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Autore: Celtica    24/09/2019    2 recensioni
Jon/Sansa | Post ottava stagione | link video nei vari capitoli
Sansa regna in solitudine sul nord quando riceve la visita di Jon Snow, venuto a renderle omaggio. Rivederlo la fa sentire ancora più sola, così decide di chiedergli di restare. Lui rifiuta, ma torna a Grande Inverno quando Sansa viene colpita da una freccia. Chi ha attentato alla sua vita?
Per scoprirlo, Jon, Arya e Brienne tornano a Grande Inverno.
Dal capitolo 7:
“«Ti hanno picchiata?»
La voce di Jon è dura come il granito della fortezza, fredda come il nord.
«No.» A quella domanda, a quel tono, quella di Sansa si riscalda invece come le sorgenti sotterranee che danno calore all’intero castello. Insieme, sono la voce dell’inverno, un intreccio di ghiaccio e fuoco, di calore e gelo. Perché uno non può esistere senza l’altro.”

Dai prossimi capitoli:
«Non mi è permesso prendere moglie.»
«Bene. Perché io non voglio più essere la moglie di nessuno.»

Jon/Sansa | Arya/Gendry | Brienne/Tormund
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arya Stark, Brienne di Tarth, Gendry Waters, Jon Snow, Sansa Stark
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest
Capitoli:
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15. Sta Tornando

 

15

Sta Tornando

 

 

A

rya resta come congelata nella neve, mentre vede per la seconda volta i lupi andare via. Il cavallo continua a scalpitare, ma Nymeria è ormai lontana.

Come ha fatto a essere così stupida?
Ha tradito la sua lupa. L’ha cacciata via. Ha vissuto anni lontano da lei, senza saperne nulla. Come ha potuto pretendere che dimenticasse tutto per amor suo?
Ha un suo branco, ora.

E ce l’ho anch’io, pensa, calmando il cavallo.
La strada verso casa è ancora lunga e, contro le sue previsioni, viaggerà da sola. Di nuovo.

 

 
Jon vuole vedere Sansa, ma non lo fanno passare.
«Ordini della Regina» dicono le guardie, ma lui ha la sensazione che ci sia lo zampino di maestro Ronald.
Come può averla convinta a non incontrarlo? Cosa può averle detto?

Forse è per il bacio, si ripete. Forse si è pentita.

Potrebbe passare, se solo volesse. Potrebbe chiamare i Bruti e farsi largo, buttare giù la porta. E poi ci sarebbe Spettro di guardia, e con lui nessuno oserebbe avvicinarsi.
Ma se davvero è stata Sansa a decidere, non può farle questo. Non può mancarle di rispetto in questo modo. E per cosa poi? Per sentirsi dire che è stato un errore, che non dovrebbero più vedersi?
Gli chiederà di tornare alla Barriera, come ha fatto quel giorno. Ne è sicuro.

In cortile le guardie sono in fermento, come in attesa di qualcosa. Ma che cosa? Forse la festa che Sansa darà in onore di Brienne e Davos, un sontuoso banchetto a cui parteciperanno i lord più importanti del nord. Mancano due giorni e lui non sa che fare nel frattempo.
Non ha tracce da seguire per trovare l’arciere, né ha prove che diano peso ai suoi sospetti. E non ha nemmeno la possibilità di chiarire la sua posizione con Sansa… almeno questo gli avrebbe dato da pensare.

Finché non la vede affacciata al primo piano, nello stesso punto in cui Ned Stark e sua moglie Catelyn osservavano i figli durante l’allenamento.
Incontra i suoi occhi, e prima che abbia anche solo il tempo di farle un cenno, Sansa si volta e torna dentro.

 


Bran ha occhi fissi nel vuoto, bianchi come il ghiaccio. Sta volando con un gruppo di corvi verso sud quando lo vede. Riconosce il terrore negli occhi dei suoi fratelli, e osserva le ali spiegate, nere e gigantesche, mentre lo portano fino a loro.
Vede le fauci spalancarsi, la fiammata un attimo prima che li colpisca.
Torna in sé prima di morire bruciato.

Podrick è nella stanza insieme a lui, e basta un cenno per farlo avvicinare. «Maestà?»
«Corri a chiamare Sam, presto.»

Poi attende, seduto sul suo trono di legno, le ruote puntate verso la finestra aperta. Il cielo è limpido, e Approdo del Re è tranquilla. Bran pensa al fumo che ha visto quando la città è bruciata. Pensa alla paura negli occhi di Sansa, mentre aspettava notizie dei suoi fratelli.
«Altezza!» esordisce Sam entrando nella stanza. «Cosa posso fare per te?»
Tyrion è dietro di lui. Appare meno preoccupato di quanto non sia in realtà.
«Devi mandare un messaggio ai Lord Protettori dell’Ovest e dell’Est, e a tutti i lord dei Sei Regni. E devi scrivere anche alla Regina del Nord, perché dovremo essere tutti pronti quando arriverà.»

«Arriverà…» Sam scuote la testa, confuso. «Chi arriverà, Maestà?»

Tyrion interviene prima che possa rispondere. «Perdonami, Altezza, ma ho notizie fresche dalle Terre dei Fiumi. Sembra che interi villaggi siano stati bruciati, la gente trucidata e…»
«Le Terre dei Fiumi?» Bran ha perso ogni momento del suo tempo per cercare lui, tanto da non accorgersi delle altre minacce.
Ha tenuto sotto controllo Sansa, Jon e Arya, ma ogni suo sforzo era incentrato a ritrovarlo. Non ha dato peso ad altro. Non ne ha visto il bisogno.

«Sì, Altezza» prosegue Tyrion, e i suoi occhi si assottigliano. «Non li hai visti arrivare?»
Bran vorrebbe restare solo per poter cercare i responsabili. Vorrebbe volare lontano, visitare i villaggi distrutti, trovare anche quella minaccia. Lo farà non appena Sam e Tyrion saranno usciti dalla stanza. Ma teme che sia tardi… Teme di aver commesso un grave errore.
Se davvero qualcuno ha attaccato le Terre dei Fiumi, sarà difficile per lui far arrivare i soccorsi in tempo. Dovrà affidarsi ai lord dei Regni vicini, e sperare che abbiano uomini a sufficienza.

Non ci sono mai abbastanza uomini in tempo di pace.

Ed è proprio ciò che teme: nessuno di loro – nemmeno l’estremo nord – ha abbastanza difese dopo l’ultima guerra.
«No» risponde a Tyrion. «Ho sbagliato a credere che il pericolo potesse arrivare solo da sud.»
«Sei stato a sud, Maestà?» domanda Sam, accennando un sorriso.
«È così. Per questo devi scrivere a tutti i lord e alla Regina del nord. Dovrai avvisarli anche di questi attacchi nelle Terre dei Fiumi, mentre io inizio a cercare i responsabili. Dovranno difendersi e resistere fino al nostro arrivo.»
«Cos’altro vuoi che scriva nelle mie lettere, Maestà?»

«Devi dir loro che l’ho trovato. Devi avvertirli che Drogon sta tornando a Westeros.»

 

 
Arya li vede quando è ormai vicina. Non vuole nascondersi. La delusione per Nymeria, la preoccupazione per Sansa e la rabbia per il villaggio che ha visto bruciare, si condensano dentro di lei.

Ha un solo modo per mettere a tacere il suo cuore. Combattere. Uccidere.
Non hanno insegne, ma bastano i loro abiti per dirle che sono stranieri. Li affronta da sola, senza preoccuparsi troppo di quanti siano.

Mai abbastanza.
Non per placare la sua sete.

Lascia che la circondino, poi estrae Ago e inizia la sua danza. Uno dopo l’altro vede quegli uomini cadere. Sorride, mentre la morte la aiuta a trovare la pace.
Ne arrivano altri. Li sente muoversi lenti alle sue spalle, riconosce il canto dell’acciaio. Resta immobile, di spalle, e aspetta che il primo – il più coraggioso, o il più stupido – tenti di attaccarla.

Quando l’ha quasi raggiunta, lei si volta – Ago, il prolungamento del suo braccio – e incrocia la spada con lui. Sembra divertito di trovarsi davanti una ragazza.
È alto, ha i capelli scuri che scendono sulle spalle e un accenno di barba. Gli altri uomini formano un cerchio intorno a loro. Non vogliono lasciarla scappare.
Parla una lingua che lei non conosce, ma si accorge del rispetto che gli altri hanno per lui. Forse è il capo. Forse è Daario Naharis.

Arya gli scivola alle spalle, ma quando sta per colpirlo, lui si volta e para. Continua a parare i suoi colpi per un po’, e lei gli lascia credere di non poter fare di meglio. Vuole che scopra le sue carte, così si muove più veloce, gli volteggia intorno, e con sua sorpresa lui reagisce allo stesso modo. Tiene il passo.
Poi, dopo una finta, le sferra un calcio e la spedisce a terra.
Arya torna subito in piedi e attacca. I colpi si fanno più violenti, finché Ago – il sorriso di Jon – non viene scagliato lontano. Riesce a estrarre la daga e a schivare l’ultimo attacco – mirava al petto – poi rotola a terra per recuperare la spada.
Uno degli uomini esce dal cerchio per portargliela via.
Arya si trova con la sola daga a fronteggiare quell’uomo armato.

È bastata questa daga per il Re della Notte, si dice per farsi coraggio.

Ora, senza Ago, deve cercare di avvicinarsi di più, anche se è pericoloso. Un passo falso, e quella bella spada straniera, dalla lama leggermente ricurva, riuscirà a catturarla.
Lui non sembra avere fretta. Sorride e prende tempo. E quando Arya fa un balzo per colpirlo, lui usa il piatto della spada per respingerla. Poi usa l’impugnatura contro la sua spalla, buttandola a terra e facendola gridare di dolore.

La daga le cade dalle mani.

Lui si avvicina, forse si è stancato di giocare. Forse vuole solo farla finita.
Arya si gira sulla schiena per guardarlo bene in faccia. Striscia all’indietro, riempiendosi la mano con un pugno di terra. Quando lui si inginocchia, lei resta immobile.
Le sta facendo delle domande, ma Arya non riesce a capire nemmeno una parola. Vede solo quel sorriso, quel volto giovane che un po’ le ricorda Jon Snow.

«È inutile che parli» gli dice. «Tanto non ti capisco.»

Lo dice in braavosiano, pensando che non le risponderà. Invece lui risponde.
«Alcuni uomini non sono tornati da un villaggio qui vicino. Sei stata tu?»
Arya non risponde. Stringe le labbra e pensa a cosa fare. Le serve tempo, una distrazione, per recuperare il pugnale e colpirlo alla gola.

«Sì, sei stata tu.» Lui sorride. Come se non ci fosse nulla di cui preoccuparsi. «Sei veloce per essere una ragazza. Dove hai imparato?»
Lei resta zitta a guardarlo. Pensa, si ripete, cercando una soluzione.
«Ti muovi come un uomo senza volto. E parli anche braavosiano. Sei stata alla Casa del Bianco e del Nero, giusto?»
«Allora non sei stupido come sembri.»
Poi gli lancia il pugno di terra negli occhi, e scivola verso il pugnale. Qualcosa si abbatte sulla sua schiena, e gli occhi le si riempiono di lame di luce. Il dolore è fortissimo.
Un piede colpisce la daga, spedendola lontano da lei.

Poi ode un ululato. E un altro.

Arya riesce solo ad alzare la testa. Vede gli uomini guardarsi intorno, poi, uno dopo l’altro, li osserva mentre vengono trascinati via. Molti riescono a fuggire, ma quelli che tentato di rispondere con le spade finiscono sbranati dai lupi.
Daario si guarda intorno, e non sembra gradire ciò che vede. Raggiunge un cavallo e svanisce nella boscaglia, mentre i suoi vengono assaliti.

Arya vorrebbe solo chiudere gli occhi. Ma poi la vede. È lei che sta ancora ululando. È lei che la raggiunge. Fa a pezzi un uomo lì accanto, poi si ferma e china le labbra insanguinate.

C’è odore di sangue. Di morte.

Nymeria scopre i denti, e Arya si chiede se la mangerà, se finirà anche lei divorata dai lupi, come i suoi nemici. Poi la metalupa spicca un salto e atterra qualcuno che Arya non può vedere. Sente solo le grida, e il suono della carne lacerata. Poi qualcosa di bagnato e caldo le scivola sulla guancia, le pulisce l’orecchio insanguinato.
«Nymeria» mormora Arya, allungando una mano per accarezzarla. «Grazie…»
Le grida degli uomini non le fanno alcun effetto. Niente riesce a scalfire la pienezza che sente nel cuore. Adesso non è più sola.

n

 N.d.A.:

Volevo solo dirvi che sto scrivendo una brevissima long SanSan (ma non dovrei tardare con gli aggiornamenti: ho già altri capitoli pronti) e che ho intenzione di riprendere Vieni con Me, anche se non so ancora quando.
Per quanto riguarda Daario, mi sono rifatta al personaggio della serie, sia per l’aspetto che per il carattere.
Adesso che Bran ha finalmente trovato chi stava cercando, direi che ci siamo quasi tutti! A presto!

Celtica

   
 
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