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Autore: Ste_exLagu    19/09/2019    1 recensioni
Dal testo [...]“Siamo strani Ryochan?” chiede lei con un filo di voce e lui scrolla le spalle “Cerchiamo di essere i migliori nel basket, come nella seconda parte del campionato, abbiamo funzionato bene alla guida della squadra, e dobbiamo anche addestrare i nostri successori” lei comincia a ridere in modo incontrollato. “Quale dei due?” chiede e lui si passa una mano tra i capelli ricci “Non ne ho idea[...]Tu dovrai fare una ricerca profonda, trovare il cervello dell’Akagi e addestrarla ad essere una buona manager, forse farai più fatica tu, rispetto a me, io con loro posso fare come ho fatto con Daiki” lei finisce di mettersi le scarpe per la scuola e dopo si sbatte una mano sul viso “Daiki è il tuo cane[...]
Guanto di sfida lanciato al sottoscritto da Cathy_Black
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Yuri, Crack Pairing | Personaggi: Ayako, Hanamichi Sakuragi, Haruko Akagi, Kaede Rukawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The Challenge

Sono stato colpito da un’illuminazione, visto che ho messo giù più crack paring negli ultimi due mesi rispetto a tutto il fandom messo insieme, ho comunicato la mia nuova turba mentale a Cathy_Black che mi ha schiaffeggiato con un mega guanto di sfida. Il paring è Ayako Haruko, e l’altra indicazione è Fluff ma non troppo. Che la sfida abbia inizio.



Il tempo è passato leggero, l’estate è finita e ha portato con se l’odore delle foglie cadute e delle castagne, e poi tutto si è coperto di neve e tutti insieme hanno festeggiato al tempio l’inizio del nuovo anno ed il compleanno del giocatore più musone e taciturno della squadra l’inverno è stato sostituito dalla primavera poco dopo il cambio dell’anno scolastico. La manager del club di basket è ormai al terzo anno, e ha avuto delle soddisfazioni nell’ultimo anno, i suoi protetti sono andati due volte ai campionati nazionali e la seconda volta si sono addirittura aggiudicati il podio, non hanno vinto, ancora carente il gioco di squadra che si è intravisto soprattutto tra le matricole, ma ancora non efficiente. Il suo compito è quello di farli collaborare anche in previsione della sua futura carriera, sta puntando all’ammissione ad una prestigiosa università internazionale per il corso di scienze motorie. Il suo sogno è diventare preparatrice atletica e niente riesce a distrarla dai suoi propositi, nemmeno quella scemenza chiamata amore che le sue amiche tanto decantano. Indossa l’uniforme ed ha lasciato sciolti i capelli scuri che sono lunghi e ricci naturalmente, lascia che le incornicino il volto simmetrico. “Ayachan, Ayachan” viene accolta a scuola dal solito deficiente del suo migliore amico “La vuoi smettere di professare il tuo amore per me, che mia mamma sta cominciando a crederci” l’altro ride “Anche la mia, anche la mia, e fa tutto gioco per me” lei si sbatte la mano contro la fronte “Non voglio essere la fidanzata trofeo” e lui ride “Oh Ayakuccia del mio cuore” urla ad uso e consumo dei compagni di scuola e poi abbassa la voce “come fai ad esserlo? Sei perfida e tutti credono che io sia così deficiente da non capire che non sono il tuo tipo, ma almeno non fanno domande scomode, non posso mica dire che sono fidanzato con il mio pallone da basket” scrolla le spalle “Siamo strani Ryochan?” chiede lei con un filo di voce e lui scrolla le spalle “Cerchiamo di essere i migliori nel basket, come nella seconda parte del campionato, abbiamo funzionato bene alla guida della squadra, e dobbiamo anche addestrare i nostri successori” lei comincia a ridere in modo incontrollato. “Quale dei due?” chiede e lui si passa una mano tra i capelli ricci “Non ne ho idea, ma abbiamo superato da poco il compleanno del rosso, deve passare anche quello della volpe prima che l’anno scolastico sia pericolosamente alla fine” Lei sospira “non puoi ragionare in compleanni” lui scrolla le spalle e le sorride “Ayachan” tre ottave più alto del resto del discorso “vedremo, dobbiamo farli collaborare, secondo te i taccagni della scuola ci danno qualcosa per un ritiro precampionato?” si avvicinano agli armadietti, e quest’anno i loro sono vicini, sono nella stessa classe dopo anni, alle elementari erano già stati in classe insieme, alle medie in istituti diversi e si sono incontrati di nuovo ed è cominciata un’amicizia profonda, diversa di quella di due bambini pieni di energie sempre pronti ad arrampicarsi sugli alberi e a giocare all’aria aperta. Ora sono confidenti, sono complici ma non sono niente di diverso da una coppia di amici. Una volta il ragazzo aveva avuto un’uscita poco felice che gli era valsa un livido a forma di tacco a spillo in mezzo alla testa che lei aveva rinominato il pallino dell’intelligenza solo perché dopo una notte passata a mangiare snack e giocare ai videogame lui aveva detto candidamente “sei l’amico migliore anche se hai una vagina” erano in camera di lei, ed era stato facile prendere l’arma del delitto e percuotere quel ragazzo. “Tu dovrai fare una ricerca profonda, trovare il cervello dell’Akagi e addestrarla ad essere una buona manager, forse farai più fatica tu, rispetto a me, io con loro posso fare come ho fatto con Daiki” lei finisce di mettersi le scarpe per la scuola e dopo si sbatte una mano sul viso “Daiki è il tuo cane, e poi lei è solo timida e ingenua, non è stupida, mentre sui due energumeni qualche dubbio sulla loro stupidità lo nutro, come lo nutro su di te” camminano fianco a fianco fino alla loro aula quella del terzo anno classe 3. “La mia compagna di banco è gelosa del mio amore per te” dice lui con fare melodrammatico e lei ride “Il mio compagno di banco se non smette di dire cazzate è un uomo morto, anzi non esageriamo un ragazzo nel corpo da bambino morto.” lui borbotta una serie di improperi che la fanno ridere e lui ride insieme a lei. Sembrano entrambi felici del loro rapporto anche se la gente, benpensante, si fa sempre i fatti degli altri e li etichetta in modi diversi, e non sempre così lusinghieri.


L’estate del primo anno ha portato dei cambiamenti nella sua vita, ha presentato la richiesta per diventare manager della squadra di basket solo dopo che quell’ingombrante di suo fratello ha lasciato il club, nonostante dividessero il sangue lei si è sempre sentita in soggezione, anche se lui è più grande di due anni, non sarebbero tanti se l’impressione non fosse che Takenori sia nato già grande, di un’intelligenza superiore, è sempre stato il migliore, e il basket solo una sfida in più, a scuola ha sempre avuto voti altissimi, è sempre stato uno dei primi della scuola, non solo della sua classe. Lui è sempre stato così perfetto, a tre anni parlava con gli adulti, a quattro sapeva scrivere come uno di quinta elementare, e in prima media parlava tre lingue e sapeva così tante cose che i professori erano in difficoltà su come tenere occupato quel bimbone dai lineamenti duri, lineamenti già da adulto, e poi era nata lei, la sua vita era stata diversa da quella del perfetto Takenori, lei è nata un mese prima del termine della gravidanza, è nata piccola con un caschetto di capelli neri e gli occhi vispi. Ma non ha parlato precocemente come il fratello, l’unica cosa che ha fatto prima di lui è stata camminare su quelle sue gambette sottili che la natura le ha fornito, per il resto è sempre stata la delusione dei suoi genitori, lei è sempre stata così normale, a tre anni faceva le stesse cose dei coetanei, e si era affezionata un sacco al suo fratellone così grande e così rassicurante. Si è sempre appoggiata alle sue spalle forti, si è sempre nascosta così tanto da non riuscire ad esprimere la propria personalità è sempre stata solo la sorella di Takenori, il vero Akagi, lei è sempre stata Haruko quella impedita negli sport, quella che fatica in qualche materia a scuola, quella che ha camminato presto e parlato tardi, quella che arrossisce, quella che non ha mai avuto un ragazzo, e che non ha mai avuto il coraggio di fare niente, quella che passivamente accetta il comportamento disinteressato dei suoi genitori e quello iperprotettivo del fratello così in contrasto, così comodi per non doversi sforzare ad essere se stessi. Sopravvive ancora come quando Takenori si è diplomato alle medie, ma ora vuole far qualcosa che la faccia stare bene. Ha visto nella forza di Sakuragi, che è riuscito a rialzarsi dopo l’incidente alla schiena, si sono scritti tanto durante la sua convalescenza e la loro amicizia è diventata più profonda, e lui le ha raccontato del padre, e lei gli ha raccontato degli allenamenti e poi anche qualcosa della sua vita, si è aperta per la prima volta con qualcuno, e quel qualcuno è un casinista dai capelli rossi che continua a professare amore per lei, ma nessuno dei due ci crede veramente, una situazione analoga a quella dei senpai anche se così diversa, perché lei non è una donna forte, e la invidia, invidia i suoi riccioli scuri, invidia la sua sicurezza, i suoi modi schietti, lei che non riesce a sentirsi mai a proprio agio, lei che cerca di nascondersi sempre, quasi che la sua scarsa empatia, la sua scarsa attitudine ai rapporti sociali nonostante l’educazione perfetta, il suo essere così poco perspicace la renda meno appetibile. Lei è innamorata, ora l’ha capito è innamorata dell’immagine di quel ragazzo bellissimo, implacabile e sicuramente irraggiungibile che fa parte della squadra di basket, la parte finale del primo anno è passata a cercare di imparare gli esercizi quelli da far fare per i fondamentali, è passata a guardare più partite di basket possibili, di tutti i livelli, dalla nba a orari assurdi, alla wnba sempre registrata e sempre ad orari assurdi, alle partite prese dalla rete di squadre famose, oppure di piccoli club in giro per il mondo. Ha scoperto che in altri posti la scuola non ha i club, e che ognuno decide che sport od hobby fare e trova qualcosa vicino a casa, da fare dopo la scuola, e quindi lo studio non influisce sul poter o meno seguire una strada sportiva. Ha scoperto che preferisce guardare le partite di livello medio, NBA sembra sempre così irraggiungibile, forse solo quel ragazzo dai grandi occhi blu può farcela, ha il fisico, l’altezza e il carattere. Con Hanamichi sono diventati migliori amici, anche lui ha confermato questa cosa, una sera mentre mangiavano un gelato, mentre lui l’accompagnava a casa dopo essere rimasta con lui per i fondamentali, e lei li ha imparati sulla propria pelle applicandoli oltre a farli applicare a quel ragazzone. Quella sera lui le ha confessato tutto, che si era innamorato di lei e che ha cominciato a giocare solo perché lei gli aveva chiesto se giocasse a basket e il suo entusiasmo lo aveva contagiato, così come la voglia di fare colpo su di lei, però piano piano le cose sono cambiate e ha cominciato a lavorare anche su se stesso, sulle proprie mancanze, al centro di riabilitazione è stato seguito anche da una psicologa dello sport, ma si era ritrovato a parlare di tutto, di suo padre, dei suoi 51 scaricamenti, e si era aperto nelle lettere anche con lei, e ora capiva che la sua era una fissazione e una ricerca di normalità. “Ero innamorato dell’idea che avevo di te Haruko, tu sei molto meglio sei l’amica che tutti vorrebbero avere ma non hanno lo sbattimento di conoscere”, lei si è commossa e gli ha risposto “Io ho sempre visto in te un amico, e mi dispiace non aver mai ricambiato nulla che non fosse questo, sai ho sentito che eri un bravo ragazzo, nonostante i capelli rossi, sai io sono sempre stata timorosa ma con te è stato facile” e si son sorrisi e lei ha dovuto pensarci su, il discorso di lui su di lei calzava a pennello con il suo rapporto con Rukawa, e aveva capito che come il rosso doveva però mettere a posto questo rapporto, farlo tornare un rapporto normale, non sarebbe riuscita a fare un buon lavoro come manager se le cose fossero rimaste così.
Durante l’allenamento del pomeriggio ha preso tutto il suo coraggio e si è presentata baldanzosa davanti al ragazzo più bello di tutta la scuola “Rukawasan possiamo parlare un attimo? Non ti ruberò tanto tempo ma è importante, anche per il club” lei ha detto le parole magiche, anche per il club, quelle che hanno fatto muovere lui verso di lei ed entrambi sanno di questo fatto, e ne tengono di conto quando si trovano alla panchina, lui beve per ristorarsi non guardandola direttamente e lei gli è grata. “Rukawasan, come sai sono stata innamorata di te dalle medie, e anche fino ad adesso ero convinta di essere innamorata di te, ma non ti conosco in realtà e ho riversato tutte le mie insicurezze su un amore non corrisposto, non ho scelto in maniera cosciente, ma ho scelto te che eri così irraggiungibile in modo da non dovermi impegnare. Ma ora mi sono appassionata al mio ruolo e voglio eccellere, e dover continuare questa cosa sarebbe controproducente, quindi non ti preoccupare se mi rivolgo a te, non sarà più con l’intenzione di avere qualcosa di più, qualcosa che non mi puoi dare, e che sinceramente non voglio.” lui ha ascoltato nel suo modo, che sembra casuale, ma in realtà è un modo per nascondersi per sfuggire alle verità, anche lui si nasconde, solo che lo fa dietro al suo bel faccino. “Apprezzo la tua sincerità, ti terrò in maggiore considerazione” non aggiunge altro e torna ad allenarsi e lei riprende a respirare normalmente. La prima manager le si avvicina “Hai conquistato la fiducia di quell’asociale, che gli hai detto?” Haruko Akagi sospira mentre una lacrima le scende solitaria sul volto, e l’altra prontamente la fa sparire con un gesto delicato delle dita. “Gli ho detto la verità che mi ha sbattuto in faccia Hanachan” e lei non sembra capire. “Mi ero innamorata della sua immagine, non lo conosco, come Hanamichi ha fatto con me, e sai qualche giorno dopo che è tornato dalla riabilitazione ne abbiamo parlato, e mi ha detto che ha fatto i conti con molte cose, tra cui la sua infatuazione per me, e niente mi ha portata a pensare al mio amore per Rukawa, e ci ho messo mesi a capire che era la stessa cosa, come innamorarsi di una foto, perde di spessore per il soggetto e per chi lo fa”. “Brava ragazza” le sorride la senpai “hai capito, ma ci siamo passate tutte, un amore bello e impossibile e a Kanagawa per molte è stato il solito Kaedechan o Akirakun, per forza sono belli come il sole”.

Entrambe assistono agli allenamenti e la timida Haruko si ritrova a fare da arbitro, a correre tra quei ragazzoni dai fisici possenti, lei così piccola e goffa. Il tempo e l’allenamento ha corretto la sua goffaggine fisica, ma la sente ancora nella mente, si sente goffa e indesiderata, nonostante tutto un po’ aveva sperato in una dichiarazione di eterno amore da parte del numero 11 della squadra. Si sente stupida adesso mentre corre e fischia e si sente libera, leggera come non è mai stata e non è una questione di peso, si dice che l’anima pesi 21 grammi, ed è quella che si è alleggerita, il suo cuore sembra aver preso a battere ad un ritmo diverso e non è lo sforzo fisico di stare dietro a quei ragazzoni che vivono di pane e basket è essere consapevoli di essere vivi e non essere nella favola che ognuno si racconta prima di andare a dormire.

Aprile sta arrivando verso la propria metà e il caldo comincia a tornare e loro, ora come ora sono la squadra da battere e quei due giocatori sembrano ancora lontani, sembrano su pianeti diversi e inconciliabili, ma lei sa che non possono essere così lontani, non sono così diversi come si son convinti di essere. “Harukochan” chiama la sua collega “Dobbiamo fare qualcosa, stiamo andando bene ma quei due devono capirsi.” la più piccola si mordicchia il labbro, è un gesto che l’aiuta a gestire la tensione e che sembra catalizzare lo sguardo color castagna della prima manager, che con una scrollata di spalle sposta lo sguardo sul suo migliore amico, un concentrato di forza d’animo e paura, forza e stupidità, dolcezza e casa, hanno deciso che abiteranno insieme ai loro compagni futuri, ma soprattutto per l’università se si troveranno nella solita città prenderanno una casetta insieme da condividere, i loro genitori sono così felici, sua madre la vede già vestita da sposa con lui in hakama tradizionale, con le sette pieghe, le virtù dei samurai, che quel ragazzo ha, ma non sono per lei, e le sue stesse virtù non sono per lui. “Facciamo un raduno, un posto dove ci sarà solo la squadra, dove dovremo fare tutti i lavori a turni, e loro saranno nel solito turno, per tutto, tanto ora che siamo classificati possiamo chiedere una sovvenzione al preside per i mezzi, andremo nella mia casa estiva, posso convincere i miei genitori a lasciarcela. Takenori è troppo onorevole per poter fare richieste del genere, sarebbe da vigliacchi chiedere qualcosa ai genitori, e lo amo anche per questo, ma io non sono lui” e riceve in ricambio un grande sorriso da Ayako “E menomale, tu sei così carina” Haruko arrossisce di colpo, ma sorride mentre l’altra continua a parlare “Ottima idea, fammi sapere se convinci i tuoi, ho anche idea di farli rimanere casualmente soli per più tempo del necessario.” Da una pacca sulla spalla alla collega “Su facciamoli sudare” dice l’Akagi facendo ridere di gusto l’altra “cosa ho detto di così divertente?” chiede e l’altra arriva alle lacrime dal ridere “Haruko, sei così tenera, hai fatto un doppio senso così grande che ogni senso aveva un doppio senso a sua volta” le labbra della più piccola formano una O perfetta e l’ilarità raddoppia anche perché si è unito anche Miyagi all’ultima parte del discorso, che però riesce a calmare la propria migliore amica “Amore, tesoro, tenerezza” la richiama e la ragazza smette di ridere “Oh finalmente, dite anche a me quello che hanno partorito le vostre testoline da donne?” Mani sui fianchi e cipiglio guerriero Ayako scuote i riccioli scuri “Cosa intendi con testoline da donne?” Il play alza entrambe le mani “teste analitiche e superiori, voi fate anche due cose contemporaneamente, io rischio la morte se mi lavo i denti e nel frattempo ascolto mia madre” le fa ridere entrambe, stavolta. “Il famoso ritiro che volevi fare ad inizio anno, se troviamo il posto siamo a cavallo.” Lui saltella felice, fin troppo felice “Ma io vi amooooo” e si lascia prendere dall’entusiasmo e prima da un bacio sulla guancia ad Ayako e poi fa lo stesso con Haruko che arrossisce e si tocca la guancia con la mano, lo sguardo allucinato mentre il capitano si mette a sbraitare qualcosa ai compagni con il sorriso sulla bocca.

Sono riusciti ad organizzare tutto per la Golden week partono la sera del 28 aprile con il treno notturno e poi arrivati nella stazione più vicina prendono l’unico autobus che collega il piccolo paese alla città più vicina che comunque dista molti chilometri, raggiungeranno l’Akagi che è partita prima per preparare la casa e le cose. Si sono organizzati anche con il palazzetto locale, una struttura polisportiva e hanno prenotato il campo per tutti i pomeriggi, la mattina si occuperanno della parte di preparazione atletica.

Lo Shohoku al completo raggiunge casa Akagi dopo quasi un’ora di cammino su un sentiero alberato, qualcuno si è lamentato del bagaglio, della distanza, ma tutti si sono stupiti come la loro ala piccola sembra essere sbocciata, qualcuno potrebbe aver insinuato di averlo visto sorridere in mezzo alla natura “Capricornis crispus, Nihon Kamoshita” indica ai compagni una specie di grossa capra marrone bianca e grigia che dopo aver dato un’occhiata a quella specie di branco di animali spelacchiati decide di dileguarsi. “Allora ho sbagliato animale” da aria alla bocca l’autoproclamato genio del basket “sei un Kamoshita, non una Kitsune” il diretto interessato cerca di ignorare la voce potente del centro della squadra che sembra volersi prendere prepotentemente il proprio posto nel mondo come sotto canestro. Ayako seda la rissa sul nascere usando il ventaglio, i sospetti della squadra che pratichi tessenjutsu presso qualcuno dei pochi a poter tramandare questa nobile arte. “Qualunque bestia siate, vi sentiate o gli altri pensano voi siate, andremo a casa Akagi, quindi siate carini con Harukochan, e state attenti perché se succede qualcosa abbiamo il numero di Takenorisan che vi spacca il culo” finisce senza parafrasare la minaccia. Tutti si calmano e continuano a camminare adesso sembrano più rilassati, e lo spirito di squadra si fa più saldo nel cammino.

Quando arrivano nello spiazzo della casa vengono accolti da due cani un grosso Leonberger e un San Bernardo che cominciano ad annusare tutti componenti della squadra e poi vengono portati verso la casa dai due canidi, il Leonberger sembra adottare il calmo e silenzioso Rukawa, mentre il grosso e giocoso San Bernardo sembra aver adottato il capitano della squadra affiancandolo “Potresti sellarlo Ryochan e farti portare a giro” ridono tutti alla battuta di Sakuragi alle orecchie più attente potrebbe non sfuggire uno sbuffo divertito dalle labbra della sua nemesi. La padrona di casa si affaccia, indossa un grembiule con sopra disegnati dei cupcake e dolciumi vari, sulla spalla un canovaccio e in mano le bacchette. “Ayasan, lo schema delle stanze e dei turni è sul tavolo in salotto, potete mettervi comodi” dice poi rivolgendo a tutti l’ultima parte del discorso. Ayako smista i ragazzi secondo la lista dettagliata della sua collega in poco tempo tra molte proteste messe a tacere dal capitano “o in queste stanze o a casa e fuori dal club, vi sto sfidando” tutti hanno cominciato ad apprezzare le stanze, o forse no, ma se le son fatte andare comunque bene. La ragazza non sale con gli altri e lascia la propria borsa in sala e raggiunge la collega in cucina “Come ti posso aiutare Harukochan?” le chiede e la fa sussultare, era troppo presa dallo stufare le verdure in un grande wok per sentire l’altra arrivare, si volta verso Ayako e la vede legarsi i capelli in una coda alta in un unico gesto e lo stupore è molto “Ma sei una maga” le dice strappandole una risata argentina “Sono anni che lotto con i miei capelli, e siamo arrivati ad una tregua, io li lego e loro continuano a fare come gli pare.” la più piccola sospira “Ayakosan i tuoi capelli sono bellissimi, i miei sono sempre e solo così lisci” la coda riccia si muove nell’aria “Ma almeno li puoi pettinare anche da asciutti, se lo faccio io devo cercare il pettine rotto tra i capelli” ridono entrambe “Secondo te si uccideranno?” cambia discorso mentre le guance si fanno rosse “No, sono dei bravi ragazzi, e lo sapevi che Rukawa conosce gli animali? E che il tuo cane nero e marrone l’ha adottato?” Sospira “allora deve essere proprio un bravo ragazzo, non ama molto i maschi lui è il capobranco quando non ci sono papà o Takesan” si lecca le labbra distraendo la riccia “Come sei formale nei confronti di tuo fratello, una scrolla di spalle sembra archiviare il discorso insieme ad un laconico “Lui e i miei genitori preferiscono così, a casa lo chiamo anche fratellone, ma non gli piace molto”. Ayako si avvicina e le poggia una mano sulla spalla “Non capisco, con i miei fratelli ho un rapporto bellissimo. Tayako mi ha insegnato ad impennare prima con la bici e poi con la moto, mentre Haruo è la mia principessa è così divertente avere un fratello più femminile di te, abbiamo passato un sacco di tempo a fregare i trucchi e i vestiti della mamma, adesso li frega a me e infine il piccolo mostro Kei mi è super affezionato, e non riuscirei a farlo essere così formale con me” si avvicina alla seconda manager e le prende le bacchette per poi mescolare le verdure “Ecco perché riesci a gestire questi scalmanati, sei abituata ai tuoi fratelli, io faccio il riso, non abbiamo la cuoci riso” gli occhi color castagna della ricciola si spalancano “Per me è un mistero la cuoci riso, farlo senza è al limite del miracolo, per queste cose c’è mamma aiutata sempre da Kei, è super appassionato, ancora sul seggiolone voleva mettere le manine in pasta.” racconta, l’aria tra le due ragazze è rilassata. “Senpai, io non ho mai baciato nessuno” cambia discorso la Akagi “Ancora non hai trovato la persona giusta, mica è una gara.” Si occupa delle verdure ormai pronte e le mette su un vassoio che poi copre. “Qua facciamo anche la carne?” chiede e l’altra annuisce “Si a straccetti” la carne è ancora in tranci e la mora comincia a tagliarla raggiunta dall’altra “Sai sono sempre la meno brava nelle cose” la voce di Haruko è sottile, è la tipica ragazza giapponese, così in contrasto con il fiume di emozioni ed energia che è la più grande anche la voce è più potente. “Non è vero, sei una cuoca straordinaria. Sai fare il riso nella pentola” ride la più piccola al complimento “basta sapere la ricetta, mentre nelle relazioni non c’è una ricetta, non c’è un piano da scrivere, o qualcosa da pianificare, e non so niente.” la risata argentina di Ayako risuona nella cucina da cui i ragazzi si tengono lontani, fino al momento in cui la più grande si sta avvicinando al volto dell’altra e la porta si apre “Abbiamo il primo turno Harukochan, dove sono le posate?” chiede il rosso interrompendo l’atmosfera tra le due seguito da uno sbuffo che potrebbe assomigliare ad un “tu sei caduto dal seggiolone da piccolo” un sussurro che l’altro però intercetta “Non sono caduto dal seggiolone, spesso” le ragazze ridono e l’atmosfera torna gioiosa e distesa. “Sono in quel canterale” indica con le bacchette un mobile, “troverete tutto là, anche un vassoio su cui posare le cose da portare di là” i due ragazzi si prendono a colpi d’anca per farsi spazio e prendere le cose, la voce sottile di Haruko li fa fermare “Hanachan prendi i piatti e le bacchette, Rukawasan prendi i bicchieri, i tovaglioli e i poggia bacchette” i due ragazzi non protestano e fanno quello detto dalla padrona di casa mentre una sorridente Ayako applaude. “Bravissima, ora sono sollevata, riesci a fermarli anche tu, e solo con la forza della tua gentilezza” sembra stupita ed ammirata, guarda quella ragazza dal fisico sottile così come la voce, i grandi occhi castani e i capelli corti scurissimi, come la notte senza stelle.

Il pranzo va bene così il primo allenamento in quella palestra nuova grande rispetto a quella della scuola, mai enorme come quella dei nazionali, ma grande. Ormai Haruko e Ayako arbitrano a turno le partite e gestiscono tutto come una squadra oliata e i ragazzi funzionano, l’unica nota stridente rimangono sempre i due del secondo anno. “Hanachan, Rukawasan, li chiama Haruko, senza che nessuno le suggerisca niente sotto l’occhio stupito dell’altra ragazza. “Parliamo un attimo, venite qua” la prima manager prende le redini dell’allenamento mentre l’altra si allontana qualche passo con il centro e l’ala piccola “Allora ragazzi state diventando fastidiosi, quando collaborate siete inarrestabili, quando fate così siete inutili, entrambi, tu che fai la diva scesa dal cielo innervosisci la squadra, la palla ti arriverà non essere egoista, e tu anche se sei il mio migliore amico sei un cretino megalomane quando ti ci metti, sei bravo indubbiamente, ma non devi solo vantartene devi dimostrarlo, e vi ricordo che questo giochino è per cinque, non per quattro o per uno, per cinque giocatori che collaborano, dopo andrete nella casa sull’albero, è abbastanza grande e attrezzata per starci in due, l’hanno fatta costruire i miei per Takesan, quindi se spaccate qualcosa… Bene dovrete stare lì e conoscervi perché son due anni che giocate insieme e a malapena sapete il nome dell’altro e non funziona così una squadra, soprattutto per chi è nella lista dei papabili per diventare capitano” si allontana dai ragazzi senza aggiungere altro. Raggiunge la collega sorridendo “Ci sto prendendo la mano in questa cosa, è la seconda volta che mi impunto” riceve un abbraccio come ringraziamento “Sei più intelligente e più coraggiosa di come ti mostri, e fai male a non farti vedere per come sei, invece di rimanere anonima tra gente mediocre” arrossiscono entrambe e il contatto dura solo qualche secondo in un abbraccio quasi fulmineo di Ayako, che quasi subito si ritrae. “Sei troppo buona con me, non sono così intelligente” sospira “Non sono mai abbastanza, e quindi...” “E quindi un Cazzo” alza la voce mentre i ragazzi che stanno raggiungendo le docce si bloccano a guardarle “Voi Cretini andate a lavarvi che puzzate di Opossum stagionato” congeda i ragazzi che sembrano impauriti e raggiungono lo spogliatoio come se non si fossero allenati sotto il suo giogo per cinque ore. “Tornando a noi, bellina” sembra veramente arrabbiata “Se come metro di paragone di intelligenza prendi il 160 di qi di Takenori allora stai fresca siamo tutti scemi totali, ma tu sei intelligente e sagace, non devi sottovalutarti, hai anche coraggio, e stai imparando a metterti in gioco, non voglio più sentire cazzate del genere uscire dalle tue labbra, ci siamo capite?” Fa un paio di profondi respiri mentre le guance di entrambe vanno a fuoco, sembrano ardere della passione della più grande. “Ok senpai” la ragazza si scioglie i capelli e scuote la testa in segno di diniego misto a voler ravvivare la capigliatura fondamentalmente anarchica che si ritrova, avvicina il proprio volto a quello dell’altra la bacia coprendo entrambe con i propri capelli, è un bacio leggero, un bacio delicato le labbra si sfiorano lo sguardo allibito della più piccola, e quello ormai ardente di Ayako, Haruko risponde goffamente e tutto dura qualche secondo, ma quando si staccano entrambe sembrano non riuscire a celare l’imbarazzo, vanno nel loro spogliatoio senza dire una parola, si fanno la doccia ognuna nel proprio box, prese dai propri pensieri nel silenzio rotto solo dallo scrosciare dell’acqua.

- Che mi è preso, è una Kohai è ingenua e inesperta, sono proprio una stronza, ma le sue labbra erano così belle anche se stava sparando un mare di cazzate, quanto è carina – Pensa la mora che evita di lavarsi i capelli che ha raccolto in una crocchia alta che le permette di lavarsi bene anche il collo che solitamente è coperto dalla massa di capelli che si ritrova. - è stato bellissimo, ma ora? Che faccio? Che dico? Come mi comporto? - l’acqua bollente sembra però riuscire a lavare via le preoccupazioni di Ayako che comincia a fischiettare una melodia di una canzone americana mentre finisce di lavarsi, e vestirsi, si è portata il cambio davanti alla doccia, in modo da non dover dividere il momento senza vestiti con la ragazza che ha appena baciato, ma con cui presto dovrà fare i conti, visto che anche per loro vale la questione turni in casa insieme e camera insieme, almeno non passeranno la notte nella casa sull’albero.

Si tocca le labbra che Ayako ha appena baciato, il suo primo bacio è stato ricevuto da una ragazza arrabbiata che le dice che è bella e intelligente, ed è tutto così diverso da quello che le hanno insegnato, è così diverso da quello che ha sognato, è più bello caldo e morbido e poi lei sa di frutti di bosco, così selvatici ma dolci. Così diverso da quello che ha pensato fosse giusto, ma così maledettamente giusto, non se lo sa spiegare e non capisce come sia stato possibile essere travolta da quel gesto inaspettato, finisce di fare la doccia sulle note della canzone che fischietta la ragazza che le sta sconvolgendo la vita, l’ha fatto dal primo momento diventando l’oggetto della sua invidia e della sua ammirazione, è diventata il suo idolo e poi ha tentato di essere come lei fallendo e poi ha imparato a fare le stesse cose nel proprio modo, un po’ più da bambina un po’ più insicura, un po’ più bruttina. Fa sparire il proprio corpo in un paio di jeans chiari svasati e una maglietta a maniche lunghe che le sta un po’ grande, il freddo si fa sentire, nonostante sia inizio Maggio, loro sono in montagna.

Il ritorno a casa si svolge tranquillo, e tutti sono affamati e i turni di preparazione e pulizia funzionano bene, solo dopo cena i ragazzi non hanno voglia di andare a dormire ma desistono dopo poco “Preparazione atletica alle 5 tanto il sole sorge alle 4.30 quindi...” tutti i ragazzi si ritirano nelle proprie stanze, solo Sakuragi e Rukawa attendono la seconda manager “Seguitemi” ha con se una torca e li conduce lungo un sentiero, sono accompagnati dai due cani, e a una cinquantina di metri dalla casa principale c’è una grossa casetta che occupa lo spazio tra due alberi ed è ancorata agli stessi che vi passano attraverso, tira una scaletta di legno e apre una botola e sale prima dei due giocatori di basket che la seguono. “Ecco a voi, là ci sono coperte, degli spuntini e la stufetta, qua la luce” preme un interruttore e si accende una luce piacevole, calda che scalda anche nei toni il posto. “Parlate, vi prego, voglio vincere, voglio che la squadra abbia successo dove Takenori ha fallito” sembra decisa e i due la salutano e la vedono allontanarsi con solo Star la grossa cagnolona di razza San Bernardo, mentre Cioccolato non sembra seguirle. “Wow Kitsune, è più bella della nostra stanza a casa sua” il rosso guarda in ogni angolo apre ogni anta mentre il moro srotola i due futon “mi sa che ci tocca parlare” dice in risposta al coetaneo che annuisce e si siede dopo aver preso delle patatine dallo stipetto degli snack. “Ti ho odiato Sakuragi” continua a parlare il più grande “ti ho odiato sul quella terrazza, mi hai accusato, mi hai detto cose, e io ero sincero e non capivo”. Il rosso sospira “io mi ero invaghito di Haruko, e tu eri la rappresentazione del mio fallimento, anch’io ti ho odiato, sei sempre così perfetto, anche quando investi la gente con la bici, o cadi, ti alzi e non sei meno che perfetto, mi hai mandato in bestia dal primo momento, sei tutto quello che non sono, sei bello, sei famoso, sei bravo nello sport” una risata lo fa trasalire, è un suono che non ha mai sentito uscire da quelle labbra e lo guarda “Sul serio ti sembro perfetto, e bello?” l’altro annuisce “Sei come le volpi artiche così furbe e candide” il moro prende a guardarsi i calzini, che fortunatamente sono integri, “ora sono in imbarazzo, sono anni che cerco di allontanare la gente, mi fa solo perdere tempo, io vorrei solo che la gente conoscesse me, non il mio faccino, o i miei occhi blu, lo so anch’io che non sono normali, ma che palle, e poi vuoi mettere con dei capelli rossi naturali, Ti danno l’aspetto di un guerriero, e stai meglio adesso che con quella banana che avevi all’inizio dello scorso anno per inciso, mostrano la tua forza, e poi il rosso è un bel colore, un colore caldo, sei fatto di sole” Il rosso sgrana gli occhi nocciola mentre ascolta il compagno di squadra solitamente così silenzioso usare molte parole e tutte di apprezzamento. “Ho cominciato ad apprezzarti durante la rissa di Mitsui hai mostrato carattere e uno strano attaccamento al basket visto che giocavi da poco e solo per una ragazza. Piano piano ho visto che anche la tua è una maschera di protezione. Poi sei andato in clinica e i primi giorni gli allenamenti erano uno strazio, e io vivo d’aria e di basket da quando ho cominciato a camminare. Poi ti ho trovato vicino al ritiro della nazionale ed è stato uno spasso venire a vedere la faccia d’odio che mi lanciavi ogni volta. Almeno non ti ero indifferente”. Sakuragi si passa una mano sul collo sussultando ma evitando di interrompere l’altro con la paura di rompere l’incanto di poter sentire cosa passasse da quella testa “Ti ho odiato perché ti sei ritagliato un posto nella mia vita senza che me ne accorgessi, ti ho odiato perché mi odi, e mi sono odiato perché ora ho due fissazioni, e per me è difficile gestire i rapporti con gli altri, me lo dici spesso, io non sono normale, non mi affeziono, e se lo faccio lo faccio raramente” Il rosso si lascia guidare dall’istinto che poche volte l’ha tradito nella sua giovane vita “Dalla partita con la squadra del sonno” ridono entrambi e il rosso rimane imbambolato a guardare l’altro come se fosse qualcosa di raro, e lo era, la sua risata è merce rarissima così come la sua voce. “sei diventato un chiodo fisso, prima ti odiavo perché lei amava te e io amavo lei, ma poi ho cominciato a parlare con la psicologa del centro prima di cose futili, e poi di mio padre, e del senso di inadeguatezza che provo per non essere riuscito a salvarlo dall’infarto, è morto davanti ai miei occhi e...” il gelido volpino lo abbraccia, nonostante l’aspetto gelido quel corpo è caldo, solido, un qualcosa a cui appoggiarsi “e mi sono venuti a picchiare proprio mentre correvo all’ospedale, si volevano vendicare, e mi son sentito una nullità e allora sono diventato il Tensai in tutto quello che facessi, e a tratti mi diverte dire di essere il genio, ma più che altro è un monito, poi siamo passati ad analizzare la mia ricerca della sposina giapponese, come Haruko, come le altre cinquanta ragazze che mi hanno scaricato. La mia era la ricerca di qualcuno che sapevo a priori mi avrebbe scartato, quel tipo di ragazza non si metterebbe mai con un teppista con i capelli rossi, non sono il bello e dannato che ha tutte ai propri piedi. Non volevo essere amato e poi sei arrivato tu, e io volevo essere il tuo unico pensiero, ti avevo scelto come mia nemesi, perché volevo essere te, così bello, famoso, amato, non capivo che volevo solo una cosa, essere amato da qualcuno che mi potesse tenere testa, non avevo capito cosa mi eccitasse veramente, chi mi facesse veramente girare la testa, ero troppo occupato a cercare la ragazza perfetta per accorgermi che oltre all’ideale c’era anche il corpo da soddisfare” L’abbraccio non viene sciolto dall’altro. “Ho passato la mia infanzia a fare la spola tra un medico e l’altro, e molti specializzati in campi diversi, mia mamma è andata in paranoia, perché il mio gemello faceva le cose che fanno i bambini e io no, io non capivo se gli altri fossero felici o tristi, io non riuscivo mai a cogliere le metafore, io che volevo solo giocare a basket e dormire, io che non volevo essere abbracciato ero un bambino che viveva nel proprio mondo l’unico che è sempre entrato è Kenshin, l’averci diviso l’utero forse ha creato un legame che nella mia mente neuroatipica ha superato i meccanismi di difesa.” il rosso sospira “Neuro atipica?” chiede “Si, ho un disturbo dello spettro autistico, la mia mentre funziona in modo diverso rispetto a quello normale, e quindi sembro strano agli occhi degli altri, quelli che vanno oltre la mia faccia. La mia patologia mi impedisce di dire bugie, evito di dire la verità ma non dico bugie” il rosso si lecca le labbra “Quindi se ti dicessi di dire che ho i capelli verdi non ci riusciresti?” l’altro si muove leggermente mantenendo il contatto fisico “Una cosa, non so quando bisogna smettere, non sono molto esperto, di solito preferisco non toccare le persone”. “Sei strano forte, in realtà quando lo ritieni lungo abbastanza, ma io sto bene così, non mi dai fastidio” gli dice “I tuoi capelli sono verde mattone” ridono entrambi “verde mattone? Cioè ti sei dovuto correggere per poterlo dire?” il moro annuisce “La mia mamma non ha retto alla mia malattia e quando mi è stata diagnosticata ha preso la valigia Kenshin ed è partita, sono andati dai suoi parenti in Europa, ho scoperto che usano tanto facebook e sono riuscito a contattarlo solo lo scorso anno dopo quasi cinque anni che non lo sentivo e non lo vedevo, sapevo solamente che giocava a pallavolo e da stupido mi sono trovato di notte a guardare le partite europee di questo sport, sperando di vederlo? Non lo so nemmeno io, lo cercavo in quello schermo, e poi è diventata un’abitudine. Mio padre cerca di aiutarmi al meglio possibile, ma deve lavorare e non è facile avere a che fare con me” Sakuragi sospira “la mia mamma si fa in quattro per me e cerca di amarmi il doppio e lavora come una matta, e ti capisco, ti manca la tua mamma come a me manca il mio papà” si lecca le labbra e l’altro fa altrettanto come se fossero allo specchio “più mio fratello di mia mamma, lei ha deciso di andarsene, lui mi è stato portato via, e sono regredito molto, i dottori dicono che sia migliorato da quando sei entrato nella mia vita.” viene zittito da un bacio che ricambia goffamente. Quando si staccano uno stupito Hanamichi guarda il compagno di squadra con curiosità “Pensavo avessi baciato metà delle tue fan e qualcuno dei tuoi fan” riceve un cenno di diniego. “Per carità, no. Preferisco stare da solo, ma con te è impossibile.” Il rosso batte le mani “allora sono proprio riuscito ad avere la tua attenzione”. “Fin troppa, fin troppa, e cerchiamo di collaborare in campo che se no quei tre ci ammazzano, e io voglio primeggiare per poter giocare in NBA”. “Sogno condiviso, da un po’ di tempo a questa parte” confessa a Rukawa, che stanco della conversazione si addormenta di colpo lasciando un Sakuragi shockato che ci mette un sacco ad addormentarsi fissando quel ragazzo così diverso, ma tutto sommato così uguale a lui.

Nel frattempo la ragazza torna in casa con l’aiuto della cagnolina e della torcia e della memoria del posto che l’ha vista felice e spensierata. “Harukochan” l’apostrofa la più grande che si trova sul patio e lei sorride mentre Ayako si trova sommersa dalla San Bernardo che comincia a leccarla e a darle testatine sulla mano per farsi carezzare, cosa che la ragazza fa molto volentieri. “Ayasan” scuote la testa “Ayako” non usa nessun suffisso “perché?” chiede mentre richiama l’attenzione dell’ammasso peloso e dolce. “Perché sei così carina, e poi sei così dolce, e sei coraggiosa quando vuoi, e le tue labbra sanno di miele e di caramello.” “le tue sanno di frutti di bosco” arrossiscono entrambe “Ma io non sono...” continua e l’altra le tappa la bocca con un bacio più passionale del primo cerca la lingua della più piccola con una leggera insistenza. Si baciano ad occhi chiusi con il cane che si mette a puntellare la porta con la propria mole non proprio da chihuahua. Passano dei minuti o forse delle ore e si staccano “Haruko non servono etichette, tu mi piaci e mi fai stare bene, e se per te è lo stesso non mi importa di niente” la voce sottile della Akagi prende forza in un “Ayako mi piaci”. La notte scorre e le ragazze rimangono sul patio una accanto all’altra alternando coccole e baci sul dondolo.


Parole sparse

dunque potrebbe esserci un seguito ma non sono sicuro.

Sono sopravvissuto anche a questa.

Bene ora dovrei aggiornare l’altra valanga di long che mi sono cercato.

Ste


  
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