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Autore: inzaghina    15/09/2019    5 recensioni
Le estati alla Tana sono sinonimo di divertimento, sfide a Quidditch tra cugini, nottate che sembrano infinite passate a ridere e, soprattutto, di rapporti destinati ad andare oltre alla semplice parentela. Ad otto anni, James Sirius Potter comprenderà che le parole hanno un peso e che, con cugine come le sue, è meglio pensarci due volte prima di lasciarsi andare a commenti avventati.
[Terza classificata al contest “La prima volta non si scorda mai” indetto da blackjessamine sul forum efp.]
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dominique Weasley, James Sirius Potter, Nuova generazione di streghe e maghi, Rose Weasley
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Storia partecipante al contest “La prima volta non si scorda mai” indetto da blackjessamine sul forum efp.
 
 
 
 
Dogmi di famiglia
 
 
 
“Famiglia.
Il luogo dove siamo trattati meglio
e dove si brontola di più.”
John Garland Pollard
 
 
 
 
Seduta all’ombra di un faggio secolare, una Rose imbronciata osservava i cugini inseguirsi nel giardino della Tana, celandosi dietro alle pagine di un libro regalatole dalla madre solamente la sera precedente. Il sangue fuoriuscito dalla sbucciatura sul ginocchio si stava ormai asciugando e presto avrebbe potuto tornare a divertirsi con loro: le parole di suo cugino James però, continuavano a risuonarle nella testa.  
 
“Cerca di stare più attenta, Rosie.”
“Sei tu che mi hai tagliato la strada!”
“Forse” concesse James Sirius, sollevando le labbra in un sorriso sbarazzino. “Ma io non mi sono fatto nulla… noi maschi siamo più forti, si sa!”
Rose non aveva proferito verbo, s’era limitata ad assottigliare gli occhi azzurri in una maniera che avrebbe dovuto inquietare il cugino, prima di andarsi a sedere nel suo angolo preferito del giardino a passo di marcia.
 
“Finalmente siete arrivati!” l’esclamazione di nonna Molly spinse la bambina a chiudere il libro e a raggiungere la cucina, dove la matriarca stava stringendo a sé l’ultimogenito di Bill e Fleur — sotto lo sguardo divertito delle sue sorelle.
“Ciao, Rose!” la salutò Dominique, correndole incontro ed abbracciandola.
“Ciao” rispose la più piccola in tono piatto.
Quando fu il turno di Victoire di salutarla, l’anglo-francese diede uno sguardo al ginocchio insanguinato della cugina, inarcando le sopracciglia chiare con sguardo indagatore. “Che è successo?”
“James” borbottò Rose.
“Vado a prenderlo a calci!” s’infervorò Dominique.
“Non ha fatto apposta” chiarì Rose.
“Ma?” la spronò la maggiore dei nipoti Weasley.
“Dice che i maschi sono più forti delle femmine…” bofonchiò, mentre il suo viso assumeva una smorfia contrariata.
“Ora posso andare a prenderlo a calci?” domandò Dominique, incrociando le braccia — gli occhi fiammeggianti della stessa sfumatura di quelli di sua madre nei momenti in cui emergeva il suo lato Veela.
“Chi vorresti andare a prendere a calci, scusa?” la domanda precedette l’arrivo di nonna Molly, con Louis alle calcagna.
“Jamie!” ribattè svelta la secondogenita di Bill e Fleur.
“E perché mai?”
“Ha detto a Rosie che i maschi sono più forti delle femmine…” dichiarò la bambina, scuotendo vigorosamente la testa.
Molly scoppiò a ridere, una risata che provocò le occhiate risentite delle sue tre nipoti femmine e quella perplessa di Louis. “James imparerà a tempo debito che noi donne sappiamo essere molto più forti dei maschi…” disse quindi, in tono misterioso. “Andate fuori con gli altri, dai… tra un po’ vi raggiungerò con la merenda.”
I quattro non se lo fecero ripetere due volte ed uscirono nell’ampio giardino, dove il resto dei cugini scorrazzava urlando.
“Era ora!” esclamò James, correndo loro incontro con Freddie alle calcagna.
“Adesso possiamo giocare a Quidditch?!” chiese il primogenito di George e Angelina.
Dominique e Rose sbuffarono, mentre Louis annuiva.
“Andate a prendere le scope, dai” suggerì diplomaticamente Victoire, osservando i due coetanei della sorella raggiungere di corsa il capanno in cui erano conservate le scope.
“Avete sentito cos’ha detto nonna Molly, no?”
Le due bambine annuirono.
“Lasciate perdere quello che ha detto Jamie e pensate solo a divertirvi…” suggerì la maggiore.
“Oh… puoi star pur certa che mi divertirò, Vicky! Sono pur sempre l’arbitro…” mormorò Dominique, mentre un ghigno minaccioso le sollevava gli angoli della bocca.
Victoire scosse la testa: Dominique era decisamente troppo simile a James e Fred, del resto era per questo che solitamente erano inseparabili, ma guai a chi toccava Rose o il resto delle cugine, perché la secondogenita di Bill e Fleur si trasformava in un’autentica furia in quel caso.
 
Nessuna sensazione era lontanamente paragonabile al senso di libertà che Rose provava una volta libratasi in cielo: era stato così sin dalla primissima volta in cui aveva volato tra le braccia di suo padre — sotto lo sguardo preoccupato di sua madre. James non aveva nemmeno provato a suggerire che Rose non partecipasse alla partita tra cugini; le uniche che non giocavano mai erano Lucy, che si divertiva a scrivere le cronache più dettagliate — nonostante avesse solo da poco compiuto sei anni —, e Dominique, che arbitrava. Le squadre erano ben assortite: i cugini erano decisamente portati per lo sport che aveva già dispensato numerose soddisfazioni ai loro genitori — James e Al erano i due Cercatori, mentre il resto dei cugini ruotava tra il ruolo di Cacciatore e Battitore. Per rendere le partite più emozionanti, a meno che non partecipasse anche qualche adulto, non c’erano Portieri di ruolo, ma uno dei Cacciatori che si divideva tra i tre anelli e lo smistamento della Pluffa. Visto il numero così elevato di nipoti, Arthur e Molly s’erano decisi ad adibire parte del giardino ad un campo da Quidditch quasi regolamentare: un’area a cui Harry, Ron e Bill avevano applicato una serie di incantesimi repelli-babbano ed alcuni che evitavano di disperdere Puffa e Boccino d’oro, ma in cui i ragazzi giocavano con bolidi incantati per evitare di far loro del male.
 
Pur non amando praticare il Quidditch, Dominique conosceva le regole a menadito ed era solita essere un arbitro intransigente — nonostante avesse solo otto anni. Chi si era — piuttosto inaspettatamente, in realtà — rivelata un portento era Molly, a cui Charlie, George e Ron prevedevano un roseo futuro nella squadra della sua casa. La stessa ragazza sorrideva felice all’idea di entrare a par parte della squadra della sua futura casa, anche se avrebbe dovuto attendere altri tre anni prima di raggiungere Victoire e Teddy a Hogwarts. La primogenita di Bill e Fleur, che aveva concluso il suo primo anno in Scozia il mese precedente, aveva ormai deciso che si sarebbe presentata alle selezioni per la squadra rosso-oro l’autunno successivo — aspirando ad un posto da Cacciatrice. In quel momento le due cugine maggiori si stavano contendendo la Pluffa sotto allo sguardo vigile di Dominique, quando Molly ne uscì vincitrice, e tentò di passare la palla appena arpionata a Fred: il bambino pregustava già di involarsi verso gli anelli a cui il piccolo Hugo era il più vicino, quando sua sorella Roxanne gli sbarrò la strada colpendolo con un bolide ben assestato. Freddie fece una smorfia, perdendo la Pluffa, che venne subito afferrata da una determinatissima Rose, che s’involò verso l’area del campo in cui Lily faceva la guardia agli anelli. Dopo aver appurato che nessuno sarebbe stato in grado di fermarla, James abbandonò per qualche secondo la ricerca dell’elusivo Boccino — sicuro che Al non lo avrebbe individuato proprio in quel momento — per sbarrare la strada a Rose, facendola infuriare.
“Fallo!” sbraitò Dominique, piazzandosi di fronte al cugino con le braccia conserte.
“Ma non l’ho nemmeno toccata” si lagnò James.
“Invece sì, le vostre scope si sono sfiorate e le hai fatto perdere la traiettoria che stava seguendo” ribatté la bionda, schioccando la lingua.
“Fai preferenze solo perché siete entrambe femmine” s’adirò James, che mal sopportava di non ottenere ciò che voleva.
“Smettila subito di parlare o ti butto fuori” enunciò, con tutta calma, Dominique.
Fred venne a trascinare via il cugino e Rose infilò senza alcun problema la Pluffa nell’anello alla sinistra di Lily — che batté il cinque alla cugina, complimentandosi per il tiro, nonostante fossero avversarie.
“Non fraternizzare con il nemico, sorellina!” la redarguì James.
Lily rispose con una linguaccia in seguito alla quale Molly e Victoire scoppiarono a ridere, presto seguite da Rose e Roxanne.
“Non siamo al mercato, Jamie!” gli ricordò Dominique, strizzandogli l’occhio.
Il primogenito di Harry e Ginny prese nuovamente a sorvolare il campo, alla ricerca di un luccichio che lo potesse guidare all’individuazione del Boccino. Quel giorno però, pareva che la pallina non aveva alcuna intenzione di farsi trovare e, una mezz’ora dopo, un innervosito James s’avvicinò a Dominique — distraendosi nuovamente dalla sua ricerca.
“Dì un po’ Domi, hai forse trattenuto il Boccino?”
“Che cosa?” ribatté l’anglo-francese in tono oltraggiato.
“Beh, stiamo giocando da un po’ e il Boccino ancora non si è visto per niente… è molto strano, ecco tutto…” le disse tutto d’un fiato, incurante dell’occhiata irata che la cugina gli stava dedicando.
“James Sirius Potter! Stai forse insinuando che io abbia barato?!” proruppe infatti la bambina, attirando tutti gli sguardi dei cugini su di loro.
Gli occhi castani di James si dilatarono e lui prese un profondo respiro, tentando di sorridere alla cugina. “Certo che no, Domi è solo che…”
Dominique non lo fece finire. “Prima insinui che i maschi siano meglio delle femmine, poi mi accusi di aver nascosto il Boccino… che ti è successo?!” urlò, senza rendersi conto che la rabbia ce stava provando era sul punto di esplodere.
Il resto del gruppo accorse nel vano tentativo di risolvere il conflitto, ma, sotto lo sguardo sbalordito di tutti i presenti e quello colpevole di Dominique, la scopa di James prese ad emettere fumo ed a perdere quota velocemente.
Il ragazzino urlò spaventato, presto imitato dal resto dei presenti, i cui occhi sbarrati li facevano assomigliare ad un numeroso gruppo di Nati Babbani che visitavano Diagon Alley per la primissima volta.  Rose aveva compreso che era necessario agire velocemente, anche se non aveva nemmeno la vaga idea di cosa avrebbe dovuto fare, sterzò quindi la sua scopa verso quella del cugino augurandosi solamente di arrivare in tempo. La bambina lo aveva quasi raggiunto, quando si rese conto che la caduta del cugino sembrava ormai rallentata e che il fuoco aveva smesso di ardere, la scopa su cui si trovava James atterrò con eleganza al suolo — nonostante il ragazzino stesse stringendo il manico con forza ed avesse serrato gli occhi, evitando di guardare il suolo verso cui stava precipitando.
“Che cosa è successo?” domandò Molly, arrivata in quel momento in giardino insieme alla figlia.
Ginny corse incontro al suo primogenito, stringendolo forte a sé.
Il resto dei bambini planò al suolo, insieme a Lucy che li raggiunse di corsa.
“Qualcuno vuole dirci cosa è successo?” insistette nonna Molly, abbracciando con lo sguardo tutti i nipoti.
“James e Dominique si sono messi a litigare” iniziò a spiegare Louis.
“Ma non abbiamo capito cosa si stessero dicendo” lo spalleggiò Roxie.
“Io ho sentito che la stava accusando di aver nascosto il Boccino” confessò Freddie, intercettando lo sguardo del cugino — ancora stretto nell’abbraccio della madre.
“E poi?” domandò Molly, inarcando un sopracciglio in direzione del reso dei nipoti.
“E poi la scopa di James ha preso fuoco e lui ha cominciato a cadere” mormorò Molly Jr.
“Ma Rose lo ha salvato” aggiunse sua sorella Lucy, che aveva assistito alla spaventosa scena da una comoda poltrona da giardino.
“Sono un mostro” balbettò a bassa voce Dominique, mentre calde lacrime le scorrevano lungo le guance.
“Non hai fatto apposta” la rincuorò la sorella maggiore, abbracciandola.
“No, però mi aveva fatto talmente arrabbiare che sono esplosa e non so nemmeno cosa ho combinato…” sussurrò, ancora spaventata, la bambina.
“Si è trattato di uno scoppio di magia involontaria” la rassicurò sua zia Ginny, sorridendole incoraggiante.
“Non sei arrabbiata con me?”
“Certo che no, non hai fatto apposta…”
“Ma Jamie poteva morire” mormorò la piccola, atterrita.
“Rosie non lo avrebbe permesso!” esclamò Albus, strizzando l’occhio alla cugina in lacrime e stringendo la spalla di colei che aveva salvato suo fratello.
“Rose ha effettuato una magia davvero potente” aggiunse Victoire, ammirata.
“Mi hai salvato” mormorò James, sgusciando finalmente fuori dall’abbraccio della madre e posizionandosi di fronte a Rose.
La bambina fece spallucce. “Lo avrei fatto per chiunque…” disse infine, incrociando le iridi ancora lucide del cugino — il litigio di qualche ora prima era soltanto un pallido ricordo.
“Ma io ti ho trattata davvero male oggi…” borbottò il giovane Potter, fissandosi i piedi.
“Diciamo che Dominique ha fatto bene a spaventarti” trillò Lily, avvicinandosi al fratello maggiore.
“Lily Luna Potter!” esclamò la madre in tono autoritario.
“Un po’ di ragione ce l’ha” mormorò atterrito James.
“Jamie ha fatto arrabbiare tanto Rosie” s’inserì Hugo.
“E cosa avresti fatto per far arrabbiare due delle tue cugine oggi?” il tono di Ginny era salito di un’ottava e James era più che certo che sua madre non avrebbe apprezzato la sua battuta sulle femmine. Il bambino deglutì, guardandosi intorno, Freddie gli stava facendo segno di avere coraggio, borbottando: “Sii un Grifondoro, Jamie…”
“Prima che iniziasse la partita di Quidditch sono finito per sbaglio addosso a Rose e lei è caduta…” iniziò cautamente a raccontare.
Ginny spostò lo sguardo dal figlio al ginocchio ancora sporco di sangue della nipote, per poi tornare a concentrarsi sul suo primogenito.
“E invece che chiederle scusa le ho detto che i maschi sono più forti delle femmine…” concluse, talmente velocemente che Ginny non comprese tutto subito. Ci volle qualche secondo prima che l’espressione di Ginevra Weasley in Potter si trasformasse, passando dalla preoccupazione per le sorti del figlio, alla curiosità legata a ciò che aveva scatenato il litigio, per concludersi con l’incredulità di quanto appena confessato dal bambino.
“James Sirius Potter!” tuonò qualche istante dopo, con gli occhi fiammeggianti. “Come ti sei permesso di dire una cosa simile? Sfido che entrambe le tue cugine fossero furiose con te!”
“In realtà un po’ lo ero anche io” bisbigliò Roxie all’orecchio di Dominique, strappandole un sorrisino teso.
“Anche io” confessò Lily, strizzando l’occhio a Rose.
“E non le hai nemmeno chiesto scusa?!” lo interrogò Ginny, riducendo i suoi occhi a fessura.
James scosse la testa mestamente, voltandosi poi verso Rose e dandole un abbraccio spontaneo. “Mi dispiace, Rosie… mi perdoni?”
“Certo che ti perdono” ribatté lei, ricambiando il suo abbraccio.
“Prometto che non dirò mai più nulla di simile” aggiunse il bambino, porgendole il mignolo per suggellare quanto appena dichiarato.
“Mi chiedo solo dove tu abbia potuto sentire delle simili sciocchezze” insistette Ginny — nonostante fosse sollevata che il figlio avesse compreso la lezione.
“L’abbiamo sentito dire insieme” confessò Freddie.
“Dove?” chiese la matriarca Weasley.
“Nel negozio di zio George, quando siamo andati insieme a Teddy e Aidan la scorsa settimana” rispose James.
“Abbiamo incontrato dei loro compagni di scuola che ridacchiavano e dicevano che le femmine non erano forti come i maschi e che non erano nemmeno molto capaci di giocare a Quidditch…” spiegò Fred.
Ginny scosse la testa, chiedendosi che genitori avessero potuto insegnare simili fandonie a dei ragazzini impressionabili.
Victoire invece aggrottò le sopracciglia. “Spero che gli abbiate fatto notare che zia Ginny e zia Angelina hanno giocato come professioniste e che hanno vinto insieme ben tre campionati e due Coppe di Lega” disse ai due cuginetti.
“Non abbiamo fatto in tempo, perché ci ha pensato Teddy” le rispose James. “Lui ed Aidan poi hanno fatto un lungo elenco delle migliori giocatrici di Quidditch, prima di concludere dicendo che le donne hanno la stessa forza degli uomini, se non addirittura di più…”
A sentire quanto detto da Teddy e dal suo migliore amico, Ginny fu colta da un moto d’orgoglio per il figlio di Remus e Tonks, un meraviglioso ed assennato ragazzo a cui voleva bene come ai suoi figli.
“Sono felice che Teddy li abbia rimessi al loro posto” chiosò in tono saccente Molly, che a volte sapeva essere estremamente simile al padre.
“Io non avevo alcun dubbio” dichiarò sicura Victoire.
“Visto che sapevate che era una cosa sbagliata, mi dici cosa ti ha spinto a dire una cosa simile a Rose?” domandò quindi Ginny, tornando a rivolgersi a James.
Il bambino si strinse nelle spalle, chiaramente a disagio. “A volte mi diverto a fare esattamente quello che farà arrabbiare gli altri, anche se so che non dovrei… e davvero non penso quello che ti ho detto, Rosie. Tu sei forte, molto intelligente e anche divertente… e sei bravissima a giocare a Quidditch. E tu, Dominique, sei il miglior arbitro della famiglia e prometto di non farti più arrabbiare volontariamente, anche perché sai diventare davvero spaventosa…”
Dopo aver sentito questa ammissione, Ginny scoppiò a ridere, imitata dalla madre, sicura che l’accaduto fosse stato un banale incidente.
Dominique sorrise angelicamente al cugino. “Sarà meglio per te che non accada più, Jamie…”
“Prometto che non ti farò mai più arrabbiare nemmeno io” bofonchiò Freddie, mentre Albus, Louis e Hugo annuivano.
“In ogni caso…” Ginny riprese la parola, abbassando lo sguardo su James, “credo proprio che questa sera ti farò fare un bel discorsetto sulla parità di diritti e sull’emancipazione femminile da parte di zio Percy.”
“Oh no!” gemette James, scatenando nuove risate in tutti i suoi cugini — Rose e Dominique in primis.
“Mi spiace per te, amico” borbottò Freddie.
“Meglio che tu faccia silenzio o ti costringerò a stare al suo fianco…” lo redarguì Ginny. “Anzi, ne parlerò con tua madre e sarà lei a prendere la decisione...”
Fred roteò gli occhi. “Sono ufficialmente fregato!” si lamentò, ricevendo una pacca sulla spalla consolatoria da parte di Albus e Louis.
Molly strinse la spalla della figlia, sorridendole complice e ringraziando Merlino della meravigliosa schiera di nipoti che erano stati concessi a lei e Arthur.
 
 
 
 
Nota dell’autrice:
Ultimamente sono parecchio interessata alle dinamiche della Nuova Generazione, visto che si tratta praticamente di personaggi che possiamo trattare come OC, con i quali spaziare e creare infinite storie dagli intrecci complicati.
Quando ho visto il contest di Jess ho saputo da subito che avrei voluto scrivere una storia con protagonisti i nuovi membri del clan Weasley-Potter, sui quali mi sono fatta un personalissimo headcanon, che qui viene tratteggiato solo in parte.
Se c’è una famiglia ricca di donne forti, che non hanno avuto paura di combattere, quella è la famiglia Weasley — comprensiva di tutte le donne che ne sono entrate  far parte tramite il matrimonio, ecco perché ci tenevo che James, e in parte anche Freddie, capissero quanto le parole avessero ferito le cugine.
Spero di non aver creato troppa confusione cercando di manovrare così tanti personaggi tutti insieme; ciò che conta è quanto io mi sono divertita a scrivere di loro, state certi che condividerò presto altre storie sulla Nuova Generazione.
Come sempre rimango in attesa di commenti, critiche costruttive e semplici pareri.
 

 
   
 
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