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Autore: kiara_star    29/07/2009    2 recensioni
“La luce si intensificò costringendo lo spadaccino ad assottigliare gli occhi per poter vedere. - Dovrai fare una scelta Roronoa: se vuoi salvarlo, dovrai essere disposto a perderlo – un lampo accecante lo colpì e un lungo fischio gli si conficcò nei timpani” (nuova fic ZOROxSANJI incentrata sul passato del cuoco, spero vi piaccia ^-^)
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Roronoa Zoro | Coppie: Sanji/Zoro
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ho deciso di iniziare una nuova fic. Era un’idea che avevo in mente da un po’, ma non riuscivo mai a trovare l’ispirazione giusta ^^ Tranquilli troverò il tempo anche di aggiornare le altre fic, sempre che vi faccia piacere U///U
Non vi anticipo nulla sulla storia, spero solo che vi piaccia ^-^

kiss kiss Chiara

 

 

I giorni del pianto

 

 

Usopp era inginocchiato a terra e tossiva fortemente tenendosi una mano sul ventre.
- Tutto ok? – chiese il cuoco. Il cecchino si fece forza e balbettò un sì stentato fra versi di dolore. Provò ad alzarsi ma le sue gambe non ce la facevano

- Aspetta, ti aiuto – Nami prese un braccio del compagno e se lo avvolse attorno alle spalle aiutandolo ad alzarsi. Gli occhi del cuoco osservarono la scena per poi porre l’attenzione alla figura che gli si stagliava davanti. Aspirò avidamente il fumo per poi schiacciare la cicca sotto la suola delle sue scarpe

- Nami-san - la ragazza lo guardò e annuì.

- Ci penso io, non preoccuparti Sanji-kun - velocemente la navigatrice si mosse tenendo stretto il cecchino. Doveva fare in fretta e portarlo da Chopper.

Una risata stridula e cinica si sollevò nell’aria. L’ombra che si proiettava sull’erba  si muoveva animatamente mentre Sanji strinse forte i denti

- Questa me la pagherai – bisbigliò prima di scagliarsi contro il suo avversario. Il rumore dei colpi, i calci che parevano colpire solo l’aria, risuonavano nella vallata mischiandosi al verso degli uccelli che volavano irrequieti nel bosco limitrofo. Un cielo stanco e  opaco faceva da tetto a quello scontro.

- E’ inutile pirata – ridacchiò ancora l’uomo mentre schivava l’ennesimo colpo del cuoco.

- I tuoi amici verranno catturati e le loro taglie saranno nostre, è inutile che ti sfianchi tanto – un’altra risata stavolta suonava ancora più fastidiosa alle orecchie di Sanji. Non avrebbe mai permesso a un tizio simile di torcere un solo capello ai suoi compagni.

- Se fossi in te inizierei a pregare – sorrise poi il biondo prima di scagliarsi nuovamente contro di lui. Stavolta il colpo andò a segno e l’uomo venne scagliato con forza contro il tronco di un albero.

- Bastardo – annaspò pulendosi un rivolo di sangue al bordo delle labbra. Il cuoco lentamente si accese una sigaretta soffiando via un po’ di fumo

-  Veau...- per un attimo la figura di Sanji sparì dalla vista di quell’uomo mentre cercava di rimettersi in piedi. Lo cercò con gli occhi ma non vide nulla finché un lancinante dolore gli si conficcò nell’addome

- Shoot – ricadde a terra ormai privo di sensi.
Il suono della battaglia si era fermato lasciando il posto solo al canto degli uccelli che però non parevano aver ritrovato la loro calma.
Erano pirati; scontrarsi con cacciatori di taglie, marine, o qualunque altra testa calda che si intromettesse sul loro cammino, faceva parte del gioco. Alle volte erano scontri veloci, neanche il tempo di divertirsi un po’, altre volte invece avevano dovuto dar fondo a tutte le loro risorse per portare via la pelle, ma non era questo il caso.
Il cuoco si allontanò dal luogo del duello deciso a controllare le condizioni del suo compagno, quando una nuova risata, stavolta diversa da quella di prima spezzò la pace appena creatasi.

- Molto bravo... i miei complimenti – inghiottì quando quella voce sottile lo fece ritornare sui suoi passi.

Una donna se ne stava seduta sul ramo di un albero, lo stesso contro il quale aveva spedito il suo nemico. Le gambe scoperte che dondolavano lievemente e una lunga coda di cavallo color cenere che ricadeva sulla sua spalla. Il corpo stretto in un tubino viola che lasciava poco spazio alla fantasia. Lo sguardo fisso su di lui e un sorriso sicuro a piegarle le labbra.

 

 

- Non preoccuparti Rufy, si rimetterà – sorrise Chopper mettendo in borsa i suoi attrezzi. Il capitano ridacchiò saltando in piedi.

- Lo sapevo che Usopp era uno tosto – ridacchiò ancora mentre il cecchino se ne stava steso sul letto con gli occhi chiusi. Dormiva, così come aveva preteso il dottore che facesse. Era stato un imprudente a decidere di scontrarsi con quel tipo senza neanche una delle sue armi. Un imprudente e uno sciocco.

Zoro scosse la testa e si allontanò verso il ponte

- Dove vai? – chiese Nami. Non si preoccupò di rispondere lasciando che fosse la risata di Rufy a ribattere.

- Cerca almeno di non perderti – sospirò la navigatrice mentre lo spadaccino saltava giù dall’imbarcazione.
Non si sarebbe perso, no se avesse seguito l’odore della battaglia.

 

- Tu.. tu come fai a saperlo? – gli occhi del cuoco si sgranarono mentre prese a retrocedere. La donna sorrise ancora e con passi leggeri gli si avvicinò

- Oh... vorrei potertelo dire – sorrise ancora. Il corpo di Sanji fu percorso da un lungo brivido.
No, non poteva essere. Come faceva quella donna a conoscere quella faccenda? Come poteva sapere ciò che lui stesso faceva perfino fatica a ricordare? Ciò che in fondo aveva sperato per sempre di dimenticare...

- E’ un trucco – cercò di dar sicurezza al suo sorriso, sebbene gli occhi grigi di quella donna parevano riuscire a riconoscere facilmente la verità.

- Cos’hai Sanji? Hai paura? – paura? No, non aveva paura, ciò che provava era qualcosa di diverso, qualcosa di meno pungente della paura, più simile al terrore puro. Indietreggiò ancora, finché non si ritrovò con le spalle contro il legno umido di un tronco. A quel punto la donna si fermò e retrocesse sedendosi su una roccia situata proprio di fronte al ragazzo. Poggiò il mento contro il palmo della mano e un nuovo sorriso divertito le si stampò sul bel volto.
- Deve essere stata dura per te... non è così? Eri solo un bambino... – un’espressione di falsa compassione fece rabbrividire nuovamente il cuoco. Si portò le mano alle orecchie

- Sta zitta, tu non sai nulla! E’ un trucco, un merdoso trucco – ringhiò. Lei sorrise ancora costringendolo a premere sempre più forte le mani sulle orecchie per tener lontano qualsiasi suono, soprattutto quella sua risata. Non poteva combatterla, non l’avrebbe mai fatto. Eppure le sue parole erano state taglienti come la lama di una spada, lo avevano colpito e debilitato come avrebbero potuto fare centinaia di proiettili.

- Zitta! – urlò stavolta stringendo anche le palpebre. Sentiva il cuore battere forte e la mente riempirsi di vecchie immagini, di ricordi creduti spenti che invece ritornarono vividi, crudelmente intensi nella sua testa. Graffiarono nuovamente il suo cuore rendendo vane tutte le toppe che nel corso degli anni aveva cercato di mettete per non farlo più sanguinare. Era stato tutto spazzato via dalla risata di quella donna, dal suo trucco, da qualsiasi cosa che ora pareva non essere nemmeno in grado di ascoltare.

- Che diavolo succede qui – si voltò di scattò sgranando gli occhi verso la figura dello spadaccino comparsa d’improvviso. I suoi occhi spalancati mentre neanche si rese contro di avere le mani che tremavano.

- Che stai combinando? – lo sguardo interrogatorio e confuso di Zoro non seppe fare altro che farlo crollare sulla sue ginocchia. Le palpebre nuovamente strette e le dita che stringevano l’erba del prato.

Incredulo. Guardava incredulo quello stupido cuoco che se ne stava a terra tremante. Ma che diavolo stava succedendo? Poco più in là giaceva il corpo inerme e sconfitto dell’uomo di cui aveva parlato Nami. E allora? Notò solo dopo quella donna e strinse fra i denti un’imprecazione. La sua stupida cavalleria un giorno o l’altro gli sarebbe costata la vita.
Impugnò la katana e guardò truce la sua avversaria. Nessuna preoccupazione le attraversò il volto, lasciando che l’espressione divertita facesse da padrona al suo atteggiamento.

- Roronoa Zoro... sei venuto a salvare il tuo amichetto – ridacchiò beffarda. Non un movimento, né un solo segno di nervosismo si poté intuire nello sguardo freddo dello spadaccino. Salvarlo? No, non era il suo compito. Sconfiggerla, farla fuori, renderla simile ad una impalpabile polvere, questo era il suo solo intento.

- Chi sei? – chiese. Lei sorrise ancora inclinando la testa di lato e poggiando ora la guancia sul suo palmo.

- Si chiamava Kuina... vero? – un brivido freddo attraversò la schiena di Zoro. Strinse più forte la sua katana.

- Chi sei –

- Mi spiace tanto Roronoa... deve essere stato uno shock vederla morire – il sorriso si spente poco dopo sul suo bel volto quando per l’ennesima volta lo spadaccino le formulò quella domanda.
- Chi sei – perché con lui non funzionava? Inchiodò gli occhi in quelli scuri e inquietanti del giovane. Neri e profondi, ma non abbastanza profondi per impedirle di farlo. C’era qualcosa di strano, che non riusciva a capire, era quello che sembrava rendere inefficace la sua tecnica. Quel tipo aveva qualcosa di diverso dal biondino o forse lei stava cercando la cosa sbagliata... Sorrise nuovamente quando capì cos’era..

- Non è lei... è stato un errore il mio – si alzò mentre il vento smuoveva la lunga coda bigia.

- Dove credi di andare? – ringhiò lo spadaccino quando lei gli diede le spalle. Un’altra risata.
- Se vuoi salvarlo, dovresti conoscerlo – si voltò per guardare divertita il viso minaccioso del pirata.

- Conoscerlo davvero, ma tu sai... – guardò ora Sanji che non aveva smesso di fissare a terra mentre impercettibili tremori continuavano a smuovere il suo corpo.
- Che non è così – un silenzio inquietante piombò nella vallata.
Non più canti d’uccello o colpi di battaglia. Nessuna risata né versi divertiti. Solo quegli occhi grigi inchiodati in quelli neri e furiosi del ragazzo. Poi Zoro sorrise, o meglio ghignò. Così come era solito fare prima di partire all’attacco, prima di lavare le sue spade con il sangue del nemico.

- Mi basterà tagliarti la testa -  ora fu lei a sorridere.

- Come vuoi – lentamente alzò una mano verso il cielo. Un piccolo bagliore iniziò a splendere sopra la sua testa. Forse era una specie di tecnica particola, questo pensò Zoro. Una tecnica che lui avrebbe di certo battuto.
- Per salvarlo, devi tornare indietro – non riusciva a comprendere il senso di quelle parole, mentre la luce si faceva via via più intensa.

- Ma se lo salverai allora... lo perderai – che diavolo andava farneticando quella tizia? Che significava che per salvarlo doveva perderlo? Sguainò anche la seconda spada. Non le avrebbe permesso di dire altre cavolate. Lanciò uno sguardo veloce al compagno che pareva essere completamente altrove, ancora a terra a stringere l’erba.
La luce si intensificò costringendo lo spadaccino ad assottigliare gli occhi per poter vedere.

- Dovrai fare una scelta Roronoa: se vuoi salvarlo, dovrai essere disposto a perderlo – un lampo accecante lo colpì e un lungo fischio gli si conficcò nei timpani. Sentiva il suo corpo ardere. Strinse gli occhi e serrò la mandibola. Non poteva vedere né udire nulla. Bruciava, la sua pelle, il suo stomaco, il suo stesso cuore sembrava bruciare nel fuoco. Quel fischio che si intensificava e la luce che non riusciva a combattere nemmeno con gli occhi chiusi. Ringhiò qualcosa, ma non riusciva neanche ad udire le sue stesse parole. Ora tutto era avvolto nella luce , nelle fiamme, in quel trapanante fischio che pareva soffocarlo.
Nella sua testa risuonavano le parole di quella donna. Quelle parole senza senso che però erano riuscite ad inquietarlo. Sanji, dov’era adesso? Che significava che per salvarlo doveva perderlo? Strinse forte l’impugnatura di quelle spade cercando di resistere, e poi, d’un tratto, si fermò.
La luce scomparve facendolo piombare in un buio, che se fosse stato possibile, era ancora più accecate, e il silenziò lo circondò. Non sentiva più il suo corpo, non sentiva alcun suono, non percepiva nulla. Come immerso in un oblio, in un caldo inebriante oblio. Forse era l’abbraccio della morte, e forse stavolta non sarebbe riuscito a sottrarsi.

 

 

Zoro... svegliati... Zoro...

 

 

Kuina... lo stava chiamando. Dov’era Kuina? Forse lo stava aspettando per dirgli che non aveva mantenuto la sua promessa, che aveva fallito. Kuina... la sua voce arrivava flebile alle orecchie dello spadaccino che lentamente iniziò a riacquistare la sensazione del suo corpo. Non era morto, non poteva morire. Aprì le palpebre, lievemente, per non essere accecato dai raggi del sole che gli scaldava il viso. Si accorse solo allora di essere steso al suolo. Si tirò a sedere passandosi una mano sul viso. Le sue spade. Scattò in piedi con orrore quando scoprì che non c’erano, nessuna di esse. Si guardò in giro ma non riconobbe quel luogo. Non era dove stava combattendo, non c’era quella donna, non c’era Sanji.
- Ehi cuoco! – lo chiamò, lo cercò. Dove si trovava, dove erano finite le sue spade? Era davvero morto allora?
- Dove sei? – nulla, non c’era nessuno a parte lui in quel luogo sconosciuto. Si chiese se fosse stato tutto un sogno, un incubo, ma le sue spade... perché non c’erano le sue spade? Che fine aveva fatto quella donna?  Si guardò ancora attorno. Gli alberi, uno sentiero sterrato che scendeva da quell’altura, un piccolo villaggio in valle. Stava forse sognando? O aveva sognato prima? Eppure una sensazione strana gli mordeva lo stomaco.
- Ehi giovane – un vecchio gli si avvicinò. Una lunga barba bianca e una pipa fumante.
- Dì un po’, sono tue queste cose? – sgranò gli occhi correndo immediatamente ad afferrare le sue spade, strappandole dalle mani del vecchio senza curarsi neanche di ringraziarlo.
- Sono pericolose da lasciare in giro – annuì per gentilezza, per cortesia, ma la sua mente era ancora troppo confusa.

- Sta più attento – il vecchio si allontanò scendendo per quel sentiero. Lo spadaccino si guardò ancora attorno dopo aver legato le sue katane al loro posto

- Ehi vecchio – si ricordò solo allora di chiedere dove si trovava ma quella dimenticanza gli costò. Il vecchio era sparito. Avesse avuto meno pensieri per la testa si sarebbe chiesto come aveva fatto a svignarsela così alla svelta. Doveva trovare Sanji e quella donna. Forse con quella strana tecnica l’aveva spedito dall’altra parte dell’isola, non poteva essere altrimenti. Doveva ritrovarla prima che quello stupido cuoco si facesse far fuori. Le parole inquietanti e incomprensibili di lei gli rintonarono alla mente ma decise di non darci peso. Era solo un modo per confonderlo, quando l’avrebbe avuta davanti e le avrebbe tagliato il collo, tutti sarebbe andato al giusto posto.
Prese il sentiero che portava al villaggio in quel modo forse avrebbe evitato di perdersi. Iniziò a scendere con ampie falcate. Doveva sbrigarsi o sarebbe stato tardi, Sanji non avrebbe mai alzato un dito su quella tipa che in qualche modo a lui ancora sconosciuto, era riuscito ad atterrarlo in quella maniera. Si arrestò a quel pensiero.
Cose gli era accaduto? Forse era stata colpa di qualche assurda tecnica come quella della luce che aveva usato su di lui, Sanji non era il tipo da arrendersi così in fretta...
Riprese a camminare per il sentiero quando vide un bambino poggiato contro la balaustra che costeggiava la strada. Magari poteva chiedere dove si trovasse, sarebbe stato almeno più sicuro della sua teoria

- Scusa, sai dirmi dove siamo – per poco il cuore non gli cedette. Lentamente il bambino si voltò verso di lui. No, non poteva essere!

- Siamo nella zona nord dell’isola – no, che stava succedendo? Chi era quel moccicoso? Come poteva essere...

- Ehi tutto bene? – indietreggiò. Era ridicolo, doveva essere un altro trucco di quella strega. Era l’unica spiegazione possibile.
- Tu chi diavolo sei? – a quella domanda il bambino batté le palpebre confuso.
- Sicuro di stare bene? Forse è meglio che ti fai vedere da un dottore – tornò a guardare al di là della balaustra rigirandosi un piccolo fiore giallo fra la dita bianche.

Quei capelli, quell’espressione, quelle strane sopracciglia... No, non poteva essere.

- Sanji – il bambino si voltò ancora verso di lui

- Come fai a sapere il mio nome? –

 

 

 

 

 

 

To Be Continued…

  
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