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Autore: heliodor    12/09/2019    1 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Lo farò
 
“Che cosa le hai fatto per averla fatta arrabbiare così tanto?” chiese Joyce a Halux mentre ritornavano verso la sede del governo.
L’erudito fece spallucce. “È andata più o meno come ha detto quella insopportabile donna. Ci fu un simposio di storia naturale e loro portarono una serie di testi che avevano redatto in anni di studi e ricerche. Tutte cose che avevo già scoperto ed esaminato di persona.”
“Quindi erano esatti?”
“Per la maggior parte, sì” ammise Halux. “Ma c’erano delle imprecisioni in alcuni punti. Usai quelle per invalidare l’intera ricerca agli occhi degli altri eruditi.”
“Perché lo hai fatto?” chiese Kallia.
Halux guardò altrove.
“Kallia ti ha fatto una domanda” lo rimproverò Joyce. “È scortese non risponderle.”
Halux sbuffò. “All’epoca anche io ero impegnato nelle stesse ricerche. Mi erano costate cinque anni di sforzi e Versam mi aveva anticipato di qualche Luna. Avrebbe messo in ombra le mie scoperte e non potevo permetterlo. Mi offrii di correggere i loro testi e così scoprii gli errori. Al momento dell’esposizione pubblica, sapevo come metterli in difficoltà. Per inciso, qualche luna dopo esposi le mie ricerche e fu un successo.”
Joyce sgranò gli occhi. “È questo il motivo? Hai sabotato le loro ricerche per una cosa così stupida?”
“Forse per te è stupido, ma all’epoca ero piuttosto giovane e desideroso di mettermi in mostra agli altri eruditi. I simposi servono proprio a questo. Credevi che ci limitassimo a parlare delle nostre ricerche e scambiarci idee come vecchi amici che si rivedono dopo tanti anni? Somigliano più a duelli mortali, combattuti con libri e pergamene. E per inciso io non ho sabotato proprio niente. Quegli errori esistevano già, io ho solo fatto in modo che risaltassero su tutto il resto.”
“Siete persone istruite” disse Joyce incredula. “Credevo non vi interessassero la fama e la gloria.”
“Tu non conosci affatto le accademie, strega rossa” disse Halux. “La competizione è durissima e chi non è abbastanza forte e scaltro finisce per curare l’orto mentre gli altri viaggiano per il mondo conosciuto. Io non volevo rinchiudermi in una biblioteca e riordinare per la centesima volta i testi in ordine alfabetico. All’epoca credevo davvero che il mondo fosse un bel posto da scoprire.” Sospirò. “Ero proprio stupido.”
“Continuo a non capire” disse Joyce.
“Io invece capisco che non avremo l’aiuto dell’accademia” disse Kallia. “E tutto grazie all’erudito. Potevi dirci prima che c’era della ruggine tra te e Versam.”
Ruggine? Si chiese Joyce. Gli eruditi non indossavano niente di arrugginito.
Halux si strinse nelle spalle. “Non avevo idea che fosse diventata la decana dell’accademia. Mi ero dimenticato persino della sua esistenza.”
Kallia trasse un profondo respiro. “Possiamo scordarci il suo aiuto. Puoi riuscire a trovare il portale anche senza le mappe?”
“Ci vorrà più tempo” disse Halux stringendosi nelle spalle.
“Fai quello che puoi” disse Kallia.
Joyce allungò il passo.
“Dove vai così di fretta?” le chiese la donna.
“Devo parlare con Bardhian.”
“Di cosa?”
“Di quello che ci siamo dette Joane e io.”
 
Bardhian era ancora nella palestra dove l’aveva lasciato. Si stava allenando sollevando dei pesi.
Ma non si stanca mai? Si chiese Joyce. Forse dovrei fare un po’ di esercizi anche io.
“Sei di nuovo qui?” chiese il principe di Malinor. I suoi occhi putarono verso Kallia. “Io ti saluto, governatrice.”
“E io saluto te, principe” rispose Kallia. “Vedo che stai prendendo sul serio le tue stesse parole.”
Bardhian annuì. “Il tuo amico erudito” disse rivolto a Joyce. “Ha trovato quel portale? Sono ansioso di andare a nord.”
“Ci sta lavorando” disse Joyce cercando le parole giuste. “Ho parlato con tua madre.”
Lui alzò una mano di scatto. “Ti ho già detto che non devi usare quella parola.”
“Con Joane” disse Joyce.
Bardhian sospirò. “Immagino ti abbia mandata agli inferi. Quella donna spregevole non potrebbe aver fatto altro.”
“Abbiamo parlato” rispose Joyce.
“Di cosa? No, non dirmelo. Non mi interessa.”
“Di te, se vuoi saperlo.”
“Ti ho detto che non mi interessa.”
“Dovrebbe” fece Joyce accigliata. “Lei può aiutarti a superare il limite.”
“Non mi lascerò addestrare da lei.”
“Ha accettato” disse Joyce all’improvviso.
Bardhian scosse la testa. “È una trappola.”
“No, era sincera.”
Bardhian ghignò. “Sincera, certo. Voleva ammazzarmi.”
“Infatti.”
“E tu vuoi darle la possibilità di completare l’opera.”
“Non è vero” protestò. “Al circolo poteva ucciderti e non l’ha fatto. Secondo te cosa vuol dire?”
“Dimmelo tu, strega rossa” la sfidò lui.
Joyce si trattenne dal dargli uno schiaffo.
Come ha fatto Vyncent a sopportarlo per così tanto tempo? Si chiese. Bardhian è forte ma certe volte si comporta come un bambino.
“Devi mettere da parte il tuo risentimento” disse cercando le parole giuste. “E fare ciò che è meglio per te. Vyncent era convinto che Joane potesse completare il tuo addestramento. Lei è qui ed è disposta a collaborare. Usiamola per i nostri scopi.”
“I tuoi scopi.”
“Non c’è differenza. Usiamola” ripeté. “Poi decideremo che cosa farne.”
“No” fece Bardhian. “È la mia riposta definitiva. Ho deciso.”
“Tu hai deciso?” fece Joyce esasperata. “Tu hai deciso per tutti quelli che contano su di te? Hai deciso per Vyncent, per Bryce, per Elvana e tutti gli altri?”
“Voglio aiutarli, cos’altro posso fare?”
“Aiutali risvegliando il potere che c’è in te” disse Joyce. “Comportati come il principe che dici di essere, invece che da bambino viziato.”
“Non ti consento di parlarmi in questo modo.”
“Posso dirti anche cose peggiori” rispose Joyce fissandolo negli occhi. “O forse dovrei prenderti di nuovo a schiaffi, come quella sera.”
Bardhian scosse la testa. “A proposito di quella sera, avrei dovuto darti una lezione, ma ero ancora confuso.”
Joyce ghignò. “Ammettilo che avevi paura.”
“Paura? Io? Di te?”
Lei annuì.
Bardhian rise. “Se avessi davvero paura di te, non sarei degno di essere principe di Malinor.”
“Eppure hai incassato uno schiaffo e non hai reagito.”
“Non mi provocare, strega rossa.”
“Altrimenti?”
“Potresti pentirtene.”
Nella mente di Joyce era balenata un’idea. “Pentirmene? Vuoi sfidarmi a duello per caso?”
“Duello? Con chi credi di avere a che fare?”
“Con uno che ha paura. Potrei batterti senza problemi, se lo volessi.”
“Sei una strega selvaggia” disse Bardhian con disprezzo. “Una vittoria contro di te non mi darebbe alcuna gloria.”
“Hai paura” disse Joyce calma.
“Dillo di nuovo e…”
“Affrontami in duello, allora.” Indicò Kallia. “Lei farà da giudice.”
Bardhian scosse la testa. “Vuoi proprio farti male, Sibyl? Dovrò contenere la mia forza per non fartene, ma non sono così bravo e qualche colpo potrebbe sfuggirmi.”
“Non badare a me” disse Joyce. “Sarà un duello leale. Sì o no?”
Bardhian annuì. “Quando vuoi.”
“Adesso” fece lei. “Se vinci tu, accetterò la tua decisione e non ne parleremo più. Se vinco io, ti farai addestrare da Joane.”
“Non succederà mai” fece Bardhian. “Ma pur di farti stare zitta, accetto.”
“È proprio necessario tutto questo?” chiese Kallia con espressione sofferente.
Joyce andò verso uno degli angoli della palestra e rovistò in una sacca. Ne trasse un disco di metallo largo un palmo e lo lanciò verso Kallia.
Lei lo afferrò al volo.
Bardhian rise. “Una sfida? Pensi di poter vincere una sfida?”
Joyce si piazzò a cinque passi da lui. “Kallia farà da arbitro, intesi?”
“Ti avverto che sono un campione in questo gioco.”
“Una volta ti ho visto perdere con Vyncent.”
“Ma poi l’ho superato. Tu invece?”
Elvana le aveva insegnato le regole del gioco, ma non l’aveva mai padroneggiato davvero.
“Si possono usare solo i dardi magici” le aveva spiegato la strega. “Finché il disco sale, non puoi colpirlo. Non appena inizia a scendere, puoi lanciare i dardi. Ma puoi farlo una sola volta. Se lo manchi, regali il punto all’avversario. Se il disco tocca terra senza che nessuno lanci i propri dardi, il punto non viene assegnato. Il primo che ottiene tre punti vince. Hai capito?”
Joyce aveva annuito. A dispetto delle semplici regole, non riusciva a padroneggiare quel gioco.
Se provava a colpire il disco quando era all’apice della sua traiettoria, quasi sempre lo mancava. Era troppo piccolo e veloce e la sua mira non era molto buona.
Se invece attendeva che iniziasse a scendere, di solito Elvana lo colpiva quando era a mezz’aria, anticipandola.
A volte le capitava un tiro fortunato riuscendo a centrare il disco, ma aveva sempre finito col perdere.
“Sei proprio un’incapace” l’aveva sgridata Elvana. “Mi chiedo come tu abbia fatto a sopravvivere per così tanto tempo lì fuori.”
“A volte vinco e a volte perdo” disse Joyce con falsa modestia.
Bardhian sogghignò. “Vedremo. Io sono pronto, governatrice.”
Kallia mostrò loro il disco. “Cominciamo” esclamò lanciandolo verso l’alto.
Joyce osservò il disco salire verso l’alto ed evocò i dardi magici nel momento in cui iniziò la sua discesa. Senza esitare lanciò il dardo e mancò il bersaglio.
Il disco cadde al suolo rimbalzando.
“Troppa fretta” disse Bardhian compiaciuto. “Punto a me.”
Joyce scrollò le spalle. “Abbiamo appena iniziato.”
Kallia raccolse il disco e lo lanciò di nuovo.
Stavolta Joyce non si mosse finché non cominciò la discesa del bersaglio.
Bardhian sollevò di scatto il braccio e lasciò partire il dardo magico. Il proiettile colpì il disco in pieno scagliandolo lontano.
“Punto a me” disse il principe di Malinor. “E sono due. Vuoi ritirarti, strega rossa? Eviteresti un’umiliazione peggiore.”
“Posso ancora vincere” disse Joyce sicura.
“Certo” fece l’altro con tono canzonatorio.
“Strega rossa” disse Kallia. “Se posso permettermi di darti un suggerimento, non credo tu stia giocando molto bene.”
“So quello che faccio” rispose lei.
Kallia scrollò le spalle. Sollevò il braccio e lanciò il disco per la terza volta.
Stavolta Joyce non seguì la traiettoria del bersaglio ma si concentrò su Bardhian. I suoi occhi erano puntati sul disco che stava ancora salendo. Il suo braccio si stava già alzando, un dardo che brillava nel palmo della mano, quando Joyce decise di fare la sua mossa.
Con una mano evocò la corda magica e nell’altra materializzò una lama di energia. Lanciò la corda verso Bardhian avvolgendogli i fianchi e le spalle ma facendo attenzione a non stringere troppo fino a ferirlo. Nello stesso momento balzò in avanti e puntò la lama d’energia verso il petto dell’altro.
Bardhian guardò stupito la lama d’energia ferma a un dito di distanza dal suo petto.
“Sei morto” disse Joyce.
“Che cosa fai?” gridò Kallia.
Bardhian la fissò, immobile.
Il disco ricadde al suolo tintinnando e rotolò lontano.
“Hai perso il duello” disse Joyce. “Potevo colpirti a morte, ma ho dovuto contenere la mia forza per non farti del male.”
“Tu…” iniziò a dire Bardhian.
“Ho vinto il duello” disse Joyce. “Ammettilo.”
“Io credevo che stessimo già duellando” fece Bardhian.
“È così” ammise Joyce.
“Mi riferivo alla sfida.”
“Io non ho mai parlato di una sfida” disse Joyce. “Ma di un vero e proprio duello.”
“Questo è barare” ringhiò Bardhian. “E toglimi di dosso questa corda.”
“Lo farò solo se ammetterai la tua sconfitta.”
“Mai” gridò.
Joyce guardò Kallia. “Tu sei il giudice del duello. Sta a te decidere se è stato leale o meno.”
Kallia raccolse il disco da terra. “Ammetto che è inconsueto” disse. “Ma la strega rossa ha ragione. Era un duello, non una sfida.”
Bardhian strinse i pugni. “Ha ingannato tutti e due.”
Joyce ghignò. “Ammetti la sconfitta.”
“Va bene, ammetto di aver perso. Sei soddisfatta?”
Joyce annullò la corda e la lama d’energia. “Ti allenerai con Joane.”
“No.”
“Hai promesso.”
Bardhian guardò Kallia. “Tu eri d’accordo con lei, vero?”
Kallia scrollò le spalle. “Ne sapevo quanto te, ma ti consiglio di accettare la sconfitta se non vuoi passare per uno spergiuro.”
Bardhian scosse la testa e marciò fuori dalla palestra.
Kallia si avvicinò a Joyce. “Hai rischiato parecchio. Bardhian poteva spezzare la tua corda e respingere il tuo attacco facendoti molto male.”
“Ho rischiato” ammise Joyce. “Credi che accetterà?”
“Chi può dirlo?”
Solo a sera tardi, quando erano sedute a uno dei tavoli della mensa improvvisata. Bardhian si avvicinò a lei.
Sedette al lato opposto del tavolo, l’espressione accigliata. “Lo farò” disse.
Joyce sorrise. “Hai preso la decisione giusta.”
“Ma la prossima volta che duelleremo, sarà secondo le regole.”
“Quando vuoi” fece Joyce con aria di sufficienza. “Inizierete domani stesso. Inutile perdere altro tempo.”
Bardhian emise un grugnito e si alzò di scatto, allontanandosi.

Note
Capitolo saltato, capitolo recuperato!
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