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Autore: Naomy93    14/09/2019    0 recensioni
Lui arriva all’improvviso.
Lui è l’incontro che non ti aspetti.
Lui è la fortuna più grande che possa capitarti.
(Fandom: Space Valley)
(Fanfiction pubblicata anche su Wattpad)
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3: Tonno

 

La prima volta che Francesco vide Nelson fu all'ingresso della loro scuola.

Non sapeva minimamente chi fosse e per questo attirò subito la sua attenzione, dato che era sicuro di conoscere l’intero istituto.

Era il primo giorno del suo terzo anno, classe alla quale Francesco era riuscito a passare per miracolo, a detta dei professori, perciò era abbastanza convinto che la prossima promozione gliela avrebbero fatta amaramente sudare. A meno che non trovasse un secchione disposto a dargli una mano e a prendere a cuore la sua causa.

Lo aveva segnato tra i suoi buoni propositi per l’anno a venire: Trovare qualcuno di intelligente disposto ad aiutarlo. E quel quattrocchi mingherlino, intento a parlare con delle ragazze, sembrava proprio fare al caso suo.

Era sicuramente un secchione, gli si leggeva in faccia a chilometri di distanza. Tutto ciò a cui Francesco doveva pensare era come avvicinarlo, farselo amico, e convincerlo a trasformarlo in uno studente mediamente bravo.

Le probabilità che ci riuscisse, però, erano basse, ne era consapevole perché:

1. Non lo conosceva.

2. A causa della sua corporatura massiccia, Francesco non aveva mai fatto simpatia ai ragazzi mingherlini, e anzi, in molti lo evitavano per paura di essere picchiati o bullizzati, nonostante lui non avesse mai alzato un dito contro qualcuno in tutta la sua vita.

3. Francesco, fondamentalmente, era timido.

Non lo avrebbe detto nessuno a giudicare dai casini che combinava in classe, ma era così. Per lui, avvicinare qualcuno che di sicuro non era disposto a fare casino, era peggio di essere inseguito da un branco di cani randagi affamati.

Infatti, gli ci volle qualche ora per conoscere il suo nome e settimane prima che Nelson lo notasse, pur essendo nella stessa classe.

Un altro problema era che avrebbe preferito parlargli nei momenti liberi e senza nessuno attorno, tipo all'uscita, alla fine delle lezioni, ma le volte in cui ne aveva l’occasione il mondo sembrava avere una scusa per trattenerlo, e quando, invece, riusciva a liberarsi prima, Nelson veniva praticamente prelevato da dei ragazzi provenienti da un altro liceo.

Ogni volta che lo vedeva allontanarsi senza avergli potuto parlare, gli saliva una frustrazione indescrivibile.

Avrebbe potuto puntare un altro secchione, lo sapeva, tuttavia si era fissato con lui… e quando Francesco si fissava era la fine.

<< Scusa, c’è qualcosa che non va? >> gli chiese Nelson, all'improvviso, avvicinandosi al suo banco.

<< Eh? Cosa? >>

<< Mi stai fissando da qualche minuto e inizio a trovarlo un po’ inquietante! Quindi… >>

Era l’ora di disegno tecnico e probabilmente, preso dai suoi pensieri, Francesco aveva passato più tempo del dovuto a fissarlo.

Si era fatto beccare come un deficiente alla prima cotta.

Ci pensò qualche secondo prima di rispondere.

Se gli avesse detto che si era soltanto incantato, Nelson sarebbe andato via e sarebbero passate altre settimane prima che gli rivolgesse la parola.

Doveva inventarsi una scusa se voleva tenerlo lì.

<< No, io… io… è che ho dimenticato a casa le squadre e il compasso, non è che mi presteresti i tuoi? >>

Mai scusa fu più geniale.

Anche se poco convinto, il ragazzo gli prestò i suoi attrezzi da lavoro e dovette trasferirsi al suo banco perché servivano anche a lui.

Da lì Francesco iniziò a fargli delle domande. Se fosse in quella scuola da molto, o se avesse cambiato indirizzo.

Cose molto banali, giusto per rompere il ghiaccio.

Ebbene, capì subito che Nelson non era come se lo era immaginato.

Dieci minuti senza un professore lì a sorvegliarli, una pallina di carta lanciata per scherzo ai veri secchioni che albergavano ai primi bacchi dell’aula, e Nelson era già con un elastico in mano e una cerbottana, ricavata da una penna vuota, pronto a dargli man forte.

Ci misero poco ad essere additati come: Il deficiente casinista e l’infame che, se istigato dal deficiente, con un panetto di argilla e un po' di gesso sarebbe stato in grado di gettare nel panico un’intera classe.

In tanti ignoravano, però, che quello ad essere istigato era spesso Francesco e non il contrario, ma Nelson possedeva il tipico visetto da bravo ragazzo, e se la cavava spesso con un: Se lo prendi da solo, sicuramente è un amore.

Peccato che Nelson non fosse un amore nemmeno quando lo si prendeva da solo, e anzi, forse era anche peggio.

Se avessero chiesto a Francesco di descrivere il suo nuovo amico, avrebbe parlato di un pazzo amante del rischio, con l’unico scopo di conoscere le conseguenze delle sue (o loro) azioni.

Un genio nell'architettare scherzi e nel convincere lui e gli altri a seguirlo.

Francesco adorava sentire quella risata sguaiata, malefica, e folle, ogni volta che uno scherzo riusciva. Adorava anche sentirlo fare il verso agli insegnanti quando venivano sbattuti fuori dall'aula, o in presidenza, o quando gli dicevano che non avrebbero combinato nulla nella vita.

<< Non starli a sentire! Nella vita avremo più successo di loro, fidati! >> gli diceva Nelson nei momenti in cui Francesco finiva per crederci a quelle parole.

Ma avrebbe parlato anche di un ragazzo che ogni tanto il sorriso sembrava dimenticarlo a casa.

Avrebbe parlato di un Nelson seduto agli ultimi banchi, solo, sepolto all'interno della sua felpa di almeno due taglie più grandi, lontano da tutti, e senza alcuna voglia di scherzare.

Perso in chissà quali pensieri, a fissare il nulla dalla finestra.

Quelli erano i momenti che Francesco odiava. E in cui si odiava.

Avrebbe voluto fare qualcosa per tirargli su il morale, o anche solo provarci, ma non voleva fare la figura di quello che si improvvisava il buon samaritano di turno, così finiva per guardarlo da lontano e aspettare che tornasse a essere quello di sempre.

 

 

<< Ehi Venceslai, è vero che sei polacco? >>

<< Lascialo stare! >>

<< E tu che vuoi? Non sto parlando con te! >>

<< Sparisci, o ti spacco un braccio e te lo faccio ingoiare!>>

 

 

 

Era così che andava tra loro.

Entrambi impararono ad aspettarsi e accettarsi reciprocamente.

Francesco era sicuro che Nelson sarebbe tornato.

Nelson sapeva che Francesco sarebbe rimasto sempre ad aspettarlo.

 

Almeno... fino al giorno in cui tutto andò per il verso sbagliato.

 

<< Tonno, com'è andata con la pagella? >> gli chiedeva Nelson con un sorriso amaro.

A Francesco quel dannato soprannome non piaceva, si sentiva preso in giro, ma dovette rassegnarsi presto dato che per Nelson il suo era un nome troppo lungo da pronunciare, e l’alternativa era quel: Tone, che era anche peggio.

<< Uno schifo, ovviamente! Come vuoi sia andata? >>

Ai colloqui con gli insegnanti era venuto a galla il fatto che il suo andamento scolastico non aveva subito alcun miglioramento, e anzi, forse era anche peggiorato in alcune materie.

I suoi genitori non ci avevano pensato un attimo ad incolpare la sua amicizia con Nelson, e la sua incapacità di trovarsi degli amici che non lo trascinassero nel baratro dell’ignoranza.

Poi sua madre, in un impeto di tristezza e rassegnazione, gli disse di essere consapevole di avere un figlio senza speranza, ma pensava che fosse stato in grado di diplomarsi, quanto meno.

Francesco si sentì male dopo aver sentito quelle parole, anche se non lo diede a vedere di fronte alla famiglia, e aspettò di potersi chiudere in bagno per rigettare nella tazza tutto lo stress accumulato. Infatti, in quel momento aveva davvero una pessima cera.

<< Beh, anche a me non è andata bene, ma mia madre era troppo occupata al negozio per farmi la ramanzina e mio padre non ha mai voglia di discutere! >>

<< Sei felice che i tuoi ti trascurino? >>

Lo disse con una nota di cattiveria, dovette ammetterlo.

Nelson era figlio di genitori divorziati e palesemente disinteressati sulla sua vita. Francesco sapeva che ne soffriva, pur cercando di non darlo a vedere, e dicendo che per ogni cosa i suoi non avevano mai tempo e voglia di rimproverarlo o metterlo in punizione.

Gli aveva parlato in quella maniera per invidia, o forse perché aveva lo stesso difetto di sua madre, ovvero, lasciarsi andare nei momenti di sconforto e non pensare prima di parlare.

Ci pensò quando vide Nelson cambiare espressione e annuire con lo sguardo basso.

<< Lo so! >>

<< Nelson, mi dispiace! Io non volev... >>

Provò a toccargli il braccio, ma l’altro si scostò di scatto.

<< No! >> disse.

<< Nelson… >>

<< Vaffanculo! >>

Si alzò e cambiò posto.

Da quel momento Francesco e Nelson non si parlarono più.

Francesco tentò ancora, inutilmente, di scusarsi nei giorni successivi. Sapeva di averla fatta grossa, ma si convinse che sarebbe stato come sempre anche per quella volta.

Nelson sarebbe tornato e lui sarebbe rimasto ad aspettarlo.

Però non fu così.

No, non era come sempre, e in fondo lo aveva capito fin da subito, anche se aveva negato l’evidenza.

Gli unici ad essere contenti dal loro allontanamento furono i genitori di Francesco, commossi nel vederlo improvvisamente studiare con impegno.

Finì comunque per sentirsi uno stupido senza speranza ai loro occhi, specie di fronte a quelli di sua madre, quando dovette dirgli di aver fallito l’ennesima verifica, nonostante ci avesse davvero provato a studiare quella volta.

Il suo stomaco non ne poteva più di rimettere per lo stress.

E Nelson rimaneva lontano.

Ogni giorno più lontano di quanto ricordasse.

 

 

Passò un’intera estate in cui Francesco riuscì, per un soffio, a farsi rimandare solamente in matematica e arte.

Il fatto che fosse riuscito a non farsi bocciare valeva già tanto.

Lui e Nelson non parlavano da mesi ormai, e l’essersi arreso, o il non volere ulteriormente deludere i suoi, lo avevano motivato più di quanto credesse.

Proprio perché pensava di stare andando avanti nella maniera giusta si stupì nel percepire qualcosa destabilizzarsi dentro di se quando si senti gli occhi di Nelson addosso, dopo tutto quel tempo.

Sembravano occhi preoccupati.

Occhi in cui si rivide e capì davvero come si era ridotto in quei mesi, affogando nello studio eccessivo, nei sensi di colpa, e anche un bel po' nell'autocommiserazione.

Si stava facendo del male senza rendersene conto.

<< Nelson! >>

<< Cosa…? >>

Fu un gesto spontaneo (e forse avventato) quello di afferrarlo per una spalla e tirarlo a se, chiudendolo in un abbraccio stretto.

Un abbraccio senza via di uscita.

Pieno di scuse e chissà quanto altro.

Un abbraccio che sarebbe dovuto arrivare molto prima.

<< Tonno, stai puzzando! >>

 

 

 

Se potessi, tornerei indietro nel tempo per mordermi la lingua e impedirmi di scaricare la mia frustrazione su di te, facendo leva sulle tue debolezze.

Io sono il primo dei deboli e soffro nel sentire di essere uno stupido agli occhi del mondo.

Tu sei l’unico a darmi torto.

Con te posso essere stupido senza vergognarmene, perché tu sai essere stupido quanto e più di me.

Non sarai la persona che cercavo, ma sei sicuramente quella di cui ho bisogno.

 

 

 

 

 

<< Ok, ci siamo! 3...2...1… >>

<< Tonno, che stai facend…? >>

<< BENVENUTI SU AROUD THE VALLEY! Benvenuti in questo backstage! >>

Nelson lo guardava senza capire. Francesco aveva fatto irruzione in camera e aveva praticamente rubato la fotocamera che usava per fare i vlog, accendendola e puntagliela addosso.

<< Questo, caro Nelsino, è un progetto nel progetto! >> disse girandogli attorno << Ho appena aperto un canale dove noi tutti ci riprenderemo mentre ci prepariamo a registrare le puntate! Il pubblico ha apprezzato l’idea! >>

<< Non è vero, stai dicendo una cazzata! >>

<< Ma guardatelo quanto è tenero Nelsino arrabbiato! Dai, fai un bel sorriso a Tonno e ai nostri fan! >> la camera fece un mega zoom sul broncio di Nelson.

<< Tonno, sul serio, quando ti viene un’idea per il progetto devi dirlo prima a me, non prendere iniziative per conto tuo! >>

<< Ma… >>

<< E poi mi occupo dei backstage sul mio canale, non abbiamo bisogno di aprirne un altro! >>

Anche se di malavoglia, Francesco dovette abbassare la fotocamera.

<< È solo un’idea! Puoi lasciar fare a noi? >>

Nelson aveva il vizio di voler tenere tutto sotto controllo, anche quando non poteva.

Non si fidava di nessuno quando si trattava dei suoi progetti, compresi i compagni che si sceglieva per affiancarlo.

Francesco lo sapeva, e per quello non se la prese, limitandosi a sorridergli e a guardarlo in volto.

<< Se non andrà bene, chiuderemo tutto e sarà come se non fosse successo nulla! >>

Nelson lo guardò per qualche secondo e sospirò.

Doveva imparare a fidarsi degli altri, Francesco glielo aveva già detto in più di qualche occasione.

Quando gestivano il loro canale precedente la sua mania di controllo li aveva portati a litigare spesso, e anche se non lo dissero apertamente, la causa della chiusura di quel canale fu la poca propensione di Nelson a lasciare che qualcun’altro, oltre a lui, ci pensasse.

Francesco ci teneva a quel nuovo progetto con gli altri quattro ragazzi, e sapeva che Nelson ci teneva più di chiunque altro.

Proprio per quello gli disse che doveva iniziare a fidarsi di loro o rischiavano di dover chiudere un altro canale da lì a breve.

<< Va bene! >> disse Nelson alzando gli occhi, esasperato.

Francesco stava già per ricominciare a riprendere, su di giri, ma lo bloccò con una mano, tenendo giù la fotocamera.

<< A una condizione, però! Dobbiamo esserci tutti, e la parte che hai appena registrato la cancelli! >>

<< Ok, allora aspettiamo gli altri! >> gli sorrise.

<< Aspettiamo gli altri! >>

  
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