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Autore: SweetPaperella    15/09/2019    5 recensioni
Questa storia é il sequel di “There's no storm we can't out run, we will always find the sun” consiglio la lettura della storia precedente prima di leggere questa.
Sono passati tre anni, Emma é ormai felice accanto a Killian stanno per sposarsi, oltre Henry, hanno una splendida bambina di nome Hope.
Regina Mills é felicemente sposata con il suo fuorilegge Robin e ha finalmente l’amore di sua figlia.
Ma può la morte di una persona cara, distruggere la felicità costruita con tanta fatica? E il passato può tornare distruggendo il presente con la forza devastante di un ciclone?
Un nuovo caso, nuovi personaggi e verità sconvolgenti dal passato, che non è mai del tutto passato.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Regina Mills, Robin Hood
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo due - August Booth

I funerali di per sé sono tristi, nessuno andrebbe a uno se non è strettamente necessario, nessuno vorrebbe vedere morire chi ama e dover poi dargli l’ultimo addio, mentre é posizionato dentro una insignificante bara di legno, che non lo rappresenta per niente. Nessuno vorrebbe soffrire la morte di una persona che si ama. La vita però, é fatta così, si può spezzare da un momento all’altro e chi rimane, non può far altro che ricordare i momenti belli vissuti con quella persona, salutarlo per dirgli addio e piangere tutte le proprio lacrime.
Quel giorno a Storybrooke é uno di questi. Tutta la cittadina é riunita nel cimitero per dare un ultimo saluto a un uomo che con la sua lealtà, con il suo sorriso e la gioia di vivere, ha portato solo bene all’intera comunità. I più anziani lo ricordano fin da quando ha mosso i primi passi da molto giovane per migliorare la città e renderla ciò che è adesso, andando spesso anche contro il parere del sindaco in carica pur di aiutare la comunità. I più giovani lo ricordano per il suo coraggio, le sue parole sempre gentili e di incoraggiamento, infondendo in loro la forza di non mollare mai. Tutti, nessuno escluso, non hanno che un ricordo positivo di un uomo speciale come August Booth. L’espressioni, le lacrime, il dolore che quel giorno campeggia in quel freddo cimitero, ne sono la prova evidente.
Elsa, ha gli occhi rossi dal pianto, ha cercato di smettere di pensare di aver perso l’uomo della sua vita, il padre di sua figlia, ma non ci è riuscita. Organizzare il suo funerale, dover chiamare tutti i parenti di August e i suoi, si è rivelato più difficile del previsto. Ma senza dubbio é stato terribile dirlo a sua figlia Ingrid, una meravigliosa bambina dai capelli castani quasi rossi e gli occhi azzurri, verdi; la principessa di papà. Ha solo otto anni e per lei é stata una notizia orribile, ha pianto ininterrottamente per ore, abbracciata alla sua mamma che non ha potuto far altro che dirle che suo papà non l’avrebbe mai abbandonata, finché avrebbe continuato a vivere nel suo cuore, ma per una bambina così piccola, parole come queste sono totalmente inutili. Lei vuole il suo papà.
Elsa la stringe a sé, mentre danno l’ultimo saluto all’uomo della loro vita. La piccola Ingrid, si stringe alla sua mamma e piange disperata, non volendo vedere la bara scendere per essere sepolta dalla terra.
Henry, il piccolo Mills, le é vicino e le stringe la mano, sono molto amici, frequentano la stessa scuola e spesso a ricreazione giocano insieme, poi si sono visti spesso anche fuori da scuola, essendo che sua mamma Emma e Killian, sono stati spesso invitati a cena a casa Booth e altrettanto spesso sono venuti loro a casa Jones/Swan.
Emma é abbracciata al suo fidanzato, ha gli occhi rossi dal pianto che non é riuscita a trattenere e guarda la tomba del suo amico, non riuscendo a credere che si tratta proprio della sua di tomba. 
Nei giorni prima del funerale ha collaborato con la polizia di zona per cercare i primi indizi, ma il colpevole é stato più furbo di loro e non ha lasciato la minima traccia di sé, nemmeno le telecamere di sorveglianza hanno rivelato nulla, ciò è stato causato dal mini blackout che ci è stato in città proprio in quel frangente, quindi sicuramente le telecamere sono andate in tilt e non hanno ripreso nulla, tanto meno la fuga del killer. 
Accanto alla ragazza c’é Graham, sceso a storybrooke per dare anche lui l’ultimo saluto al suo collega e caro amico August, ma soprattutto per stare vicino ad Emma, la quale sa che è molto scossa e che ora si sente sola e spaesata.
Infatti, la giovane non sa davvero che cosa fare a riguardo. É ovvio che ora deve prendere lei il comando della situazione, il sindaco della città, ha lasciato a lei disposizioni per trovare o un sostituto o prendere il controllo della centrale e trovarsi un vice sceriffo valido per poter svolgere il loro lavoro. Il sindaco si è mostrato propenso a far diventare lei sceriffo della città, visto che Booth parlava spesso della ragazza come la sua migliore collaboratrice e soprattutto perché, si è rivelata preziosa in più di un’occasione; ma Emma non é sicura di riuscire a sopperire a tale compito, si sente ancora inesperta e senza August teme di non farcela. Anche se, spesso, proprio il suo mentore, nonché capo e amico, le diceva che fosse giunto il momento di trasformarsi in cigno. E forse, quel momento é giunto davvero. 
Le parole del prete poi, commuovono tutti, ricordandolo come un amico fedele, un cittadino modello e un esempio per chiunque lo abbia conosciuto. E non sono solo parole fatte, che si dicono per ogni persona che muore, nel caso di August Booth sono veritiere.
Una volta finita la cerimonia, la giovane si è avvicinata alla famiglia del suo collega per abbracciare la bambina e poi rivolgersi alla moglie, Elsa.
«Qualsiasi cosa puoi contare su di me, lo sai. E inoltre, ti assicuro che troverò chi ha fatto questo ad August, fosse l’ultima cosa che faccio.» le dice, ed Elsa le sorride tra le lacrime, sapendo che sarà così. Sa benissimo quanto sia affezionata a suo marito, quanto fosse profondo il loro rapporto.
«Grazie Emma. Starò in pace solo quando scoprirò chi ha fatto questo al mio August. August aveva piena fiducia in te e adesso che lui non c’é più, so che farai un ottimo lavoro per portare avanti ciò che lui ha fatto in questi anni. Non dare il comando a un altro, occupatene tu.» le dice dolce e materna, immaginando perfettamente che lei abbia già parlato con sindaco della questione sceriffo.
«August mi ha sempre detto che saresti stata la sua sostituta perfetta. Lui non c’è più ora, ma so che ti direbbe di credere in te e nelle tue potenzialità, perché hai tutte le carte in regola per puntare in alto.»
A quelle parole Emma sente le lacrime rigarle il viso, dovrebbe essere lei a rassicurare la moglie del suo amico, é lei che ha perso l’uomo della sua vita, invece sta avvenendo il contrario, é lei che le sta dando conforto.
«Grazie Elsa, grazie per la fiducia che riponi in me. Io come ti ho detto prima, farò tutto ciò che è in mio possesso per scoprire la verità e fare giustizia. E tu piccolina, sii forte okay? Il tuo papà ti voleva immensamente bene e ora ti protegge dal cielo e vuole che tu sia sempre sorridente, come lo eri quando c’era anche lui con te.» si rivolge poi alla bambina, la quale si vede che ancora non riesce ad accettare che proprio il suo papà é morto, ma è anche troppo presto per poterlo fare, ci vuole tempo. Solo il tempo guarisce ferite così profonde. E forse, anche se si va avanti, non guariscono mai del tutto, ci si impara solo a convivere.
La piccola Ingrid annuisce e abbraccia lei stavolta Emma.
La ragazza saluta e rassicura ancora una volta le due e poi in compagnia di Graham e Killian si allontana. Ha intenzione di rimettersi prontamente a lavoro e cercare prove utili che le servono per scoprire almeno un qualcosa sul killer. Inoltre, deve svolgere le mansioni di routine e prendere una decisione sul futuro di Storybrooke. Non sa ancora se vuole essere lei lo sceriffo, ma deve prendere una decisione quanto prima.
Sono giorni stressanti e dolorosi, tanto che riesce a vedere a malapena i suoi figli e la piccola Hope, sente tanto la mancanza della sua mamma e dei giochi che hanno sempre fatto insieme. Avverte la tensione che c’é in casa e infatti, anche lei è molto nervosa e piagnucola spesso, anche per andare in asilo.  
Il suo collega e amico Graham, ha deciso di fermarsi qualche giorno per darle un mano, almeno finché non decide che cosa voler fare e insieme si recano in ufficio per poter iniziare a lavorare. 
Inizia a fare delle ricerche sulle vecchie indagini di Booth. Emma, aveva già iniziato la ricerca ma ha voluto sottoporre i casi anche a Graham in modo che lui potesse dargli il suo punto di vista a riguardo. Non solo, hanno deciso di ampliare la ricerca anche sulla vita famiglia di August, in modo da capire meglio il suo passato. Hanno chiesto anche ad Elsa qualcosa sul passato del marito prima di arrivare a Storybrooke, ma anche lei sa poco a riguardo, il marito non ha mai amato parlare della sua famiglia. Ciò che hanno scoperto é che i genitori sono morti quando August e la sorella erano molti piccoli, August essendo il fratello maggiore si è preso cura della sorellina. Sono stati affidati a degli zii, ma praticamente hanno sempre fatto tutto da soli, perché mai veramente considerati parte integrante della famiglia. August una volta diventato maggiorenne si è preso una casa per sé e ha portato a vivere con lui la sorella. I due sono sempre stati inseparabili, fino a che la sorellina, Lucy, non si è fidanzata e per un periodo di tempo si sono separati, ma August non ha mai spiegato nemmeno alla moglie le dinamiche. Sa solo che quando finalmente i due si stavano riavvicinando, Lucy é morta in un incidente stradale ed August é andato via da quella città per continuare la sua carriera a Storybrooke, lontano da tutto ciò che le ricordava la sua famiglia e la sua meravigliosa sorella. Ha smesso di parlare di lei, non volendo ricordare il momento doloroso in cui ha saputo della sua morte. Elsa ha scoperto della sorella minore del marito, qualche mese dopo il loro fidanzamento, attraverso una fotografia. 
August non ha mai amato parlare di questa parte della sua vita, tanto che Emma nemmeno era al corrente che il suo amico avesse una sorella. Sapeva dei suoi genitori morti, ma non di Lucy. Non ne fa però una colpa all’uomo, capisce perfettamente il suo dolore, soprattutto visto che per un periodo di tempo si erano allontanati. 
Ciò che è certo che ora vuole saperne di più, magari tutto ciò può essere davvero collegato al serial killer o forse no... Ma come le ha sempre insieme proprio August, non bisogna tralasciare nessuna pista, tutto può essere importante per risolvere il caso.
«Emma, guarda qui.» Graham la chiama per mostrarle la mail che la scientifica ha mandato sulla dinamica del proiettile e sull’arma a cui appartiene. Costatato che la pistola che ha sparato é una pistola vecchia, un modello piccolo e che probabilmente August ha voltato le spalle al killer e quello l’ha colpito alla schiena, anche dagli schizzi di sangue, la scientifica conferma questa versione dei fatti.
«Quindi August conosceva il suo assassino.» afferma ancora il giovane sceriffo, rivolto alla sua collega.
«Già. Ascolta, perché non torni tu a fare lo sceriffo qui? Lo so è una proposta assurda, ma io...» 
«Emma, tu sei lo sceriffo di Storybrooke. Non io.»
«Tu sei stato vice sceriffo qui prima di me.» ribatte prontamente la ragazza. Ha paura. Ha una maledetta paura di non farcela.
«E tu sei più in gamba e intuitiva di me, lo sappiamo entrambi. Nessuno può far giustizia per August meglio di te, Emma.» il suo collega sa che ha semplicemente paura di fallire, di deludere le persone a cui tiene, di deludere Elsa e sua figlia Ingrid. Lo sa benissimo, ma ciò che non sa che tutti loro, tutti quelli che l’amano credono in lei. August compreso, anche se non é qui per poterglielo dire.
«Non mi starai dando troppo fiducia?»
«No e anche August te lo direbbe se fossi qui, lo sai. Quanto meno assumi l’incarico fino a che non avrai preso l’assassino del nostro amico, per il futuro poi prenderai una decisione.» le propone lui ed Emma annuisce. Non aveva pensato a questa possibilità e decide di fare così, in effetti non vuole uno sceriffo accanto che magari non prende seriamente il caso di August, lei vuole portare alla luce questa storia e risolverla. L’unica cosa che deve trovarsi un collaboratore, da sola non può gestire la stazione. Sta trascurando la sua famiglia e non vuole. 
Andrà a parlare con il sindaco oggi stesso, ma vuole scegliere lei con chi lavorare, solo che non sa chi possa scegliere per rivestire tale compito.
«Bene, allora vai a parlare con lui e poi torna a casa, hai bisogno di riposo. Da quanti giorni non dormi?» le chiede poi ancora una volta Graham, l’ha osservata bene e ha notato le occhiaie sotto gli occhi, il viso spento e stanco. Non può continuare così o rischia di sentirsi seriamente male e di non riuscire a svolgere il suo lavoro correttamente.
«Dormo due ore a notte forse... Ma non posso fermarmi ora, devo scoprire qualcosa, almeno qualcosa.»
Il collega scuote la testa deciso e le toglie le scartoffie dalla mano e le chiude lo sportello del portatile. Le prende la giacca di pelle rossa e la mano per tirarla su dalla sedia girevole.
«August non vorrebbe che tu smettessi di vivere per lui. E io voglio vedere quanto é cresciuta quel terremoto di tua figlia. Quindi ora, ti accompagno dal sindaco e poi andiamo a casa tua. Chiaro? O devo ripetermi?» 
Emma scoppia a ridere finalmente di gusto, una risata che non faceva da giorni interi, a parte in pochissime occasioni in cui è stata con i suoi bambini; e annuisce.
«Ehi questa é la mia stazione, sono io che do ordini qui dentro.»
«Al momento ancora no, non vedo la stellina da sceriffo, quindi posso, Swan.» 
«Andiamo Humbert» spingendolo fuori dalla stazione, continuando a ridere e scuotere la testa. É felice di averlo lì, averlo vicino le sta dando una grande forza. Lui sa come ci si sente a perdere il proprio mentore, August é stato anche il suo per moltissimo tempo, é diventato sceriffo grazie a lui e può capirla perfettamente. Non che in famiglia non la capiscano, Regina e David le stanno vicino e sono dei genitori perfetti, oltre al fatto che la donna continua ad essere la sua miglior confidente, oltre che sua mamma; ma non è la stessa cosa che parlare con qualcuno che vive la stessa situazione. Lo stesso Graham ha avvertito subito che parlare con Emma del loro collega morto, gli ha fatto bene. Ricordarlo, gli ha fatto bene per superare il lutto. Rimarrebbe per fare giustizia, ma non può lasciare la sua stazione.


Il sindaco di Storybrooke, dopo aver ascoltato la sua proposta, anche quella di voler scegliere lei il suo collaboratore, le consegna il distintivo da sceriffo. Il distintivo che è stato tolto dalla giacca di Booth, proprio quella mattina stessa dall’uomo in persona. Un distintivo che ha portato per tantissimi anni uno sceriffo coraggioso e amato dall’intera comunità, uno sceriffo con valori di solidarietà e uguaglianza.
Emma lo prende dalla mano dell’uomo dall’altra parte della scrivania e lo guarda a lungo, prima di indossarlo sui pantaloni di jeans neri. Lo guarda e una lacrima silenziosa le scende lungo le guance, una lacrima di dolore, ma anche in ricordo del suo caro amico, che ora non c’è più, ma che ha riposto in lei talmente tanto fiducia da lasciarle il suo distintivo. Il suo. Non uno qualunque, proprio il suo. Lo porterà con orgoglio e onore. 
Conceda il sindaco, rassicurandolo di tenerlo aggiornato e torna alla macchina dove la sta aspettando Graham.


«Allora chi pensavi di chiamare come tuo collaboratore?» le chiede Killian una volta che sono finalmente soli in casa. Graham é andato via dopo cena, la piccola Hope felice di rivederlo, non ha fatto altro che tormentarlo di giocare con lei, a quanto pare la piccola di casa ha un debole per lo sceriffo Humbert e non ha fatto niente per nasconderlo per tutta la serata. Lui ben felice di assecondarla, si è sottoposto a qualsiasi gioco proposto dalla bambina. Graham sfinito dopo cena é andato da Granny dove ha affittato una camera, ma non è stata da meno Hope, la quale é crollata tra le braccia di Emma prima ancora di raggiungere il suo lettino.
Henry anche dorme e loro possono stare un po’ da soli, cosa che è avvenuta veramente di rado negli ultimi giorni visto ciò che è accaduto. I suoi genitori sono venuti spesso a casa per starle vicino, soprattutto Regina, che ha passato una serata con Emma a parlare tra donne. Inoltre, Emma alcune sere si è fermata in ufficio davvero fino a tardi, come la sera precedente. É rincasata a mezzanotte, non rendendosi conto della tarda ora.
«No in realtà, non è per niente facile trovare qualcuno. Devo trovare una persona di cui mi fidi ciecamente, ma chi?» sbuffa, gettandosi sul divano di peso e poi andare ad appoggiare la testa sul petto di Killian.
Il ragazzo non dice nulla, rimane in silenzio. 
Ed Emma si accorge immediatamente che non è da lui rimanere zitto per così tanto tempo.
«Non dici nulla?» chiede Emma andando a incrociare i suoi occhi, poi di solito quando si poggia con la testa sopra di lui, Killian prontamente inizia ad accarezzarle i capelli, é strano il suo comportamento. Il suo cambio di umore repentino, fino a pochi istanti prima sembrava sereno e tranquillo. Non è che il suo super potere inizia a fare cilecca proprio ora che ne ha bisogno? Forse in realtà ha semplicemente bisogno di riposare. 
Anche se ora deve capire che cosa possa avere il suo pirata.
«Be, sono sicuro che troverai qualcuno all’altezza, Swan» risponde con tono piatto, quasi assente, facendo insospettire ancora di più la ragazza.
«Che c’é?»
«Ma niente, lascia stare. Piuttosto cambiamo argomento ti va? Che ne dici di...» e invece di finire la frase si avventa sulle sue labbra e la bacia con passione e con desiderio.
Emma ricambia inizialmente il bacio, ma quando lui sposta le sue mani verso la sua camicetta per iniziare a sbottonarla, lo ferma decisa. 
«No, fermo. Non così. Non con te che stai evitando di parlarmi. Cosa c’é Killian?» lo guarda nuovamente negli occhi, per capire meglio da suo sguardo che cosa lui le stia nascondendo. É stato lui a tirare fuori l’argomento collaboratori e non capisce perché ora deve comportarsi così freddamente, scocciato e quasi arrabbiato.
«Non ci arrivi, Emma?» le dice alterato, lei non arriva a capire il motivo del suo umore. Lei non ci ha nemmeno pensato e ciò le fa ancora più rabbia.
«A cosa avrei dovuto pensare, Killian? Parla invece di essere così criptico.» stanno discutendo, a che la serata si è svolta in modo tranquillo e rilassato, a che stanno discutendo. Forse lei è stata intrattabile in questa ultima settimana, ma lui non sta facendo davvero nulla per andargli incontro e capire che non sta bene, uno dei suoi più cari amici é morto, non é un lutto che si supera così facilmente, considerando anche che dovrà essere lei a indagare e scoprire la verità.
«A prendere me come tuo collaboratore, per esempio. Non ti ha nemmeno sfiorato l’idea vedo.» glielo dice, tira fuori ciò che pensa e che non voleva dire semplicemente perché non aveva la minima voglia di litigare con la sua fidanzata. Lei ha insistito ed ecco il risultato.
«Non pensavo che ti interessasse il posto, potevi dirmelo Killian...»
«Collaboro con qualche vostra indagine da tempo ormai, il pensiero ti avrebbe dovuto sfiorare un minimo. Non ti fidi di me?» le chiede, a questo punto ha bisogno di sapere. Vuole capire perché lei non ha minimamente pensato a lui. Non gli gli dà fastidio che lei non glielo abbia chiesto, ma il fatto che lei non l’ha fatto perché non ha pensato minimamente a lui come suo collega. L’ha chiesto prontamente a Graham di tornare però, non ha esitato a chiedergli di restare almeno un altro paio di giorni, giusto per darle le prime dritte come sceriffo e aiutarla a scoprire almeno una minima prova.
«Certo che mi fido di te, ma che discorso é Killian... Io semplicemente non pensavo che ti interessasse. Collabori con noi, ma pensavo ti bastasse ciò, come lavorare con Regina.»
«Quindi mi stai dicendo che visto che non ambizioni come te, allora non sono in grado di fare il vice sceriffo?» travisando le sue parole. Emma non ha di certo detto ciò è non sa nemmeno come sono arrivati a questo punto.
«Mi stai mettendo in bocca parole che non ho detto.» risponde lei decisa, si è alzata dal divano ormai, esattamente come Killian e stanno discutendo animatamente, nonostante non stiano urlando, cercando di mantenere un tono basso per non svegliare i bambini. Henry che capisce poi i litigi ormai, si preoccuperebbe soltanto, anche se a volte ha assistito a qualche litigio tra i due.
«Lasciamo stare che è meglio non voglio dire qualcosa di cui pentirmi.» cercando di chiudere la conversazione per non continuare, o la lite potrebbe davvero degenerare.
«Già, meglio. Me ne vado a letto, dormi anche tu, almeno ti torna un po’ di sale in zucca e magari ti rendi conto che io ho ho un enorme stima nei tuoi confronti, so che puoi fare grandi cose. Non scaricare le tue insicurezze su di me.» gli dice schietta e diretta, non è riuscita a trattenersi e ha dovuto dirglielo per forza.
Senza aspettare che lui aggiunga altro, si allontana per raggiungere la loro camera da letto, non voltandosi nemmeno indietro per guardare se lui la stia seguendo.
 A volte quando litigano, lui va a dormire sul divano o se viene a letto, si mettono distanti, in modo da disturbarla durante il sonno. Emma non sa che cosa farà quella notte, non le interessa, lei sa solo che è rimasta ferita dalle sua parole, dal fatto che lui pensi ciò. É sempre stata la sua prima sostenitrice, colei che ha appoggiato tutte le sue decisioni lavorative e che gli ha proposto di collaborare con la centrale, quando c’era ancora August. Ora viene a dirle così... Non riesce a crederci. Forse lei ha sbagliato a non coinvolgerlo, a non pensare a lui, ma davvero non credeva che a lui potesse interessare diventare vice sceriffo. Si fida ciecamente di lui, quindi se vuole, é disposta a lavorare in sua compagnia, non si fida di nessuno come di lui... A questo punto però, non sa se per orgoglio non accetta più e al momento non ha intenzione di chiederglielo, conoscendolo direbbe di no.
Killian si siede nuovamente sul divano e accede la televisione, se pur non la stia guardando minimamente, sta scorrendo un film demenziale di cui non sa nemmeno il titolo. I suoi pensieri solo altrove, sono alla litigata con Emma. Forse ci è andato giù pesante, ma non ci ha visto più, non ha sopportato che lei non abbia pensato a lui, é vero non ha mai mostrato interesse per diventare vice sceriffo, gli piace il suo lavoro come detective per Regina e lavorare quando capita al porto con le navi, ma a volte non gli basta e vorrebbe fare qualcosa di più, per la sua famiglia, per Emma. Vorrebbe sempre essere un orgoglio per loro. Se pur sa benissimo che è così ogni giorno. 
Ha sbagliato ad arrabbiarsi così tanto, ma si è sentito sminuito in un certo senso. 
Si addormenta con quei pensieri, senza rendersene conto e quindi, non andando a letto, come invece aveva programmato di fare, nonostante il litigio con Emma. Sa bene che quando dorme poi sul divano, lei l’indomani non trovandolo nel letto, inalza ancora più alto il suo muro. 
Ma stavolta davvero non ha previsto di addormentarsi.
 








Spazio autrice: Ciao a tutti, scusate se non ho messo ieri il capitolo, ma sono stata tutto il giorno fuori con delle amiche, ma eccolo che arriva prontamente questa mattina. 😉
Sono contenta che il primo capitolo sia piaciuto. In questo secondo capitolo invece assistiamo al funerale di Booth, ad Emma che prende l’incarico di sceriffo (al momento provvisoriamente, per il futuro chissà...) e a una litigata tra Emma e Killian, lei non ha pensato a lui come suo collaboratore, ma non l’ha fatto per male, lui però si è offeso ed é generata la lite... Si risolverà presto? Chissà, lui si è pure addormentata sul divano pur non volendo... Quindi... Ditemi come sempre che cosa ne pensate. 
Vi auguro buona domenica e io scappo a vestirmi che ho un pranzo di compleanno in famiglia.
   
 
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