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Autore: Himelda    25/09/2019    1 recensioni
[Final Fantasy III]
C'era una volta un cristallo. Un grande cristallo azzurro nascosto in una profonda grotta sotterranea. Un cristallo magico, il cristallo della luce, che reggeva il mondo fluttuante nel cielo. Un intero e vasto continente, con le sue colline, le praterie, i fiumi, i villaggi e castelli, sospeso nel cielo. In pochi sapevano dell'esistenza del cristallo e quei pochi erano ormai solo ombre che, appena scomparse, avrebbero lasciato nascosta l'esistenza del cristallo nelle profondità di quella terra per sempre.
Genere: Fantasy, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Deserto... ovunque deserto..."

Arc guardò il vuoto intorno a se, era un ragazzo, poco più che un bambino. Un giovane curioso e intelligente. Orfano di entrambi i genitori era stato allevato come tale in un piccolo villaggio tra le colline, ma era accaduto molto tempo fa. I ricordi di allora attraversavano ancora la sua mente di tanto in tanto. Non riusciva a ricordare tutto, alcune cose le aveva dimenticate di sua volontà, altre erano semplicemente scivolate via. Arc si sedette su di un muricciolo ad osservare in silenzio il villaggio che lo aveva visto crescere. Adesso, tutto era avvolto da un sinistro silenzio, da una nebbia leggera, umida e fredda, di quel freddo che entra nelle ossa. Che cosa era successo in tutti quegli anni? Così tante cose erano cambiate? Eppure il tempo sembrava così ininfluente adesso. Quand'era stato che il tempo aveva smesso di avere importanza? Sotto tutta quella luce, tutto aveva perso valore. Possibile che fosse stata colpa di quella luce?

Domande su domande attendevano pazientemente nella sua testa una risposta che non era certo di riuscire a dargli. Di fronte a se il panorama suscitava ansia e sconforto, i ricordi si annidavano nel mezzo. Arc prese a passeggiare nel mezzo di quelle piccole vie solitarie. Al suo passaggio strane ombre si creavano sui muri delle abitazioni, sui sentieri e sui prati. Ombre che lo seguivano e che si addensavano sempre più vicino rendendo la nebbia ancora più scura.

"Dove sono gli abitanti del paese? Siete voi, ombre?" Arc accostò il bastone ad alcune di quelle ombre, un bastone di legno bianco che per svariati utilizzi e motivi era solito portare con sè. Il bastone emanò una candida luce e la luce scacciò le ombre lasciando anche l'ultima domanda senza risposta.

Arc guardò nuovamente quella terra deserta, poi gli voltò le spalle e se ne andò.

Fuori dal villaggio le colline, le conosceva alla perfezione, le aveva percorse molte volte con i suoi compagni, verso il castello, verso le miniere, verso il tempio sotterraneo dove lui e gli altri custodivano il cristallo. Tuttavia c'era un particolare silenzio quel giorno. Una pace immobile e inquietante smorzata solo da qualche soffio di vento freddo.

"Dove sei stato tutto questo tempo?" Lo accolse Luneth appena lo vide entrare.

"..."

"Non mi rispondi?" Luneth cercò di guardare il suo amico negli occhi, ma era distratto. Stava costruendo qualcosa. Arc cercò di capire di cosa si trattasse: un'arma rudimentale, corde, pezzetti di pietra e di altre armi, usurate e rotte, erano sparse per terra un po' ovunque.

"Luneth, le persone sono scomparse."

"Sì, l'ho notato."

"Perché?"

Luneth scosse la testa ed entrambi guardarono il grosso cristallo che stava a mezz'aria davanti a loro. Non ci fu nessuna mistica rivelazione. Il cristallo non parlò, si limitò a restare lì e basta.

"Le persone sono scomparse da tanto tempo, è stata una cosa graduale,insomma, una cosa normale." Disse seccamente Luneth mentre riprendeva il suo lavoro.

"Normale?"

"Si, normale, piano piano. Prima erano solo un po' vacue..."

"..."

" Rarefatte."

Arc guardò il suo amico, stupito.

"Non pensi che dovrebbe avere importanza?"

"Cosa? Di cosa stai parlando?"

"Di quelle persone, Luneth. Parlo delle persone."

"Non c'è bisogno che lo ripeti due volte, ho capito!"

"Si..."

"..."

Arc pensò che dopo tutto quel tempo anche il cervello del suo amico dovesse essersi rarefatto. Luneth guardò il cristallo. Illuminato dalla sua luce sembrava brillare anche lui. Arc si chiese se non fosse solo questo il senso della loro esistenza: brillare di una luce riflessa.

Brillare finchè quella luce non si sarebbe spenta. E tutte quelle cose che erano in mezzo, tra loro e la luce, tutto ciò che avevano fatto, quello per cui erano stati chiamati eroi, era tutto scomparso, rarefatto.

Anche il castello era deserto. Nessuna guardia, nessun cavaliere, solo ombre veloci che correvano sui muri.

"Ingus, è il cristallo, ne sono sicuro!"

Dall'alto del trono, nella zona più illuminata della grande sala del castello, Ingus salutò il suo compagno. La luce si rifletteva su di lui e tutto intorno, dove le ombre non arrivavano.

"Ingus, sei solo. Dov'è Sara?"

"E' morta molti anni fa. Sai le persone dopo del tempo muoiono."

"Lo so come funziona."

"Dove sei stato tutto questo tempo?"

"..."

"Cosa vuoi?"

"Le persone sono scomparse. Lo hai notato vero?"

Ingus scrutò in silenzio il suo compagno che gli stava di fronte. Non si scompose e non si preoccupò nemmeno di cambiare espressione. Gli fece semplicemente cenno di osservare.

"Tutte queste ombre continuano a seguirmi..." Osservò quindi Arc "...ma a te non si avvicinano."

"E' per la luce."

"Era proprio come pensavo, è il cristallo, la sua luce."

Arc raggiunse il suo interlocutore, sotto la luce. Entrambi guardarono i riflessi sui muri e sulle colonne, sembravano quei giochi che i bambini fanno con le ombre.

"Ingus, stavo pensando, quand'è che tutto questo ha smesso di avere importanza? Abbiamo combattuto contro l'oscurità, abbiamo protetto il cristallo, abbiamo vissuto della sua luce e sotto di essa... noi abbiamo combattuto per quella luce!"

"Per tutta questa luce..."

"Cosa intendi?"

"Sai... la luce è una questione di equilibrio. Quando c'è tanta luce non si riesce a vedere più nulla e allora non è tanto diverso dall'oscurità. E' solo questione di prospettiva."

"Ma queste persone sono diventate ombre."

"Dobbiamo solo fare una scelta."

"Tu ti ricordi perché? Ti ricordi perché era così importante fare quelle cose?"

"..."

"Devo riuscire a ricordarmelo per .... per giustificare tutto questo."

"Ognuno di noi aveva le sue motivazioni."

"Lo abbiamo fatto perché era giusto!"

"Lo abbiamo fatto perché volevamo essere degli eroi."

"..."

"La storia dei prescelti e tutto il resto... era divertente, era importante ... eravamo importanti."

"Tutto qui?"

"Arc, dove sei stato tutto questo tempo?"

"Ah, in giro, pensavo di portare la luce, ma credo di aver oziato per la maggior parte del tempo."

"Adesso dobbiamo proprio prendere una decisione."

"Si, ma dobbiamo farlo tutti insieme."

...

I tre ragazzi si ritrovarono di nuovo intorno al grande cristallo, alla stessa distanza l'uno dall'altro con lo sguardo fisso. La luce emanata del cristallo illuminava tutti e tre allo stesso modo. La stessa luce che li aveva accolti e resi i suoi surreali guerrieri.

Alla fine tutta quella luce si era dimostrata tanto pericolosa quanto l'oscurità contro cui avevamo combattuto molto tempo prima. Quando eravamo ancora insieme. Adesso è passato molto tempo e sono rimasta solo io, anziana e viva. Abbiamo scelto strade diverse. Loro avevano scelto di continuare a vivere sotto la luce perché avevano creduto di essere degli eroi. La luce li aveva inghiottiti. Deve essere stato così difficile distruggere tutta quella luce. Mi chiedo se ci sia luce dove sono adesso. Presto lo scoprirò.

   
 
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