Candy piangeva sconsolata: Annie, la sua dolce e cara Annie se n’era appena andata dalla Casa di Pony. Era stata adottata da una ricca famiglia, che però di lei non aveva voluto saperne a causa del suo temperamento troppo vivace e mascolino.
Dopo che la macchina aveva lasciato la Casa di Pony portando via per sempre la cara Annie, Candy era scappata via, in cima alla collina vicina all’orfanotrofio.
Poi si era messa a piangere ai piedi del grande albero, dove amava tanto arrampicarsi. Aveva pianto tanto, senza nemmeno accorgersi della pioggia che aveva iniziato a cadere.
Poi la pioggia era cessata, si era trattato di un breve piovasco. Candy giaceva a terra a faccia in giù.
Una voce sembrò risuonarle in testa proveniente dal mondo dei sogni.
-Non piangere bambina.-
Aveva alzato gli occhi e aveva visto lui: un bellissimo ragazzo biondo vestito in modo strano, sembrava un principe. Aveva con sé uno strano oggetto…
Candy si svegliò di soprassalto. Sentì chiudersi la porta della sua stanza e accese il lumino sul comodino vicino al suo letto.
La stanza era vuota.
Il barattolo vuoto sul tavolo era caduto per terra. Si alzò dal letto e andò a raccoglierlo. Si avvide così che l’armadio dove teneva le sue poche cose era semichiuso, eppure lei era sicura di averlo chiuso per bene.
Lo aprì e si avvide che i suoi vestiti erano stati spostati.
Un sogghigno si dipinse sul suo volto:
-Stavolta vi ho fregato, brutti bastardi!- disse a mezza bocca.
Poi strinse la croce che portava al collo, quella croce che Miss Pony e Suor Maria le avevano regalato il giorno che aveva lasciato la Casa di Pony. Il pensiero delle due buone donne che l’avevano allevata, la fece piangere.
-Perdonatemi, ma non ci riesco proprio ad amare il mio prossimo, non quando vedo tanta cattiveria.-
Poi si rimise a letto.
Il giorno dopo, subito dopo le lezioni quotidiane, Candy fu convocata dalla signora Legan nello studio del marito.
Candy entrò nella stanza, insieme alla signora c’era anche suo marito che in quei giorni stava a casa.
-Mi ha fatto chiamare signora?-
-Si Candy, siedi pure.-
La bambina si sedette un poco intimorita, che accidenti volevano da lei?
Fu il signor Legan a parlare
-Candy, tu conosci Archibald e Alistear Cornwell?-
-Si signore, sono i vostri nipoti che vivono alla villa degli Ardlay.-
-Come e quando li hai conosciuti?-
-Beh, li ho visti la prima volta qui in casa vostra, erano venuti a trovarvi e per poco non gli rovesciai il tè addosso.-
L’uomo sorrise intenerito.
-Poi ieri, durante il mio intervallo quotidiano, sono stata in città all’ufficio postale e al ritorno Stear… voglio dire, il signor Alistear, mi ha gentilmente dato un passaggio, e quando siamo arrivati davanti alla villa degli Ardlay mi ha presentato anche Archie… voglio dire…-
Il signor Legan rise.
-Ascolta Candy. Se hai fatto amicizia con Archie e Stear sono solo affari tuoi, se loro stessi ti hanno detto di chiamarli Archie e Stear, tu chiamali Archie e Stear.
Mia moglie è molto soddisfatta del tuo lavoro anche se forse non te lo dirà mai, e come passi il tuo tempo libero non ci riguarda.-
-Grazie signore.-
-Sai che Sabato prossimo gli Ardlay danno un ricevimento a casa loro?-
-Si signore, ne ho sentito parlare.-
-Archie e Stear ti vogliono alla festa.-
-Ah certamente, anche altri miei colleghi sono stati convocati per servire a quel ricevimento, sarò lieta di dare una mano.-
-No Candy, mi hai frainteso: tu sei stata INVITATA. Verrai con noi al ricevimento come ospite.-
Candy rimase di stucco
-Io… invitata… al ricevimento… degli Ardlay?-
-Si, proprio così Candy.-
confermò la signora Legan.
-Ma… io non ho un abito adatto… io…-
-Non ha molta importanza.- rispose il signor Legan -Potremmo chiedere a Elisa di prestarti uno dei suoi, avete più o meno la stessa taglia, ma potrai venire anche vestita in modo più informale. Siamo pur sempre nel 1937 e i tempi stanno cambiando.-
-Va… va bene signori… ora con permesso io tornerei al mio lavoro…-
-Un’altra cosa Candy.- la fermò la signora Legan –Hai detto che ieri sei stata in città da sola a piedi. Posso chiederti il perché?-
Candy esitò un istante, poi ritenne opportuno di rispondere.
-Dovevo andare all’ufficio postale per fare un vaglia telegrafico alla Casa di Pony.-
I signori Legan inarcarono gli occhi per lo stupore.
-Un… vaglia telegrafico alla Casa di Pony?-
-Sì signora, ho spedito il mio stipendio a Miss Pony e Suor Maria, a me bastano vitto, alloggio e un’adeguata educazione.
Con permesso signori.-
Dopo un breve inchino la bambina uscì dallo studio.
La “signorina” Elisa ingoiò a stento il rospo, ma causa ingiunzione paterna, dovette rassegnarsi e imprestò a Candy uno dei suoi vestiti.
Per tutto il periodo che precedette il ricevimento a casa degli Ardlay, fra le due ragazze l’aria fu particolarmente tesa: sembrava quasi che Elisa non avesse altro scopo nella vita che rispondere male a Candy e cercare di metterla in cattiva luce.
Persino Neal ebbe presto a noia quel gioco di dare fastidio a Candy sempre e comunque.
Per sua fortuna Candy aveva imparato a non raccogliere le provocazioni dell’arrogante coetanea e tutto seguitò a filare liscio.