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Autore: Miriallia    16/09/2019    2 recensioni
Durante una giornata come tante, i Giovani Detective, intenti a giocare a nascondino, trovano uno strano gatto nero appeso a un albero. Da questo avvenimento in poi cominceranno una serie di fatti strani che porteranno quasi a una tragedia. Una giostra di sentimenti e circostanze che condurrà tante coppie - e non - a dover dimostrare quanto valgono il loro amore e il loro coraggio. Inoltre, non mancherà anche il mistero, insieme a un colpevole: stiamo pur sempre parlando di Detective Conan!
Verranno coinvolti tantissimi personaggi della serie, con l'aggiunta di alcuni puramente inventati. Per quanto riguarda la storia, non credo che ci possano essere degli spoiler. Ma se non conoscete Amuro Toru nella sua totalità, vi consiglio di non leggere!
Spero che la storia possa piacervi, ci metterò l'anima a scriverla! Grazie a tutti coloro che la leggeranno!
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Detective Boys, Kaito Kuroba/Kaito Kid, Quasi tutti | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama, Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Aoko annuì lentamente.
 
…: «Ecco, brava. Adesso mollo la presa.» disse abbassando il tono della voce.
 
Aoko: «Mmh…!» annuì nuovamente.
 
…: «L’unica cosa che ti chiedo è di non urlare.» si scostò, togliendo la mano dalla bocca della ragazza.
 
Aoko: «Tu!!» si voltò verso di lui mentre gli sferrava un calcio volante. «Chat Noir~!! Aoko l’aveva capito dalla voce che si trattava di te!» sorrise contenta mentre il ragazzo era rimasto spiaccicato al muro.
 
Kaito: «Ma che cavolo fai?!» balzò in piedi. «C’era davvero bisogno di colpirmi?!»
 
Aoko: «Sì, hai fatto prendere un colpo ad Aoko! Quello che ha fatto è il minimo.» si voltò su un lato, seccata.
 
Kaito: «Eh, ma sai com’è… Non posso farmi scoprire, perché diciamo… che questa è una missione segretissima!» fece spallucce. «Potresti darmi una mano?» accennò un sorriso. (Certo che potevo immaginare tutto… TUTTO, ma non una reazione del genere…! Manesca! Aspetta… no, giusto. Purtroppo lei è fatta così, avrei dovuto agire in una maniera diversa...) si accarezzò lo stomaco dolorante.
 
Aoko: «Aoko?» si indicò con l’indice. «E Ladybug?» lo guardò perplessa. «Che poi… Aoko stava riflettendo sul fatto che sono personaggi di un cartone animato, quindi---»
 
Kaito: «QUINDI… Se per te va bene, vorresti essere la mia Ladybug per stasera?» le fece l’occhiolino.
 
Aoko: «In… In che senso?» arrossì.
 
Kaito: «Nel senso che se vuoi, puoi collaborare insieme a me. Sto cercando una lettera ed è importante che venga ritrovata prima che la polizia entri in questa dimora.» diventò serio.
 
Aoko: «Ma Aoko ha totale fiducia nella polizia, e soprattutto, in suo padre. Non ti preoccupare, sicuramente ti aiuteranno loro!» annuì contenta.
 
Kaito: «Non che io non mi fidi, sia chiaro…» cercò di sembrare sincero. «Però è un lavoro che mi è stato assegnato personalmente e non posso permettere che lo sappiano. Inoltre, non possono scoprire la mia vera identità...» distolse lo sguardo. (Certo che essere Chat Noir è comodo… Peccato che mi sia imbattuto in lei nel momento sbagliato.) sospirò.
 
Aoko: «Però… Aoko crede che sarebbe più sicuro fare affidamento su di loro… Che ha la tua identità che non va? Non mi dire che in realtà...» lo guardò di sottecchi.
 
Kaito: (Tu… Non avrai mica scoperto che… sono io?!) deglutì.
 
Aoko: «Sei una di quelle persone che fa la voce grossa e poi non fa altro che aiutare gli altri in silenzio, quindi non vuoi rivelare la tua vera identità e ti nascondi dietro quella di Chat Noir…!» sorrise trionfale.
 
Kaito: «No… No, cosa vai a pensare? Io, a fare cose del genere? Sia mai!!» sbuffò. (Vediamo se abbocca all’atteggiamento tipico di uno tsundere…!)
 
Aoko: «Eheheh… Lo sapevo~!» sorrise dolcemente. «Bene, Chat Noir, la qui presente Aoko ti aiuterà come può in questa impresa!»
 
Kaito: «Grazie a Dio… Ehm… Grazie mille, milady~» le fece il baciamano.
 
Aoko: «Aspetta, Aoko non ha detto che puoi fare il ruffiano con lei!» tolse la mano dalla presa del ragazzo. «Bene, quindi dov’è che non hai controllato?» si voltò arrossita.
 
Kaito: «No, no… aspetta un attimo!» le fece segno di avvicinarsi a lui.
 
Aoko: «Se devi fare cose da malandrino, Aoko non si avvicinerà mai!» si voltò dall’altro lato, arrabbiata.
 
Kaito: «Aspetta, non pensare perennemente male di me!» agitò le mani. (Ohi, non ti arrendi mai, eh?)
 
Aoko: «E cosa dovrebbe pensare Aoko? Sentiamo che vuoi.» lo guardò storto.
 
Kaito: «Hai detto che mi avresti aiutato, quindi… ThreeTwoOne!» si mise accanto a lei e nel giro di qualche secondo la travestì da Ladybug.
 
Aoko: «?» si guardò le gambe. «???» controllò anche le braccia per sicurezza. «Oddio! Come hai fatto?! Aoko è vestita da Ladybug!» si specchiò sul vetro di un mobile.
 
Kaito: «Chat Noir è sempre pieno di risorse… Non poteva mica mancare la mia partner, no?» sorrise.
 
Aoko: «In realtà, non avresti nemmeno dovuto sapere che qualcuno avrebbe potuto indossare questo... cosplay? Quindi… mmmh...» lo scrutò.
 
Kaito: «Non fraintendermi! Volevo soltanto… come dire… la mia partner per la serata!» cercò di guardare ovunque all’interno della stanza per evitare lo sguardo della ragazza.
 
Aoko: «Mpf… D’accordo!» gli diede le spalle. «Comunque, anche io devo trovare qualcuno, più che qualcosa… È una bambina con i capelli biondi... Tu l'hai vista da qualche parte?» 
 
Kaito: «Una bambina… quella che prima era con voi?» chiese perplesso. 
 
Aoko: «Sì, esattamente! Si chiama Aoi-chan.» si voltò nuovamente verso di lui. 
 
Kaito: «No, quando sono tornato non l'ho più vista, a dire il vero…» rifletté. 
 
Aoko: «Chissà che fine ha fatto… E Itou-san, invece?» chiese preoccupata. 
 
Kaito: «Lui sembrava star meglio. Non so se è riuscito a capire ciò che gli avete detto, ma sono sicuro che non ha ancora gettato la spugna.» sorrise gentilmente. 
 
Aoko: «Meno male, Aoko si sente più tranquilla…» tirò un sospiro di sollievo. «Allora, facciamo così. Dato che la stanza è piccola, non credo ci saranno problemi a trovare velocemente quella lettera. Quando sarà nelle nostre mani andremo a cercare la piccola! Anche se sono preoccupata…» scosse la testa. «Da dove posso cominciare a controllare questi mobili?»
 
Kaito: «Ecco, guarda.» indicò un posto di fronte a sé. «Ho rovistato in tutta quella libreria, dobbiamo guardare tutto il resto della stanza! E per la piccola, non ti preoccupare. Non credo che sia nelle vicinanze… Ma faremo presto!»
 
Aoko: «Va bene, Aok--- Ladybug farà del suo meglio!» annuì contenta e si mise a frugare in un mobile lì vicino.
 
Kaito: «Bene, io controllo di qui!» andò nel lato opposto. (Perfetto…! Non si è accorta di niente, meno male…!)
 
Aoko: «Se Aoko trova qualcosa, te lo dice subito!» canticchiò. (Aoko potrà anche sbagliarsi… ma questo tipo qui è senza ombra di dubbio Kaito. Tutto di lui… Tutto… Fa credere ad Aoko che si tratti di lui.)
 
Kaito: «D’accordo~» diede un’occhiata sotto i tappeti e dietro al mobilio.
 
Aoko: «Ah---! Sarà mica questa?» si voltò verso Kaito e gli mostrò una lettera chiusa con uno strano sigillo.
 
Kaito: «Wow! Più veloce di quello che pensassi…! Bravissima!!» si avvicinò a lei e la prese tra le mani. «Dunque, vediamo cosa dice...» controllò l’interno. «Eh?»
 
Aoko: «Lascia vedere anche Aoko!!» si strinse più che poteva sulla sua spalla. «C’è un solo biglietto? Cosa c’è scritto?»
 
Kaito: «Non capisco… 中止... Chuushi?» girò il foglio in diversi modi. «È chiaramente scritto male… sembra quel kanji, ma anche no...»
 
Aoko: «Mmmh… E se fosse un’altra lingua?» lo guardò perplessa.
 
Kaito: «Scritto uguale?» disse con disprezzo.
 
Aoko: «Ohi, non parlare ad Aoko con questo tono! È vero che sembra quel kanji, ma come hai detto, anche no! Anzi, non ci somiglia per niente, ecco!» sbuffò.
 
Kaito: «Sentiamo, sapientona! Che lingua sarebbe, allora?» continuò a osservare il foglio.
 
Aoko: «Aoko non lo sa… Forse sarebbe meglio chiedere alla polizia?» gli prese il pezzo di carta dalle mani. «Sarebbe la cosa più giusta, no?»
 
Kaito: «Ti ho già detto di no, ascoltami quando parlo!!» fece per riprenderlo.
 
Aoko: «No! Adesso che è nelle mani di Aoko e insieme non riusciamo a capire cosa ci sia scritto, è meglio che lo controlli chi può capirne qualcosa!!» lo tirò verso di sé.
 
Kaito: «Se non la smetti, finirai per strapparlo!» si fermò.
 
Aoko: «Smettila tu per primo.» disse con voce ferma e un grande sorriso sulle labbra. «Aoko non demorde.»
 
Kaito: «Ricorda che te la sei cercata tu, eh?» sorrise maleficamente.
 
Aoko: «Certo, fatti sotto!» gli lanciò uno sguardo di sfida.
 
Kaito: «Aaaaah!!!» cercò di fare uno scatto repentino e di prendere il biglietto.
 
Aoko: «?! Togliti!!!» gli diede uno spintone.
 
Kaito: «Sapevo che l’avresti fatto---!!!» fece per acchiappare il biglietto.
 
Aoko: «Aoko non te lo permetterà mai!!» si scostò. «Non fregherai Aoko!!»
 
Kaito: «Uhuhu…!!!» la afferrò e la spinse a sé. «Presa~» la guardò dritta negli occhi.
 
Aoko: «...» lo guardò anche lei e arrossì.
 
I due restarono a fissarsi per qualche minuto. Entrambi erano imbarazzati e non avrebbero mai creduto che una stupida battaglia all’ultimo biglietto sarebbe diventata qualcosa del genere. Mentre si fissavano nei loro occhi luminosi, solo nel cuore potevano capire che erano persi d’amore l’uno per l’altro. La mente, al contrario, non faceva altro che dire a tutti e due che non era come ciò che percepivano dentro di loro. Aoko non sapeva se si trattasse di Kaito e, come sempre, cercava di reprimere i suoi sentimenti per lui. Il ragazzo, dal canto suo, sapeva che la persona che aveva di fronte a sé era la ragazza di cui è innamorato. Ciononostante, non poteva farsi scoprire e doveva mentire fino alla fine.
 
Kaito: «È--- Come… Come ho detto io!» afferrò il biglietto e lo ripose nella busta. (Solo per un attimo… Solo UNO… ho pensato che giocare d’astuzia e impersonare Chat Noir mi sarebbe stato utile per baciarla. Ma NON devo… in realtà… non ce la faccio.) avvampò in viso.
 
Aoko: «Ah…!! Alla fine hai giocato Aoko…!» si scostò e distolse lo sguardo.
 
Kaito: «Come ci si poteva aspettare da me~! Maaa… che ne dici di cercare un significato consono in biblioteca? Ce n’è una in un posto speciale! ♡»
 
Aoko: «Sì… Aoko crede che sia un’idea decente.» lo guardò imbarazzata, col cuore che le batteva ancora a mille.
 
Kaito: «Bene, seguimi, milady!» fece strada. (Aoko---!!! Che cosa vado a pensare anche io??!??)



Al secondo piano, invece… 
 
Rei: (Sarà meglio cominciare sin da subito…) prese una maschera nera e la indossò. (Non posso lasciare che capisca qualcosa… Mi dispiace.) le puntò contro una pistola. 
 
Shiho: «Mh…» aprì lentamente gli occhi. «Dove…» notò la pistola sfocata davanti a sé che pian piano diventava sempre più nitida. «??» si sollevò di scatto. «Gin?!»
 
Rei: «Ah-Ah… Mi dispiace, ma non sono lui.» rise sadicamente.
 
Shiho: «Amuro Toru… no… Bourbon…» lo guardò con disprezzo. «Cosa ci faccio qui con te?»
 
Rei: «Diciamo che non dovresti essere tu a pormi delle domande, ma il sottoscritto…» la tenne nel mirino. «Allora, Sherry. Come ti senti?»
 
Shiho: «Come… mi sento…?» si guardò entrambe le mani, poi osservò lui. «Prima Gin mi ha sparato…» si portò una mano sul petto. 
 
Rei: «Sì, esattamente. Con quello, ha finito la sua parte del piano.» ghignò.
 
Shiho: «Eppure, non sono morta… com'è possibile? Lui non fallisce… come ha fatto a non accorgersi che respiravo ancora?» cercò di guardarsi meglio il seno dove era stata colpita, senza scoprirlo. 
 
Rei: «Semplice… perché era vero che non respiravi più.» non spostò la pistola nemmeno di 1 cm.
 
Shiho: «Che significa?! Senti, ho le gambe ancora inibite, quindi non riuscirò a scappare nemmeno se voglio.» gli rivolse uno sguardo obliquo.
 
Rei: «Lo so bene. Ma non posso evitare di tenerti di mira.» restò impassibile.
 
Shiho: «Come dovrei fare a controllare la ferita, allora, eh? Lo vuoi fare tu per me? Non credo che tu sia quel genere di persona. O è solo una maschera… in questo caso non quella materiale, sia chiaro.» rise nervosamente.
 
Rei: «Spogliare una donna non rientra nei miei piani, mettila così.» si allontanò e mise davanti alla porta. 
 
Shiho: «Capisco. Meglio per te.» abbassò la parte superiore del vestito e controllò in che condizioni fosse il suo petto. «È tutto sporco di sangue… ma non è il mio. Non ho nemmeno un buco, anche se mi fa male… Che cosa mi avete fatto?! Si tratta della puntura di un ago, vero?!» sbottò con rabbia. 
 
Rei: «Abbiamo fatto in modo di prenderti viva. Il piano è anche andato a buon fine, quindi non c'è niente da temere.» restò con lo sguardo fisso verso il soffitto. 
 
Shiho: «Cosa ve ne fate di me… viva? E Vermouth?!» si sistemò il vestito. 
 
Rei: «È andata via, non credo che tornerà indietro.» si voltò verso di lei. 
 
Shiho: «Perché non dovrebbe?! Continuo a non capire… non è stato abbastanza ciò che ha fatto? Quanto… quanto devo soffrire ancora affinché sia soddisfatta…?!» abbassò lo sguardo. 
 
Il pensiero della donna che era andata a ucciderla vestita dalla madre le faceva male. Le faceva rabbia. Le faceva venire da piangere. Non si piegò al suo volere, cercò nuovamente di essere forte, anche se l'unica cosa che avrebbe preferito fare sarebbe stata urlare e disperarsi. Probabilmente Vermouth sapeva quanto tutta quella farsa le avrebbe fatto male, quanto sarebbe rimasta ferita nell'animo, e quindi, ne aveva approfittato. Certo, il suo pensiero si fermava con la morte della ragazza, non avrebbe mai potuto immaginare che, in realtà, sarebbe sopravvissuta. 
 
Rei: «…» si avvicinò a lei. 
 
Nel vedere gli occhi lucidi di Shiho, rivolti verso il basso, esitò per un attimo. Il cuore gli gridava di andare a stringerla tra le sue braccia, di consolarla, di confortarla e di condividere con lei quel dolore che attanagliava entrambi. La mente, però, aveva in sé una forza sovrumana che gli imponeva di restare fermo a recitare la sua parte del cattivo. 
 
Rei: «Cambiamo argomento, ti va? Ci sono delle domande che vorrei porti anche io. Quindi, se hai finito con le tue, potrei procedere?» disse con tono tranquillo. 
 
Shiho: «Come pretendi che ti dica qualcosa se tanto diventerò carne da macello?» sollevò lo sguardo e lo guardò piena di rancore. 
 
Rei: «È vero, hai ragione tu. Anche se te l'ho già detto, io non sono qui per ucciderti.» mise via la pistola. «Adesso va meglio?» sollevò entrambe le mani. 
 
Shiho: «…» le guardò. 
 
Rei: «...» la guardò anche lui. 
 
Shiho: «No… non va meglio… ma sicuramente… va meglio di prima!» non finì nemmeno la frase che si gettò sull'uomo e lo atterrò, facendo attenzione a non fargli sbattere la testa. «Adesso… sono io che ho il coltello dalla parte del manico.» si sollevò su di lui appoggiando le ginocchia sulle sue braccia. 
 
Rei: «Credi di farmi paura?» rise sadicamente. «C'è una grande differenza tra me e te, Sherry.»
 
Shiho: «Lo so. Ma adesso che ti ho bloccato entrambe le braccia, come ti comporterai?» rise anche lei. «Credo… di non essere mai stata così tanto disperata.»
 
Rei: «Allora, posso procedere con le mie domande?» chiese lentamente. (Se solo potessi dirti tutto… sarebbe più facile…) 
 
Shiho: «No. Non risponderò a nulla, perché tu e io non abbiamo niente a che vedere.» obiettò in tono secco.
 
Rei: «Mpf… ahahah!!» scoppiò in una fragorosa risata. (Niente da fare con lei...) 
 
Shiho: «Cosa c'è da ridere?!» cercò di far peso sulle braccia di lui. 
 
Rei: «Io e te siamo più legati di quanto tu possa immaginare.» addolcì lo sguardo. «Ti conosco da prima che tu nascessi.»
 
Shiho: «Ooooh, sì. Ho già sentito una battuta del genere. Sembra romantica, eh? Ma in realtà è diventata quasi una frase fatta.» lo guardò arrabbiata. «Non sai quello che dici.»
 
Rei: «No? Allora ti racconto una leggenda. Questa, sicuramente, ti farà capire che ci conoscevamo già almeno in una vita precedente.» rise sarcastico. 
 
Shiho: «Ti senti spiritoso, eh?!» tolse lentamente la mano da sotto la sua testa.
 
Rei: «Dunque… Paul Jones Jr. si innamorò di una bellissima ragazza del sud. Le inviò una proposta di matrimonio e lei rispose che, se la sua risposta fosse stata "Sì", avrebbe indossato un bouquet di rose sul suo vestito per il prossimo grande ballo. Quando si mostrò quella sera, sul suo bellissimo vestito, indubbiamente, stava indossando un accessorio composto da quattro rose rosse. Più avanti, l’uomo chiamò il suo liquore "Four Roses", come simbolo della devota passione per la sua adorabile bella.» assottigliò lo sguardo. «Sai a quale liquore mi sto riferendo?»
 
Shiho: «Mpf… Ovviamente… al Bourbon. La conosco questa storia. E allo---?!» si alzò di scatto e si allontanò da lui. «Non mi dire che…»
 
Rei: «Sì, l'ho scelto io il tuo vestito. Ti piace?» si alzò. 
 
Shiho: «No, è orrendo. Ma non avevo altro da mettere addosso… quindi… sapevi che sarei entrata in quella stanza… Come hai fatto?!» lo guardò perplessa. 
 
Rei: «Credo sia l'istinto… Ho pensato che la prima stanza disponibile andasse bene in ogni caso. Quindi ho provato... e sono stato fortunato.» scosse la testa. «Non c'è niente da fare con te. Sei sempre ribelle, davvero interessante.»
 
Shiho: «Interessante, eh? Allora, perché non mi lasci andare, per una buona volta?» alzò il tono della voce. 
 
Rei: «Negativo, non posso.» sorrise. «Però…! Anche se mi hai atterrato, hai persino fatto del tuo meglio per non farmi sbattere la testa. Grazie.»
 
Shiho: «Non devi ringraziarmi. L'ho fatto apposta, così adesso mi devi un favore.» rise convinta. 
 
Rei: «Ah… Capisco. Allora, avrei preferito battere la testa.» fece spallucce.
 
Shiho: «Sono sicura che ti senti lo stesso in debito con me. Quindi lasciami andare.» lo guardò furiosa.
 
Rei: «Non sono così stupidotto come credi… Sherry… Non sarei così tanto in alto se mi lasciassi giocare da simili trucchetti.» le andò addosso fino a farla finire con le spalle al muro e la bloccò con entrambe le braccia. «Adesso che so che sei viva… Adesso che ti ho trovata… Non ti lascerò andare per nessuna ragione al mondo, potessi morire in questo istante.» disse con tono serio, guardandola dritta negli occhi. 
 
Shiho: «P-Perché…?» disse con un filo di voce. 
 
Il cuore le batteva all'impazzata. Era come se volesse urlare qualcosa che però le era sconosciuto. Quegli occhi erano pieni di sofferenza, tristezza e determinazione. Però, indubbiamente, stavano brillando. Non sembravano nemmeno luccicare perché volevano uccidere, non era un istinto omicida. Un po' le ricordavano i suoi. Ma, lo stesso, non riusciva a comprenderne il significato. 
 
Shiho: (È così strano… non credo che siano gli effetti del kabedon a provocare in me questi sentimenti… È davvero… come se lo conoscessi da sempre. Eppure… ho continuamente cercato di evitare di stare a contatto con lui. Bourbon, un membro dell'Organizzazione… che cosa avrebbe potuto mai volere da me? Sono solo una fuggiasca, eppure… il cuore me lo dice che c'è dell'altro… Batte così forte… Come se volesse uscire fuori dal mio petto.) sostenne il suo sguardo. (Vederlo da così vicino lo rende diverso. Non incrocio quasi mai i suoi occhi… Non mi interessa nemmeno. Forse è solo la paura che…?!) continuò a non abbandonare il suo sguardo, ma, stavolta, con una goccia di sudore che le scendeva giù dalla schiena. (Che cosa mi succede?! Perché all'improvviso non ho più paura di lui?!)



All'imbocco delle stanze del secondo piano… 
 
Kazuha: «Ran-chan, io vado a controllare le stanze in fondo, tu vedi queste qui… d'accordo?» esclamò determinata. 
 
Ran: «D'accordo.» annuì sicura di sé. «Mh?» si accorse che una porta si era chiusa lentamente e le fece cenno di avvicinarsi. 
 
Kazuha: «Cosa c'è?» bisbigliò all'orecchio della ragazza. 
 
Ran: «Credo che sia lì dentro…» disse a bassa voce indicando una stanza. «Aoi-chan, intendo…!»
 
Kazuha: «Sì? Bene, allora… non ci rimane che coglierla alla sprovvista e prenderla di nuovo con noi… Sperando che non fugga più…» la guardò seccata. 
 
Ran: «No, questa volta…??» sentì dei rumori provenire dalle scale. 
 
Kazuha: «Ran-chan, nascondiamoci lì!» indicò una nicchia. 
 
Ran annuì senza aspettare nemmeno un secondo e si misero lì sotto per capire cosa stesse succedendo. Poi spuntò una singola persona. 
 
Shinichi: «Anf… anf… Dove sarà…?» si guardò intorno. 
 
Ran: «!!» uscì fuori dal nascondiglio e non appena incontrò il suo sguardo, gli fece cenno di fare silenzio. 
 
Kazuha: (C'è solo Kudo-kun…?) guardò alle spalle del ragazzo e poi si avvicinò a lui anche lei. «Dov'è Heiji?» bisbigliò. 
 
Shinichi: «Non lo so.» disse a bassa voce. «Cosa state facendo?»
 
Ran: «Aoi-chan è scomparsa da un momento all'altro, ma probabilmente è lì dentro. Ci stavamo preparando a recuperarla, ma poi sei arrivato tu… e non sapevamo chi potesse essere.» disse preoccupata. 
 
Kazuha: «Io ho creduto che potesse essere l'uomo che ha sparato prima…» esitò un attimo. «Perché non sai dov'è Heiji? Non eravate insieme?»
 
Shinichi: «Secondo i miei calcoli, dovrebbe trovarsi con Hakuba in questo momento. E per il resto… Ho incontrato Sera e mi ha detto che eravate con lei, ma ho sentito qualcuno salire le scale e ho fatto lo stesso. Per fortuna sono stato favorito dalla sorte.» sospirò. «Il colpevole è stato acciuffato e verrà arrestato al più presto, non avete più nulla da temere… credo.»
 
Ran: «Credi?» lo guardò perplessa. 
 
Shinichi: «Sì. Però non ho il tempo di dirti tutto. Andiamo a recuperare la bambina e poi vi dirò il resto.» disse con una certa fretta.
 
Kazuha: «Va bene…» abbassò lo sguardo. (Stupido Heiji, dove sarai andato a cacciarti?) 
 
Ran: «Vedrai che starà bene.» le diede una pacca, cercando di confortarla. 
 
Kazuha: «Hai ragione… se non ha la pellaccia dura lui, non ce l'ha nessuno!» annuì speranzosa. 
 
Shinichi: «Bene. Ora andiamo da Aoi-chan, devo assolutamente parlarle.» si scambiò uno sguardo d'intesa con le ragazze, poi entrò all'interno della stanza. «Aoi-chan! Ci sei?» si guardò intorno attivando la modalità fotografica incorporata dentro di sé. 
 
La stanza dava l’impressione che fosse quella personale di qualcuno, ma fuori di essa non vi era alcuna targhetta che potesse specificare a chi appartenesse.
 
Kazuha: «Ci siamo anche noi!» guardò sotto una scrivania. 
 
Ran: «Lì c'è una porta… forse è lì dentro?» la indicò. 
 
Shinichi: «Vediamo subito…» andò ad aprirla. 
 
Aoi: «Ah.» si voltò verso di loro. 
 
Kazuha: «Non ci hai sentiti? Ti stavamo chiamando fino a un momento fa.» si guardò intorno e notò che si trovava all'interno di uno stanzino. 
 
Aoi: «Sì, vi ho sentiti.» disse senza alcuna intonazione. 
 
Shinichi: «Avresti potuto avvisarci, sai?» la guardò storto. «Quello che hai tra le mani è un portafoto?»
 
Aoi: «Sì. A dire il vero, è del mio papà, ne abbiamo uno uguale a casa.» si alzò e lo mostrò ai ragazzi. «Era l'unico album con le foto della mamma. Qui, però, non ce n'è nessuna. Forse voleva farne delle copie?»
 
Ran: «Non sappiamo ancora dove sia il tuo papà, ma non appena lo troveremo, ti risponderà. Può essere che sia lì fuori con le persone che sono state evacuate.» le accarezzò la testa. 
 
Shinichi: «Questo lo prendo io, però.» afferrò il portafoto con una mano. «Ovviamente, lo restituirò.»
 
Aoi: «OK. Avete notizie di Shad?»
 
Kazuha: «Ehm… no?» guardò Shinichi. 
 
Shinichi: «No. Però potrai presto chiedere da te a Tsukimi Ryu-san.» chiuse gli occhi. (Il caso è quasi chiuso. Hattori, mi fido di te.) 
 
Aoi: «Ok.» li guardò. 
 
Shinichi: «Adesso seguici senza scappare più. Se no ti prendo di peso e ti porto io.» le lanciò un'occhiataccia. 
 
Aoi: «Sì.» annuì. 
 
Ran: «Suvvia, Shinichi… non la maltrattare! E meno male che hai trovato Tsukimi-san, finalmente!» le prese la mano. «Andiamo?»
 
Kazuha: «Adesso questo onii-chan ci porta da qualche parte che continua a tenere nascosta.» le prese l'altra mano. 
 
Aoi: «…» le scrutò entrambe, senza dire una parola. 
 
Shinichi: «Certo, è colpa mia di tutto! Mah. Seguitemi!» fece strada.
 
Ran: «Certo che come ti comporti tu è colpa tua!» sospirò. «Strano che non abbia incolpato direttamente me.» scosse la testa. (Giusto, adesso mando un messaggio a Nakamori-san e le dico che può andare via di qui, dato che Aoi-chan è con noi!) 
 
Kazuha: «Questi tsundere…» sorrise. «Su, seguiamolo!» andò con Aoi e Ran dietro Shinichi. (Heiji… fammi sapere che stai bene…) 



Nel frattempo, la villa era stata evacuata da tutti gli invitati e dalla servitù. La scientifica si era messa a lavoro nella sala da ballo e gli agenti stavano facendo altrettanto. L’ispettore Megure era fuori a interrogare la servitù insieme a Takagi, mentre Kogoro, Eri e Sonoko cercavano di convincerli in qualche modo che volevano tornare dentro la villa per vedere che fine avevano fatto tutti gli altri, e soprattutto Ran. La risposta fu, ovviamente, negativa. Sarebbero usciti una volta che i poliziotti li avrebbero trovati.
 
Shiratori: «Sembra proprio dormire bene…» si chinò e ammanettò Tsukimi Ryu.
 
Sato: «Allora… è rimasto svenuto da quando l'hai colpito?» chiese prendendo appunti. 
 
Masumi: «Sì. Prima però stava abbastanza bene, quindi deve solo riprendersi.» annuì. «Sappiamo per certo che il colpevole è lui perché l'ha ammesso.»
 
Sato: «In che situazione te l'ha detto? C'è un testimone?»
 
Chihiro: «Sì, l'ho sentito anche io. Ero insieme a Sera-san.» aggiunse in risposta alla domanda della donna. 
 
Shiratori: «Si qualifichi, per favore.» disse diretto. 
 
Chihiro: «Mi chiamo Koseki Chihiro, ho 17 anni... Stasera ho avuto la fortuna di conoscere Sera-san e le ho chiesto di fare delle indagini sul conto di quest'uomo. L'ho fatto perché avevo idea che c'entrasse qualcosa con la morte di mio padre, avvenuta anni fa. Il caso non è ancora caduto in prescrizione, quindi spero che mi possiate aiutare adesso che sapete per certo che è un criminale.» guardò Sato poco convinto.
 
Shiratori: «Questo non lo stabiliamo noi. Una volta interrogato quest'uomo, vedremo il da farsi.» prese appunti. 
 
Sato: «Non ti preoccupare. Se Tsukimi-san ha fatto qualcosa a tuo padre e non è ancora stato vendicato… Ce ne occuperemo finché non sarai soddisfatto.» annuì rattristata dall'espressione delusa che poteva vedere sul viso del ragazzo.
 
Chihiro: «Grazie.» si inchinò.
 
Sato: «Figurati, è il nostro lavoro. E, ovviamente, la stessa cosa vale per la tua famiglia.» volse lo sguardo su Masumi. «Ha detto chiaramente che era stato lui sin da subito? O in seguito a una discussione, un litigio…?»
 
Masumi: «L'ha detto in seguito a una discussione che ha avuto con una persona che non ero io. Ma ero fuori dalla porta a origliare con Koseki-kun.» rispose con tono secco. (Non farò il tuo nome, ok… ma come posso dirle che sei scomparso?! Tra l'altro… il piccoletto non si vede da nessuna parte… è impossibile che si stia disinteressando al caso… quindi… che mi sia sbagliato? Che il Conan-kun che ho visto fosse qualcun altro? C'è anche un'altra cosa che mi torna in mente… quella ragazza che correva via poco prima che Hattori-kun e Conan-kun arrivassero… che fine ha fatto? Era lei, senza ombra di dubbio.) acuì lo sguardo. 
 
Sato: «Che fine ha fatto questa persona? Abbiamo bisogno anche della sua deposizione.» guardò entrambi i ragazzi. 
 
Masumi: «È andata via perché aveva paura che potesse accadere qualcosa alla sua compagna… o qualcosa del genere!» rispose con una goccia di sudore sulla fronte. 
 
Shiratori: «Quindi è ancora da queste parti?» guardò Chihiro. 
 
Chihiro: «Non saprei… non aveva detto se sarebbe tornata o meno.» fece spallucce.
 
Sato: «Forse è fuori… Dovreste descriverlo, così da poterlo trovare più facilmente.» volse lo sguardo su Masumi. «Senti, Conan-kun non era alla festa?» si guardò intorno. 
 
Masumi: «Ehm… c'era, ma l'ho perso di vista anche io, purtroppo.» accennò un sorriso. 
 
Sato: «Capisco. È che solitamente è in giro a dare indizi, oggi non lo vedo proprio da nessuna parte… Non è da lui!» disse stranita.
 
Shiratori: «Eh, già. Speriamo che non ci porti sfortuna.» accennò una risata.



Heiji diede subito un’occhiata all’interno della botola e vide che c’era una singola persona vestita da maggiordomo al centro di essa, messa di spalle. L'interno era composto da uno stanzino davvero piccolo, non era più alto di 2 m e più largo di 2,5 m. Era illuminato da un lume che, probabilmente, era stato portato dall’uomo che era sceso lì. Il tutto dava proprio l’idea di un ripostiglio. L’unica cosa che Heiji vedeva fuori posto era una serie di oggetti non illuminati dalla luce posti ai piedi dell’uomo.
 
…: «Mpf...» voltò velocemente la testa verso Heiji, facendogli battere fortissimo il cuore per la paura.
 
Heiji: «Ehm… Lei è Tsukimi Akihiro...san?» cercò di focalizzare meglio cosa fossero quelle cose a terra con il cuore che gli era arrivato in gola.
 
Tsukimi Akihiro: «Sì, sono io. Avete bisogno di qualcosa?» si voltò verso di lui anche con il resto del corpo.
 
Heiji: «Diciamo di sì.» cercò di restare tranquillo. (Quindi ci ha sentiti nonostante stessimo parlando più piano che potevamo… mah, in fondo, è pur sempre un posto isolato… anche se questa botola era chiusa.) rifletté.
 
Tsukimi Akihiro: «Prego, ditemi pure.» si diresse verso di loro e salì la scala a pioli che c’era sul muro per raggiungerli e uscire fuori.
 
Hakuba: «Ci rivediamo.» lo guardò. «Come mai si trovava qui?»
 
Tsukimi Akihiro: «Diciamo che avevo qualcosa di importante da fare. Ma potrei farvi la stessa domanda, anche se solitamente sono più bravo a rispondere.» disse con fare tranquillo.
 
Heiji: «L’abbiamo seguita. E adesso non ci prendiamo in giro.» disse senza esitare. 
 
Tsukimi Akihiro: «No, non voglio prendervi in giro, perché dovrei? Non ne ho mai avuto l'intenzione.» sollevò entrambe le mani. 
 
Hakuba: «Infatti, la cosa davvero strana è che ha sempre risposto a tutte le domande che le ho posto, anche se non la riguardavano. Perché?» lo guardò con fare altezzoso.
 
Tsukimi Akihiro: «La risposta corretta, riprendendo le sue parole, è che ho risposto alle domande che mi ha fatto proprio perché non mi riguardavano. Chi non coglierebbe la palla al balzo, quando qualcuno non riesce proprio a piacerti?» li guardò con gli occhi di fuori. 
 
Heiji: «Senta, si calmi, eh?» agitò le mani. «Qua si tratta di qualcosa di importante. Non le vogliamo nemmeno fare niente, vogliamo solo parlare!»
 
Tsukimi Akihiro: «D'accordo, ho detto che vi risponderò.» guardò l'orologio. 
 
Hakuba: «Che cosa stava facendo qui? Questo luogo mi sembra alquanto costruito… con uno scopo, mi sbaglio?» assottigliò lo sguardo. 
 
Tsukimi Akihiro: «Non, non si sbaglia, signore. Itou-san ha chiesto di far costruire questa villa molto tempo fa e ci teneva che contenesse una specie di rifugio, in caso di strane calamità. È per questo che sotto il piano terra si estende un ulteriore piano, che possiamo definire seminterrato. Anche se non ci va mai nessuno, viene sempre pulito e tenuto come se fosse un piano utilizzato.»
 
Heiji: «…perché fare una cosa del genere? Che senso ha?» lo guardò perplesso. 
 
Tsukimi Akihiro: «Per qualche motivo, il padrone ha sempre avuto paura di bombardamenti, attacchi chimici o cose del genere. Nell’ipotesi, qui sarebbe riuscito a sopravvivere. Ogni stanza è collegata a un sistema che, in caso di forti scosse o esplosioni, si possa attivare facendo aprire una botola che condurrà in uno di questi bunker sotterranei.»
 
Heiji: «Eeeeeh?!» esclamò restando a bocca aperta. 
 
Hakuba: «In passato gli è successo qualcosa del genere?» chiese sbalordito.
 
Tsukimi Akihiro: «No. In America era convinto che tutto sarebbe andato bene. Ma temeva che, per qualche motivo, messo piede qui in Giappone, sarebbe accaduto qualcosa. A essere sincero, non ne ho mai capito il motivo.» ridacchiò. 
 
Heiji: «Non ho capito, la cosa la fa ridere? Non dovrebbe prendersi cura del suo padrone, piuttosto che deriderlo?» acuì lo sguardo. 
 
Tsukimi Akihiro: «Non so cos'è che mi spinge a ridere. Forse il fatto che non sono più in me, oppure il nervosismo. Non saprei.» fece spallucce.
 
Hakuba: «Allora… potrebbe dirci con esattezza cosa sta succedendo qui sotto? Perché è qui? Sa cos'è successo a Itou-san?!» sbottò per la rabbia.
 
Tsukimi Akihiro: «Sì, so tutto. Ma sapevo che sarebbe accaduto qualcosa, è per questo che ne ho approfittato per attuare il mio piano.» rispose con tranquillità.
 
Hakuba: «Di cosa sta parlando?!» alzò un sopracciglio, sospettoso.
 
Heiji: «Aspetta…» si avvicinò all'uomo e lo bloccò per le braccia. «Hakuba! Ho un brutto pensiero in testa! Vai a controllare cosa c'è in quella botola!!»
 
Tsukimi Akihiro: «Mpf… ahahah!!» rise con soddisfazione. 
 
Hakuba: «Credo di aver capito...» si avvicinò ad essa e sollevò il coperchio, poi scese giù dalla scala a pioli. «Sì vede solo qualcosa di rosso... Ma è coperto.» prese in mano lo smartphone per fare luce, notando che c'era un telo. «Gulp…» lo tolse facendo attenzione. «?! Lo sapevo…!» uscì fuori dalla botola. «Hattori-kun, sono delle bombe! Sono a orologeria e tra dieci minuti esploderanno! Dobbiamo correre subito via di qui!!»
 
Heiji: «Lo sospettavo! Senta, è lei che ha il telecomando per azionarle e disinnescarle, vero?! Si sbrighi e le disattivi subito!!» continuò a fare pressione affinché l’uomo non si liberasse.
 
Tsukimi Akihiro: «Se volete, potete anche controllarmi, perquisirmi come volete. Ma non ho niente del genere, dato che l’unica cosa che mi bastava era azionarle. Non mi è mai interessato sopravvivere. Ho perso ogni speranza il giorno in cui mia moglie è morta. Ed è accaduto a causa di quell'uomo… Non è un caso se tutta la sua famiglia abbia fatto quella fine. E quella volta… doveva morire anche lui.» non oppose resistenza.
 
Hakuba: «…Itou-san?» deglutì. 
 
Tsukimi Akihiro: «Sì. Non sono mai riuscito a perdonarlo. Come immagino anche lui abbia fatto lo stesso con me. Mpf… ahahah! Spero che Tsukimi-san lo abbia ammazzato! Non deve assolutamente vivere sotto questo cielo!» rise in modo incontrollato.
 
Heiji: «STIA ZITTO!!» mollò la presa e gli assestò un pugno, facendolo sbattere con le spalle al muro e cadere a terra per lo slancio. «LEI NON È NESSUNO PER DECIDERE DELLA VITA DEGLI ALTRI, MI HA SENTITO?!» si chinò e lo afferrò per la collottola. «QUALSIASI COSA ACCADA, LEI NON MORIRÀ! E NEMMENO ITOU-SAN, NÉ NESSUN ALTRO! MI HA CAPITO?!» lo scosse con fermezza. 
 
Tsukimi Akihiro: «Mpf… sei soltanto un ragazzino. Non puoi sapere cosa ho vissuto io. Cosa ha passato mia figlia… Cosa stiamo patendo… L'INFERNO NON SAI COS'È!!!» strinse le mani sulle sue, conficcandogli le unghie dentro la carne. 
 
Heiji: «Sì, non lo so. NON LO SO, MA IN ALCUN CASO DEVE COMPIERE UN GESTO DEL GENERE!! MI HA CAPITO?!?!» lo scosse. 
 
Tsukimi Akihiro: «Cough cough…» rise. «Allora, facciamo così. Ti auguro di passare il peggiore degli inferni. Forse, solo in questo modo potrai davvero capire.»
 
Heiji: «Lurido… bastardo!!» lo sbatté nuovamente al muro. 
 
Hakuba: «Bene, adesso che hai sbollito la rabbia, che ne dici di andare? Rischiamo di finire morti sotto terra…» si chinò verso l'uomo. «Credo che il miglior modo che abbia per trovare la pace non sia la morte, ma l'espiazione dei suoi peccati. Pensi a sua figlia e se ne faccia una ragione, soprattutto, se non ha più una moglie. Lei mi sembra abbastanza giovane, quindi vada avanti dopo essere uscito di galera. Non sarà facile, ma cosa lo è in questa vita?» gli tese una mano. 
 
Tsukimi Akihiro: «Non… ho alcun telecomando.» restò a terra con la testa abbassata. 
 
Hakuba: «Non le sto chiedendo quello. Mi dia la mano e andiamo insieme via da qui. Era anche quello che stava cercando di dirle questo ragazzo prima che impazzisse come suo solito.» aveva un tono sarcastico anche se l'espressione in viso era seria. 
 
Tsukimi Akihiro: «No. Rimarrò qui. Era questo il mio intento, sin dall'ini---»
 
Heiji: «E pensa a tua figlia, cavolo!!» gli diede un colpo sul collo per farlo svenire. «Hakuba, non perdiamo tempo. Mettilo sulle mie spalle e andiamo via di qui.»
 
Hakuba: «E come facciamo? Il passaggio è troppo stretto, ricordi? È già un miracolo se ci passiamo noi messi di profilo.» lo applaudì. «Bravo, se moriremo, sarà per colpa tua.»
   
 
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