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Autore: RyodaUshitoraITbis    17/09/2019    3 recensioni
Sono passati ben quindici anni da quando Nick Wilde era fuggito da Zootropolis con l'intento di lasciarsi il passato alle spalle e rimettere insieme i pezzi del suo cuore infranto. Nonostante sia riuscito a rifarsi una vita all'estero, dovrà ora fare ritorno e affrontare nuovi dolori e vecchi fantasmi. Riuscirà a riallacciare i rapporti con Judy dopo la loro tempestosa rottura? Come reagirà quando verrà a sapere dell'esistenza di qualcuno che non sarebbe mai dovuto venire al mondo?
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Finnick, Judy Hopps, Nick Wilde, Nuovo personaggio
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo II

Le preoccupazioni di una madre

 

(dal punto di vista di Judy)

 

Sapete cosa mi piace di questo lavoro?

Assolutamente nulla.

Sono una coniglia di quarantadue anni, non ho un compagno e sono il capitano del Dipartimento di Polizia di Zootropolis. Anni fa, tutto ciò che desideravo era fare la differenza. Cambiare le cose. Rendere il mondo un posto migliore. Sono sempre stata più brava a fare il mio lavoro per le strade piuttosto che bloccata dietro una scrivania.

Eppure, eccomi qua. Sono a capo del Distretto in cui diciotto anni prima ho iniziato a lavorare come ausiliaria del traffico costantemente messa sotto torchio dai suoi superiori.

Ora tutto questo non ha più alcun senso.

Okay, non è del tutto esatto. E neppure giusto. Ma ho trascorso molti anni a tentare di correggere gli errori che ho commesso in passato.

Sulla scia della partenza di Nick, ho fatto tutto il possibile per tentare di rintracciarlo in modo da potergli spiegare tutto. Non sono orgogliosa del modo in cui ho fatto precipitare le cose. Aveva avuto ragione: avrei dovuto parlare con lui. Ma era andato troppo oltre con quello che mi aveva detto quel giorno. Avevo intuito che fra noi si era come spezzato qualcosa d’importante. Volevo disperatamente sistemare tutto e rimettere a posto le cose. Non era stata la prima volta in cui Nick si era allontanato da me, eppure non sono stata capace di rintracciarlo; sembrava sparito dalla circolazione. Sua madre e il suo amico Finnick si sono rifiutati categoricamente di dirmi dov’era diretto.

Dal momento che ero troppo sconvolta dopo il litigio con Nick, dovetti spostare l’appuntamento per la pratica abortiva di qualche giorno. Non riuscivo né a dormire né a mangiare in modo adeguato. Probabilmente tutto questo avrebbe potuto uccidere il cucciolo che portavo in grembo. In ogni caso, decisi di fissare un nuovo appuntamento per l’operazione.

E accadde l’impensabile.

******

Qualcuno bussò alla porta.

“Avanti.” Judy staccò lo sguardo dalla sua scrivania e si tolse gli occhiali da lettura. La porta si aprì e l’agente Stan Fangmeyer entrò nell’ufficio. Di solito la tigre aveva sempre un’aria divertita stampata sul volto, ma non questa volta. Dietro di lui c’era…

Non è facile descrivere il mammifero in sua compagnia. Aveva la pelliccia di un marrone chiaro. Un paio di occhi color lavanda come quelli di Judy. Un paio di orecchie appuntite come le sue, ma più corte. Un muso allungato. Aveva una corporatura più alta e dinoccolata. Indossava un paio di jeans e una maglietta, con una giacca appoggiata sulle sue spalle.

Aveva stampata sul volto un’espressione arrabbiata, tipica di chi ce l’ha con sé stesso per essere stato colto con le zampe nel sacco.

Di nuovo.

“Grazie, agente Fangmeyer.” esclamò Judy con un sospiro rassegnato. “Puoi lasciarci soli per un momento?”

“Certo, capitano.” Fangmeyer lasciò la stanza dopo aver chiuso la porta dietro di lui. Judy si alzò dalla poltrona e si avvicinò al giovane mammifero, nonostante fosse costretta ad alzare lo sguardo per fissarlo negli occhi. Incrociò le zampe e lo fissò severamente.

“Allora?” domandò Judy.

“Allora cosa?” esclamò l’interrogato di rimando.

“Non rispondermi in questo modo!” lo sgridò Judy con un tono tagliente. “Dimmi che hai combinato questa volta. Hai rubato qualcosa? Sei rimasto coinvolto in una rissa? Non hai la pelliccia arruffata e non hai le manette ai polsi, perciò dimmi che non hai fatto nulla di illegale, per favore!”

“Perché ti interessa?” chiese il giovane mammifero in un impeto di ribellione. “Forse ti sto mettendo in imbarazzo, capitano?”

“Mi interessa perché sono tua madre, Nicholas!”

******

         Ebbene sì, sono una madre. E lui è… beh, nessuno è mai riuscito a capire come chiamare questo miracolo della genetica. Alcuni lo hanno definito ‘voniglio’ o ‘conilpe’. Due termini più appropriati potrebbero essere ‘leponide’ o ‘caniride’. In realtà, neppure i medici che lo hanno fatto nascere e che si sono presi cura di lui nelle prime ore di vita avevano avuto idee precise a riguardo.

Comunque sia, Nicholas Hopps è il figlio che avevo provato a non far nascere. Ammetto di esserci andata vicina. Ma quando ero in ospedale, avvenne qualcosa. Non so spiegare che cosa sia successo, ma fui vittima di un violento attacco di panico. Più tardi il dottore mi disse che, in qualche modo, il cucciolo che portavo in grembo aveva provocato un incremento dell’attività ormonale nel mio corpo. Disse anche che, a causa dell’accresciuta condizione di stress, non sarebbe stato prudente procedere con la pratica abortiva finché non avessi avuto la certezza che attacchi simili non si sarebbero ripetuti. I conigli hanno un battito cardiaco estremamente accelerato e il dottore temeva che la tensione causata dall’intervento, insieme all’avvenuto episodio di panico, avrebbe potuto causarmi un arresto cardiaco.

Non ci avevo mai neppure pensato.

Non so se sia stato proprio quell’episodio a farmi cambiare idea, o il fatto che la mia famiglia da Bunnyburrow sia riuscita a convincermi. Forse, in qualche modo, il mio cucciolo non ancora nato aveva capito cosa stessi per fare ed è riuscito a fermarmi. Probabilmente è stato l’effetto combinato di tutte e tre le cause.

Lui è un sopravvissuto.

Lui fa parte della famiglia Hopps.

Ed è mio figlio. Nostro figlio.

******

“Hai quattordici anni, per l’amor del Cielo.” esclamò Judy esasperata con le zampe incrociate. “Non m’importa nulla del fatto che tu possa mettermi in imbarazzo nella mia posizione; sono preoccupata per l’aspetto della tua natura di volpe.”

Judy si appoggiò sulla scrivania.

“Ho cercato in ogni modo di comprenderlo.” esclamò la coniglia, “Ho cercato di convincerti ad aprirti con me e a confidarti su quello che ti passa per la testa. Se continui così, finirai in galera.”

O peggio.

“E sarai proprio tu a sbattermi dentro? Bella madre che sei.” la provocò Nicholas in tono canzonatorio sul punto di andarsene.

“Torna indietro, Nicholas. Non abbiamo ancora finito.” ringhiò Judy.

Nicholas tirò fuori uno sbuffo dal naso e tornò sui suoi passi. “Che cosa hai intenzione di fare? Mettermi in punizione?” domandò beffardo.

“Farò di peggio.” esclamò Judy in tono accigliato. “Ti manderò da tua nonna.”

Dopo aver udito quelle parole, gli occhi di Nicholas si alzarono leggermente.

******

Nicholas sa bene che non avrebbe mai potuto scherzare con sua nonna Bonnie. Non chiedetemi come faccia, ma è in grado di incutere il timore di Dio anche nel cuore del mammifero più spavaldo. Non ha esitato a farlo con papà le poche volte in cui aveva oltrepassato il segno.

Il suo comportamento è peggiorato da quando avevamo saputo che l’altra sua nonna stava morendo. Lo so, lo so: perché non ho interrotto ogni legame con i Wilde dopo quello che era successo? Che mi piacesse o no, Nicholas è anche suo figlio e aveva il diritto di conoscere i suoi nonni paterni. O, per meglio dire, sua nonna.

Nick non aveva mai voluto dirmi cosa fosse successo a suo padre. Era sempre stato un argomento scottante e Nick aveva sempre cambiato discorso. D’altro canto, sua madre è la volpe più dolce che io abbia mai conosciuto. Nonostante i suoi… problemi di comportamento… Nicholas aveva avuto modo di conoscerla bene negli ultimi anni.

Da quando aveva appreso delle condizioni di Viola, Nicholas era diventato più cupo. Questo perché lei non riusciva più a ricordare chi fosse. Eppure lui continua a fare visita a casa sua, nella vana speranza che la sua presenza potesse in qualche modo allontanare il male che la stava consumando.

Si fida di lui perché si comporta come Nick quando aveva la sua età. Tale padre, tale figlio. È un ricordo doloroso.

Mi manca?

Sì, mi manca da morire.

Ma sono anche arrabbiata per il modo in cui mi ha lasciata.

I cinici all’esterno potrebbero domandarsi se tutto ciò che mi importava fosse far estorcere denaro a Nick per il mantenimento di Nicholas. Francamente, non mi è mai interessato. Non ho mai preteso un solo centesimo da Nick. Ma mi sarebbe piaciuto fargli sapere chi fosse suo figlio. Con l’influenza di una figura paterna, Nicholas sarebbe cresciuto in maniera molto diversa. In fondo, Nick sapeva bene come comportarsi di fronte alle avversità della vita. Avrebbe potuto aiutare Nicholas a superare i momenti difficili che stava passando.

Nick non è qui per aiutarci, in ogni modo. Avrei dovuto confrontarmi con lui, invece di agire alle sue spalle come ho fatto. Dopo tutto quello che avevamo passato, è come se fossi tornata al giorno in cui ci eravamo conosciuti.

Non dimenticherò mai il dolore che ho visto nei suoi occhi. Neppure il sangue che colava dalla sua bocca nel punto in cui l’avevo colpito.

Non ho mai avuto modo di scusarmi per quello che gli avevo fatto. Non mi sarei mai permessa di fare una cosa del genere, ma ero spaventata e quando siamo in preda al panico, tutti noi facciamo delle cose che non ci sogneremmo mai di fare.

Eppure non avrebbe mai dovuto dirmi le cose che mi ha detto. E non se ne sarebbe mai dovuto andare.

Sono successe un sacco di cose che non sarebbero mai dovute succedere. Eppure, è così che sono andate le cose. Perciò, eccomi qui, a capo del Distretto Uno dopo che Bogo aveva accettato la promozione a commissario e con un figlio indisciplinato che assomiglia più a suo padre di quanto vorrei.

******

“Senti…” iniziò Judy, “lo so che è difficile.”

“No, non lo sai.” protestò Nicholas.

“Che cosa?”

“Non lo sai affatto!” ripeté Nicholas alzando il tono della voce, “Tu non sei lo scherzo della natura che non sarebbe mai dovuto venire al mondo!”

“Non sei uno scherzo della natura!” ribadì Judy colta alla sprovvista da quell’ammissione.

“Oh, davvero? Come mi definiresti, allora? Non sono una volpe e neppure un coniglio. Ho provato a essere entrambi. Sai come mi hanno chiamato alcuni miei cugini l’ultima volta che mi hai mandato a casa di nonna Bonnie e nonno Stu? ‘Mostro! Scherzo della natura! Fenomeno da baraccone! Abominio! Non saresti mai dovuto nascere!’ Tu non sai come mi sono sentito perché sei troppo impegnata nel tuo lavoro!”

“Ci ho provato, Nicholas! Ho provato a essere lì per te!”

“Il tuo lavoro non te lo ha permesso.”

“No, sei stato tu!” protestò Judy puntando un dito contro suo figlio, “Come avrei potuto essere lì per te quando tu stesso non me lo hai permesso?!”

Nicholas aprì la bocca per ribattere, ma preferì lasciar perdere. Judy gli si avvicinò e appoggiò le mani sulle sue spalle.

“Io sono tua madre.” disse, “Tu vieni prima di tutto e tutti, non importa quello che faccio qui dentro. Ho provato a essere lì. Ma tu sei chiuso in te stesso proprio come lo era tuo padre.”

Nicholas sbuffò contrariato.

“E quando avrò modo di sapere qualcosa di più su di lui? Mi hai detto che se n’è andato prima che io nascessi, ma ho anche saputo che voi due avete avuto un litigio. Ho sentito queste voci l’ultima volta che sono stato a Bunnyburrow.”

“È… è complicato. Un giorno ti dirò ogni cosa, ma ora sei troppo…”

“Troppo giovane e troppo litigioso.” concluse Nicholas con parole che aveva già sentito.

“Mi dispiace, figliolo.” esclamò Judy, “Credimi. Lo so che è per te è ancora più difficile da quando hai capito che nonna Viola sta…”

Nicholas preferì distogliere lo sguardo.

******

Ho fatto del mio meglio. Non è facile essere una madre single, alle prese con un figlio indisciplinato e con i doveri che ho in qualità di capitano del Corpo di Polizia di Zootropolis. Sono sola fin dal giorno in cui Nick se n’è andato. Eppure, ho provato a uscire con altri mammiferi. Nicholas aveva bisogno di una figura paterna nella sua vita e, per quanto mi sia guardata attorno, non sono riuscita a trovare nessuno in grado di ricoprire quel ruolo. Alla fine, ho fatto l’unica cosa che avevo giurato di non fare mai più dopo la partenza di Nick.

Mi sono arresa.

Perciò, eccomi qua. Sono la poliziotta più anziana del Distretto a parte il commissario Bogo, sono una madre e, se non fosse per mio figlio, sarei terribilmente sola. È così. In momenti come questo, mi sento più sola che mai. Riesco solo a immaginare come Nicholas debba sentirsi in questi momenti.

A volte la solitudine mi fa provare una grande rabbia dentro. Sono arrabbiata con Nick per avermi lasciata. Sono arrabbiata con me stessa per averglielo permesso. Sono arrabbiata per non averci provato abbastanza. Sono arrabbiata per aver fatto precipitare le cose in questo modo. Eppure, è così che è andata.

Non appena Nicholas ha lasciato l’ufficio, torno alla mia scrivania, apro uno dei cassetti e tiro fuori una bottiglia di whisky. Non sono abituata a bere e non è neppure una cosa che faccio spesso, ma quando capisco che le cose stanno per diventare troppo complicate per me, non riesco a trovare un’alternativa migliore.

Non questa volta, però. Ripongo la bottiglia nel cassetto, lo chiudo a chiave, mi alzo dalla sedia e vado a guardarmi nello specchio a parete che ho in ufficio.

Ho quarantadue anni, ma a volte sembra che ne dimostri almeno dieci di più. Di certo mi sento così.

******

Il cellulare di Judy vibrò. Fece ritorno alla scrivania e lo afferrò. Era un messaggio da parte di Nicholas:

Sto andando a casa di nonna Viola. Vienimi a prendere quando hai finito.



Note dell’autore: Rieccomi a voi con il secondo capitolo!

Se siete arrivati fin qui, avete capito che la Judy Hopps di questa storia è una coniglia di quarantadue anni che è riuscita a salire di grado fino a sostituire Bogo in qualità di capitano del Corpo di Polizia di Zootropolis; tuttavia, si è ritrovata con una vita sentimentale pressocché inesistente e ha dovuto crescere da sola un figlio che, senza la guida di una figura paterna, è venuto su indisciplinato e pieno di dubbi sulla sua identità. Inoltre, nella linea temporale di questa fanfiction gli eventi di Born To Be Alive non si sono mai verificati, per cui Judy non ha potuto procedere con l’aborto e non ha mai conosciuto Shay. Spero di essere stato chiaro!

Come è mia consuetudine, vi lascio alcuni link utili:

Pagina DeviantArt dell’autore: https://www.deviantart.com/giftheck/

Capitolo II di Grief’s Reunion: https://www.deviantart.com/giftheck/art/Grief-s-Reunion-2-Chief-Concern-682547666

Storia completa: https://archiveofourown.org/works/10995909/chapters/24492501

 

Questo è quanto. Come sempre, vi ringrazio per la vostra cortese attenzione e vi auguro una buona lettura. A presto!


   
 
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