Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Tabheta    19/09/2019    2 recensioni
[Partecipante alla challenge "Slot machine!" indetta da Juriaka sul forum di efp]
Attenzione le storie insierite nella raccolta potrebbero essere di carattere demenziale o AU!, ovviamente distanziandosi dall'atmosfera seriosa dell'anime/manga. Lettore avvisato:
#prompt8- Erwin/Levi, con la gentile partecipazione di un povero Armin
"Nella mente di Armin la faccia sghignazzante di Connie appariva a fasi alterne, beffandosi di lui. Non sapeva esattamente come fossero finiti a scommettere in quel modo balordo, ma Armin aveva la consapevolezza di star mettendo le mani in una tana di scorpioni dal momento in cui aveva acconsentito a quel gioco ridicolo."
#prompt15- Levi-centric
"Svegliarsi, cacciare, dormire. La vita ciclica della bestia in gabbia non gli apparteneva più da tempo, ma non poteva dimenticare. L’oblio non era un piacere riservato agli esseri umani."
#prompt30- Eren/Levi, con la gentile partecipazione di Mikasa
"Era come una falena, Eren, non ne aveva mai abbastanza. Sarebbe potuto bruciare in quel momento, mentre aveva l’illusione di possedere il corpo dell’ultima speranza dell’umanità."
Genere: Commedia, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Crack Pairing | Personaggi: Armin Arlart, Eren Jaeger, Erwin Smith, Levi Ackerman
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Stavolta le premesse le piazzo prima che cominciate a leggere u.u
Allora: spoiler lievi sul passato di Levi, in caso non aveste letto il suo spin-off (recuperatelo!!). Vi segnalo, inoltre, che sono presenti accenni Erwin/Levi, perché ho un problema di addiction e non so tenermi a bada ahahahah
Detto ciò, la storia risponde ad un prompt su un ipotetico attacco d'ansia del personaggio. Ovviamente, quando il personaggio in questione si è rivelato essere Levi non ero troppo convinta, ma poi mi sono detta, perché no, in fondo anche lui è umano (IN FONDO). 
Buona lettura! <3

***






Piano. Un respiro, poi un altro. I minuti si dilatavano e gli sembrava che un singolo fiato durasse ore. Non si era mai soffermato a pensare a quanto fosse difficile un atto altrimenti così spontaneo, a quanti muscoli occorresse mettere in funzione – e sentiva lo sforzo in ciascuno di loro, poteva giurarlo.
Levi era piccolo, ma schiacciava giganti e quello era sufficiente a renderlo l’uomo più imponente del mondo. Eppure per la prima volta aveva sentito un senso di oppressione così forte da fargli perdere l’equilibrio e farlo accartocciare a terra. Lui, che pur di non piegarsi davanti a qualcuno o qualcosa sarebbe piuttosto morto seduta stante.
I suoi arti, i suoi muscoli, di cui si era sempre fidato – doveva loro la vita, lo stavano abbandonando. Si contorcevano come serpi, non obbedivano al loro padrone. Era arrabbiato, così arrabbiato, voleva gridare la sua frustrazione, ma non riusciva nemmeno a stringere i pugni. Perse infatti la forza in tutto il corpo e si afflosciò come un ramo secco.
Tutto ciò che riuscì a vedere, prima che i sensi lo abbandonassero, furono i volti dei suoi compagni – no, non poteva abbandonarli di nuovo, ma le loro voci sembravano lontane miglia e miglia.


*


Rivaille riaprì gli occhi in un bagno di sudore. Il suo letto era un campo di battaglia: aveva mandato le coperte da ogni parte. Il vento ululava fuori dalla finestra serrata. Si trovava nella sua stanza. I dintorni familiari gli fecero tirare un sospiro di sollievo, ma non lo calmarono. Il suo cuore correva a mille e lui non riusciva a seguirlo. Non era più un ragazzino: gli incubi li viveva da sveglio e spesso erano anche peggiori di quanto la sua immaginazione avrebbe mai potuto partorire.
Ed allora perché i battiti non rallentavano?
“Rivaille!” era un suono reale.
“Levi!” continuava.
Non riusciva a trovare la voce per rispondere. Sentì la porta sbattere ed all’improvviso aveva due braccia posate sulle spalle. Levi sussultò leggermente, come se si fosse svegliato solo ora.
“Erwin.”
“Ti ho sentito gridare.”
“Non ho bisogno del tuo aiuto.”
Fece per tirarsi su dal letto, ma i tremori alle braccia lo fecero desistere. Non voleva apparire debole, anche se sapeva che Erwin se ne sarebbe accorto in ogni caso. Aveva come un sesto senso per qualsiasi cosa riguardasse i suoi uomini.
Erwin cercò di metterlo a proprio agio ripristinando le distanze che erano state violate dall’urgenza del momento.
“Meno male” disse solo, sedendosi su un lato del materasso.
Levi era in quiete adesso. Come una zattera dopo la tempesta, la sua mente oscillava beandosi di non essere turbata da alcun pensiero. Il suo silenzio prolungato gli fece guadagnare un’occhiata intensa del comandante, che lo invitava tacitamente ad aprirsi con lui.
“Questa è la prima volta che mi fai entrare nella tua stanza” – non per altri intenti, Levi completò mentalmente il significato di quella frase.
“Ti si addice. Anche tu sei così essenziale.”
“Ho sognato di quel giorno.” Sputò fuori mettendo a tacere quel superfluo scambio di parole, dando di fatto ragione all’osservazione di Erwin.
Il comandante gli prese la testa tra le mani. Levi fece per divincolarsi da quel contatto fisico invadente ed inaspettato, ma le poche forze che aveva a disposizione non furono sufficienti.
“Che cazzo stai facendo?” lo ammonì ad un palmo dal naso.
“Tu perché uccidi i titani, Levi?”
Svegliarsi, cacciare, dormire. La vita ciclica della bestia in gabbia non gli apparteneva più da tempo, ma non poteva dimenticare. L’oblio non era un piacere riservato agli esseri umani. Dopo aver perso i suoi compagni – a quel punto si era lasciato alle spalle una catasta di morti, aveva capito che nessuno si salvava da solo, per quanto forte potesse essere. Li avrebbe vendicati, avrebbe dato all’umanità una nuova speranza, ma soprattutto non sarebbe mai tornato a quella vita di fogna e di incoscienza, priva del sapore della libertà.
“Voglio essere libero.”
Libero di avere delle persone a cui tenere senza paura di perderle il giorno dopo, libero di volare il più lontano possibile senza essere costretto a fermarsi.
 
  
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