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Autore: heliodor    23/09/2019    1 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Peggio della morte
 
“Sapevo che saresti venuta” disse Halux sollevando la testa di scatto quando la vide entrare. Era chino sul tavolo ingombro di pergamene e mappe. “E so anche che vuoi sapere se ho fatto dei passi avanti. Lasciatelo dire che, nonostante tutte le difficoltà, io…”
Joyce gettò la borsa di Lindisa sul tavolo scompigliando tutte le carte appoggiate sopra di esso.
Halux sussultò. “La solita screanzata” si lamentò.
“Metti da parte quello che stai facendo e dai un’occhiata a queste carte” disse Joyce aprendo la borsa.
Ne tirò fuori un mucchio di fogli dove erano state tracciate decine di linee rette che si sovrapponevano ad altre. Li appoggiò sul tavolo in modo che Halux potesse guardarle bene.
L’erudito si accigliò. “Che cosa sono?”
“Prova a indovinare.”
Halux prese uno dei fogli. “Linee di flusso? È un tracciato?”
Joyce annuì.
“Dove le hai prese? E quando? Le avevi già con te?”
Scosse la testa. “È stata Lindisa a disegnare quelle linee.”
Halux si accigliò.
“La donna che è arrivata stamattina.
“Di che donna parli?”
“Non sai niente?”
Halux allargò le braccia. “Ragazzina, sono giorni che non esco da qui dentro. E tutto per trovare quel dannato portale che tu desideri tanto. No, non lo so chi è questa Lindisa, ma se ha tracciato queste linee e se sono vere, vuol dire che ha visitato parecchi santuari.” Sfogliò le pagine. “Direi almeno sei o sette.”
“Di sicuro è stata in quello di Zanihf. E di Urazma.”
“Urazma” esclamò Halux. “Una delle maghe più potenti della sua epoca. È così famosa che il suo nome si è tramandato fino a noi.”
“Io l’ho sentita nominare per la prima volta questa mattina” ammise Joyce.
“È perché sei ignorante” l’ammonì Halux.
“Grazie” fece Joyce. “Potresti cortesemente spiegarmi chi era questa Urazma e perché è così famosa?”
Halux ghignò. “Si vede che non sai proprio niente. Urazma era la signora incontrastata di questa regione e dell’altopiano, più di tremila anni fa. Forse quattromila. Secondo la leggenda, il suo esercito era interamente composto da creature gigantesche e mostruose. Ragni giganti, vermi capaci di divorare interi villaggi, sciami di api grandi come aquile che col loro veleno potevano uccidere un uomo con una sola puntura. Odiava gli uomini e le donne e amava solo i suoi servitori mostruosi, di cui si circondava. Quado Harak e Ambar l’affrontarono, si dice che dovettero sacrificare quasi metà della loro immensa armata per averne ragione. Fu di gran lunga l’avversario più forte che avessero incontrato fino a quel momento, anche se in seguito ne sconfissero altri ben peggiori.”
“E le linee di flusso? Che ne pensi?”
“Ci sto arrivando” disse Halux seccato. “È probabile che anche Urazma avesse realizzato la sua mappa. In tal caso, il suo santuario conterrebbe un altro pezzo del grande mosaico.” Agitò i fogli con la mano.
“Tutto qui?”
“Tutto qui? Ricordi cosa ti disse quel Falcandro a proposito dei flussi?”
“Che nei nodi si concentra un’immensa energia.”
 Halux annuì. “Fammi controllare questi disegni” disse. “E forse potrò dirti di più.”
“Posso concederti un’ora” disse Joyce.
“Me ne servirebbero almeno dieci.”
“Due.”
“D’accordo, ma lasciami in pace. Ti farò convocare io da un valletto, quando e se avrò scoperto qualcosa.”
Due ore, si disse Joyce mentre lasciava il sotterraneo dove Halux si era rinchiuso. Galef potrebbe non avere tutto questo tempo.
Quando riemerse dal livello sotterraneo, trovò Bardhian e Kallia che discutevano.
“Forse ha ragione lei” stava dicendo il principe di Malinor. “Non possiamo lasciare che…” Si interruppe quando i suoi occhi incrociarono quelli di Joyce. “Eccola. Ora ne parlerò con lei.”
“La mia decisione non cambierà.”
Joyce si avvicinò. “Di che cosa state parlando?”
Bardhian le andò incontro. “Voglio andare a salvare Galef. Vieni con me?”
Joyce sentì rifiorire la speranza. “Sì,” disse subito. “Quando partiamo?”
“Il tempo di organizzarci.”
“Ci serviranno provviste per qualche giorno” disse Joyce. “E cavalli freschi e di ricambio in modo da non rallentare.”
“Giusto” fece Bardhian.
Kallia si schiarì la gola. “Non ho detto che vi fornirò cavalli e provviste. E sebbene ammiri la vostra determinazione, non penso che salvare il principe Galef sia una buona idea. Primo perché è un rinnegato, secondo perché se le leggende dicono il vero, il santuario di Urazma è un luogo infestato di trappole e creature mortali.”
“Noi abbiamo Bardhian” disse Joyce sicura.
Bardhian annuì. “Posso farcela.”
“Voi non mi state ascoltando” disse Kallia. “Se anche riusciste a sopravvivere ai pericoli del santuario di Urazma, non è detto che Galef sia ancora vivo. E anche se lo fosse, una volta tornati qui dovrei imprigionarlo perché è un rinnegato. Lasciatelo lì dove si trova, sarà meglio per tutti.”
“Ma non per Bryce” disse Bardhian. “Galef è suo fratello e non posso abbandonarlo al suo destino. Bryce farebbe lo stesso per uno dei miei fratelli.”
Sempre che meritino un simile trattamento, si disse Joyce.
Kallia sospirò affranta. “È troppo pericoloso.”
“Non puoi costringermi a restare” la sfidò Bardhian.
“Certo che no, ma posso vietarti di tornare se lasci la città.”
“Non lo faresti.”
“Non mettermi alla prova” rispose la strega. “E c’è un altro problema che non avete considerato.”
“Quale?” chiese Joyce.
“Non sapete dove si trova il santuario di Urazma. Nessuno lo sa. L’altopiano è immenso e non riuscirete mai a trovarlo, da soli, a meno che non vogliate vagare qui in giro per intere Lune. L’unica che sembra sapere dove si trova è quella dannata strega rinnegata.”
“Allora glielo chiederemo” disse Joyce.
Kallia scosse la testa. “Fate pure, ma ho come l’impressione che Lindisa non collaborerà.”
 
Joyce condusse Bardhian alla cella di Lindisa. C’erano ancora i soldati e gli stregoni di guardia, ma nessuno si oppose quando chiesero di interrogare la prigioniera.
Lindisa era seduta sul pavimento con le gambe incrociate e gli occhi chiusi.
“Ti disturbiamo?” chiese Joyce in maniera educata. Voleva provare a mostrarsi gentile per guadagnarsi la fiducia della donna.
Lindisa aprì gli occhi. “Ormai siate qui. Che volete?”
“Dicci dov’è il santuario di Urazma” fece Joyce. “Per favore.”
Lindisa ghignò. “Ti hanno insegnato le buone maniere dopo che Kallia ti ha cacciata via?”
“Mi dispiace per prima” disse trattenendo a stento la rabbia. “Ero un po’ agitata e non sapevo quello che dicevo.”
“Scuse accettate” disse Lindisa.
Non ti ho chiesto scusa, pensò Joyce.
L’altra ghignò. “Dalla tua espressione, capisco che non ti volevi affatto scusare. Perché vuoi sapere dove si trova il santuario?”
“Voglio salvare il principe Galef” disse Joyce.
“È vero” le fece eco Bardhian. “Vogliamo salvare Galef.”
“Nemmeno lo conoscete” disse Lindisa. “Perché ci tenete tanto?”
“Tengo a Bryce” disse Bardhian. “So che se lo lasciassi in pericolo, lei non mi perdonerebbe mai.”
“Ho sentito parlare del brutto carattere della strega dorata” disse Lindisa. “Anche se Gal diceva sempre che non era colpa sua, che era stata costretta a crescere così.” Scosse la testa. “Io l’ho sempre trovata arrogante e piena di boria, anche se l’ho incontrata di persona una sola volta, prima di una battaglia.”
“Di’ pure quello che vuoi contro Bryce” disse Bardhian. “Ma lei resta sempre una strega suprema e tu una rinnegata.”
“Non l’ho mai negato” rispose Lindisa. “Nelle tue parole c’è la sua stessa arroganza. Voi nobili siete tutti uguali. Pensate di poter disporre degli altri perché inferiori, ma non è così.”
“Anche il principe Galef è un arrogante?” le domandò Joyce.
“Non usare questi giochi con me, strega rossa. Lui è diverso. Nonostante la sua forza e la sua intelligenza, è stato sempre messo da parte dalla sua stessa famiglia. Tutte le attenzioni sono sempre state per la principessa dai capelli dorati, la prescelta destinata a diventare la strega suprema. Non c’era spazio per il povero Galef nei piani di suo padre.” Lindisa strinse i denti. “Quando lo conobbi, era disperato. Pensava di non fare mai abbastanza, di non impegnarsi a fondo nella guerra che lui non aveva mai voluto e che gli era stato chiesto di combattere. Come molti altri, ogni suo sforzo era messo in ombra dalle imprese della strega dorata. Non importava quanti nemici abbattesse o quanto fosse coraggioso sul campo di battaglia, Bryce era sempre la migliore. Anche se commetteva errori grossolani o col suo carattere metteva in pericolo quelli che combattevano attorno a lei.”
“Non stai parlando della Bryce che conosco io” disse Bardhian, ma non sembrava molto convinto.
“A noi interessa solo salvare Galef” disse Joyce. “E se tu lo ami davvero, devi aiutarci.”
“Proprio perché lo amo non vi dirò niente. So che se lo riporterete indietro, quella Kallia lo farà giustiziare come rinnegato. Non voglio che venga umiliato sulla pubblica piazza.”
“Preferisci che muoia?” le chiese Joyce con tono provocatorio.
“Ci sono cose peggiori della morte.”
“Ti do la mia parola di principe di Malinor che Kallia non farà del male a Galef” disse Bardhian con tono solenne.
“Della tua parola non so che farmene” rispose Lindisa. “E non vi aiuterò.”
“Dicci almeno dove si trova il santuario” disse Joyce.
“No, a meno che non sia io a portarvi lì di persona.”
Ci sta proponendo un accordo? Si chiese Joyce. “Kallia non ti lascerà libera. Ma potrebbe aiutare noi. Cerca di capire.”
“La mia risposta è no, ma se mi lascerete venire con voi vi porterò al santuario. Dovete solo trovare un modo per farmi uscire.”
“Non ti aiuteremo a scappare” disse Bardhian.
“Ma se servisse a salvare Galef?” fece Joyce. “Se non c’è alternativa e Kallia non vuole ascoltarci…”
“No,” fece Bardhian deciso. “Non diventerò un rinnegato a mia volta per salvare Galef. Mi spiace per Bryce ma non voglio spingermi oltre.”
Proprio ora doveva diventare saggio? Si chiese Joyce.
“Non ci lasci altra scelta” disse rivolta a Lindisa.
La strega si strinse nelle spalle. “Non ho mai chiesto il vostro aiuto. Se Kallia mi lasciasse andare, tornerei al santuario e cercherei di salvare Galef anche a costo della mia vita.”
Joyce si voltò di scatto e uscì dalla cella. Bardhian la seguì.
“Dove vai?”
“Da Kallia” rispose. “La convincerò a lasciare che Lindisa ci porti al santuario di Urazma.”
“Non lo farà mai.”
Joyce accelerò il passo.
“Sibyl” disse Bardhian alle sue spalle.
“Cosa?” chiese fissandolo con sguardo duro.
“Fermati un attimo a riflettere. Se fai arrabbiare Kallia, perderemo il suo supporto. Lei ci serve. Senza il suo aiuto non raggiungeremo mai il nord per unirci all’alleanza.”
Ha ragione, pensò. Ma non posso lasciare Galef al suo destino. Devo fare qualcosa.
“Non vale la pena rischiare tanto per un rinnegato” proseguì Bardhian. “Mi spiace per Bryce e vorrei poter fare qualcosa per suo fratello, ma se Lindisa non vuole collaborare il suo destino è segnato.”
“Voglio comunque provare a parlare con Kallia. Il santuario di Urazma è importante.”
Bardhian si strinse nelle spalle. “So che farai comunque come credi, tu non ascolti ai nessuno.”
“Chi lo dice?”
“Joane, tanto per fare une esempio.”
“Avete parlato di me?”
“Non è come credi.”
“Adesso ti fidi di lei?” fece Joyce puntandogli contro l’indice. “L’ho convinta io ad addestrarti. Se non fosse stato per me cercherebbe ancora di ucciderti perché ti considera un mostro.”
“Forse lo sono davvero” disse Bardhian. “Ma non mi importa. Tutto ciò che voglio è far finire la guerra.”
“Vinceremo noi.”
“Farla finire, Sibyl” disse lui.
“Non è lo stesso?”
“Vai da Kallia” disse Bardhian voltandole le spalle.
 
Kallia sedeva nel suo studio, impegnata a esaminare una pergamena aperta sul tavolo.
“Hai parlato con Lindisa?” le chiese.
“Sì.”
L’altra attese in silenzio.
Joyce sospirò. “Non vuole collaborare.”
“Lo immaginavo. Non vivrà ancora a lungo.”
“Ma lei sa dove si trova il santuario di Urazma.”
“Si porterà il segreto nella tomba. Tuttavia, non preoccuparti. Le garantirò un processo giusto. Stavo proprio scegliendo i giudici.”
“Aspetta” disse Joyce. “Posso convincerla.”
“Come, strega rossa?”
“Non lo so ancora.”
“Userai un trucco come con Joane e Bardhian? Non funziona sempre quel gioco. Arrenditi.”
Non lascerò che Galef muoia, si disse. Non mi importa se è un rinnegato. Se Lindisa non ha mentito, l’ha fatto solo per aiutare l’alleanza.
“Non posso arrendermi.”
“Fai come vuoi. Sprecherai solo il tuo tempo.”
Qualcuno bussò alla porta.
“Avanti” disse Kallia.
Un valletto si affacciò e fece per dire qualcosa, ma venne spinto via con violenza. Dietro di lui, Halux si infilò nello studio e chiuse la porta nonostante le proteste del valletto.
“Non ho tempo per queste cose” disse l’erudito.
Kallia lo fissò stupita. “Spero tu abbia una buona scusa per giustificare la tua irruzione.”
“E io” disse Halux. “Spero che tu non abbia già ucciso la prigioniera, Lindisa. Te lo chiedo perché quella donna potrebbe custodire il segreto dell’arma che ci permetterà di vincere la guerra.”

Note
Lo so, ho saltato un appuntamento. Cercherò di recuperare :)
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