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Autore: Eevaa    17/09/2019    5 recensioni
• Dopo otto lunghi anni dall'ultima battaglia contro Thanos, Peter trova finalmente il coraggio e il modo di mettere a posto le cose. Tuttavia riuscirà a sistemare anche il conflittuale rapporto con se stesso? •
Peter aprì gli occhi nuovamente, serrando la mandibola più forte. Non avrebbe mai dimenticato, non lo aveva mai fatto.
E, proprio per quel motivo, realizzò solo in quel momento come avrebbe dovuto agire.
Non aveva mai potuto farlo per se stesso, ma ora l'avrebbe fatto per Lei.

[TonyxPeter] [Spoiler!Endgame] [Spoiler!Far From Home]
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Morgan Stark, Peter Parker/Spider-Man, Tony Stark/Iron Man
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Disclaimer: Questa storia non è scritta a scopo di lucro.
I personaggi usati e tutto ciò che fa parte del loro universo sono di proprietà della Marvel.
Le seguenti immagini non mi appartengono e sono utilizzate a puro scopo illustrativo

Nessun copyright si intende violato.


 

HIGH
HOPES



CAPITOLO 4 - IT'S NOT THAT EASY AND I ACCEPT IT NOW


 
•••



Era in quel mondo da a malapena un paio di mesi e già i problemi stavano bussando alla porta di casa sua. Tony si issò in piedi dalla sedia in contemporanea a Peter, entrambi sgranarono gli occhi per osservare meglio la realtà newyorkese fuori dalla vetrina del diner. Fumo verde e altre esplosioni si susseguirono per i successivi secondi. 
Peter premette un tasto del suo orologio a nano-particelle e l'armatura lo avvolse. 
«EDITH, che succede?» domandò Peter, richiamando la propria assistente vocale.
Un nuovo attacco a tre isolati da qui verso nord. Coordinate inserite nel GPS – annunciò EDITH.
«Chissà perché i malviventi decidono sempre di dare spettacolo mentre mangio» protestò Tony, dirigendosi ad ampie falcate verso l'uscita, mentre veniva anch'esso avvolto dalla sua armatura nuova di zecca. 
«Bentornato nella Grande Mela, signore» dichiarò Peter, con evidente sarcasmo. Trascinò Morgan verso il bancone del diner, intimandole solo con lo sguardo di raggiungere la signora Madison per nascondersi.
La vecchia proprietaria accolse la ragazzina con mani tremanti e il volto in bilico tra lo spavento e l'entusiasmo di vedere in azione i suoi supereroi preferiti insieme.
Tony puntò un dito contro sua figlia, ammonendola. «Maguna, se ti azzardi a muoverti di qui, l'armatura te la costruisco tra quarant'anni, come vorrebbe zio Peter».
Quest'ultimo alzò gli occhi al cielo per la velata frecciatina al fatto che, sì, fosse iperprotettivo nei confronti della ragazza; poi, insieme, si avviarono a passi svelti verso la strada e si lanciarono alla volta del luogo incriminato.
Morgan li guardò sparire con occhi apprensivi, del tutto intenzionata a non disobbedire agli ordini di suo padre. Senza un'adeguata armatura sarebbe stato solo un rischio uscire da quel diner. Era piccola, ma non sprovveduta. Dannazione! Se solo avesse potuto, li avrebbe aiutati.


I due supereroi ci impiegarono meno di un minuto per giungere a gran velocità all'angolo sulla settantacinquesima ma, non appena Tony scorse ciò che aveva causato quelle violente esplosioni, si arrestò a mezz'aria per sgranare gli occhi e guardarsi intorno. Dei giganteschi polipi dal colore verde smeraldo avevano iniziato ad attaccare un grosso grattacielo, sede di una nuova tecnologia all'avanguardia per il controllo e lo spionaggio – la HIDESTAGE - e il cantiere limitrofo. E, sebbene fosse stato nello spazio e avesse conosciuto specie aliene di tutti i tipi, quella razza gli era oltremodo sconosciuta. Ma che diavolo ci facevano quei mostri, lì? Alle due di notte, per giunta!
«Alieni a Manhattan?! Allora le cose non sono cambiate per nulla!» berciò Star.
Spiderman, appollaiato a un paio di metri di distanza su un grosso cartellone pubblicitario luminoso, spalancò gli occhi della maschera in direzione di Ironman.
«Oh, merda!» esclamò, portandosi una mano sulla fronte, provvedendo poi senza indugio a risolvere la questione. «EDITH! Trasferisci immediatamente il software Giù Le Maschere a FRIDAY e procedi all'installazione».
«Il softwaregiùchecos-MA CHE DIAVOLO!?» ribatté Tony, esterrefatto dal comportamento bizzarro del suo alleato. Si interruppe però nel sentire la voce della sua assistente vocale annunciargli il completamento dell'installazione. E fu solo in quel momento che comprese l'atteggiamento di Peter, quando vide gli alieni di fronte a sé perdere di consistenza e mostrarsi per la loro vera natura: droni.
«Mi rincresce che nessuno l'abbia informata della minaccia tecnologica dell'ultimo decennio» intervenne Peter, mentre Tony fluttuava sul cartellone accanto a lui. Era convinto che Nick Fury l'avesse avvertito riguardo a quel piccolo inconveniente avvenuto in Europa, o che quantomeno qualcuno degli altri Avengers gli avesse raccontato qualcosa del fu Quentin Beck e i suoi scagnozzi ancora a piede libero. Evidentemente, però, il programma degli ultimi mesi era stato più incentrato su altro, sul ritorno di Tony, la ripresa delle Stark Industries, i nuovi Avengers e chissà cos'altro.
«Ma quelli sono mia tecnologia! O meglio... sono basati su essa!» analizzò Tony, con l'aiuto dell'intelligenza artificiale. Quei droni erano del tutto simili a quelli che egli aveva costruito per il controllo della Terra tramite EDITH, ma sicuramente modificati e migliorati con le nuove tecnologie. Ma com'era possibile che qualcuno - a esclusione degli Avengers - fosse venuto in possesso di quei droni?
«Per farla breve... anche da morto si è fatto dei gran nemici, signor Stark. E diciamo che ho combinato un gran casino per il quale ancora oggi paghiamo le conseguenze. Provvederò a raccontarle tutto nel dettaglio non appena sventeremo questo attacco» spiegò accigliato Peter, convinto che Tony gli avrebbe senz'altro strappato via la pelle dalla faccia nel sapere che avesse donato i suoi occhiali al primo finto eroe con la boccia da pesce come maschera.
Ma era stato l'errore di un ragazzino, d'altra parte. Del tutto perdonabile, se non fosse per il fatto che gli scagnozzi di Beck avessero continuato a modificare e studiare quella tecnologia per rivenderla a terroristi e malviventi di tutto il pianeta. Anche se erano quasi due anni che negli Stati Uniti non si verificavano attacchi di tale portata. Che il ritorno di Ironman avesse suscitato qualche malcontento nell'industria!?
«Insomma, io e te roviniamo il mondo e poi lo salviamo insieme?» giunse a conclusione Stark, scuotendo la testa nell'apprendere che Bimbo Ragno ne avesse combinata una delle sue, in passato. Ci avrebbe pensato più tardi a scoprire cosa.
«Precisamente» annuì Peter sfoderando una risata sarcastica.
L'ironia scemò poco dopo, con l'attacco di un drone verso la gru del cantiere, che si accartocciò su se stessa e cadde sui primi piani di un palazzo poco distante. Il rumore di vetri infranti fu spaventoso. 
Fecero per avviarsi verso l'epicentro quando, dalla finestra del palazzo colpito, delle grida di terrore si levarono interrompendo la loro corsa. Una madre e tre figli, aggrappati a una trave pericolante del loro vecchio appartamento, penzolavano in procinto di una mortale caduta libera dal decimo piano. Il vento sferzò sui loro volti scompigliando i capelli rossi di tutti e quattro, facendoli urlare ancora più forte quando la trave subì un inquietante scossone.
«Ok, tu pensa a tirare i Weasley giù di lì, io inizio a disattivare quei cosi» dispose Tony, che prese finalmente il volo verso il cantiere. Peter annuì.
Avrebbero salvato vite insieme. Avrebbero combattuto insieme per New York ancora una volta. E questa volta l'avrebbero fatto non più come un maestro e un allievo, ma come colleghi. Peter strinse i denti e i pugni, con il cuore a mille e l'ansia crescente.
Quello non era il momento di pensare a quanto fosse strano non pattugliare da solo quella sera, quello era il momento di salvare vite! Senza esitare, si lanciò appeso alla propria ragnatela in direzione del palazzo, sparandone un'altra verso la famiglia dai capelli fulvi imprigionandoli tutti e tre nella tela. Fece per trainarli verso di sé quando cinque violente esplosioni consecutive lo costrinsero a voltarsi, a controllare che tutto fosse sotto controllo. A verificare che Tony stesse bene.
La trave sulla quale era appesa la famiglia cedette, e ci mancò solo un soffio che la ragnatela venisse lacerata prima che Peter potesse trascinare verso di sé i civili. Una fortuna i suoi riflessi di ragno lo aiutarono e riuscì ad acchiappare la famiglia e portarla in salvo sul marciapiede per indirizzarli alla fuga. C'era mancato davvero poco! Aveva commesso un grave errore. Che idiozia! Perché mai aveva dovuto verificare se Tony stesse bene!? Era Ironman, dannazione, non un gattino indifeso! Peter scosse la testa e si maledisse, ma quello non era nemmeno il momento di autocommiserarsi. Era andato tutto bene, in fondo.
Con un agile balzo si aggrappò a un lampione per darsi la spinta verso l'alto e correre in rinforzo del suo alleato, il quale lasciò che si aggrappasse alla sua armatura per qualche secondo, in modo da spingersi oltre e atterrare su un drone impazzito  distruggerlo.
«EDITH, attiva l'uccisione istantanea!» annunciò Peter con i piedi sul dorso di un drone, e le zampe meccaniche trafissero tutti i dispositivi accanto. 
«Bimbo Ragno, che ne è stato del Protocollo Triciclo?!» gli urlò ironico Tony, dopo aver colpito un nemico con un raggio luminoso.
«È nella lista delle cose da inserire nell'armatura di Morgan!» replicò Spiderman. Arpionò due droni con le ragnatele e li fece collidere l'uno contro l'altro. L'esplosione fu assordante.
L'abbattimento dei droni procedette senza esclusioni di colpi ma, con pieno disappunto di Peter, egli notò che alcuni di essi – forse dei nuovi modelli di prova – fossero di gran lunga più resistenti rispetto agli ultimi da lui combattuti due anni prima a Boston, durante un attacco terroristico all'università di Harward.
Poco prima della sua missione nel Regno Quantico per portare Tony nel loro mondo, Ant-Man e The Wasp erano partiti per Dubai per una conferenza importante alla sede centrale della HIDESTAGE, ed erano stati coinvolti in un attacco simile con dei droni dello stesso calibro. Possibile che la mente dietro ai due assalti fosse la stessa? Probabilmente ai fondatori della HIDESTAGE non avrebbe fatto piacere apprendere di avere dei nemici alle calcagna.
Nonostante ciò se la stavano cavando bene, non senza qualche intoppo, ma bene. Eppure Peter non riusciva a concentrarsi, non riusciva a liberare la zona a dovere. Era distratto, troppo preso a controllare ciò che stava facendo Ironman per focalizzarsi sulla sua buona fetta di nemici. Stupido, stupido Spiderman! Non aveva motivo di preoccuparsi, né di tentare in tutti i modi di difendere più Tony che se stesso - cosa che stava segretamente facendo. Perché aveva così paura di vedere Tony combattere? Che rischio poteva esserci? Erano droni, solo maledetti droni, non un titano pronto a disintegrare l'universo!
Stupido, stupido Spiderman sì, perché se non fosse stato così sciocco e così distratto, forse si sarebbe reso conto di quel nuovo drone potenziato sopra di lui. Forse si sarebbe accorto del suo attacco prima di venire colpito in piena schiena.


Tony se ne accorse subito. Vide Peter precipitare verso il suolo e schiantarsi in malo modo contro un container. Lo chiamò a gran voce, ma egli non rispose, non si rialzò. Tramite la sua intelligenza artificiale verificò il suo stato di salute e, dopo essersi tranquillizzato sul fatto che il suo protetto non fosse passato a miglior vita, si apprestò a difenderlo da tutti gli attacchi degli altri droni che si stavano approfittando del suo svenimento. Non erano troppi, non più oramai, ma avrebbe dovuto farli fuori in fretta e mettere fine a quella storia, e c'era un solo modo per farlo.
«FRIDAY, operazione Piazza Pulita, per favore» intimò Ironman, posizionandosi al centro della battaglia, lontano da Peter a sufficienza.
Signore, l'applicazione è ancora in collaudo -
«Quale migliore occasione per collaudarla, allora?» ghignò, poi spalancò le braccia prima di ordinare all'intelligenza artificiale di procedere con la nuova arma di distruzione installata poche ore prima. Possibili effetti collaterali? L'autodistruzione dell'armatura stessa con conseguenti danni alla propria persona. Ma Tony era assolutamente certo di aver fatto le cose per bene. Al 99,9%.
Chiuse gli occhi e attese qualche istante che l'armatura si caricasse, avvertendo dopo qualche secondo una potente pressione a livello di tutte le giunture. Un rumore assordante gli fece fischiare le orecchie, ma quando riaprì gli occhi si accorse che, per fortuna, aveva ottenuto l'effetto desiderato: la maggior parte dei droni era stato colpito dalla sua esplosione.
Operazione eseguita con successo. Complimenti, signore -
«FRIDAY, andiamo, avevi forse dubbi?!» si compiacque e scosse la testa. Si apprestò ad abbattere manualmente gli ultimi tre o quattro droni rimasti illesi perché troppo lontani.
Ansimò all'ultimo colpo, poi raggiunse Peter più in fretta che poté, trovandolo ancora in stato di semi-coscienza. Senza nemmeno togliersi di dosso l'armatura si chinò per sollevargli il busto quanto bastasse per potergli togliere quel che rimaneva della sua maschera dal volto. Perdeva sangue dalla testa, faticava a tenere gli occhi aperti.
«Ragazzino! Che diavolo ti è successo?!» domandò retorico Tony, preoccupato, controllando tramite FRIDAY il suo stato di salute.
«M-mi dispiace, signor Stark. Mi sono... distratto» sbiascicò Peter, faticando a mettere a fuoco. Dopo essersi accertato che andasse tutto bene, che tutti i nemici fossero distrutti, che Tony stesse bene... chiuse finalmente gli occhi. Era al sicuro.
«Peter! EHI! PETER!» urlò Tony, scuotendolo nel vederlo perdere coscienza. Il cuore gli salì in gola.


 


Dolore. Un dolore lancinante alla base del cranio, come se un martello pneumatico gli stesse sfondando la testa. La schiena gli bruciava da matti, e si ricordò di essere stato colpito. La sua armatura? Oh, merda, gli sarebbe costata almeno una settimana di notti insonni per ripararla! Stava per vomitare, se lo sentiva. Si sentì come in barca, un forte senso di nausea lo pervase nello stesso istante in cui tentò di aprire gli occhi, ma a tenerli chiusi forse la sensazione era persino peggio. Si costrinse ad aprirli con grande sforzo e lottò con tutte le sue forze per non dare di stomaco. Tuttavia, non appena mise a fuoco il luogo in cui si trovasse – ossia il reparto medico e riabilitativo della T.S.M.A.F - e soprattutto la persona al proprio fianco, la nausea scomparve e al suo posto giunse un profondo senso di colpa. E la sensazione di essere un completo imbecille.
«S-signor Stark!» balbettò Peter, trovando la propria voce orribilmente roca. Osservò il proprio mentore adagiato sulla sedia con le mani dietro la testa e con un sorriso gentile dipinto in volto.
«Ehi, Ragnetto!» lo salutò Tony. Nell'assistere a un pessimo tentativo di Peter di alzarsi, si sporse e lo ricacciò contro i cuscini. «No, non ti alzare! Hai un bel trauma cranico con versamento, ma Strange è ottimista. Con la tua guarigione accelerata, in un giorno di riposo tornerai come nuovo».
Peter deglutì e si adagiò con amarezza alla propria brandina, portandosi una mano sulla fronte. Dal sole alto nel cielo al di fuori della stanza doveva dedurre che fosse oramai mezzogiorno passato. Doveva aver dormito per parecchie ore!
«Sono stato una frana» si colpevolizzò, con immensa vergogna. Avrebbe dovuto dimostrare a Tony che fosse cresciuto, che sapesse cavarsela da solo, e invece si ritrovava ospedalizzato con la testa mezza rotta dopo essere svenuto durante una missione.
«Non è da te distrarti in quel modo, non da quello che ho visto nei filmati e nelle analisi. Sono otto anni che non finisci a letto dopo una pattuglia. Sono io che ti porto sfiga?» ironizzò Tony, come se avesse avvertito i pensieri di Peter, come per fargli capire che non dovesse dimostrargli proprio un bel niente. Oramai ben sapeva di che pasta fosse fatto, non c'era bisogno di dimostrazioni. Era solo... preoccupato.
Peter distolse lo sguardo da quello caldo di Tony per ancorarlo al soffitto, non esattamente confortato dalla battuta.
Tony si fece più serio, poi si sporse un poco di più verso di lui per poggiargli una mano sulla spalla.
«Pete... che c'è?» 
«È vero, non è da me distrarmi così. Sono un debole» ammise lui, affranto. Si sforzò di mantenere il contatto visivo, ma gli bruciavano gli occhi per lo sforzo di non piangere. Già si era dimostrato peggio di un bambino! Si era distratto durante una battaglia solo per il semplice motivo che combattere accanto a lui gli aveva fatto rivivere quel momento
Io sono Ironman.
Quanto poteva essere fragile e psicopatico?!
«Debole!? È proprio questo che non dovresti pensare, ragazzino. Tu sei forte. Lo eri già prima e lo sei ancor di più ora» insistette Tony, stringendogli più forte la spalla. Non era mai stato debole, non l'aveva mai giudicato tale. Sconsiderato, forse, a volte persino immaturo tanto da dovergli confiscare la tuta – quando in realtà era solo preoccupato per la sua incolumità - ma era sempre stato forte. 
«Non è così, io so-» riprese Peter, più che convinto delle proprie affermazioni, interrotto però dalla voce calma ma insistente del signor Stark, il quale iniziò a parlargli sopra com'era solito fare durante le discussioni.
«Se ti dico che invece non lo s-»
«No, invece, lei non capisce, io-» si intromise Peter con voce più alta per poterlo sovrastare. Le loro voci, oramai, erano talmente alte che non si stavano nemmeno più ascoltando a vicenda.
«Io capisco benissimo, e so quello che-» articolò Stark, sottecchi, puntandogli un dito contro. 
«Non posso farmi travolgere in que-» le ultime parole di Peter, però, vennero interrotte da un urlo esacerbato. 
«PETER, CRISTO! Ho avuto paura anche io, ok?!»
Tony si alzò in piedi di scatto dalla sedia, facendola cadere dietro di sé con un tonfo secco.
E Peter, finalmente, chiuse la bocca in via definitiva. Si guardarono per qualche secondo con le orecchie frastornate da quel silenzio surreale, poi Tony si appoggiò al letto con le mani, chinando anche il capo come per volersi nascondere.
Non voglio morire, signor Stark!
Deglutì due volte prima di trovare le parole adatte, poi sollevò il volto per poter incontrare di nuovo lo sguardo del ragazzino. 
«Tenerti tra le braccia mezzo morto... mi ha fatto ritornare su Titano per qualche istante» ammise Ton, con voce calma e risoluta, nonostante stesse esternando qualcosa che lo aveva scosso per anni e anni. «Avevo paura di vederti scomparire di nuovo come cenere. Del tutto irrazionale, lo so. La mente umana è una merda» concluse, con un sorriso abbozzato.
Era certo di comprendere come Peter si fosse sentito la notte precedente. Del resto - poco prima dell'attentato - gli aveva confessato di avere costanti incubi che riguardavano la sua morte durante la battaglia contro Thanos. Era ovvio che combattere di nuovo insieme, fianco a fianco, gli portasse alla mente certe questioni. Esattamente come lui, ogni volta che guardava il volto di Peter incupirsi, tornava con la mente su Titano. Erano traumi difficili da superare, ma confessarselo e parlarne aiutava eccome, e avrebbe voluto davvero che Peter si aprisse un pochettino di più riguardo a ciò, senza paura di essere giudicato. Per questo motivo aveva deciso di mettersi a nudo riguardo alle sue irrazionali paure.
«Davvero, signor Stark? Cioè, non che la mente umana sia... intendo, davvero lei ha avuto paura di vedermi...» farneticò Peter, più disteso. Iniziò a balbettare e arrossire come ogni volta che non sapeva cosa dire e quindi diceva tutto e niente. «Cioè, era impossibile ovviamente, però lei ha detto che... insomma... perché anche io non ho potuto fare a meno di pensare a... a quando lei è... per quello che mi sono distratto, ma non volevo ammetterlo, mi dispiace. Però se anche lei mi dice che... ecco...»
Stark iniziò a ridere piano, poi un poco più forte tanto quanto bastasse per far interrompere quel delirio di flusso di coscienza. Peter si ammutolì e gonfiò le guance, imbarazzato – aveva appena fatto la figura dell'idiota. Tuttavia idiota non era esattamente il termine con il quale Tony l'avrebbe definito in quell'istante. Adorabile logorroico, forse.
«Sei sempre tu» sussurrò lui, con il cuore aperto e leggero da quel momento disteso, da quel gioioso clima ritrovato e, come gesto automatico, portò una delle sue mani sulla guancia sinistra di Peter. «Proprio come ti ricordavo».
Un gesto affettuoso. Peter divenne rosso in volto e iniziò a respirare veloce come durante una maratona. No, no, no. Non doveva dare adito a quelle sensazioni, non doveva farsi prendere da qualcosa che stava solo e unicamente nella sua mente.
Percepì il cuore ribollire. Troppe volte aveva immaginato le sue mani addosso, nei sogni reconditi di un ragazzino ossessivo. Tony era e sarebbe rimasto per sempre il suo eroe, il suo mentore, e ora un suo grande amico. Nulla più, nulla meno. Ma allora perché il signor Stark non staccava quella mano dalla sua faccia?
Lo scontro di sguardi si fece interrogativo. Tony alzò un sopracciglio, confuso, mentre percepì il volto di Parker divenire bollente e arrossato sotto la sua mano. Ma che diavolo?
Fortuna volle che, ancora una volta, i loro interrogativi vennero interrotti dal vociare e rumore di passi frettolosi provenienti dal corridoio. Stark ritirò la propria mano dalla guancia di Peter, lasciandola cadere sul letto.
«Dov'è?! Dov'è quello squinternato!?» tuonò una voce roca, prima che la porta venne spalancata con poca delicatezza. 
«Thor! Non ci provare neanche!» rispose Peter, dandosi lo slancio con i gomiti per mettersi seduto e indicare con fare inquisitorio il Dio del Tuono il quale - affiancato da Morgan, Drax e il dottor Strange - raggiunse il letto del povero infortunato, sedendosi con tanta irruenza da far tremare tutto.
«Oh, sì sì, bello mio!» ringhiò di nuovo, con un ghigno ampio e l'espressione compiaciuta. «Questo conta come danno inflitto! Con svenimento, poi! Hai preso un sacco di punti!»
«Ma non è giusto!» si lagnò Peter, allargando le braccia con disappunto. «Signor Stark, glielo dica! Si è trattato di una distrazione accidentale giustificabile!»
Tony aprì la bocca come per dire qualcosa, certo però di non star capendo niente di ciò che stesse succedendo. Inclinò la testa verso sinistra e corrugò le sopracciglia. Ma di che diavolo stavano parlando?!
«Peggio ancora. Le distrazioni sono per i pivelli. Raddoppierei i punti danno» suggerì Drax, con la consueta delicatezza di un orso in un negozio di cristalli. Thor estrasse il proprio palmare olografico, fece apparire una tabella con i volti dei diversi eroi e, selezionando il profilo di Spiderman, aggiunse dodici punti portandolo così in seconda posizione in classifica. Thor salì così al primo posto.
«Oh, andiamo!» protestò Peter, lasciandosi cadere afflitto sul cuscino, con le braccia incrociate al petto. 
Tony strabuzzò gli occhi interdetto e comprese finalmente quale fosse il motivo di tanto fermento.
«State davvero facendo un campionato sulle missioni?!» soffiò esterrefatto.
«Idea di zio Thor. Fanno anche la premiazione di fine anno durante la quale gli ultimi in classifica devono offrire da bere ai primi» spiegò poco entusiasta Morgan, scuotendo il capo con disappunto mentre Thor – tutto fiero e impettito – mostrava sull'ologramma le sue statistiche e la vittoria schiacciante di tre anni prima. Oramai erano due anni che Peter deteneva il primo posto tra pattuglie eseguite e minor danni subiti. Ma le cose sarebbero cambiate, oh, eccome! Thor ne era certo: quell'anno avrebbe vinto lui! 
«Da quando me ne sono andato questo posto è andato davvero a rotoli» commento Tony con disappunto. Lasciò i supereroi con l'amaro in bocca per qualche secondo, proprio fino a quando - con fare serio e stizzito - rincalzò il discorso. «Beh? Che state aspettando a inserirmi in classifica!?»
Morgan e Stephen Strange si guardarono con eloquente contrarietà e, scuotendo la testa, si allontanarono dalla stanza prima che i quattro eroi iniziassero a discutere molto animatamente sul fatto che, diamine, Ironman avesse tutto il diritto di partire da una posizione avvantaggiata perché - per cause di forza maggiore - non aveva potuto entrare in classifica prima di quel giorno.


 


Il successivo mese trascorse repentino e pieno di impegni, almeno per Tony Stark. Durante i primi due mesi dal suo ritorno si era dato da fare soprattutto per giustificare al mondo di essere ricomparso – con un Nick Fury piuttosto pressante sull'argomento – vivere e superare il lutto per Pepper, ritrovare serenità e rapporti con sua figlia e gli altri Avengers.
Quell'ultimo fu invece il mese durante il quale dedicò il suo tempo ad apprendere quante più cose possibili sulla storia di quegli otto anni di vuoto. Si ritrovò costretto a studiare la storia, la politica ed economia del paese a partire dal 2023 dopo il contro-schioppo di Bruce in poi.
Apprese con rammarico che, durante i primi anni dopo che tutti i blippati furono riportati in vita, il mondo era ritornato ancor più nel caos di prima. Non ci avevano mai pensato - lui e gli altri superstiti del primo schioppo di Thanos - che rimettere a posto le cose dopo ben cinque anni sarebbe stato dannoso sotto alcuni punti di vista.
Il meno grave tra tutti era stato che alcune persone rimaste in vita dal 2018 in poi si erano costruite un nuovo futuro, magari con altre persone. E, dopo cinque anni, vedersi tornare in vita i loro defunti partner era stato un vero shock; di rimando, anche per i blippati - per i quali erano trascorsi sì e no una trentina di secondi - era stato terribile e sconfortante tornare indietro e scoprire che i loro cari si fossero rifatti una vita. Fratelli minori che erano diventati improvvisamente maggiori, figli cresciuti di botto, genitori morti di vecchiaia, nuovi nuclei famigliari distrutti dai ritornati. Insomma, gli ospedali si erano riempiti di persone con sintomi da sindrome post-traumatico o depressivo, il tasso dei suicidi era aumentato del 13% e quello degli omicidi del 15%.
Dal punto di vista economico era andata ancor peggio: il fatto che la popolazione mondiale si era raddoppiata nuovamente da un giorno all'altro, aveva determinato una crisi nera per i mercati e per l'industria del lavoro. Il tasso di disoccupazione, prima pari allo 0%, salì alle stelle. Burocraticamente ci vollero poi anni per far ritrovare a tutti il proprio posto nel mondo – dopo la decimazione vi erano stati tantissimi furti d'identità. Taluni erano stati privati di tutti i loro beni, alcune case erano state distrutte o svuotate. E le risorse ambientali, prima abbondanti e a prezzi modici, erano tornate a essere scarsissime.
Senza contare la criminalità! Quella era salita alle stelle, gli Avengers avevano dovuto fare un grandissimo lavoro di pattuglia, specialmente nelle grandi città.
Insomma, ci erano voluti dai tre ai quattro anni per far ritrovare alla Terra una sorta di ri-equilibrio. Talvolta sembravano ancora esserci delle conseguenze nei giorni odierni, ma si poteva dire che il mondo fosse tornato un posto meraviglioso e orribile esattamente come nel 2018.


Inoltre, mentre era intento a recuperare otto anni solari di storia in ventotto giorni, Tony aveva dovuto affrontare più e più volte Nick Fury, il quale gli stava con il fiato sul collo poiché sosteneva che lui fosse l'ultima chiave per poter annientare del tutto il discorso droni.
Derivano da una tua tecnologia – aveva detto il capo dello S.H.I.E.L.D – per questo sono sicuro che riuscirai, insieme agli altri Avengers, ad annientarla una volta per tutte.
Di ciò ne dubitava fortemente; se non c'era riuscito il nuovo Ironman in otto anni, temeva che quello vecchio – seppur originale – non potesse fare qualcosa in merito.
A tal proposito, Tony aveva litigato per un intero pomeriggio con Peter riguardo alla questione degli occhiali e Quentin Beck, ma poi aveva ascoltato in modo ragionevole ciò che il ragazzo aveva avuto da dirgli. Di sicuro l'aveva combinata grossa a consegnare la sua tecnologia a quei farabutti, ma c'era da dire che Tony non l'avesse affatto lasciato in una posizione facile. Del resto erano innanzitutto nemici suoi, Peter non avrebbe potuto certo sapere che ci fosse un intero squadrone preparato da anni ad abbattere e rubare tecnologie alle Stark Industries.
Peter lo aveva reso partecipe del fatto che fosse stato proprio Beck, in un video postero, a rivelare a tutto il mondo la sua identità e al contempo a diffamarlo. Aveva trascorso quasi un mese e mezzo in esilio, a lottare e nascondersi prima che lo S.H.I.E.L.D riuscisse a prendere accordi con il governo per scagionarlo; eppure lo strascico dello Spiderman-assassino si era avvertito per almeno un anno. Alcune persone, nel vederlo per strada sia nelle vesti di Peter che in quelle di Spiderman, si erano dimostrate spaventate o addirittura urtate dalla sua presenza. Per fortuna la questione si era risolta anche grazie agli Avengers, i quali non avevano mai smesso di prendere le parti di Peter in pubblica piazza.
Ad ogni modo, dopo aver trascorso i primi giorni dopo l'attentato a farsi raccontare da Peter ogni dettaglio e conseguenza dell'accaduto, i due eroi avevano indetto parecchie riunioni con lo S.H.I.E.L.D per risolvere il caso HIDESTAGE e trovare quindi il punto di collisione tra gli attentati di Dubai e Manhattan. Erano senza dubbio su una buona pista, almeno secondo Maria Hill.
Tuttavia, se dal punto di vista formale gli accordi e le riunioni stavano procedendo a gonfie vele, a lato pratico gli attacchi e gli attentati avevano subito un forte incremento dal ritorno in vita di Tony Stark in poi. Semplice casualità? Improbabile. Ciò che pensava Tony era proprio che chi possedesse la sua tecnologia stesse facendo di tutto per depistare le indagini, oltre che attuare una provocazione adita a fargli girare le palle. L'opinione pubblica sembrava già risentirne.
Stark è tornato. Con lui, la malavita”, aveva letto su un giornale. Steve Rogers era furioso più che mai! Gli aveva detto più e più volte che se avesse trovato un siero per ritornare giovane e prestante avrebbe agito personalmente contro quelle malelingue. Sì, aveva detto proprio malelingue. Perché il teste di cazzo elargito da Tony aveva pressoché indignato il povero Captain Geriatria.
Malgrado ciò, non era l'opinione pubblica la cosa che più preoccupava Tony – oramai era oltremodo abituato a ricevere ammonimenti o false accuse, ed era altrettanto rodato da poterle affrontare a testa alta – quanto il bizzarro comportamento di Peter Parker in quelle ultime quattro settimane.




Era dal periodo successivo al contro-schioppo che New York non subiva così tanti attentati in un range di tempo limitato, ma oramai un Avenger di alto rango come Spiderman avrebbe dovuto esserci abituato. Insomma, c'erano stati momenti peggiori! Eppure, inutile rimarcarlo, Peter stava accusando il colpo più di qualsiasi altro. Che fosse invecchiato? Improbabile: a venticinque anni qualunque sportivo è all'apice della carriera.
Non aveva idea di cosa gli stesse succedendo, ma il livello di stress di Peter stava raggiungendo livelli a dir poco spaventosi. Trascorreva le nottate intere appollaiato sui grattacieli di Manhattan in attesa ansiogena di problemi da affrontare, problemi che poi finiva sempre per risolvere qualcun altro al suo posto.
Una volta aveva chiamato in rinforzo War Machine per una dozzina di borseggiatori armati a malapena di quattro super-droni. Bazzecole, per uno come lui. Eppure ogni pattugliamento finiva con un completo fiasco, era distratto, concludeva sempre con qualche danno – per la gioia spropositata di Thor e il suo primo posto in classifica – e ogni volta che Tony provava a chiedergli qualcosa sull'argomento, Peter si volatilizzava nel nulla accampando impegni poco plausibili.
Tentava di tenere fuori Tony da tutto ciò, trovando come scusa che avrebbe dovuto passare più tempo con sua figlia Morgan al posto di andare a fare il supereroe anche di notte. Inoltre giustificava il continuo interpellare di altri Avengers con la scusa di dover raccogliere più informazioni sui casi.
Il vero problema era che non dormiva di notte, ma riusciva a riposare poco di giorno – anche a causa delle riunioni, ma specialmente per colpa della sua crescente ansia e panico ingiustificato. Non era da lui e proprio non riusciva a comprendersi. Non riusciva a trovare una spiegazione logica a tutto ciò, ma poteva dedurre che il ritorno in vita di Tony avesse provocato in lui seri scompensi emotivi. Ansia da prestazione, ad esempio. Più falliva e più gli sembrava di fallire. Un gatto che si morde la coda!
Alcune missioni erano talmente semplici che fino a tre mesi prima le avrebbe affrontate ad occhi chiusi uscendone pulito, mentre in quel momento faticava a tenere sott'occhio un obiettivo senza perdersi nei meandri dei suoi pensieri ossessivi. E quando – per puro caso – c'era anche Tony a partecipare alle missioni, era anche peggio!
E la notte tra il primo e il due dicembre, la situazione precipitò ulteriormente. Sempre per la gioia di Thor, il quale aveva visto Falcon tornare con Peter privo di sensi, con un nuovo trauma cranico e una seria distorsione alla caviglia. Il Dio del Tuono, dopo essersi fatto passare lo spavento ed essersi accertato che Peter fosse fuori pericolo, aveva provveduto ad aggiornare la classifica esultando come non mai, sotto lo sguardo assassino di Morgan e Tony.
Non appena Stephen Strange diede ai vendicatori la notizia del risveglio di Peter, fu lo stesso Stark a far preoccupare tutti. Era incazzato nero, e non perse certo tempo a chiedere ai suoi alleati e a sua figlia di poter parlare con Peter. Da solo.


Quando Peter lo vide addentrarsi nella stanza dell'area ospedaliera con un cipiglio tutt'altro che amichevole, ebbe come la terribile sensazione di essere tornato al giorno in cui aveva quasi ammazzato tutti sulla nave. Il giorno in cui gli era stata confiscata l'armatura.
«Ok, ragazzino, adesso sto perdendo la pazienza. È ora di finirla!» berciò Stark, incrociando le braccia al petto. Aveva tentato in tutti i modi di comprenderlo, di aiutarlo, ma si era sempre fatto negare e la cosa stava iniziando a mandarlo fuori dai gangheri.
«C-che cos-» balbettò Peter, trovandosi però il dito inquisitore di Tony davanti alla punta del naso. 
«No, adesso mi ascolti e mi rispondi. Cosa cazzo ti sta succedendo!?» domandò Stark, nel pessimo tentativo di controllare il più possibile il suo istinto di mentore che attacca con la ramanzina. La cosa, per l'appunto, non gli riuscì per niente bene.
«Nulla! Assolutamente nie-»
«HEEH-HEEH! Risposta sbagliata!» lo interruppe Tony, scimmiottando il suono fastidioso di un allarme. «È da quando sono tornato che sembra che tu sia regredito al quindicenne con bisogno di babysitteraggio. Il fatto che ci sia io in giro non vuol dire che ti puoi adagiare sugli allori. E non puoi aspettarti che io – o qualche altro super-umano nei paraggi – ti salvi sempre il culo».
«Non mi sto adagiando!» sibilò indignato Peter, con un groppo in gola. Tony non aveva torto. Era esattamente ciò che stava dimostrando anche senza volerlo.
«E allora perché stai lavorando così male? Ho visto migliaia di filmati su di te, ho letto di cosa sei capace e di certo non è 'sta roba che stai facendo ultimamente!» Odiava doverlo fare, Peter non era più un adolescente, eppure lo stava rimproverando come se lo fosse. La verità era che Tony aveva paura che fosse davvero colpa sua, che avesse fatto qualcosa di sbagliato nei suoi riguardi. E addirittura – in una notte di egocentrismo smisurato – aveva persino temuto che Peter si fosse pentito di averlo riportato indietro.
«Non ho niente» tagliò corto questi, voltandosi verso la finestra per nascondere gli occhi lucidi.
Tony alzò di nuovo la voce. «Perché cazzo stai cedendo così!? PERCHÉ STAI CEDENDO?» Gli prese l'avambraccio per costringerlo a girarsi, ma venne colto all'improvviso da una risposta che non si aspettò affatto di ricevere, e che gli bucò il petto come un proiettile.
«PERCHÉ NON HO CEDUTO PER OTTO ANNI, SIGNOR STARK!» urlò finalmente Peter con un ringhio e, senza accorgersene, lasciò cadere due lacrime sulle guance. Si sentì bruciare dalla vergogna, ma non avrebbe più potuto evitare l'argomento.
Tony mollò la presa. «Peter...» 
«Perché per otto anni sono stato forte. Era tutto - TUTTO - sotto la mia responsabilità, ogni cosa era sulle mie spalle! Avevo ancora bisogno di lei, ma ho dovuto cavarmela da solo. Perché io dovevo essere alla sua altezza. Ero l'erede di Ironman, no? Non avrei mai potuto permettermi di fallire! Ce l'ho messa tutta, ogni briciolo di energia che avevo in corpo per essere degno, per essere il suo successore, anche se avevo solo diciassette anni... e ora...» si interruppe e avvertì di nuovo gli occhi pizzicare, ma non si frenò. Si portò entrambe le mani sul volto e iniziò a singhiozzare. «E ora non riesco più. Sono stanco, sono... esausto, e me ne vergogno da morire. Ma ho bisogno di cedere...»
Non passarono troppi secondi. Tony non lo avrebbe lasciato in quel modo per un istante di più, si arrampicò sul letto e lo accolse tra le braccia. Lo forzò ad appoggiare la testa contro il proprio petto, trattenendolo con la mano. Proprio là, dove una volta vi era incastonato un reattore che gli aveva salvato la vita.
«Vieni qua...» sussurrò Tony, tenendoselo più stretto, quasi imprigionandolo. «Hai ragione, Peter... cedi».
Portò il mento tra i capelli di Peter e tentò in tutti i modi di non sentirsi in colpa, responsabile. Alla fine se Tony del futuro si era sacrificato per salvare la vita di tutti, per salvare il mondo. Probabilmente era stato certo che Peter se la sarebbe cavata bene da solo, e non aveva avuto torto... ma non poté fare a meno di pensare che sì, l'aveva abbandonato a se stesso quando aveva poco meno di diciassette anni e le responsabilità sulle sue spalle erano state davvero tante.
Forse era stato troppo duro con lui poco prima, ma almeno era servito per farlo aprire una volta per tutte. Tuttavia da quel momento in poi capì che avrebbe dovuto proteggerlo un po' di più. Avrebbe dovuto fargli capire che non era deluso da come si stava comportando, che non lo considerava affatto un debole. Gliel'avrebbe detto, l'avrebbe rassicurato, ma prima lo avrebbe tenuto lì ancora un po'. L'avrebbe tenuto stretto come avrebbe tanto voluto fare in quei dannati cinque anni dopo Titano, come l'aveva sognato ma – essendo solo quel grande egocentrico cinico di Tony Stark – non aveva mai potuto rivelarlo ad anima viva.
«Sono qui... non me ne vado. Ci penso io, da ora in poi».
Glielo disse per davvero. Lo consolò e lo rassicurò come prima mai aveva fatto, sorprendendosi anche di come la vita e gli avvenimenti lo avessero cambiato.
E Peter, finalmente, si sentì tranquillo. Così da tranquillo da addormentarsi lì, così sereno da poter dormire senza incubi per la prima volta dopo otto anni.


 
Continua...


ANGOLO AUTRICE:
Buonasera a tutti!
Ecco a voi il quarto capitolo di questa long, nel quale abbiamo finalmente scoperto qualcosa in più su questo quasi-decennio senza Tony. Se c'è qualcosa che ho sempre pensato prima dell'uscita di Far From Home era proprio quale sarebbero state le conseguenze del contro-schioppo. Di certo non tutto rosa e fiori, per come l'ho vista io. Siete d'accordo? 
Ho cercato inoltre di dare un possibile sviluppo a lungo termine di tutta la faccenda di Quentin Beck, i droni, la tecnologia Stark e quant'altro. Spero davvero che anche questa parte un po' più "tecnica" e "di azione" sia stata gradita. 
Inoltre, a fine capitolo, si è iniziato ad annusare un po' un avvicinamento particolare tra i due protagonisti, in special modo si è credo capito quali siano stati in passato i sentimenti di Peter nei confronti di Tony. Questo discorso vedrà abbondantemente approfondito nel prossimo capitolo.
Credo e spero di riuscire ad aggiornare entro i primi dieci giorni di ottobre, anche se potrei tardare causa impegni lavorativi. Incrocio le dita che possano essere settimane più leggere delle ultime trascorse :D
Grazie di cuore a chi ha messo questa storia tra le seguite e le preferite, e un ringraziamento speciale a chi mi sta lasciando il proprio parere! Siete preziosissimi! A presto!
Eevaa
  
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