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Autore: V4l3    16/09/2019    1 recensioni
Dal testo [...] Alex ripensò a quella conversazione avuta con Francesca e si chiese perché sia lei che la madre fossero così convinte che lui l’avrebbe aiutata, non erano parenti, non avevano niente in comune e lei ora era lì per stravolgergli la vita.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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20

Il treno arrivò alla stazione di Londra quando ormai la sera aveva fatto il suo ingresso, uniformando il cielo con il suo colore scuro, reso più intenso, dalla coltre di nuvole che non permettevano di vedere le stelle; il freddo era pungente e la gente correva per andarsi a rintanare in qualche negozio o nelle auto, mentre una pioggerellina si riversava silenziosa sulla città.

Alex si sistemò lo zaino in spalla e prese il suo borsone per dirigersi all'uscita, annusando l'aria di Londra, un'aria nuova, con profumi diversi che per molti erano sinonimo di casa, ma che per lei erano ancora l'ignoto. Si sentiva stanchissima, come se le forze fossero defluite dal suo corpo proprio come le lacrime che dalla sera prima e per tutto il viaggio, non avevano accennato a smettere di uscire.

Un tragitto che avrebbe ricordato per tutta la sua vita, nonostante la bellezza del paesaggio verdeggiante che l'aveva accompagnata fino a Londra, le era sembrato strano, passandolo in assoluta solitudine in una cabina in fondo, dove nessuno l'aveva disturbata, come se anche il mondo, in qualche modo, le avesse concesso qualche ora di assoluta solitudine dove piangere senza trattenersi, dove aveva avuto modo di ripensare a tutto quello che aveva passato, prima con la madre e poi con Jason.

Aveva deciso di andarsene e forse, l'unico rimpianto che aveva, era quello di non essere mai riuscita a parlare con lui in maniera sincera: sapeva che c'era dell'altro, forse Jason avrebbe voluto a modo suo raccontarle davvero tutta la storia, ma non era giusto rimanere lì e forse lei ancora non era pronta per ascoltare.

Di una cosa, però, era convinta: lui avrebbe fatto di tutto per onorare la promessa fatta a sua madre, anche a costo di modificare il suo essere o il suo stile di vita, e questo lei non lo voleva. Aveva capito lo sforzo che Jason aveva fatto nell'accettarla, nel vivere con lei, dopo aver saputo della morte della sua amica, nel raccontarle quel passato che lei non conosceva, celato fino a qualche ora prima. Ma ora era chiaro che per lui lo sforzo era troppo, le aveva confessato che tenerla lì era un modo per espiare alle colpe che ancora pensava e credeva di avere e questo, Alex, non poteva accettarlo.

Non voleva essere colei che poteva pulire la coscienza di Jason, perché lui in realtà non aveva colpa di nulla, ma non poteva o non riusciva a farglielo capire; erano passati anni in cui lui non aveva fatto altro che incolparsi di essersene andato, di non aver fatto abbastanza, ma la verità era molto più semplice di quella che lui immaginava: sua madre non avrebbe permesso ad una persona a cui teneva di sporcarsi con la sua storia; lui, Francesca e lei stessa, ne erano un esempio lampante. Emma teneva a distanza e proteggeva a suo modo le persone che amava; di questo Alex se ne convinse mentre si avviò a passo lento, tirandosi il cappuccio della giacca fin sopra gli occhi mentre un taxi poco lontano, vedendola, si era accostato per permetterle di salire.

Il paesaggio dal finestrino del taxi scorreva lento nel traffico di punta della sera e le luci di Natale svettavano ovunque, ogni persona su cui posava gli occhi, sembrava come in attesa febbricitante dell'arrivo di quelle feste che per qualcuno avrebbe portato un ricordo piacevole da custodire, magari con la propria famiglia accanto, qualche regalo inatteso, ma per lei significava solo un giorno di festa, il primo, dopo la morte della madre.

Il taxi si fermò e lei pagò velocemente scendendo sul marciapiede tenendo in mano il borsone e lo zaino in spalla, osservò le vetrine illuminate e addobbate del ristorante dove sapeva lavorasse Thomas, l'unico che forse poteva aiutarla almeno per un paio di giorni, il tempo di riordinare le idee e prendere la sua strada.

Si avviò all'interno e venne subito invasa da mille profumi che le fecero brontolare lo stomaco, nelle due sale molti tavoli erano occupati e i camerieri si muovevano abilmente con le varie portate; lo stile del ristorante era molto classico, con pareti chiare in contrasto con i tavoli rivestiti da tovaglie rosse così come i copri sedie e il pavimento scuro, le lampade accese donavano a tutto un colore dorato e al centro della sala principale, si ergeva un grande albero di Natale abbellito da mille lucciole e fili dorati

–Buonasera, miss- le si avvicinò un ragazzo sui trent'anni, vestito con un abito scuro e camicia bianca che le sorrise affabile

–Buonasera- rispose Alex

–Ha prenotato o sta aspettando qualcuno?- le chiese gentilmente il ragazzo prendendo in mano una cartellina –Oh, no stavo cercando Thomas, è qui?- domandò e il ragazzo rimase un attimo sorpreso da quella domanda

–Thomas, l'aiuto cuoco?- lei fece un cenno d'assenso con la testa mentre il volto del ragazzo diventò serio guardandosi intorno preoccupato, per poi avvicinarsi ad Alex con fare circospetto

–E' una sua amica?- le chiese

–Si- rispose –non voglio certo metterlo in difficoltà, se è un problema vado via- si affrettò a dire e a quelle parole il ragazzo le sorrise

–Non è questo, ma qui il padrone del locale non ama che noi dipendenti riceviamo visite durante l'orario di lavoro- le spiegò –per questo devo chiederle di uscire, prima di farlo insospettire- e le riaprì di nuovo la porta d'ingresso investendo entrambi dall'aria fredda e pungente. 

Alex si sentì a disagio e non sapeva neanche dove poter andare non conoscendo la città

–Senta- si voltò a guardare il ragazzo –Giri l'angolo troverà una porta metallica aperta, non può sbagliare, lì sono le cucine, può vedere di chiedere direttamente a loro-

Alex si ritrovò a sorridergli grata –Mi dispiace- le disse ancora il ragazzo

–Va bene così, grazie- e riprendendo il suo zaino si avviò.

Il vicolo era buio se non per un lampione che illuminava tiepidamente una parte della viuzza, ma Alex vide subito la porta che il cameriere gli aveva indicato e dai rumori e il vociare che sentiva si avviò spedita in quella direzione.

Si affacciò titubante verso l'interno rimanendo incantata nell'osservare un muoversi frenetico, anche se le ricordò più una danza, ognuno sapeva esattamente quello che doveva fare e come doveva farlo; tutti erano vestiti di bianco e lavoravano intorno ai banconi in acciaio e ai vari fornelli accesi da cui salivano vapori e profumi che invadevano tutto l'ambiente, numerosi piatti erano pronti su una lunga base dove un paio di persone ultimavano di abbellire con alcuni elementi, prima che altri camerieri entrassero e li portassero via; Alex rimase affascinata ad osservare quel mondo così nascosto, il vero cuore pulsante di un locale

–Ehi, ti sei persa?- Alex guardò il ragazzo che le aveva rivolto la parola, gli stava venendo incontro portando con sè un enorme sacco nero che buttò nel vicino cassonetto, per poi sbuffare e asciugarsi la fronte con un fazzoletto rivolgendole di nuovo la sua attenzione

–Allora? Che ci fai qui dietro?-le chiese

–Cercavo Thomas, l'aiuto cuoco- si affrettò a rispondere Alex osservando il volto tondeggiante del ragazzo, la cui maglia bianca era piuttosto tesa intono all'addome pronunciato, il ragazzo sospirò accendendosi una sigaretta 

–E tu chi sei?- le chiese guardandola attraverso gli occhiali che incorniciavano i suoi occhi chiari

–Un'amica- rispose Alex iniziando a infastidirsi per quel modo di fare, ma il ragazzo subito scoppiò a ridere –Tranquilla, non sono certo il padrone del locale, per fortuna nelle cucine non mette mai piedi altrimenti lo chef gli tira direttamente una padella, ma se ti avesse vista lui sicuramente ti avrebbe aggredito peggio di così- e rise divertito, Alex si rilassò subito ricambiando il sorriso

–Sono già stata avvisata da un cameriere dentro- il ragazzo ridacchiò buttando fuori un pò di fumo

–Si, qui non possiamo ricevere visite durante l'orario di lavoro, ma se aspetti un attimo vado dentro e ti chiamo Thomas- le disse buttando via metà sigaretta e rientrando subito dopo.

Alex si allontanò dalla porta per non destare sospetti agli altri addetti ai lavori, così si appoggiò al muro li di fianco posando a terra il borsone e lo zaino, alzò la testa ad osservare il cielo nero che si poteva scorgere tra i due palazzi, chiedendosi cosa stesse facendo in quel momento Jason, se avesse capito il suo gesto e magari si sentisse sollevato per non averla più attorno

-Alex!- la voce di Thomas la ridestò dai suoi pensieri e si ritrovò presto stretta in un abbraccio caloroso

–Ciao, scusa se sono piombata così all'improvviso- si giustificò, lui la guardò negli occhi sorridendo e la baciò leggero sulle labbra, sorprendendola

–Hai fatto bene a venire, è una bellissima sorpresa!-le disse accarezzandole una guancia

–Ho saputo dai tuoi colleghi che non potete avere visite, non voglio creare problemi, ma sei l'unico che conosco qui a Londra- lui allentò la presa sui suoi fianchi prendendole una mano

–Vai a casa mia, abito qui vicino- tirò fuori dalla tasca dei pantaloni un mazzetto di chiavi

–Ma io..-Thomas le sorrise

–Avanti, dove pensi di andare stanotte?- le chiese –Vai da me, ti fai una doccia e ti riposi, io dovrei stare a casa per l'una, le due al massimo- Alex arrossì alla gentilezza di quel ragazzo

–Non voglio essere un disturbo- ma lui rise divertito prendendo il cellulare e scrivendo qualcosa

–Ti ho inviato il mio indirizzo così non te lo scordi, è il primo piano il 2a, non puoi sbagliare- poi si girò verso la porta delle cucine –Ora devo rientrare- le disse sorridendo e dandole un veloce bacio sulle labbra e senza darle il tempo di rispondere, si allontanò velocemente.

L'appartamento di Thomas si trovava effettivamente a dieci minuti di taxi dal ristorante, in una zona residenziale, dove tutte le case erano squisitamente simili, con il tetto spiovente, le vetrate bianche piuttosto ampie, i portici d'ingresso preceduti da cancellate scure e il tutto appariva estremamente tranquillo. Il palazzetto dove si era fermato il taxi era di colore scuro, a differenza dei due più chiari ai suoi lati, Alex entrò e salì al primo piano dove subito individuò la porta dell'appartamento.

Una volta dentro tutto era avvolto dal buio, una leggera illuminazione veniva dalla finestra, così Alex tastò la parete trovando subito l'interruttore che accese una lampada lì accanto e un'altra verso il salotto e si stupì dell'ambiente estremamente accogliente.

L'appartamento non era molto grande ma ben suddiviso, appena entrata nell'ingresso, si spogliò del giubbotto e sfilò le scarpe per poter finalmente stare più comoda; da lì si accedeva al salotto bianco, unico tono di colore era un blu cobalto dato dal divano e da qualche elemento come le tende che incorniciavano la finestra e dai cuscini della poltrona bianca accanto al caminetto; sulla destra si apriva un cucinotto a vista, estremamente moderno e funzionale, nel piccolo disimpegno, trovò il bagno con una bella doccia ampia che già pregustava di provare e, subito accanto, la porta della grande camera da letto. Anche qui il colore bianco era dominante, mentre il punto di colore porpora era dato dalla morbida coperta che rivestiva il letto e dalla poltroncina rossa accanto alla finestra. Alex si trovò a sorridere divertita guardandosi intorno, era tutto estremamente curato, pulito e ordinato, al contrario di come si era presentata la vista della casa di Jason.

A quel pensiero il suo cuore sussultò un poco, subito la sua mente venne occupata dall'immagine di quella casa diroccata, eppure così familiare che in quei mesi, aveva amato come casa propria. Sospirò e tornò subito ad occuparsi del suo bagaglio dal quale tirò fuori degli abiti puliti e comodi per poter poi andare a fare una lunga doccia, ma prima prese il cellulare notando le diverse chiamate che lei aveva volutamente evitato e alcuni messaggi che non lesse, decidendo poi di mandare un breve messaggio a Thomas per avvertirlo che era arrivata ringraziandolo ancora; la risposta del ragazzo non si fece attendere

9:48 Thomas "Sono felice che ti piaccia, fai come se fossi a casa tua e se hai fame in frigo ci sono alcuni piatti che puoi riscaldare senza che ti metti a cucinare!Ci vediamo dopo!".

Una volta finita la doccia ed essersi asciugata i capelli, Alex si sentì come nuova, si concesse così un piatto di pasta che riscaldò nel microonde e che mangiò seduta sul comodo divano guardando la televisione; cercò in tutti i modi di tenere fuori ogni cosa potesse buttarla giù di morale, ma il lampeggiare di un ennesimo messaggio la fece di nuovo piombare nella tristezza.

Lavò le poche cose che aveva usato per poi ritornare sul divano dove si distese spegnendo la luce del lume e osservando la finestra da dove poteva scorgere la sagoma del palazzo accanto e la luce della strada che filtrava fin dentro l'appartamento; decise alla fine di leggere i vari messaggi, trovandosi ben 30 chiamate da parte di Jason, che la fecero deglutire a vuoto, e altrettante da parte di Liz

13:42 Liz: Alex ma che diavolo è successo? Si può sapere che fine hai fatto?

14:31 Liz: Alex!!! Rispondimi e dimmi dove diavolo sei finita!

15:48 Liz: Alex, qui sia Mike che Jason stanno dando di matto! Si può sapere che è successo e dove sei finita?

16:20 Liz: Jason sta facendo il diavolo a quattro! Se puoi fargli uno squillo così si da una calmata! Danno la colpa a me perchè non so dove sei!

18:02 Liz: Alex, stai bene?

21:00 Liz: Alex per favore almeno rispondimi, siamo tutti in pensiero!

23:15 Liz: Pensavo fossimo amiche...

Gli occhi di Alex si inumidirono alla lettura di quei messaggi, ma volutamente non aveva risposto all'amica, proprio perchè non voleva che nessuno interferisse con la sua scelta di andarsene, ma non voleva certo perderla come persona e sapeva che il suo comportamento la stava facendo andare su tutte le furie, così dopo qualche attimo, le rispose 

00:10 Alex: Liz, scusami ti prego, ma ho deciso di andarmene e non volevo metterti in mezzo, per questo non ti ho avvisato..sono successe delle cose, ho preferito così, ma per favore non pensare che non ti consideri un'amica, perchè sei l'unica che ho! Sto bene, non preoccuparti

00:28 Liz: Sono incazzatissima con te!Che vuol dire te ne sei andata? Dove sei? Non hai idea che è successo qui, Jason era da sedare come un toro, è impazzito Alex, mi ha messo sotto torchio per un'ora pensando che ti stessi coprendo! Per poco non ha fatto a botte con Mike e chiunque gli capitasse a tiro! Tvb!!

Alex alla lettura di quel messaggio sgranò gli occhi e dovette rileggerlo almeno un paio di volte, perchè non poteva credere che Jason avesse dato di matto in quel modo, in fondo lei era andata via proprio per non causargli problemi ulteriori.

00:35 Alex: Mi dispiace Liz, ma non posso dirti dove sono, è stata una mia scelta. Ho capito che Jason non stava bene, sono stata una codarda perché, in fondo, lo sapevo sin dall'inizio che lui ne voleva rimanere fuori da questa storia, è stato chiaro parecchie volte, ma ieri ho capito davvero quanto lo facesse soffrire vedermi...è troppo legato ad un passato che lo ha ridotto a darsi la colpa di tutto. Vorrei poterlo aiutare, fargli capire che non è così, ma non so farlo. L'unico modo per ridargli serenità è andare via. Sto bene e non dovete preoccuparvi.

Liz non rispose e Alex ne fu quasi felice, scriverle era doloroso come doverle dire addio, per questo era andata via senza dire niente. Si raggomitolò nel plaid che aveva trovato e lentamente chiuse gli occhi, cercando di allontanare ogni pensiero riguardante Jason, sua madre, il suo passato, lasciando che la stanchezza di quella giornata infinita le scivolasse finalmente via.

Quando riaprì gli occhi si trovò a guardare un soffitto bianco e per qualche istante non capì bene dove si trovasse, così lentamente si tirò a sedere ritrovandosi nella camera di Thomas; subito sentì il viso accaldarsi, non sapeva come ci fosse finita ricordando di essersi messa sul divano, ma proprio mentre stava per alzarsi il ragazzo entrò con un vassoio in mano

–Buongiorno- le disse sorridendo e avvicinandosi

-Buongiorno- rispose lei poco convinta – come sono finita qui?- gli chiese mentre lo vide posare sul letto il vassoio con la colazione

–Ti ho messo io nel letto, quando sono ritornato eri così stanca che non ti sei accorta di nulla, ma non potevo farti dormire lì- le disse sincero posandole un bacio sulla testa e sedendosi anche lui

–Giuro che mi sono comportato come un gentiluomo- le disse portandosi una mano sul cuore, facendola ridere

–Grazie- rispose in imbarazzo –Ma tutto questo è per me?- guardò il vassoio stracolmo e lui rise divertito

–Non sapevo cosa ti piacesse, così per non sbagliare ci ho messo un pò di tutto- i due si guardarono e risero insieme

–Sei stato dolcissimo, grazie- lui le accarezzò una guancia

–Buona vigilia di Natale, Alex- le disse avvicinandosi per posarle un dolce bacio sulle labbra, Alex arrossì all'istante perchè non era abituata a tanta gentilezza e attenzioni

–Oggi lavori?- gli chiese e lui sospirò mentre la vide iniziare a mangiare il cornetto caldo e sorseggiare il cappuccino

–Si stasera, alle cinque infatti vado via, purtroppo anche domani, è l'inconveniente di questi lavori, quando tutti fanno festa noi stiamo al chiodo- le disse con un sorriso stanco, Alex lo guardò e sorrise di rimando

–Sei sicuro che possa rimanere?- gli chiese facendolo ridacchiare

–Non credo proprio che ti lascerò andare, sai?- e mentre Alex faceva colazione, iniziarono a chiacchierare e lei si divertì nel sentire la vita di Thomas in quel ristorante, di come aveva iniziato a lavorare lì cinque anni prima, facendo praticamente lo sguattero, ma continuando a studiare all'alberghiero e con il tempo si era fatto notare fino ad arrivare ad essere l'aiuto cuoco di uno dei più importanti chef della città

–Quindi aspiri a diventare chef anche tu?- gli chiese una volta finito di raccontare, Thomas sorrise abbassando lo sguardo imbarazzato

–Beh sì, sarebbe il mio sogno-ammise –ho sempre desiderato avere un mio ristorante un giorno- Alex posò una mano su quella del ragazzo

–Ci riuscirai sicuramente, Thomas- lui le sorrise con dolcezza

–Grazie, lo spero davvero- gli occhi del ragazzo brillavano, era lo sguardo di chi davvero vuole raggiungere il suo sogno

- Quanti giorni ti ha dato Mike? - le chiese lui dopo qualche istante

-A dire il vero, ho deciso di andarmene- ripose e vide lo stupore stamparsi sul volto di Thomas

-Hai litigato con Liz?- chiese apprensivo e lei scosse la testa

-No, anzi, Liz e Mike sono persone splendide- sospirò guardando in basso

-E' per colpa di quel tizio con cui vivi?- le chiese lui stupendola, lo guardò e notò una leggera espressione tesa nel volto del ragazzo

–Mi sono sempre chiesto come mai una ragazza come te vivesse lì, con lui, ma non volevo essere invadente- sorrise in maniera un po' tirata prima di continuare 

–E' un tuo parente?- e Alex sorrise penando che in realtà dopo la madre e Francesca, effettivamente Jason era la persona più vicina che avesse mai avuto

-Non siamo parenti- rispose e vide lo sguardo di Thomas mutare

-Non mi dire che è un tuo ex?- la interruppe lasciandola prima basita per poi farla avvampare dalla vergogna

-Ma che dici?- ridacchiò sentendo uno strano fremito in tutto il corpo, immaginando Jason come un ex –E' un amico di famiglia da anni, mia madre ha voluto farmi venire a vivere qui- rispose rimanendo comunque evasiva, non le andava di parlare dei suoi problemi con Thomas, non era ancora il momento, se mai ce ne fosse stato uno.

-Capisco- ripose lui più tranquillo  abbozzando un sorriso

–Scusa, ma per un attimo mi hai fatto pensare male!- si portò una mano a grattarsi la nuca con fare imbarazzato, Alex gli sorrise ma non volle aggiungere altro, finendo il suo cappuccino in silenzio

–Quindi te ne sei andata?- le chiese dopo qualche istante

-Sì, penso che sia giusto, non volevo essere di peso- sentendosi comunque a disagio a pronunciare quelle parole: una vita indipendente andava bene, ma lasciare Jason le era sembrato davvero doloroso

-Sai, nel mio futuro non vedo solo un lavoro che desidero, ma anche una ragazza- Alex sgranò gli occhi, sotto lo sguardo lucido del ragazzo che arrossì lievemente prendendole una mano

–So che ti sembrerò un pazzo, ma tengo davvero molto a te, Alex- lo vide inumidirsi le labbra prima di continuare 

–Per questo mi ero preoccupato parlando di quel tipo, ma vederti qui in casa mia, mi fa stare al settimo cielo, non riesco a crederlo, perchè è davvero un sogno- lo vide abbassare la testa e puntare lo sguardo verso le loro mani intrecciate

–Io credo di essermi innamorato di te, Alex, e vorrei davvero che tu rimanessi qui, con me-

A quelle parole il cuore di Alex si fermò completamente

–Thomas, io...- ma lui la guardò sorridendo

–Non mi devi certo dire che mi ami, o che desideri passare la tua vita con me, lo capisco, è troppo presto! Ma vorrei che pensassi alla mia proposta di vivere qui, con me, di provarci-

Alex non sapeva davvero cosa rispondere, non poteva credere che Thomas le avesse appena aperto il suo cuore in un modo così candido da farla commuovere.

Lo vide avvicinarsi lentamente alle sue labbra e baciarla piano, posando una mano sul suo viso, ma ben presto quel contatto divenne più insistente e voglioso, da parte di entrambi. La fece stendere sul letto, riprendendo a baciarla posizionandosi accanto a lei e Alex non si fece domande, non si creò pensieri strani, voleva solo vivere quel momento per ciò che veniva.

Le mani di Thomas l'accarezzarono gentile mentre lei iniziava a sentire un desiderio che mai aveva provato in vita sua, un calore che si irradiava in ogni parte del suo corpo

Il ragazzo la guardò dolcemente e lei sospirò come se non avesse più aria nei polmoni, si sentiva accaldata e non sapeva bene come doversi comportare in un momento del genere, non essendo mai stata con un ragazzo, ma sapeva che con Thomas sarebbe stato bello, che nei suoi confronti provava davvero un profondo affetto, forse non amore, anche perchè non sapeva bene cosa significasse, ma sicuramente provava un sentimento sincero per quel dolce ragazzo che l'aveva sempre trattata come un qualcosa di prezioso; gli sorrise e fu lei a baciarlo lasciandolo per un attimo sorpreso.

Quando la mano di Thomas si intrufolò sotto la sua maglia, Alex non trattenne un gemito che non riuscì a fermare mentre  lui iniziò a torturare piacevolmente i seni, lambendole il collo con baci dolci; era una tortura così maledettamente piacevole che la sconvolse, ma il suono di un cellulare fermò entrambi che si ritrovarono a guardarsi ansanti

–E' il mio, scusami- le disse lui, baciandola velocemente andando a rispondere.

Alex sentì il respiro accelerato, si tirò di nuovo a sedere e le sembrò di essere appena entrata in una centrifuga di emozioni che non aveva mai provato, si portò una mano sul cuore, le batteva ancora forte e adesso che la mente stava tornando più lucida, si sentì in imbarazzo per quello che sarebbe potuto accadere, era davvero ciò che voleva? Avrebbe permesso a Thomas di andare avanti? I suoi pensieri, però, furono interrotti dal ritorno del ragazzo

–Alex, al ristornate manca una persona in cucina, devo andare a sostituirla- disse dispiaciuto, mentre lei si alzò dal letto

–Non preoccuparti-  lui le si avvicinò posando le mani sui suoi fianchi e baciandola intensamente

–Tu che farai?- le chiese quando si staccò 

–Penso che farò una passeggiata, non ho mai visto Londra-rispose con una scollata di spalle 

–D'accordo, ma stai attenta, credo pioverà e prendi le chiavi sul mobile vicino l'ingresso, sono un doppione- detto questo la baciò ancora una volta per poi prendere alcuni abiti nell'armadio; Alex lo vide levarsi la maglia che indossava mostrando un fisico longilineo e asciutto ma ben proporzionato, arrossì all'istante e si obbligò a girare lo sguardo prendendo il vassoio e andando in cucina, per permettere a Thomas di prepararsi

–Per qualsiasi cosa chiamami- le disse una volta pronto, posandole un bacio sulla fronte

–D'accordo- si sentì ancora un pò scossa da quanto accaduto e da quello che Thomas le aveva proposto

–Vorrei che ci pensassi davvero, Alex- le accarezzò una guancia e lei gli sorrise

–Lo farò, te lo prometto - e solo quando la porta di casa si richiuse si ritrovò a sospirare, liberando l'aria che senza volere aveva trattenuto; non sapeva cosa avrebbe dovuto rispondere, ma di una cosa era sicura, ci avrebbe davvero pensato, Thomas meritava una sua più sincera risposta.

Nel giro di un'ora si era preparata, aveva rifatto il letto, pulito il bagno e sistemato le tazze della colazione, ma quando guardò fuori, si accorse che il cielo prometteva pioggia e si chiese se fosse stato il caso di uscire; la risposta arrivò subito, pensando che sarebbe dovuta stare sola in quella casa a lei non familiare, così decise di fare un giro tanto per perdere tempo e pensare a quello che il ragazzo le aveva chiesto.

Erano le 14.15 quando decise di ritornare e concedersi una sosta nel caffè sotto casa di Thomas, riparandosi anche dalla pioggia che in quel momento aveva deciso di non trattenersi più.

Si sedette su un tavolo vicino la vetrata che mostrava una Londra bagnata ma estremamente affascinante; era riuscita a visitare una bella porzione della città girovagando per le strade, cosa che le piaceva di più rispetto al visitare musei o mostre; un sorriso malinconico le colorì il viso, ripensando a come, con la madre, ad ogni città nuova, avevano sempre passeggiato per ore e ore e ricordava come le ripetesse che per amare una città , per riuscire a viverci, bisognava prima conoscerla a piedi, immergendosi in ciò che la città offriva, inebriandosi dei suoi profumi; lei aveva fatto esattamente quello tutta la mattina, passeggiando tra i londinesi e la loro routine quotidiana, arrivando a Buckingham Palace che le aveva fatto sgranare gli occhi per la sua imponenza e dove era riuscita a vedere il cambio della guardia, per non parlare del Big Bang altrettanto bello, per poi girovagare osservando le vetrine dei negozi, tutte adornate con luci natalizie e alberi colorati.

Seduta in quel caffè si concesse due toast e una bella tazza di caffè caldo osservando fuori la vetrata e dovette ammettere di sentirsi come spaccata in due: c'era la Alex che voleva davvero far finta di nulla e voltare pagina, iniziare una nuova vita, magari con Thomas al fianco, stabilirsi lì a Londra; poi c'era un'altra Alex, quella che non voleva dimenticare, che soffriva per come erano andate le cose, quella che voleva rivedere quella casa malconcia e sentire lo sbraitare di Jason; si chiese davvero cosa avesse intenzione di fare, se fosse pronta per iniziare tutto da capo ancora una volta, se fosse giusto rimanere con Thomas, oppure vivere da sola, da qualche altra parte, ma a ridestarla fu lo squillare del suo cellulare.

Il nome lampeggiante sullo schermo le fece sgranare gli occhi. Per un secondo si sentì addirittura mancare non sapendo cosa fare

 Alla fine premette il tasto verde con il cuore in gola –Pronto?- le sembrò di avere la gola secca

-Dove sei?- la voce dall'altro capo dell'apparecchio sembrava un ruggito e Alex dovette deglutire perché immaginava che tipo di espressione avesse Jason in quel momento

–Io non..- ma lui la interruppe subito

Alex, voglio sentire solo il posto dove ti trovi- la ragazza respirò appena

–Non devi preoccuparti...- ma di nuovo lui la interruppe

Non dire stronzate!- alzò la voce zittendola –Dove cazzo sei finita?-Alex sentì gli occhi inumidirsi per la durezza di quel tono

–Non tornerò- gli rispose sentendo il cuore dolere mentre lo sentì sospirare, come a voler regolare il tono e il modo di parlare, lei sapeva che ci stava provando

Perché?- le chiese infine facendole mordere il labbro agitata

–Perchè non è giusto che tu sia stato infilato in questa cosa senza il tuo consenso- rispose – non posso permettere che continui a sentirti in colpa per quello che è successo con mia madre, non lo voglio e non lo vorrebbe neanche lei- sospirò sentendo il fiato corto, ma continuò –se vedermi ti crea così tanto disagio, cosa che capisco perfettamente, non posso continuare a stare lì con te, non voglio vedere che ti sforzi di cambiare, per me. Lo hai già fatto abbastanza, non è giusto Jason- deglutì prima di continuare

–Non hai colpe di nulla, te lo posso assicurare, ma purtroppo non so come fartelo capire e mi sono resa conto che avermi intorno, invece, ti riporta di nuovo a vivere in quel passato che non riesci a dimenticare- si sorprese di sentire il suo viso umido di lacrime che silenziose erano straripate dai suoi occhi

–Io non voglio farti soffrire, Jason- aggiunse piano e dovette mordersi un labbro per non singhiozzare

Alex- Jason aveva sussurrato il suo nome e questo le aveva fermato il cuore, la voce di lui era bassa e roca come se fosse difficile per lui parlare

Se potessi vorrei poter tornare indietro e non dirti quelle cose- Alex si asciugò le lacrime con un fazzoletto, mentre stringeva il cellulare all'orecchio –Non voglio che tu scelga di andare via, solo perché io sono un coglione- Alex riprese fiato con un singhiozzo

–Non lo penso- disse e lo sentì sbuffare affranto, se lo immaginava camminare avanti e indietro nel salotto di casa sua

Invece lo sono, Alex, non ho fatto altro che comportarmi da idiota e ti ho praticamente costretta ad andartene, ma non è quello che voglio, te lo assicuro!- Alex sgranò gli occhi a quelle parole

Quando ti ho detto che sarebbe stata una convivenza difficile, mi riferivo soprattutto a questo mio modo di fare, non riesco ad esprimere quello che vorrei davvero e tutto quello che dico finisce per ferirti, ma non voglio questo- Alex sentì il suo cuore correrle nel petto, come se quelle parole sincere pronunciate con un nodo in gola, da parte di Jason, la scaldassero fin dentro le ossa

–Jason, io non posso..- ma lui la fermò

–Hai deciso di andartene, ma per favore, fallo se ne sei davvero convinta e per favore dimmelo in faccia non così, non fuggendo –Alex percepì dei rumori che sembravano aver interrotto la comunicazione

–Jason..- lo chiamò piano sperando che lui ci fosse ancora

Vorrei che mi guardassi negli occhi e mi dicessi che vuoi andare via perchè ne sei pienamente convinta- un sospiro sfuggì dalle labbra di Alex

–Io...- ma lui la interruppe ancora

Guarda fuori- le disse semplicemente e lei sgranò gli occhi a quelle due parole girando la testa verso la vetrata che dava sulla strada.

Le si mozzò il fiato riconoscendo la figura di Jason dall'altro lato del marciapiede, sentì la gola secca e gli occhi le si bagnarono ancora una volta

Se vuoi puoi dirmelo ora- lei si ritrovò a chiudere la chiamata, pagare velocemente ed uscire dal locale dove l'unico suono udibile era lo scrosciare della pioggia. 

  
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