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Autore: SweetPaperella    22/09/2019    4 recensioni
Questa storia é il sequel di “There's no storm we can't out run, we will always find the sun” consiglio la lettura della storia precedente prima di leggere questa.
Sono passati tre anni, Emma é ormai felice accanto a Killian stanno per sposarsi, oltre Henry, hanno una splendida bambina di nome Hope.
Regina Mills é felicemente sposata con il suo fuorilegge Robin e ha finalmente l’amore di sua figlia.
Ma può la morte di una persona cara, distruggere la felicità costruita con tanta fatica? E il passato può tornare distruggendo il presente con la forza devastante di un ciclone?
Un nuovo caso, nuovi personaggi e verità sconvolgenti dal passato, che non è mai del tutto passato.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Regina Mills, Robin Hood
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo tre - Articolo di giornale

“«A me non interessa se devi lavorare fino a notte fonda e non mi interessa nemmeno se avrai problemi sul lavoro... Ti pago per fare ciò che ti chiedo, quindi ora fai uscire quell’articolo per l’edizione di domani, chiaro? O vuoi che faccio del male alla tua famiglia? Sai che ne sono capace...» l’uomo minaccia il giornalista per far uscire un articolo sullo sceriffo di Storybrooke, con informazioni riservate. Fa parte del suo piano di vendetta, non si accontenta di aver interrotto la sua vita, vuole anche rovinarlo da tutti i punti di vista. Storybrooke e il mondo intero devono sapere chi fosse realmente August Booth. È solo lui ha le informazioni necessarie affinché ciò avvenga.
Usa certamente metodi poco ortodossi, ma è l’unico modo per rivelare la verità senza essere coinvolto con il suo omicidio e per fortuna grazie ai suoi agganci in tutto il mondo delle illegalità, può riuscire nel suo intento con facilità. É pur sempre una forza dell’ordine anche lui, se pur non si è mai mosso sul piano legale e ora non pratica più il mestiere, non ne ha bisogno. Ha fatto talmente tanti soldi che può permettersi di vivere di rendita e i suoi traffici lo aiutano decisamente a mantenersi e a mantenere la sua compagna.
Il giornalista sentendosi minacciato e per paura che lui possa davvero far del male alla sua famiglia, accetta ancora una volta di aiutarlo.”


Riesce a svegliarsi solo quando sente arrivare la sua piccola Hope nel letto, come ogni mattina, correndo e saltando sopra di esso per ricevere le sue coccole quotidiane.
Prontamente la bambina si accorge che non c’è il suo papino adorato nel letto, ma non è la sola ad accorgersene subito, anche Emma é la prima cosa che ha notato non appena ha aperto gli occhi. Lui non è andato a dormire vista la discussione e quando fa così l’infantile non riesce a sopportarlo, ora dovrà inventare con Hope una scusa se lei chiede il motivo per cui suo padre non è lì. Infatti, poco dopo, eccola domandare prontamente.
«Dove sta papino?»
Emma sta per rispondere, ma proprio in quel momento nella stanza entra proprio il diretto interessato, inventando lui una scusa con la figlia.
«Eccomi principessa, stavo preparando la colazione» le dice, il che non è del tutto una bugia, ha davvero preparato la colazione. Si è svegliato già da qualche ora e ha deciso di occuparsi lui della colazione dei due bambini e per lui ed Emma. Se pur sa che non è così che si farà perdonare.
Si siede sul letto prendendo subito dopo la sua piccolina in braccio e riempiendola di baci sulla guancia. Hope ride felice e lo riempie di baci sulla guancia a sua volta.
Entrambi giocano con la loro figlia, come se niente fosse accaduto tra loro, dedicandosi a lei, ma nessuno dei due ancora si è rivolto la parola e tanto meno uno sguardo. Al contrario, si stanno evitando proprio... Emma più che altro sta evitando Killian, il fatto che lui ha preferito dormire sul divano piuttosto che accanto a lei, l’ha fatto innervosire ancora di più. Come previsto da Killian ha inalzato ulteriormente il suo muro.
Solo quando arriva anche Henry ed Emma aver fatto un po’ di coccole anche lui, che decidono di scendere tutti in cucina.
«Emma, direi che dobbiamo continuare la discussione di ieri, non trovi?» le dice Killian, mentre i due bambini sono impegnati a gustarsi la loro colazione.
«Direi. Ma non ora.» risponde prontamente lei, mentre mette nel piatto i pancake per lei e si versa nella tazza il caffè.
«Si, ma io volevo dirti che...» sta per replicare e dirle ciò che gli preme di dirle, ma viene interrotto dal suono del cellulare di Emma.
É il sindaco.
Prontamente la ragazza risponde, non aspettandosi una chiamata dal sindaco proprio di prima mattina, sono solo le 7:00.
«Giornale? No, non avuto ancora modo di vederlo... Arrivo subito, sindaco.» risponde al telefono e prontamente il sindaco della città la travolge con una marea di domande e di preoccupazione. É uscito un articolo di giornale a quanto pare, che sostiene che August Booth non è colui che tutti hanno sempre conosciuto.
Non finisce nemmeno di fare colazione che si precipita a prendere le chiavi della macchina e la sua giacca di pelle.
«Cos’è successo?» chiede Killian, non ha potuto non notare lo sguardo di preoccupazione di Emma e il fatto che stia correndo in centrale gli fa dedurre ancora di più che sia successo qualcosa di grave.
«Non ho ben capito, é uscito un articolo di giornale su August... Devo andare. Porti tu a scuola Hope ed Henry?» avvicinandosi intanto ai due bambini per baciarli entrambi.
Hope non sembra molto felice che la sua mamma vada via così presto e là trattiene per la giacca rossa che si è appena infilata.
«Dove vai mammina?» chiede con tono triste. Hope sa sempre quale sia il giorno che ad accompagnarla a scuola é la sua mamma, ed oggi é quel giorno.
«Sai collega, ho un urgenza da sceriffo. Però ti prometto che vengo a prenderti io a scuola oggi.» le dice, in realtà non vorrebbe non mantenere nemmeno stavolta la sua promessa, ma spera che possa davvero mantenerla. Punta inoltre, sul gioco dello sceriffo, perché ha detto a sua figlia che ora è diventata uno sceriffo, visto che Hope ha voluto essere lo stesso, per imitarla; per andare via senza rattristarla ulteriormente.
La bambina ride nell’essere chiamata “collega” da sua mamma e si sporge per abbracciarla.
«Vai sceriffo Swan, te lo ordino.» le dice infine, facendo scoppiare a ridere di gusto Emma, la sua Hope riesce sempre a farla sorridere, anche nelle situazioni più spiacevoli.
Saluta anche Killian con un semplice “ciao” ed esce per iniziare la sua giornata lavorativa, la quale si prospetta già parecchio impegnativa.
“August Booth, é un PINOCCHIO.”
Cita solo il titolo in copertina del giornale che Emma é passata a comprare prima di aprire la centrale.
Una volta in ufficio, in attesa che arrivi Graham, con il caffè e il sindaco per parlare delle indagini, si siede alla sua scrivania per leggere cosa dice per intero.
“Il defunto sceriffo August Booth, della città di Storybrooke non è colui che credevamo. Lo abbiamo conosciuto come un integerrimo sceriffo, un uomo onesto, buono, sempre pronto a scherzare con tutta la sua comunità. Padre di una splendida bambina di otto anni e marito perfetto. Ma non è così.
August Booth ha un passato tormentato e travagliato che non ha mai rivelato a nessuno.
Prima di diventare sceriffo di Storybrooke, l’uomo svolgeva servizio in un’altra cittadina americana, in cui viveva con sua sorella Lucy Booth. I due fratelli non hanno mai avuto un bel rapporto e i due sembrerebbero avere anche litigato pesantemente, tanto da allontanarsi. Lucy Booth dichiarò più volte che suo fratello fosse un violento e che più di una volta le avesse messo le mani addosso senza motivo, soprattutto da dopo la morte dei loro genitori, che lo sconvolsero. Sua sorella morì in un grave incidente stradale, ma la polizia non hanno mai creduto che si trattasse di un banale sbandamento, ma non avendo prove in merito, dopo qualche mese hanno archiviato il caso. Lo sceriffo, allora neopromosso a tale compito, è scappato lontano, per arrivare a Storybrooke e costruirsi una nuova vita. Che fosse coinvolto nella morte di sua sorella Lucy? A questo punto crediamo tutti che possa essere così.... e ci chiediamo August Booth é davvero chi sosteneva di essere o per anni ha preso in giro tutta la sua comunità e in realtà dietro quell’aria gentile, si nasconde un bugiardo e un assassino?”

Emma finisce di leggere l’articolo e scaraventa il giornale per terra, proprio nel momento in cui Graham entra in stazione, seguito dal sindaco. Le loro facce sono sconvolte esattamente con la sua.
Invita i due uomini ad accomodarsi e prende il caffè che le viene porto, ma in realtà dopo ciò che ha letto, non ha più bisogno della caffeina per svegliarsi.
I tre non fanno in tempo a iniziare a discutere della cosa, che il telefono della centrale squilla. Una chiamata da parte di uno dei cittadini di Storybrooke che chiede spiegazioni sull’articolo che riguarda l’ex sindaco morto. Emma cerca in tutti i modi di rassicurarlo che siano solo menzogne, ma non è facile farsi credere, in fondo nessuno ha mai saputo di sua sorella Lucy, tanto meno lei. Si fida ciecamente del suo amico, ma non può sperare che tutti si fidino di lui, un articolo di giornale, per quanto falso, fa sempre più gola di una verità detta da una ragazzina, appena promossa sceriffo e che per anni ha seguito le orme di quello, che ora è diventato un assassino e non più un uomo rispettabile e onesto.
Emma chiude la telefonata esasperata e ne riceve subito un’altra e un’altra ancora, tutti con l’intento di chiedere spiegazioni. La ragazza spera che Elsa, ancora non abbia avuto modo di leggerlo quel maledetto giornale. Vuole parlare con lei personalmente e ha intenzione di farlo non appena avrà finito di parlare con il sindaco.
«Si rende conto che con questo articolo la reputazione di Booth e della città é rovinata?» le dice il sindaco, dopo aver chiuso l’ennesima telefonata.
Il suo caffè inoltre, é ormai freddo e lo getta via, senza nemmeno provare ad assaggiarlo. La giornata é già piuttosto compromessa, senza portarsi alla bocca quella brodaglia fredda. Il caffè freddo può essere davvero disgustoso e lei non ha bisogno di altre cose disgustose, quella giornata già fa schifo di suo.
«August é innocente, queste sono solo cazzate.» indicando il giornale che il sindaco le sta mostrando, quello che ha lui in mano, perché quello comprato da Emma é ancora sul pavimento.
«Sceriffo moderi i termini, qui nessuno sta accusando Booth, io lo rispetto e lo stimo esattamente come lei, ma dobbiamo dare la massima priorità a scoprire chi lo vuole infangare così. Non voglio fare pressione, ma le serve un collaboratore, se non lo trova entro un paio di giorni, glielo faccio assegnare d’ufficio.» il sindaco sembra non alterarsi per l’uscita fuori luogo di Emma, se pur gli abbia dato senza dubbio fastidio. Solo che capisce che la ragazza ha sicuramente troppo pressioni addosso e che non sia stato facile per lei ritrovarsi sceriffo così giovane e soprattutto aver visto il suo mentore morto. Gliela lascia passare solo per questo motivo.
«Mi scusi sindaco. Non volevo prendermela con lei é che...» si rende conto di aver fatto una figuraccia, al suo primo giorno come sceriffo della città, già si sente sotto pressione, non è normale come cosa, soprattutto non è da Emma Swan comportarsi così e se ne rende conto prontamente.
«Lo capisco, lei è giovane ed é al suo primo incarico. Ma cerchi di tenere a bada le sue emozioni, credo che Booth glielo avrà insegnato, visto la stima che aveva nei suoi riguardi... Non mi faccia pentire di averle dato fiducia.» le dice il sindaco deciso, l’uomo si vede che ha la faccia bonaria, come un pezzo di pane, ma mai farlo arrabbiare.
La giovane annuisce e cerca lo sguardo di Graham. Lui è rimasto in silenzio, ma quando è sbottata poco prima, l’ha guardata per farle capire di stare sbagliando ed é anche grazie alla sua presenza, che si è calmata un po’. Cerca poi, di spostare la conversazione verso l’articolo, le indagini dovranno andare avanti in quella direzione ed è chiaro ormai che qualcuno vuole infangare il nome di August Booth, quindi probabilmente non c’entrano nessuno delle sue vecchie indagini, ma qualcuno che è legato alla sua vita, al suo passato e che inevitabilmente é collegato a Lucy Booth. Ed é proprio da lei che dovranno ripartire, da Lucy, scoprire tutto ciò che è successo tra lei e il fratello, capire il motivo per cui i due avessero litigato e qualsiasi cosa riguarda la morte della giovane.
Concedano il sindaco, dicendogli che verrà informato su qualsisia decisione e i due agenti si mettono subito a lavoro.
Emma non stacca gli occhi dal computer fino all’ora di pranzo, ed é il suo stomaco che borbotta affamato che le fa capire che è ora di mettere qualcosa sotto i denti. Inoltre, i suoi occhi stanchi e arrossati, necessitano di una pausa, esattamente come il suo mal di testa. Non ha nemmeno fatto colazione quella mattina, é normale che ora sia senza forze.
«Pausa?» le propone Graham, vedendo che la giovane ha portato le mani agli occhi per la quinta volta consecutiva in pochi minuti.
Possono permettersi una breve pausa, si sono messi in contatto con il sindaco di BlueHill la cittadina del Maine, in cui August é cresciuto e ha mosso i suoi primi passi come sceriffo, presto avranno notizie a riguardo. Il giovane sindaco, si è offerto volentieri di aiutarli, ma ha dovuto fare lui stesso una ricerca essendo diventato sindaco da poco e all’epoca aveva più o meno l’età di Emma. I due infatti sono praticamente coetanei.
La giovane annuisce, tanto forse non posso fare altro che ciò. Ha anche parlato con Elsa, ha fatto venire la donna in centrale per poter parlare con lei dell’articolo uscito e chiederle altre informazioni sulla sorella del marito. La donna non sa molto di più di ciò che ha già detto loro, ma sostiene che non è vero che é colpa di August se la sorella é morta, lo sa per certo perché si fida ciecamente dell’uomo che ha sposato e perché ogni volta che le parlava di Lucy, i suoi occhi brillavano di pura gioia. Due occhi che brillano di gioia a parlare di una persona, non possono essere gli stessi occhi che l’hanno vista morire, causandole la morte. August poi è sempre stato un libro aperto per Elsa.
Emma annuisce e pensa non solo di andare a prendere qualcosa da mangiare per lei e Graham, ma anche di passare a prendere sua figlia a scuola, portarla un po’ in centrale, rendendola sicuramente felice; per poi andare al parco nel pomeriggio.
Si offre quindi lei di andare da Granny’s e il giovane sceriffo annuisce. Ha notato che Emma é molto tesa e immagina che sia ovviamente per ciò che sta accadendo a Booth, ma non è solo ciò. Non ha indagato sapendo che la giovane impegnata a lavorare non avrebbe sopportato una interruzione per parlare di motivi personali, ma ha intenzione di chiederglielo quanto prima, se pur adesso porterà Hope e non potranno di certo parlare davanti alla bambina.
Hope é veramente felice di passare del tempo con la sua mamma in centrale, a fingere di essere uno sceriffo anche lei. Lo può davvero considerare il suo gioco preferito.
Inoltre, la bambina é arrivata in ufficio con la sua ventata di aria fresca e allegria spazzando via tutta la tristezza che aleggiava nell’aria fin da quella mattina. Lo stesso Graham, si è lasciato coinvolgere dalla piccola monella di Hope, giocando con lei.
Hope da prima ha fatto un disegno da attaccare sul frigo della cucina, che ormai é diventato pieno di disegni della bambina, quasi non è più un frigo, ma una galleria d’arte. Ha disegnato la sua mamma ovviamente, lei stessa con il suo distintivo da sceriffo, uguale identico a quella di Emma, infatti nel disegno lo hanno entrambe attaccato ai pantaloni; Killian e suo fratello Henry. Nonostante la sua piccola età, Hope é molto brava a disegnare.
Ne ha fatto anche uno per sua nonna, disegnando loro due a mangiare il gelato al parco e uno per nonno David, o meglio lui che la spinge sull’altalena.
Ma dopo quei tre disegni é decisamente stanca di stare seduta e vuole cambiare gioco, così si nasconde sotto alla scrivania per farsi cercare dai due agenti.
«Ehi Graham, ma dov’è Hope, l’hai vista tu?» chiede Emma fingendo di non sapere dove si nasconda sua figlia, al suo collega. Per rendere tutto ancora più credibile inizia a cercare ovunque, tranne che sotto alla scrivania.
La bambina intanto da sotto al tavolo se la ride di gusto e non fa niente per gelare i suoi gridolini felici, ma nonostante questo Emma finge di non vederla, perché sa che lei si diverte così. Presto infatti Hope sbuca fuori e le grida: «Sono qui, mamma.» comparendole alle spalle e spaventandola. Emma salta dallo spavento ridendo con lei.
«Ah eccoti piccola monella, dove eri nascosta?» le chiede continuando il gioco.
«Segreto da sceriffo.» risponde la bambina guardandola furbamente negli occhi.
«E non lo puoi dire nemmeno alla tua mamma che é sceriffo come te?»
La bambina scuote la testa e poi si rivolge prontamente a Graham.
«Lo dico a Graham, lui è sceriffo da prima di te» risponde la bambina e sta per avvicinarsi al collega della sua mamma, quando proprio lei l’afferra da dietro e se la porta verso il petto, per iniziare a farle il solletico sul pancino per ciò che ha appena detto. Hope lo soffre terribilmente il solletico ed Emma lo sa bene.
«Mamma, no, no, no, solletico.» dice ridendo e non riuscendo a smettere di farlo, la sua risata contagiosa echeggia in tutto l’ufficio e ride anche Emma.
«Lo dico solo a te il mio segreto» aggiunge poi, per far smettere quella tortura. Emma allora la lascia andare, ma non prima di averle stampato un enorme bacio sulla guancia. Ha fatto veramente bene ad andare a prendere prima Hope in asilo, adesso che è lì con lei si sente decisamente molto meglio. Sua figlia ha sempre il potere di farla sorridere, anche nelle situazioni più difficili.
A interrompere quel dolce momento tra mamma e figlia, é il cellulare di Emma che squilla e la ragazza si augura che non sia un’altra chiamata su Booth, ne ha ricevute fin troppe in quel giorno, non ne può veramente più.
Ma sul display compare la scritta: “mamma” e tira un sospiro di sollievo.
Esordisce con un “Ehi mamma, dimmi” e attira già l’attenzione di Hope, che capisce immediatamente che è la sua adorata nonna al telefono e si avvicina perché poi vuole parlarci anche lei.
«É arrivata tua zia oggi, ci ha fatto una sorpresa, si è offerta di offrirci la cena, siete dei nostri vero? Prendiamo la pizza e la mangiamo qui da me, Roland ancora è meglio che non esce visto che è stato influenzato.» le spiega Regina dall’altra parte dell’apparecchio.
Emma rimane sorpresa dal fatto che sua zia Zelena sia andata a trovarli. Si sono viste la prima volta al matrimonio di sua madre con Robin, ma poi a parte qualche telefonata di circostanza, non è più andata da quelli parti, si stupisce che sia voluta tornare proprio ora.
In realtà, anche Regina é sorpresa per quella visita inaspettata, soprattutto visto che la donna ha intenzione di fermarsi per un po’ da quelle parti, ma non ha insistito più di tanto. Il suo compagno, perché è giunta a Storybrooke con lui, ha spiegato che sono lì per una vacanza, ma anche perché lui ha da gestire alcuni affari di lavoro. É un architetto. L’hanno conosciuto al matrimonio di Regina ed é sembrato da subito un tipo in gamba e molto gentile. Alan Rodriguez é il suo nome e insieme a Zelena Mills, formano proprio una bellissima coppia, affiatata è molto unita.
«Posso rifiutare? Ho avuto una giornataccia. L’articolo su August, le telefonate che ho ricevuto, il sindaco che mi fa pressione... Per giunta...» abbassa la voce stavolta per non farsi sentire da sua figlia che si è aggrappata stile koala a lei, vuole parlare con sua nonna.
«Ho discusso con Killian» dice infine, sperando che Hope non abbia sentito, la guarda per vedere la sua reazione, ma sembra non abbia colto le sue parole, é impegnata a compiere la sua scalata verso il telefono di sua madre e quindi, a salirle sulle gambe, visto che Emma si è seduta nuovamente alla scrivania per parlare al telefono, pensava inizialmente che si trattasse di lavoro. Oltre che in ufficio l’hanno chiamata ripetutamente anche sul cellulare.
«Perché tu e Killian avete discusso?» chiede a quel punto Regina, le ha proposto la cena proprio per farla distrarre, immaginando la giornata nera che abbia avuto. Ha letto l’articolo appena giunta a lavoro e l’ha chiamata per sentire come stesse, ma non avendole risposto si sono sentite via sms e ha percepito che sua figlia fosse molto scossa da quelle rivelazioni. Lei stessa lo è stata, non osa immaginare come si possa essere sentita Emma.
Vorrebbe andare da lei in quel preciso istante, ma sa che sua figlia non glielo permetterebbe e si limita a cercare di capire cosa sia successo in famiglia.
«Vuole diventare vicesceriffo a quanto pare, ma poi ti spiego meglio. Ora ho qui un piccolo esemplare di koala che vuole parlare con te.» riferendosi ovviamente a sua figlia, che ora le sta bussando sulla spalla per farla parlare con sua nonna.
«Voglio andare da nonna. Andiamo da nonna?» chiede la bambina ed Emma capendo che non smetterà di chiederglielo finché non verrà accontentata, visto il loro legame speciale e che il giorno prima non si sono viste, decide di accettare, se pur non ha per niente voglia di quella cena in famiglia. Ma come fa a dire di no a sua figlia che la guarda supplichevole, con quei grandi occhioni verde smeraldo, così simili ai suoi? Non ci riesce proprio.
Mette il viva voce per far parlare le due e comunicare a sua madre che ci saranno.
Regina sorride felice, sapeva che sua nipote sarebbe stata l’unica in grado di convincere Emma ad andare e ringrazia che sia lì in ufficio con lei. Ha bisogno di distrarsi e poi in questo modo loro possono avere anche un momento per parlare, non vuole lasciarla solo in una situazione così difficile, se pur sia orgogliosa di lei, di come abbia preso in mano il comando della stazione a soli ventitré anni.
Emma svolge ancora qualche piccolo lavoro in ufficio, per poi recarsi prima a prendere Henry a scuola e poi andare al parco tutti e tre insieme.
Ha avvisato Killian che sarebbero andati a cena a casa di sua madre e lui ha accettato, anche se non avesse molta voglia di andare nemmeno lui.
Non ha sentito Emma per tutto il giorno e lei non l’ha chiamato nemmeno dopo aver letto l’articolo, cosa che se non avessero litigato avrebbe fatto sicuramente per parlare con lui e sfogarsi. Per informarlo della cena gli ha mandato un misero messaggio, non ha nemmeno chiamato, in realtà se proprio dobbiamo essere onesti, a mandarle il messaggio è stata sua figlia, tramite un messaggio vocale, in cui gli comunicava che voleva andare a cena dalla nonna.
Rientra in casa proprio nel momento in cui Emma é intenta a fare il bagno a Hope. Impresa ogni volta più che epica, perché sua figlia riesce sempre ad allagare mezzo bagno con i suoi giochi. Vuole far fare il bagno sempre alle sue Barbie o alle sue bambole, oltre che ai cigni di gomma che ha. Sono papere a dire il vero, ma per lei sono cigni, come il cognome di sua mamma.
Per farla uscire dall’acqua poi é letteralmente impossibile, non vuole mai entrare nella vasca, ma una volta dentro, al contrario non vorrebbe mai uscire.
«Hope, se continui a fare i capricci, non andiamo da nonna.» sente dire Emma dal corridoio e Killian sa benissimo che quelle sono le parole magiche per far smettere di farla piangere.
Si avvicina alle due per salutarle, dopo essersi accettato dove fosse anche Henry, il quale è intento a vestirsi per uscire.
«Eccoti, bene. Vestiresti tu Hope? Devo ancora lavarmi e vestirmi.» gli dice in modo frenetico e senza degnarlo seriamente di uno sguardo.
Il ragazzo annuisce e prende la sua piccola monella in braccio e si dedica a lei, mentre Emma lascia la stanza per andare a farsi una doccia nell’altro bagno.
«Mammina é arrabbiata con papino?» chiede Hope a quel punto, Killian ha guardato uscire Emma con sguardo totalmente triste, visto che lei non l’ha proprio calcolato e se non fosse stato per Hope, forse nemmeno la parola gli avrebbe rivolto. Deve fare assolutamente qualcosa per parlare con lei, il prima possibile. La cena non ci voleva proprio.
«Ma no, principessa, la mamma ha solo paura di fare tardi ad arrivare dalla nonna.»
«No, no. Oggi mammina avere detto di avere litigato con te, detto a nonna.» e a quanto pare non le è sfuggito ciò che ha detto sua mamma durante la conversazione telefonica con Regina. Era impegnata ad arrampicarsi, ma ha anche ascoltato.
«È normale che a volte i grandi litighino, ma poi fanno la pace. E io la mamma la faremo prestissimo, ci vogliamo tanto, tanto bene.» le dice per rassicurarla, è ovvio che non lo sta facendo solo per questo motivo, anche perché chiariranno sicuramente. È capitato più di una volta di litigare, anche furiosamente e poi alla fine hanno sempre fatto pace. E a Killian piace tanto il modo in cui fanno la pace. Si ritrova a sorridere stavolta.
«Subito! Portarmi da Hetty e tu fai pace.» gli dice la bambina prontamente, facendo segno di voler scendere dalle sue braccia.
«Eh no principessa! Prima ci vestiamo o tua mamma si arrabbierà ancora di più.» portandola nella sua camera per scegliere i vestiti da farle indossare.
Hope sbuffa contrariata, per poi indicare a suo papà che cosa si vuole mettere. Un vestitino rosa e bianco, con sopra disegnate delle stelline, le scarpe rosa dello stesso colore del vestito e la treccia.
Killian ride di gusto davanti a quegli ordini di sua figlia, scuote la testa rassegnato, dovrà imparare fin da subito che Hope sa già il fatto suo e che darà a lui ed Emma parecchio filo da torcere.
Le fa indossare il vestito da lei scelto con le scarpe e le dice che ora può andare da Henry, che ad acconciarle i capelli ci pensa sua mamma.
«Tu, tu, tu!» gli dice sicura di sé e lui, che proprio come Emma non sa dire di no a quella monella, acconsente, pur non sapendo che cosa possa venire fuori. Non è per nulla capace ad acconciare i capelli. Adora pettinarglieli, ma se poi si tratta di fare trecce o semplicemente una coda di cavallo, entra nel panico più totale.
Inizia a intrecciarle i capelli e a fine risultato deve ammettere che non è così male. Ha alcune ciocche che sono sfuggite e non è perfettamente sistemata come quando a fargliela è sua madre, ma come primo tentativo è decisamente passibile. Ad Hope poi piace e scende dal letto per andare a raggiungere Henry che nel frattempo ha accesso la tv e guarda i cartoni. Hope si siede prontamente accanto a lui.
L’uomo invece si fa una doccia veloce, si veste e una volta di nuovo in camera nota che c’è anche la sua fidanzata, intenta a scegliere che cosa mettersi per la serata. Ha indosso solo l’intimo e lui rimane immobile a fissarla, la trova estremamente bella, nonostante il viso accigliato e la stanchezza evidente.
«Ti va di parlare un attimo?» le chiede ed Emma, non accorgendosi della sua presenza, sussulta letteralmente.
«Mi hai spaventata Killian...» dice semplicemente.
«Scusa... Allora ne parliamo prima di questa cena?» ripete poi la sua domanda.
Emma intanto ha scelto i vestiti da indossare e se li sta infilando. Ha optato per qualcosa di semplice, jeans e una camicetta bianca, sportiva ma nemmeno così tanto.
«É tardi e poi non mi va di discutere quando ci sono i bambini svegli, ne parliamo dopo, promesso.»
Killian annuisce ma le dice che dopo la cena, parleranno costi quel che costi, che lui vuole chiarirsi con lei e spiegarsi.
E stavolta è Emma ad annuire e poi a chiedere se Hope è pronta.
«Si, ha voluta fatta la treccia da me, non è venuta benissimo.» confessa.
«Immagino» ribatte lei prontamente, facendo un risolino, che però cerca di mascherare.
Una volta pronta anche lei, raggiunge i bambini in salotto e nota subito la treccia scombinata di sua figlia, le propone di rifargliela lei, ma Hope prontamente scuote la testa, vuole rimanere con quella che le ha fatto il suo papà. Emma non è nemmeno sicura che ciò che gli ha fatto Killian reggerà fino a casa di sua madre.
Arrivano a casa Mills che sono ovviamente gli ultimi, anche David, Mary e il piccolo Andrew, visto che ha ormai cinque anni ed è una piccola peste; sono arrivati.
Ovviamente gli ultimi ad arrivare sono sempre loro, la famiglia Jones.
Sua zia Zelena con il compagno, Alan salutano tutti prontamente e solo in fine si rivolgono alla piccola Hope, che ancora non avevano avuto modo di conoscere. Hope finge di essere timida e guarda Zelena accennando un piccolo sorriso, ma una volta che a rivolgerle la parola è Alan, la bambina si nasconde di nuovo prontamente dietro le gambe del suo papà, dove si è rifugiata.
«Ehi piccolina, a me lo fai un sorriso?» dice Alan rivolto a Hope, vedendo come lei si sia nascosta.
«No, tu brutto.» Esclama prontamente la piccola, correndo in direzione di sua nonna per cercare di farsi proteggere da lei questa volta.
«Hope!!!! Non si dicono queste cose.» la rimprovera Killian, anche Emma stava per intervenire, ma lui l’ha preceduta. Se pur un pochino deve ammettere che la cosa l’ha fatto ridere.
«Io dire solo verità. Lui brutto.» dice di nuovo.
«Hope!!!! Basta ora.» stavolta è Emma a riprenderla. Sa che quando è la sua mamma a rimproverarla, lei prontamente rimane in silenzio e smette di fare ciò che sta facendo.
É Regina a prenderla in braccio vedendo il suo viso rattristarsi. L’ultima cosa che vuole é vederla piangere e prima che possa farlo, lei la rassicura, se pur Emma abbia ragione.
«Emma, non ti preoccupare, é solo una bambina, stava giocando e ha pure ragione... Non me la sono di certo presa.» scherza Alan per far vedere che non si è arrabbiato per ciò che ha detto la bambina e anzi, sembra dispiaciuto che è stata rimproverata semplicemente per questo.
In realtà Emma l’ha rimproverata perché non è da da sua figlia comportarsi in quel modo, di solito é solare e socievole con tutti, non è da lei nascondersi dietro le gambe di suo padre o sua nonna. Pensa forse che sia semplicemente un po’ stanca per la giornata movimentata che hanno trascorso, ci può stare e poi se Alan non se l’é presa meglio così.
Decidono di sedersi tutti a tavola che hanno tutti fame e una buonissima pizza li attende. É stata proprio Zelena a prepararla per la sua famiglia e per festeggiare il fatto che ha intenzione di fermarsi e stare più vicina a tutti loro.
Mangiano, scherzando in completa allegria ed Emma si rende conto che ha fatto bene ad accettare alla fine, si sta finalmente rilassando e non è stata per nulla una cattiva idea, sta anche ridendo e chiacchierando con tutti. Alan poi é simpatico e alla mano, sa intrattenere le persone e fa tantissime battute, dà proprio l’impressione di un brav’uomo, come non se ne vedono più in giro.
«Ehi Hope, per farmi perdonare per prima, ti va di giocare insieme?» propone proprio quest’ultimo alla bambina.
Lei è intenta a giocare con Henry, in realtà lui e Roland stanno giocando ai videogiochi e Hope guarda suo fratello e si diverte a dirgli che cosa deve fare, anche se lui non ne ha bisogno e spesso dice mosse senza senso, perché non che abbia capito tanto il gioco.
«No. E io mi chiamo sceriffo Hope Jones. E tu sei in arresto.» dice la bambina rivolta all’uomo e mostrando fiera il suo distintivo di carta plastificato. É stata Emma a plastificarglielo, in modo che non si rovinasse, visto che ci manca poco che sua figlia ci vada anche in bagno.
Stavolta scoppiano a ridere tutti i presenti, compreso Alan, che di certo non si aspettava un’uscita del genere e tanto meno che la bambina avesse questa avversione nei suoi confronti, non ne capisce il motivo, ma forse semplicemente perché è un estraneo.
«E con nonno David ci viene a giocare piccola monella?» interviene a quel punto nella conversazione il nonno e la bambina si precipita tra le sue braccia, non facendoselo ripetere.
Proprio a quel punto é proprio Hope a ricordarsi dei disegni che ha fatto quel giorno e chiede alla sua mamma di prenderli per mostrarli alla nonna e il nonno.
Entrambi non appena li vedono restano senza fiato e fanno tantissimi complimenti alla bambina, tanto che Hope si pavoneggia felice di tutti quei complimenti.
«É una diva, altro che.» dice Killian guardandola mettersi al centro dell’attenzione.
Facendo scoppiare ancora una volta tutti a ridere. Hope potrebbe veramente mettersi al centro dell’attenzione e dare spettacolo per tutta la sera, é capacissima di far giocare perfino una mosca. I suoi genitori sono veramente fieri di lei, come lo sono la nonna e il nonno.
Regina, in particolare modo stravede per sua nipote. Rivede in lei una piccola Emma e sta dando alla bambina ciò che non ha potuto dare a sua figlia. Le ricorda Emma in tutto e per tutto, occhi verdi smeraldo, capelli biondi e caratterino tutto pepe, tutto sua mamma insomma. Ma anche David non è da meno, si taglierebbe un braccio per sua nipote e basta che lei lo chiami “nonnino” e lui si scioglie in un brodo di giuggiole.
Tra altre chiacchiere e racconti, aneddoti di famiglia, soprattutto di quelli tra le sorelle Mills; la serata si conclude.
Le batterie di energia sia di Henry, sia di Hope poi si sono esaurite, i due bambini si sono addormentarti sul divano. Henry ancora cerca di trattenere il sonno, per non addormentarsi, mentre Hope é già caduta nel mondo dei sogni, esattamente come Roland ed Andrew.
Ed è così che decidono di concludere la serata.
Una volta di nuovi soli, in macchina, Emma e Killian non si rivolgono ancora molto la parola, anzi in realtà non se la sono rivolta per nulla, per tutta la cena hanno parlato a stento.
Emma é riuscita a confidarsi con sua mamma riguardo alla questione, in un momento che sono andate in cucina per prendere altro da bere; e le ha semplicemente detto di chiarirsi con lui, che è una questione che può facilmente risolversi, soprattutto se lei ha intenzione di prenderlo come suo vicesceriffo.
Il problema infatti, per la ragazza, non è il motivo della litigata, ma ciò che è andato a pensare, ovvero che lei non si fidasse di lui e questo non è assolutamente vero, é ciò che l’ha ferita.
«Nostra figlia comunque è un vero spasso. So che non si dice, ma ha avuto ragione su Alan, brutto é brutto.»
Emma scoppia a ridere di gusto all’affermazione di Killian e confessa anche lei che Hope ha estremamente ragione.
«Io non ho resistito nel ridere quando gli ha detto che è lo sceriffo e che lo arrestava.» risponde poi Emma.
Stavolta é Killian a ridere di gusto.
Tra una risata e un’altra la tensione si è decisamente sciolta e lo sanno entrambi, quanto meno sono tornati a parlare.
E una volta in casa sanno che dovranno affrontare l’argomento della discussione.
Emma parcheggia la macchina nel viale e poi stando attenta a non svegliare sua figlia, la prende in braccio, mentre Killian ha preso Henry, il quale é decisamente più pesante.
Mettono i bambini ognuno nel loro letto, spogliandogli e mettendo loro il pigiama, tutto questo sempre senza cercare di svegliarli e poi spengono le luci delle due camere.
Si incontrano in corridoio una volta usciti, visto che le due stanze sono vicine tra loro. É stata Hope a volere la stanza vicino a quella di Henry, anzi Hetty come lo chiama lei. A dire il vero le due stanze sono comunicanti con una porta.
Emma e Killian si guardano negli occhi e rimangono per un attimo in silenzio, senza sapere bene come iniziare la conversazione.
É lui che si avvicina alla sua a lei e prende l’iniziativa. Non come si aspetta Emma, ovvero che esprimendo per primo ciò che ha da dire, ma baciandola.
La bacia con estrema passione spingendola verso il muro e facendo aderire la schiena della ragazza contro di esso.
Emma ricambia a sua volta quel bacio intenso e passionale, portando le mani ai capelli di lui, dimenticandosi per un attimo che devono parlare e il motivo per cui devono farlo.
Le mani di Killian si spostano sotto la camicetta di Emma e le accarezza la schiena con dolcezza. Lei sente subito i brividi percorrerle tutto il corpo e come ogni volta non vorrebbe separarsi.
Ma un briciolo di lucidità fa allontanare un po’ la ragazza da lui.
«Killian... dobbiamo parlare.» dice con un filo di voce, ancora scossa dal bacio che si sono appena scambiati, ma anche per la vicinanza dei loro corpi, sono ancora totalmente vicini.
«Sssh, love. Zitta e baciami.» avvicinandosi di nuovo alle sue labbra e baciandola ancora una volta, con meno passione e più dolcezza stavolta.
«Non...» prova a replicare ancora lei, più che altro a quel “zitta e baciami”, ma lui la bacia per la terza volta consecutiva per farla tacere.
Ed Emma non resistendo più a quelle labbra così morbide e invitati, capovolge la situazione, spingendolo lei stavolta contro il muro, con tutta la forza che possiede.
Killian emette un gemito di dolore o forse di desiderio, o di entrambi.
Le loro lingue entrano in contatto ancora una volta e giocano tra loro in una lotta senza fine. Passione, desiderio e amore si mescolano in quel bacio che si stanno scambiando, regalandosi allo stesso tempo anche tanta dolcezza.
Senza staccare mai le loro rispettive labbra, si spostano verso la loro camera da letto, lo fanno velocemente, perché ormai il desiderio di appartenersi è più forte di tutto il resto.
Raggiungono il letto e solo a quel punto iniziano a spogliarsi.
Emma è a cavalcioni sopra di Killian e lui, le sta sbottonando la camicetta, un bottone per volta, accarezzando ogni suo centimetro di pelle che viene scoperto a mano, a mano che la camicetta scende lungo le sue spalle. Una volta che la camicia della ragazza è a terra, è lei a bloccare le sue mani, per andare a togliergli la maglia, ma prima lo bacia nuovamente e morde le sue labbra, quasi a volerlo punire per la loro discussione. Ma non è solo questo il motivo, in realtà lo ama pazzamente e ogni volta fare l’amore con lui le piace da impazzire e loro, a causa di vari problemi, è da un po’ che non si regalavano queste emozioni così intense.
E prima che lui possa andare a slacciarle i pantaloni, è lei che porta nuovamente le sue verso quelli di lui e guardandolo stavolta con malizia, glieli fa scorrere lungo le gambe con una lentezza tale da mandarlo totalmente in confusione. È completamente in balia dell’emozione che lei le sta regalando. E gli piace pazzamente che lei abbia il comando dei loro momenti di passione.
Emma dopo aver fatto cadere i pantaloni di Killian per terra, si sposta verso i suoi per sbottonarli, rimanendo a cavalcioni sopra di lui. Poi prende la mano del suo uomo e lascia a lui il compito di farglieli cadere lungo le gambe. Killian non se lo fa ripetere e prontamente mentre glieli fa scorrere, le accarezza la pelle.
Una volta che anche quelli di Emma hanno raggiunto il pavimento, lentamente continua ad accarezzarle la pelle, le gambe, il suo fondoschiena, fino ad arrivare al gancetto del reggiseno e con un tocco delicato, ma deciso, slacciarlo. Lo fa scorrere lungo le sue braccia e intanto la guarda, estasiato, fino a che lei non rimane nuda sopra di lui. La guarda malizioso e dolce allo stesso tempo, per poi spostare le mani al suo seno. È Emma a gemere stavolta, di totale piacere per quelle carezze, lui sta giocando esattamente al suo stesso gioco.
Desiderio, passione, amore si mescolano.
Si sfilano a vicenda gli ultimi indumenti che hanno ancora indosso, ora con una certa fretta di appartenersi, le carezze che si sono scambiati hanno aumentato la voglia l’uno dell’altra e voglio diventare un corpo solo.
Si guardano nuovamente negli occhi e mentre le loro labbra di uniscono in un nuovo bacio mozzafiato, i loro corpi fanno lo stesso, iniziando a muoversi prima lenti, poi sempre più velocemente, allo stesso identico ritmo.
«Ti amo.» le dice Killian, mentre ancora abbracciati nel letto con il solo lenzuolo a coprirli, le accarezza i capelli e la schiena, facendole i grattini che lei tanto adora.
«Io invece non ti amo.» ribatte invece Emma, mentre ha la testa appoggiata al suo petto, adora ascoltare il battito del cuore del suo uomo, soprattutto dopo che hanno fatto l’amore, specie nel modo in cui si sono appartenuti fino a pochi minuti prima.
«Non è vero.» sa benissimo che non è così, lo dice semplicemente perché deve ancora fare la sostenuta e perché ha ceduto così facilmente, senza prima parlare.
«Oh si che è vero. Non puoi pensare che sia tutto risolto così.» ora ha alzato la testa per incrociare i suoi occhi.
«Love, se tu non resisti al mio fascino, non è colpa mia.» le risponde ancora una volta con ironia, per sdrammatizzare la situazione e il suo sorrisetto tra l’ironico e il malizioso, fa ridere nuovamente Emma, la quale però lo colpisce anche sul braccio con forza.
«Killian... Seriamente. Parliamone.» dice spostandosi da lui per ricomporsi un attimo e far fare altrettanto al suo fidanzato. Non vorrebbe interrompere quel dolce momento, starebbe le ore abbracciata a lui, ad ascoltare semplicemente il battito del suo cuore, mentre lui le fa i grattini, ma devono ancora risolvere il problema. L’essersi amati non ha cambiato le cose.
Lui fa altrettanto e poi torna sul letto, vicino a Emma, che nel frattempo si è messa nuovamente seduta sopra di esso.
Si guardano e stavolta la prima a parlare é la ragazza.
«Pensi davvero che io non mi fidi di te?» chiede a bruciapelo.
«Certo che no, ero solo arrabbiato e sono stato un perfetto idiota a dire ciò che ho detto. Mi dispiace, love, davvero. Sono semplicemente rimasto ferito dal fatto che tu non abbia pensato a me come tuo vice... Ma avrei dovuto starti vicino in un momento così difficile e non metterti altra pressione addosso. Scusami.»
«Io pensavo che a te non interessasse il ruolo di vice sceriffo, non mi hai mai detto che fossi interessato, sennò lo sai benissimo che saresti stato il primo a cui l’avrei chiesto.» risponde a sua volta Emma e Killian annuisce dicendo di saperlo, di saperlo benissimo.
«Infatti pensavo che non mi interessasse, c’é fino a che non è successo quel che è successo con August non pensavo che mi interessasse... Ma ora... Ho capito che mi piace e che soprattutto voglio starti accanto a scoprire la verità.» non sa nemmeno lui perché è nato dentro di sé questo desiderio, lui ama il suo lavoro di detective e deve ammettere che è anche piuttosto bravo, grazie a Regina non gli manca di certo da lavorare e sua suocera paga veramente bene, ma sente anche la necessità di dare una svolta alla sua vita e ora che il suo amico August é morto, vuole trovare il responsabile e fare giustizia. Emma sarà sceriffo in carica solo fino alla risoluzione del caso, a meno che non decida di proseguire, e lui potrebbe essere il vicesceriffo sempre fino alla scoperta del killer di Booth.
Emma a quelle parole si getta sulle sue labbra e lo bacia con trasporto, se pur é un bacio breve e abbia semplicemente appoggiato le labbra su quelle del suo uomo.
«Vedi che non mi resisti.» la punzecchia ancora Killian prontamente.
«Scemo! Allora vuoi diventare il mio vicesceriffo Killian Jones?» gli chiede a quel punto la giovane.
«Certo che sì, Swan. Così sai come ci possiamo divertire insieme.» le dice malizioso ed Emma coglie prontamente il suo doppio senso, sta per replicare, ma viene interrotta dal suo pirata da strapazzo malizioso e affascinante che la bacia nuovamente, per andare a concludere la loro rappacificazione, con un nuovo amplesso di passione. É così che funziona. Si litiga, si chiarisce e si fa pace facendo l’amore. Loro in realtà hanno fatto al contrario, ma concluderanno nuovamente nello stesso modo in cui hanno iniziato.

Spazio autrice: Ciao a tutti e buona domenica, scusate se ancora una volta il capitolo arriva in ritardo, ma sono stata fuori tutto il giorno ieri. Prima di tutto volevo ringraziarvi per il seguito che sta già ottenendo questa nuova storia, ne sono davvero felice. :)))) Ora veniamo a questo capitolo, che cosa dire: Emma e Killian nonostante ci abbiano messo tutto il giorno per fare pace, alla fine sono riusciti a a chiarire e come hanno chiarito... A modo loro direi ahahahaha.
Cosa dire invece del caso? Qualcuno oltre a voler vedere morto Booth, vuole vedere infangato anche il suo nome o è vero che ha ucciso sua sorella Lucy? ehehehe io ovviamente non dico niente vi dico solo una cosa: non sottovalutate questo capitolo.
Di Zelena invece che cosa mi dite? Come mai secondo voi è giunta a Storybrooke? Nel prossimo capitolo si scoprirà.
Ora vi saluto e vi auguro ancora una volta una buona domenica (qui a Roma piove, ma un classico io devo uscire, piove sempre quando sono fuori, spero che da voi ci sia un tempo migliore). A prestissimo.
   
 
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