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Autore: milla4    19/09/2019    1 recensioni
Il tempo cancella parole come il vento spazza le foglie su un selciato, è una cosa naturale ma ci sono parole che vanno ricordate, sempre.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E dalla porta venne il fuoco

 


C’era sempre una porta verde nelle case del Regno, di norma era posizionata in un muro prima della fine della casa ma non era certo un obbligo. La porta era un semplice asse di legno con una maniglia di ferro, ogni casa ne era provvista e nessuno si chiedeva dove conducesse. Gli abitanti del Regno erano giunti dopo lunghe peregrinazioni in quel luogo disabitato, ne avevano occupato le case diroccate e fatiscenti, le avevano ridipinte e aggiustate per farne la loro perpetua abitazione. Per tanto tempo si chiesero cosa ci fosse nella stanza nascosta, ma essa risultava essere inviolata, né mazzuole né arieti di varia sorte erano riusciti a scalfirle, la cosa strana e al contempo curiosa era che nel tempo si smise di chiedere a cosa servisse quel luogo. La porta verde era diventata anche un detto tramandato di generazione in generazione, «dalla porta verde ti verrà data letizia e dolore in egual misura arrivando a toccare la metà della verità».

Quando la curiosità venne appagata la gente era impegnata nelle varie faccende giornaliere, le porte si spalancarono improvvisamente. Paura e panico si impossessarono, erano almeno tre secoli che nessuno pensava alla camera nascosta dietro; lentamente e titubanti alcuni tra i più coraggiosi si avvicinarono all’ingresso, un passo dopo l’altro. Nessuno seppe cosa ci fosse dall’altra parte perché nessuno di quei coraggiosi abitanti fu ritrovato; le tracce di quelle vite si interruppero all’ingresso di quei portali, chi aveva assistito al trapasso non sapeva dire con esattezza cosa avesse visto all’apertura, tutti ricordavano che fosse buio, tanto buio ma non sembrava un qualcosa di naturale, un’assenza di luce ma un qualcosa di fisico, di tangibile, una volta entrati le porte si richiusero e nessuno cercò più di riaprirle.
Le case della città furono prontamente abbandonate dagli abitanti rimasti, il regno lentamente si svuotò, ruderi occuparono il posto delle case, i canali non più curati esondavano ripetutamente nelle campagne, edere rampicanti invasero i muri dei castelli creando crepe sempre più grandi nel tempo. I mobili e gli oggetti rimasti dopo la fuga erano coperti di insetti e di ragnatele, come il ritratto dell’anarchia che era regnata in quei funesti giorni. Ogni cosa andata in rovina, irriconoscibile tranne quelle porte che erano rimaste intatte dopo più di un secolo. Con il tempo la gente si dimenticò di quei fatti respingendo tutto come una leggenda dei loro antenati, solo alcuni ragazzi attraversavano il Grande Bosco per raggiungere quel luogo carico di mistero e superstizione ma nessuno si avvicinava a quegli stipiti maledetti.

Un giorno di normale quotidianità all’improvviso le porte si aprirono timidi bambini emersero dall’oscurità, aspettarono sulla soglia come impauriti da ciò che avrebbero trovato da quella parte, nessuno era lì ad accoglierli né a gioire della loro venuta, solo stanze vuote e polvere. Erano così spaventati, avevano aspettato quel momento per anni e anni ed ora erano pronti per la loro nuova vita quello che non sapevano era che nel tempo la funzione di queste oggetti si era perso nelle pieghe della memoria, quelle parole sussurrate ai loro antenati erano scivolate via dalle loro menti; le persone avevano dimenticato l’ira degli dei come la loro benevolenza e quelle porte erano il regalo di un padre ai suoi figli.

Quello che sembrava una cappa di oscurità era in realtà un morbido guanto che accoglieva le persone e le spogliava delle loro pene e dei loro dolori per dare loro una seconda vita, rinascendo nelle loro miglior forma, finita questa i loro corpi avrebbero seguito il naturale percorso della vita; si sarebbero aperte in un giorno futuro, avrebbero dovuto soltanto attendere e ricordare. Ma ora erano soltanto dei bambini inesperti di tutto e bisognosi di un protettore che non sarebbe mai arrivato. Gli dei erano tristi, i loro figli stavano morendo di inedia, avevano dato loro una seconda vita che nessuno si era preso la responsabilità di far crescere.





 
Note: ciao a tutti, benvenuti in questa... storia? fiaba? Scegliete voi. Questa è l'altra storia che avevo in mente per un contest ma mi dispiaceva lasciarla in un'anonima cartellina del computer e quindi... eccola qui.

a presto
milla4
   
 
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