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Autore: Juliaw    22/09/2019    1 recensioni
Questa storia è una ripubblicazione di una delle mie vecchie fan fiction pubblicate nell'ormai lontano 2011. Chiamatela una seconda edizione se vi va lol. Con l'approccio imminente dell'ultima serie di questo meraviglioso show, ho pensato di editarla e ripubblicarla, magari ridandomi così l'ispirazione per un continuo! Basata sulla bellissima e leggendaria Season 5, questa FanFic contiene 19 capitoli, il piano è di pubblicarne uno o due se la storia è di vostro gradimento!
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Vidi l’alba, il chiarore del cielo portò con sé colori del tutto innaturali, come innaturale era quello che stava accadendo, sembrava che tutto si coordinava alla perfezione tranne io.
Genere: Azione, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Lucifero, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Quinta stagione
Capitoli:
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    Chapter 10 - When at Bobby's  

     Sapevo che mi stavo comportando da piagnucolona, però non potevo farci niente. Avrei sfidato chiunque a non esserlo dopo che praticamente la vita si era trasformata in una sola settimana senza neanche darmi il tempo di abituarmi alle notizie sempre più nuove che ricevevo ogni singolo giorno, sempre più frequenti e sempre più confuse, era un miracolo se rispondevo ancora delle mie azioni e se avevo ancora mantenuto dopotutto, la calma.
Insomma, Lucifero? Per poco non vomitai, quando sedendomi sul letto della stanza ormai vuota pensai a lui e al fatto che effettivamente esisteva. Stavo appena realizzando che tutto nella settimana appena passata era veramente successo e stavo per sentirmi male. Fino a quel momento era come se avessi vissuto in terza persona e quello che vedevo era come un film, una persona che compiva azioni che volevo e desideravo, diceva le cose che avevo in mente ma che sentivo non essere io, però finalmente vedevo le cose chiaramente e mi stupii di me stessa perché avevo impiegato una settimana a capire cosa stava succedendo realmente.

Oltre al senso di nausea, sentivo quella strana sensazione di inquietudine dentro di me, quando si vuole scoppiare e parlare, magari anche urlare, ma sfogarsi con le lacrime agli occhi e alla fine sentirsi di nuovo liberi e leggeri come se niente fosse successo.
Ma chi volevo prendere in giro? Se pure avessi urlato e fossi riuscita a sfogarmi, il peso rimaneva sempre dentro di me, non si poteva certo smaltire così facilmente l’essere la prescelta da Lucifero per farsi dissanguare ai fini di una battaglia apocalittica, per non parlare della strana telefonata ricevuta da mio padre, mi dava i brividi pensarci e avrei preferito non farlo, almeno per un po’. La ciliegina sulla torta era che avevo appena fatto sesso con Sam, quanto poteva ancora deteriorare la situazione? Forse arrivati in South Dakota sarebbe migliorata, ma ne dubitavo.

Mentre sedevo sul letto disfatto, stringendo a me sempre più stretto il lenzuolo bianco che avevo tirato proprio da quel letto, voltai la testa verso la porta e vomitai. Fu una reazione normale, credo.
Sam e Dean erano fuori che mi aspettavano e avrebbero dovuto aspettare ancora per lungo tempo, in quanto dovevo rimettermi in sesto.

C’era ancora in me quell’idea di mollare tutto e prendere il primo bus per San Francisco, però Sam aveva detto che non dovevo arrendermi senza neanche combattere e io avevo deciso di lasciarmi convincere perché in fondo tra di noi adesso c’era un legame e per quanto stupida e sdolcinata posso sembrare, credo che si crei qualcosa di magico tra due persone quando condividono i loro corpi come avevamo fatto io e Sam e.. no, non mi stavo innamorando di Sam, come ho detto, il grande e potente cacciatore non poteva innamorarsi della piccola ed indifesa comune mortale…ma la piccola e indifesa comune mortale invece?

Riuscii a riacquistare le forze necessarie per alzarmi quando tutto intorno a me smise di girare e il senso di nausea era scomparso, rimaneva solo la puzza dovuta al vomito, così spalancai le finestre e nel farlo vidi Sam e Dean nell’Impala mentre parlavano, si strattonavano e ridevano tra loro, beh almeno qualcuno la stava prendendo alla leggera.

I miei vestiti erano sparsi per tutta la stanza, la notte prima nel togliermeli, Sam li aveva lanciati un po’ ovunque e adesso mi ritrovai a raccoglierli sul grande cassettone e sulla televisione e il mio reggiseno sul piccolo frigorifero del motel. Una volta che li ebbi ammassati insieme li misi sotto il mio braccio e mi diressi nuovamente in bagno per indossarli. Non trovai il mio fermacapelli, così fui costretta a lasciare i capelli sciolti sulle spalle che, con quel caldo, non era proprio l’ideale.
Mi guardai allo specchio a figura intera del bagno facendo scivolare il lenzuolo ai miei piedi. Ero un disastro. Avevo i capelli arruffati e sporchi, le occhiaie e gli occhi gonfi. Sembrava proprio che non dormivo da giorni anche se in qualche modo era così. Quella notte, dopo averla passata con Sam, fu la prima notte dopo una settimana, in qui dormii come un ghiro a dispetto di tutte le altre che non avevo quasi chiuso occhio, sì, sto cercando di dire che il petto di Sam era notevolmente più comodo dei cuscini troppo morbidi e fin troppo sottili di qualunque motel negli Stati Uniti.
Quando non sopportai più l’immagine riflessa allo specchio, iniziai a vestirmi e cercai di pettinarmi, rendendomi almeno presentabile.

Una volta che fui del tutto vestita, presi la mia borsa e mi diressi fuori quella stanza che adesso iniziava seriamente a puzzare troppo, colpa mia, certo…Feci un respiro profondo, aprii la portiera dell’Impala e mi ci ficcai dentro, mi sedetti e misi la borsa al mio fianco e quindi dietro Dean.

<< Hey Sammy, guarda chi si rivede! >> Iniziò allegro Dean dando una pacca sulla spalla a suo fratello. << Pensavamo fossi scappata, stavamo per andarcene. >>
Non volevo rispondere, non ne avevo né la voglia né la forza. << Hey, c’è qualcuno? >>
<< Cosa? >> Dissi infine forse in modo troppo scortese.

<< Qualcuno è di malumore questa mattina. >> Concluse Dean mettendo finalmente in moto l’auto e andando a marcia indietro per uscire dal parcheggio del motel. Malumore no, scocciata sì, ma non dissi nulla, rimasi sul mio sedile posteriore a braccia conserte e con espressione imbronciata, rimanendo in silenzio e sbuffando di tanto in tanto, chiedendomi come apparivo in quel momento ai loro occhi e guardando il solito paesaggio desertico che ormai conoscevo fin troppo bene.

Quel silenzio che durava ormai da ben cinque ore, fu spezzato da Dean che accese la radio e mise una cassetta dei Metallica. Non era proprio il mio genere, quindi emisi un suono di disapprovazione che parve però divertire Dean che mi guardava sorridendo dallo specchietto retrovisore. Sembrava proprio che ci trovava gusto nel punzecchiarmi, forse però era semplicemente il suo modo di fare.
<< Sei arrabbiata perché hai litigato con il tuo ragazzo? >> Chiese Dean sempre sorridendomi e abbassando leggermente il volume della musica.
<< Io non ho un ragazzo. >> Affermai.

<< Ah no? E cosa mi dici del tipo con cui hai appena passato una notte di passione? Ho sentito che è stato bello. >>
Feci per replicare, ma le parole mi morirono sulla punta della lingua, perché Sam mi precedette. << Dean, e dai… >>
Finalmente Dean si arrese, ma continuava a sorridere divertito, era proprio quello il momento in cui lo odiai più di sempre. Ok, non lo odiavo, insomma era sempre e comunque colui che aveva salvato il mio culo, però certe volte era proprio difficile tenergli testa, sapeva di essere inappropriato e sfacciato come mai chiunque altro, ma a lui piaceva e non faceva altro che mostrarlo sempre di più. Sam, che aveva un po’ più di senso del pudore rispetto il fratello, aveva un’espressione di disapprovazione sul suo viso aquilino e guardava il fratello spazientito, sembrava proprio uno di quei momenti in cui si è arrivati al limite di sopportazione nei confronti del proprio partner, o in quel caso fratello, e lo si voglia morto proprio lì e all’istante, era più o meno quello che volevo anche io, in senso figurativo almeno, in quanto la sfrontataggine di Dean aveva raggiunto il limite, chiamatemi pure una che non sa stare al gioco, però come ho già detto in passato, sono una ragazza tradizionalista e a certe cose ci tengo.

<< Dean, dovresti misurare le parole prima di parlare, o almeno far funzionare il tuo cervello una volta ogni tanto. >> Dissi tutto d’un fiato senza neanche pensarci due volte.
Dean parve sorpreso, aprì la bocca e iniziò a ridere.
<< Oh Jules, se non sai stare agli scherzi, abbiamo un problema qui. >>

Va bene, era vero mi stavo comportando come una ragazzina di quindici anni a cui viene chiesto del suo ragazzo, scontrosa e antipatica, però…non avevo mai provato nulla di così contrastante nei confronti di un uomo, ero sempre stata sincera con me stessa per quanto riguarda i sentimenti che provavo verso qualcuno, ma in quel momento non ci riuscivo, non capivo cosa volevo per me stessa e cosa provavo per Sam, non volevo innamorarmi, no non lo volevo affatto perché allora sarei stata davvero nella merda fino al collo, però c’era qualcosa in lui, qualcosa di così attraente che mi risultava difficile stargli lontano, saranno stati i suoi folti capelli castani, o forse il suo corpo, o magari lo strano lavoro che faceva, non lo so, però probabilmente era proprio colpa della mia confusione mentale, se mi comportavo come una ragazzina innamorata.
Il cartellone stradale che indicava “South Dakota 400 miglia” mi passò di lato mentre l’Impala sfrecciava a tutta velocità su quella strada deserta, solo quattrocento miglia, pensai, e forse tutto questo avrà un senso.

Ero ormai curiosa di conoscere Bobby Singer, dopo i piccoli contrattempi che erano avvenuti durante il viaggio, non vedevo l’ora di scoprire che faccia avesse il padre acquisito dei Winchester, insomma lo avevano descritto come un uomo colto, quindi avrei dovuto forse pensare ad un tipo in giacca e cravatta con gli occhiali sempre chino sui libri? Però avevano anche detto che era un cacciatore e la giacca e la cravatta per cacciare non sono proprio gli indumenti più adatti, quindi lo immaginai essere un tipo sulla sessantina, vestito in modo casual con degli occhialini rotondi poggiati sul naso e con un po’ di barba bianca che si intravedeva. Decisi che quella descrizione si addiceva a quanto dettomi dai due fratelli e così poggiai la testa al finestrino e mi rilassai i muscoli che fino a quel momento erano tesi per la mia piccola discussione avuta con Dean che adesso era intento a guardare la strada davanti ai suoi occhi, anche se diciamocelo, non passava neanche un’anima viva.

Era arrivato il momento di scusarsi, non mi sembrava il caso di tenere il muso con i miei due salvatori, quindi tanto valeva far cadere sotto i piedi tutto l’orgoglio e scusarmi. << Scusami Dean. >>
<< Eh? Per cosa? >> Chiese confuso. Sam si girò nella mia direzione e mi guardò anche lui confuso, poi subito ritornò a guardare la strada.
<< Per quello che ho detto prima. >>

Dean rise. << Non preoccuparti Jules, se siamo qui a puntualizzare su tutto allora dovremmo essere morti da un po’, non credi? >>
<< Forse, però…mi pareva giusto chiedere scusa. >>
<< Scuse accettate. >>
<< Grazie. >>
<< Di nulla, e adesso dimmi, te la sei spassata con Mr. Strano, qui? >>
Sam si passò una mano tra i capelli, sospirò e scosse la testa spazientito o forse rassegnato.
<< Dean, non cambierai mai. >> Affermai.
<< Volevo solo sapere. >> Disse con espressione falsamente offesa.
<< Non sono affari tuoi, Dean. >>

E così si zittì e tornò a guardare la strada senza mai staccare gli occhi da essa, poi d’un tratto iniziò a cantare, cosa che diventò alquanto irritante dopo un paio di ore e con me e Sam anche il mio stomaco iniziò a protestare. Eh già, avevo fame.
<< Ti avevo comprato un donut, non l’hai mangiato? >> Chiese Dean spegnendo finalmente la radio.
<< Diciamo che non avevo proprio fame questa mattina. >>
Dean annuì compiaciuto. Perché sorrideva a qualunque cosa dicessi? Mi dava ai nervi. << Bene, allora non appena vedi un fast food dimmelo, ti compro un panino. >>
<< Sì, papà.> > Dissi sprofondando nel sedile posteriore a braccia conserte mentre ancora lui sorrideva.
Fu Sam a riportare in vita quell’argomento che avevo cercato di evitare, ma che comunque ed inevitabilmente sarebbe ritornato alla luce e che andava affrontato.

<< Julia, mi dispiace per quello che ha detto tuo padre, quando tutto questo sarà finito potremmo tornare a San Francisco, se vuoi… >> Rimase voltato verso la strada, non mi guardava.
<< Stavo cercando di dimenticarmene, ma comunque grazie. >>
<< Scusami allora. >>
<< Non preoccuparti, e si vogliono tornare a San Francisco al più presto possibile quindi troviamo un modo per uccidere Satana e salviamo il culo al mondo prima che gli Angeli lo riducono in cenere con la loro battaglia. >>
<< Bene detto, Jules! >> Si complimentò Dean ammiccando.
<< Io avevo in mente un modo per distruggere Lucifero… >> Iniziò Sam, ma fu bloccato dal fratello che l’ammonì per aver anche solo pensato quello che stava pensando. << Dean, è un buon piano, potrei riuscirci. >>
<< E una volta che avrà preso il controllo del tuo corpo? >>
<< Mi dovrai uccidere. >>
<< Come? Con la Colt? Ci abbiamo già provato, ricordi? Non ha funzionato. >>
Ok, mi avevano letteralmente persa. Non capivo di cosa parlavano, ma ero fin troppo affamata per pensarci e così ascoltai senza pronunciare una parola.
<< Lo so, allora come? Non possiamo mica scontrarci tra di noi? >>

<< Certo che no, argomento chiuso, ok? Appena arriviamo a casa di Bobby ne riparliamo con lui. >>
Sam si ammutolì e ritornò a guardare la strada.

Finalmente dopo qualche minuto sulla nostra destra vedemmo un piccolo fast food che sembrava quasi abbandonato ma che per fortuna non lo era, avrei mangiato di tutto con la fame che avevo, anche un panino con doppio hamburger, bacon e pomodoro andava bene, e difatti, fu quello che presi e la mia scelta lasciò sorpresi i due fratelli Winchester, che mentre mangiavo con gusto quel bello e grasso panino, mi guardavano con espressioni sbigottite.

<< Il sesso far venir fame. >> Affermò Dean guardandomi a bocca aperta.
<< Puoi scommetterci. >>Dissi semplicemente addentando il mio panino. Era inutile prendersela per le battute a doppio senso di Dean, tanto valeva assecondarlo.

Sam rise, lui aveva preso l’insalata che avrei preso di solito io, ma che però adesso, solo a guardarlo, mi veniva voglia di imboccargli il mio panino. Avevo perfino superato Dean, che questa volta ordinò semplicemente delle ali di pollo piccanti.

<< Ha già mangiato un panino con bacon a colazione. >> Disse Sam guardando prima me e poi Dean.
<< Beh dovevo tenermi in forze. >> Si scusò Dean.
Sorrisi. Erano buffi quando si pizzicavano e si prendevano in giro, sottolineava il profondo rapporto che c’era tra di loro, mi ricordavano anche me e mia sorella che non facevamo altro che lanciarci frecciatine e cercare sempre di essere migliori l’una dell’altra anche solo per scherzare, ma inevitabilmente finivamo per litigare o semplicemente lasciavamo perdere.

Già, Alyson…chissà se Bobby avrebbe avuto informazioni su di lei, e chissà se sapeva della sua esistenza, ne dubitavo, ma l’unico modo per scoprirlo era uscire da quel fast food nel mezzo del nulla e tornare in marcia e fu proprio quello che facemmo, ovviamente Dean pagò e dopodiché ritornammo nell’Impala, ormai mancava davvero poco al South Dakota, presto avremo oltrepassato il confine di stato, anche se non sapevo quanto lontano era Sioux Falls dal confine, speravo non molto, l’attesa stava diventando insopportabile.
Non vedevo l’ora di andare in quella casa, non vedevo la mia da una settimana e questo non faceva altro che aumentare il desiderio di vederla, una casa dove ci sarebbe stata una vera doccia, magari anche una vasca da bagno, dei letti comodi e con lenzuola pulite e anche del buon cibo nel frigo, mi sarei anche offerta volontaria per cucinare ai tre uomini purché avessi avuto di nuovo le comodità di tutti i giorni. Certo non era proprio il massimo rimanere a casa di un estraneo e fare comunque i lavori di casa, però a mali estremi, estremi rimedi, no? Volevo a tutti i costi trovare Alyson e salvare Blair e se pure ci sarebbero voluti giorni sarei stata ben contenta di rassettare qui e lì mentre gli uomini facevano il loro lavoro. Dio, speravo sul serio funzionasse così!


Lo stato del Monte Rushmore, meglio conosciuto come il South Dakota, era uno stato alquanto importante nella storia degli Stati Uniti, in quanto ospitava per l’appunto il Monte Rushmore ovvero il Monte dei Quattro Presidenti. Speravo di vederlo visto che saremmo dovuti passare per lì, ma l’avversione che provavano i fratelli Winchester verso le superstrade me lo impedì, ma non mi impedì di vedere che mancavano ancora trecento miglia per Sioux Falls, Sam e Dean mi raccontarono che era sul confine dello stato e quindi una delle ultime cittadine. Bene! Pensai spazientita, e sbuffando, sprofondai di nuovo nei sedili di pelle e mentre ero immersa tra i miei pensieri, ricordai che nella borsa non c’era più il mio cellulare e che l’avevo lanciato così violentemente vicino al muro che era finito in mille pezzi sulla moquette non più morbida del motel. Un po’ mi dispiaceva in quanto quello era il mio primo telefono cellulare buono dopo aver posseduto solo quelli non a colori, non ero proprio un asso della tecnologia, però hey almeno avevo un profilo Facebook, che non è il massimo della tecnologia di questi giorni?

Stava ormai facendo sera, ma qualcosa mi diceva che quella volta non ci saremmo fermati in un motel, e per me andava bene così, non volevo ancora una volta fare le pulizie prima di assicurarmi che non ci fossero scarafaggi. Volevo anche evitare situazioni imbarazzanti tra me e Sam che non avevamo avuto occasione di parlare di quello che era successo la notte precedente.

Ma cosa c’è da dire? È stato bello, sei stato bravo, spero di rifarlo? Mi chiesi. Non c’era molto da dire dopotutto, però l’imbarazzo non sarebbe stato poco, almeno per me, per quanto ne sapevo, per Sam potevo anche essere stata l’ennesima delle sue una notte e via.
Erano le dieci e mancavano, finalmente, cinquanta miglia alla cittadina sul confine dello stato e io iniziavo a sentirmi stanca, non sembra, ma viaggiare in macchina può davvero risultare faticoso. Chiesi a Dean di mettere un po’ di musica, avrebbe tenuto svegli tutti visto che non avrebbe avuto senso fermarsi proprio ora che mancava così poco. Dean iniziò inevitabilmente a cantare le canzoni degli AC/DC e quella volta non mi diede ai nervi, anzi le canzoni che conoscevo, le cantammo anche io e Sam a squarciagola e ridendo, tra un ritornello e l’altro, della nostra performance impeccabile.

La grossa insegna impressa su un arco di metallo arrugginito diceva “Singer Auto Salvage”. Stavamo entrando in uno scasso? Proprio così, c’erano altissime colonne di auto rotte e ormai vecchissime in tutti i punti di quel cimitero per macchine e io non riuscivo a capire dove la casa di Bobby fosse e soprattutto perché dovevamo passare per uno scasso prima di arrivare a casa sua, tutte le mie domande ebbero una risposta quando Dean fermò la macchina sotto un capannone dove c’erano molti attrezzi metallici.


<< Dov’è la macchina di Bobby? >> Chiese Dean guardando Sam, chiudendo l’Impala.
Sam fece spallucce. << Non aveva detto che sarebbe rimasto qui perché aveva una situazione da gestire? >>
<< Già. >> Confermò Dean. << Forse la macchina l’ha parcheggiata sul davanti. >>

Senza neanche dire una parola, seguii i due fratelli in quello scasso per auto finché non arrivammo alla porta sul retro della casa di Bobby. Su due piani, la casa all’esterno e dal retro si presentava essere decaduta e a corto di manutenzione, il colore blu sulle assi di legno che ne coprivano l’esterno, era quasi tutto eroso e si vedeva il legno scuro al di sotto.
<< Bobby, sei in casa? >> Dean bussò alla porta del retro, ma non ci fu risposta. << Bobby? >>
<< Aspetta qui Dean, io e Julia diamo un’occhiata sul davanti. >> Dean annuì, Sam mi prese per mano e mi trascinò con sé attraverso il giardino incolto e attraverso un cancelletto che definiva il davanti e il di dietro della casa.

Mentre ancora teneva stretta la mia mano nella sua, Sam si bloccò, si voltò verso di me e guardandomi negli occhi mi attirò a sé per la nuca e mi baciò. Mi spinse fino alla parete della casa, passandomi la mano tra i capelli e accarezzandomi la schiena. Quel bacio mi pulì un po’ la mente da assurde domande e assurdi complessi, e chissà perché non ero dopotutto una delle sue ennesime una notte e via, a meno che non ci si comporta così con una ragazza dopo la, come si dice oggi, bottarella, beh non potevo saperlo, però stare tra le sue braccia mi faceva stare bene e non volevo staccarmi più, anche se la posizione in cui ero, non era delle migliori, fui costretta ad alzarmi sulle punte data la sua altezza, ma avrei resistito ancora per molto se solo non avremmo dovuto trovare Bobby, cosicché tutte le mie domande sul sovrannaturale, sul mia sorella e su di me avrebbero avuto finalmente una risposta.

<< Sam, Bobby… >> Gli ricordai staccandomi da lui e ritornando con i piedi per terra.
Mi accarezzò una guancia e disse: << Già…diamo un’occhiata alle finestre. >>
Salimmo i pochi gradini che portavano al patio e sbirciammo dalle finestre, non c’era nessun movimento e la casa era apparentemente deserta. Così, senza dire nulla, ritornammo da Dean.

<< Allora? >> Chiese impaziente quando ci vide arrivare. Gli riferimmo che in casa non c’era nessuno, così lui ci guardò e in quel momento capii cosa voleva fare, se volevamo entrare in casa di Bobby, l’unico modo sarebbe stato rompere il vetro della porta ed entrare girando la maniglia all’interno, dopotutto si sa, le case americane non sono le prime per quanto riguarda la sicurezza, però certe volte può risultare positivo.
Dean prese un attrezzo dal cassettone di metallo giallo e nero che era sotto il padiglione poco distante da noi e ruppe il vetro al primo colpo. Entrammo finalmente in casa, io ero nel mezzo tra Sam e Dean, mentre loro mantenevano fermamente e rispettivamente un fucile a pompa e una pistola tra le loro mani. L’interno era scuro, non c’erano luci e c’erano segni di lotta.

<< Segni di lotta, credi che Bobby sia stato attaccato da un demone? >> Chiese Dean riponendo la pistola sul retro dei suoi jeans.
<< Molto probabile, ci sono due fucili, uno qui e uno lì nella libreria. >>
In quel momento ci trovavamo nella cucina che si presentava essere poco accogliente e non era fornita come avevo creduto che fosse. Per quanto riguarda quello che vidi di casa Singer, era scura e arredata con mobili dal legno così scuro che sembrava quasi nero, di fronte a noi c’era quella che Sam aveva chiamato “la libreria” ed in effetti lo era, c’erano molti libri sparsi un po’ ovunque, sulle mensole di ogni singola parete e perfino per terra, sul pavimento notai un enorme disegno che raffigurava la trappola del Diavolo, quella stanza era a prova di demone e chissà, forse lo era ancora la casa. Le pareti rosse e decorate da qualche strano disegno ottocentesco, donavano alla casa quella strana inquietudine che è possibile provare solo in una casa infestata, sembrava di trovarsi in un monastero del sovrannaturale, i libri erano tutti libri sull’esoterismo e qui e lì sulle mensole qualche strano ingrediente era posato lì da chissà quanto tempo. Per non parlare della polvere che era ancora più visibile degli stessi libri.
Sam accese una luce nella libreria e setacciò intera stanza alla ricerca di qualcosa, ma non trovò nulla, invece Dean trovò nella cucina, un recipiente vuoto ma sul suo lato vi erano degli strani ingredienti, un recipiente e un libro aperto sporco di sangue.

<< Sembra Enochiano. >>
<< Angeli? >> Chiese Sam.
<< Non lo so. >> Dean scosse la testa e fece cadere le braccia lungo il corpo. << Dobbiamo- >>. Dean fu zittito da un rumore secco proveniente dal retro e quindi dalla porta in cui entrammo. Ci disse di tacere ed estrasse dai jeans la sua pistola dal manico bianco e precedette me e Sam. Quest’ultimo, seguendo il fratello, si mise in guardia tenendo il fucile stretto tra le mani.

<< Chi sei? >> C’era una strana figura che si aggirava sul retro della casa.
<< Dean? >> Chiese la figura.
<< Rufus? Sei tu? >>
<< Certo che sono io. >> La figura venne avanti ed entrò in casa, dopodiché Dean e Sam riposero le armi e sospirarono. << Dove diavolo è Bobby? >> Chiese Rufus.

<< Non lo sappiamo, siamo appena arrivati e lo stavamo cercando anche noi, tu dov’eri? >> Chiese Sam.
<< Ero diretto in Kansas, ma ho dimenticato le munizioni, quindi sono tornato indietro. >> Rufus era un cacciatore più o meno sulla cinquantina, afroamericano e vestito molto sciattamente. La lunga giacca beige gli toccava quasi le ginocchia e quindi il suo jeans scuro, forse nero, sotto la giacca una maglia mimetica. << E chi è quella? >> Chiese con espressione confusa e riferendosi a me aprendo le braccia e puntando verso l’arcata della libreria dov’ero poggiata.

<< Rufus, lei è Julia, Julia, lui è Rufus, cacciatore e amico. >> Sam fece le presentazioni, ma nessuno dei due si avvicinò all’altro, ci scambiammo solo un cenno del capo.
<< E lei cos’è? Demone, Angelo, cacciatrice? >>
<< Un Angelo di Lucifero. >> Disse Sam schiettamente.
<< Un che? >>
<< Lascia perdere, è una lunga storia. >>
Rufus calò le mani in segno di resa ed aggiunse: << Perché siete qui? >>
<< Bobby aveva detto che aveva una situazione da gestire, qualche idea di cosa intendesse? >> Spiegò Dean con calma apparente.
<< Alyson? Intendi la situazione di Alyson? >> Chiese Rufus sempre più confuso.
A quel nome subito scattai. << Alyson? Alyson come in Alyson Wyncestre? >> Quasi urlai.
<< Certo, la conosci? >>
<< È mia sorella! >> Gli occhi mi si riempirono di gioia e quasi iniziai a piangere, non potevo credere che Bobby avesse mia sorella e che l’avesse forse salvata, adesso il problema era trovare entrambe, però questo non faceva altro che alimentare le mie speranze e finalmente sapevo che era al sicuro con Bobby che era un cacciatore e che avrebbe potuto proteggerla se si fosse presentata l’occasione. Sospirai e sorrisi felice, Sam se ne accorse e ricambiò il sorriso.

<< Vuoi dire che la sorella di Julia è stata qui da Bobby? >> Chiese Sam.
<< Certo, c’ero anche io fin quando non me ne sono andato questa mattina, l’abbiamo salvata dalle grinfie del tuo amico Diavolo a Gold Hill e l’abbiamo portata qui. >>
Tutto mi fu chiaro, nella fabbrica a Gold Hill non trovammo nessuno perché Alyson era già in salvo quando noi passammo di li, non potevo sentirmi più felice di così, così forse con un gesto un po’ avventato abbracciai Rufus. << Grazie, grazie, grazie! >> Dissi mentre lo stringevo così forte da non farlo respirare.
<< Hey, hey, prego. >> Lui non ricambiava l’abbraccio, non l’avrei fatto neanche io se fossi stata in lui, però non mi importava, l’importante è che avevo espresso la mia gratitudine nei suoi confronti e per quello che aveva fatto per mia sorella. Sorrisi, non riuscivo a smetterlo di farlo, per la prima volta dopo una settimana e due giorni mi sentivo finalmente bene.

<< Beh, adesso sappiamo che Alyson è con Bobby e dovremmo cercarli entrambe. >> Affermò Sam.
<< Sono d’accordo. >> Accordai.
<< Non sarà così facile. >> Tutti sussultammo quando udimmo quella voce profonda provenire alle nostre spalle, era Castiel che con i soliti vestiti, trench beige e vestito elegante sotto di esso, era apparso dal nulla. Ci girammo tutti nella sua direzione.
<< Cas, sai che odio quando appari così all’improvviso. >> Lo ammonì Dean puntandogli un dito contro, ma lui rimase impassibile.
<< Scusami, Dean. >> Disse spostando il suo sguardo su di lui.
<< Perché non sarà così facile, Cas? >> Chiese Sam.

<< Non riesco a trovarli neanche io, sapevo che eravate diretti qui e volevo fare una ricognizione prima del vostro arrivo, ma… è come se fossero spariti del tutto. >>
<< Che vuol dire? Sapevi che Alyson era con Bobby? >> Chiesi avvicinandomi di qualche passo verso Castiel. << Spariti? >> Chiese in contemporanea Sam.
<< No, certo che no, e sì, spariti. >>
<< Credi c’entri qualcosa il trickster? Gabriel? >> Chiese Dean.
<< Non lo so, però potrebbe essere. Devo marchiare le costole di Julia, così Lucifero non ti troverà così facilmente. >> Non avevo idea di cosa intendesse, mi guardava con i suoi occhi blu e vuoti, senza neanche battere ciglio una volta.

<< Come farai a trovarci? >> Chiese Dean.
<< Non preoccupatevi. >> Castiel si avvicinò a me furtivamente e io indietreggiai d’istinto.
<< Cosa vuoi? >> Chiesi sgranando gli occhi quando lui alzò una mano ed era praticamente a due passi da me.
<< Fidati di me. >> Castiel mi guardò negli occhi e io guardai Sam che annuì, così posai di nuovo lo sguardo su Castiel e annuii lentamente, dopodiché mi sfiorò il petto e un dolore lancinante si diffuse per tutto il corpo, ma durò un secondo, giusto il tempo di farmi accasciare a terra ed urlare. << Che cos’era? >> Chiesi mentre cercavo di alzarmi.
<< Ho impresso sulle tue costole un simbolo anti-angelo. >>
Non risposi, lo guardai solo più confusa che mai e lui ricambiò il mio sguardo risultando così impassibile che mi venne voglia di strattonarlo, ma non lo feci, tenni a bada i miei impulsi e semplicemente lo ringraziai, anche se non ero proprio sicura che fosse la cosa giusta da dire.
<< Cas, come facciamo a trovare Bobby e Alyson? >>
<< Non lo so, Dean, tornerò da voi quando scoprirò qualcosa. >> Castiel scomparve sotto i nostri occhi e rimanemmo di nuovo in quattro.

<< Bene, io ho recuperato le miei munizioni e di sicuro non voglio mischiarmi con i vostri casini, quindi sparisco prima che sia troppo tardi. >> Imperterrito questo Rufus, pensai.

Così i ragazzi salutarono Rufus e Rufus salutò noi raccomandandosi di non far finire il mondo e scomparve, aveva modi di fare arroganti, però credo sia una cosa buona quando sei nel mondo del sovrannaturale, meglio farsi i fatti propri quando si può.
   
 
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