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Autore: Kuro Iri    24/09/2019    0 recensioni
nonostante yoko non si sia mai sentita a proprio agio nella sua vita, non può nemmeno lontanamente immaginare ciò a cui è destinata, né tantomeno dove... catapultata in una terra fantastica, con l'odio fra due razze che minaccia di soffocarla, il suo compito sembra impossibile...
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Equilibrio'
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La spianata era larga circa settanta metri e lunga cento. Era chiusa ai lati da due pareti di roccia. Uno dei due lati d'accesso era chiuso da un bosco. Dagli alberi fece capolino una sos-rakè dai capelli dello stesso colore delle foglie, gli occhi di quello dell'erba e la pelle scura come corteccia. Osservava con attenzione l'altro lato della spianata. Un ammasso di rocce appuntite. Da esse vide dipanarsi tentacoli di buio. strinse la presa sul bastone-spada, mentre una gocciolina di sudore freddo le colava lungo la mascella. Il buio continuò ad avanzare, finchè non li vide. Gli òkolok. Erano così tanti! Cominciò a tremare. All'improvviso, una mano le si posò sulla spalla, facendola sobbalzare. Si girò: due gemme, una d'oro e l'altra azzurro-blu, la guardavano dolcemente.
"é la prima volta che li vedi?"
"Si"
"Sono brutti, eh?"
"Già"
"Cosa puoi dirmi?"
"Credo che il loro capo stia per arrivare, le piante hanno paura"
Yokio stava per rispondere, quando Mivia sbiancò.Prese a tremare così violentemente che l'aram le cadde di mano. Le ginocchia le cedettero e si ritrovò per terra.
"é arrivato..."
La Custode si voltò di scatto. In mezzo ai corpi degli òkolok, ne era apparso uno grosso il doppio e terrificante come tre di loro messi assieme. La pelle era piena di cicatrici e sembrava fatto di ombra pura.
"Yokio!"
I suoi amici l'avevano raggiunta.
"Ma quanto è brutto?!"
La Custode era silenziosa.
"Yokio?"
Sollevò le braccia. Dai palmi apparvero due fulmini che si modellarono come un arco e una feccia. Scossò. La freccia si conficcò in una roccia al finaco del sovrano degli òkolok.
"Andiamo. Dobbiamo prepararci"

Il sovrano degli sfescia guardava la freccia con curiosità.
Bella mira. E bel coraggio.
Guardò nuovamente i suoi nemici. Eccola. La ragazza con i capelli bianchi. Sorrise.
é solo una poppante. Non potrà mai uccidermi. I suoi occhi non sono nè fulmine nè notte, la sua pelle è normale. Quello sciocco demon, osare turbarmi in quel modo!
Qualcuno tossichhiò alle sue spalle.
"Mio Signore"
 Uno sfescia si era inginocchiato.
"Le forze del nemico sono ancora sconosciute, non riusciamo a raccogliere informazioni su di loro"
"Per quale motivo?"
"C'è una specie di barriera, non riusciamo a oltrepassarla"
"I demon?"
"No. é qualcos'altro, ma non capiamo cosa sia"
lo sfescia tornò a guardare il bosco. lo infastidiva: era troppo luminoso, troppo vivo.
maledetta Custode! se non fosse per quei dannati cosi svolazzanti, avremmo già il Dominio e intorno a noi ci sarebbe solo il buio! Solo il buio e la morte!
Notò qualcuno tr gli alberi rivolto verso di lui. La Custode. Il tempo e lo spazio attorno a loro sparirono: c'erano solo gli occhi del nemico. Gli occhi dello sfescia erano due pozzi di pura oscurità, disperazione, odio e rabbia. era sempre bastato quello sguardo a a sconfiggere i suoi nemici e sottometterli. Era stupito: la ragazzina aveva il corggio di guardarlo negli occhi a testa alta! Un brivido gli corse lungo la spina dorsale. Gli occhi di Yokio sfavillavano come due gemme purissime. Fissando lo sguardo negli occhi del nemico, ebbe l'impressione tremasse. capì che temeva la sua luce e ne fu felice: anche lei temeva la sua ombra. il suo sguardo era sempre servito a dare speranza, per la prima volta mostrava all'avversario come temerla.  I due si fissarono ancora per qualche secondo, poi si voltarono e tornarono dai rispettivi compagni. Era ormai il crepuscolo. La battaglia si sarebbe svolta l'indomani.

Quella notte, Yokio sognò i Guardiani. erano tuti tesi, nel loro aspetto di Guardiani. okoy le si avvicinò con lo sguardo cupo.
"Yokio, nessuno di noi ha mai visto il sovrano degli òkolok. Il fatto che abbia deciso di mostrarsi può essere un enorme problema. Non abbassare mai la guardia"
"Yokio"
La ragazza aprì gli occhi. Davanti a lei, Kita la guardava con la cotta già indossata.
"é l'alba"

la spianata era ancora in ombra, nonostante il cielo fosse rosato.
Davanti al bosco, l'Armata Splendente era divisa in cinque.
 Rispettivi comandanti erano Mike.
Ihalim.
Leiyra.
Kita.
Yokio.
Nelle divisioni, le razze erano fianco a fianco.
Aspettavano.
Fra le rocce, c'erano gli òkolok.
In attesa.
Il buio che ricopriva il loro sovrano sembrava pulsare.
La luce del sole iniziò a scendere lungo le pareti.
Yokio estrasse Tajia.
I suoi compagni estrassero le loro spade.
Incoccarno gli archi.
Aggiudtarono la presa su else e impugnature.
Il silenzio si fece assoluto.
La luce continuava a scendere.
Toccò i due eserciti.
Aspettavano.
Nella spianata non si sentiva nessun suono.
Tutti trattenevano il respiro.
La luce era a pochi metri da Yokio.
La Custode guardò i suoi compagni.
Guardò il suo esercito.
Si fidavano di lei.
Non li avrebbe delusi.
La luce era solo a un metro da lei.
L'òkolok si sentiva invincibile.
Tutti i suoi sudditi avrebbero combattuto per uccidere.
Sogghignò.
Già una volta aveva gustato il sangue e la carne di un Guardiano.
Non vedeva l'ora che succedesse di nuovo.
Il sole era a cinquanta centimetri dai due condottieri.
Trenta.
Venti.
Dieci.
Cinque.
Quattro.
tre.
Due.
Uno.
La luce li toccò.
Yokio levò Tajia al cielo.
"ORA!"
L'òkolok lanciò un ruggito.
"ADDOSSO!"
Seguendo i propri comandanti, i due eserciti  partirono alla carica.
Gli elfi e i sos-rakèdelle divisioni di Leiyra e Kita si arrampicarono sulle pareti.
Mentre correvano prepararono gli archi.
Yokio correva.
Correva come mai in vita sua.
L'òkolok compiva balzi di diversi metri in pochissimo tempo.
Yokio portò Tajia davanti al volto.
L'òkolok snudò le zanne.
Il tempo rallentò.
O così parve.
Yokio e l'òkolok spiccarono il salto che li fece incontrare.
Cercarono di ferirsi l'un l'altro.
Ricadero illesi.
Il tempo tornò a scorrere.
I due eserciti si scontrarono.
Gli elfi e i sos-rakè sulle pareti superarono l'esercito òkolok.
Lo chiusero da dietro.
Dopo averli accerchiati, riversarono su di loro una pioggia di frecce.

Leiyra si sentiva vento.
Per la prima volta da quando aveva incontrato Okoy.
Aveva sempre pensato che le avesse solo migliorato i sensi.
Ora, finalmente capiva.
Mentre squarciava la gola dell'òkolok, percepì un compagno in difficoltà.
Mezzo secondo dopo, aveva perforato il cuore della causa del pericolo.
Sorrise.
Una gioia selvaggiasi aprì sul suo volto.
Lei era vento.
E come il vento spazza la terra, altrettanto avrebbe fatto con gli òkolok.
Combattè con foga.
A un certo punto, le frecce finirono.
Cominciò a usare l'arco come una mazza.
Fracassò un centinaio di crani, poi l'arco cedette e si spezzò.
Gettò i monconi.
Le unghie si allungarono.
Come ogni elfo, anche Leiyra aveva uno spirito di quella terra legato a sè.
Si risvegliò in quel momento.
Sollevando lo sguardo al cielo, Leiyra urlò.
Gioia.
Sfida.
Forza.
Una promessa: vi schiacceremo.
I suoi muscoli si fecero possenti.
I denti divennero zanne.
La pelle si coprì di pelo blu sul dorso e nero sul resto del corpo.
In mezzo al campo di battaglia, leiyra mutò.
L'aspetto di elfa lasciò il posto a quello, simile a una pantera, di una santer.
Lo spirito dell'aria.
La spalla era lata un metro e ottanta.
L'urlo si trasformò in ruggito.
La santer saltò nella mischia.

Mike pensava.
Pensava al giorno in cui aveva visto Yokio cadere dalla scogliera.
Era felice.
Felice di non esserselo dimenticato.
Un òkolok gli balzò addosso.
Lo credeva disarmato.
Illuso.
E pure stupido.
Il ferro sul braccio di Mike divenne fluido.
Si modellò come una lama.
Sull'altro braccio, la pietra rossa ardeva.
Lo stesso fuoco c'era nei suoi occhi.
Mosse la lama.
Il corpo cadde alla sua destra.
La testa alla sua sinistra.
Mike sentì un ronzio dietro di sè.
Si girò.
Un òkolok.
Improvvisamente, la forza del fuoco che gli ardeva dentro divampò.
I suoi occhi si illuminarono.
La pietra rossa divenne incandescente.
Sul braccio apparve un marchio infuocato.
Sul palmo si formò un globo di calore.
Una fiammata violenta scaturì dalla mano del ragazzo.
Incendiando l'òkolok.
Mike si fissò il palmo, stupito.
Vide qualcosa nel suo riflesso sul bracciale.
I suoi capelli, prima rosso fuoco, ora erano fiamme vere.
La sua pelle brillava dall'interno.
Lo sguardo era fiero.
Sembrava appena uscito da un vulcano.
Due ronzii a destra.
Due òkolok.
Mike sorrise.
Una testa si staccò.
L'altro venne incenerito.
Il numero di cadaveri attorno a Mike continuò ad aumentare.

Fino a quattro mesi prima, Ihalim voleva solo diventare un cuoco.
Ora, al fianco dei suoi compagni, i suoi pugnali mietevano vittime.
Gli òkolok lo guardavano sconcertati.
Ogni volta che cercavano di afferrarlo, sfuggiva.
Era come cercare di afferrare l'acqua.
Ihalim sentiva tutto.
Da quando era diventato iper sensibile, nessuno riusciva più a sorprenderlo.
D qualche tempo, aveva scoperto di avere un oceano in sè.
Era sempre stato calmo.
Ora era in tempesta.
Stava riempiendo tutto il suo essere.
Venne attaccato da quattro òkolok.
Ne bloccò tre.
il quarto lo colì al petto.
E lo attraversò.
Lo guardò terrorizzato.
Ihalim si guardò il petto.
E rimase a bocca aperta.
Era fatto d'acqua!
Il liquido si propagò sul resto del corpo.
Ihalim era diventato un ragazzo d'acqua.
Si tolse quello che restava della corazza.
Non gli sarebbe servita.
Gli occhi erano due zaffiri.
Sgozzò gli òkolok davanti a sè.
Sentì qualcuno fischiare.
Un sos-rakè dalla pelle azzurra e dai capelli e dagli occhi blu lo guardava ammirato.
"Forte!
Li hai davvero terrorizzati!"
Ihalim sorrise.
"E questo non è niente!
Vedrai quando Yokio mostrerà la sua vera forza!"
Ihalim e il sos-rakè sigettarono nella mischia.

Kita aveva finito le frecce da tempo.
Ciò che scagliava col suo arco erano frecce d'energia verde.
L'energia della Terra.
I suoi occhi splendevano talmente tanto da sembrare fatti di luce.
Le sue mani sembravano avvolte da guanti dello stesso colore.
La pelle di serpente brillata.
Il mento e le labbra erano macchiati di sangue.
Sentì un ruggito.
Si girò.
Un'enorme santer faceva strage di nemici.
Accidenti!
Ora devo stare attento a non fare arrabbiare anche lei!
Un òkolok gigantesco gli saltò addosso.
Kita schivò per un soffio.
L'òkolok continuò ad incalzarlo.
Qualcosa gli toccò la schiena.
Una delle pareti.
Era in trappola.
Sentì una pulsazione.
Veniva dalla terra e riverberava in lui.
Il suo sangue elfico gioì.
La chiazza di pelle di serpente brillò intensamente.
Si allargò.
Coprì tutto il corpo del ragazzo.
Che si allungò.
Si snetì qualcuno sibilare.
Quando la luce si spense, davanti all'òkolok c'era un serpente.
Enorme.
Il corpo largo come un tronco.
gli occhi brillanti.
Piume argento, bianche e nere sul capo.
Una corazza argentata.
Sembò sorridere.
Abbassò il muso al livello dell'òkolok.
"Scappa"
Mentre gli voltava le spallle, spalancò la bpcca.
Lo azzannò.
Abbandonò il corpo sul posto.
Kita strisciò nella mischia seminando morte e terrore.

Yokio stava combattendo contro tre nemici.
Udì un ruggito possente.
Sgozzò gli òkolok e si girò.
A est, baciata dal sole, una santer ruggiva la sua sfida.
A nord, riflettendo la luce, il corpo d'acqua di Ihalim si muoveva in una danza mortale.
A ovest, un enorme serpente piumato sibilava.
A sud, avvolto da una pioggia di scintille, Mike sembrava una divinità del fuoco.
Yokio sorrise.
"Chissà se il Serpente Piumato della terra era come Kita?"
"Chissà?"
Yokio si girò.
Un òkolok le era balzato addosso.
"Tanto non potrai mai-"
Si accorse che la sua testa stava rotolando staccata dal corpo.
"-saperlo?"
Mentre il cadavere cadeva a terra, Yokio pulì Tajia dal sangue.
Idiota.
Si guardò attorno.
Dopo lo scontro iniziale, non aveva più visto il sovrano degli òkolok.
A quanto pare, è giunto il momento.
Okoy. Guardiani.
George.
Madre.
Padre...
Guardatemi!
Piegò le ginocchia per darsi lo slancio.
Fu avvolta dalla luce.
Rapidissimi, gli arabeschi rossi e azzurri le avvolsero il corpo.
I suoi occhi si accesero, scintillante come non mai.
I canini si appuntirono.
Gemme bianche.
Perle mortali.
Le orecchie sporsero dai capelli in una leggera punta.
I capelli bianchi brillarono come neve al sole.
Si allungarono.
Raggiunsero le ginocchia.
Dai marchi sulla schiena esplosero le ali.
Erano splendenti e riflettevano la luce come se fossero coperte di brina.
Un fulmine attraversò il cielo.
Tutti alzarono lo sguardo.
Yokio, in volo sopra tutti, sembrava una dea.
I suoi compagni l'acclamarono.
Il terrore si fece strada tra gli òkolok.
Lo sguardo di Yokio scandagliò la spianata.
Eccolo.
dietro Kita.
Pronto per attaccare.
Rabbia.
Battè le ali.
L'òkolok saltò.
Yokio lo colpì con un calcio sul collo.
L'òkolok si rialzò subito.
Yokio allargò le ali.
La sua figura sembrò ingrandirsi.
L'òkolok tremò dentro.
Quello è una Custode?
Le ali erano la forza del Vento.
Le venature rosse, quella del Fuoco.
Le venature azzurre, quella dell'Acqua.
Il suo corpo, quella della Terra.
I capelli, una coltre di neve.
La profezia.
Un occhio sfolgorante d'oro.
Il fulmine.
L'altro, blu-azzurro.
La notte.
Era lei.
Lei era la ragazza della profezia del sos-rakè.
Yokio sentì due odori provenire dall'òkolok.
Paura.
E vecchio.
"Dimmi, quanti anni hai?"
L'òkolok si bloccò.
Poi sogghignò.
"Centotrenta"
Yokio strinse l'elsa di Tajia.
"Non vedo l'ora che tu muoia.
La carne di Guardiano è molto buona, sai?£
"Allora...
Hai ucciso tu il Guardino prima di me..."
"Esatto.
Inoltre, ho scoperto che bevendo il vostro sangue, possiamo andare in altro mondo.
Lo stesso da dove venite voi.
Purtroppo, permette un solo viaggio.
Ecco perchè io ho mangiato il suo cuore!"
Scoppiò in una ristata maligna.
Yokio sgranò gli occhi.
Si gettò verso l'òkolok con un braccio teso.
"Non farlo!"
Toccò la pelle dell'òkolok.
Sparirono.
   
 
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