Serie TV > Don Matteo
Segui la storia  |       
Autore: paoletta76    24/09/2019    1 recensioni
"She's not afraid of all the attention
She's not afraid of running wild
How come she's so afraid of falling in love.."
Anna pensò che, se solo fosse stata un tantino più pazza, in quel momento l’avrebbe tranquillamente baciato.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna Olivieri, Sorpresa
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Piccole Storie'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Dammi stanotte per lavorarci su. Sono sicura che per domattina sarà tutto risolto.
 
Marco aveva sospirato, lentamente, lasciandosi convincere a concederle spazio e tempo per indagare, prima di contattare il questore e muovere l’ingranaggio della prassi. E l’aveva lasciata al confine con l’ingresso, mentre il maresciallo ed il brigadiere rientravano già con qualcosa di utile.
 
Registrazioni. Un filmato, della videocamera di sorveglianza della stazione di servizio poco oltre la quale si trovava la zona in cui la ragazza lavorava. Del giorno precedente l’aggressione.
Immagini che avevano ben poco da interpretare.
 
Quella ragazza bionda, Oksana. I suoi passi incerti, avanti ed indietro, lungo il bordo strada.
Poi, un’auto bianca, piccola cilindrata. Passava lì davanti una volta, due.
- Va bè, ce ne sono tante, di macchine bianche..- aveva obiettato Cecchini, sollevando le spalle e continuando a fissare lo schermo - siamo sicuri che è la sua? Potrebbe anche non essere lui.
L’auto si fermava, e ne scendeva una figura maschile, quasi sbattendosi la portiera alle spalle, prima di raggiungere la ragazza e strattonarla.
- E’ lui.- il sospiro del maresciallo si caricava di sconfitta, piegandosi con la fronte su una mano – è lui. Ma che fa? Ma perché la strattona?
 
Deglutire. Spostarsi appena, un dito sul tasto a fermare le immagini, con quel loop che non voleva lasciarle la testa. Non è possibile, non è possibile. C’è una spiegazione. E la voce che tremava appena.
- Mi dispiace, io devo richiedere l’arresto.
 
Silenzio, di ghiaccio. Lo sguardo di Pietro che da solo voleva dire tante cose.
Poi, il telefono che squillava. Schiarirsi la voce, prima di rispondere.
- Sì?
Una fitta. Al petto, a sinistra.
- Va bene.. arriviamo subito.- giù il cornetto, un sospiro pesante. La voce che tremava di nuovo.
- Che è successo? – le chiese il maresciallo.
- Barba..
 
Passi veloci, senza aspettare nessuno, senza aggiungere inutili parole. Via il berretto, affondando oltre la portiera dell’auto di servizio.
Un’ambulanza, sirene spiegate. Voltò appena gli occhi, seguendone il movimento ed il rumore che si allontanava.
Lui. C’è lui, lì sopra. Frega niente, cos’ha fatto, o perché. Dovresti essere lì, con lui.
 
- Capitano..
La voce di Zappavigna, ad interrompere quel pensiero, a riportarle i battiti a ritmo. I suoi passi, accanto, mentre li accompagnava sotto a quel balcone.
Quello della casa che aveva preso in affitto, una settimana dopo quel bacio in quel giardino. Quando le aveva mandato il cuore dritto in gola, sfuggendo con quelle borse in spalla e lasciando l’alloggio con la porta accanto alla sua.
 
Ce l’hai sempre avuto accanto, Anna. E tutto quello che gli hai saputo dire sono state parole sbagliate.
All’uomo giusto.
Ed ora, forse.. forse è troppo tardi, per cancellare tutto e ricominciare.
 
- Come sta?
- L’hanno trovato privo di sensi, ma l’hanno portato via che respirava ancora. I colleghi del Ris sono arrivati per i rilevamenti. In casa non c’erano segni di effrazione, e.. il balcone del primo piano era aperto.
- Quindi, semplicemente avrebbe.. aperto la finestra e si sarebbe lasciato cadere.
 
Lasciato cadere..
Zappavigna parlava, menzionava un taglio su una mano, un dettaglio che forse poteva servire come prova, o forse no. Alle spalle, ecco la voce di Nardi.
- Non siamo sicuri di niente; il tentato suicidio è soltanto un ‘ipotesi.- il maresciallo gli rispondeva azzardando una difesa, mentre quello incalzava su come avrebbero titolato i giornali la mattina dopo.
 
Si è suicidato.. perché era colpevole..
 
Le mani le si chiusero a pugno, senza alcuna spiegazione.
O forse ce l’avevano eccome, una spiegazione. Non è possibile. Tutto questo è uno stupido incubo, ora mi sveglio e butto giù due Voltadol. Scendo, e quegli occhi azzurri sono dietro alla scrivania. Le parole giuste, Anna. Usa le parole giuste, stavolta. Questo è un incubo, ora ti svegli e hai la tua seconda chance.
 
- Capitano..
La voce di Marco era di nuovo viva, reale, oltre le spalle. Si voltò appena, aggrottando le sopracciglia.
- Tutto bene? Perché mi sembra che-
- Stavo pensando. A quanto sembri assurda tutta questa faccenda. Ci sono segni di colluttazione, all’interno?
- N- no; sembra che.. no, i colleghi non-
Zappavigna si ritrovò a balbettare, lei tese la mano e riprese il controllo:
- Voglio un esame approfondito della scena, ogni dettaglio può fare la differenza. Brigadiere..
Un cenno, a cui Pietro rispose annuendo, veloce, prima di rimettere in moto l’auto e dirigerla verso l’ospedale.
 
Era lì, oltre il vetro, solo una manciata di passi lontano. Steso in un letto della terapia intensiva, le spalle affondate fra i cuscini, le braccia circondate dai tubicini delle flebo, i battiti controllati da un monitor.
Bende a fasciargli la testa, il camice dell’ospedale a coprire ciò che non rimaneva sotto le lenzuola.
- Trauma cranico di media intensità e severo trauma spinale – questo, il responso del medico, espresso con un tono professionale ed indifferente che le fece stringere di nuovo i pugni – potremo sciogliere la prognosi solo trascorse le 48 ore. Se volete, potete andare.
Un sospiro, lunghissimo, a muovere le spalle di Cecchini.
- Resto.. resto io, ancora un po’ – mormorò, dopo l’ennesima occhiata oltre quel vetro – voi.. voi andate, abbiamo un’indagine da chiudere. Perché non è stato lui, lui è innocente. E non ha cercato d’ammazzarsi. Non è possibile.
 
Aveva ragione. Pienamente e perfettamente ragione. E poco importava che, grazie allo spirito d’osservazione del prete, unito a ricerche più approfondite, l’indagine avrebbe trovato soluzione in meno di tre giorni.
L’appuntato era in servizio, nella forbice di tempo in cui la ragazza era stata picchiata. Poco importava anche che la colpa fosse del cugino che le faceva da protettore, o del suo aver mentito sotto minaccia della donna che gestiva il giro della prostituzione locale. Meno ancora delle sirene a fendere la notte, della retata in cui sette ragazze erano state liberate e tre persone arrestate.
Poco importava, che giustizia fosse stata fatta. Poco o nulla, per la lama che continuava a bucarle il cuore.
 
Francesco era innocente, non s’era lasciato cadere da quel balcone da solo. Ma non importava neppure quello.
 
La voce di Don Matteo tremava, oltre il cornetto.
 
Lo risvegliano.
Ha il sessanta percento di probabilità.
Di restare paralizzato.
Lui non ha famiglia, capitano.
 
L’immagine era sempre la stessa, di fronte a lei. Quella stanza, oltre il vetro. Quella manciata di divise, i loro sguardi preoccupati.
Solo che ora quegli occhi azzurri erano aperti, quasi sbarrati, contro il camice bianco del medico.
 
Lo vide deglutire. Una, due volte, mantenendo il contatto visivo, ma senza la forza di aprire le labbra per far sentire la propria voce, per muovere domande o ribellarsi.
Ha il sessanta percento. Di restare paralizzato.
 
Prese il respiro, lenta e profonda. E scattò verso quella porta, aprendola con una certa energia e sorprendendo quel camice bianco.
- Mi scusi, ma non può-
- Volevate la famiglia? Sono io, la famiglia. Ufficiale responsabile in comando compagnia. E’ sufficiente?
Gli si avvicinò, rigida e seria, quasi ringhiando. Il medico provò a rispondere, ma bastò una fulminata di sguardo a costringerlo a scivolare via sollevando le mani.
Anna appoggiò il berretto sul comodino e si avvicinò al bordo del letto, osando piegarsi e raggiungere quelle dita con le proprie. Le sentì ritrarsi, mentre quegli occhi si chiudevano.
Come a non volerla vedere.
 
Raccogliere il respiro, di nuovo, sedendosi in un angolo, a contatto con il suo fianco.
- Francesco.. Frà.. ehi..- intrecciò di nuovo la mano alla sua, stringendo un poco. Nessuna reazione, stavolta - ehi.. guardami.. non ci sei dentro da solo, ok? Non ti ci lascio, da solo.- tese l’altra mano, andando a sfiorargli il viso - guardami. Sono qui. Sto con te, combatto con te. Ne usciamo, insieme. So tutto; so che non sei stato tu, che a quella non hai fatto niente, a parte cercare di far l’eroe. Li abbiamo presi, le ragazze sono salve; tutte quante, non solo Oksana. Anche quella che ti ha portato quel pezzo di merda in casa. E pure la ragazzina. Ti beccherai un tag colorato, potrai cominciare a farmi concorrenza.- lo vide piegare le labbra, annuire appena in un sospiro, e si fece seria, motivata – ora inizia la salita, Frà. Ma non ti ci lascio, da solo.
Un cenno d’intesa, occhi negli occhi, e si lasciò andare a depositargli un bacio sulla fronte.
Quella mano, caldissima, lasciava la sua per stringerle appena il fianco, lasciandola sorridere.
 
Non è vero. Non è vero, che questo non potremo esserlo, io e te, mai.
 
Il bussare di qualcuno sul vetro attirò la sua attenzione, ricacciandola coi piedi per terra. Il maresciallo le faceva cenno di andare, mentre un altro medico oltrepassava la porta, segnale che per lei il tempo era scaduto.
Tornò a quegli occhi di cristallo, per un istante. Lo vide annuire ancora, leggero.
- Ora vado. Ma ti trovo una soluzione, Frà. Ne usciamo. Insieme.
 
Come ha detto che si chiama, il posto in cui lavora Laura?
  
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Don Matteo / Vai alla pagina dell'autore: paoletta76