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Autore: Juliaw    11/09/2019    1 recensioni
Questa storia è una ripubblicazione di una delle mie vecchie fan fiction pubblicate nell'ormai lontano 2011. Chiamatela una seconda edizione se vi va lol. Con l'approccio imminente dell'ultima serie di questo meraviglioso show, ho pensato di editarla e ripubblicarla, magari ridandomi così l'ispirazione per un continuo! Basata sulla bellissima e leggendaria Season 5, questa FanFic contiene 19 capitoli, il piano è di pubblicarne uno o due se la storia è di vostro gradimento!
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Vidi l’alba, il chiarore del cielo portò con sé colori del tutto innaturali, come innaturale era quello che stava accadendo, sembrava che tutto si coordinava alla perfezione tranne io.
Genere: Azione, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Lucifero, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Quinta stagione
Capitoli:
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Chapter 9 – Sam’s Thoughts

       Abbracciavo e stringevo a me Julia, colei con la quale avevo condiviso me stesso poco prima e proprio mentre l’abbracciavo la mente prese il sopravvento sul cuore facendomi sentire terribilmente in colpa. Nonostante avessi avuto tanti rapporti occasionali, in quel momento sentivo che quello che era appena accaduto non sarebbe mai dovuto succedere e sapevo anche il perché, avevo usato quella ragazza, l’avevo usata per sfuggire e per dimenticare, anche se solo per poco, alle mie paure e alle mie incertezze sul futuro, per quanto difficile mi era ammetterlo e pensare che lei aveva fatto l’amore con me forse con sentimento, mi faceva sentire un vero egoista. Eppure anche lei faceva parte di tutta quella faccenda, proprio come me e Dean, quindi in qualche modo anche a lei era servito per nascondersi, ma forse stavo cercando solo di ingannare me stesso, la verità era che non amavo Julia, non sono portato per questo tipo di cose, però qualcosa in me diceva che andava protetta, dovevo salvarla e portarla fuori da quella situazione perché dopotutto non vi apparteneva, era stata trascinata dentro solo grazie a noi, forse se non l’avessimo mai salvata, non avrebbe mai scoperto nulla sul suo passato o sui suoi antenati demoniaci, se fosse sopravvissuta o fosse morta questo non lo sapevo, però almeno sarebbe rimasta una ragazza normale, ma chi diceva che salvarla non era quello che il destino aveva in serbo per noi? Non lo sapevo, solo una cosa era chiara per me in quel momento, non avrei mai permesso a quel bastardo di Lucifero di prenderla o di assorbire il suo potere, non l’avrei mai lasciata morire, no, il mio filo conduttore con il mondo esterno non poteva morire.
Se solo qualcuno avrebbe potuto ascoltare la mia mente! Scoparmi una ragazza solo perché mi ricordava la normalità, neanche Dean ne sarebbe stato capace! Spesso mi sorprendevo di me, solo qualche anno prima non avrei mai trattato una ragazza come un semplice oggetto, non l’avrei fatto, anche perché se la mia vita fosse stata normale avrei probabilmente sposato Jessica, ma condurre la vita del cacciatore forse ti porta a diventare egocentrico e menefreghista, diciamo solo che è uno dei duri prezzi da pagare per coloro che salvano il culo al mondo ogni giorno senza nessun tipo di ricompensa. La nostra vita è solo un dare senza mai ricevere e per quanto possa far schifo non si può cambiare e a quel punto ero arrivato alla rassegnazione più che all’accettazione, in fondo non si può avere tutto dalla vita e quello era un motto che ormai descriveva perfettamente la mia.

Chiusi gli occhi e mi voltai alla mia destra, guardai l’orologio analogico sul comodino, segnava le 4:12am. Con la mente offuscata da pensieri di ogni genere, chiusi gli occhi e stranamente riuscii ad addormentarmi.
A scuotere i miei sogni strani e prettamente legati a Lucifero, fu uno spiraglio caldissimo e accecante di sole che entrò dalla porta d’ingresso e che mi fece battere più volte gli occhi per vedere e mettere a fuoco chi o cosa avesse aperto la porta. << Woah, woah… >> Era Dean e per la sorpresa, portò le mani in avanti e si voltò verso la porta. Con gli occhi ancora pieni di sonno, riuscii a notare che in una mano teneva un sacchetto marrone, con la colazione, probabilmente, al suo interno.
<< Cosa? >> Chiesi strofinandomi gli occhi.
<< Vedo che Julia ha preso alla lettera il mio consiglio. >> Esordì sempre voltato verso la porta.

Mi alzai dal letto spostando con cautela Julia, che era ancora stesa sul mio petto, e adagiandola sul cuscino, non si svegliò, mormorò solo qualcosa di incomprensibile. Diedi un’occhiata veloce all’orologio che adesso segnava le 7:30am, beh almeno tre ore ero riuscito a dormire. Potevo considerarmi fortunato quando riuscivo a farlo, il più delle volte ero così impegnato a salvare qualcuno o a lavorare su un caso, che non riuscivo mai ad avere tempo di dormire, so che non è una buona cosa tralasciare il sonno, ma…ricordate i prezzi da pagare per essere un cacciatore? Bhè non dormire era uno di quelli, contando anche e ovviamente sostare in luridi motel, passare la maggior parte del tempo in macchina e mentire a tutte le persone che ti passano accanto solo perché potrebbero considerarti pazzo se dicessi la verità. Però bisogna ammetterlo, essere un cacciatore a volte era anche bello, certo nel senso più perverso della parola, certi avvenimenti ti facevano capire che in fondo la vita era bella, era bella quando io e Dean ci fermavamo nel mezzo del nulla e di notte guardavamo le stelle in silenzio e solo con il rumore della notte che ci circondava, era bella quando vedevo il sorriso di un bambino, era bella quando venivo ringraziato da chi avevo salvato da un crudele destino ed era bella perché con me al mio fianco per sempre c’era Dean che seppure petulante e spesse volte con uno strano senso d’umore era pur sempre mio fratello maggiore e io avrei dato la mia vita per la sua come lui aveva già fatto con me. Ero in debito con lui. Probabilmente era per quello che una parte di me voleva dire sì a Lucifero, avrei provato ad ucciderlo dall’interno per poter salvare ancora una volta il mondo e quindi anche mio fratello, avrei così in qualche modo riscattato il nostro debito, certo era da stupidi pensare di essere in debito con il proprio fratello, però se c’era un modo per salvare lui e tutti allora perché non provarci? Dean non sapeva ancora nulla delle mie idee e non avevo intenzione di parlagliene, almeno non ora.

<< Potresti almeno vestirti? >> Chiese Dean in tono disgustato mentre cercava di non guardare dalla mia parte e mentre si sedeva al tavolino.

Presi i miei pantaloni e corsi in bagno. Non potei far a meno di notare il sorriso compiaciuto sul volto di mio fratello, per quanto cercasse di nasconderlo, a lui faceva sempre piacere quando suo fratello minore aveva un po’ di azione, come diceva lui, ma se solo avessi avuto il coraggio di raccontargli i miei pensieri probabilmente si sarebbe sorpreso di me, e come biasimarlo? Lui mi vedeva come il fratello buono, quello di cui ti puoi fidare, quello gentile con tutti, come potevo dirgli che stavo pensando di dire di sì a Lucifero perché probabilmente era l’unico modo per salvare il culo a lui e al mondo intero? Come potevo dirgli che avevo fatto sesso con Julia solo per dimenticare per un po’ i miei problemi? Probabilmente lui avrebbe cercato qualche scusa, però…

In quel momento non potei far a meno di chiedermi come Dean vedesse Julia, come una vittima da salvare o come l’ennesima ragazza con la quale era giusto passare la notte e perché no anche due? Decisi infine che non volevo saperlo, quello che pensavo io per ora era abbastanza da confondermi la mente come non mai.

<< Spero tu non abbia la fame che ho io perché ho comprato solo un donut a te e uno alla tua ragazza. >> Era la voce di Dean che sentivo dalla porta bianca del bagno, era allegra e con quella vena di sfrontatezza che in lui era innata. Annuii ma senza rispondere, rendendomi conto solo in seguito che non avrebbe potuto sentire.
<< Sam tutto bene? >> Dean venne a bussare alla porta del bagno.
<< Sì, tutto bene, sarò fuori tra un minuto. >> Forse un minuto era un po’ restrittivo in quanto entrai nella doccia. L’acqua gelata era proprio quello di cui avevo bisogno, mi sentii subito più lucido e perfino più calmo. Per un secondo riuscii anche a pensare che l’idea di far usare il mio corpo al Diavolo non era proprio una delle migliori, però bastò il cessare dell’acqua corrente a farmi credere che era letteralmente quello di cui tutti avevamo bisogno. Insomma essere il tramite di Lucifero, colui capace di far camminare il Diavolo sulla terra, non era proprio un peso leggero da reggere, come biasimarmi se pensavo alle più svariate vie per uscire da quella assurda storia? Ricordo ancora quando Lucifero mi apparve in sogno nei panni della mia Jessica, per un po’ mi era sembrato essere davvero lei che mi parlava, che mi coccolava e mi diceva che avevo un’importante missione che da ingenuo credevo fosse quella del cacciatore, ma solo dopo qualche notte che lo sognai mi rivelò la cruda verità raccontandomi infine tutta la storia. Ricordo ancora come mi sentii, avrei voluto urlare e uccidere Lucifero lì e in quel momento, volevo farlo per redimermi dai miei eventi passati, tornare da Dean vittorioso e vedere il suo sorriso fiero stampato sulla sua faccia da schiaffi, cosìcchè Dean avesse di nuovo visto in me il fratello minore, non quello che era stato persuaso dal sangue demoniaco e da Ruby che era il demone femmina più meschino e falso che avessi mai incontrato. Quello fu il periodo più oscuro della mia vita, adesso pareva che le cose con Dean funzionassero di nuovo, ma se gli avessi detto che avevo un modo per uccidere Lucifero? Le cose sarebbero cambiate? Insomma come potevo uccidere il Diavolo senza uccidere me stesso? Era impossibile.

Morire era l’ultima delle cose a cui volevo pensare in quel momento, così dopo una buona mezz’ora uscii dalla doccia, mi asciugai e mi rivestii.
Aprii la porta del bagno e ancora con i capelli bagnati guardai Dean. << Un minuto? >> Chiese in tono sarcastico mentre addentava un panino.
<< Un panino a colazione? >> Gli feci eco.

Lui fece spallucce e addentò il suo panino al bacon. << Vieni a mangiare il tuo donut. >>
<< Grazie. >> Mi sedetti di fronte a lui e presi il donut che era nel sacchetto marrone. << Dove sei stato tutta la notte? >> Di solito queste sono le domande che un fratello maggiore pone ad uno minore, però anche un minore aveva il diritto di preoccuparsi del maggiore, no?
<< Ho passato la notte nell’Impala, avevo bisogno di schiarirmi la mente e cercare di capire fin dove vogliamo arrivare con la questione dell’Apocalisse. >>
<< Dove vogliamo arrivare, Dean? >> Emisi un sospiro spazientito.

<< Sam, io non ho intenzione di dire sì a Michael, spero sia lo stesso anche per te. >> Dean divenne serio e mi guardò con quell’espressione paternale che assumeva ogni qualvolta che io facevo parte di una questione delicata.
Quello mi parve un momento adatto per parlargli del mio piano, così iniziai seriamente e fissandolo negli occhi. << Dean… >>
<< Oh Sam…non mi piace quell’espressione, cosa hai in mente di dirmi? >> Dean posò il suo panino sul tavolo e mise una mano avanti in segno di difesa.

<< Dean, pensavo di riuscire a dominare Lucifero una volta dentro di me. >>

L’espressione sul suo viso cambiò nettamente, sgranò gli occhi e forse per riflesso involontario aprì la bocca ed emise un sonoro: << Cosa? >>
<< Non possiamo lasciare che il mondo vada a puttane quando noi, io, avrei potuto salvarlo. >>
<< Troveremo un modo, Sammy. >> L’espressione sul suo viso era ormai triste e consapevole.
<< Lo dici sempre, ma più ci penso e- >> Dean mi bloccò.
<< Non voglio parlarne Sam, sul serio. >>
Sospirai scuotendo la testa e addentai il mio donut.

<< Bhè è una fortuna che questa notte non sia rientrato, no? >> Dean aveva una naturale abilità nel cambiare discorso, espressione e umore che era praticamente invidiabile, però in fondo lo sapevo come si sentiva, sentirsi dire che il proprio fratello voleva affrontare una missione suicida non è un’informazione facile da dimenticare, però sul suo viso c’era quel sorriso che non faceva altro che mostrare la sua sfrontatezza.
Sospirai. << Dean… >>
Mi diede una pacca sulla spalla e quasi rideva. << Racconta. Ti è saltata addosso? >>
<< No, Dean. >>

<< Allora? Hai finalmente alzato la testa da quel computer e sei saltato tu addosso a lei? >>
Sospirai. << No, Dean. >> Il tono della mia voce non inspirava per niente voglia nel continuare la conversazione, ma questo forse mio fratello non lo capiva.
<< Come è successo, Sammy? >>
Sospirai spazientito e alla fine cedetti. << Suo padre l’ha chiamata e le ha detto che non avrebbe dovuto più cercare la sua famiglia e che saremmo morti tutti, ho cercato di consolarla. >>
Dean rise. << Mhm, vedo. >>
<< Già… >>
<< E allora perché non ti vedo entusiasta? >>

<< Dean, non mi sembra giusto. Io ho fatto sesso, lei ha fatto l’amore, ma non è solo questo… >>
<< Quindi? >> Dean inarcò il sopracciglio destro e assunse un’espressione confusa.
<< Sapevo che non avresti capito. >>
<< Oh andiamo Sammy! Non puoi rammaricarti solo perché hai fatto sesso per dimenticare le tue preoccupazioni, sono sicuro che anche per lei è stato lo stesso, dopotutto è un Angelo di Lucifero, qualunque cosa significhi. >>
<< Forse hai ragione. >> Fu tutto quello che riuscii a dire, non volevo riaprire la conversazione e volevo che finisse li.
<< Lo so. >>

Finimmo in silenzio la colazione e mettemmo da parte un donut per Julia.


Quando lei si svegliò aveva il viso paonazzo e avrei giurato di aver visto anche i suoi occhi castani chiaro, lucidi. Cercava di coprirsi come meglio poteva con gesti frettolosi e impacciati, mentre con occhi sgranati ed espressione impaurita guardava me e Dean seduti al tavolino e si faceva strada verso il bagno.
<< Vi lascio soli? >> Chiese Dean inarcando ancora il sopracciglio destro, una volta che Julia entrò in bagno chiudendosi la porta alle spalle.
<< Forse, non lo so. >>

Non sapevo cosa dire, non capivo perché Julia avesse quell’espressione così spaventata sul suo volto, sembrava che avesse visto qualcosa di orribile, qualcosa che l’aveva sconvolta e che stava cercando in tutti i modi di scappare da essa. L’unica cosa orribile che mi venne in mente in quel momento era Lucifero che la stava praticamente stanando, forse aveva finalmente messo a fuoco la situazione. Bhè speravo fosse questo, perché la seconda cosa orribile che mi venne in mente ero io e il mio orrendo passato da bevitore di sangue demoniaco che però non era in grado di vedere.

<< Beh, mi trovate in macchina, massimo tra un’ora partiamo. >> Disse Dean alzandosi dal tavolino, prendendo la sacca verde e dirigendosi verso l’esterno.
Mi lasciò solo e con una ragazza spaventata in bagno. Avrei voluto dirle ancora una volta che sarebbe andato tutto bene, che avremmo trovato una soluzione, ma era inutile ingannarsi, un’altra bugia non avrebbe fatto altro che peggiorare la situazione, tanto valeva affrontarlo il problema e il problema era lì ora che mi fissava, dovevo solo fare la prima mossa.

Mi alzai dalla sedia e mi diressi verso la porta del bagno. << Julia, stai bene? >> Chiesi bussando, ma non ricevetti risposta, udii però piangere. << Julia? >> Insistetti, non volevo facesse nulla di avventato, dopotutto per quanto impercettibile quella goccia di sangue possa sembrare, è sempre lì che si nasconde e che attacca quando meno te l’aspetti, porta a pensare e a fare cose che risulterebbero mostruose perfino ai nostri occhi ma che ci spinge a non fermarci e volerne ancora e ancora, fin quando per le persone che ci circondano non siamo diventati letteralmente dei mostri.

Continuai a bussare alla porta senza ricevere risposta dall’altra parte, provai a girare la maniglia per vedere se fosse aperta ma non lo era. << Julia? Apri la porta. >> Le imposi.
<< Vai via. >> Fu la risposta che ricevetti, rimasi sorpreso e mi scostai leggermente dalla porta, la sua voce mi parve rauca.

<< Mi trovi fuori, io e Dean saremo in macchina, ti aspettiamo li. >> Le dissi infine lasciando la mano sulla maniglia della porta e quando feci per andarmene la sua voce bassa e camuffata dalla porta mi bloccò. << Voi andate pure, io torno a San Francisco. >>
Mi avvicinai ancora una volta alla porta bianca del bagno e vi appoggiai la testa, che già di buon mattino mi faceva male. << Non dire stupidaggini, Julia, non è un posto sicuro in questo momento San Francisco. >>
<< Non è vero. >>
<< Lucifero ti ucciderebbe. >>

<< Che venga! Cos’è una vita a confronto di milioni? L’hai detto tu, ricordi? >>
Scossi la testa e poi urlai battendo un colpo sulla porta: << Julia! >> Non riuscivo a sopportare che avesse deciso di arrendersi senza neanche combattere, così glielo dissi, ma ci fu il silenzio.
Solo dopo qualche eterno minuto la porta si aprii e Julia ancora coperta con un lenzuolo avvolto intorno al suo corpo, aveva le guance rigate dal pianto e i capelli arruffati, mi venne istantaneo di abbracciarla.
<< Non puoi arrenderti, capito, non puoi. >> Le dissi mentre ancora una volta le accarezzavo la schiena. Impercettibilmente lei annuì e appoggiò il viso sul mio petto.

E fu come se fosse sempre stato lì sotto il mio naso ma che io, accecato dalla rabbia, dalla paura e dai miei sentimenti contrastanti, non ero riuscito a vedere. Julia non era poi così diversa da me se solo avesse dato sfogo a quella piccola goccia di fluido rosso demoniaco che aveva dentro, sarebbe diventata un mostro e non volevo che accadesse, volevo che rimanesse integra almeno un pezzo della sua normalità, il mio filo conduttore con il mondo esterno non poteva spezzarsi proprio adesso che era così vicino a me.
   
 
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