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Autore: milla4    18/09/2019    0 recensioni
Non sempre la vita porta facili scelte come non è facile capire chi bisogna deludere, il male minore.
Re Tommen era un nome nuovo sulle bocche della gente dei Sette regni e per rimanerci a lungo ha bisogno di qualcuno che lo guidi, anche portandolo a fare qualcosa di oscuro solo per prendersi una propria vendetta. Una nuova Regina delle spine era entrata nel letto del re.
Storia partecipante al contest “My beloved villain” indetto da Dark Sider sul forum di EFP
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Cersei Lannister, Margaery Tyrell, Myrcella Baratheon, Tommen Baratheon
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo III



Sembrava così piccola Myrcella Baratheon alla luce del sole; piccole goccioline di sudore le ornavano il volto, piccole perle che attorno a una corona di capelli biondi sciolti e sparsi sul cuscino di un piccolo divano dello studio del re. Tommen era entrato già da cinque minuti eppure non avrebbe mosso un muscolo finché lei non si fosse accorta della sua presenza; non sapeva cosa fare, erano sì parenti ma non aveva mai avuto una sorella, Myrcella era stata cresciuta da altri e in un altro luogo, aveva imparato ad apprezzare il suo candore pian piano; la sua curiosità lo aveva divertito ma non avevano mai costruito un vero rapporto, ora di quella splendida ragazzina era rimasto un involucro mentre sulla sua anima era scesa un’enorme macchia nera che nessuno avrebbe più potuto togliere, forse con il tempo si sarebbe riassorbita ma quella genuinità se n’era andata nel momento in cui aveva visto la vera faccia della propria madre.

«So che sei qui… puoi anche avvicinarti»

«C-certo» a piccoli passi raggiunse la sorella, fermandosi accanto al divano; Myrcella si rialzò mettendosi seduta, picchiettò il legno per invitarlo a sedersi, un invito che goffamente egli accettò.

Rimasero lì, fermi, uno accanto all’altra per almeno un minuto aspettando qualcosa che li smuovesse.
«Ero lì nella camera di Margaery, mi aveva invitata per parlare di come stesse andando la mia… conoscenza con Lord Dickon Tarly… di cosa ne pensassi e poi siamo passate a parlare di cose da donne, dei nuovi tessuti provenienti da Volantis e poi quell’ancella ha bussato, Cassy, la sua ancella notato che mentre versava da bere svuotava una fiala… poi tutto diventa confuso… piatti caduti, quella donna si è avventata sulla regina e poi Margaery è caduta svenendo e nulla.»
«Stai bene?» le domandò il fratello «No, non credo di stare bene. Insomma, so molte cose su di lei, su quello che ha fatto, ma credevo di averla conosciuta del tutto e invece ho scoperto che la sua malvagità è molto più perversa di quanto credessi» alzò le spalle «avrei accettato tutto; ho accettato tutta la nostra situazione ma volere così male a una creatura che ancora deve venire al mondo solo per vendicarsi è qualcosa di malato. E non credo di volerci avere niente a che fare»

«Quale situazione?» Myrcella si sentì osservata e girandosi trovò la faccia corrucciata di suo fratello a un centimetro dalla sua «di noi tre fratelli divisi intendevo» «Va bene» quella risposta lo soddisfaceva.
«Ha già tentato di fare una cosa simile in realtà… non so perché non le piaccia Margaery e cosa voglia…» Tommen si bloccò «hai per caso visto dove sia finita la fiala?»

*

Strano colore avevano i riflessi del vetro a diretto contatto con il sole, le poche gocce del liquido trasparente erano state prelevate dal maestro Pycelle per essere studiate e ora aveva la conferma che sua moglie e suo figlio erano stati ad un passo da un morte certa.
Il cuore improvvisamente cominciò a rimbombargli nelle orecchie, stava trattenendo il respiro e non se n’era reso conto, prima di sera avrebbe dovuto affrontare la questione prendendola di petto; si odiava per la sua mancanza di coraggio, usare il proprio studio per nascondersi era qualcosa che avrebbe potuto fare Tommen, il principe, ma un vero re non lo avrebbe mai fatto. Robert Baratheon non lo avrebbe mai fatto. Lasciò andare l’aria trattenuta, prese le due teste di cervo intagliate nei braccioli della sedia stringendole fino a sentire le corna degli animali dentro la carne, poi fece pressione e si alzò. Un re, un re sono un re.
 
Quello che il sovrano vide appena entrato fu una scena che gli rimase impiantata nel cuore per il resto della vita; Lady Olenna era accucciata in ginocchio accanto al letto dove giaceva sua nipote, la mano della giovane tra le sue, nessuna lacrima da quel volto rugoso ma ci si sarebbe sorpresi del contrario, i suoi occhi erano però espressione primaria di dolore e preoccupazione.

«Ragazzo non devi temere il dolore perché insieme alla rabbia è ciò che ci rende più vicino agli animali, e a volte la razionalità è solo un ostacolo.» la donna non aveva alzato lo sguardo eppure ogni suo senso era in all’erta per captare ciò che stava succedendo accanto a sua nipote.

«Tommen…» Margaery lo chiamò

«Bene, vedo che il mio aiuto non serve più.» La Regina delle spine si alzò in piedi, battè le mani due o tre volte «avanti mia dame, una coppia di innamorati ha bisogno della sua privacy» in breve tempo la stanza fu sgomberata dalla presenza femminile, le porte vennero chiuse.
«Margaery, che ti ha fatto?»
La giovane donna sorrise in modo dolce, già materno «Oh, mio re mi dispiace averti fatto preoccupare, non sai quanta paura ho avuto in quei momenti… e la povera Myrcella ha dovuto assistere a tutto questo.» si passò una mano sulla fronte corrucciata «è venuta a trovarmi questa mattina all’alba, era ancora scossa per ciò che è successo. Direi a Maestro Pycelle di preparale del latte di papavero per calmarla, ma credo che in questo momento sia la cosa meno indicata»

Il re alzò lo sguardò verso quello della sua regina «Tu sai?!?» ella annuì; Margaery con molta difficoltà riuscì a alzarsi e a mettersi seduta «tuo zio Kevan è venuto a parlare con mia nonna, pensavano che dormissi ma avevo soltanto gli occhi socchiusi. Hanno trovato la serva; Myrcella aveva ragione è a servizio della regina Cersei. Ha detto che è stata lei a ordinarle di avvelarmi obbligandola minacciando la sua famiglia»
Tommen si prese la testa tra le mani «è sicuro?»
«Le guardie hanno usato dei metodi molto persuasivi per spingere la ragazza a parlare. Ha detto che le ha indicato dove maestro Pycelle tenesse le sue scorte, con la scusa di prenderle degli abiti è riuscita a intrufolarsi e a prendere una fiala, il resto è intuibile. Ho chiesto esplicitamente al maestro di venirmi a informare.»
«Qualcuno le ha sentite parlare? Ha sentito quel comando oltre a lei?»
«Di questo dovresti parlare con il tuo concilio, non mi hanno voluto dire molto, queste sono questioni da re e non da regina. So solo che c’entrano dei bigliettini messi all’interno del pane avanzato.»

Margaery vide l’espressione sorpresa del marito, bloccò ogni obiezione sul nascere «è stato confermato che la scrittura fosse la sua; hanno confrontato le pergamene da lei stessa redatte.»
Ci fu silenzio in quella stanza, interrotto solo dalle cicale che frinivano fuori dal palazzo «So che non vuoi sentirtelo dire ma devi farlo. Devi farlo come padre e come marito»
Scosse la testa «Sono anche un re e un figlio e in entrambi i casi non posso fare una cosa del genere… non posso»
Il volto della giovane donna si scurì di colpo: aveva visto quell’espressione soltanto quella volta che le avevano imprigionato il fratello e Tommen sperava di non doverla più vedere «La verità è che non vuoi, non vuoi prenderti questa responsabilità… ma che farai in futuro, quando dovrai decidere della morte di una persona? So che le vuoi bene, è tua madre, anche gli Dei sanno che farei la stessa cosa, ma ormai è fuori controllo» il tono di voce era calmo ma forte «E non possiamo fare finta che non sia successo niente, non ora che stiamo per diventare genitori» indicò il suo ventre. Margaery prese la mano di suo marito, la strinse con forza abbassando la voce «credo… credo che sia meglio che torni ad Alto giardino, questa per adesso non è casa mia, non mi sento al sicuro qui»

«Tu non puoi, sei la regina, non puoi lasciarmi così» il biondo scansò la mano della sua compagna e la guardò ma lei non ricambiò lo sguardo, sentiva che la stava perdendo, la stava deludendo ancora una volta. Quella lotta contro se stesso stava dilaniando quel giovane corpo dall’interno, riusciva a sentire la sua coscienza premergli la gola soffocandolo. In quelle lunghe notti aveva avuto tempo di pensare e per la prima volta riusciva quasi a svagarsi con la mente procurandogli dei sorrisi che subito andavano a rinfoltire la schiera dei sensi di colpa che portava dietro come enormi macigni.
I bellissimi occhi di lei ora erano diventati freddi e glaciali «allora comportati da re e elimina la minaccia alla tua famiglia.»
«Myrcella…»

«Myrcella ha perso la fiducia in sua madre molto tempo fa, credo che per lei sarebbe catartico non avere la sua influenza, tra poco diventerà la moglie di un futuro Lord e non sarà più tuo compito proteggerla; è cresciuta, Tommen, cresci anche tu» dopo queste ultime parole smise di parlare, non aveva altro da dire era tutto nelle mani del piccolo uomo che le avevano dato come marito e che ora la guardava con gli occhi spauriti come quelli di un cerbiatto.

«Non voglio che soffra.»
«Nemmeno io voglio questo, ci sono modi che rendono il passaggio più… morbido, pagheremo il miglior boia che esista, cercheremo anche nel continente orientale, ma dovrà essere un’esecuzione pubblica.»

«Perché così sarà d’esempio a chiunque voglia attentare alla famiglia reale» finì con la voce rotta Tommen.
«Sì»
«Rimarà comunque un omicidio e non voglio che lo dimentichiamo, mai. Voglio parlare con lei, voglio sentirlo dire dalle sue labbra», Margaery annuì, poi chiuse gli occhi, era veramente stanca.
 
   
 
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