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Autore: Jadis_    24/09/2019    0 recensioni
Due mondi stanno per incontrarsi: l'arrivo di una ragazza tra le mura di Hogwarts scombussolerà tutto il mondo magico.
Dal testo:
"La tempesta si stava calmando, permettendole di vedere meglio il sentiero, ma allo stesso tempo condannandola allo scoperto. Il cavallo cedette di schianto, facendola volare dalla sella, e mandandola con la faccia nella neve gelida: si era rotto una zampa. "Maledizione!" urlò, battendo i pugni per terra. Si rimise in piedi e si scrollò di dosso la neve, ma ormai parte dei vestiti era bagnata. "
Crossover tra "Le Cronache di Narnia " e "Harry Potter"
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Altro personaggio, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Voldemort
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Il labirinto 


"Come hai potuto fallire?!" esclamò la donna, su tutte le furie. L'eco delle sue urla si sparse in ogni stanza del castello.

"Non sei nemmeno in grado di completare uno stupido ordine!" continuò ad inveire, con la mano sinistra stretta attorno all'impugnatura della daga.

"Sono entrate in un portale" rispose l'uomo con pacatezza.

"Dovevi seguirle, ti avevo dato un ordine!"

"Dovresti formulare meglio i tuoi ordini, mia cara" disse con un ghigno sul volto il Signore Oscuro.

"Non giocare con me, Rumplestiltskin!"

"Non è nel mio stile starmene buono."

A quel punto Ingrid si avvicinò, prese il viso dell'uomo e lo strinse forte con la mano destra. "Non ho alcun problema a farti fuori. Il tuo potere mi farebbe comodo. Ora ascoltami bene: trova le mie nipoti e non tornare qui, finché non le avrai uccise."
 

 
Alexandra sospirò, fissando il piatto davanti a sé ancora integro. La voglia di mangiare le era passata, faceva davvero fatica a mandare giù più di qualche boccone. La preoccupazione per sua madre e l'ansia per l'imminente terza prova del Torneo Tremaghi le divoravano lo stomaco. I tentativi di farla svagare da parte dei suoi amici erano stati del tutto inutili. Decise di alzarsi dal tavolo dei Grifondoro e senza dire nulla si avviò verso l'uscita della Sala Grande.
 

 
Jadis era stata portata nella sua vecchia stanza, quella in cui aveva vissuto fino al giorno della fuga. I ricordi erano subito riaffiorati nella sua mente e questo l'aveva costretta ad uscire sul piccolo balcone per prendere aria. Avrebbe dovuto immaginarsi un colpo così meschino da parte di sua madre; in fondo, pur di farla crollare, avrebbe usato ogni mezzo. Chiuse gli occhi e prese un profondo respiro. L'aria di casa non era la stessa dei suoi ricordi. Era cambiata molto la sua terra: aveva potuto vederla con i suoi occhi durante le uscite forzate fuori dal palazzo. Tutto il popolo doveva vedere la sua resa. Aveva deluso suo padre, Charn e se stessa dando una responsabilità enorme a sua figlia, ma non aveva avuto scelta. Ricordava ancora bene il giorno in cui suo padre le aveva parlato per la prima volta di quella dannata profezia:

"Figlia mia, siediti" disse l'uomo, invitandola ad accomodarsi sulla poltrona davanti al camino.

Jadis ubbidì.

"Quello che sto per dirti deve rimanere tra noi."

"Sì, padre. Come desideri."

"Bene. Esiste una profezia che una veggente del tempio fece più di un secolo fa." pronunciò il re, guardando la figlia. "Riguarda quello che ti raccontai qualche mese or
sono. Lo ricordi?"


"Si, padre. Non potrei mai dimenticarlo."

"La profezia parla del ritorno di Morgana e della sua battaglia contro la Regina del Nord."

"Ma la Regina del Nord è mia madre!" esclamò sorpresa Jadis.

"Questo lo so..."

"Tutto questo non ha alcun senso!"

"Jadis, lo ha."

"Non amo mia madre, questo è vero, però..."

"Non la credi capace di uccidermi? Sei troppo buona e ingenua, figlia mia."

"Se sapete che farà una cosa del genere, perché non fate qualcosa?"

"Perché non ho prove certe e questo è il mio destino. Un giorno capirai, credimi."

"Non sono comunque la persona che voi dite, padre."

"Infatti la persona di cui parlo non è ancora nata."

La strega alzò un sopracciglio, non capendo bene le parole dell'uomo.

"Nascerà presto, però" disse il re, poggiando la mani sul ventre leggermente tondo della figlia.

Jadis guardò suo padre incredula "No… non potete dire sul serio..."

"Figlia mia, io non mento."

"Come potete esserne così sicuro?"

"Il giorno in cui mi fu detto della profezia, la veggente mi disse che lei sarebbe rinata dalla mia progenie e mi diede questo" disse il re, tirando fuori dalla tasca destra della giacca una piccola scatolina nera. "Dentro vi è un ciondolo, un Triskell per la precisione. Apparteneva a lei, ma non so perché fosse custodito nel tempio" aggiunse, per poi porgerle la custodia in velluto.

La strega prese la scatolina con leggera titubanza tra le mani e l'aprì lentamente. "Avrebbe potuto rendervi nonno anche mia sorella"

"No. Sai meglio di me quanto lei sia incapace di amare, ma in fondo non è nemmeno colpa sua" sospirò l'uomo. "Comunque, quel ciondolo dovrebbe brillare alla nascita di mia nipote, almeno questo è quello che mi è stato riferito."

"Non credo di essere in grado di affrontare una cosa simile..."

"Non dubitare mai della tue capacità. So che sei in grado di affrontare tutto, Jadis."
 

 
"La trappola è pronta?" domandò Voldemort.

"Sì, mio signore. La ragazza non ha alcuno scampo" rispose il Mangiamorte.

"Spero per te che sia così"

"Fidatevi di me. Non appena toccherà quella coppa, lei sarà in mano vostra"
 

 
"Non può continuare così" sospirò Harry, vedendo andar via Alexandra.

"Lo so, ma non possiamo costringerla a mangiare" rispose Ron, tra un boccone e l'altro.

"O a dirci cosa nasconde" aggiunse Hermione.

"Cioè?" chiese con dubbio il Prescelto.

"Non lo so, ma da quando ha parlato con il preside… insomma… non sembra più lei."
 

 
Se n'era andata sulle rive del Lago Nero e aveva appoggiato la schiena contro il tronco di un albero, beandosi per un attimo di quel meraviglioso silenzio, mentre si rigirava il ciondolo che aveva appeso al collo tra le mani. Quel dannato Triskell, lo stesso che era comparso nei fondi del tè durante la lezione di divinazione: la Cooman non la guardava più in faccia da quel giorno, anzi tremava al suo solo passaggio. Alexandra chiuse gli occhi e sospirò. Secoli e secoli e non era cambiato nulla: il suo nome, il suo volto facevano ancora paura, forse troppa. Si sarebbe portata a vita questa cattiva fama e non poteva farci nulla, non al momento, almeno.
 
 


Jadis si riprese di colpo non appena udì bussare contro la sua porta. Non disse nulla: tanto sarebbero entrati lo stesso. Incrociò le braccia al petto non appena vide sua madre varcare la soglia.

"Avete una faccia delusa, madre. Le vostre urla si sono sentite fin qua su" disse subito con tono di scherno.

"Ti diverte la cosa, non è vero?" chiese la donna, leggermente irritata dall'atteggiamento della figlia.

"Molto, direi. Vedervi fallire mi dà gioia."

"Non ti ricordavo così irritante."

"Cosa volete? Un secondo round, per caso?" chiese la strega, cercando di stuzzicarla.

"No, sono venuta a dirti che presto tua figlia ci raggiungerà. Voldemort, a differenza di Rumplestiltskin, non è una completa delusione."

"La vostra sicurezza mi fa ridere."

"Non ha più nessuno che possa proteggerla" disse decisa Ingrid.

"Questo lo credete voi" rispose con un sorrisino sul volto Jadis.
 

 
Malgrado le sue proteste, Harry aveva voluto accompagnarla all'incontro al campo da Quidditch. Durante il tragitto era rimasta in completo silenzio, mentre inutilmente tentava di scacciare i soliti foschi pensieri.

"Ma che… che fine ha fatto il campo da gioco?!" esclamò il Prescelto, avendo davanti a sé un paesaggio diverso rispetto al normale.

Alexandra si girò verso il ragazzo, alzando un sopracciglio, e lui in tutta risposta la invitò a guardare davanti a sé. Troppo presa dai suoi dannati problemi, non si era
nemmeno accorta di essere arrivata a destinazione.

"Straordinario..." mormorò, affascinata dall'enorme labirinto dinanzi a sé.

"Stai scherzando, spero?"

"No, affatto. Fino ad ora mi sembra la prova con meno pericolo, anche se ci si può aspettare di tutto."

"Sai bene che sarà così. Sei strana… ultimamente, intendo..."

"Ho già detto ad Hermione che non voglio parlarne. Se mi hai accompagnata qui per farmi un interrogatorio, puoi anche andartene" disse secca la mora.

"Non ti riconosco davvero più..." disse in tono amareggiato il Prescelto.

"Harry, mi dispiace, ok? Non posso dirti quello che sta accadendo. Finiresti per odiarmi anche tu e non voglio che succeda."

"Perché dovrei odiarti?"

"Perché non sono quello che sembro."
   
 
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