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Autore: fireemeetgasoline    23/09/2019    1 recensioni
“A volte mi piace stare in cima alla Torre di Astronomia nel cuore della notte e guardare le stelle. L’universo è enorme e, per un solo secondo, mi sento confortato dal fatto di essere così piccolo e insignificante in questo grande, vasto mondo. Mi sembra quasi che le mie preoccupazioni non contino, perché le stelle non hanno preoccupazioni, esistono e lo fanno senza vergogna. Quindi questo è il primo passo verso la mia esistenza senza vergogna.
Sono gay, Hogwarts. Forse un giorno sarò coraggioso abbastanza da dirlo ad alta voce.
Stargazer”

Albus Potter ha un segreto, uno di cui nemmeno i suoi amici sono a conoscenza e che sicuramente non ha intenzione di rivelare a nessuno prima del diploma. Ad eccezione di Stargazer, perché a Stargazer può dire qualsiasi cosa.
(Ispirata a Love, Simon)
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Albus Severus Potter/Scorpius Malfoy
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto, Nuova generazione
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L’autrice di questa storia è straniera, io mi sono occupata della traduzione. Qui (x) trovate la storia originale, qui (x) il permesso dell’autrice, LittleRose13 su AO3.
 
Chi non muore si rivede, penserete. Eccomi qui quindi, con una nuova traduzione. Molto probabilmente il pairing di questa storia sarà una sorpresa per voi e lo capirò se decidete di non leggerla perché non siete interessate. Ma chi mi conosce bene, sa che ho un debole per Albus e Scorpius e quando ho trovato questa ff ispirata a Love, Simon (2018) dovevo leggerla e tradurla. Ovviamente SPOILER ALERT se ancora non avete visto il film.
La fic originale è accompagnata da dei bellissimi disegni, fatti da marisdrawing su tumblr.
Come sempre ringrazio Mars, la mia beta e la mia fan numero uno.
Ora vi lascio e vi auguro una buona lettura.
 
 
 
Hogossip! News fresche dal calderone!
 
Questa settimana abbiamo ricevuto una soffiata anonima sul REALE motivo per cui il capanno di Quidditch è stato sottoposto ad un incantesimo a tempo. Non entreremo nei dettagli cruenti, quindi se volete sapere cosa sia successo esattamente, vi consigliamo di chiedere a Jacob Finch-Fletchley ed a Kelly Gates perché ci abbiano messo così tanto tempo a trovare le loro scope. ;) ;)
 
Il capanno di Quidditch è praticamente una zona off limits ora. Il nuovo incantesimo permette agli studenti di entrarci per non più di due minuti. Anche se da quello che abbiamo sentito, non sarà un problema per il signor Finch-Fletchley.
 
Se avete una storia da condividere, inviate un gufo (o passate un bigliettino) a Melissa Lockhart @ Hogossip
 
“Non vi avevo detto che ci stavano dando dentro?” Polly abbassò la copia di Hogossip con fare drammatico e si guardò intorno con le sopracciglia inarcate.
 
“Um, ce l’hai detto?” la interrogò Albus incerto, cercando di ricordare quando mai Polly avesse parlato dell’argomento.
 
“Sì! Ti ricordi, Thea?”
 
Thea si accigliò. “Qual è Kelly Gates?”
 
“Tassorosso, bionda, sembra sempre sotto l’effetto di un incantesimo esilarante,” intervenne Rose.
 
“Oggi non sembra troppo allegra,” commentò Albus, indicando Kelly Gates. Era circondata da un gruppo di amiche che cercava di consolarla, ma mentre Albus la guardava, assunse uno sguardo da omicida.
 
“Oh, eccoci,” mormorò Polly, sembrando quasi esaltata quando Kelly individuò Jacob Finch-Fletchley entrare nella Sala Grande e cominciò ad andargli incontro.
 
Mentre Kelly iniziò ad accusare ad alta voce Jacob di aver inviato la soffiata anonima lui stesso, Albus si isolò dalla conversazione e si guardò intorno. Spesso si sentiva così, estraneo a tutto ciò che stava succedendo, non escluso, ma separato dal resto del mondo. Era diverso e nessuno avrebbe mai capito. Nemmeno i suoi amici più cari.
 
Rose stava ridendo e imburrando una fetta di toast. Era cugina di Albus, i loro genitori erano stati migliori amici ai tempi della scuola ed era scontato che Albus e Rose avrebbero continuato quella tradizione, avendo la stessa età. Rose era affidabile, spietata e Albus la trovava esilarante.
 
Dopo essere stati entrambi smistati in Grifondoro al loro primo anno, conobbero Polly Chapman, che presto diventò una delle migliori amiche di Albus. Sognava di diventare una giornalista ed era sempre una delle prime persone in possesso di una copia di Hogossip, che – come oggi – leggeva loro durante la colazione, proprio come La Gazzetta Del Profeta.
 
Thea Jordan si era trasferita da Ilvermorny a Hogwarts al settimo anno e si era inserita naturalmente nel gruppo. Ad Albus piaceva molto, perché non lo guardava mai come se fosse qualcuno di diverso da chi fosse realmente.
 
Erano le migliori amiche di Albus in un mare di conoscenti. Avere un padre famoso ed un fratello maggiore che giocava a Quidditch a livello professionale rendeva Albus tutt’altro che impopolare, ma preferiva di gran lunga la compagnia di quelli che lo vedevano  semplicemente come Al e non come il figlio di Harry o il fratello di James. Non che qualcuno potesse mai vedere il vero Al, non quando stava nascondendo una parte così grande di se stesso al mondo.
 
“Pensi che sia stato proprio Jacob a mandare la soffiata anonima?” si domandò Rose.
 
“È sempre stato in cerca di attenzioni,” commentò Polly. “Non sarei sorpresa se lo avesse fatto, probabilmente pensava di fermare gli altri rumors.”
 
Perché Albus aveva un segreto, un segreto di cui né le sue migliori amiche né la sua famiglia erano a conoscenza. Nemmeno suo fratello maggiore, James.
 
“Quali altri rumors?” chiese Thea, piuttosto disinteressata.
 
E non voleva necessariamente tenerlo segreto.
 
Polly sogghignò. “Beh, chiunque abbia un po’ di cervello è in grado di capire che è chiaramente gay.”
 
Albus squittì involontariamente, ma fortunatamente il rumore fu coperto dalla rumorosa risata di scherno di Rose.
 
“Assolutamente no. Non è gay.” Scosse la testa con enfasi. “Hai letto troppo Hogossip.”
 
Albus sentì le guance scaldarsi e sorseggiò il suo caffè con quanta più nonchalance poteva.
 
“Certo che l’ho fatto, ma andiamo! Non senti certe… vibrazioni?” Guardò Thea.
 
“Vibrazioni? Non stiamo parlando di una società segreta, Polly.” Thea sembrava incredula. “Solo perché i suoi capelli sono sempre perfettamente acconciati…”
 
Le tre ragazze scoppiarono a ridere. Albus abbassò rumorosamente la tazza di caffè e si alzò molto più bruscamente di quanto avrebbe voluto, attirando l’attenzione di tutti.
 
“Ci vediamo a Pozioni, ho dimenticato i compiti nella Sala Comune.”
 
Lasciò la Sala Grande il più velocemente possibile, cercando di non correre e, senza pensarci, attraversò l’ingresso e uscì subito all’esterno. Un gruppo di studenti del quarto anno diretti alla prima lezione di Cura delle Creature Magiche quasi non lo degnò di uno sguardo, era solamente uno stressato studente del settimo anno che si comportava in modo strano.
 
Albus si avvicinò al lago e si sedette sulla riva, stringendosi le ginocchia al petto, come se quella posizione potesse renderlo momentaneamente invisibile. Fissò la superficie del lago mentre le parole delle sue amiche gli riverberavano nel cervello.

È chiaramente gay.
 
Non senti certe… vibrazioni?
 
Albus deglutì a fatica e cercò di mettere ordine nel groviglio di emozioni che stava provando. Sapeva per certo di essere gay da tre anni ormai e in nessun modo si era sentito in dovere di dirlo a qualcuno. Anzi, era felice che le sue amiche continuassero a pensare che fosse molto esigente in fatto di ragazze o che non fosse interessato ad avere una relazione.
 
La sua sessualità non era il suo unico segreto, ma era l’unica cosa che non aveva detto ad anima viva, nemmeno a Polly o a Rose.
 
Polly e Rose pensavano di conoscere tutti i segreti di Albus. Come il fatto che scrivesse canzoni da oltre due anni o che avesse il sogno proibito di registrarle e di farsi un nome un giorno. Tutti gli altri pensavano che Albus sarebbe diventato un pozionista, poiché era la materia in cui eccelleva ed era nella tradizione familiare. Albus sapeva che probabilmente avrebbe dovuto prendere la decisione più ragionevole e richiedere la licenza da pozionista e trovare lavoro in una fabbrica, come tutti si aspettavano da lui; era abbastanza bravo da riuscirci.
 
Ma la musica era la sua passione, proprio come il Quidditch lo era per James. E James aveva seguito il suo sogno ed era diventato il più giovane Cercatore che il Puddlemere United avesse mai reclutato. Quindi perché non avrebbe potuto farlo anche Albus?
 
Non senti certe… vibrazioni?
 
Lui dava certe vibrazioni? Esistevano davvero? C’era un gruppo di amici che, seduti a colazione, discutevano delle vibrazioni di Albus, proprio come le sue amiche avevano parlato di Jacob?
 
I suoi capelli sono sempre perfettamente acconciati.
 
Albus ridacchiò e si passò una mano nel disastro che aveva per capelli. Erano scuri, quasi neri, e non facevano mai quello che voleva Albus, scegliendo invece di andare in ogni direzione, nonostante i migliori sforzi per domarli. Aveva provato a tagliarli corti, aveva provato a farli crescere, aveva provato varie pozioni e poi, verso il quinto anno, ci aveva rinunciato e aveva iniziato ad abbracciare quel disordine.
 
Fiducioso che i suoi capelli non dessero alcun tipo di vibrazione, Albus fece un respiro profondo e si sentì molto più calmo. Calmo abbastanza da tornare dentro ed arrivare giusto in tempo per l’inizio della lezione di Pozioni.
 
****
 
Quella sera, nella Sala Comune, Albus e le sue amiche riuscirono ad accaparrarsi uno dei grandi tavoli tondi con le sedie comode. La sua superficie era principalmente ricoperta dai compiti, ma Rose era assorta nei programmi per la squadra di Quidditch di quell’anno; era il suo secondo anno da capitano.
 
“Albus, spero che tu ti sia allenato. Ti riconfermo come Cercatore solamente se sei il migliore, nessun trattamento speciale.”
Albus alzò gli occhi al cielo al commento schietto della cugina. “Lo so, ho giocato un po’ con James durante l’estate.”
 
In verità, ad Albus non sarebbe dispiaciuto troppo essere relegato a riserva per la squadra di Grifondoro quell’anno: gli piaceva giocare e la maggior parte dei suoi amici giocava a Quidditch, ma non era emotivamente coinvolto nello sport come lo erano alcuni dei suoi compagni di classe.
 
“Oh, sono i programmi per la nostra squadra?” chiese una voce untuosa da sopra la spalla di Albus, scrutando da vicino gli schemi di Rose. Lei li tirò verso di sé e li coprì con entrambe le braccia.
 
“Questi sono i miei programmi, sì.” Rose non guardò l’oratore.
 
Karl Jenkins si autoinvitò a sedersi all’unico posto vuoto al tavolo; Polly alzò gli occhi al cielo.
 
“Naturalmente quest’anno la competizione sarà totalmente diversa, in particolare per quanto riguarda Serpeverde.” Karl lo disse come se tutti stessero morendo dalla voglia di sapere le sue opinioni. “Quel Cole Flint è piuttosto fastidioso, se me lo chiedete.”
 
“Nessuno lo ha fatto,” sibilò Polly sottovoce.
 
Albus non disse nulla ma lanciò a Karl uno sguardo disgustato. Cole Flint era uno dei suoi amici, era un Serpeverde ed era una delle persone più simpatiche che Albus conoscesse.
 
“Allora, Thea,” Karl le si avvicinò e sorrise in modo nervoso. “Farai i provini per entrare in squadra?”
 
Thea distolse lo sguardo da lui. “Sì, credo di sì.”
 
Karl lanciò ad Albus uno sguardo trionfante ed ammiccò. “Se vuoi, sai, possiamo allenarci insieme qualche volta, sono un allenatore eccellente. Sto pensando di fare una dimostrazione di volo al talent show di quest’anno, in realtà.” Si bloccò come se si aspettasse una reazione eccitata a quella prospettiva.
 
“Grazie, lo terrò a mente.” Thea sorrise educatamente ma fece per tornare ai compiti.
 
“E ti aiuterà avere consigli da uno dei membri della squadra.” Diede un colpetto a Thea e le fece l’occhiolino.
 
“Non fai necessariamente parte della squadra, Karl,” intervenne Rose aspramente. “I provini sono nel fine settimana.”
 
Karl agitò la mano con nonchalance e non distolse lo sguardo da Thea. “Oh, quelli. Una formalità”. Si alzò per andarsene, sfiorando deliberatamente la spalla di Thea nel farlo. “Non vedo l’ora che diventiamo compagni di squadra.”
 
Thea rabbrividì, non appena sì allontanò. “È… amichevole.”
 
“È viscido,” ribatté Rose, sembrando di cattivo umore.
 
“Lo riammetterai in squadra?” chiese Polly indifferente.
 
Rose scosse la testa. “Non se posso evitarlo. Anche se fosse il miglior Battitore ai provini, i suoi atteggiamenti sono terribili.”
 
“Tutti sanno che sarai tu il miglior Battitore ai provini, Rosie Posie,” la stuzzicò Albus, con voce leziosa.
 
“Che cosa vuoi?” Rose lo guardò con sospetto.
 
“Niente! Non posso semplicemente essere gentile con te?”
 
“Percepisco un sottotono sarcastico in questo commento che non riesco a cogliere.” Rose raccolse gli schemi di Quidditch. “Vado a letto. Qualcun altro?”
 
Thea annuì, mettendo via i compiti. “Anche io ho finito.”
 
Polly indicò il saggio a cui stava lavorando. “Dovrei finire questo.” Guardò Albus. “E speravo che potessi aiutarmi con la conclusione, Al?”
 
Albus annuì e sorrise, afferrando il saggio di Pozioni che Polly fece scivolare verso di lui e iniziò a leggerlo. Rose e Thea se ne andarono insieme e Polly posò discretamente una mano su ciò che Albus stava leggendo. La guardò sorpreso.
 
“Cosa ne pensi di Thea?” gli chiese a bassa voce.
 
“Um, mi piace davvero tanto. È forte, sono felice che abbiamo stretto amicizia.” Guardò Polly in modo strano. “Perché, a te non piace?”
 
Polly scosse la testa. “No, anzi! Anche a me piace molto.”
 
“Okay, bene.” Albus sorrise e tornò a leggere il saggio.
 
“Hai una cotta per lei?” gli chiese Polly all’improvviso.
 
Albus sghignazzò prima che potesse evitarlo. “Che cavolo, Polly? No, non ho una cotta per lei.”
 
Improvvisamente, Albus entrò nel panico. Era troppo rivelatorio che non avesse una cotta per Thea? Carina, simpatica, intelligente e nuova a scuola, forse avrebbe dovuto avere una cotta per lei.
 
“Perché lo chiedi?” chiese Albus nel modo più casuale possibile.
 
“Solo,” Polly esitò e distolse lo sguardo, “ti ho visto guardarla diverse volte.”
 
Albus si sentì arrossire, il che era stupido perché non aveva mai guardato Thea in quel modo. “No, non è così. Lei non è il mio tipo.”
 
Seguì una pausa imbarazzante e Albus fu colto di nuovo dal panico per aver insinuato la cosa sbagliata.
 
“Non perché è nera! Adoro le donne di colore.” Si sentì in imbarazzo per le sue stesse parole. “Non che io abbia un debole per le donne di colore, adoro tutte le donne e –”
 
“Albus,” ridacchiò Polly, interrompendolo. Improvvisamente si era reso conto di avere il fiato corto.
 
“Mi dispiace,” mormorò, anche se non comprese per cosa si stesse scusando. “Penso di andare a letto. La conclusione sembra perfetta, buonanotte, Pol.”
 
****
 
Albus fece colazione tardi il giorno dopo, approfittando della prima ora libera. Si sedette assonnato al tavolo di Grifondoro che si stava svuotando sistematicamente e avvicinò una tazza, riempiendola di caffè. Polly stava saltellando sul posto come se lo stesse aspettando.
 
“Devo andare a Cura delle Creature Magiche, ma guarda questo, Al! Dopo voglio sapere chi pensi che sia!”
 
Gli lanciò una copia di Hogossip e se ne andò in un turbinio di capelli biondi e risate. Albus alzò gli occhi al cielo e spinse via il foglio, allungandosi verso una fetta di toast. L’entusiasmo di Polly per i più piccoli pettegolezzi non mancava mai di stupirlo.
 
Le persone intorno a lui stavano leggendo le loro copie di Hogossip e, qualunque notizia stesse riportando oggi, stava suscitando molto scalpore. Albus si chiese cos’altro avesse fatto Jacob Finch-Fletchley mentre le rumorose conversazioni delle persone accanto a lui continuavano.
 
“Sicuramente è quel ragazzo, Blakely, del sesto anno!”
 
“E se non fosse un ragazzo?”
 
C’era un cicalio eccitato di chiacchiere, ora che Albus ci faceva caso. Qualunque cosa avesse riferito Hogossip questa settimana, stava colpendo nel segno. Spalmò la marmellata sul suo toast e guardò in basso verso l’articolo, leggendolo sottosopra.
 
Hogossip! News fresche dal calderone!
 
Questo è un post di uno studente, inviatoci in forma anonima. Ascolta bene Hogwarts, qualcuno ha qualcosa da dire.
 
Albus era incuriosito e girò il foglio nel verso giusto per continuare a leggere.
 
“A volte mi piace stare in cima alla Torre di Astronomia nel cuore della notte e guardare le stelle. L’universo è enorme e, per un solo secondo, mi sento confortato dal fatto di essere così piccolo e insignificante in questo grande, vasto mondo. Mi sembra quasi che le mie preoccupazioni non contino, perché le stelle non hanno preoccupazioni, esistono e lo fanno senza vergogna. Quindi questo è il primo passo verso la mia esistenza senza vergogna.
 
Sono gay, Hogwarts. Forse un giorno sarò coraggioso abbastanza da dirlo ad alta voce.
 
Stargazer”


Bene, eccolo qui, ragazzi! Poetico, non trovate?
 
Albus non riusciva a respirare, non riusciva a parlare. La fetta di toast che stava per mangiare, ora sembrava destinata a rimanere intatta per sempre. Lesse di nuovo il messaggio e poi una terza volta.
 
C’era qualcuno come lui. Proprio come lui.
 
Stargazer.
 
In un attimo, Albus abbandonò la colazione e, portando l’articolo con sé, si diresse verso la guferia. Mentre camminava, pensò alle parole scritte da Stargazer.
 
Questo è il primo passo verso la mia esistenza senza vergogna.
 
Non riusciva ad immaginare di essere abbastanza coraggioso da uscire pubblicamente allo scoperto in quel modo, anche se in forma anonima, ed era un Grifondoro. Era più coraggioso di lui e le parole di Stargazer toccarono Albus nel profondo.
 
Le stelle non hanno preoccupazioni, esistono e lo fanno senza vergogna.
 
Quando raggiunse la guferia, spiegò l’articolo e lo rilesse. Non c’era nessun altro in giro, la maggior parte degli studenti era in classe e quelli che non lo erano non erano inclini a scegliere la guferia come luogo dove trascorrere le loro ore di libertà. Afferrò un foglio di pergamena e una penna, agitando la bacchetta per un rapido incantesimo camuffante, per fare in modo che la sua calligrafia non fosse riconoscibile.
 
Caro Stargazer,
 
Sono proprio come te. Mi sento come se fossi un estraneo che sbircia in un mondo che non gli appartiene, come se mantenere questo segreto stesse mettendo dei muri tra me e i miei amici e la mia famiglia. Non sono sicuro se gli altri lo abbiano notato, ma io lo sento.

 
Ammiro il tuo coraggio, quel primo passo verso un’esistenza senza vergogna. Non sarei stato in grado di farlo, non sono nemmeno sicuro di essere in grado di inviarti questa lettera. Suppongo sia confortante sapere di non essere l’unico ad avere un segreto.
 
Grazie

 
Albus lesse il messaggio e pensò ad uno pseudonimo con cui firmare la lettera. La sua mente viaggiò alla chitarra nell’angolo del suo dormitorio, l’altro segreto che stava mantenendo.
 
Grazie
 
Strings

 
Individuò il gufo della scuola dall’aspetto più anonimo che riuscisse a trovare, legò la lettera (indirizzato a Stargazer) alla zampa e gli diede istruzioni precise per portare la risposta solamente al suo dormitorio, in nessun altro luogo. Il gufo gracchiò comprensivo e decollò, compiendo diversi cerchi in aria prima di scomparire in lontananza.
 
Per tutta la mattina Albus non riuscì a concentrarsi in classe, la sua mente correva ed improvvisamente vedeva tutti quelli intorno a lui sotto una luce diversa. Chi era questo misterioso Stargazer? Aveva qualche lezione con lui? Avrebbe potuto essere nella squadra di Quidditch insieme a lui?
 
“Albus! Abbiamo cominciato,” la Professoressa Jacobs prese di sorpresa Albus, che si spaventò e sorrise timidamente, accendendo con aria mortificata il fuoco sotto il suo calderone.
 
“Mi scusi, professoressa.”
 
“Non è da te essere così distratto a Pozioni. Qualcosa non va?”
 
Albus deglutì. “Niente, professoressa.”
 
“Allora comincia, non vedo l’ora di vedere cosa produci.” La professoressa Jacobs sorrise e passò avanti. “Questo potrebbe far parte del tuo portfolio per la licenza da pozionista, sai.”
 
Rose attirò l’attenzione di Albus con un’occhiata pungente e Albus sapeva dove sarebbe andata a parare. “Non gliel’hai detto?” sibilò.
 
“Non ancora,” rispose Albus a disagio.
 
“Pensa che farai richiesta per la licenza da pozionista, devi dirle che non vuoi.”
 
“Lo farò.” Gioco nervosamente con i capelli sulla nuca. “Non voglio deluderla.”
 
“Non è un buon motivo per rinunciare al tuo sogno!”
 
“Lascia perdere, Rosie.”
 
“Albus, la musica è la tua passione e –” 
 
“Ho detto di lasciar perdere.”
 
Rose sospirò e si concentrò sulla sua pozione, ma Albus vide che continuava a lanciargli delle occhiate, come se volesse riprendere la discussione durante la lezione.
 
Il pranzo fu una sfocatura confusa, con gli amici delle altre Case che si unirono al tavolo di Grifondoro. Accadeva spesso e di solito ad Albus piaceva trascorrere la pausa pranzo con tutti i suoi amici, ma oggi era opprimente quando tutto quello a cui riusciva a pensare era se Stargazer avesse letto la lettera.
 
“Non capisco perché la indossi adesso,” disse in tono esasperato Scorpius Malfoy, Serpeverde e Caposcuola di quell’anno.
 
“Mi sta bene,” Cole Flint, anche lui Serpeverde, si strinse nelle spalle e addentò il sandwich.
 
“Questione di opinioni,” mormorò Scorpius e poi sorrise ampiamente e colpì  lievemente Cole sulla spalla. “Al, cosa ne pensi?”
 
Albus si riscosse e gli ci volle un secondo per processare che gli era stato chiesto di esprimere la sua opinione. Scorpius indicava la testa di Cole e guardava Albus in attesa.
 
Rise come se avesse compreso la domanda ed esaminò i capelli castano chiaro di Cole, spinti all’indietro da una sottile fascia nera per capelli. “Scorpius ha ragione. Se la usi per renderti più aerodinamico sul campo di Quidditch, perché la indossi a pranzo?”
 
“Non pensi che l’aerodinamicità mi stia bene?” Cole fece finta di essere offeso.
 
Albus scrollò le spalle e scambiò un sorrisetto con Scorpius.

Cole rise e arruffò i capelli neri, eternamente disordinati di Albus. “Almeno non ho la stessa acconciatura dal primo anno.”
 
Albus indicò i suoi capelli. “La chiamiamo un’acconciatura questa? Preferisco vederla come il meglio con cui mi sveglio.”
 
“Non lo so, chiedi all’esperto.” Cole diede una leggera gomitata a Scorpius. “Ha trascorso quindici minuti a spazzolarsi i capelli stamattina.”
 
“Mi piace prendermi il mio tempo,” protestò Albus, spostando una ciocca di perfetti capelli biondi dagli occhi. “Perché tieni conto di quanto tempo ci impiego, in ogni caso?”
 
Mentre iniziavano uno dei loro soliti battibecchi amichevoli, Albus guardò l’orologio e si rese conto che, se voleva controllare la presenza di una risposta prima della lezione, sarebbe dovuto andare alla Torre di Grifondoro subito, per poter tornare in tempo per Erbologia.
 
“Merda, è già così tardi? Devo, ehm, mettere via i miei libri.”
 
Albus, in realtà, non pensava che qualcuno stesse prestando attenzione alla ragione per cui se ne andava così presto, mentre la sua voce fu soffocata da quella più rumorosa di Cole. Così quando si alzò per andarsene, fu sorpreso di vedere Polly fare la stesso e guardarlo negli occhi.
 
“Vengo con te, Al. Adesso ho un’ora libera.”
 
“Oh sì, certo.” Albus si strinse nelle spalle come se non fosse un grande problema.
 
“Ti senti bene? Oggi sembri un po’ teso,” gli chiese Polly dolcemente non appena furono da soli, mentre lasciavano la Sala Grande.
 
Albus sapeva che Polly non avrebbe lasciato cadere la questione finché non le avesse detto perché era teso; avrebbe dovuto dirle qualcos’altro.
 
“La Professoressa Jacobs mi ha parlato di nuovo della licenza da pozionista,” disse, realizzando in quel momento che stava dicendo la verità e che l’argomento lo stava davvero rendendo nervoso.
 
Polly sospirò. “Dovresti dirle che non vuoi farlo. So che sei bravo in Pozioni, ma non avrebbe dovuto supporre che vuoi farlo.”
 
“Ehm, non lo ha semplicemente supposto. Le ho detto che volevo prendere la licenza, l’anno scorso, prima dell’estate.”
 
“Bene, allora dovresti dirle che hai cambiato idea.”
 
“E poi mi chiederà cosa ho intenzione di fare e non ho una risposta a quella domanda, Polly.” Albus sospirò, mentre salivano le scale.
 
“Mi dispiace, Al. Non volevo farti arrabbiare.”
 
Fece uno sforzo per ammorbidire l’espressione del viso, ma l’ansia stava crescendo dentro di lui tanto più si avvicinavano al dormitorio e ad una possibile risposta di Stargazer. “Non sono arrabbiato, solo che la cosa mi fa star male.”
 
Sembrò che Polly volesse cambiare argomento. “Ehi, hai letto l’articolo di Hogossip di stamattina? Sul ragazzo gay non dichiarato?”
 
“L’ho letto,” disse Albus con indifferenza, nel tentativo di dissimulare il fatto che l’espressione ragazzo gay non dichiarato gli avesse provocato le palpitazioni.
 
“Chi pensi che sia? Il mio primo pensiero è stato Jacob Finch-Fletchley, ma non è possibile che abbia scritto alla rivista di Melissa, è furioso con lei. Potrebbe essere qualcuno del tuo dormitorio, forse? Liam Abercrombie è sempre stato bizzarramente innamorato di Celestina Welbeck…” rifletté Polly tra sé e sé.
 
Albus ridacchiò. “Se è Liam Abercrombie, è in totale negazione, non immagini la quantità di ragazze che si porta in stanza.”
 
Albus non riusciva a spiegarle perché fosse certo che non si trattasse di Liam Abercrombie.
 
“Ma avrebbe senso!”
 
“Fidati di me, Polly. Liam non è gay, mi dà una certa vibrazione.” Albus sogghignò.
 
Polly lo guardò con sospetto mentre raggiunsero l’ingresso della torre di Grifondoro. “Mi stai prendendo in giro?”
 
“Sì, sì, lo sto facendo.” Si rivolse poi alla Signora Grassa. “Zucca.”
 
La Sala Comune era praticamente deserta, visto che il pranzo stava giungendo al termine, e Polly si diresse verso un ammasso di sedie.
 
“Penso che mi metterò qui a lavorare, inizio quel saggio di Difesa. Qui non è spaventosamente silenzioso come in biblioteca.” Polly si sedette vicino al camino e Albus annuì, felice che avesse intuito che voleva stare da solo. Polly era brava a cogliere quelle cose.
 
Albus sorrise e la lasciò lì, cercando di non correre sulle scale fino al dormitorio dei ragazzi del settimo anno. Chiuse la porta alle sue spalle con la massima disinvoltura, quindi si precipitò sul letto, alla ricerca di eventuali segnali che il gufo gli avesse portato una risposta da Stargazer. Ma il suo letto era vuoto, così come il comodino e il coperchio del suo baule.
Albus sospirò, si lasciò cadere sul letto e si portò le mani sulla faccia con un gemito.

Perché improvvisamente gli importava così tanto? Non conosceva questa persona, erano due estranei. Ma era l’idea che ci fosse qualcun altro come lui là fuori. Qualcuno che si sentiva nello stesso identico modo e che poteva avvalorare i suoi sentimenti.

Avrebbe dovuto lasciare il dormitorio, o sarebbe arrivato tardi ad Erbologia, ma la sua mente aveva bisogno di calma e silenzio in quel momento. Prendendo la decisione di saltare la lezione di Erbologia, aprì la custodia ai piedi del letto e recuperò la sua chitarra. Si adattò esattamente al punto in cui la appoggiò sul ginocchio e le corde erano familiari e avevano un effetto calmante sotto le sue dita callose.
 
Cominciò a suonare una melodia, usando la punta delle dita per pizzicare delicatamente le corde. Si trattava di una delle sue composizioni, ma ancora non aveva le parole, gli piaceva solamente l’armonia di suoni. I suoi occhi si chiusero un secondo mentre si perdeva nella musica che suonava.
 
La porta si aprì cigolando e Albus sobbalzò, fermando il suo strimpellamento bruscamente e piazzando il palmo del mano contro le corde. Alzò gli occhi per vedere chi stesse sbirciando dalla porta e si rilassò; era solo Polly.
 
“Non sei tornato di sotto, credevo che ti fossi addormentato.” Si strinse nelle spalle e si sedette accanto a lui sul letto. “Ed Erbologia?”
 
“Mi sto prendendo una giornata libera per la mia salute mentale.” Albus sorrise e riprese a strimpellare.
 
“Sei sicuro che vada tutto bene?”
 
Smise di suonare e la guardò per un lungo, lunghissimo secondo. Polly, la sua migliore amica da quando avevano undici anni, la prima persona che non fosse un membro della sua famiglia a diventargli amica. Una delle poche persone che era a conoscenza del suo sogno segreto di fare musica.
 
E, in quel momento, niente sembrava più sbagliato che dirle che era gay. Non poteva proprio.
 
“Va tutto bene,” la rassicurò Albus. “Vuoi sentire a cosa sto lavorando?”
 
Era un trucco un po’ basso distrarre Polly in quel modo, perché sapeva che non avrebbe detto mai di no all’idea di sentirlo suonare, era una di quelle cose che si sa dopo essere stati migliori amici per così tanto tempo. Polly avrebbe potuto sapere che Albus stava cercando di distrarla, ma era comunque d’accordo.
 
Lo guardò suonare per un po’ e quando Albus arrivò alla fine della canzone, lo stava fissando con uno sguardo significativo.
 
“Cosa?” chiese Albus, anche se sapeva già cosa avrebbe detto.
 
“Lo sai.” Polly sollevò un sopracciglio. “Il talent show. Dovresti partecipare.”
 
“No,” mormorò Albus, tornando a strimpellare.

Polly gli prese delicatamente il polso per impedirgli di ricominciare a suonare.
 
“Pensaci, Al. È l’ultimo anno che potresti provarci.”
 
Albus sorrise. “Ci penserò.”
 
Rimase lì con Polly per tutto il tempo in cui avrebbe dovuto essere a Erbologia, prima di uscire per la lezione di Incantesimi. Mentre suonava, Albus lanciava continue occhiate alla finestra nel caso in cui il gufo fosse tornato con la risposta. Non era sicuro di come avrebbe spiegato a Polly che cosa fosse quella lettera, ma non dovette preoccuparsi perché non arrivarono gufi per lui in ogni caso.
 
La lezione di Incantesimi sembrò infinita. Il professor Flitwick tenne una spiegazione sulla teoria della levitazione e fissò alcuni compiti difficili da portare a termine. Tutto ciò a cui Albus riusciva pensare era Stargazer, e se avesse risposto, e cosa potesse aver scritto. La lezione finalmente finì e Albus si liberò di tutti i suoi amici per tornare il più rapidamente possibile al dormitorio. Disse solo che era stanco o qualcosa del genere.
 
Era quasi all’ingresso della torre di Grifondoro quando –
 
“Albus!” Maledicendo qualsiasi cosa, Albus digrignò i denti e si voltò, non desiderando altro se non tornare al dormitorio e cercare la risposta di Stargazer.
 
Il professor Paciock si diresse verso Albus con un’espressione severa sul viso, più in modalità professore che in quella di Zio Neville.
 
“Salve, signore,” si rivolse Albus al suo padrino.
 
Lo zio Neville fece una smorfia. “Non chiamarmi signore, Al!”
 
Albus sorrise.
 
“Perché non eri alla mia lezione oggi?”
 
Smise di sorridere. “Ehm, mi dispiace davvero. Avevo bisogno di spazio, è difficile da spiegare.”
 
L’espressione di Neville si addolcì immediatamente. “Vieni nel mio ufficio, Albus. È passato un po’ di tempo dall’ultima volta che abbiamo fatto due chiacchiere. Ti farò della cioccolata calda.”
 
“Oh! Va tutto bene. Solo –”
 
Bere cioccolata calda con il suo padrino sarebbe stata una piacevole prospettiva in un qualsiasi altro giorno, ma ora Albus voleva solamente raggiungere il suo dormitorio.
 
“Tua mamma mi staccherebbe la testa se pensasse che non mi sto prendendo cura di te.” Neville sospirò. “Per favore?”
 
“Va bene,” Albus lo seguì rassegnato nel suo ufficio.
 
Una volta dentro, lo zio Neville preparò due tazze fumanti di cioccolata calda dal profumo delizioso e ne porse una ad Albus. Aveva un disegno di una mimbulus mimbletonia e diceva Abbracci Gratis sul lato.
 
“Com’è questo settimo anno?” Neville sorseggiò la bevanda e osservò Albus da sopra la tazza.
 
“Impegnativo, duro, divertente,” Albus diceva gli aggettivi che gli venivano in mente. “Sta passando spaventosamente in fretta.”
 
Neville annuì. “Prima che te ne renda conto, sarai fuori da qui nell’immenso mondo esterno. Non è una consulenza, ma sei ancora interessato alla carriera da pozionista?”
 
Durante la sessione di consulenza professionale del quinto anno, Albus aveva parlato con Neville di come gli piacessero le pozioni e che fosse abbastanza bravo e Neville gli aveva dato gli opuscoli di alcune aziende che gli avrebbero fatto da sponsor per studiare per la licenza da pozionista. Albus li aveva letti e aveva pensato che gli sarebbe piaciuto farlo, ma non ne aveva parlato con molte persone.
 
Neville proseguì. “Perché tuo padre mi diceva che volevi prendere la licenza. È vero?” Qualcosa nell’espressione di Neville fece pensare ad Albus che sapesse che non era più la verità.
 
“Posso dirti una cosa, zio Neville?”
 
“Per favore, Albus.” Neville sorrise.
 
Albus sperò che quello che stava per dire non avrebbe lanciato Neville in un lungo discorso; voleva vedere se Stargazer avesse risposto.
 
“Non voglio più prendere la licenza da pozionista,” ammise.
 
“Non c’è niente di male in questo, non devi essere un pozionista per forza.”
 
Ad Albus piaceva che Neville non gli chiedesse che cosa volesse fare, ma voleva condividerlo con lui. “Non dirlo a mio padre. Voglio dirglielo io stesso.” Neville annuì comprensivo. “Ma voglio fare carriera nella… musica.” Sussurrò l’ultima parola come se, pronunciandola, potesse provocare un’esplosione.
 
“Che bella idea! Ti unirai ad una band? Potresti persino formarla una band!”
 
“Non una band. Solo io, da solo con la mia chitarra. So che probabilmente non sono abbastanza bravo per farlo, ma ci voglio provare.”
 
Neville sorrise e bevve un sorso di cioccolata calda. “Se non pensassi di essere abbastanza bravo, non ci proveresti. L’autostima è una cosa potente.”
 
“So che è sciocco e che dovrei prendere un percorso di carriera sicuro come quello da pozionista –”
 
“Come ha fatto James quando ha fatto i provini per diverse squadre professionistiche di Quidditch?” Neville intervenne seccamente.

“È diverso, James è davvero bravo. Tutti sapevano che sarebbe entrato in una squadra.” protestò Albus.
 
“In che modo è diverso? Sei davvero bravo, ti ho sentito. Non c’entrano tutti gli altri. James ha inseguito quello che sognava e ha dato i suoi frutti.” Neville si interruppe pensieroso. “Perché non partecipi al talent show a gennaio?”
 
Albus alzò gli occhi al cielo. “Non parteciperò al dannato talent show.”
 
“Perché? Pensi di essere troppo bravo per il piccolo talent show di Hogwarts?”
 
Albus si sentì arrossire. “No, per niente.” mormorò. “È il contrario.”
 
Neville rise. “Albus, hai assistito ad uno di quegli spettacoli, vero? Hai visto la metà dei partecipanti?”
 
“Sì, tutti ridono di quelle persone e non voglio essere uno di loro,” disse Albus senza mezzi termini.
 
Neville sembrò pentirsi della scelta di parole. “No, no, non è quello che intendevo. Volevo solo dire che hai abbastanza talento per partecipare.”
 
“Grazie, zio Neville, ma va bene così.”
 
Il sole stava iniziando a tramontare quando finalmente lasciò l’ufficio di Neville, camminando il più velocemente possibile, senza correre, fino alla Torre di Grifondoro. Fece un cenno di saluto ai suoi amici nella sala comune e ignorò i loro sguardi confusi mentre correva per le scale e dritto nel dormitorio fortunatamente vuoto.
 
Lì, sul suo cuscino, c’era una busta, indirizzata a Strings.
 
Albus espirò profondamente e strinse la lettera al petto, guardando il soffitto e sentendo lo stomaco chiudersi. Chiunque fosse Stargazer, gli aveva risposto. Era reale.
 
Tirò le tende attorno al suo letto e aprì con reverenza la busta, estraendo il figlio e respirando grevemente.
 
Strings,
 
Anche tu hai un segreto? È, per caso, lo stesso mio segreto? Se così fosse, come lo hai capito? E lo hai detto a qualcuno?
 
Tuo
 
Stargazer

 
Albus afferrò febbrilmente una pergamena e una penna e si sistemò per scrivere una risposta.
 
Stargazer,
 
Lo stesso identico segreto. Suppongo di averlo sempre saputo. Quando ero piccolo, avevo questa enorme cotta per Gonçalo Flores della Nazionale Brasiliana di Quidditch. All’epoca pensavo che fosse il mio giocatore preferito perché era un bravo Cacciatore. Ma questo non spiegava i sogni ricorrenti che facevo su di lui.
 
I miei genitori si sono incontrati qui a Hogwarts, ma durante i miei primi anni qui non riuscivo ad immaginare di sposare nessuna delle ragazze della mia classe, o qualsiasi ragazza, a dire il vero. Pensavo di essere troppo giovane e che quei sentimenti sarebbero arrivati successivamente. Mio fratello maggiore ebbe la sua prima fidanzata durante il secondo anno, ma mi dicevo che non aveva importanza che non avessi una cotta per qualche ragazza.
 
Arrivò il Ballo del Ceppo del quarto anno ed ero così stressato di chiederlo a qualcuno che finii per chiederlo ad una delle mie migliori amiche e ci andai con lei. Mi dissi che sarei stato “più organizzato” per il ballo successivo del sesto anno, ma penso che intendessi di “essere più onesto con me stesso” ed ammettere che c’erano diversi ragazzi che mi sarebbe piaciuto invitare.
 
Ma non è successo. Venne il sesto anno e, preso dal panico, lo chiesi ad una ragazza della mia classe. Intendevo come amici, ma si è fatta un’idea sbagliata e ha pensato che volessi essere il suo fidanzato. Mi vergogno ad ammettere di non essere stato abbastanza coraggioso per dirle il contrario, e abbiamo avuto una relazione per due mesi. Mi disse che si stava innamorando di me e l’ho lasciata. Non il mio momento migliore.
 
Qual è la tua storia, Stargazer? Qualche fidanzata indotta dal panico per te? (Se anche tu sei un ragazzo, ho realizzato solo ora di non saperlo.)
 
Strings

 
****
 
Strings,
 
Gonçalo Flores, eh? Interessante, mi chiedevo se ti interessassi al Quidditch. Una prima cotta niente male. Sono sicuro che sarebbe elettrizzato se lo sapesse.
 
Per rispondere alla tua domanda, anche io sono un ragazzo. Ma nessuna fidanzata da queste parti, né indotta dal panico né per altri motivi. Ciò implicherebbe trovare il coraggio di chiedere a qualcuno di uscire e, se mi conoscessi, ti renderesti conto del perché sia molto improbabile.
 
Per quanto mi riguarda, ne ho preso atto quando ero al quinto anno. I miei genitori mi regalarono i biglietti per vedere i
Firewhiskeys dal vivo. Il loro cantante è abbastanza bello da provocare un risveglio sessuale a chiunque.
 
Hai partecipato al Ballo del Ceppo al quarto e al sesto anno, quindi sei al settimo anno come me. Io ci sono andato da solo entrambe le volte, potresti avermi visto piangermi addosso sulla mia esistenza omosessuale al tavolo dei dessert in entrambe le occasioni.
 
Halloween si sta avvicinando. Spero ci sia una festa dopo la cena, come quella dell’anno scorso. Le feste in maschera sono le migliori! A te piacciono le feste?
 
Stargazer

 
****
 
Caro Stargazer,
 
Il Quidditch mi scorre nelle vene, ma i miei sentimenti per Gonçalo non avevano nulla a che fare con la sua abilità con le Pluffe.
 
I
Firewhiskeys sono una delle mie band preferite! Sloan Collins ne è il motivo principale, quindi ti capisco.
 
Mi domando se ti conosco, visto che siamo entrambi al settimo anno. Non ricordo di aver visto alcun ragazzo gay piangersi addosso al tavolo dei dessert. Forse ti sei imbattuto in me che nascondevo il mio disagio eteronormativo dietro ad una pila di profiterole e, in seguito, mentre non avevo la minima idea di come ballare con una ragazza.
 
Non mi perdo mai una festa, Stargazer. Soprattutto una in maschera. Vestirsi e fingere di essere qualcosa che non sono? Sono praticamente un esperto. Forse mi travesto da Sloan quest’anno. E tu?
 
Strings

 
Prima che Albus se ne accorgesse era il fine settimana e non riusciva a smettere di pensare a Stargazer. Si reso conto di essere meno incuriosito da chi stesse scrivendo le lettere e più interessato a parlare con chiunque esso fosse.
 
Le rarissime volte in cui Albus aveva provato a flirtare nella sua vita lo avevano fatto sentire così in imbarazzo e a disagio, ma scrivere a Stargazer alleviava tutti quei sentimenti. Aveva il tempo di riflettere su quello che stava per scrivere e Stargazer non poteva vedere quanto arrossiva ogni volta che leggeva le sue parole. Le lettere di Stargazer diventarono il momento clou della sua giornata e si ritrovò a notare che tutto quello che lo circondava in qualche modo si ricollegava a qualcosa che Stargazer aveva detto.
 
Dopo che Stargazer aveva rivelato che la sua prima cotta era stata il cantante dei Firewhiskeys, Albus vedeva la band ovunque. Un ragazzo seduto a colazione aveva un adesivo sulla borsa, qualcuno nella sala comune suonava I Bet You Look Good On A Broomstick, qualcun altro in corridoio indossava una maglietta con la faccia di Sloan Collins. Chiunque di loro sarebbe potuto essere Stargazer!
 
Tra i compiti e le uscite con i suoi amici, Stargazer gli spedì tre lettere durante il fine settimana.
 
Strings,
 
Un uomo più coraggioso di me farebbe un’allusione esilarante e inappropriata su Gonçalo e le sue “abilità con le Pluffe” ma, purtroppo, non riesco nemmeno a farlo per iscritto.
 
Sloan Collins ha molto a cui rispondere. Non posso essere l’unico ragazzo ad aver realizzato molte cose su stesse dopo averlo visto con quella vernice per il corpo.
 
Forse ci conosciamo, forse no. Mi piace non sapere, il mistero di tutta questa faccenda è sia eccitante che confortante. Mi piace parlare con te, Strings.
 
Quest’anno non mi travesto, non sono in vena. Ad ogni modo, tutti sanno che la cosa migliore di Halloween sono le caramelle piperite alla zucca. Sono le mie preferite.
 
Stargazer

 
****
 
Caro Stargazer,
 
Sono contento che tu non abbia fatto quell’allusione, non sono sicuro di poterla gestire in questo nuovo, fragile stadio di accettazione della mia sessualità. Conservala per un altro giorno!
 
Volevo chiederti una cosa, e non sei obbligato a rispondere, ma cosa ti ha spinto a scrivere in forma anonima al giornalino della scuola, ancora prima di dirlo ai tuoi amici e parenti? Sono terrorizzato di dirlo a qualcuno, una confessione anonima non mi sarebbe nemmeno passata per la testa.
 
È giusto, travestirsi non fa per tutti. Io sto cercando di reperire la giusta tonalità di verde per la vernice ovviamente ;) sono d’accordo! Le caramelle alla zucca sono la cosa migliore in questo periodo dell’anno.
 
Strings

 
****
 
Caro Strings,
 
Onestamente non ho una risposta certa a quella domanda. Suppongo di volere solamente dirlo a qualcuno, ma non sono pronto a dirlo a qualcuno che conosco nella vita reale. Mi accetto come sono, ma c’è sempre quella paura che le persone che amo non siano così tolleranti. I miei genitori sono brave persone, ma hanno sempre fatto commenti su “quando troverò la prima fidanzata” e so che non vogliono ferirmi, ma stanno creando delle aspettative. Non so come reagiranno. Non sono pronto a scoprirlo; voglio essere me stesso ancora per un po’.
 
Non avevo pensato che scrivere a Hogossip mi avrebbe portato a “incontrarti”, non che ci siamo mai incontrati di persona. È bello parlare con te, Strings.
 
Per favore, dimmi che stai scherzando sulla vernice alla Sloan Collins! Non sono sicuro che il mio povero cuore possa reggerlo, in più scoprirei chi sei! A meno che non sia quello che vuoi?
 
Stargazer

 
****
 
Starry G, (solo perché continuo a iniziare le mie lettere nello stesso modo)
 
È comprensibile e mi trovo in una situazione molto simile! Non riesco nemmeno a spiegare perché non voglio fare coming out con la mia famiglia, so che in fondo non avranno problemi e mi accetteranno e ameranno per quello che sono. Forse è che, in un certo senso, non mi sento in dovere di farlo? Perché etero è la norma fino a prova contraria? Nessuno mi ha mai chiesto se sono eterosessuale, quindi perché dovrebbero supporlo? Devo elaborare il tutto prima di dirlo a qualcuno.
 
Anche a me piace molto parlare con te, Stargazer. Seriamente, a volte è il momento migliore della mia giornata.
 
Scherzo sulla vernice, nessuno vuole vedermi così!
 
Strings

 
****
 
Albus si sentiva come se avesse un talismano segreto con sé al tavolo della colazione quel lunedì. Ogni volta che pensava a Stargazer si sentiva attraversato da un brivido di emozione e si sforzava di tenere un sorriso in faccia per non destare sospetti. Albus si nascose dietro la tazza di caffè per un secondo e si lasciò sfuggire un sorrisetto segreto, mentre pensava a cosa gli avesse scritto Stargazer nelle sue lettere.
 
“Sei ancora d’accordo di volare stasera, Al?” Rose lo riscosse dai suoi pensieri.
 
“Sì, certo.” Sorrise il più normalmente possibile, come se Rose fosse appena diventata una legilimens e potesse leggere nella sua mente i pensieri su Stargazer.
 
“Fantastico, stavo pensando di dirlo –”
 
“Faremo una festa di Halloween.” Cole Flint si sedette mentre lo annunciava, Scorpius Malfoy che saltellava alle sue calcagna, agitando esaltato dei fogli.
 
“Organizzato dai Serpeverde.” Scorpius si sedette accanto a Cole.
 
“Il Caposcuola ha dato la sua approvazione.” Cole diede una pacca amichevole sulla testa di Scorpius.
 
Rose si schiarì la voce. “Ohi, perché la Caposcuola non è stata consultata prima di questa approvazione?”
 
“Mi dispiace, Rose.” Scorpius sorrise. “Cosa ne pensi se i Serpeverde organizzano una festa di Halloween?”
 
“Dove?” Rose piantò gli occhi su di lui.
 
“Stanza delle Necessità.” Scorpius rispose senza esitazione.
 
“Quando?”
 
“Dopo la cena.”
 
“Chi sarà invitato?”

“Tutti gli studenti dal quinto anno in su.”
 
L’espressione di Rose si addolcì. “Ci saranno degli snack?”
 
Scorpius sorrise e agitò di nuovo i fogli, che erano apparentemente degli appunti per la festa. “Solo pochi, saranno tutti pienissimi per la cena.”
 
“Solo dolcetti e patatine, principalmente,” aggiunse Cole. “Qualche suggerimento?”
 
“Oh, ci devono essere le caramelle piperite alla zucca!” Polly urlò entusiasta.
 
“Quelle sono le mie preferite!” Scorpius rispose, altrettanto gioioso e appuntandolo sui fogli.
 
Albus sentì uno sfarfallio allo stomaco alla menzione delle caramelle piperite alla zucca e analizzò Scorpius mentre continuava a pianificare con enfasi la festa con Rose e gli altri.
 
I suoi capelli biondo platino erano arruffati quel giorno e cadevano senza sforzo sui suoi occhi grigi, fino a quando non se li sistemò con una mano dalle dita sottili. Aveva un bel sorriso, Albus l’aveva sempre pensato, e una risata contagiosa. E c’era qualcosa di vagamente sexy nel modo in cui prendeva decisioni e scarabocchiava cose sui fogli.
 
La verità era che a tutti piacevano quelle caramelle, e probabilmente Scorpius aveva esagerato quando aveva detto che erano le sue preferite, ma Albus non poté fare a meno di pensarci. Più tardi quella sera, quando aprì la nuova lettera di Stargazer, immaginò che fosse Scorpius Malfoy a scrivergli.
 
Starry G??? Che novità, Strings, che novità.
 
Hai detto delle cose giustissime, sei molto saggio e intelligente. Prima o poi lo dirò ai miei genitori, quando mi sentirò più coraggioso.
 
Parlare con te è ugualmente il momento migliore della giornata. È strano che, anche se  non so nemmeno quale sia il tuo aspetto, io non riesca a smettere di immaginare di baciarti? Spero di non essere troppo sfrontato.
 
Starry G ;)

 
****
 
Okay, Stargazer, contento?
 
Non credo che qualcuno mi abbia mai descritto come “saggio e intelligente” prima d’ora, ma accetto i complimenti. Star, sei una delle persone più coraggiose che io conosca e non so nemmeno chi sei. Io non avrei mai potuto confessare a tutta la scuola di essere gay.
 
Saresti sfrontato se io non provassi la stessa identica cosa. Nemmeno io riesco a smettere di pensare di baciarti.
 
Strings

 
Albus scarabocchiò una minuscola immagine di una chitarra accanto al suo nome, cambiò idea e la cancellò, poi sorrise stupidamente alle parole di Stargazer. Era vero che aveva pensato di baciarlo, ma ora aveva un volto da immaginare, la visione nella sua testa era molto più chiara adesso.
 
Chiuse gli occhi per un secondo e immaginò di premere le labbra contro quelle di Scorpius, le teste che si inclinano, ognuna in direzioni opposte, le mani che si infilano nei capelli dell’altro. I capelli di Scorpius dovevano essere setosi e morbidi, sempre così perfetti. Le sue lunghe e sottili dita gli avrebbero accarezzato la guancia e lo avrebbero attirato a sé.
 
Sì, baciare questa versione di Stargazer sarebbe stato meraviglioso.
 
Albus individuò un gufo e gli legò la lettera alla zampa. Lo tenne con cura con entrambe le mani e iniziò ad attraversare la guferia verso la finestra, per liberare il gufo.
 
“Ebbene, Potter.”
 
Albus lasciò cadere il gufo spaventato e l’animale gli stridette in faccia e volò lontano da lui verso le travi. Tentò di tenerlo d’occhio, chiedendosi come poteva riacciuffarlo.
 
“Ahia, sono animaletti permalosi.”
 
Era Karl Jenkins, con un gufo bianco e nervoso appollaiato sul braccio e un ghigno compiaciuto sul viso.
 
“Ciao Karl,” rispose Albus imbronciato; non era dell’umore giusto per parlare con Karl in quel momento.
 
“Sto ordinando una scopa nuova, la Storme Surge.” Si interruppe come se aspettasse che Albus rimanesse senza fiato per lo stupore. Quando Albus non disse nulla, si schiarì la voce con fare imbarazzato, poi proseguì. “Già, è pensata per essere inarrestabile. Forse farò le audizioni per diventare Cercatore, devi tenerti in campana.”
 
Diede una pacca sulla spalla di Albus, che fissava Karl disgustato, sperando che se ne andasse.
 
“Sto scherzando, non posso privare il mondo della mia abilità da Battitore.” Karl allontanò i capelli dal viso con arroganza.
 
Albus cercò di individuare il gufo con la sua lettera, ma doveva essere talmente spaventato da essersi nascosto. Non voleva attirare l’attenzione sulla lettera con Karl lì presente, così decise di tornare dopo la lezione di volo e trovare il gufo per inviarla. Albus si rese conto che ciò significava che Stargazer ci avrebbe messo più tempo a rispondere e il pensiero lo fece sentire deluso.
 
“Ci vediamo, Karl,” disse Albus, lasciando la guferia il più rapidamente possibile e incrociando le dita che il gufo spaventato rimanesse nascosto con la sua lettera fino al suo ritorno.
 
Non ci volle molto per raggiungere il campo di Quidditch e Rose era già lì con la scopa di Albus in mano e chiacchierava e rideva con Thea.
 
“Al! Non ho avuto occasione di dirtelo, ma ho chiesto a Thea di venire. Va bene, no?”
 
Albus non aveva alcun problema con la presenza di Thea, era solo sorpreso che Rose avesse incluso una terza persona nella loro tradizione.
 
“Certo che va bene! Ciao Thea.” Si sorrisero. “Polly non si sentirà esclusa, però?”
 
Rose si accigliò. “Odia volare.”
 
Thea ridacchiò. “Ho chiesto anche a lei di venire, ha detto Odio volare.”
 
“È vero.” Albus rise in risposta.
 
“Bene, andiamo?” Rose porse ad Albus la sua scopa e montò sulla sua.
 
Fu sia esaltante che rilassante volare da una parte all’altra del campo con Rose e Thea. Iniziarono rimanendo vicino al bordo del campo da Quidditch ma presto si annoiarono e si allontanarono, sfiorando le cime degli alberi ai margini della foresta.
 
Albus pensò a Scorpius e alle parole di Stargazer. Immaginò che Scorpius lo stesse osservando mentre volava e il pensiero gli diede le farfalle allo stomaco. Avrebbe mentito se avesse detto di non aver mai notato quanto fosse attraente Scorpius Malfoy, ma Albus pensava che molti ragazzi fossero attraenti; questo era qualcosa di diverso.
 
Ridendo insieme, i tre atterrarono e gettarono via le loro scope, sdraiandosi sulla schiena e fissando le stelle.
 
“Abbiamo decisamente violato il coprifuoco,” commentò Thea, senza fare alcuno sforzo per alzarsi.
 
“Questo perché siamo impegnati in urgenti affari da Caposcuola, che non avrei potuto fare da sola,” spiegò Rose.
 
“Non è per questo motivo che c’è un altro Caposcuola?”
 
“Scorpius non approverebbe questa violazione delle regole.” Rose sorrise.
 
“Ah, ma non è un’infrazione delle regole, sono urgenti affari da Caposcuola,” scherzò Albus.
 
“Perfetto, la prossima volta andrò a volare con Scorpius e non inviterò voi due.”
 
Tutto questo parlare di Scorpius stava facendo arrossire Albus, mentre fissava le stelle.
 
Mi sento così piccolo e insignificante in questo grande, vasto mondo. Le mie preoccupazioni non contano.
 
Quando tornò, la guferia era completamente vuota, ma era anche buia come la pece.
 
"Lumos!” ordinò Albus e diversi gufi strillarono in segno di protesta al raggio luminoso e volarono via. “Vieni qui, gufo con la mia lettera! Ehm, per favore?”

Alla fine individuò il gufo maculato dalle ali enormi, che rispose con riluttanza al suo richiamo. Ma più si avvicinava più la frequenza cardiaca di Albus aumentava. La lettera era sparita, la zampa del gufo era vuota.
 
“Dov’è la mia lettera?” Rivoltò senza tante cerimonie il gufo, in cerca della lettera, l’animale sibilò disgustato per essere stato capovolto e pizzicò Albus sul dito. “No, no, no, no!”
 
Scansionò il pavimento, strisciando tra teschi di topo ed escrementi di gufo, per vedere se si fosse staccata dalla zampa, ma nemmeno il cordino era al suo posto, quindi era improbabile.
 
“Merda!” Albus batté i piedi per terra come un bambino arrabbiato, mentre la peggiore delle ipotesi si affacciava nella sua mente.
 
Non era possibile che Karl avesse preso la sua lettera, vero?
 
Accio lettera!”
 
Non successe nulla, il che significava che non era nella guferia. E il gufo, sebbene scontento dal trattamento di Albus, si appollaiò sulla sua spalla. Sapeva che cosa significava: aveva scelto questo gufo per consegnare la lettera e non se ne sarebbe andato finché non avesse portato a termine la consegna.
 
La lettera non era stata consegnata e non era nella guferia. Albus si sentì male fisicamente.
 
****
 
Dormì male, rigirandosi nel letto e avendo sogni semi coscienti in cui ritrovava la lettera. In qualche modo, si addormentò e fu svegliato da una busta che venne lasciata cadere sulla sua faccia. Gemette e si stropicciò gli occhi, realizzando che quello doveva essere un altro messaggio di Stargazer, perché non gli aveva ancora risposto. Era successo qualcosa?
 
Strings,
 
Mi dispiace. Ho giudicato male la situazione. Ti prego, dimentica quello che ho detto, mi diverto molto a parlare con te. Voglio continuare ad essere tuo amico.
 
Spero che tu possa perdonarmi,
 
Stargazer

 
Albus sospirò mentre leggeva la lettera, maledicendosi per non averci pensato. Stargazer aveva ammesso di volerlo baciare e lui non aveva inviato una risposta, troppo disperato per averla persa. Quale messaggio dava quel comportamento?
 
Afferrò rapidamente una pergamena e scarabocchiò una risposta, mentre il gufo gli saltellava intorno e aspettava.
 
Stargazer,
 
Non hai giudicato male la situazione! Scusami, mi sono addormentato prima di riuscire a risponderti. Non so perché ero così esausto.
Spero che da parte mia non sia troppo sfrontato dirti che anche io ho immaginato di baciarti. Molte volte. Nonostante non sappia che aspetto tu abbia, ci ho pensato.
 
Buona giornata di lezioni,
 
Strings

 
A colazione Albus si sedette strategicamente, in modo che il tavolo di Serpeverde fosse nella sua visuale. Cercava qualsiasi tipo di segnale che Scorpius Malfoy potesse essere il ragazzo a cui stava scrivendo, anche se non era del tutto sicuro di cosa stesse cercando. L’unica ragione per cui pensava che potesse trattarsi di Scorpius era il commento sulle caramelle piperite e, in realtà, poteva applicarsi davvero a chiunque.
 
Andò da solo ad Alchimia, perché nessuno dei suoi amici l’aveva scelta come materia di studio, e si chiese se Stargazer avesse già letto la sua lettera. Il pensiero lo fece sorridere, ma fu bruscamente interrotto da Karl che emerse dal nulla e che iniziò a camminare affianco a lui.
 
“Ehi, Albus.” Karl fece un’espressione smorfiosa. “È stato bello imbattermi in te nella guferia ieri.”
 
Ad Albus si gelò il sangue nelle vene.
 
“Sì, il gufo era così desideroso di consegnare la tua lettera una volta superato lo spavento. Mi è volato addosso, saltellando e volendo che lo lanciassi.”
 
Albus smise di camminare e si voltò incredulo verso Karl. “E l’hai fatto?”
 
“Oh no, tutti sanno che è contro l’etichetta della guferia.” Aveva un sorrisino che sapeva di beffa. “Sfortunatamente, non hai legato la lettera saldamente. Vedi, è caduta.”
 
Albus guardò Karl con sospetto. “Hai la mia lettera?”
 
Karl spinse la mano in tasca ed estrasse qualcosa. Qualcosa fatto di pergamena e con il nome Stargazer scritto sopra. Albus allungò una mano per riprendersela.
 
“Ovviamente non l’ho letta,” disse Karl in modo significativo, nascondendo di nuovo la lettera. “Sarebbe moralmente sbagliato. Ma la curiosità ha avuto la meglio, visto a chi è indirizzata e tutto il resto.”
 
“Restituiscimela,” sputò amaramente Albus.
 
“Sai, potrebbe interessarti sapere che mio cugino è gay.”
 
Albus afferrò Karl per un gomito e lo trascinò verso il più vicino arazzo, che spostò tanto da rivelare una piccola alcova. Ci spinse dentro Karl.
 
“Cosa diavolo c’è di sbagliato in te? Hai intercettato il mio gufo, strambo che non sei altro! Perché vai in giro a leggere le lettere della gente? Sciroccato!”
 
Karl sorrideva senza dire nulla. Albus fece un respiro profondo e invocò ogni grammo di autocontrollo che aveva per non dare un pugno sulla faccia viscida di Karl.

“Ho notato che hai stretto una forte amicizia con Thea Jordan.”
 
“E?” chiese Albus a bassa voce.
 
“Non mi dispiacerebbe un po’ di aiuto per conoscerla meglio.” Karl gli fece l’occhiolino e si leccò le labbra in un gesto sgradevole.
 
“Mi stai ricattando?” Albus lo fissò. “Cos’è, vuoi il mio aiuto per metterti con Thea o dirai a tutti che sono…”
 
Karl fece una smorfia. “Non lo chiamerei un ricatto. Penso solo che possiamo aiutarci a vicenda.”
 
Albus lo guardò accigliato.
 
Karl aveva un’aria trionfante. “Allora mi aiuterai? Perché penso che Hogossip sarebbe davvero interessato ad una copia di questa lettera.”
 
“Sei un fottuto perdente.”
 
“Un perdente che conosce il tuo segreto, anche se dovresti essere saggio e intelligente.” Sorrise maliziosamente e Albus strinse i pugni lungo i fianchi. Karl incrociò le braccia e batté un piede impazientemente. “Mi aiuterai?”
 
“Come cazzo faccio ad aiutarti? Sei senza speranze.” Albus si allontanò e per la prima volta Karl esitò.
 
“Aspetta, Potter, devi mettere una buona parola per me con lei. Sai, parlarle bene di me, dirle che ogni ragazza nella scuola adorerebbe stare con me.”
 
“Devo mentire, vuoi dire?” disse Albus esasperato, voltandosi.
 
“Sentiti libero di inventare qualche storia interessante su di me. È nuova nella scuola, non saprà se è la verità.” Fece schioccare le dita. “Oh, dille che sono stato io a battere il record nella finale tra Grifondoro e Corvonero di due anni fa!”
 
Albus fissò Karl. “È stato mio fratello.”
 
Karl si strinse nelle spalle. “Non era qui, crederà che sono stato io.” La sua espressione si adombrò. “E assicurati che non parli con altri ragazzi, okay?”
 
Albus inarcò le sopracciglia. “Non posso controllare quello che fa Thea.”
 
“Sì che puoi, è facile controllare gli altri.”
 
“Hai dei seri problemi, Karl. Arrivederci.” Albus lo superò e percorse il corridoio il più velocemente possibile. Doveva stare da solo e pensare, non sedere a lezione di Alchimia. Ma Neville lo stava tenendo d’occhio e c’erano solo quattro studenti a quella lezione, non l’avrebbe fatta franca.
 
Sedette fumante, fingendo di studiare il suo libro di testo e di prendere appunti sulle proprietà magiche del granato, ma in realtà stava cercando di ignorare il panico crescente e l’impulso di trovare Karl e maledirlo. I suoi pensieri oscillavano avanti e indietro come un pendolo.
 
E se Karl avesse detto a tutti il suo segreto?
 
Sicuramente nessuno gli avrebbe creduto.
 
Però aveva la lettera di Albus, in cui scriveva “Sono gay” e in cui diceva a Stargazer di volerlo baciare.
 
Ma aveva camuffato la sua calligrafia, solo Karl poteva confermare che l’aveva scritta Albus.
 
Ma poi avrebbe dovuto negarlo. Non voleva negare apertamente chi fosse. In ogni caso, sarebbe bastato che uno solo dei suoi amici avesse pensato che fosse gay e il gioco sarebbe finito. Avrebbero pensato al fatto che non avesse mai avuto una ragazza seria, che non avesse mai parlato di cotte per delle ragazze, forse Polly avrebbe detto che “sentiva delle vibrazioni”.
 
Gli importava se i suoi amici lo avessero saputo, però?
 
No, non era pronto a fare coming out. Non ancora.
 
Albus non sarebbe stato in grado di dire cosa aveva imparato in due ore di Alchimia, voleva solamente passare la sua successiva ora libera da solo, nel dormitorio, con la sua chitarra. Il bisogno di maledire Karl persistette e venne dimenticato solo quando vide il messaggio di risposta di Stargazer sul suo cuscino.
 
Strings,
 
Che sollievo, ero così sicuro di aver rovinato tutto.
 
Quando immagini che ci baciamo, che aspetto ho? Nella mia mente, tu hai i capelli scuri e degli occhi incredibili. Non devi confermare o negare,  sono solamente curioso. Voglio che restiamo ancora nell’anonimato.
 
A proposito, sento che dovrei dirti una cosa. Quando ho detto che non mi sarei travestito per Halloween, non era propriamente vero. Non voglio che tu sappia chi sono, non ancora. Queste lettere sembrano un posto sicuro, non sono pronto a dirlo al mondo.
 
Stargazer

 
Albus rilesse la lettera, sospirò e raggiunse Karl nella Sala Comune. Per fortuna era solo.
 
“Questa cosa dell’aiuto,” disse Albus con riluttanza.
 
“Te l’avevo detto che è facile controllare le persone.” Karl sorrise in modo sadico.
 
“Non farmi cambiare idea, Jenkins.”
 
“Va bene allora, mi siederò casualmente accanto a Melissa Lockhart alla prossima ora di Trasfigurazione. Forse… le lascerò un biglietto.” Sorrise maliziosamente.

“Bene. Ci proverò.” Ora più che mai, Albus voleva prendere a pugni Karl.
 
“Che tipo di ragazzo piace a Thea? Le piacciono i muscoli? Forse dovrei tornare a fare sollevamento pesi.” Cominciò a flettere il bicipite e alzò lo sguardo su Albus. “A te piacciono i maschi, così va bene?”
 
Albus gli lanciò un’occhiata di puro disgusto, poi si scervellò su tutto quello che Thea poteva aver detto su che tipo di ragazzo preferiva, ma non riuscì a ricordare che avesse parlato dell’argomento.
 
“Forse… non esagerare troppo. È una tipa pacata, tranquilla. Nessun gesto plateale?”
 
“Pacata… tranquilla…” mormorò Karl, come se fossero parole mai sentite prima. “Nessun gesto plateale, davvero?”
 
Albus scosse la testa. “Niente di plateale. Passa del tempo con lei, cerca di conoscerla un po’.”
 
“Pensavo che fosse quello che stessi facendo tu, Potter. In attesa di fare la tua mossa, sai? Ovviamente ora mi rendo conto di essermi sbagliato.” Rise diabolicamente.
 
“No.” Albus parlò come un automa.
 
“Come faccio a passare del tempo con lei? Devo chiederle di studiare con me?”
 
Albus esitò e rabbrividì internamente, ma allo stesso tempo fu preso dal panico all’idea che Hogossip pubblicasse la sua lettera a Stargazer. Merlino, era già abbastanza brutto che Karl l’avesse letta.
 
“Vuoi venire alla festa di Halloween di Serpeverde con me e i miei amici?”
 
****
 
Stargazer,
 
Non hai rovinato nulla, è tutto perfetto. Tutto.
 
Anche a me piace che restiamo nell’anonimato, ma suppongo di poterti dire che hai ragione ad immaginarmi con i capelli scuri. Non che sia un grande indizio. Per qualche ragione, invece, io ti immagino biondo. E alto. Scrivi come se fossi una persona alta.
 
Ci vediamo stasera alla festa di Halloween.
 
Strings

 
****
 
“Perfetto.” Polly sistemò i capelli di Albus e si allontanò per ammirare il risultato. “Sembri proprio lui.”
 
Albus si guardò allo specchio e scoppiò a ridere. I suoi capelli scuri e disordinati erano per lo più nascosti da un cappello con il pon pon, indossava una maglia a maniche lunghe a righe bianche e verdi e dei pantaloni rossi e dal collo pendeva un piccolo orologio a cucù. Era l’immagine sputata di Martin Miggs dei fumetti de Il Babbano Matto.
 
“Cavolicchio, è proprio quella l’ora, Penelope?” disse Albus con una voce buffa, proprio come Martin nei fumetti.
 
Polly ridacchiò. “Di nuovo in ritardo, Martin.”
 
Lei era vestita da Penelope Temperamatite, il braccio destro di Martin, diventata poi il suo interesse amoroso nella serie a fumetti. C’era stato un lungo dibattito se Martin e Penelope avessero o meno una relazione amorosa nella storia, con gli autori che spesso mettevano dei piccoli particolari per stuzzicare i lettori e per far pensare che Martin e Penelope si sarebbero baciati, ma le azioni di Martin impedivano sempre che ciò accadesse.
 
“Per davvero, però, se ne andranno senza di noi.” Albus tenne la porta aperta per Polly, lasciarono il dormitorio e scesero nella sala comune ad incontrare i loro amici.
 
“Non l’avete fatto davvero!” Li salutò Rose, con una risata maniacale. Sembrava indossare la sua divisa da Grifondoro di Quidditch, al posto di un costume di Halloween.
 
“Nemmeno tu.” Albus incrociò le braccia. “Dov’è il tuo costume?”
 
“Lo sto indossando, chiaramente.” Rose si voltò e indicò la sua schiena dove, con della stoffa rossa, aveva coperto parte del suo nome, quindi al posto di Granger-Weasley, si leggeva solo Weasley.
 
“Ti sei travestita da… ehm,” Polly guardò Albus confusa e si strinse nelle spalle.
 
“Sono tua madre, Al!” Aveva un’aria trionfante e sembrava delusa dallo sguardo vuoto che Albus le stava rivolgendo. “O mio padre o mio zio George, forse mio zio Charlie.”
 
“Wow, Rose, è solo per stasera, non c’era bisogno di impegnarti così tanto,” disse Albus impassibile.
 
“Buon Halloween a tutti!” Thea stava scendendo le scale. Indossava un costume da drago, blu luccicante, ed era innegabile che le stesse molto bene.
 
“Che bel drago!” Albus fu il primo a parlare dopo una pausa in cui né Rose né Polly dissero nulla.
 
“Grazie Al. Voi due siete perfetti.” Sorrise a Polly che scossa la sua gonna a pois. “E Rose, tu sei…”
 
Rose si voltò e indicò la schiena.
 
“Sei Ginny Weasley!” Thea urlò gioiosa e Rose sembrò compiaciuta che lo avesse capito. “Sei la mamma di Al!”
 
Albus rise. “Sai, Thea, mi sono travestito da drago per tre Halloween consecutivi quando ero piccolo.”
 
“Che carino!”

“Me lo ricordo!” intervenne Rose. “Avevi avuto una crisi di rabbia quando avevamo cinque anni perché i nostri cugini continuavano a calpestarti la coda.”
 
“È stato come quella volta al primo anno quando James prese in prestito il suo maglione e glielo sformò?” Polly ridacchiò al ricordo. “Non ti ho mai visto così pronto a maledire qualcuno.”
 
“Era il mio maglione preferito,” protestò Albus, ma le parole di Polly gli ricordarono un’altra persona che avrebbe voluto maledire in quel momento e, quando le sue amiche fecero per andarsene, Albus non le seguì.
 
“Oh, aspettate, ho detto che avremmo aspettato Karl.”
 
Tutti fissarono Albus come se avesse appena annunciato di voler prendere lezioni di tip tap.
 
“Hai invitato Karl?” Rose sembrò disgustata all’idea.
 
“A venire con noi?” aggiunse Polly.
 
“Non aveva nessuno con cui andare,” mormorò Albus in modo vago.
 
“Sono sicura che andrà tutto bene,” disse Thea con sicurezza. “Eccolo che arriva.”
 
Stringendo i denti e preparandosi ad uno shock, Albus si voltò verso le scale e vide emergere Karl con un’espressione fastidiosamente compiaciuta sul viso. Indossava il più singolare abito che si potesse immaginare; includeva enormi galeoni dorati, incollati sulla camicia con un incantesimo, un capello a forma di sandwich ed alcune equazioni aritmetiche scarabocchiate lungo le braccia.
 
“Che cosa dovresti essere?” chiese Albus, dopo un silenzio imbarazzante.
 
Karl sorrise ed indicò se stesso come se fosse ovvio. “Sono le cinque Principali Eccezioni alla Legge di Gamp sulla Trasfigurazione. Buonasera, Thea,” aggiunse, facendole l’occhiolino.
 
“Molto intelligente,” disse Thea forzatamente.
 
“Permettimi di accompagnarti.” Lui le tese il braccio e Rose lo fissò come se fosse pazzo, mentre si dirigeva verso il buco del ritratto.
 
“Non importa, grazie Karl.” Thea lo guardò in modo strano e seguì Rose. Polly le raggiunse, lasciando Karl indietro con Albus.
 
“Pensavo che avresti messo una buona parola per me,” sibilò Karl.
 
“Indossi un panino sulla testa. Nulla di quello che avrei potuto dire avrebbe aiutato.” Albus si allontanò da lui per raggiungere le ragazze.
 
Quando raggiunsero la Stanza delle Necessità, dove si teneva la festa, Cole Flint era fuori dalla porta a spuntare i nomi dalla lista degli invitati e ad aprire la porta per farli entrare.
 
“’Sera, amici,” li salutò ad alta voce mentre si avvicinavano. “Vediamo, abbiamo un drago e non ditemelo, oh! Voi siete Martin Miggs e Penelope. Rose, sei venuta vestita da Rose –”
 
“No!” Rose si voltò a mostrargli la schiena. “Sono Ginny Weasley, prima di far parte delle Harpies.”
 
“E non ho idea di cosa tu debba essere, Karl. La persona che porta i panini ai folletti della Gringotts?”
 
Polly rise al suo commento.
 
Sono le cinque Principali Eccezioni al–”
 
“Ci vediamo dentro!” Cole lo interruppe e fece un passo indietro per lasciarli passare. “Non divertitevi troppo senza di me.”
 
Dentro era molto rumoroso, la musica risuonava da ogni lato e la gente sfoggiava diversi costumi.
 
“Prendo i drink per tutti,” disse Rose appena dentro.
 
“Ti aiuto,” disse Thea, guardando Karl con diffidenza, che però sembrava non essersene accorto.
 
“Drink, grandioso!” Karl si avvicinò a Thea, che si sistemò il costume da drago sulle spalle.
 
Mentre i tre si allontanavano, Polly si guardò intorno e incrociò le braccia a disagio.
 
“Va tutto bene?” le chiese Albus preoccupato.
 
“Sì, mi sento sempre in imbarazzo in posti come questo. Non so mai come comportarmi.”
 
Albus le liberò delicatamente le braccia e gliele fece oscillare un po’. “Fai così, sembra molto divertente.”
 
Polly rise e liberò le braccia dalla presa di Albus. “Il tuo cucù sta per saltar fuori.”
 
Ovviamente, quando scoccarono le nove in punto, l’orologio a cucù al collo di Albus entrò in azione e l’uccellino sporse la testa.
 
“Quanto tempo passerà prima che lo troverai fastidioso abbastanza da abbandonarlo da qualche parte?” Polly accarezzò l’uccellino.
 
Mentre Albus considerava la sua domanda, venne distratto da una figura che si avvicinava con un sorriso sulle labbra alle spalle di Polly.
 
“Adoro i vostri costumi!” Scorpius Malfoy appariva molto diverso nel suo travestimento, e Albus sentì lo stomaco contrarsi quando pensò all'idea che si era fatto immaginando che Scorpius fosse Stargazer.
 
Albus grugnì e rise mentre assimilava i capelli insolitamente scuri di Scorpius, i finti occhiali rotondi e la cicatrice rossa a forma di saetta disegnata sulla sua fronte. “Non è possibile!”
 
“Mi riconosci allora?” Scorpius spinse gli occhiali sul naso. “Vai nella tua stanza, Albus.” Parlò con una voce esageratamente profonda.
 
Albus rise. “Dovresti cercare Rose, si è travestita da mia mamma.” Finse di cercare nella folla della festa. “Forse ci sarà qualcuno vestito da mio fratello o da mia sorella.”
 
Scorpius sorrise mentre si voltò con le mani occupate dai bicchieri. “Qualcuno vuole uno shottino?”
 
Dopo una disastrosa esperienza al diciannovesimo compleanno di James, Albus si era ripromesso di non bere più alcun tipo di shot. Ma era successo secoli fa, era più vecchio e più saggio, o meglio era saggio e intelligente e gli occhi di Scorpius brillavano in modo intrigante. Che fosse o no Stargazer, era bello.
 
“Sì, va bene,” Albus ne prese uno mentre Polly rifiutava. Guardò Albus incredula, chiaramente sorpresa dalla sua risposta affermativa.
 
“Cin cin.” Scorpius fece tintinnare il minuscolo bicchiere contro quello in mano di Albus e buttò la testa all’indietro per berlo in un unico sorso. Albus fece lo stesso, ricordando gli insegnamenti di James. L’alcool gli bruciò la gola e lo fece rabbrividire, ma Scorpius sollevò trionfante il bicchiere vuoto, quindi Albus fece lo stesso.
 
“Qualsiasi cosa fosse, era buono,” disse Albus, in un modo che sperava lo facesse sembrare distaccato, come se fosse abituato a bere alcool.
 
“Ne vuoi un altro?” offrì Scorpius, mentre le ragazze tornavano con Karl al seguito.
 
“È quello di Ogden?” chiese Karl ad alta voce.
 
“Non ne ho idea, amico.” Scorpius ridacchio tra sé e sé e porse ad Albus un altro shot. “Aspetta, fallo di nuovo con me,” aggiunse a bassa voce mentre ne distribuì altri, fin quando tutti ne ebbero uno.
 
“Dovremmo cantare quella canzone. Thea, la sai? Quella che fa –”
 
“Stai zitto, Karl,” lo interruppe Rose, scolandosi il suo shottino e invitando gli altri a fare lo stesso.
 
“Felice Halloween,” sussurrò Scorpius, così piano che solo Albus potesse sentirlo. Si rese conto che Scorpius lo stava già guardando, abbastanza intensamente, e fece di nuovo tintinnare i bicchieri.
 
“Felice Halloween,” mormorò Albus, sentendosi vagamente a corto di parole.
 
Non era sicuro se fosse per il secondo shot, ma voleva restare lì e continuare a parlare con Scorpius. Non stava nemmeno pensando a Stargazer, non era per quel motivo. Non si era mai davvero reso conto di quanto fossero belli gli occhi di Scorpius prima d’ora, o di come avesse una corporatura quasi perfetta o di come i suoi zigomi potessero praticamente tagliare il vetro.
 
“Hai mai giocato a Quiddrink prima?” chiese Scorpius, senza rompere il contatto visivo. “Ho bisogno di un compagno.”
 
Albus aveva giocato a Quiddrink, un’altra esperienza fatta alla festa per il diciannovesimo compleanno di James. Non era molto bravo, effettivamente non voleva giocarci proprio stasera, ma non poteva dire di no a Scorpius.
 
“Sarò io il tuo compagno,” rispose Albus.
 
“Okay, fantastico, chi altro vuole giocare?” Scorpius si rivolse al resto del gruppo, ma non tutti stavano prestando attenzione.
 
“Perché non,” Albus fece finta di pensarci, “Thea e Karl?”
 
“Che cosa?” Thea sorrise.
 
“Quiddrink! Ci stai?” Scorpius le fece segno di seguirlo.
 
“Facciamolo!” urlò Karl in modo odioso e Scorpius rise mentre si incamminava.
 
“Sei bravo a questo gioco?” Scorpius camminò affianco ad Albus. “Perché devo ammettere che sono terribile.”
 
Si strinse nelle spalle e rise. “È troppo tardi per scegliere un altro compagno?”
 
“Già, sei bloccato con me ora!” Scorpius allungò una mano e rubò il capello con il pon pon dalla testa di Albus, mettendolo sopra i suoi capelli, incantati per essere scuri come quelli di Albus.
 
“È strano che tu sia vestito da mio padre,” commentò Albus quando raggiunsero il tavolo di Quiddrink.
 
Scorpius si sporse verso di lui ed Albus si sentì mancare il respiro. “È strano che tu abbia un orologio a cucù al collo.”
 
“Touché.” Rise e si voltò verso il tavolo, vedendo Thea con le braccia conserte, distante da Karl e con un’espressione concentrata.
 
“Regole di Ilvy: non si può rullare, l’anello centrale vale doppio e se colpisci il Portiere, devi bere.”
 
“D’accordo.” Scorpius avvicinò un mucchio di palline rosse e ne porse una ad Albus.
 
Quiddrink era piuttosto ridicolo come gioco. Una serie di anelli da Quidditch in miniatura si trovavano alle due estremità di un tavolo decorato in modo da assomigliare ad un campo. I bicchieri di alcolici erano disposti per sembrare una squadra di Quidditch nella formazione iniziale, tradizionalmente in ordine crescente di importanza, con il bicchiere del Cercatore che valeva doppio. I giocatori lanciavano le palline negli anelli della squadra avversaria e se faceva centro, l’altra squadra doveva bere da uno dei bicchieri. C’erano due piccoli Bolidi incantati che cercavano di dirottare le palline e un “Portiere” che ruotava intorno agli anelli.
 
Thea si rivelò migliore di tutti gli altri. Karl mancò tutti i lanci che aveva fatto, e Albus e Scorpius ne avevano centrato uno a testa, ma erano anche rimasti con il bicchiere del Battitore e con quello del Cercatore a causa della mira impressionante di Thea.
 
“Ho una buona sensazione su questo tiro,” Scorpius sorrise sopra la sua spalla verso Albus e si scostò i capelli dagli occhi; stavano iniziando a tornare biondi nei punti in cui l’incantesimo stava svanendo.
 
“Anche io!” rispose Albus con entusiasmo. Si reso conto all’improvviso che gli importava davvero che Scorpius riuscisse in quel lancio. La sua espressione adorabilmente ottimista risultava così dolce che Albus desiderò che Scorpius fosse felice.
 
In quel momento si rese anche conto di essere davvero tanto ubriaco.
 
Con un movimento del polso, Scorpius fece librare la pallina sul tavolo, mancò per poco un bolide e atterrò nell’anello centrale.
 
“Sì!” Scorpius gridò entusiasta, girandosi verso Albus e attirandolo in un abbraccio. Albus ricambiò e, per qualche motivo, non lo lasciò andare, tenendo il braccio avvolto intorno al corpo di Scorpius, che fece la stessa cosa. I loro corpi caldi si stringevano comodamente, Scorpius leggermente più alto di Albus e la sua testa che si adattava perfettamente all’incavo del collo dell’altro.
 
“Ben fatto,” Albus cercò di sussurrare in modo seducente, ma poteva sembrare invece che avesse mal di gola.
 
“Bel colpo.” Thea sorrise e scolò abilmente due dei loro bicchieri.
 
“Dovremmo abbracciarci anche noi,” Karl si avvicinò a lei e cercò di avvolgerle un braccio intorno alla vita.
 
“Forse se ne avessi beccato uno, Karl.” Thea lo spinse via.
 
Fu in quel momento che Albus si rese conto che lui e Scorpius erano ancora abbracciati e forse era passato troppo tempo e forse stava comunicando a tutti i presenti che lui e Scorpius erano segretamente gay e forse lo sguardo che Karl gli stava rivolgendo intendeva esattamente quello e forse avrebbe dovuto smettere.
 
Si liberò da Scorpius e fece finta che fosse perché voleva concentrarsi sul suo prossimo lancio. Scorpius sorrise e si passò la mano libera nei capelli.
 
Thea fece i due tiri successivi e vinse la partita per Karl, costringendo Albus e Scorpius a bere il letale bicchiere del Cercatore. Finirono per dividerlo, Scorpius ne bevve metà, rabbrividendo mentre si asciugava la bocca e consegnandolo poi ad Albus.
 
“Giochiamo di nuovo?” chiese Karl, un poco barcollante.
 
“No,” Thea respinse subito l’idea. “Vado a cercare Rose.”
 
Albus non si preoccupò nemmeno di intervenire per cercare di aiutare Karl. A chi importava se avesse parlato a qualcuno delle lettere di Albus? Forse avrebbe dovuto semplicemente baciare Scorpius qui, davanti a tutti, e risparmiargli la fatica. Doveva essere lui Stargazer.
 
Scorpius si diresse verso i posti liberi più vicini e Albus lo seguì, lasciandosi cadere accanto a lui e riuscendo a malapena a levargli gli occhi di dosso.
 
“Direi che dovremmo bere qualcosa, ma non credo di averne bisogno,” gli occhi di Scorpius erano vitrei dietro i suoi occhiali finti ed i capelli erano tornati quasi del tutto biondi.
 
“Ti va di –”
 
Prima che Albus potesse finire la domanda (non che fosse del tutto sicuro di ciò che avrebbe chiesto), il suo orologio a cucù tornò odiosamente in vita e l’uccellino giallo balzò fuori, colpendo Scorpius dritto nel petto.
 
“Scusami!”
 
Scorpius trovò il tutto esilarante. Rise di gusto per diversi minuti, e Albus sfilò l’orologio dalla testa e lo mise al collo di Scorpius, un gesto che sembrava abbastanza raffinato e provocante.
 
“Dov’è finito il tuo cappello?” chiese Scorpius, guardando l’uccellino che si rintanava nell’orologio.
 
Albus allungò una mano e si toccò i capelli, disordinati come sempre e completamente scoperti. “L’hai preso tu!” lo accusò.
 
“Te l’ho restituito,” protestò Scorpius. “Te l’ho rimesso in testa.”
 
Albus fece fatica a ricordare quel momento, ricordando in modo molto vago Scorpius che gli accarezzava i capelli mentre lo faceva.
 
“Allora l’ho perso,” si strinse nelle spalle e sentì un improvviso sussulto allo stomaco. “Un secondo, aspetta qui, torno subito.”
 
Attraversò la folla di partecipanti alla festa, trovando quasi immediatamente una porta che conduceva ad un bagno vuoto. I vantaggi della Stanza delle Necessità, Albus pensò tra sé e sé mentre chiuse la porta a chiave e aspettò che la stanza smettesse di girare, si sedette sul pavimento e si mise a fissare il soffitto. Sicuro che non avrebbe vomitato, Albus si risollevò e fissò il suo riflesso nello specchio, pensando a Scorpius che lo aspettava là fuori.
 
“Ehi, sono Strings,” disse al suo riflesso in quella che sapeva essere un tono di voce risoluto. “Sono io, io sono Strings.”
 
Perché aveva scelto un nome così stupido? Scorpius pensava che fosse un idiota.
 
“Di recente sei stato alla torre di Astronomia?” chiese allora al suo riflesso.
 
Sì, era molto più efficace.

Albus si passò una mano tra i capelli e cercò di riordinarli un po’, ma il cappello che aveva indossato per quasi tutta la serata li aveva resi un ammasso confuso. Si strinse nelle spalle e lasciò il bagno, con il cuore che batteva forte alla prospettiva di rivelare a Scorpius chi fosse.
 
Il posto dove erano seduti era vuoto, quindi Albus iniziò a guardarsi intorno in cerca di Scorpius, ma, quando lo vide, era troppo occupato per discutere di lettere anonime con Albus.
 
Scorpius era schiacciato contro un muro e con la sua lingua ispezionava la gola di una ragazza, sembrava divertirsi molto. La ragazza era travestita da unicorno e aveva appoggiato il suo corno sui capelli angelicamente biondi di Scorpius, quasi volesse rivendicarlo come di sua proprietà. L’orologio a cucù di Albus giaceva abbandonato per terra, a poco distanza dai piedi di Scorpius e lo raccolse tristemente.
 
Ad Albus si chiuse lo stomaco. Stargazer non lo avrebbe mai fatto, doveva essersi sbagliato. Albus si lasciò cadere di nuovo allo stesso posto di prima, da solo questa volta.
 
“Al! Eccoti!” Polly sembrò sollevata quando si sedette accanto a lui. “Questo Corvonero inquietante non mi dà tregua,” sussurrò.
 
Albus ridacchiò e tirò le punte dei capelli biondi di Polly. “Corvonero inquietante,” ripeté, felice di lasciare che l’alcool gli offuscasse la mente e lo distrasse dalla delusione di Scorpius.
 
“Oh Merlino, Albus, ma quanto hai bevuto?” Polly allontanò la sua mano dai capelli.
 
“Hmm, troppo,” rispose, ignorando la sensazione di delusione che sentiva nello stomaco.
 
“Vieni, ti accompagno a letto.” Polly si alzò e gli prese la mano, guidandolo verso la porta e zittendolo nel momento in cui uscirono dalla stanza.
 
Il corridoio girava vorticosamente davanti ai suoi occhi e Albus rise ancora una volta, mentre pensava a come era innocente un tempo, al primo anno, quando vagava per quegli stessi corridoi. Era un pensiero così interessante che doveva dirlo subito a Polly.
 
“Pol, non è divertente che fino a poco tempo fa eravamo dei piccoli primini che attraversavano questi corridoi verso la lezione di Incantesimi, e ora eccoci qui, anni dopo, ubriachi fradici.” Inclinò la testa appoggiandola contro la sua e sospirò.
 
“Parla per te, Al. Sono perfettamente in me stessa.” Polly gli pizzicò la spalla. “E abbassa la voce, non voglio beccarmi una punizione.”
 
“Non ti danno mai una punizione, Pol. Sei sempre così buona.”
 
Polly scosse la testa e non disse nulla.
 
“Ti sei divertita stasera?” le chiese, mentre raggiungevano la silenziosa Sala Comune di Grifondoro.
 
Si strinse nelle spalle e non rispose. “Devi bere un po’ d’acqua.”

“Sto bene!” insistette Albus, ma ondeggiava sul posto e avrebbe giurato che il motivo del tappeto si muovesse.
 
“Ti porto a letto, dai.” Lo condusse per le scale e Albus fu improvvisamente molto grato di avere la sua migliore amica; se fosse stato da solo probabilmente si sarebbe semplicemente raggomitolato in fondo alla scale.
 
“Sei la migliore, Pol,” provò a dire sinceramente, mentre apriva la porta del dormitorio dei ragazzi del settimo anno.
 
Borbottò qualcosa in risposta e lo spinse delicatamente sul letto, attraversando poi la stanza fino al cassettone. Albus la guardò dal letto; si muoveva in modo forzato, come se fosse esausta.
 
“Non devi farlo,” protestò Albus, quando lei trovò il suo pigiama. “Vieni qui, siediti.”
 
“Va bene.” Polly tornò con il pigiama e si sedette accanto a lui sul letto, invocando il bicchiere sul comodino di Albus, riempiendolo d’acqua con un colpo di bacchetta e spingendolo nelle mani di Albus.
 
“Stai bene, Polly? Quel ragazzo di Corvonero era davvero così inquietante?” Albus sorseggiò l’acqua e si concentrò su un punto oltre la spalla di Polly, desiderando che la stanza smettesse di vorticare.
 
“Non è quello,” mormorò.
 
Albus crollò sul letto, schizzando un po’ d’acqua e trascinando Polly con sé. “Che succede?” le chiese mentre giacevano fianco a fianco, tenendosi per mano.
 
Ci fu una lunga pausa; poi Polly strinse la mano di Albus e sospirò. “Ti senti mai strano?”
 
“Sempre,” rispose Albus, voltandosi a guardarla; stava fissando il soffitto.
 
“Mi sento sempre strana alle feste e ad eventi del genere. Mi sentivo come se stessi guardando tutto da lontano, come se ci fosse stata una linea invisibile e avessi dovuto attraversarla ma non ci fossi riuscita.
 
Albus annuì. “Conosco la sensazione.”
 
Polly si voltò verso di lui. “Non sembrava così stasera. Stavi facendo giochini alcolici, ballavi e parlavi con tutti.” Tornò a guardare il soffitto. “Vorrei solamente essere una di quelle persone che bevono alcolici e sbaciucchiano la persona più vicina.”
 
“Per la cronaca, non ho sbaciucchiato nessuno stasera,” ridacchiò Albus.
 
“Lo so,” rispose Polly. “Ma io non riesco proprio a farlo.”
 
“Perché non riesci?”
 
“Semplicemente non sono,” esitò e si sistemò sul letto, “una persona disinvolta.”
 
Albus non aveva niente da dire in risposta a quel commento.

“Albus?” Si voltò di nuovo a guardarlo.
 
“Hmm?” Lui incontrò il suo sguardo.
 
“Sei mai stato così innamorato di una persona da non riuscire a pensare ad altro?”
 
Sì, Stargazer, rispose Albus nella sua testa. “Non ancora,” disse invece ad alta voce.
 
“Oh.” Polly si risollevò e strinse le ginocchia al petto.
 
“Perché, tu sì?” insistette Albus. Polly non aveva mai frequentato nessuno seriamente, menzionava raramente che le piacesse qualcuno.
 
Lei annuì leggermente. Era chiaro che non volesse dire ad Albus di chi stesse parlando, e andava bene così.
 
Si sedette e le mise un braccio attorno alle spalle. “Chiunque sarebbe fortunato ad averti, Polly.”
 
“Bevi la tua acqua, Albus.” Indicò il bicchiere mezzo vuoto, chiaramente non voleva parlarne. Era un amico terribile in quel momento, cos’altro poteva fare?
 
“Vuoi dormire qui con me, come al primo anno?” offrì, sperando che avesse bisogno di un amico.
 
Polly scosse la testa e si alzò. “No, voglio dormire nel mio letto.”
 
“Va bene. Allora buonanotte. Grazie per esserti presa cura di me.” Aprì le braccia per abbracciarla e lei ci cadde dentro per un secondo, prima di allontanarsi.
 
“Buonanotte, Albus.” Se ne andò velocemente dalla stanza.
 
Albus si morse il labbro. Quando Polly si sentiva così, preferiva stare da sola, ma ciò non gli impedì di sentirsi un pessimo amico. Pensò a quello che Polly gli aveva detto mentre si stava mettendo il pigiama.
 
Sei mai stato così innamorato di una persona da non riuscire a pensare ad altro?
 
Ogni pensiero di Albus riguardava Stargazer e non sapeva nemmeno che aspetto avesse. Per un po’ di tempo, aveva avuto l’aspetto di Scorpius. Ma ora, nella mente di Albus, Stargazer tornò ad essere un’entità senza volto, anche se aveva mantenuto gli splendidi zigomi di Scorpius.
 
Albus sorseggiò obbedientemente la sua acqua, ma quando si avviò a posare il bicchiere sul comodino, notò una lettera indirizzata a Strings. Sorrise e la aprì.
 
Strings,
 
Scrivo come se fossi una persona alta? Mi chiedo cosa intendi. Non saprei dirti se hai ragione nemmeno se lo volessi, perché quanto alto è alto? Ma mi hai rivelato una cosa su di te, quindi ricambio il favore. Ho un nome che la gente adora abbreviare, al punto che è raro che venga usato il mio nome intero. È davvero un peccato, però, mi piace molto il mio nome.
 
Stasera cercherò qualcuno con i capelli scuri e la vernice per il corpo alla Sloan Collins alla festa.
 
Stargazer

 
Albus non poté fare a meno di provare un leggero senso di smarrimento. Stargazer era alla festa e lui aveva passato quasi tutta la serata con Scorpius. Era stato divertente, ma Stargazer era lì e lui aveva malapena prestato attenzione al resto!
 
Stargazer,
 
Scrivi come se fossi una persona alta significa che sembri una di quelle persone che sono divertenti senza sforzarsi e con la testa a posto. E quelle persone sono sempre più alte di me.
 
Ora mi sento anche peggio per averti chiamato Starry G quella volta.
 
Non so cosa fare, Star. (Questo nome va bene?) Una delle mie migliori amiche ama qualcuno e mi ha chiesto consigli, ma la mia piccola mente gay è così incasinata che non so come aiutarla. Sono preoccupato che questa situazione mi renda un amico di merda. Sono egocentrico a parlare in questo modo?
 
La festa è stata bella, penso. Mi sono divertito moltissimo, ma è strano sapere che tu eri lì. Stasera avrei potuto essere accanto a te e nessuno di noi lo avrebbe saputo. Spero che, un giorno, potremmo rivelarci le nostre identità.
 
Con amore, Strings

 
Il gufo aveva preso l’abitudine di aspettare tutte le sere sul davanzale della finestra, fino a quando non lo lanciava. Albus pensò che avrebbe dovuto iniziare a dare una mancia al gufo per il disturbo, mentre legava la lettera e lo faceva volare. Lo guardava sempre per vedere se andasse in qualche particolare direzione, ma non lo faceva mai.
 
Si rannicchiò sul letto e chiuse gli occhi, pensando che fosse soddisfatto del modo in cui appariva in quelle lettere. Sicuramente non era così disinvolto e divertente di persona, Stargazer tirava fuori il meglio di lui. Aveva scritto una bella lettera, non traspariva nemmeno che fosse ubriaco. Aveva aperto e chiuso come aveva sempre fatto, caro Stargazer, con amore, Strings.
 
Gli occhi di Albus si spalancarono e si rizzò a sedere, con gli occhi che tremolavano in direzione della finestra, dove il gufo era volato via.
 
Con amore. Aveva firmato la lettera con con amore.
 
 
 
Se siete arrivati in fondo, non posso fare altro che ringraziarvi ed invitarvi a lasciare una recensione o un commento. Spero di poter pubblicare al più presto il secondo capitolo. Potete trovarmi anche su twitter
 
Alcuni dialoghi sono presi ed adattati da Love, Simon (2018), i crediti vanno a Aptaker, I. e Berger, E.
   
 
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