15
Sta
Tornando
A |
rya
resta come congelata nella neve, mentre vede per la seconda volta i
lupi andare
via. Il cavallo continua a scalpitare, ma Nymeria è ormai
lontana.
Come
ha fatto a essere così stupida?
Ha
tradito la sua lupa. L’ha cacciata via. Ha
vissuto anni lontano da lei, senza saperne nulla. Come ha potuto
pretendere che
dimenticasse tutto per amor suo?
Ha
un suo branco, ora.
E
ce l’ho anch’io,
pensa,
calmando il cavallo.
La
strada verso casa è ancora lunga e, contro le
sue previsioni, viaggerà da sola. Di nuovo.
∞
Jon
vuole vedere Sansa, ma non lo fanno passare.
«Ordini
della Regina» dicono le guardie, ma lui ha la sensazione che
ci sia lo zampino
di maestro Ronald.
Come
può averla convinta a non incontrarlo? Cosa
può averle detto?
Forse
è per il bacio,
si
ripete. Forse si è pentita.
Potrebbe
passare, se solo volesse. Potrebbe chiamare
i Bruti e farsi largo, buttare giù la porta. E poi ci
sarebbe Spettro di
guardia, e con lui nessuno oserebbe avvicinarsi.
Ma
se davvero è stata Sansa a decidere, non può
farle questo. Non può mancarle di rispetto in questo modo. E
per cosa poi? Per
sentirsi dire che è stato un errore, che non dovrebbero
più vedersi?
Gli
chiederà di tornare alla Barriera, come ha
fatto quel giorno. Ne è sicuro.
In
cortile le guardie sono in fermento, come in
attesa di qualcosa. Ma che cosa? Forse la festa che Sansa
darà in onore di
Brienne e Davos, un sontuoso banchetto a cui parteciperanno i lord
più
importanti del nord. Mancano due giorni e lui non sa che fare nel
frattempo.
Non
ha tracce da seguire per trovare l’arciere,
né ha prove che diano peso ai suoi sospetti. E non ha
nemmeno la possibilità di
chiarire la sua posizione con Sansa… almeno questo gli
avrebbe dato da pensare.
Finché
non la vede affacciata al primo piano,
nello stesso punto in cui Ned Stark e sua moglie Catelyn osservavano i
figli
durante l’allenamento.
Incontra
i suoi occhi, e prima che abbia anche
solo il tempo di farle un cenno, Sansa si volta e torna dentro.
∞
Bran
ha occhi fissi nel vuoto, bianchi come il ghiaccio. Sta volando con un
gruppo
di corvi verso sud quando lo vede. Riconosce il terrore negli occhi dei
suoi
fratelli, e osserva le ali spiegate, nere e gigantesche, mentre lo
portano fino
a loro.
Vede
le fauci spalancarsi, la fiammata un attimo
prima che li colpisca.
Torna
in sé prima di morire bruciato.
Podrick
è nella stanza insieme a lui, e basta un
cenno per farlo avvicinare. «Maestà?»
«Corri
a chiamare Sam, presto.»
Poi
attende, seduto sul suo trono di legno, le
ruote puntate verso la finestra aperta. Il cielo è limpido,
e Approdo del Re è
tranquilla. Bran pensa al fumo che ha visto quando la città
è bruciata. Pensa
alla paura negli occhi di Sansa, mentre aspettava notizie dei suoi
fratelli.
«Altezza!»
esordisce Sam entrando nella stanza.
«Cosa posso fare per te?»
Tyrion
è dietro di lui. Appare meno preoccupato
di quanto non sia in realtà.
«Devi
mandare un messaggio ai Lord Protettori
dell’Ovest e dell’Est, e a tutti i lord dei Sei
Regni. E devi scrivere anche
alla Regina del Nord, perché dovremo essere tutti pronti
quando arriverà.»
«Arriverà…»
Sam scuote la testa, confuso. «Chi
arriverà, Maestà?»
Tyrion
interviene prima che possa rispondere.
«Perdonami, Altezza, ma ho notizie fresche dalle Terre dei
Fiumi. Sembra che
interi villaggi siano stati bruciati, la gente trucidata
e…»
«Le
Terre dei Fiumi?» Bran ha perso ogni momento
del suo tempo per cercare lui, tanto da non
accorgersi delle altre
minacce.
Ha
tenuto sotto controllo Sansa, Jon e Arya, ma
ogni suo sforzo era incentrato a ritrovarlo. Non ha dato peso ad altro.
Non ne
ha visto il bisogno.
«Sì,
Altezza» prosegue Tyrion, e i suoi occhi si
assottigliano. «Non li hai visti arrivare?»
Bran
vorrebbe restare solo per poter cercare i
responsabili. Vorrebbe volare lontano, visitare i villaggi distrutti,
trovare
anche quella minaccia. Lo farà non appena Sam e Tyrion
saranno usciti dalla
stanza. Ma teme che sia tardi… Teme di aver commesso un
grave errore.
Se
davvero qualcuno ha attaccato le Terre dei
Fiumi, sarà difficile per lui far arrivare i soccorsi in
tempo. Dovrà affidarsi
ai lord dei Regni vicini, e sperare che abbiano uomini a sufficienza.
Non
ci sono mai abbastanza uomini in tempo di
pace.
Ed
è proprio ciò che teme: nessuno di loro
–
nemmeno l’estremo nord – ha abbastanza difese dopo
l’ultima guerra.
«No»
risponde a Tyrion. «Ho sbagliato a credere
che il pericolo potesse arrivare solo da sud.»
«Sei
stato a sud, Maestà?» domanda Sam,
accennando un sorriso.
«È
così. Per questo devi scrivere a tutti i lord
e alla Regina del nord. Dovrai avvisarli anche di questi attacchi nelle
Terre
dei Fiumi, mentre io inizio a cercare i responsabili. Dovranno
difendersi e
resistere fino al nostro arrivo.»
«Cos’altro
vuoi che scriva nelle mie lettere,
Maestà?»
«Devi
dir loro che l’ho trovato. Devi avvertirli
che Drogon sta tornando a Westeros.»
∞
Arya
li vede quando è ormai vicina. Non vuole nascondersi. La
delusione per Nymeria,
la preoccupazione per Sansa e la rabbia per il villaggio che ha visto
bruciare,
si condensano dentro di lei.
Ha
un solo modo per mettere a tacere il suo
cuore. Combattere. Uccidere.
Non
hanno insegne, ma bastano i loro abiti per
dirle che sono stranieri. Li affronta da sola, senza preoccuparsi
troppo di
quanti siano.
Mai
abbastanza.
Non
per placare la sua sete.
Lascia
che la circondino, poi estrae Ago e inizia
la sua danza. Uno dopo l’altro vede quegli uomini cadere.
Sorride, mentre la
morte la aiuta a trovare la pace.
Ne
arrivano altri. Li sente muoversi lenti alle
sue spalle, riconosce il canto dell’acciaio. Resta immobile,
di spalle, e
aspetta che il primo – il più coraggioso, o il
più stupido – tenti di
attaccarla.
Quando
l’ha quasi raggiunta, lei si volta – Ago,
il prolungamento del suo braccio – e incrocia la spada con
lui. Sembra
divertito di trovarsi davanti una ragazza.
È
alto, ha i capelli scuri che scendono sulle
spalle e un accenno di barba. Gli altri uomini formano un cerchio
intorno a
loro. Non vogliono lasciarla scappare.
Parla
una lingua che lei non conosce, ma si
accorge del rispetto che gli altri hanno per lui. Forse è il
capo. Forse è
Daario Naharis.
Arya
gli scivola alle spalle, ma quando sta per
colpirlo, lui si volta e para. Continua a parare i suoi colpi per un
po’, e lei
gli lascia credere di non poter fare di meglio. Vuole che scopra le sue
carte,
così si muove più veloce, gli volteggia intorno,
e con sua sorpresa lui
reagisce allo stesso modo. Tiene il passo.
Poi,
dopo una finta, le sferra un calcio e la
spedisce a terra.
Arya
torna subito in piedi e attacca. I colpi si
fanno più violenti, finché Ago – il
sorriso di Jon – non viene scagliato
lontano. Riesce a estrarre la daga e a schivare l’ultimo
attacco – mirava al
petto – poi rotola a terra per recuperare la spada.
Uno
degli uomini esce dal cerchio per
portargliela via.
Arya
si trova con la sola daga a fronteggiare
quell’uomo armato.
È
bastata questa daga per il Re della Notte,
si
dice per farsi coraggio.
Ora,
senza Ago, deve cercare di avvicinarsi di
più, anche se è pericoloso. Un passo falso, e
quella bella spada straniera,
dalla lama leggermente ricurva, riuscirà a catturarla.
Lui
non sembra avere fretta. Sorride e prende
tempo. E quando Arya fa un balzo per colpirlo, lui usa il piatto della
spada
per respingerla. Poi usa l’impugnatura contro la sua spalla,
buttandola a terra
e facendola gridare di dolore.
La
daga le cade dalle mani.
Lui
si avvicina, forse si è stancato di giocare.
Forse vuole solo farla finita.
Arya
si gira sulla schiena per guardarlo bene in faccia.
Striscia all’indietro, riempiendosi la mano con un pugno di
terra. Quando lui
si inginocchia, lei resta immobile.
Le
sta facendo delle domande, ma Arya non riesce
a capire nemmeno una parola. Vede solo quel sorriso, quel volto giovane
che un
po’ le ricorda Jon Snow.
«È
inutile che parli» gli dice. «Tanto non ti
capisco.»
Lo
dice in braavosiano, pensando che non le
risponderà. Invece lui risponde.
«Alcuni
uomini non sono tornati da un villaggio
qui vicino. Sei stata tu?»
Arya
non risponde. Stringe le labbra e pensa a
cosa fare. Le serve tempo, una distrazione, per recuperare il pugnale e
colpirlo alla gola.
«Sì,
sei stata tu.» Lui sorride. Come se non ci
fosse nulla di cui preoccuparsi. «Sei veloce per essere una
ragazza. Dove hai
imparato?»
Lei
resta zitta a guardarlo. Pensa, si
ripete, cercando una soluzione.
«Ti
muovi come un uomo senza volto. E parli anche
braavosiano. Sei stata alla Casa del Bianco e del Nero,
giusto?»
«Allora
non sei stupido come sembri.»
Poi
gli lancia il pugno di terra negli occhi, e
scivola verso il pugnale. Qualcosa si abbatte sulla sua schiena, e gli
occhi le
si riempiono di lame di luce. Il dolore è fortissimo.
Un
piede colpisce la daga, spedendola lontano da
lei.
Poi
ode un ululato. E un altro.
Arya
riesce solo ad alzare la testa. Vede gli
uomini guardarsi intorno, poi, uno dopo l’altro, li osserva
mentre vengono
trascinati via. Molti riescono a fuggire, ma quelli che tentato di
rispondere
con le spade finiscono sbranati dai lupi.
Daario
si guarda intorno, e non sembra gradire
ciò che vede. Raggiunge un cavallo e svanisce nella
boscaglia, mentre i suoi
vengono assaliti.
Arya
vorrebbe solo chiudere gli occhi. Ma poi la
vede. È lei che sta ancora ululando. È lei che la
raggiunge. Fa a pezzi un uomo
lì accanto, poi si ferma e china le labbra insanguinate.
C’è
odore di sangue. Di morte.
Nymeria
scopre i denti, e Arya si chiede se la
mangerà, se finirà anche lei divorata dai lupi,
come i suoi nemici. Poi la
metalupa spicca un salto e atterra qualcuno che Arya non può
vedere. Sente solo
le grida, e il suono della carne lacerata. Poi qualcosa di bagnato e
caldo le
scivola sulla guancia, le pulisce l’orecchio insanguinato.
«Nymeria»
mormora Arya, allungando una mano per
accarezzarla. «Grazie…»
Le
grida degli uomini non le fanno alcun effetto.
Niente riesce a scalfire la pienezza che sente nel cuore. Adesso non
è più
sola.
Volevo
solo dirvi che sto scrivendo una
brevissima long SanSan (ma non dovrei tardare con gli aggiornamenti: ho
già
altri capitoli pronti) e che ho intenzione di riprendere Vieni con Me, anche se non so ancora
quando.
Per
quanto riguarda Daario, mi sono rifatta al
personaggio della serie, sia per l’aspetto che per il
carattere.
Adesso
che Bran ha finalmente trovato chi stava
cercando, direi che ci siamo quasi tutti! A presto!
Celtica