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Autore: beep beep richie    20/09/2019    3 recensioni
IT [ REDDIE!AU ]
Di cosa profuma Richie Tozier? Un quesito simile, prima di quel momento, Eddie non se l’era mai posto. Se ne stava in piedi davanti allo specchio del bagno a fissare il proprio riflesso ed aveva appena finito di constatare che la camicia con le palme di Richie fosse molto, anzi tremendamente larga, cazzo. Di cosa profuma Richie Tozier? Di stupido, innanzitutto. Aprì gli occhi e si rese conto di star sorridendo, piuttosto soddisfatto, ma farlo in assenza del suo amico gli sembrò un attimo dopo un po’ sciocco. Che gusto c’era ad insultare Richie se quello non poteva sentirlo? Se lo figurò proprio: s’immaginò quello che, ridendosela, quella sua risatina del cazzo, gli diceva che insultarlo in sua assenza fosse poco producente e poi faceva un’imitazione di qualcosa che Eddie non conosceva. «Sta’ zitto, Richie!» Un. Attimo. Cavolo. «Oh, perfetto, adesso per colpa tua mi metto anche a parlare da solo!» Era peggio di un’infezione, Rich gli avrebbe fatto venire una malattia mentale e non andava bene, oh, non andava proprio bene. Se gli avesse fatto venire una malattia, sua madre ne sarebbe uscita pazza.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Di cosa profuma Richie Tozier?

 
 
Di cosa profuma Richie Tozier?
Un quesito simile, prima di quel momento, Eddie non se l’era mai posto. Se ne stava in piedi davanti allo specchio del bagno a fissare il proprio riflesso ed aveva appena finito di constatare che la camicia con le palme di Richie fosse molto, anzi tremendamente larga, cazzo. Continuava a ripetere ai suoi amici che non fosse basso, a mandare a fare in culo Boccaccia perché principalmente era lui il problema, quello che lo faceva sentire un nanetto, che a volte gli dava persino del nanetto, ma i fatti parlavano chiaro: la camicia di Richie gli arrivava quasi alle ginocchia. Forse l’ha presa di qualche taglia più grande, aveva provato a giustificarsi, ma non c’era niente da fare: era innegabile che quella camicia fosse troppo grande perché Richie fosse troppo grande e Eddie troppo piccolo. E ci si sentiva pure, lì dentro, troppo piccolo. Non sapeva ancora se fosse una bella od una brutta sensazione.
Da poco aveva allungato il naso verso il colletto della camicia ed aveva incominciato ad inspirare.
Di cosa profuma Richie Tozier?
Chiuse gli occhi, si strinse in quella camicia e si rispose.
Di stupido, innanzitutto. Aprì gli occhi e si rese conto di star sorridendo, piuttosto soddisfatto, ma farlo in assenza del suo amico gli sembrò un attimo dopo un po’ sciocco. Che gusto c’era ad insultare Richie se quello non poteva sentirlo? Se lo figurò proprio: s’immaginò quello che, ridendosela, quella sua risatina del cazzo, gli diceva che insultarlo in sua assenza fosse poco producente e poi faceva un’imitazione di qualcosa che Eddie non conosceva.

«Sta’ zitto, Richie!»

Un. Attimo. Cavolo.

«Oh, perfetto, adesso per colpa tua mi metto anche a parlare da solo!»

Era peggio di un’infezione, Rich gli avrebbe fatto venire una malattia mentale e non andava bene, oh, non andava proprio bene. Continuava a ripeterselo, ma stavolta lo pensò soltanto: sta’ zitto Richie, sta’ zitto Richie, sta’ zitto! Se gli avesse fatto venire una malattia, sua madre ne sarebbe uscita pazza.
A proposito di sua madre...
Ormai erano dieci minuti che stava in bagno a guardarsi allo specchio con indosso la camicia del suo amico, a toccarne delicatamente il tessuto, si sarebbe presto preoccupata. Solo due minuti ancora, si disse, chiudendo di nuovo gli occhi.
Di cosa profuma Richie Tozier?
Inspirò una nuova volta, strusciando con la punta del naso contro il tessuto della camicia, fino anche a toccarlo con le labbra, e si trovò costretto ad espirare.
Di stupido. Rich sa di stupido, ripeté. Si ritrovò a sorridere, lo fece contro la camicia stessa, ma proseguì. Puzza di fumo, si rese conto e le labbra si storsero in una smorfia. Sa di buono, però. Sa di corag...

«AAH!» urlò alzando in fretta la testa per allontanare le labbra dall’indumento, indietreggiando e quasi inciampando sui suoi stessi piedi quando sentì qualcuno bussare alla porta del bagno. Non poteva essere beccato quasi a limonare con un oggetto di Richie! Praticamente poi già sentiva sua madre chiedergli con tono spaventato se gli fosse accaduto qualcosa, dopotutto la maggior parte degli incidenti domestici avvenivano in bagno. Pisellino... Già lo sentiva, cazzo se lo sentiva! Anche se non aveva davvero sentito la voce di sua madre. «Sto bene, mamma, s-sto... sto bene! Ora esco dal bagno, un minuto!» Suonò forse come una bugia, il panico d’essere scoperto ad indossare la camicia di uno dei suoi amici, tutti i germi che si scambiano, i perché a cui rispondere... L’inalatore, cazzo! Però non arrivò alcuna risposta, neanche una minuscola da parte di una signora Kappa rassicurata o, più probabilmente, ancora preoccupata. Eddie provò a prendere un bel respiro e lanciò allo specchio un’ultima occhiata prima di uscire dal bagno. Si guardò intorno fuori dalla porta e di soppiatto rientrò nella sua camera. Si chiuse la porta alle spalle, molto più tranquillo d’averla scampata con sua madre, quando una voce in un angolino gli fece perdere almeno dieci anni di vita.

«Abbiamo appena risolto il caso: è Eduardo il nostro ladro!»

Come cavolo è entrato in casa? Questo l’avrebbe pensato soltanto dopo, in quel momento il problema era un altro, ossia: Richie Tozier era in camera sua e l’aveva visto con quella camicia indosso. La sua camicia.

«Che... che cazzo dici, sei stato tu a dimenticare qua la tua camicia!»

«E tu il coglione ad averla messa!» rispose prontamente Richie con tono asciutto, prima di iniziare a ridacchiare ed avanzare verso l’amico. «Avevo questa sensazione che indossassi almeno dieci taglie in meno a me, ma vederlo fa anche più ridere!»

«Sta’ zitto, Rich!» Stavolta lo disse al Richie in carne ed ossa, quello che si era appena fermato ad un passo da lui ed ora lo affiancava. Quello di Eddie era un po’ un temporeggiare, doveva pur spiegargli perché indossasse la sua camicia. Iniziò a sembrare infastidito. Dopotutto lo era: era infastidito dal fatto che fosse appena stato scoperto così. Non doveva accadere. Non doveva proprio accadere. «Volevo solo controllare di avere ragione! Mi sembrava un tessuto che a contatto con la pelle facesse prurito perché troppo ruvido e -» In realtà la camicia di Richie era così morbida...!

«Tutto questo è divertente, anche se elementare, Watson!» lo interruppe l’altro con una delle sue Voci.

Eddie sembrava non capire. Richie... Richie aveva capito perché l’avesse indossata? Non era possibile, eppure... eppure a lui sembrava di essere stato così credibile! Per tutto questo tempo.

«Vaffanculo, adesso me la tolgo! Tanto puzza di fumo ed ora per colpa tua avrò dei polmoni più deboli perché sono pur sempre frammenti di fumo passivo, questi, e mia madre se la prenderà anche con te e-»

Eee... un’altra volta non terminò la frase, perché, tentando di spogliarsi, tragicamente la camicia si impigliò da una manica al gesso. Cazzo, che tempismo!
Richie rise un’altra volta ed allungò una mano in avanti per raccogliere tra due dita (indice e pollice) la guancia di Eddie e la strizzò, costringendolo a smetterla coi tentativi di spogliarsi della sua camicia.

«Carino, carino, carino!» disse con quella che sarebbe potuta sembrare ironia alle orecchie di chiunque. Sicuramente a quelle di Eddie, che mise su un broncio, ma lui lo ignorò. «Non ti ho mica detto di dovertela togliere, Eds!»

«Lasciami!» si oppose, divincolandosi e riuscendo a liberare sia la sua guancia dalle dita dell’amico, sia il braccio ingessato dalla camicia finalmente. «E smettila di chiamarmi Eds

Richie colse l’occasione: «Ma non mi lamento nemmeno se ti spogli davanti a me, Eds!»

Ma che cazzo vuole?! Insomma... Arrossì. Eddie arrossì di brutto. Forse era il fastidio, o così doveva sembrare, ma più probabilmente era un’altra cosa. Decisamente era un’altra cosa. Lanciò la camicia addosso al suo proprietario e il suo broncio divenne ancora più brutto. Carino, secondo Richie. Il fatto era che gli dava fastidio che fosse pure arrossito davanti a lui. Perché... sapete cosa? Non voleva che Richie si lamentasse perché si spogliava davanti a lui. Moriva dalla voglia che gli toccasse o anche solo sfiorasse per sbaglio il petto. Di cosa profumava Richie Tozier? Di qualsiasi cosa profumasse, voleva avere lo stesso profumo. Voleva Richie sulla sua pelle, la sua camicia non era abbastanza. Lo voleva sempre. E mai... mai... Non si accorse che il broncio fosse sparito, un’espressione triste gli era comparsa in volto. Richie doveva essersene accorto, perché, nonostante si fosse pure messo a ridere come lo stupido quale era, si era corretto. Aveva detto...

«Ovviamente ti prendo per il culo!»

Già... Mi prendi sempre per il culo.

«Con questa addosso in realtà sembri uscito dall’armadio di tua madre, ti sta come un vestitino!»

«Sta’ zitto, Richie! Sta’ – zitto! Mia madre è di sotto!»

Richie alzò in alto le mani in segno di innocenza, una a stringere la camicia e l’altra col palmo aperto. Eddie sospirò, andando a cercare una maglietta da indossare e ritrovò sul letto quella di cui prima s’era spogliato per indossare la camicia. Richie Boccaccia rimase inaspettatamente zitto per tutto il tempo a guardarlo, non osò neppure fischiettare. Alla fine, non seppe neppure perché, ma disse: «Comunque potevi tenerla.»

«Perché dovrei tenere una tua camicia?»

«Per vestirti da tua madre per Halloween! Woo!» Alzò il cinque in attesa che l’altro glielo battesse, ma quelle non lo fece. Invece da Eddie si beccò soltanto un’occhiataccia.

«Non mi stava così male!»

«Infatti.» concesse l’altro, non sembrava neppure prenderlo così tanto in giro a giudicare dal tono. E questo era un problema per Eddie. Perché ci sperava. Ci sperava segretamente da un po’. «Ho detto che sei carino!»

«Hai detto che mi prendevi per il culo!»

«Non posso fare entrambe le cose?»

«No...? O mi prendi per il culo o non lo fai, deciditi!» Gesticolando, alzò la mano, piatta, per metterci più enfasi.

Richie però non si decise: vederlo così spazientito lo divertiva ed un’altra volta gli rise in faccia senza dire niente. Avvicinò le labbra ad una sua guancia e gli lasciò un bacetto. Doveva sembrare una bella grossa presa per il culo. Praticamente lo era. Teoricamente... «Così carino!» ripeté, e la cosa fece arrabbiare Eddie, che si lasciò scappare un verso pieno di quel fastidio che provava. «E se tieni la camicia sembrerai mio figlio! Mi sono pur sempre fatto tua madre...!»

«Basta, Richie! Fi – niscila!» rispose, spazientito. «Ora vai, devo fare i compiti!» mentì, raggiungendolo alle spalle e posandogli le mani sulla schiena per spingerlo verso la porta. Questo era l’unico genere di contatto che gli era concesso. Quello che potevano avere due amici. Solo due amici, due migliori amici.

«Posso farli con te?»

«Mia madre ci uccide se ti vede qui!»

«È perché devo comprarla! Sicuramente vuole un bacino pure lei!»

Eddie lo aveva spinto fino alla porta e si era fermato. Sbuffò, lasciandolo stare.

«Oppure devo farle vedere il pisello!» insistette Richie, l’altro finse di vomitare, ma la visione era davvero tragicamente disgustosa.

«Va’ via, Rich!» Stava davvero cacciando di casa il suo migliore amico? Sì.

«Okay, okay, figliolo!» si arrese l’altro. Gli diede una pacca sulla spalla e varcò la soglia della porta, andandosene. «Ci vediamo domani!»

«A domani!»

Eddie corse alla finestra per spiare segretamente il suo amico che tornava a casa. Prima che cominciasse a pedalare, questo indossò la sua camicia, vide. Rimase alla finestra per un po’, prima di tornare sul proprio letto ed annusare la maglietta. La odiava, cazzo. Non sapeva affatto di Richie Tozier.
Di cosa profuma Richie Tozier?
Ora anche un po’ di Eddie Kaspbrak.
 
Finalmente Richie profumava di ciò che più amava al mondo, anche se Eddie non lo sapeva.
  
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