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Autore: Meramadia94    17/09/2019    1 recensioni
Il mondo di Sarah pare ormai perfetto: ha una casa, va a scuola, ha una famiglia e degli amici che le vogliono bene, ed è felicemente fidanzata con il ragazzo dei suoi sogni... ma nulla può prepararla ad affrontare quello che sta per arrivare. Una guerra portata sulla porta di casa, un passato doloroso che si ripresenta prepotente e senza possibilità di appello, la costringeranno in un ballo da cui potrebbe rischiare davvero di non uscire mai più viva.
Genere: Angst, Avventura, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leonardo Hamato, Nuovo personaggio, Splinter, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Don, come sta?- fece Sarah.
- Allora. La ferita alla testa in sè non è niente di grave, nessuna commozione cerebrale o altri danni permanenti... però è molto agitato, devo tenerlo sotto sedativi per riuscire a tenerlo buono.- fece Donatello - gli sto facendo anche un esame del sangue, ma per ora possiamo solo aspettare.- 
Sarah annuì, passandosi una mano sulla faccia per la preoccupazione. Quella storia non le piaceva nemmeno un po'.
- Non è uscito da una situazione facile...- fece Raph - magari sta ancora smaltendo. E' possibile, no?-
- Sì, in effetti è una possibilità da non sottovalutare....- fece Don - tredici anni in quelle condizioni non sono pochi.-
- Dipende.- fece Sarah - dal fatto che quei tredici anni li passi con persone affabili e rassicuranti o con un sadico che pur di divertirsi un po' non esista a farti vivere nel terrore...-
Leo sospirò.
- Ascolta Sarah... non è colpa tua.- fece il leader - è stata questione di fortuna, tu non potevi...-
- Appunto.- fece Sarah - Perchè io mi sono salvata? Perchè io, e non Jake o qualcun altro? Cos'ho di speciale? Fuori di qui sono una come tanti altri.- 
Leo non sapeva darle una spiegazione vera al momento... in fin dei conti, il suo ragionamento era quanto modo sensato. In quella casa era speciale, per tutti loro... anche se a modo diverso. Era l'unica che sapeva trovare le parole giuste per calmare Raffaello, che sorrideva sempre alle battute di Mik e che spesso faceva fronte comune con lui, che riusciva sempre a tradurre quello che diceva Donatello.... ed era l'unica donna che avesse mai amato. Però fuori da quella casa, era una normalissima ragazzina di diciassette anni, un soggetto che ne per le sue qualità professionali ne personali poteva essere considerata essenziale in quel meccanismo complicato chiamato vita. 
L'unica cosa che il leader riusciva a pensare era che senza di lei, avrebbe continuato a pensare che la sua vita sarebbe stata un susseguirsi infinito di responsabilità, lotte e battaglie. Una vita avuta per uno strano incidente.
Con lei invece sentiva che la sua vita serviva a qualcosa.
'' Tu sei viva perchè grazie a te io sento di far parte di qualcosa di importante''- avrebbe voluto dirle.
Ma ovviamente non era una spiegazione sufficente per toglierle quel peso che si portava addosso.
In quel momento furono pronti gli esami di laboratorio.
- Il livello di serotonina nel sangue è altissimo...- fece Sarah.
- Serocosa?- chiese Mik.
- Lo chiamano l'ormone della felicità- spiegò Donatello - agisce sul sistema nervoso e trasmette alle cellule neurali informazioni circa la stanchezza, la fame, la sete, gestisce i ritmi del sonno e della veglia...- 
- Okokok, abbiamo capito, non fateci la lezione di biologia.- fece Raph - quindi è una cosa buona... giusto?- 
- Lo sarebbe se fosse più bassa.- fece Sarah - Tutto è indispensabile, ma qualunque cosa può essere dannosa per lo sviluppo fisico e psichico se non viene usata con moderazione. Troppo poca può causare mal di testa, disturbi del sonno, calo della memoria... ma troppa può causare tachicardia, tremori, nervosismo e allucinazioni.- 
- Accidenti...- fece Mik - roba con cui è meglio non scherzare insomma.-
- Quindi... Jake ha dato di matto perchè ha mangiato troppo cioccolato?- fece Raph. 
- Dubito che questi valori sballati dipendano da qualcosa che ha mangiato o preso di sua volontà. In genere la serotonina si alza così in fretta per l'interazione di alcuni farmaci.- fece Donatello.
E gli unici farmaci che Jake risultava aver preso da un po' di tempo a quella parte, erano vitamine ed integratori, oltre che qualche compressa di melotonina per riuscire a dormire meglio. Erano riusciti a convincerlo a prendere solo quelli e a fatica, e prima di dargli qualsiasi cosa che somigliasse ad una medicina dovevano spiegargli cosa la sostanza gli avrebbe fatto.
Che avesse preso qualcosa di sua iniziativa, senza consultarsi con qualcuno era fuori discussione.
- Il livello è alto, ma per fortuna non così tanto da indurre una sindrome serotoninergica.- fece Donatello - per ora lo mantengo sedato, poi parlerò con April per ridurre l'apporto di medicinali e cercheremo di abbassargli il livello di serotonina nel sangue.
Appurato che almeno per il momento non c'era niente che si potesse fare per il povero Jake, Splinter ordinò a tutti di andare a riposare, mentre Donatello si prendeva cura del ragazzo.
Sarah però non riusciva in alcun modo a prendere sonno quella notte. Non l'aveva confidato a nessuno, nemmeno a Leonardo, ma il senso di colpa per quello che era capitato a Jake la attanagliava. Non riusciva a fare a meno di pensare che in quei tredici anni in cui entrambi erano stati sepolti vivi, lei aveva sempre avuto il male minore. Sì, aveva passato un anno d'inferno, ma i successivi dodici li aveva passati al sicuro,con una famiglia amorevole seppur al di fuori da ogni canone di normalità, nutrita, ben curata, e seppur dopo molti anni aveva persino avuto la possibilità di andare a scuola, avere qualche amica e godere di tutte le piccole gioie di una ragazza della sua età... le era stato persino concesso il lusso di perdere la memoria in merito all'anno di torture che aveva sopportato.
Jake non era stato così fortunato. Si era fatto tredici anni con un pazzo psicopatico che lo aveva tenuto prigioniero per servirsi della sua intelligenza logico-matematica, minacciando di ucciderlo e di torturarlo in tutti i modi possibili ed immaginabili nel caso si fosse ribellato o avesse considerato la sua esistenza come superflua.
Ed in quel momento, Leo entrò nella sua stanza con una tazza di latte caldo fumante.
- Non riesci a dormire nemmeno tu?- fece Sarah mettendosi a sedere sul letto. 
- Non dormo molto a prescindere.- fece Leo sedendo vicino a lei - ho gli incubi da quando...- 
-... il coma?- fece Sarah - è stata un'esperienza orribile... pensavo di averti perduto per sempre...- 
'' Non il mio...''- pensò Leo. Era da quando erano stati rapiti da Bishop, e lei aveva era stata massacrata di botte prima, e aveva continuato a combattere per la salvezza del pianeta e la loro, malgrado fosse gravemente ferita... poi ricordava solo che la ragazza che amava era tra le sue braccia, con gli occhi socchiusi e un rivolo di sangue che le usciva dalla bocca... quell'immagine lo tormentava. Più di quanto non facesse l'incubo di poter perdere qualcuno a lui caro e di non averlo potuto proteggere.
Più di quanto non lo avesse tormentato il pensiero di aver decapito Shredder.
Al contrario di quello che a volte si vedeva in tv o si leggeva nei romanzi... macchiarsi le mani del sangue di qualcuno o anche solo credere di aver stroncato una vita, aveva degli effetti devastanti su una persona. A meno che non fosse qualcuno che provava gioia nel sapere che qualcuno non era più in vita per ''merito'' suo.
Da quella notte sul palazzo di Shredder, nella quale si era convinto di averlo decapitato, di aver distrutto per sempre l'essere più pericoloso di universo e dintorni, le cose non erano state facili per lui... quando chiudeva gli occhi vedeva la faccia di Shredder ed ogni tanto quando si guardava le mani era convinto di averle sporche di sangue. 
Non ne era uscito indenne per un bel po'. Capitava a volte che la notte si svegliasse gridando, in preda agli incubi.
Anche se si trattava di uno spietato criminale. 
- Volevo... accertarmi che stessi bene... tutto questo... non era quello che avevo pensato per il nostro primo anniversario insieme...- 
- Beh... di certo non lo dimenticheremo mai....- fece Sarah.
- Già, ma nonostante tutto... io non vedo motivo per cui non dovrei darti una cosa...- fece Leo prendendo la mano sinistra della ragazza. Un momento dopo, al dito della giovane kunoichi brillava una fedina in argento e turchese.
- Oddio....- fece la ragazza con gli occhi sgranati di una gioiosa incredulità - è.... è bellissimo... ma come....- 
- Mentre aiutavamo April a ricostruire il negozio prima dell'invasione, stavo pensando a cosa regalarti in occasione del nostro anniversario e mi ha detto che di solito si regala una fedina, e mi ha dato una mano a scegliere un anello tra quelli che ha in negozio... volevo dartelo il giorno del nostro anniversario ma poi...- 
- E' veramente bellissimo...- fece Sarah rimirando quell'oggettino che brillava al suo anulare sinistro.
- E' anche un amuleto. Pare che il turchese abbia molte proprietà benefiche...-
Sarah sorrise abbracciandolo.
- Grazie, è il regalo più bello che abbia mai ricevuto.- 
...
...
...
- Aspetta....- fece Angel la mattina dopo nel magazzino della palestra assieme ad Alisa. Quello era diventato il loro rifugio segreto. Da quando avevano scoperto che il rapimento di Sarah, avvenuto qualche settimana prima da parte dell'agente Bishop era stato possibile grazie alle informazioni che Ashton aveva captato loro alla mensa della scuola e approfittando delle ore in cui non erano in classe, erano diventate più prudenti. 
Pranzavano in un posto isolato, dove a quell'ora non c'era nessuno e non lasciavano zaini o borse incustoditi.
E proprio in quello stanzino, tra galleggianti da piscina, palloni vari, aste e reti da pallavolo, la bruna confidò alle amiche prima le condizioni di Jake e poi quello che aveva scoperto quella notte.
- Ti sei finta un medico per spulciare le cartelle cliniche?- fece Angel.
- Non proprio. Ho finto di essere una tirocinante per non dare nell'occhio.- fece Sarah - mi sono ricordata che Brad ha dato di matto esattamente come Jake e ho creduto che non fosse un caso.
E ho fatto centro: anche lui fisicamente sta bene, e le analisi non hanno riscontrato nulla di insolito.... picco di serotonina a parte.-
- Anche lui?- fece Angel - Non può essere una coincidenza.- 
- Non sono un'esperta di malattie terrestri, ma da quello che mi ha detto Leathered... questi disturbi non sono come l'influenza o il raffreddore che si attaccano con il semplice contatto.- fece Alisa.
Sarah annuì.
- Infatti.- fece la bruna - a questo punto dobbiamo capire se c'è qualcosa che Brad e Jake hanno in comune, oltre a frequentare la stessa scuola.-
- Non mi viene in mente niente al momento...- fece Angel - Aspetta. Ora che ci penso, ieri Jake mi ha detto che ha visto Brad insieme ad Abby....e che sembravano intendersela a meraviglia.-
Abigail Fine, Abby per gli amici, era una loro compagna di scuola. Una ragazza gentile, dolce e molto timida... che però non era mai stata molto popolare a scuola, a causa di una brutta acne di cui soffriva fin dai tempi della pubertà. Ciò unito al suo essere introversa ed insicura l'aveva resa un facile bersaglio dei bulli della scuola e di Christine Mills e delle sue ancelle che l'avevano ribattezzata '' Abby il Mostro''.
Poi però le cose erano cambiate.
Dopo l'invasione aliena, Abby non era tornata a scuola, e molti per prenderla ulteriormente in giro dissero che finalmente si era ricongiunta con i suoi simili.... poi era tornata. 
Con i capelli tinti, l'acne era completamente sparita, e aveva anche rinnovato il guardaroba. All'inizio tutti erano rimasti scioccati da un simile cambiamento, per poi iniziare a trattare la ragazza che fino a poco tempo prima era il bersaglio preferito dei loro scherzi e delle loro battutine cattive con un certo riguardo: inviti alle feste, richieste di uscire, si offrivano di portarle i libri in classe.... persino la Mills era diventata dolce ed affettuosa con lei, al punto di considerarla una sua pari.
- Pensate che c'entri qualcosa?- fece Alisa.
- Non lo so... Abby è una delle persone più gentili e miti che conosca... non credo che...- fece Sarah.
- Però sappiamo che le hanno parlato tutti e due.- fece Angel - e tutti e due poco dopo hanno dato di matto. Non può essere un caso.-
- In tal caso credo che le andrò a parlare.- fece Sarah.
- Buona fortuna.- fece Angel - da quando è tornata dalla '' Plastic Farm'', Christine non la molla un secondo.- 
- C'è solo un posto però in cui Christine non entrerebbe nemmeno sotto la minaccia di un'arma da fuoco.... la mensa scolastica.- 
- Ehm... nessuno ci va se può evitarlo...- rise Angel. Non era infatti un caso se la gente che frequentava quel liceo prendeva di mira la caffetteria situata fuori, all'ora di pranzo... la mensa scolastica, sfornava dei '' manicaretti'' terribili, a cominciare dalla carne che sembrava essere servita cruda al pesce impanato un anno prima.
C'era veramente poco di quel posto che si salvava. 
- Lo so... ma tra il salvabile di quel posto c'è uno sformato di farina di ceci al quale Abby non resiste... però è anche pieno di calorie, e Christine odia persino l'odore di qualunque cosa le regali dei chili di troppo...- anche se non le avrebbe fatto male prendere un po' di peso.
Quindi, se voleva intercettare Abby, era lì che sarebbe andata.
...
...
...
- Abby, che cos'hai fatto?- fece Sarah all'ora di pranzo, senza troppe cerimonie. 
- Non so proprio di cosa tu stia parlando.- fece Abby - scusa, ora devo andare...- 
- Aspetta.- fece Sarah trattenendola per un braccio - ascolta. Non ti voglio rinfacciare niente, ma... credo che tu mi debba una spiegazione.- 
Abby rifiutò di guardarla in faccia.
- Ascolta. 
Jake... ha vissuto l'inferno prima di venire qui. Sta solo iniziando a rimettere la sua vita in carreggiata. Vuole solo un po' di tranquillità. Di stabilità. Penso che sia la stessa cosa desideri anche tu.- 
Abby si fece imbarazzata, si vedeva che non desiderava altro che andarsene e chiudere quella conversazione il prima possibile, ma allo stesso tempo sembrava ansiosa di rivelare a qualcuno quel segreto di cui aveva scoperto solo di recente.
- Tu sai cosa si prova ad essere costretti a vivere in isolamento e nessuno a cui importi. Ti chiedo di fare la cosa giusta.-
A quel punto Abby si convinse, e le raccontò tutta la storia. Le raccontò di come le prese in giro dei compagni di scuola si fossero fatte sempre più pressanti, al punto di prendere la decisione di farsi operare per migliorare il suo aspetto e avere almeno per un anno di scuola, la vita di una ragazza per la quale i ragazzi avrebbero fatto follie pur di avere un suo sguardo. E si era rivolta a sua madre, una nota esperta di chirurgia plastica. Per sottoporsi ai vari interventi era rientrata molto dopo la fine dell'invasione... e il nuovo aspetto aveva subito sortito l'effetto sperato. Era persino riuscita ad avere le attenzioni di Brad, il ragazzo più ammirato della scuola. Si erano appartati negli spogliatoi e scambiati un bacio. E lui subito aveva dato di matto.
- Ti giuro che non ne avevo idea.- fece Abby - subito dopo quello che è successo a Brad, sono corsa a casa per chiederle spiegazioni... e mi ha detto che io sono stata il suo primo collaudo per un metodo sperimentale.- 
- Che genere di metodo? Che cosa ha fatto di preciso?- 
- Mi ha sottoposto a delle iniezioni...- fece Abby - e ha detto che con quelle, prese ad intervalli regolari, gli anni di umiliazioni sarebbero stati sono un brutto ricordo...- 
- Ok, quindi è stata una sorpresa pure per te, ma allora come ti spieghi che Jake abbia avuto gli stessi problemi di Brad?- 
Abby abbassò lo sguardo. 
- No, lì... sapevo che gli avrebbe causato dei guai, ma l'ho fatto lo stesso....- 
- Perchè?- fece Sarah.
- Ci aveva visti insieme. E mia madre mi ha detto che se lo avesse detto in giro, sarebbe stato facile scoprire il mio coinvolgimento e il suo...- 
-... e avete pensato che farlo uscire di testa fosse la mossa migliore. Nessuno gli avrebbe creduto se lui stesso avesse dato sintomi di instabilità mentale.- fece Sarah stringendo i pugni per la collera che faceva davvero fatica a contenere in quel momento. 
Abby abbassò gli occhi, incapace di affrontare la collera della ragazza.
Sarah si alzò mentre Abby le rivolse un - Mi dispiace.- 
Ma Sarah non era adirata con Abby. Non poteva fare a meno di pensare che se in quella scuola tutti si fossero comportati in maniera più decente con Abby, allora tutto quel calvario non sarebbe capitato a Jake. La colpa era di quella società in cui vivevano, che faceva sembrare l'aspetto esteriore come l'unica cosa realmente importante... la stessa società che se avesse visto i suoi fratelli, suo padre ed il suo amato non avrebbe esitato a far rinchiudere loro in qualche istituto scientifico per sottoporli ad ogni genere di esperimenti, senza curarsi minimamente che anche loro avevano emozioni e sentimenti come qualunque altro essere vivente. 
Ma non c'era tempo per un dibattito sul cancro di quella società. Doveva aiutare Jake.
Spettava a lei.
E a nessun altro.
  
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