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Autore: milla4    24/09/2019    1 recensioni
La parola sin dall'antichità ha avuto un ruolo particolare nelle società, mistico e attuatore di civiltà. Ma se usata nel modo sbagliato è portatrice di disgrazia senza confini.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come lava di un vulcano




Era stato un periodo complicato per lei perché aveva dovuto fare molte delle cose che si era ripromessa che mai avrebbe fatto, che avrebbe sempre taciuto, che la sua bocca non avrebbe pronunciato quelle parole che la sorte la obbligava a dire.
Aveva provato a trattenersi, le labbra cucite da un sigillo magico che le impedivano di parlare; aveva rinunciato a mangiare naturalmente, unica fonte di energia era l’incantesimo scalfito sulla spalla destra ormai otto anni prima: nutriva il su spirito vitale, la manteneva in vita ma la sensazione di vuoto nello stomaco, l’estrema e infinita fame non l’abbandonava mai.
 
 
Posso sentirlo sulla punta della lingua
 
Tutte le parole intrappolate nei miei polmoni
 
pesante come una pietra, in attesa che il fiume scorra

 
 
Lo sforzo le aveva messo in rialzo una vena del collo che, a volte, sembrava pulsasse. Eppure sarebbe bastato pronunciare quel nome e tutto in un momento sarebbe finito, un senso di liberazione l’avrebbe pervasa donandole un piacere che nemmeno il suo amante preferito, il suo Sjian le aveva mai dato.
I corti capelli sfumati di viola le si sarebbero rinforzati, i piccoli occhi avrebbero  mostrato una vitalità orgasmica, il corpo avrebbe vibrato. Così le aveva raccontato sua sorella prima che si uccidesse con il veleno.
 
voglio sfogarmi
 
Voglio farlo uscire


 
 
Ma non poteva farlo, non poteva privarsi dell’amore: ci avevano provato, le donne come lei avevano stuoli di schiavi come amanti per soddisfare innati istinti naturali ma di cui era impossibile innamorarsi; la loro pelle verdastra era coperta da simboli incisi che impedivano la nascita di alcun sentimento tra loro e le padrone. Ma quell’uomo, quell’essere imperfetto era un servitore diverso, il suo compito non era giacere con la giovane Nunìa ma lustrare le scarpe del Barone delle Secche e delle Piene, lavargli i vestiti, vestirlo. 
E lei stava per ucciderlo, perché avrebbe strappato quei fili incantati che le tenevano chiusa la bocca, avrebbe sentito la pelle lacerarsi, il sangue scorrere e non riusciva più a controllare quell’impulso; avrebbe parlato e quell’incantesimo mortale che si teneva dentro  sin dal concepimento le avrebbe tolto l’unica persona che le aveva preso il cuore.
Si erano incontrati per caso due anni prima, Nunìa sin dall’infanzia aveva vissuto in un'altra casa per evitare scandali e perché tutti avevano paura di quell’abominio che si portava dentro, tutti, persino i suoi genitori. Così l’avevano costretta a un esilio dorato, con persone che l’adoravano e che la facevano sentire amata, ma che non l’amavano. Nessuno può amare un’Incantata del Passato. Era una maledizione che colpiva normalmente le più grandi e importanti famiglie soltanto una o due volte in tutta la loro esistenza, la Baronia del Secco e del Pieno era invece stata maledetta da due figlie mute per la vita. Una aveva deciso raggiungere l’amato che a cui aveva tolto la vita, nell’aldilà.

 
Oh, difficile da trattenere questo fuoco dentro di me
 
tutto quello che so, a volte mi spaventa


 
Si erano amati in silenzio, mentre lei era andata a trovare la sua famiglia e riscopriva cosa significasse essere una figlia; la pelle liscia di lui si era unita alla morbida rotondità di lei creando un connubio senza eguali.
Ma Nunìa era allo stremo, ad ogni tocco sentiva quelle parole mortifere salirle dal ventre, l’ostacolo della carne non le avrebbe trattenute a lungo; come la lava quando risale l’interno del vulcano, il suo fuoco la stava distruggendo dentro. Aveva paura perché sapeva che lo avrebbe ucciso, lo avrebbe fatto e ne era certa.
 
 
oh,oh oh, non è da me sforgarmi
Non voglio
 
Devo lasciarlo uscire
Sto morendo
 
voglio sfogarmi
voglio sfogarmi
 
ho qualcosa da dire, potrebbe iniziare una rivolta
 
strappami quel nastro dalla bocca, non starò zitta
 
 
 
Sarebbe morta con lui, lo sentiva e le andava bene così, avrebbe rivoluzionato tutto: le ragazze dopo di lei avrebbero potuto scegliere chi essere, ma senza avere mai  amore. Avrebbero imparato a sopravvivere per una vita ormai vuota, senza l’unica cosa che importa davvero.
 
perché il tutto è niente
finché non capisci che è qualcosa che vuoi
 
 
È ancora lì, sulla punta della lingua, ad aspettare l’impensabile.




 

NOTE: Salve salvino, questa è la mia (e ultima) song fiction, confermo che non è il mio genere e infatti non sono molto convinta della storia. Vabbé ormai è andata, sono in un periodo di nuove esperienze letterarie, mi sto cimentando in molte cose che non sono proprio il mio forte. La canzone è "Lash out" di Alice Morton, questo è il link con la traduzione http://testicanzoni.mtv.it/testi-Alice-Merton_28451407/traduzione-Lash-Out-83385459

 
   
 
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