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Autore: Kuro Iri    22/09/2019    0 recensioni
nonostante yoko non si sia mai sentita a proprio agio nella sua vita, non può nemmeno lontanamente immaginare ciò a cui è destinata, né tantomeno dove... catapultata in una terra fantastica, con l'odio fra due razze che minaccia di soffocarla, il suo compito sembra impossibile...
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Equilibrio'
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Yoko correva. L'acqua che le cadeva sugli occhi le impediva di vedere chiaramente dove andava. Non le importava. Voleva solo allontanarsi. Rivide Cassie frapporsi fre lei e lìòkolok. I suoi occhi che si chiudevano. La radura alla fine del combattimento. Tutti quei morti, per colpa sua. Il grido di Crysayl quando aveva visto il corpo di Griv. Lacrime si sommarono alla pioggia. Il piede si impigliò in una radice, facendola cadere a terra. Si rialzò, completamente ricoperta di fango, e continuò a correre. I rami le ferirono braccia e gambe e ridussero a brendelli i bellissimi abiti elfici. Mossa da una disperazione senza limiti, corse per giorni. Ogni volta che intravedeva un villaggio, cambiava strada. Più di una volta si imbattè in umani ed elfi, allora li superava con un salto e riprendeva la fuga. Nel frattempo, la pioggia continuava a cadere. Finalmente, dopo cinque giorni, le nubi si diradarono. Yoko continuò a correre. Voleva solo allontanarsi. Improvvisamente, le gambe le cedettero. La ragazza cadde a terra e, dopo essere rotolata per più di una decina di metri, rimase stesa a terra, ansante, il volto girato verso le lune. Sentì i passi di qualcuno che si avvicinava.
"Ehi, stai bene?"
Yoko non rispose: era svenuta. L'uomo si avvicinò e, sospirando, se la caricò in saplla. Pochi minuti dopo, un òkolok sulle tracce della ragazza si fermò in quel luogo per riposarsi. Quando si svegliò, Yoko si trovò distesa su una lastra di pietra con una copetra sotto e una sopra. Si guardò attorno: era in una caverna chiaramente abitata da qualcuno. Su un fuoco, qualcosa cuoceva in un pentolone.
"Ah, bene, ti sei svegliata!"
A parlare era stato un uomo dai lunghi capelli candidi, un occhi nascosto da una benda e l'altro azzurro ghiaccio. Sembrava essere sulla quarantina. La guardava con una tenerezza e aria protettiva che nessuno le aveva mai mostrato. la ragazza sentì un moto di nostalgia.
"Quanto ho dormito?"
"Tre giorni e quattro notti. A giudicare dalle tue condizioni, oserei dire che sei in fuga da qualcosa. Ma prima"
Riempì una ciotola con dello stufato e glielo porse. Yoko lo mangiò in silenzio. Mentre ripuliva la terza ciotola, l'uomo le chiese da cosa stesse scappando. Appoggiò la ciotola sulle gambe.
"Da me stessa"
"Scappare da se stessi è da codardi"
Una lacrima si mischiò con i rimasugli di stufato
"Per colpa mia molte persone sono morte. Sono morte perchè hanno hanno scelto di seguirmi!!"
"Seguirti?"
"Conosce la storia dei Guardiani?"
"Certo"
"In quest'epoca è toccato a me. Sono la prima Custode"
Il battito dell'uomo accellerò.
"Potresti raccontarmi la tua storia?"
Una volta ancora, la ragazza cantò. Stavolta, però, nella sua voce non c'erano nè orgoglio nè fierezza, solo un immenso dolore.
                    Figlia del vento,
                         generata dal fulmine,
                    ...
Come al solito, alla fine dovette aggiungere una nuova strofa. Le parole uscirono assieme alle lacrime.
                    Nel buio
                         l'unione delle razze
                    s'inoltrò.
                         Con foga,
                    ombra e luci si scontrarono
                        le amiche divise
                    si ritrovarono.
                        Nemiche.
                    Un sentimento dimenticato
                        le colmò,
                    l'una all'altra
                         la vita salvò.
                    Il buio si spense.
                         La Bianca Folgore,
                    dal dolore divorata,
                         impugnando la trasparente spada
                    i crudeli òkolok annientò.
                         Il suo cuore e la sua spada,
                    legati,
                         cedettero:
                    la bella Kìaraly si spezzò.

Quando Yoko finì, notò che l'uomo accanto a lei tremava, le mani stette fra loro talmente forte da sbiancargli le nocche, gli occhi pieni di lacrime. Aprì la bocca per dirle qualcosa, ma improvvisamente la luce sembrò sparire dall'entrata della caverna. Un òkolok.
"Trovata"
L'uomo si mise tra il mostro e la ragazza, con una vecchia spada tra le mani.
"Levati, umano, se non vuoi morire"
"Non la toccherai mai, non finchè ci sarò io!"
Si lanciarono uno contro l'altro. Prima che si sfiorassero, un fulmine carbonizzò l'òkolok. L'uomo guardò alle sue spalle, stupito. Gli occhi di Yoko stavano sfavillando.
"Grazie"
"Di nulla"
"Riposa ora, sei ancora stanca"
Con un sospiro, la ragazza si sdraiò. Poco dopo, era già addormentata. L'uomo la osservò per qualche minuto, poi si sdraiò a terra, avvolgendosi nel mntello, e di lì a poco dormiva profondamente. Il giorno dopo, Yoko lo aiutò a sistemare il rifugio. Mentre l'uomo le passava un piccone, la ragazza notò che sulle braccia dell'uomo non erano presenti peli, come sul suo volto.
"Chi è lei?"
"Il mio nome è Fleo, nella lingua della mia gente significa fiamma"
"La sua gente?"
"Non sono umano"
La ragazza restò a bocca aperta.
"Ma non è nemmeno un elfo..."
"Prima che gli elfi camminassero su questa terra, ad abitarla era la razza dei demon, o così ci hanno chiamati gli elfi. Noi ci identifichiamo nei sos-rakè, i 'respiri del mondo'. Ormai, purtroppo, siamo quasi completamente scomparsi: il nostro sangue si è mischiato con quello elfico e umano. Io sono uno degli ultimi purosangue rimasti, e l'ultimo membro dei sos-nae, i 'respiri innevati'"
Yoko si guardò le braccia e i capelli.
"Quindi, sono anch'io una sos-nae?"
"No, tu sei per metà sos-nae, l'altra metà è sos-dareg, 'respiro di fulmine'. La prova sono i tuoi capelli e i tuoi occhi"
Quella sera, Yoko si rigirò a lungo nel letto prima di prendere sonno.

Camminava in una foresta innevata. Nonostante i suoi abiti fossero a brandelli, non sentiva il freddo.
"Yoko"
Si voltò di sactto. era Okoy.
Rabbia.
"Perchè hai scelto me? Non potevi farmi vivere normalmente? Ora, per colpa mia, molte persone sono morte..."
Il Guardiano l'abbracciò.
"tua madre chiese a me e George di sceglieti. Quando stavi per nascereeri in pericolo, non saresti sopravvissuta. Quando ti abbiamo portato nell'altro mondo, ti ho dato temporaneamente il mio stesso nome, in attesa del tuo ritorno"
Mostrò a Yoko una radura. Al centro, una donna con lunghi capelli blu e occhi giallo-oro la guardava con orgoglio.
"Lei è tua madre, Alira, ultima purosangue dei demon del fulmine"
La ragazza si avvicinò alla donna come una sonnambula. Sorridendo dolcemente, la sos-dareg le accarezzò la guancia.
"Mia amata bambina..."
  Le gambe di Yoko cedettero e fu costretta a sedersi.
"Madre?"
"Fatti guardare"
La donna le fiorò il volto, i capelli, i marchi sulla schiena, poi appoggiò la propria fronte alla sua.
"Piccola mia, non ho fatto in tempo a darti un nome quando sei nata, mi permetti di farlo ora?"
La ragazza annuì. Alira si girò verso Okoy.
"Ti prego, facci da testimone"
Il Guardiano poggiò la destra sulla spalla della ragazza e la sinistra su quella della donna. Poi, mostrò il suo vero aspetto: il corpo ricoperto di arabeschi dorati, più scuri sul braccio d'oro. Gli occhi si macchiarono d'oro e dalla schiena esplosero due immense ali dalle piume oro. Il Guardiano scambiò un'occhiata con la ragazza, che seguì il suo esempio. Lo sguardo della sos-dareg si riempì di fierezza.
"Io sono tua madre. Sono l'ultima dei sos-dareg. Io ti dono il tuo nome. Tu sei la Bianca Folgore, la Custode Innevata. Tu sei mia figlia, una pura sos-rakè. Io ti dono il tuo nome: tu sei Yokio, 'colei che porta la vita'. Alzati, figlia mia"
Il trio venne avvolto dalla luce. La fronte di Yokio cominciò a risplendere, la luce che si concentrava in mezzo agli occhi. Quando si fu completamente radunata,, iniziò ad allungarsi in due direzioni diverse, finchè non le ebbe circondato il capo. Si indurì e divenne un cerchietto di un materiale simile al diamante. La luce attorno a loro si ridusse, finchè la Custode non si titrovò in un luogo che riconobbe all'istante: il Tempio di cristallo nel quale si era risvegliata come Custode.
"Bentornata"
Vedendo tutti quei Guardiani, Yokio ricordò che nessuno prima di lei era arrivata così lontano nella lotta contro gli òkolok. Tutti i loro compagni erano morti prima di loro. il cerchietto sulla sua fronte luccicò, riflettendo la luce delle lune. Per la prima volta, sentì il suo sangue sos-rakè gioire e riempirla d'energia. Vide tutto il suo mondo e capì: sos-rakè perchè viveva in sitonia con quella terra, Custode perchè quella terra viveva in lei e lei in essa. Sentiva l'energia aumentare sempre di più. Vide l'intera storia della sua razza. Sperimentò le loro emozioni e le loro conoscenze. Riaprì gli occhi. ora sapeva quale sarebbe stata la forma della sua spada. Sollevò il braccio, la mano aperta col braccio sollevato verso l'alto.

Mike era disperato. Yoko non c'era più. Un potente battito attraversò il mondo. L'energia che lo pervadeva lo faceva risplendere. Sollevò lo sguardo: una delle lune sembrava più luminosa, e sembrava l'origine delle pulsazioni.

Ihalim non sapeva cosa pensare. Un altro battito sconquassò la sua terra, e il suo cuore parve rispondere. Aveva paura.

Leiyra faceva fatica a calmare gli altri elfi. Quei battiti li stavano terrorizzando.
Oh, Yoko, se solo fossi qui!

A Kita non importava più nulla: senza Yoko, non voleva più vivere. perchè quei battiti lo faceva sentire così vivo? Lui voleva solo raggiungere la sua Yoko!

Il sos-nae guardava la Custode dormiente con uno sguardo pieno d'orgoglio. Si sedette. Doveva aspettare.
Presto la vita tornerà su questa terra.

Dalla mano di Yoko sgorgò una luce: si modellò a forma di una lama simile a una fiamma. L'elsa venne percorsa da venature scarlatte e azzurre. Quando la spada fu pronta, pulsò un'ultima volta, poi la luce si spense. La Custode guardò i predecessori.
"Ci rivedremo"

Si svegliò. Gli abiti elfici avevano lasciato il posto ad altri in stile sos-rakè: pantaloni aderenti argentei, con placche dello stesso materiale della spada e del cerchietto ai fianchi, una maglia bianca come la neve che le lasciava la schiena scoperta, una placca del solito materiale sulla spalla destra, il cerchietto di diamante e nove anellini trasparenti a ciasun orecchio. La Custode si inginocchiò davanti a Fleo.
"La ringrazio infinitamente per avermi aiutata. Ora è il mio turno di aiutare"
"Vinci"
Il vento avvolse la Custode, che sparì.

Il sos-nae osservò la custode sparire con il cuore scaldato dall'orgoglio. Si diresse verso una parete e la spinse, entrando in una camera nascosta. Al centro, c'era il ritratto di una sos-dareg, una bellissima donna dai lunghi capelli blu e dagli occhi giallo-oro. L'uomo lo accarezzò.
"Gioisci, amore mio, Alira. Nostra figlia è tornata!"

Yokio apparve nel luogo dove era arrivata la prima volta, alla Stele. Guardò il pilastro con le firme e i simboli dei precedenti Guardiani. Si ferì nuovamente la mano e la riappoggiò sopra la propria firma. Quando la tolse, nella lingua dei sos-rakè c'era scitto Yokio. Sotto, due ali di drago. Si girò vero la cascata e si tuffò. Mentre entrava in acqua, sorrise.
Gioite amici, e tremate òkolok! La Custode è tornata, ed è rinata come sos-rakè!
Uscendo dall'acqua, la stessa nota che si era levata al suo arrivo, si innalzò una seconda volta.
 
   
 
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