo angolo dell'autrice

Salve, mi chiamo Noemi e mi diletto nella scrittura. 
Sono nuova nel fandom, ma non è la prima volta che scrivo su persone realmente esistenti. 
E nulla... Adoro i ragazzi e non ho resistito a scriverci sù qualcosa. Prendetela come un esperimento.
La fanfict è praticamente terminata, dato che devo scrivere gli ultimi due capitoli, ma mi piacerebbe conoscere le vostre opinioni e se avete consigli da darmi. 
Grazie a chi commenterà e anche chi leggerà soltanto. 
A presto. :)

  
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