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Autore: milla4    17/09/2019    0 recensioni
Non sempre la vita porta facili scelte come non è facile capire chi bisogna deludere, il male minore.
Re Tommen era un nome nuovo sulle bocche della gente dei Sette regni e per rimanerci a lungo ha bisogno di qualcuno che lo guidi, anche portandolo a fare qualcosa di oscuro solo per prendersi una propria vendetta. Una nuova Regina delle spine era entrata nel letto del re.
Storia partecipante al contest “My beloved villain” indetto da Dark Sider sul forum di EFP
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Cersei Lannister, Margaery Tyrell, Myrcella Baratheon, Tommen Baratheon
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo II
 




Aveva dimenticato come fosse il caldo di Approdo del re, era un caldo mite ma al contempo appiccicoso e snervante i lunghi abiti non facevano filtrare nulla, si sentiva soffocare; spostò con le dita l’acqua della fontana, i pesci scapparono impauriti per quell’intrusione improvvisa.
Le mancava l’aria della sua casa, del luogo dove aveva conosciuto nuovi sapori, l’amore. A Dorne era stata libera di crescere, essere non più la piccola principessa ma una giovane donna pronta a esplorare il mondo e, soprattutto, se stessa. Aveva imparato cosa fosse l’attrazione per l’altro sesso, ammaliata dal fascino del principe Tristan, l’aveva incontrato che lei era un bocciolo e l’aveva lasciato che era una rosa. Ora di quei pezzi della sua vita era rimasto un braccialetto inciso di piccole croci d’oro che il suo innamorato le aveva donato prima della partenza; si era dispiaciuto per quello che le Arpie avevano fatto, il dolce viso corrugato; Myrcella ne era sicura, l’avrebbe amata per sempre come lei avrebbe aspettato di divenire sua moglie. Si sentiva ancora sconvolta, era stata ad un passo dalla morte e se non fosse stato per il mercenario di suo zio che aveva captato qualcosa di strano in quel bacio, ora sarebbe nella cripta con suo padre e il suo fratello maggiore. Scosse ancora la mano ma questa volta sentì scivolare qualcosa dal proprio braccio e un luccichio si posò su una piccola roccia nella fontana.

«Oh no… oh no» si alzò subito in piedi
.
«State tranquilla, principessa, lo prendo io» Myrcella si girò in direzione di quella voce familiare, Dickon Tarly avanzò con passo svelto nella sua direzione alzandosi le maniche della sua casacca rosso rubino, poi immerse un braccio nell’acqua stagnante per risalire portando con sé il prezioso gioiello.
Il giovane sorrise soddisfatto «Tenete, mia signora» era così strano quel ragazzo, non parlava molto e se lo faceva la sua conversazione verteva soltanto su tornei o battaglie, talvolta sulla caccia. Eppure era buono e forte e galante… l’aiutava con l’abito se troppo lungo e le parlava della natura e delle navi, tutto ciò che era all’esterno, una vita fuori.
«Vi ringrazio, mio Lord» sfilò il braccialetto dalle mani del suo salvatore, si sentiva sempre più turbata.
«Eh eh… non sono ancora un lord, mia lady» le sorrise «ma quando lo sarò un vero uomo» Dickon le offrì il braccio per passeggiare insieme, Myrcella accettò di buon grado l’offerta «Cosa intendete dire? Allora cosa siete ora?»

«Ora sono solo un ragazzo che gioca a fare l’amministratore della sua tenuta, che gioca a fare il cavaliere ma una volta che sarò il Lord di Collina del corno, dovrò essere un comandante» era così strano, ogni volta che parlava con lei, anche nei momenti di debolezza riusciva a sentire la sua mascolinità e la sua maturità, si sentiva protetta e, non sapeva nemmeno lei il perché, nei giorni era nata la sensazione che potuto renderla ancora felice, amarla. Un amore maturo, di complicità, di famiglia. Non aveva compreso che se l’amore per Tristan era stato un amore adolescenziale, viziato dalla crescita insieme, quello per Dickon sarebbe stato quello della vita di coppia, della vita.
Si sentì osservata, con gli occhi di traverso vide Dickon che la guardava «mia lady, che ne dite se vi mostro il mio nuovo destriero?»

«Certamente» che male poteva farle andare a vedere un cavallo? Lei amava gli animali,,,e Tristan, questo non poteva dimenticarlo.
«Spero sia forte come dice il mio stalliere… devo tornare alla svelta a casa e non posso tardare per un cavallo lento»
«Come dite?» Myrcella abbassò il tono di voce, forse non era pronta alla fine di quel corteggiamento.
 
*

«Non so se esserne contenta o disgustata»

«Nonna!» la Regina si portò una mano sulla bocca per evitare che qualche mollica del pasticcio di oca le sfuggisse, non era elegante parlare con la bocca piena ma sua nonna le faceva infrangere molte delle regole acquisite sin dall’infanzia «non puoi dire una cosa del genere, è la Principessa» Lady Olenna scosse la mano «ma no, non intendevo ovviamente quello. Sono stata anche io una ragazzina e lo sai; sono giovani, cosa pensi che dovrebbero fare? Discutere del parassita della vite? No, no io intendevo  la scelta del pretendente.» prese un dolce al miele dando un piccolo morso «Intendiamoci sono ben felice che la scelta sia capitata su una casata alfiere dei Tyrell, ci renderà tutto più facile ma è una principessa, Margaery, e una principessa ha bisogno di un marito alla sua altezza. Dickon è un caro ragazzo, di bell’aspetto e anche intelligente… a modo suo, ma Myrcella è una pedina troppo importante per essere sprecata così»
«Mi dispiace contraddirti, nonna, ma la decisione è stata presa dal Re in persona e credo che sia stata una buona idea»
«Uhm? Cos’è il cuore sta parlando?»

«Forse ti stupirà sapere che quel ragazzo è più intelligente di quanto tu possa pensare.»

«Come sta andando il ricamo, nipote mia?» l’anziana donna guardò la più giovane che fossilizzò il suo sorriso in una maschera «è difficile nonna, non riesco a indirizzarlo come dovrei.»
«Ma mia dolce ragazza, la trama è importante per qualsiasi ricamo, è da lei che nasce e tu stai cercando di portagliela via… è un delitto quello che stai commettendo»
«Lo so e sto male ogni singolo giorno per questo, ma ha fatto male a tutto ciò che amo e deve pagare almeno una volta della sua vita.»

*

Tommen era stato il più piccolo tra i figli di Cersei ma non il suo preferito; ogni attenzione era concessa a Joffrey, il futuro re, doveva essere guardato a vista, Tommen ne aveva avuto paura anche se sapeva che non gli avrebbe fatto davvero male, anche se avrebbe potuto farlo a qualcosa a cui tenesse, Myrcella era la figlia femmina, l’unica figlia e così il giovane aveva dovuto accontentarsi della categoria del bravo ragazzo, colui che non farà mai nulla di male perché troppo buono, da guidare e comandare, ma questo era l’errore che aveva commesso sua madre e su cui era scivolata anche sua moglie. Era giovane per essere re ma non era stupido, per questo aveva fatto fare delle indagini prima di credere a quello che Loras della casa Tyrell gli aveva confessato. Sua madre aveva cercato di ucciderlo, Loras e suo nonno erano entrati nella sala, usciti vittoriosi dalla Battaglia delle Acque nere e ciò che si trovarono davanti fu una madre con un veleno in una mano e il bambino tra le braccia.
Margaery aveva compreso subito che non avrebbe mai dovuto mettersi in mezzo e il suggerimento di parlare con suo fratello era stato soltanto premura di una donna per suo marito, non aveva dovuto chiederle nulla, era come se lei sapesse cosa gli servisse, eppure sentiva come se lei non riuscisse a comprenderlo del tutto, come se fosse una tentatrice che lo spingesse a compiere uno dei crimini peggiori che potesse fare e si ritrovava a odiarla.
Rigirò tra le mani la fiala rotta.

«Pensavo che avremmo perso, non volevo che ci prendessero… ascoltami, ti amavo e ti amo troppo per vederti soffrire. Sei mio figlio!»

Aveva confessato, come anche di aver armato il Culto per sbarazzarsi della sua nuova famiglia; se non fosse stato rivelato che Margaery aspettava un bambino il popolo non sarebbe mai stato dalla sua parte e suo zio Kevan e le armate inviate dai Tyrell non avrebbero avuto via libera per distruggere quell’orrenda setta. Ma come poteva farlo? Come poteva togliere la vita alla donna che gliel’aveva donata? Anche solo vederla in quella gelida cella, sporca e ornata di escrementi di topo gli aveva fatto contorcere lo stomaco, Myrcella non gliel’avrebbe mai perdonato. Mai.

Un urlo femminile lo fece sobbalzare dalla sedia, sentì rumore di passi concitati, piccoli squittii di paura «Ser Myr cosa sta succedendo?» cercò di attirare l’attenzione verso l’esterno della stanza bussando sulla scrivania di quercia ma non ottenne nulla, allarmato si alzò per andare a vedere; con cautela aprì le porte, la spada sempre al suo fianco a dargli forza, la corona in testa a conferirgli potere, si guardò attorno, nessuna guardia a controllare la sua camera solo  piccoli rimasugli del contenuto di un pasto gettato nel pregiato tappeto, accanto una brocca di vino rotta in mille pezzi e un cucchiaio a dieci passi più avanti. Lentamente seguì le tracce, quasi svenne quando si accorse che portavano nelle stanze della sua regina, mentre avanzava la figura di una donna gli tagliò la strada facendolo arretrare di scatto.
«Vostra altezza, la regina chiede di voi» una delle ancelle di sua moglie uscì correndo dalla stanza, Tommen non riusciva a capire nulla ma si ricompose, Margaery aveva bisogno di un uomo non di un ragazzino, si preparò mentalmente alla tragedia che gli si poteva mostrare davanti; quello che trovò entrando fu sua moglie distesa sul triclinio dorato circondata da donne e guardie, Myrcella era seduta sul letto, guardava fisso davanti a sé tremando.

«Mia regina» Tommen si gettò per terra prendendo una mano di Margaery tra le sue «cosa ti è successo?» ma lei non rispose, lo guardò un secondo per poi svenire.
«Cos’è successo? Cosa diavolo è successo?» Tommen si alzò in piedi sbraitando e brandendo la spada ruotandola intorno a sé.
Nessuno disse nulla, guardavano il loro timido e gentile re con occhi divisi tra lo stupefatto e l’ammirato: aveva reagito, per una buona volta aveva mostrato il sangue Baratheon che scorreva in lui. O Lannister, a seconda delle storie.
«Mio Signore, qualcuno è entrato nelle stanze reali e ha cercato avvelenare il cibo ma una delle ancelle ha notato che qualcosa non andava e l’ha fermata…»
«Fermata? Era una donna?»
«Sì…»

«È stata lei…» quasi tutti si girarono verso la principessa Myrcella, tremava ancora ma le guance avevano ripreso un poco di colorito, lo sguardo piantato in basso per non incontrare quello di altri.
«La ragazza è una serva che lavora in cucina soprattutto, ma l’ho incontrata spesso giù nelle segrete, è l’ancella di…»
«Nostra madre» Tommen finì la frase, il pallore che prima aveva preso la sorella ora aveva avvolto i suoi lineamenti donandogli un’aura di misticismo e di terrore. «Già»
   
 
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