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Autore: Mav_7    20/09/2019    6 recensioni
Ok, tell me no
And we could play that game
Waste a lot of time
But still feel the same
Genere: Fluff, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aziraphale scese di corsa dalla Bentley sbattendo forte la portiera di sé.

In un'altra occasione Crowley lo avrebbe rincorso urlando e lo avrebbe obbligato a chiedere scusa in ginocchio alla sua adorata bambina.

Sicuramente lo avrebbe fatto…

Ma non quella sera.

A fatica aveva sentito Aziraphale uscire dalla macchina.

Non lo aveva guardato in viso mentre balbettava qualche inutile scusa per scappare via al più presto e, a dirla tutta, nemmeno era stato a sentire quelle inutili parole.

Non lo aveva nemmeno guardato mentre girava le chiavi per entrare nella libreria per accertarsi che nessun angelo fosse in agguato, come era solito fare. Aveva invece schiacciato l’acceleratore sgommando a tutta velocità non appena l’angelo aveva posato entrambi i piedi sull’asfalto, senza aspettare che la portiera fosse richiusa.

Un solo pensiero gli passava per la testa mentre frecciava per le strade di Londra in direzione del suo appartamento: cosa cazzo è successo?!

Si chiuse la porta alle spalle e si abbandonò sfinito sul divano con in mano una bottiglia di vodka.

Iniziò a ingollare dei sorsi cercando di schiarirsi le idee ma queste proprio non volevano saperne di sgarbugliarsi.

Si mise in piedi ciondolando per la stanza cercando di riordinare i pensieri che galoppavano sempre più veloci nella sua testa.

“Okay, okay, okay!”

“Cosa diamine è successo questa sera?”

“Aziraphale ti ha baciato”

“Sì, ma era solo un bacio a stampo, non è il caso di montarsi troppo la testa!”

“Però ti ha baciato, qualcosa vorrà pur dire”

“Ma se nemmeno sa cosa significhi un bacio. Per lui potrebbe benissimo rappresentare una manifestazione d’amore come un’altra”

“E tu cosa hai provato?” si chiese stremato abbandonandosi scompostamente sulla sedia.

La domanda però non era tanto cosa avesse provato in quel preciso istante in cui Aziraphale aveva posato le sue morbidi labbra sulle sue, ma cosa provasse ogni volta in cui vedeva l’angelo; ogni volta in cui sentiva il suo profumo invadere la stanza; ogni volta in cui accidentalmente le loro mani si sfioravano; ogni volta che sorrideva o rideva e la causa della sua felicità fosse una sua stupida battuta.

Oh il demone sapeva benissimo quello che sentiva solo che non aveva mai avuto il bisogno di dare un nome a quei sentimenti.

Sapeva che il suo battito accelerava quando, seduto impaziente alla loro panchina, vedeva spuntare un ciuffo di capelli ricciolini e biondi.

Ogni volta che si davano un appuntamento per un certo orario passava le precedenti due ore in uno stato di profonda inquietudine e quando era il momento di uscire di casa una strana euforia si impossessava di lui.

Ogni volta che annusava il suo dopo barba gli veniva naturale inspirare a fondo ogni sfumatura di quella fragranza così da saperla individuare anche tra milioni di persone. E quante volte aveva dovuto resistere alla tentazione di avvicinare il viso al suo collo per leccarlo nel punto esatto in cui il profumo veniva applicato?  

Ma ciò che realmente amava di più era vederlo ridere di gusto sapendo di essere lui la causa della sua felicità: lo riempiva d’orgoglio facendolo sentire importante. Sentiva il cuore esplodergli nel petto e rimaneva incantato a guardarlo come se le sue labbra fossero per lui un magnete.

Sospirò strofinandosi le tempie.

“Che cosa significava realmente quel bacio? Glielo aveva dato tanto per fare o ci credeva davvero?”, Crowley non sapeva darsi una risposta tanto era rimasto disorientato.

“Prima mi bacia e poi si rimangia tutto e fugge dalla macchina come se i sedili stessero andando a fuoco!”.

 

 

Aziraphale si era catapultato dentro la libreria senza guardarsi in dietro perché sapeva benissimo di aver combinato un disastro e non era stato in grado di fare altro se non rimangiarsi tutto al più presto, ma ormai il danno era fatto!

 

Si erano dati appuntamento St James Park, non era un’uscita di “lavoro”, semplicemente Aziraphale aveva voglia di vederlo senza alcuna ragione precisa e così nel pomeriggio lo aveva chiamato invitandolo a passeggiare nel parco e perché no? Fermarsi a bere qualche bicchiere di vino alla loro solita panchina.

Quella sera aveva un’atmosfera particolare, Aziraphale lo percepì subito una volta uscito dalla libreria, come se l’aria fosse impregnata di amore. Sì quello che sentiva era di certo amore ma Aziraphale non ci fece caso, non subito almeno. Individuò la causa nell’estate alle porte: una leggera brezza rinfrescava la città trasportando il profumo delle piante in fiore, il cielo era talmente sereno che si potevano distinguere senza difficoltà le costellazioni e la luna risplendeva illuminando pacifica il sentiero del parco.

Vide Crowley in lontananza seduto scompostamente e con il naso rivolto all’in su incantato da ciò che quella sera offriva il palcoscenico dell’Universo.

Niente sembrava essere fuori posto.

Aziraphale non potè fare a meno di notare che ultimamente Crowley arrivasse sempre prima dell’orario previsto, sebbene la puntualità non fosse mai stata il suo forte.

“Caro” lo richiamò attirando la sua attenzione.

Crowley trasalì tanto era immerso nei suoi pensieri.

“Cavolo angelo! Mi sono quasi discorporato dallo spavento!” lo rimproverò portandosi una mano al cuore.

Ed era quella una delle tante volte in cui Aziraphale scoppiava a ridere e l’intero Universo avrebbe anche potuto spegnersi che Crowley non se ne sarebbe accorto: gli sarebbe bastato il suo sorriso per sempre.

“Ah ah” ostentò non curanza “si molto divertente angelo. Vorrei proprio vedere che fine faresti se dovessi discorporarmi! Probabilmente non sopravvivresti nemmeno una settimana da solo, ingenuo come sei.”

“Caro quante volte ancora dovrò ringraziarti per avermi coperto le spalle con i Nazisti?” lo guardò dolcemente posandogli una mano sul braccio.

Crowley pensò che sarebbe anche potuto affogare in quegli occhi celesti.

“O di averti salvato dalla ghigliottina…o ancora…” continuò con finto disinteresse a elencare tutte le volte in cui Aziraphale aveva avuto bisogno del suo aiuto.

“Va bene, hai vinto! Senza di te non sopravvivrei nemmeno un’ora!” lo interruppe ponendo fine all’elenco delle sue prodezze.

“Nemmeno un’ora?” rispose sorpreso con il fiato corto.

“Cioè si fa per dire…” balbettò sentendo le guance diventare bollenti, “sicuramente sopravvivrei ma con chi passerei il mio tempo libero?”

“Non so se sentirmi lusingato oppure offeso”

“Era un complimento, idiota!” disse aprendosi in un sorriso imbarazzato.

“Oh ora sì che dovrei proprio sentirmi offeso: un demone che riceve dei complimenti da un angelo!” e sottolineò il concetto disegnandosi in viso un finto broncio che fece sciogliere il cuore dell’angelo.

Se c’era una cosa a cui Aziraphale non sapeva resistere era proprio quell’espressione da “non sono offeso però gradirei comunque delle scuse” peccato solo che per Aziraphale suonava più come “non sono offeso però se tu ora mi baciassi sono sicuro che andrebbe meglio”. E malauguratamente quella sera così particolare qualcosa spense la coscienza bacchettona dell’angelo.

Lo guardò per alcuni secondi in silenzio mentre un impulso per lui sconosciuto si impossessava di ogni suo lembo di pelle.

Smise di sorridere diventando a un tratto serio.

“C’è qualcosa che non va? Chiese Crowley allarmato da quel palese cambio di umore.

Aziraphale annullò le distanze chinandosi a posare un lieve bacio su quelle labbra sottili che da tempo gli occupavano ogni pensiero.

Crowley, sorpreso da quel gesto, rimase paralizzato non sapendo come reagire.

L’angelo si separò quasi subito allarmato da ciò che aveva appena fatto e Crowley, caduto in uno stato di trans, si sporse ancor più verso di lui cercando di riappropriarsi di quelle labbra carnose. Aziraphale si portò una mano alla bocca e si azlò di scatto schivando le labbra del demone protese verso di lui.

“Oh Di.. oh Satana… insomma per qualcuno! Scusami Crowley, non so cosa mi sia preso! Perdonami!” balbettò mentre ogni particella del suo corpo avrebbe voluto darsi alla fuga.

Crowley si alzò cercando di bloccargli le mani e si avvicinò con il preciso intento di interrompere quelle farneticazioni con un altro bacio, magari più intenso del precedente, che potesse scacciare ogni perplessità.

Ma Aziraphale capendo le sue intenzioni indietreggiò spaventato. Sia chiaro non aveva pausa di Crowley ma temeva che se questi si fosse avvicinato di un altro passo non avrebbe più saputo rispondere delle sue azioni.

Crowley lo guardò deluso pensando che Aziraphale si fosse pentito di quel suo gesto così irrazionale.

 

 

Is this how it is

After just one kiss?

Did you really think

That I invented this?

 

“M..mi potresti riportare a casa?” farfugliò.

L’ultima cosa al mondo che voleva in quel momento era salire in macchina di fianco a Crowley però in cuor suo sapeva che se fosse andato via correndo quella sarebbe stata con ogni probabilità l’ultima volta che avrebbe rivisto il demone.

Crowley sospirò arreso.

“Muoviti” ringhiò incamminandosi in direzione della Bentley mentre l’angelo lo seguiva a pochi passi di distanza senza staccare gli occhi dal sentiero sterrato.

Non si erano più rivolti la parola sebbene durante il tragitto Aziraphale avesse provato più volte ad aprire bocca, senza però trovare il coraggio di emettere alcun suono. Così, finchè Crowley non parcheggiò di fronte alla libreria, il viaggio fu scandito dai reciproci sospiri che celavano fiumi di parole.

Aziraphale lo aveva salutato e ringraziato senza aver il coraggio di alzare lo sguardo mentre si mordeva disperatamente il labbro, senza aver la benchè minima idea dell’effetto che ciò provocava al demone, il quale se fosse rimasto un secondo di più a guardarlo gli sarebbe salito in grembo e senza troppe cerimonie gli avrebbe forzato quelle labbra così invitanti per iniziare a succhiargli la lingua. Questo però non avrebbe fatto altro che peggiorare la situazione e per questo si raccomandò di non staccare lo sguardo dalla strada.

 

Was it you or me?

All the mess we made

Did we crash too hard?

That's the risk we take

 

Aziraphale si era aggrappato allo scaffale della libreria e vi aveva sbattuto più volte la testa.

“Stupido! Stupido! Stupido!”

“Che cosa ti è preso, eh?!”

“Dovevi proprio baciarlo?! Non potevi trattenerti?!”

“E guarda adesso in che guaio ti sei cacciato!”

All’improvviso gli balenò nella mente l’immagine di Crowley che si protendeva verso di lui per un altro bacio che lui gli aveva negato.

Si coprì imbarazzato il volto con le mani.

“Chissà cosa avrà pensato! Sicuramente crederà che l’ho baciato puramente per gioco o giusto per provare qualcosa di nuovo”

Ma Aziraphale sapeva perfettamente che tutto quello che era accaduto era dovuto a una passione, divenuta col tempo, fin troppo ingombrante perché rimanesse celata ancora a lungo e infatti quella sera era esplosa.

Il problema era che lui certi sentimenti, quelli così potenti, non sapeva come gestirli. Ed ecco che aveva combinato un disastro.

Chiuse gli occhi e si passò un dito sulle labbra, proprio dove pochi attimi prima aveva sentito le labbra calde di Crowley.

Realizzò di colpo. Era una verità talmente ovvia che rimase per alcuni attimi spiazzato: lui voleva Crowley e Crowley voleva lui, semplice no?

Si ritrovò a sorridere mentre la stanza si illuminava tanta era la felicità che lo aveva pervaso.

Certo ora avrebbe dovuto riuscire a farsi ascoltare dal demone ma con molta pazienza avrebbe potuto spigargli ogni cosa.

 

Did I run to you?

Did you run to me?

If we wait too long

Then we'll never see

 

Compose il numero e lo chiamò. Non dovette attendere il secondo squillo per sentire la voce rude di Crowley.

“Cosa c’è angelo?” gli rispose scorbutico.

“Puoi venire alla libreria?” lo supplicò.

“Angelo per caso vedi una scritta ‘taxi’ sulla Bentley? No. Bè nemmeno io! Ti ho lasciato giù nemmeno mezz’ora fa e ora dovrei tornare in dietro. Nossignore che non ci torno!” sbraitò.

“Ti amo” sussurrò dolcemente l’angelo dall’altro capo del telefono.

“Arrivo subito, non ti muovere!”

Aziraphale posò la cornetta mentre un largo sorriso gli faceva risplendere il viso.

Crowley inchiodò e si lanciò dentro la libreria facendo tintinnare il campanello all’ingresso.

Aziraphale stava sorseggiando del thè appoggiato al tavolo ricolmo di libri ancora da catalogare e non si trattene dal rivolgergli un timido sorriso vedendolo così agitato.

“Che è questa storia?” disse avvicinandosi con quella sua camminata così sensuale agli occhi dell’angelo.

“Quale storia?” rispose con finta ingenuità l’angelo, posando con delicatezza la porcellana.

“Angelo mi sono fiondato qua nel cuore della notte e sono anche un pochino ubriaco, non ti conviene fare questi giochetti con me” continuò avvicinandosi pericolosamente all’angelo fino ad incastrarlo tra sè e il tavolo.

Aziraphale sentì le guance prendere fuoco, cosa che non passò inosservata al demone. Cercò di ricomporsi allentandosi il papillion che tutto a un tratto era divenuto fin troppo stretto.

 

Baby look at us

Any fool could see

I was made for you

And you were made for me

 

Gli posò una mano sul petto sentendo Crowley trattenere il respiro sotto il suo tocco delicato. Lo spinse in dietro con gentilezza, ma questi non si mosse di un millimetro.

Aziraphale cercò una via di fuga girando il volto così da non doverlo guardare negli occhi, tuttavia ancora riusciva a sentire il corpo di Crowley troppo vicino al suo.

“Angelo” cercò di richiamarlo perché si voltasse.

“Al telefono hai detto una cosa..” continuò appoggiando una mano sul tavolo facendo si che i loro visi si avvicinassero maggiormente.

Aziraphale sentì il suo fiato caldo sul collo e alzò gli occhi al cielo riprendendosi a mordere il labbro per evitare fi saltargli addosso.

“Perché non me lo ripeti guardandomi negli occhi” disse soffiandogli nell’orecchio con voce suadente prendendogli dolcemente il mento tra le dita per obbligarlo a guardarlo dritto negli occhi.

Negli occhi di Aziraphale si susseguivano infinite emozioni: paura, imbarazzo, amore, desiderio.

“Crowley potresti gentilmente spostarti?” cercò di convincerlo ma fu tradito dalla sua stessa voce.

Ma il demone ancora una volta fece finta di non sentirlo e, anzi, iniziò a giocherellare con il papillion per metterlo ulteriormente sotto pressione.

“Forza angelo sto aspettando”.

Aziraphale fece un profondo respiro e cercando di ignorare, per quanto gli fosse difficile, il corpo di Crowley premuto contro il suo disse le due parole magiche.

“Ti amo” sussurrò con gli occhi carichi di timore.

“E perché prima sei scappato?” soffiò sulle sue labbra sentendolo fremere contro di sé.

“Perché ho avuto paura!” sbuffò posandogli entrambe le mani sul petto, non più per spingerlo lontano, ma per sentire il calore del suo corpo.

“Crowley lo sai che sono una frana in queste cose”

“In amore? E dire che ti credevo un angelo…”

Aziraphale si aprì in un sorriso così dolce che fece scaldare il cuore del demone.

“Sì…bè… sono un disastro con i miei sentimenti…cioè per quello che provo per te” si coprì il volto imbarazzato.

Crowley gli spostò le mani dal viso per poter ammirare il rossore che aveva invaso le sue guance.

“Sei così bello quando ti agiti” disse posando un bacio su una guancia e poi sull’altra.

Aziraphale trattenne il respiro col cuore che galoppava sempre più veloce nel petto.

“Prometti che questa volta non proverai a scansarti?” lo ammonì “incredibile, prima mi hai baciato e poi quando ti ho ricambiato ti sei spostato!” riflettè ad alta voce in tono scherzoso.

Aziraphale avrebbe voluto sprofondare ripensando a come qualche ora prima si era lanciato sul lato opposto della panchina per evitare il contatto.

“Mi dispiace” si scusò con gli occhi bassi.

“Dai angelo lo sai che scherzo” disse sollevandogli il mento e posando finalmente le labbra su quelle di Aziraphale.

L’angelo sussultò e si strinse ancora di più a Crowley, il quale non aveva smesso nemmeno pe un secondo di accarezzargli la guancia per infondergli sicurezza.

Aziraphale sentì la lingua del demone premere contro le sue labbra e le schiuse per lasciare che le loro lingue si incontrassero: non aveva mai provato niente di simile in tutta la sua vita. Era come se il suo corpo si sciogliesse sotto il tocco delicato del demone.

Aziraphale si staccò sospirando e reclinando leggermente il capo all’indietro, il che rappresentò un esplicito invito per il demone a mordergli la giugulare, sentendolo tremare sotto di sé.

Posò la fronte contro la sua stringendogli i fianchi.

“Ti amo anche io angelo, da sei mila anni circa…”

 

'Cause it feels like love to me

 

 

 

Buongiorno, grazie mille a chi è arrivato fino in fondo.

Mi dispiace se vi ho fatto salire la glicemia con questa FF un po' smielata ma ero in vena di un po' di fluff.

Spero vi sia piaciuta, se vi va di farmi sapere cosa ne pensate ne sarei felicissima <3<3<3

 

Ps la canzone è “Feels like love” di Mika

 

   
 
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