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Autore: Lady R Of Rage    23/09/2019    6 recensioni
"-Quaggiù potrete chiacchierare quanto vi pare. Nessuno vi sente. Nessuno vi asciuga le lacrime se piangete. Siete all’inferno, ragazzi: ma chi siamo noi per separare una così bella famigliuola?-
Non voglio, pensa Baby 5. Voglio andare via, io sono la promessa sposa di Don Sai della terra di Kano, e lui ha bisogno di me. Serra i pugni, come se avessero ricominciato a tirarle addosso spazzatura. Deve scegliere, a un certo punto – anzi, ha già scelto, ed è troppo tardi per recriminare."
Baby 5 ha scelto: non un nuovo inizio come moglie di Don Sai, ma l’inferno, la condanna perpetua, nelle viscere ghiacciate di Impel Down, assieme a coloro con cui è cresciuta.
Dopo il calderone di sangue bollente e i tormenti di Sadi-chan, solo un’eterna attesa accoglie la sconfitta Famiglia Donquixiote. In mezzo alla neve perenne, dove nemmeno i lumacofoni mantengono il contatto col mondo, senza più un Padroncino da seguire e amare, Baby 5 non si è mai sentita meno utile.
Eppure, prima di Sai, aveva chiamato “famiglia” i suoi compagni di cella. Sarà l’inferno a ricordarle perché.
[Accennate Baby 5/Sai, Trebol/Diamante, Senor Pink/Lucian]
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Baby 5, Donquijote Family, Gladius, Pica, Sugar
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Gli Alti E I Bassi Della Famiglia Donquixiote'
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Un Banchetto Ghiacciato – L’Orgoglio Di Diamante, Gladiatore Rockstar


La mamma aveva gli occhi rossi, quella sera, e un livido sul collo a forma di mezzaluna.
-Non rifiutare mai da mangiare, Neonata Cinque.-
I Neonati Uno, Due, Tre e Quattro giacevano dietro casa. Ogni tanto la mamma gli faceva visita, ma non le permetteva di avvicinarsi. Dalla sua finestra, Neonata Cinque vedeva le quattro croci di legno, e la mamma che ci si inginocchiava sopra sistemando i sassi disposti in cerchio. Ci sarebbe voluto qualche fiore, ma in quella zona non ce n'erano.
-Il cibo è prezioso. Tu mangi quello che ti porto senza storie. Se vedo di nuovo quella faccia schifata te ne do tante, che te ne ricordi per sempre.-
Il pane era grigio, duro abbastanza da abbatterci un albero – non che Neonata Cinque avesse mai visto un albero, perché la mamma non voleva che uscisse di casa. -Nessuno deve sapere che esisti. Accetta quello che ti porto e non provare ad andarmi dietro quando esco.-
Se la mamma sapesse cosa mi danno da mangiare, e che lo mangio senza fare storie, sarebbe fiera di me. Magari le darebbe anche un bacio: come Jora con Dellinger, o Diamante con Pica. Sembrano piacevoli, da ricevere. Quelli di Sai sarebbero stati altrettanto dolci.
La ciotola è di legno, grande come una pentola. Il riso tintinna quando vi viene versato.
-È congelato.- sibila Gladius. -Come facciamo a mangiarlo?-
-Questo c’è. Accontentatevi-
L’uomo in uniforme si soffia sulle pallide mani. -Se volete condirlo, controllate se a qualcuno non è rimasto del pomodoro nei capelli.-
Baby 5 si copre le guance arrossate con una ciocca di capelli. Hanno la consistenza di una catena da bicicletta, e nessun riflesso sulla superficie.
-Ci sono le vostre facce su tutti i giornali. A te avevano tirato il milkshake, non è così?- domanda il compagno. Più alto, carnagione scura come quella di Pica, capelli neri e corti. Porta gli occhiali da sole, come tutti i carcerieri, ma Baby 5 sa che gli brillano gli occhi mentre ricorda a Gladius, a tutti loro, quello che sono stati.
-Menta glaciale. Veniva voglia di leccartelo dalla faccia.-
-Quello invece è il tipo sodo?- il suo compare allunga un braccio oltre le sbarre, indicando Señor Pink. -È proprio lui. Il ciccione che si faceva proteggere da quelle cinque sgualdrine.-
Pink schiocca le labbra, succhiando un ciuccio che non c’è. -Queste volgarità non si confanno a un uomo degno del suo nome.- proclama, ma i due carcerieri si sono voltati dall’altra parte.
-E quei due, come non vederli.-
-Ignorali, pietruzza.- Diamante appoggia una mano aperta sulla spalla tonda di Pica. -Non sei in condizioni. Potrai frantumarli appena ce ne andremo.-
-Paparino, aiutami!- geme l’uomo più chiaro in falsetto. -Mi prendono tutti in giro perché ho la vocetta da soprano!- Porta i pugni al volto e simula il gesto di asciugarsi le lacrime. -Il ragazzo-pesce cattivo mi ha staccato le palle a morsi!-
-Tranquillo, tesorino di papà, posso sempre sbavargli addosso finché non se ne vanno.- sogghigna l’altro. Diamante prende un respiro profondo; Pica appoggia il palmo al pavimento, come se la pietra potesse reagire al contatto.
-Fatica sprecata, non funziona.- L’uomo più scuro prende un respiro profondo, senza smettere di sogghignare. -Nessun Frutto del Diavolo funziona. Siete voi i giocattoli, quaggiù.-
-Andate a insegnare le rokushiki ai Re del Mare.- Sugar emerge dalle braccia di Machvise e li guarda con occhi incandescenti. Ha il naso rosso, una goccia di muco trema sotto la narice destra. Si pulisce col dorso della mano. -Potreste sloggiare almeno adesso che mangiamo?-
-Abbiamo degli ordini.- dice quello più chiaro.
Machvise raccoglie la ciotola sulle ginocchia e la squadra come se dentro vi fosse un Poignee Griffe. -Rifatevi la bocca, ragazzi.-    
Trebol, appoggiato alla spalla di Lao G, si trascina al suo fianco. -Behehe, Dellinger, davvero hai morso…-
-Neanche se mi pagano.- taglia corto il ragazzo. -Non sono un pervertito, e sarebbe una morte idiota. Inoltre, se lo castrassi non si lascerebbe pettinare. Voglio fargli i codini. Ci staresti?-
Pica annuisce distrattamente, gli occhi rivolti all’ingrata ciotola. Più che chicchi di riso sembrano schegge di marmo. Lo stomaco di Baby 5 si rivolta, e il suo volto gela. Non rifiutare mai da mangiare, Neonata Cinque.
Buffalo storce la bocca, Señor Pink scuote la testa, Sugar simula un conato di vomito. -Ucciderei tutti voi per un acino d’uva: voglio che lo sappiate.-
Il cibo è prezioso, e Baby 5 non sarà più una mera bocca da sfamare. -Lasciatemi provare.- declama. C’è un cucchiaio di legno, dalla punta smussata, nel mezzo del riso marmoreo. Lo riempie fino all’orlo e se lo ficca in bocca ad occhi chiusi.
Spalanca la bocca di scatto: i chicchi di riso sono aghi, che le pungono il palato e le gengive, insipidi come cartone e così freddi da bruciare. Si copre la bocca con le mani un attimo prima di sputare. Piega la testa all’indietro, allarga e stringe le guance. Deglutisce; i chicchi le pungono la gola, i polmoni, la pancia, e là rimangono pesanti come piombo. Porta le mani al ventre e si piega in due, tirando fuori la lingua come un cane.
-Argh.- Undici paia di occhi sono fissi su di lei.
-È così cattivo?- domanda Machvise.
Il cibo è prezioso, Neonata Cinque. Baby 5 allontana i boccoli dalla faccia e accenna un sorriso gelido. -Si lascia mangiare.-
-Tradotto, una schifezza.- proclama Lao G. -Diamoci da fare, prima che perda tutti i denti.-
Prende una cucchiaiata e la manda giù d’un fiato. Contorce la bocca, tirando fuori la lingua. -Potrei inventare una tecnica a partire dal mal di denti. Gengive A Pezzi, con ben due “G”.-
Passa il cucchiaio a Pica, che manda giù la sua cucchiaiata come se il riso fosse purè. Tiene la posata tra pollice e indice, e guarda Diamante con aria interrogativa.
-Dammelo.- strascica il gladiatore. -Posso farcela.-
Le guardie all’ingresso ridono coprendosi la bocca con le dita. -Possho farshela!- lo imita quello chiaro. Schizzi di saliva, senza dubbio formata di proposito, piovono sulla neve.
Pica depone il cucchiaio nella mano aperta di Diamante. Le dita, scosse da tremiti, si chiudono appena sul manico prima che scivoli via e gli rotoli sulle ginocchia.
Diamante sgrana gli occhi. -Kyros.- biascica. Le dita si infilano sotto al cucchiaio, si piegano tremando.
-Diamante…- prova Machvise.
-Shh.-
La mano si solleva di un palmo, il cucchiaio scivola e atterra nella neve. Diamante ansima, come se avesse corso per centinaia di metri. Infila di nuovo le dita sotto il manico, facendolo scivolare tra pollice e indice. Stavolta, quando il cucchiaio cade, la sua mano è arrivata all’altezza delle costole.
-Diamante, posso aiutarti.- Baby 5 raccoglie il cucchiaio nelle dita arrossate. Diamante volge gli occhi verso di lei, di scatto.
-Posalo. Ci riesco.-
Baby 5 appoggia il cucchiaio nella neve e si fa indietro, trattenendo il respiro.
-Diamante, anche noi abbiamo fame.- impreca Sugar. -Fatti imboccare e non rompere.-
-No! Ci riesco.- Diamante si asciuga fronte e mento e si incurva ancora sul cucchiaio. Lo prende tra i palmi, schiacciandovelo, e dirige entrambe le mani sopra il piatto.
Il cucchiaio scivola fuori e piomba senza un rumore nel mezzo del riso.
-VAFFANCULO!-
Gocce di saliva gli schizzano dalla bocca, Machvise si sporge sulla ciotola con il proprio corpo. Si frangono contro la sua uniforme strappandogli un gemito.
-Lo vedi, adesso?- Sugar scuote la testa. -Fa il bravo ometto e lasciati imboccare.-
Diamante scuote la testa. Porta le mani al volto, accarezzandosi le guance come se non riconoscesse le proprie fattezze. -No…- biascica; si volta sullo stomaco e gattona verso il muro, reggendosi su gomiti che già sporgono dall’uniforme. Si appoggia al muro, premendovi contro i palmi, e trascina le gambe fino all’angolo. Là si rannicchia sul fianco, reclinando la testa sulle braccia. I capelli castani ricadono sul suo volto, avambracci e mani vi si chiudono sopra a formare un guscio.
-Ne?- chiama Trebol. -Didi? Hai paura del riso, ne?-
-Mi…- Diamante solleva la testa dal pavimento, passandosi il braccio sugli occhi. -Mi è passata la fame.-
Un brontolio sordo e prolungato si leva dal suo stomaco appena poggia la mano a terra.
Machvise raccoglie la ciotola dal grembo di Pica e ingolla la sua parte con un sospiro.

Un fondo di riso, poco più dei pugni congiunti di Baby 5, giace sul fondo della ciotola. Il riso ghiacciato ha fatto almeno cinque volte il giro di tutti i presenti, ma lei è pronta a scommettere che le loro dosi non superano di un chicco quella assegnata all’Ufficiale di Quadri.
-Se ti torna la fame non hai che da chiedere.- dice Señor Pink deponendo la ciotola al suo fianco. Diamante si appallottola ancora di più su sé stesso, le dita tremanti che sporgono dai capelli sozzi.
-Se non vuole farsi imboccare,- dice la guardia più scura, -può sempre mettersi a quattro zampe e mangiare come fanno i cani.-
-Ancora qui?- domanda Jora. -Non avete da lavorare?-
-Abbiamo degli ordini.- ripete la guardia più chiara. -Sadi-chan vuole uno di voi per giocare.-
Baby 5 si irrigidisce. I pesi erano a forma di campanaccio, grandi come un pugno. -Dieci chili alla volta. Vediamo quanto ci metti a urlare, donna-arma. Mmmh.- Anche chiudendo gli occhi, il suo sorriso la inseguiva. -Mi si strapperanno le braccia!- aveva gridato al quinto peso.
Una mano si stringe alla sua: Gladius. Sbatte gli occhi annebbiati, soffocando nel braccio un altro starnuto. Jora allarga il braccio davanti a Dellinger, Machvise deglutisce. Persino Señor Pink sgrana appena gli occhi.
Pica si mette in ginocchio e appoggia il palmo al pavimento per tirarsi su. Trebol gli scocca uno sguardo freddo abbastanza da far sobbalzare Baby 5. -Ne, fermo dove sei. Non lo reggi, un secondo giro.-
“Invece sì.” scandisce Pica. “Sottovaluti la mia forza. Sono pietra, sai.”
Trebol scuote la testa. -Non sei pietra, ne. Non sei più pietra finché porti quelle manette. Devi riposare, ragazzone: sei uno dei pochi che sanno combattere anche senza Frutto del Diavolo.-
Lui no, ad esempio. Le guardie all’ingresso si coprono la bocca e sghignazzano.
-Cosa succede? Mister Soprano ha smesso di gorgheggiare?-
-Inutile che lo nascondi, tutti sanno del tuo ridicolo falsetto. Magari stavolta riusciremo a sentire un concerto in privato.-
Pica si siede, serrando le labbra e i pugni. Non possono aspettare in eterno. Potrebbero portarne via più di uno se li facciamo spazientire.
-Posso andare io.- mormora Baby 5. -Avete bisogno di riposare.-
-Resta seduta.- Gladius le stringe la mano più forte. -Non è più il momento per queste scemenze.
-Bravo, dille le cose come stanno, ne.-
Trebol si aggrappa alle sbarre, si soffia il naso nelle dita e si pulisce sulle gambe. -Aaah, sì. Niente storie, ne? Vado io.-
-Sei sicuro?- domanda Jora.
-Ne, sono il comandante: ho delle responsabilità.-
Non un fiato segue quelle parole, e Baby 5 non se ne sorprende. Il Padroncino è recluso nel sesto livello, Diamante è debole e malandato, Pica è… beh, Pica. Di Trebol ci possiamo fidare, perché fu il Padroncino il primo a farlo. La guardia chiara apre la cella, fucile puntato. Trebol si trascina verso l’uscita. Potremmo buttarci fuori e farla finita. Sono in due contro undici, e siamo tutti guerrieri addestrati. Eppure le gambe di Baby 5 sono rigide come se anch’esse fossero ghiaccio. Gladius scrolla le spalle, stringendole dolcemente il polso. Anche lui sa che dell’inferno, a volte, fa più male ciò che non si vede.
Un cigolio metallico le annuncia che la porta è di nuovo chiusa. La guardia chiara stringe un collare di agalmatolite alla gola di Trebol, preme un pungolo dello stesso materiale nella sua coscia.
-Mi muovo, ne. Non sono più un giovanotto. Abbiate pazienza, ne-
Trebol porta il palmo alla bocca e manda un bacio verso l’angolo dove Diamante giace. -Ci vediamo dopo, Diamante mio! Fate in modo che mangi, behehe.-
Dal suo guscio di braccia e capelli, un sospiro sfugge dalle labbra tremanti dell’ex ufficiale. Dita scarne si sollevano e si piegano in un tremante saluto.
Baby 5 si guarda le mani: non può vederlo un’altra volta trascinato via in quel modo. Vorrebbe che la camminata della vergogna fosse un ricordo lontano, magari qualcosa di cui ridere una volta fuori dall’Inferno – perché esiste un fuori dall’Inferno e sarò il loro nuovo Padroncino finché non riavranno quello vecchio. Trebol è curvo sulla schiena, barba e moccio che pendono ai suoi piedi a ogni passo. Le guardie lo rivoltano, lo tengono ciascuno per un braccio.
-A dopo, miei cari! Behehe! You can't take me, for a ride,- canta l’Ufficiale di Fiori, -’cause I'm no fool now, so you better run and hide. I’m Trebol, yeah Trebol now, I’m Trebol y’all, I got Trebol in my town.-
Baby 5 lascia andare un respiro. Come se Trebol l’avesse sentita – lei, e forse qualcun altro – e avesse saputo esattamente cosa serviva. Dellinger ride, Machvise e Jora si producono in un applauso. Rannicchiato contro il muro,  Diamante si rivolta e si mette a sedere. C’è una pozza di bava accanto al suo ginocchio. Impiglia le dita tra i capelli e li libera d’un colpo dal collare cervicale.
-Tanto vale che mangi. Ci state ancora ad imboccare il vostro Diamante? Mh?-
Non è mai stato così freddo, nemmeno prima di uccidere qualcuno. Trebol e le guardie sono già scomparsi nel bianco abbagliante. Starà bene, si ricorda Baby 5. Deve chiedere se qualcuno conosce il testo completo di quella canzone.
Un giorno arriverà anche il suo turno, di tornare in quelle celle con Sadi-Chan. Pica non ha urlato, ma Baby 5 riconosce a malapena il suo granitico Ufficiale nei gesti affaticati e negli occhi stanchi dell’uomo in cella con lei. Ed è senza dubbio più forte di me.
-Arrivo, caro. Adesso mangerai anche tu.- Jora si appoggia al muro di fianco a Diamante, scivola fino a terra, gli imbocca una cucchiaiata di riso. Il gladiatore se lo tossisce addosso.
-Almeno fosse qualcosa di buono.-
-Ci sono delle posate speciali, per chi ha mani come le tue.- tenta Buffalo.
-Lo so, ma non quaggiù.- sospira Diamante. La seconda cucchiaiata va giù in gola, ma l’espressione di Diamante è una maschera di disgusto e bava.
-I marine non ti hanno forse imboccato?- domanda Gladius.
-Avevo le mani sh-sempre legate. Alla camminata, e in nave. Pregavo fosse per quello.- biascica Diamante. -In fondo era questione di tempo. Chi prendo in giro?-
Si copre la bocca con le mani per non sputare la terza cucchiaiata. -Kyros lo sapeva, lo sento.- La sua bocca si colma di saliva ad ogni “s”. -Quando mi sono svegliato, ho visto il tutore al mio collo e le mani che tremavano, ho ricordato tutto. Non riuscivo nemmeno a urlare.-
Jora sorride, gli libera la fronte dai capelli. Diamante ingoia la quarta cucchiaiata con un’espressione stoica in volto.
-Nella nave, un Marine si è offerto di uccidermi. Non potevo dormire, né parlare: solo piangere. Lui tirò fuori la pistola e mi disse che avessi voluto gli sarebbe bastato un colpo.-
Il cucchiaio trema nella mano di Jora, l'altra mano gli stringe il polso. -Però non l'ha fatto. Ci saresti mancato così tanto.-
Lo sguardo della vecchia passa da Dellinger a Machvise, e a Baby 5 stessa. Sanno quanto lei che anche adesso basta una parola di Diamante perché due mani grandi come macigni gli stringano gola, naso e bocca fino alla morte. Tutto sta a vedere se Diamante oserà pronunciarla.
-Già. Non potrei mai volerlo.- sussurra lui. -Ma ero una star. Mi applaudivano. Mi adoravano. Adesso…-
Prende un profondo respiro, sbattendo le palpebre, e contorce la faccia come se gli avessero dato un pugno al ventre. Baby 5 serra le labbra.
Una volta, al Colosseo, un gladiatore Braccialunghe gli aveva trafitto la spalla con una lancia. Era bastato un Vipera Glaive ben piazzato per farlo a fette, ma l'espressione comparsa sugli schermi era la stessa che in quel momento piega il suo volto lucido. Baby 5 è pronta a scommettere che Diamante preferirebbe rivivere mille volte quell’affondo che trovarsi dov’è adesso.
L’Ufficiale di Quadri leva gli occhi al soffitto, serrando i pugni. Machvise gli tiene la mano appena la schiude, Baby 5 gli prende l’altra: trema, ed è sudata abbastanza da gocciolare fra le dita.
-Adesso non importa. Un gladiatore è un gladiatore, anche vestito di stracci. Mi procurerò una cannuccia tempestata di diamanti.- Sogghigna alla sua stessa battuta. -Dellinger può truccarmi, se da solo non riesco.-
-O posso farlo io.- tenta Baby 5. Diamante la guarda di sottecchi. -Se ne hai voglia.- ritenta lei.
-Un gladiatore come si deve cade.- farfuglia Diamante. Senza le strisce rosse sul volto – lavate via a colpi di spugna, neanche fosse una fossa biologica – l’uomo è pallido come un cadavere. -Ma si… si tira sempre su. E io sono l’Eroe del Colosseo. Cosa mai mi trovo a dire?-
Sbatte le ciglia, si tampona il mento con la manica. -Sto bene. Mi è passato. Siete carini.-
-Di niente.- sorride Baby 5, e stringe quel palmo fradicio come un tesoro.

Diamante tira fuori la lingua, premendosi sullo stomaco una mano scossa da tremiti. La ciotola vuota giace al suo fianco, persino più triste che quando gliel’hanno portata.
-Ho ancora fame. Maledetti sch… schifosi-
-Abbiamo tutti fame.- soggiunge Lao G. -Non possiamo andare avanti così. Ci prosciugheremo, con la “G”.-
I suoi occhi sono infossati sotto le rughe, al punto da scomparirvi dentro, ma Baby 5 vi legge comunque il panico. Buffalo annuisce, gemendo un “dasuyan” stridulo tra i grossi incisivi. Sugar trema rannicchiata fra le braccia di Jora. Dellinger si morde le unghie.
Non è bene. Baby 5 allontana i capelli dal volto, si alza in piedi su caviglie scosse dai brividi. Darei il mio Arma Arma per un paio di scarpe. Una tazza di tè. Una sigaretta. Persino Gladius alza la testa dalle braccia per guardarla: prende un respiro profondo, squadrando tutti quanti con occhi annebbiati e doloranti. Potrebbe mangiarsi la neve, se questa la nutrisse.
-Qualcuno, molto tempo fa, mi ha detto che quando hai fame…-
Smettila di tormentarmi, Neonata Cinque. Stasera non si mangia. Trovati qualcosa da fare prima che prenda di nuovo la scopa, inutile mocciosa.
-…devi smettere di pensarci, e andrà tutto via.-
Silenzio. Torna a sedersi con un “oh”, coprendosi le guance rosse con le mani. Non dovrei sentirmi così libera, non dopo quello che ho fatto.
Due dita sfiorano le sue, si posano sul suo polso. La stringono per un attimo prima di scivolare via. Diamante sorride di nuovo, e stavolta è dolce. -Vedo che fai progressi. È bello riaverti tra noi, mia cara.- biascica, e le accarezza la spalla come un maestro soddisfatto.
-Ha ragione.- Baby 5 si morde la gengiva per far sparire quel maledetto rossore. Si volta verso Gladius, che ha preso la parola. -La Principessa Scarlett aveva commesso quell’errore. Ma noi siamo la Famiglia Donquixiote.-
Machvise si strofina le dita nella barba scarmigliata. -Ti va di cantarci qualcosa, Didi?-
Diamante lo guarda come se gli avesse pestato un piede. -Il soprannome “Didi” è riservato a pochi eletti.- Un eletto, in verità. -Ma ci sto. Aiutami a…-
Un braccio grosso come un albero maestro circonda i fianchi del gladiatore e lo solleva come una piuma sulle gambe tremanti. Gli tiene la mano fino in fondo ai gradini, dove lo guida a sedere.
-Grazie, pietruzza. Sei un tesoro.-
Diamante lascia cadere le gambe dal gradino di pietra, usa il braccio di Pica come schienale, un sorriso tirato sulle labbra più sottili che mai senza il consueto rossetto. Una goccia di sudore gli scende lungo il naso.
-Every time that I look in the mirror, all these lines on my face getting clearer.-
Come faccia a suonare così dolce, anche biascicante e sbavante, è un mistero che sfugge a lei come a tutti. -The past is gone, it went by like dusk to dawn.- Dondola le spalle, piega le mani tremanti come per suonare una chitarra immaginaria, tira fuori la lingua verso un pubblico che non c’è. È davvero un diamante: indistruttibile.
-Isn’t that the way,- anche Machvise ha cominciato a cantare, e Jora, e Buffalo, e Lao G. -Everybody’s got their dues in life to pay.-
Baby 5 si siede accanto a Señor Pink e agita le braccia a tempo. Avrà sentito quella canzone abbastanza volte da poterne scrivere il testo contro le pareti della cella. Forse è stato proprio Diamante il primo a cantargliela. Poco dopo la scomparsa di Law, durante una notte come tante. Non sa quanti anni avesse, allora: sa solo che voleva la mamma, e che Diamante la cullava con braccia ferme come se non avesse fatto altro tutta la vita.
-Dream on!- Non si era mai resa conto di quanto bene suonassero tutti in coro. -Dream on! Dream on! And dream until your dream comes true!- Dellinger solleva le dita indici e le muove avanti e indietro. Pica schiocca le dita a tempo, scandendo il testo senza parlare. Sugar appoggia la testa sui pugni, sdraiata pancia in giù. Se ci fosse anche Trebol sarebbe tutto perfetto, ma anche un quasi è sufficiente a Impel Down. -Sing with me, if it's just for today, maybe tomorrow the good Lord will take you away!-
Applaudono, mentre Diamante suona l’ultimo riff di tremiti sulla sua chitarra inesistente. Ormai suda persino dai capelli, ma a Baby 5 è mancato tanto quel sorriso largo e piatto.
-Fate silenzio, brutti stronzi! C’è gente che vuole dormire!- urla qualcuno dalla cella accanto.
Gladius porta le mani alla bocca. -Tappati le orecchie, perdente! Siamo la Famiglia Donquixiote e facciamo il cazzo che ci pare!-
Baby 5 sorride, anzi sogghigna. -Un altro giro?-


A.A.:
Torniamo a Impel Down, per qualche momento di dolcezza. Sono stata più che felice di scrivere così tanto su Diamante: dei Tre Ufficiali, nonostante non sia il mio favorito è il più maturo, carismatico, è uno showman fatto e finito, e il suo handicap offre potenziale per svilupparlo appieno. Con in sottofondo gli Aerosmith, perché la mia abitudine di infilare musica pop nelle mie fanfiction non morirà mai. Mi piace immaginarlo... non proprio come un padre per Baby 5 (anche perché di figlio ne ha già uno, ed è piuttosto abbondante), ma come qualcuno a cui affidarsi e su cui contare per una bambina spaventata. Quello che dei quattro Ufficiali, avendone cresciuto già uno, ha più esperienza di bambini. E anche poco rancoroso, perché le rockstar vivono così. 
1. Avevo anticipato già in La Leva Cala che, nonostante un handicap fastidioso e difficile da gestire, Diamante non chiederà mai di essere ucciso come Maggie Fitzgerald. Esistono effettivamente posate e altri strumenti disegnati per permettere a chi è affetto da tremori alle mani (es. il morbo di Parkinson) di mangiare senza problemi, e nulla dà da pensare che non esistano nel mondo di One Piece. Oppure potrebbe farsele da sé col suo Flap Flap. 
2. La canzone di Trebol è Trouble di P!nk col testo lievemente modificato. Quella di Diamante è sempre Dream On.
3. Non voglio immaginarmi Diamante senza rossetto. Lo vediamo senza trucco in faccia nei flashback, ma il rossetto c'è comunque. Non oso nemmeno pensarci. 
4. La storia di Baby 5 è un'espansione del canone. Con tutti i feels che ne conseguono. 
5. Didi non ha smesso di strascicare. Semplicemente mi sono resa conto che il suo continuo "sch" risultasse fastidioso in una storia lunga. In base a un commento della versione inglese di questa storia, ho deciso di omettere la scrittura del suo difetto di pronuncia, eccetto quando necessario, implicando che il pubblico già sappia come Diamante parla e lo senta parlare con la fatica del caso anche senza scriverlo. 
Ci vediamo nel prossimo capitolo.
Lady R. 
  
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