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Autore: SilverKiria    19/09/2019    6 recensioni
Scorpius Hyperion Malfoy avrebbe dovuto stare alla larga da Lily Luna Potter.
Era nel corso degli eventi che le loro vite scorressero lontane l'una dall'altra.
Eppure, lui non riusciva a dimenticare la stretta della mano di quella bambina dai capelli rossi, e lei poteva fingere di odiarlo quanto voleva, ma a volte le sfuggiva un sorriso al pensiero delle storie buffe che le raccontava da piccola, in quel corridoio del San Mungo.
Lì, dove la loro storia era iniziata e le loro vite, come spesso accade, si erano unite indissolubilmente.
-
Dal Capitolo 1:
[...] D’un tratto si ritrovò al suo quarto anno, in preda ad emozioni contrastanti mentre la folla di Hogwarts lo guardava in cagnesco, dirigendosi verso un ammutolito Silente.
Le spille “Potter fai schifo” gli balzarono di nuovo in mente, così come gli insulti e la paura di non superare vivo le ardue prove verso le quali lo aveva spinto una persona sconosciuta.
Rispose alla muta domanda di chiarimento di Ron con la gola secca e un orribile presentimento.
«Credo che questo sarà un anno indimenticabile per i nostri figli, anzi ne sono assolutamente sicuro.»
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Malfoy, Famiglia Potter, Famiglia Weasley, Lily Luna Potter, Scorpius Malfoy | Coppie: Draco/Astoria, Harry/Ginny, James Sirius/Dominique, Lily/Scorpius, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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CAPITOLO 21


Scorpius guardò affascinato fuori dalla finestra, rimirando la luna piena. Il pensiero di andare a chiedere perdono a Lily l’aveva pugnalato continuamente, nel corso della giornata. Sapeva che dal loro ultimo incontro le cose si fossero complicate ancora di più, e il pensiero di non aver chiarito ancora i suoi sentimenti lo rendeva nervoso.
Straordinariamente però, aveva scoperto nella persona che stava aspettando in quel momento un aiuto fondamentale.
Ethan e Selene erano ancora lontani dalla sua vita, così come il suo orgoglio gli imponeva. La ferita del loro silenzio rispetto al ritorno di Zoe pulsava ancora sottopelle, un tamburo dal ritmo sfrenato.
Non riusciva a fare a meno di sentirsi mortalmente ferito, e per un secondo si perse con amarezza nel ricordo di quel Primo Settembre, che gli sembrava così assurdamente lontano.
Anni luce di distanza da quel momento c’era uno Scorpius convinto di poche cose nella vita: l’affetto e l’amicizia indissolubile che lo legavano ad Ethan e Selene, la famiglia che aveva scelto, e la certezza che mai e poi mai, nemmeno in un triliardo di anni, sarebbe stato non solo impossibile avvicinarsi a Lily Luna Potter, ma addirittura ferirla.
Si morse il labbro per la rabbia, avvertendo il sapore ferroso del sangue scivolargli in bocca, al pensiero che invece tutto ciò si era avverato...che lui era riuscito e stava continuando a ferire Lily.
La sentiva sempre più lontana, come se fosse su un treno e Scorpius la guardasse correre via da lui, incapace di muoversi, di raggiungerla, di fare qualsiasi cosa.
 
La vedeva su un treno che lui non aveva avuto il coraggio di prendere, e si cominciava a domandare se forse, dopotutto, lei non sarebbe stata meglio senza di lui.
Lily si meritava qualcuno che l’amasse incondizionatamente, senza dubbi e perplessità, e negli ultimi tempi invece il suo cuore si era rigirato vorticosamente nel petto, continuando a vacillare tra un passato con Zoe e un futuro con Lily.
Sapeva che la Grifondoro non l’avrebbe aspettato in eterno, ed al pensiero di vederla stretta a Krum tutta la sera, la mascella gli si contrasse per la rabbia.
 
«Non puoi chiedermi di aspettarti, così come io non posso pretendere che tu mi dia una spiegazione. Quindi credo rimarremo in questo vicolo cieco, fino a quando non vorrai ripartire. Fino a quando non capirai se sono io, quella con cui vuoi andare avanti.»
 
Aveva ragione, maledettamente ragione. Lui non aveva il diritto di pretendere nulla, perché in fondo non era nulla.
Avevano condiviso un momento speciale, in quella piccola radura nel bosco, ma niente di più.
E se non fossero fatti per stare assieme? Se lui non fosse stato abbastanza per lei?
Stava dimostrando da tempo quanto fosse lei, e non lui, quello con la grinta.
 
Scorpius si sentiva perso come non mai in vita sua, in bilico tra decisioni che gli stringevano il petto, e ringraziò il cielo per la voce che udì in quel momento, che lo restituì alla realtà.
«Bonsoir Scorpious.»
 
Il ragazzo non poté fare a meno che sorridere, vedendo quanto bella fosse Angelique quella sera.
Sapeva che le malelingue li avrebbero attorniati, ma non gli importava. Da quando Selene ed Ethan erano spariti dalla sua vita, pensò con dolore, Angelique si era dimostrata un’amica ideale, capace di comprenderlo e di dargli quella distrazione che gli eventi degli ultimi tempi non gli avevano concesso.
Angelique scese gli scalini della Torre di Astronomia, attorniata da un’aura di dolcezza. Indossava un vestito color perla, sottile come un respiro, e uno scialle dello stesso colore che faceva scorrere da gomito a gomito. I capelli erano lasciati ricadere morbidi e soffici sulle spalle, adornati solo da un cerchietto di pietre preziose e piccole perle incastonate al centro.
 
«Sei bellissima, Angie.»
Angelique lo colpì giocosamente con lo scialle, in risposta al soprannome che aveva iniziato a darle solo per infastidirla.
«E tu sei tremendo!» rise la ragazza, accettando il braccio che Scorpius le porse, ancora ridendo.
«Sei pronta per vivere una notte inglese indimenticabile?» le domandò poi il Serpeverde, mentre si dirigevano verso la Sala Grande.
Lei annuì sorridendo, guardando curiosa in direzione degli sparuti studenti che correvano di qua e di là del Castello, chi elettrizzato e chi emozionato, qualcuno addirittura apparentemente terrorizzato, aspettando l’ora giusta per potersi piazzare di fronte al Dormitorio della propria dama.
 
Scorpious e Angelique, in quanto Campioni Tremaghi, erano stati invitati a raggiungere gli altri Campioni e i Presidi venti minuti prima dell’inizio della Cerimonia, per poter organizzare l’entrata solenne che spettava loro.
 
Quando entrarono nello studio della Preside, che aveva voluto tenere il suo e lasciare intatto e celato al mondo quello di Silente, Scorpious si guardò attorno con lo stomaco in sobbuglio, ma scoprì con sollievo che Lily non era ancora arrivata.
 
Al suo posto c’erano Albus Potter, vestito di tutto punto con uno smocking blu notte, impegnato a conversare con la fidanzata, anche lei avvenente per la serata. Antoine, Scorpious trattenne un conato di vomito e rabbia, l’immagine di Selene terrorizzata ancora di fronte agli occhi, civettava con la Rosings di Serpeverde, sedutagli accanto. Scorpious rivalutò la sedicente scaltrezza vantata dalla propria Casa, considerando con che sguardo stucchevole la Serpeverde stesse ascoltando i vaneggiamenti del francese. Sorprendendolo non poco però, scoprì come Patricia Selwin, Tassorosso del Sesto Anno, stesse avendo una fitta conversazione con Stefan, e il Serpeverde si fece l’appunto mentale di non sottovalutare più la Casa di Tosca. Mancavano ufficialmente solo Lily ed Emmett; Scorpious immaginò che stessero per arrivare, e iniziò a provare una sensazione simile a quella subito antecedente all’inizio dei suoi G.U.F.O. Troppo sovrappensiero però, non si accorse dello sguardo criptico che gli riservò Sophie, quando Angelique andò a salutare la propria Preside, e a quel punto la McGranitt prese la parola.
 
«Bene, vi ringrazio per esservi riuniti con così tanta puntualità. Sono certa che il Campione mancante stia per arrivare, per cui direi che siamo quasi pronti per-»
«Scusi il ritardo professoressa!»
Eccola.
 
Scorpious si voltò con lentezza, il cuore che gli batteva a mille nel petto, e rimase senza fiato.
Non aveva mai visto Lily così bella.
 
E non l’aveva mai vista così lontana da sé, come quando Emmett la prese per mano.
 
 
***
 
 
 

Ron ed Harry entrarono nella Sala Grande, rimirando quanto fosse stata decorata con minuzia. Enormi fiocchi di neve pendevano dal soffitto, in quel momento coperto da soffici nuvole che facevano scendere della neve magicamente incantata per sciogliersi senza lasciare traccia, una volta venuta in contatto con qualsiasi superficie.
«Wow, non me lo ricordavo così bello.» mormorò Harry all’amico, che annuì sorridendo.
Si voltarono verso le mogli, giusto in tempo per ricevere le occhiate serie e truci che li avevano perseguitati per tutta la sera.
Alla fine Ginny ed Hermione erano state convinte non solo a partecipare, ma persino ad accettare l’invito più informale fatto dalla Preside in una seconda missiva, per permettere loro di arrivare prima del brindisi finale, di modo da vedere i propri figli e nipoti all’inizio della festa.
«Oh andiamo, se dovete farci queste facce lunghe per tutta la sera, sarà meglio rimediare da bere.» commentò Ron sarcastico, e proprio in quel momento un vassoio carico di quattro calici di champagne apparve sul tavolo più vicino a lui.
I tavoli enormi delle Case erano infatti stati sostiuiti con piccoli tavoli rotondi, all’incirca un centinaio, e il tema che faceva da padrone era sicuramente l’inverno.
Al centro di ogni tavolo vi era infatti un abete in miniatura, della grandezza di un libro, adornato con un velo di neve, che rilasciava un delicato aroma di bosco innevato.
Dietro il tavolo dei professori e ospiti, dove si sarebbero seduti anche loro, era stato allestito un enorme albero di Natale, con festoni d’argento e azzurri.
Ron porse un bicchiere alla moglie, dicendole ancora una volta quanto fosse incantevole, ed Hermione sospirò, lasciando andare l’arrabbiatura precedente e concendendosi un sorriso.
In fondo, pensò che dopo tutto ciò che era successo loro nelle settimane precedenti, una serata in cui avrebbe dovuto trattenere le ire da padre geloso di Ron non sarebbe stata la fine del mondo.
Lo baciò sulla guancia, ringraziandolo, mentre il vestito bianco come la neve che indossava le solleticava la pelle, i capelli raccolti in alto in uno chignon.
Harry fece lo stesso con Ginny, ma la reazione fu molto meno naturale degli altri due. La tensione continuava a ribollire sottopelle, e perfino un semplice complimento di Harry sembrò ricordare a Ginny le parole dure che le aveva scagliato contro, non molto tempo fa.
 
 «Avresti dovuto dare loro il tempo di decidere da soli come e quando incontrarsi! Dio mio Ginny, è possibile che tu sia ancora avventata e impulsiva come quando avevamo diciassette anni? Quando imparerai a riflettere prima di agire? Quando ti deciderai a crescere?!»
 
L’aveva guardata con qualcosa di molto simile all’astio, in quegli occhi verdi che per lei erano sempre stati pieni soltanto di amore.
A volte combattuto, a volte litigato, com’è giusto che sia, ma mai sparito, o accantonato.
Harry aveva dato voce a pensieri che Ginny non riusciva a fare a meno di risentire nella testa, e a dubbi che cominciarono a scorrerle nelle vene come pece fumante.
 
Credeva che l’amasse per l’impulsività. Credeva che si fosse innamorato di lei anche per la sua spontaneità, a volte esagerata forse, ma sempre a fin di bene. E lui questo l’aveva capito, l’aveva capito molto tempo addietro.
 
Eppure non l’aveva lasciata con un mesto “Lo credevo anch’io”, come se quei vent’anni d’amore fossero appena stati rimessi in discussione in un secondo.
Harry l’aveva lasciata senza parole, e Ginny ebbe paura di chiedersi cosa sarebbe successo, quando le avesse ritrovate.
 
«Hey! Sta arrivando gente, credo stia per iniziare!»
Ron li fece tornare entrambi alla realtà, ed Harry e Ginny finsero un sorriso carico di gioia, mentre i tarli di quella lite continuavano a scavargli dentro.
Ma non era il momento per loro, si dissero: quella sera apparteneva ai loro figli.
E sorrisero davvero quando, una decina di minuti più tardi, presero posto al tavolo degli ospiti, mentre Minerva McGranitt iniziò il suo discorso di benvenuto, e poco dopo la musica cominciò ad aleggiare nell’aria.
Gli studenti di tutte le case si fecero da parte: era ora dell’arrivo dei Campioni Tremaghi.
 
 
***
 
 


Sophie e Lily si guardarono emozionate, e Lily si sorprese dell’effetto calmante che le procurava la mano di Emmett, stretta nella sua.
La verità era che il ritardo che avevano fatto era dovuto proprio a Lily. La Grifondoro si era sentita sopraffatta dalle emozioni, lungo la strada verso lo studio della Preside, e si era stupita di quanta tempestiva empatia Emmett avesse saputo dimostrare.
 
«Potete andare avanti? Noi vi raggiungiamo.»
Albus aveva aperto la bocca per esprimere le sue vivaci dimostranze alla richiesta del bulgaro di lasciarlo solo con la sorellina quindicenne, come se già non fossero bastate quelle che si era dovuta sorbire Sophie, una volta visto con chi Lily avesse intenzione di andare al Ballo. Tuttavia Sophie riuscì ad essere più veloce del Grifondoro, gli prese la mano repentinamente e salutò di sfuggita i due, non lasciando spazio per i commenti del fidanzato.
«Scusa...è solo che...non mi immaginavo così la serata, ed è tutto un po’ troppo...»
Lily si era sentita annaspare, nel tentativo di cercare parole che non offendessero Emmett, perché la verità era che avrebbe voluto Scorpius al suo fianco, Scorpius ad attenderla emozionato al di fuori dei Dormitori, Scorpius con cui inaugurare il primo ballo della serata... Lily avrebbe voluto Scorpius, punto.
Ma lui non era lì, e la realtà sembrò averla colpita come un proiettile nel cuore, una volta uscita dai Dormitori e incontrato lo sguardo dolce di Emmett.
Gli occhi scuri del bulgaro erano belli, ma lei avrebbe sempre sognato di perdersi in quelli grigi carichi di temporale del Serpeverde.
Lily si aspettava qualche frase ad effetto, ma Emmett la stupì.
Senza chiederle il permesso, la attrasse a sé con le mani, chiudendola in un abbraccio da orso, delicato e fin troppo simile a quelli a cui l’aveva abituata James.
A cui l’aveva abituata Harry.
Lily si perse in quell’abbraccio, respirando il profumo di fresco che lo smocking nero di Emmett emanava, legato ad un tenue odore di bosco, e per un secondo le sembrò paradossalmente di essere tornata al sicuro, alla Tana.
Emmett non proferì parola, finché la Grifondoro non riemerse dalle sue braccia, con un sorriso in volto.
«Grazie.» disse Lily con un filo di voce, mentre Emmett le faceva un occhiolino, sussurrando soltanto:
 
«Andiamo, voglio rendere gelosi tutti in Sala Grande.»
 
Erano appena fuori la Sala Grande, le enormi porte chiuse per sugellare l’entrata scenica dei Campioni.
Appena dietro si poteva sentire la voce soffusa della Preside, probabilmente intenta nei suoi ringraziamenti di rito.
Il volto di Lily si aprì in un sorriso emozionato, immaginando con un po’ di timore tutti gli occhi che presto le si sarebbero puntati addosso.
Accarezzò senza riflettere il vestito blu notte che le aveva fatto Ginny, e le sembrò quasi di sentire il profumo della madre, che le donò nuovo coraggio.
Si voltò senza pensare, cercando di imprimere nella memoria ogni dettaglio possibile di quel momento unico, e mentre notava quanto tutti fossero estremamente affascinanti, si scontrò con quegli occhi che tanto le erano mancati.
Scorpius era ancora più affascinante di quanto potesse immaginare, nel suo completo nero opaco, di un’eleganza senza tempo che immaginò essere stato accuratamente scelto dalla madre.
Ma ciò che le fece venire la pelle d’oca fu l’intensità con cui Scorpius la stava guardando in volto, senza maschere, quasi senza pudore.
Lily si sentì arrossire, ma non riuscì a staccarsi da quello sguardo carico di emozioni non dette e rimpianti che invece sembravano urlare, fino a farle male alle orecchie.
All’improvviso entrambi si ridestarono, e colti da qualcosa di inspiegabile fecero un passo l’uno nella direzione dell’altra, quasi a volersi correre incontro, senza sapere però cosa fare e dopo.
E in fondo non sarebbe importato, non in quel momento, non mentre si guardavano come se fossero l’unica cosa al mondo. L’unica cosa importante al mondo.
Ma proprio in quel momento entrambi si sentirono trascinare via dallo spazio magico che avevano trovato, risucchiati dalla canzone che iniziò a suonare, facendosi spazio in mezzo alle porte ora aperte, e allo scroscio di applausi che li accolsero.
Lily ed Emmett preso posto dietro alla coppia di Stefan e Patricia, mentre Scorpius e Angelique chiusero la fila.
 
Il momento era volato via, ed entrambi ebbero l’impressione che fosse proprio come i fiocchi di neve che stavano cadendo leggiadri dal soffitto: unico.
 
Unico...ed irripetibile.
 
 
***
 
 
«Io sono esausto!»
Albus si lasciò cadere pesantemente con drammaticità sulla sedia, facendo ridere Erik e Lily. Era passata ormai un’ora dall’inizio della festa, ed il ritmo serrato delle canzoni più famose li aveva chiusi in una sequenza ininterrotta di balli scatenati.
Sophie sospirò di fronte alla solita vena teatrale del fidanzato, ma si lasciò andare pure lei ad un meritato riposo.
Accanto a Sophie era seduta Lily, seguita da Emmett, Dimitri, Rose, Isabella, Hugo, Daphne, Erik e, per concludere il cerchio, Albus.
«Al, ormai sei vecchio, dovresti considerare la pensione!» lo schernì Lily, alzando la voce per sovrastare “Castle on the Hill”.
Albus le fece la linguaccia, mentre l’intero tavolo proruppe in una risata.
«E tu dovresti considerare di prendere lezioni di ballo, sembra che tu abbia una scopa infilata su per il-»
«Albus Severus Potter
Albus si voltò al rallentatore, incontrando lo sguardo omicida della madre.
Accanto a lei c’era Harry, altrettanto infastidito dal linguaggio volgare usato dal figlio, Hermione e Ron.
Quest’ultimo, in effetti, raggiunse un poco promettente color pomodoro, nel constatare che il bulgaro seduto vicino a sua figlia le stava accarezzando dolcemente la guancia, prima del suo arrivo.
Rose sembrò capire la gravità della situazione, visto che si alzò di scatto, nascondendo l’imbarazzo con un sorriso, e invitando Dimitri a conoscere i genitori.
I quattro si separano dal resto del tavolo, mentre Hugo si godeva la scena con una smorfia divertita in volto.
Lily sospirò tra sé e sé, alzandosi per salutare i genitori e presentare loro Emmett, sicuramente con molta meno ansia di quanto avesse Rose.
La cugina era stata invita da Dimitri il giorno prima, in un modo che Lily trovò romantico e galante, quando venne a raccontarle l’accaduto.
Dimitri aveva incantato un libro affinché formulasse la frase “Vuoi venire al Ballo con me?” su una pagina bianca, una lettera alla volta e con la sua scrittura minuta e spigolosa, salvo poi fingere di chiederle spiegazioni e sorprenderla fino a renderle gli occhi lucidi.
Lily abbracciò Ginny ed Harry, ringraziando ancora la madre per il vestito magnifico, e aspettò che anche Albus avesse finito di salutarli, beccandosi peraltro uno scapellotto dalla madre; prima di parlare.
«Mamma, papà, lui è Emmett Krum.»
Harry e Ginny porsero la mano al ragazzo, iniziando una tranquilla conversazione su come conoscessero Viktor dall’adolescenza, lanciando uno spunto di conversazione che Emmett non si lasciò scappare.
Harry in effetti si sorprese di quanto alla mano e affabile fosse Emmett, completamente estraneo al silenzioso Viktor diciassettenne.
Il bulgaro si dimostrò divertente e spigliato, mettendo tutti a proprio agio, ed Harry si stupì a riflettere su come una possibile relazione tra i due non lo avrebbe sconvolto.
Certo, il suo desiserio più grande rimaneva un futuro in cui Lily sarebbe rimasta single a vita, ma a giudicare da quanto fosse incredibilmente bella quella sera, cominciò a rassegnarsi all’idea che, un giorno non troppo lontano, la sua bambina avrebbe iniziato con le turbolenze amorose.
Ginny invece si concentrò su come Lily sembrasse completamente presa da Emmett, ma una volta appurato che Scorpius, dall’altra parte della Sala con Angelique, la continuasse a adocchiare di tanto in tanto, piegò le labbra in un sorriso soddisfatto, conscia che le supposizioni che aveva fatto con Astoria fossero corrette.
Albus, Sophie, Ginny, Harry, Lily ed Emmett stavano continuando a conversare amabilmente, quando ad un tratto una voce colse la loro attenzione.
«Ethan!»
Si voltarono all’unisono, giusto in tempo per vedere Ethan abbandonare il tavolo a cui era seduto, lasciando Selene a chiamarlo senza risultati, mentre inseguiva una figura ormai fuori dalla Sala Grande, nei meandri di Hogwarts.
Una figura della quale Lily ebbe il tempo di vedere i capelli corvini identici a quelli del Serpeverde.
Si voltò per controllare la reazione di Scorpius, anche lui a portata d’orecchio dall’urlo di Selene, ma il Serpeverde era sparito.
 
E un presagio funesto le fece accaponare la pelle.
 
 
***
 
 

 
 
Astoria rise di cuore alla battuta del Ministro per la Cooperazione Magica Internazionale tedesco.
Hector Fussen si era rivelato una compagnia molto divertente, pieno di aneddoti e battute, ma allo stesso tempo intelligente e arguto. Astoria si era più volte ritrovata a collaborare con lui sottoforma di missive, durante quegli anni come Capo del Ministero del Controllo sull’Applicazione della Magia.
In effetti, Astoria si domandò come sarebbe potuta andare, se avesse vinto lei quella posizione.
Pochi lo sapevano, ma Astoria avrebbe voluto vivere in Germania, e specialmente dopo la Guerra, quando le malelingue continuavano ad attorniare lei e Draco come fiamme voraci.
Draco fingeva che non lo colpissero, ma a quei tempi Astoria passava intere notti a guardarlo agitarsi nel sonno, cercando di grattarsi via il Marchio Nero, fino a farsi sanguinare il braccio.
L’aveva supportato, l’aveva amato, e ora le cose andavano meglio, ma all’epoca, poco dopo aver scoperto di essere incinta di Scorpius, Astoria aveva inviato il curriculum al Dipartimento per la Cooperazione Magica Internazionale di Berlino.
L’idea di far nascere suo figlio in un mondo così pieno di pregiudizi nei loro confronti la terrorizzava.
Per fortuna o sfortuna, in ogni caso, non venne accettata, e non le fu nemmeno data risposta.
Sorseggiò il suo bicchiere di Champagne, ascoltando ciò che Fussen le stava dicendo in quel mondo riguardo ad una nuova normativa che sarebbe presto entrata in vigore in tutta Europa, quando si sentì stringere il fianco.
Draco era di fianco a lei, elegante nel suo completo nero, ma a discapito dell’iniziale gioia che aveva provato tutta la serata per essere stato invitato dalla McGranitt a vedere anche l’inizio del Ballo, Astoria lo vide nervoso, e non ne comprese il motivo.
«Herr Fussen, vorrei presentarle mio marito, Draco Malfoy, nonché Primago all’Ospedale San Mungo di Londra.»
Draco strinse la mano che gli veniva porta da quell’uomo sulla sessantina, un po’ in carne ma dall’aria rispettabile e nobile.
«E’ un vero piacere conoscerla, dottor Malfoy. Sua moglie è davvero incantevole, una mente brillante.»
Astoria arrossì appena, negando i complimenti dell’altro, mentre Draco, in maniera sempre più sospetta, aveva appena accennato un rigido sorriso.
«Ma è vero, lei è in assoluto una delle figure più professionali con cui io abbia mai avuto a che fare, per non dire quanto sia incredibilmente bella.»
Astoria si era messa un vestito nero dal taglio particolare, senza spalline e che le arrivava appena sopra le caviglie.
Era incantevole come sempre, e molti uomini politici si erano girati per ammirarla.
Astoria si girò verso Draco, ma questo continuò a rimanere muto, evidentemente disturbato da qualcosa.
Di certo non da quei complimenti, dopotutto erano sposati da una vita e Draco aveva sempre saputo che il cuore della moglie fosse soltanto suo.
La donna cominciò a preoccuparsi, e meditava di interrompere il colloquio con Fussen per poter parlare in privato col marito, ma la frase successiva di lui la lasciò perplessa.
«Ah, se solo non avesse ritirato la sua applicazione quella volta, forse sarei costretto io a chiamarla Capo!»
Astoria sorrise incerta, chiedendo spiegazioni all’uomo.
«Non si ricorda? Lei era una delle finaliste per il posto come assistente nel mio Dipartimento, ma non si è mai presentata al colloquio finale. Però la capisco, ero io l’esaminatore a quei tempi sa, e la sua lettera sembrò chiarire tutto. Una gravidanza cambia le prospettive di vita, non ho difficoltà a comprendere il motivo del suo ritiro, di certo avrà preferito crescere suo figlio nel proprio Paese. E guardi che successone, ora è addirittura un Campione Tremaghi!»
Astoria restò di sasso, incapace di processare gli avvenimenti.
Prima che potesse dire o fare qualsiasi cosa, la McGranitt invitò Fussen a seguirla, per un brindisi con gli alti dignitari dei governi stranieri.
Le parole dell’uomo continuavano a ronzarle nella mente, e cercava di trovarci un senso.
Con orrore però, solo quando alzò lo sguardo e lo incatenò a quello di Draco, per chiedere il suo aiuto nel comprendere quanto fosse successo...solo allora trovò la risposta che cercava.
Non servirono parole, Draco cercò di afferarle le mani con occhi imploranti, ma lei corse fuori dalla Sala, desiderosa di riprendere fiato.
Non le servì voltarsi per capire che lui l’aveva seguita, e quando parlò non lo guardò nemmeno in volto, continuando a fissare fuori da una finestra nel corridoio, con gli occhi lucidi e lacrime salate pronte a rovinarle il trucco.
«Sei stato tu. Hai falsificato una lettera a mio nome, negandomi quello che sapevi perfettamente essere il sogno della mia vita. Io...Io...»
«Astoria, ti prego...» disse piano lui, facendo per abbracciarla, ma lei si voltò di scatto, una rabbia crescente in volto che fece fare un passo indietro al biondo.
«Come hai potuto?! Sapevi quanto fosse importante per me, sapevi quanto ci tenessi!» urlò lei, la voce sempre pacata e gentile ora carica di rancore.
Draco si mise una mano tra i capelli, cercando di affrontare gli occhi che l’avevano sempre guardato amorevolmente, e invece ora lo stavano squadrando con disgusto.
«Eri incinta di Scorp! Non...non eri lucida, volevi scappare, ma ero certo che te ne saresti pentita! Avevi bisogno della tua famiglia, e io non volevo che ti sentissi costretta a fuggire solo per colpa mia. Io ero certo che...»
Astoria cercò di calmarsi, e quando riparlò, il tono sembrò più calmo, ma il vetriolo nella voce di lei sembrò tagliare l’aria come un coltello.
«Come hai potuto mentirmi per tutti questi anni? Mi fai schifo.»
 
Draco fece per correrle incontro, per bloccarla, per spiegarle di nuovo cosa fosse successo, quanto questo segreto l’avesse dilaniato negli anni.
Ma lei non glielo consentì.
Astoria se ne andò senza fermarsi, cercando il primo posto disponibile per smaterializzarsi.
 
Per scappare, di nuovo, dopo tanti anni; ma questa volta non da malelingue sfuggenti...da un paio di occhi grigi.
 
 
***
 
 

 
Scorpius aveva fatto davvero fatica a sopportare il quadretto stomachevole di amore che Lily gli stava rifilando da tutta la sera.
Quando però aveva sentito Selene urlare, si era voltato come tutti verso l’origine del rumore, e lo stomaco gli si era chiuso di colpo, vedendo Ethan inseguire una persona fuori dalla Sala.
Inseguire lei.
Li aveva seguiti prima ancora di pensare a cosa stesse facendo, come se a guidarlo fosse un antico istinto di proteggere Ethan e, cosa che lo disturbò nel profondo, di proteggere Zoe.
I due però sembravano essere spariti nel nulla, e se li trovò fu solo per la risata amare di Ethan, così carica d’odio da far venire la pelle d’oca al Serperverde.
Ethan stava soffrendo, e lui non sarebbe stato lì a supportarlo.
Seguì l’origine della sua voce lungo uno dei corridoi che portavano ai Sotterranei, e li individuò in una delle aule vuote usate come ripostiglio per le scorte dei materiali di Pozioni.
Scorpius si nascose dietro ad una colonna nel corridoio, abbastanza vicino da sentire cosa venisse detto, ma sufficientemente lontano affinché nessuno dei due potesse accorgersi della sua presenza.
La porta era aperta, e Scorpius riusciva ad immaginarsi ogni movimento, ogni smorfia di Ethan, tanto lo conosceva bene.
 
«Vai al diavolo Zoe. Mi hai distrutto la vita, e credi che questa novità nella storia dovrebbe cambiare qualcosa? Puoi rifilarti quante scuse del cazzo vuoi per pulirti la coscienza, ma non me ne frega più nulla di te. Stammi lontano.»
«Ethan, ti prego. Perdonami, se puoi. Ero solo una bambina e...ho provato a cambiare le cose, te l’ho detto! Sono ancora tua sorella, Ethan ti prego, s-se solo...»
La voce di lei era rotta da un pianto silenzioso, e Scorpius si odiò per quell’ondata di bisogno di abbracciarla, di rincuorarla, come quando erano piccoli.
Come quando erano innamorati, e nonostante i chilometri, Scorpius aveva asciugato sempre ogni sua lacrima.
 
«Io non ho sorelle.»
Ethan se n’era andato correndo via, e Scorpius poté sentirlo parlare con qualcuno in lontanza.
Si mosse per fare lo stesso, per correre via da tutto quell’odio, da quei rancori e da quella sofferenza.
Ma senza pensarci, i piedi sembrarono agire per conto loro, e così Scorpius si ritrovò nell’ultimo posto in cui avrebbe dovuto essere.
Ma in quello in cui, in realtà, sentiva di dover andare.

 
*** 


Lily si odiò per averlo seguito, per non essere riuscita di nuovo a stargli lontano, troppo preoccupata per lui perfino per godersi una serata come quella.
Troppo innamorata di lui, per fingere di non vederlo soffrire.
Svoltò l’angolo dove l’aveva visto sparire, e si maledì per non essere stata più veloce.
Stava girando a vuoto in quei corridoi come faceva da mesi a quella parte in quella loro strana relazione.
Alla fine, sentì in lontananza la sua voce, e si lasciò andare ad un sorriso incerto, mentre si avvicinava all’aula.
Quando però vi fu davanti, non solo desiderò di non averlo mai seguito.
 
Lily desiderò di non avergli mai parlato.
Di non averlo mai guardato.
E soprattutto...di non sapere che rumore facesse il proprio cuore mentre si spezzava in due.


Angolo Autrice:

Hey...uhm...ciao? Non starò qui a dilungarmi in scuse, perché purtroppo la vita universitaria e non mi ha completamente risucchiata, ma finalmente ecco un nuovo capitolo, quindi direi...meglio tardi che mai? :D Non sono sinceramente molto convinta di questo capitolo, spero voi possiate rincuorarmi e farmi sapere cosa ne avete pensato :)
Ringrazio come sempre tutti i lettori silenziosi, ma ancora di più le lettrici che mi hanno sempre sostenuta lungo questa storia, e spero continueranno a farsi sentire anche oggi <3 Spero di non sparire per altri sette mesi, e università permettendo, mi impegnerò per aggiornare :3
Vi auguro una magica giornata!

SilverKiria
I PROTAGONISTI DI PAPER WALLS, pt. 8:

 

Astoria Greengrass

 
 
Draco Malfoy (ovviamente)
  
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