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Autore: FatSalad    25/09/2019    1 recensioni
Bruno è un ragazzo taciturno e pratico che ha smesso da tempo di credere alle favole. Il contrario di Susanna, che quando non lavora in biblioteca si perde tra le nuvole e le parole.
A farli incontrare sono delle amicizie comuni, a farli conoscere sarà una persona molto importante per entrambi...
DAL TESTO:
«Insomma, non si vedono tanti manzi in biblioteca!»
«Come no? Vai nella sezione di scienze naturali e c'è pieno. Qualcuno è anche nella sezione dei bambini e quelli solitamente parlano, anche.»
«Ah. Ah. Diciamo gnocchi, allora?» aveva insistito Roberta agitando una mano e guardando per aria.
«Dovremmo avere una vecchia edizione dell'Artusi, per quelli.»
«Bei ragazzi?»
«Ehi, per chi mi avete preso? Di harmony ce n'è a bizzeffe!»
L'avevano punta nell'orgoglio, non aveva potuto demordere!
«Persone di sesso maschile, bella presenza e tangibili, insomma!»
«...»
“Merda... - aveva pensato allora - sono stata sconfitta dalla presenza tangibile”.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Galeotta fu la biblioteca'
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Non sapremo mai quanto bene può fare un semplice sorriso.
Madre Teresa di Calcutta


“Aperitivo domani sera? Ci sono anche i ragazzi (quelli veri, non scritti su carta).”
A questo punto Susanna vide la serie di faccine ammiccanti che l'amica aveva mandato dopo quel messaggio. Controllò che non ci fosse nessun lettore in vista e digitò:
“Dalle descrizioni tue e di Robi più che ragazzi veri sembravano uno zoo: Giorgio il tricheco, Fabio furetto e l'orso Bruno”
Aggiunse una faccina per far capire che scherzava, d'altra parte non erano parole sue e i ragazzi veri amici di Valentina e Roberta le avevano fatto una buona impressione, tutto sommato.
“Chiudo alle 19:00...” scrisse poi.
Vale rispose subito con in successione una faccina che piangeva disperata e un:
“Ci puoi raggungere dopo, allora!”
Susanna sospirò. Da un lato le faceva piacere che l'amica insistesse, voleva dire che ci teneva alla sua presenza, ma dall'altra già sapeva che il giorno dopo, all'uscita da lavoro sarebbe stata troppo stanca e forse anche scontrosa per godersi davvero una serata fuori.
Rimandò la questione ad una decisione più meditata, più che altro perché costretta da un utente ad abbandonare il cellulare da una parte e rivolgere la propria attenzione verso il nuovo arrivato.
Più tardi, come spesso succedeva, fu presa da altri problemi e dimenticò completamente di rispondere.
Fu una giornata intensa e Susanna era presa dal suo lavoro, batteva sulla tastiera, ma udì subito che si stava avvicinando un nuovo utente. Come suo solito alzò lo sguardo per accogliere con un muto sorriso la persona e rimase sorpresa.
«Bruno... ciao!»
Non era passata neanche una settimana da quando gli aveva consegnato i propri scritti, non si aspettava di rivederlo così presto.


Dopo essersi lambiccato il cervello per giorni, cercando una scusa per rivederla, Bruno si era convinto che non gli serviva un ulteriore motivo per andare da Susanna, bastava il fatto che lei gli avesse dato degli scritti e lui aveva l'intenzione di restituirli.
«Ecco, volevo restituirti questi.» disse poggiando il pacco di fogli sulla scrivania.
«Grazie, non importava, ne avevo fatto una copia apposita.»
Il ragazzo inclinò la testa.
«Allora... posso tenerli?»
Susanna sbattè le palpebre, un paio di volte, stupita da quella richiesta.
«Certo, se ti fa piacere, puoi tenerli.»
Dopo qualche minuto Bruno chiese, titubante:
«Scusa la domanda... ma l'altro giorno hai detto che non hai pubblicazioni nel tuo curriculum, giusto? Perché non hai pubblicato questi?»
«Beh, i racconti non rientrano nelle pubblicazioni di settore, mentre per quanto riguarda gli scritti a carattare sociologico... non so, sono solo mie idee. Le idee di miss Nessuno scritte con pochissimi riferimenti e in modo poco logico. Non li ho mai proposti per la pubblicazione perché non sono nemmeno degni di essere chiamati saggi.»
Bruno si grattò la mascella, pettinando la barba.
«Non so, ma secondo me sono buoni. Potresti tornarci su... se ci tieni, ovviamente.»
«Li hai letti?» chiese Susi, incuriosita.
«Beh, sì.»
«E ti sono piaciuti?»
«Sì, molto.»
Lo disse guardandola dritto negli occhi e per qualche motivo quello sguardo la fece sentire strana, tanto che abbassò la testa.
Bruno intanto rimaneva dov'era, di fronte a lei, con gli occhi vagava sugli scaffali con una certa curiosità e con una sorta di timore, come un esploratore o un pioniere, finché non ebbe il coraggio di chedere a voce bassa:
«Ehm... posso... posso chiederti aiuto?»
«Certo, sono qui per questo, dimmi.» rispose subito Susi, grata che l'attenzione si fosse spostata dai suoi proto-saggi verso un campo in cui si sentiva più sucura.
«Beh... credo che di solito la gente venga qui e ti chieda un libro, giusto?»
«Sì, di solito è così, se vogliono prosciutti li indirizzo alla macelleria al numero 20.» disse con tono eccessivamente serio.
«Forse è lì che dovrei andare.» mormorò tra sé il ragazzo.
«Come? Scusa, di solito devo dire l'opposto, ma... puoi alzare un po' la voce? Non ho capito.»
«No, niente. Ecco, io... non leggo praticamente da quando ho smesso di andare a scuola e sinceramente sono un bel po' di anni, ormai e quindi... non so che libro voglio. Non so neanche dove cercare...»
Susanna aveva capito la questione e sorrise gentile.
«Capisco e ti assicuro che non sei l'unico che viene da me e fa richieste del genere. Posso aiutarti se mi dici cosa vorresti leggere, anche se non hai in mente titoli. Per esempio, vuoi leggere qualcosa per studiare o informarti su un determinato argomento oppure vuoi leggere per passatempo?»
«Per passatempo, immagino.» disse Bruno scrollando le spalle.
«Benissimo, allora, vuoi leggere qualcosa di divertente? O qualcosa che abbia un po' di azione, un thriller... cosa ti interesserebbe?»
Questa domanda sembrò metterlo in crisi. La sua fronte si era corrucciata e stava guardando un punto impreciso sopra le lenti degli occhiali, cercando di fare chiarezza nei propri pensieri.
«Non so...»
Che gran bel parto.
«Esistono... come dire... esistono storie d'amore per uomini?»
“Oh, che tenerezza!” pensò Susanna vedendo il suo evidente imbarazzo e partì a parlare a macchinetta: quello era il suo campo di battaglia.
«Certamente! La maggior parte dei libri in effetti parla d'amore, in un modo o nell'altro e se ci pensi bene i migliori libri d'amore li hanno scritti gli uomini, mica le donne! Mi costa un po' dirlo, ma è così, pensa a Dante, Shakespeare, Manzoni... tutti uomini! - Lo rassicurò citando scrittori che non poteva non conoscere, nonostante le scarse letture, poi, colta da un dubbio, si bloccò. - Ma, aspetta, quando dici “per uomini” cosa intendi? Per caso intendevi letture “scritte esclusivamente per un pubblico maschile maggiorenne”?»
Bruno sbattè le palpebre, perplesso.
«Cioè, esistono... tipo... libri porno?»
«Quindi non era questo che intendevi.»
«Oddio, esistono sul serio? - La scoperta fece scoppiare a ridere Bruno, sommessamente - No, in realtà volevo... qualcosa come i racconti che mi hai dato per mio nonno, ecco.»
Oh.
«Hai letto anche i racconti?» chiese Susi.
Bruno si limitò ad annuire e di colpo Susanna si ricordò di un particolare.
«Già, ma... a tuo nonno sono piaciuti?»
Bruno ci pensò su.
«Non si è espresso, ma posso assicurarti lo stesso di sì.»
Un impulso primordiale spinse la ragazza ad allontanare la sedia, balzare sulla scrivania, gridare in modo stridulo da vera fangirl adolescente, e saltellare direttamente sulla tasiera. Per fortuna tutto rimase esclusivamente nella sua mente, tranne un gridolino che mascherò con un'esclamazione compiaciuta.
«Bene, dicevamo... non sono in cerca di complimenti, ma giusto per capire dove cercare: cosa ti è piaciuto dei miei racconti?»
«Erano brevi, quindi non mi annoiavano e riuscivo a leggerli tutti in una volta, perché, insomma, non ho molto tempo libero e non so se riuscirei a lasciare una cosa a mezzo e ricordarmi dove sono rimasto...»
«Benissimo, questo restringe il campo per la lettura che stai cercando.»
«Magari... non è che hai qualcos'altro di tuo da prestarmi?»
Susanna stava digitando qualcosa sul computer, sfruttando il motore di ricerca, nel sentire quelle parole alzò un angolo della bocca, ma rimase concentrata sullo schermo.
«Mi spiace, non ho scritto altro di senso compiuto.»
Si alzò per andare a cercare qualcosa tra gli scaffali, tornò alla scrivania pochi minuti dopo con una pila di libri e cominciò ad esporli brevemente.
«Allora, ti ho portato qualche romanzo breve o brevissimo, se troppe pagine ti spaventano, poi alcune raccolte di racconti, per lo stesso motivo, e alcuni romanzi di narrativa contemporanea scritti da uomini che parlano d'amore. Ora, non sapendo ancora cosa ti può piacere ho preso un po' di titoli e autori vari e ho evitato i grandi classiconi per non scoraggiarti. La letteratura contemporanea spesso è più facile: periodi brevi, parole del gergo parlato e così via, se ti avvicini da poco alla lettura non ti farei partire da un Tolstoj, per intenderci.»
Bruno si limitava a guardare tutte quelle copertine colorate cha aveva davanti e chiedersi se stesse facendo una fesseria.
«Poi ti ho portato anche un romanzo, sempre molto breve, che anche se non dichiaratamente è di quell'altro genere che non sapevi che esistesse.»
Brunò la guardò da sopra gli occhiali e sollevò un sopracciglio, facendo brillare il piercing. Dalla copertina così sobria e anonima non somigliava affatto a certi film o giornaletti.
«Sì, insomma, è la storia di una prostituta, quindi, in parole povere, si tromba per tre quarti del racconto!»
Bruno rise.
«Non sono sciuro di volerlo leggere...»
«Come vuoi... in realtà è un bel libro, te l'assicuro! - disse dopo un'alzata di spalle - In ogni caso ti consiglio di giudicare i libri dalle copertine e prendere quelli che ti ispirano più fiducia, che ne dici?»
«Il proverbio non dice il contrario?» protestò il ragazzo, tornando a pensare che vedendo la copertina anonima di poco prima non avrebbe mai pensato di avere sotto gli occhi un libro porno.
«Il proverbio è nato prima del mercato dei libri!»
Bruno valutò con incertezza le varie proposte, toccò le copertine con una certa rigidezza, come se non sapesse da che parte guardare, poi decise di fidarsi e scelse quelli con le copertine più sgargianti senza nemmeno leggerne i titoli.
«M-mh, ottima scelta! - Disse Susanna impilando i tre libri prescelti. - Hai la tessera della biblioteca?»
«Ehm... no»
Bruno si sentì stupido. Non sapeva neanche che ci fosse bisogno di una tessera per prendere i libri in prestito, ma come aveva fatto a non immaginarlo?
«Nessun problema, la facciamo adesso, devi solo darmi qualche dato e in due minuti abbiamo finito, d'accordo?»
La voce di Susanna era così calma e rassicurante. Era diversa dalle altre volte in cui le aveva parlato, era professionale, ma non fredda, ma soprattutto non lo stava trattando come un cretino anche se le aveva appena confessato di non aver tenuto in mano un libro da secoli. Stranamente, anche se era laureata, e perciò innegabilmente al di sopra di lui nella scala sociale, e viveva circondata dai libri, non lo faceva sentire a disagio per la sua ignoranza.
Gli diede tutte le informazioni utili sulla biblioteca (quanti volumi poteva prendere, quanto poteva tenerli, quando era chiusa, dove poteva mangiare...) e Bruno si limitò ad annuire, chiedendosi come facesse a parlare mentre digitava altro sulla tastiera.
Adesso aveva tutto ciò che gli occorreva: tessera con valenza indeterminata e libri sufficienti per un mese, ma sapeva che era stato fin troppo ottimista e calcolò che forse ne avrebbe finito soltanto uno in quel mese. Di colpo quella consapevolezza lo buttò giù di morale: quando avrebbe rivisto quella bibliotecaria chiacchierona e adorabile se non aveva motivo di tornare a restituire i libri prima di un mese?
«Se vuoi... - cominciò, titubante – voglio dire, non so se ti fa piacere, ma... posso portarti qualche scritto inedito del nonno, se vuoi.»
Susi sgranò gli occhi.
«E me lo dici così?!»
Bruno non sapeva come interpretare quelle parole.
«Mi chiedi se ho voglia di leggere qualcosa che il mio scrittore preferito non ha mai pubblicato come se mi stessi offrendo una chewing gum?!»
«Vuol dire che... ti andrebbe?» chiese Bruno, ancora dubbioso.
«Vuol dire: assolutamente sì!»
Adorabile. L'aveva pensato davvero, sì, di nuovo. Era un gran casino, sì.
Bruno si perse per un attimo ad osservare gli occhi scintillanti di Susanna, che sembravano quelli di una bambina a cui è appena stato regalato un viaggio a Disneyland. Si sentì più impacciato che mai e disse la prima cosa che gli venne in mente.
«Devo pagare qualcosa per la tessera?»
«Per la...? Oh, no, assolutamente, la biblioteca è un luogo pubblico e tutti i servizi sono gratuiti.» disse la ragazza riassumendo il tono professionale per sciorinare una frase imparata a memoria e ripetuta chissà quante vole.
«Allora a presto...» cominciò il ragazzo, poi gli tornò in mente un particolare «Anzi, a domani. Ha detto Vale che ci sei anche tu, giusto?»
Susanna rimase interdetta per un attimo, primo perché aveva dimenticato completamente l'invito per l'aperitivo, secondo perché non aveva mai confermato la propria presenza, ma cercò di non darlo a vedere.
«Oh, già... beh...»
Bruno la scrutava col sopracciglio alzato, aveva notato che qualcosa non tornava.
«Il fatto è... che chiudo alle 19 e non ho la macchina, quindi credo che non riuscirò a venire, alla fine.»
«Oh. Allora... cioè... se vuoi posso passare a prenderti. Il castello della principessa ormai so dov'è.» chiese, titubante concludendo con un mezzo sorriso.
Non ti disturbare, non importa, lascia perdere. Mi gireranno i coglioni come sempre a fine turno serale del venerdì e mi faranno male i piedi, non avrò voglia di rifarmi il trucco e sembrerò un panda con le emorroidi...”
«Se non è un disturbo...»
Di scuse ne aveva formulate mille, ma rimasero tutte nella sua mente, accanto alla Susi che ancora ballava sulla scrivania per l'euforia e la ragazza si ritrovò a sorridere incerta.
«Nessun disturbo, passerei comunque di lì.»
Susanna lo salutò e lo seguì con lo sguardo mentre se ne andava, poi tornò alla realtà che aveva accantonato in un angolo senza nemmeno rendersene conto. Si scoprì con la mano alzata a mezz'aria a fare ciao-ciao e con gli angoli della bocca sollevati in un sorriso ebete.
“Ma che mi prende?!” pensò tra sé, ricomponendosi.
Dopo una breve lotta interiore trovò il coraggio di ammettere che era rimasta colpita da quel ragazzo. Non tanto per la gentilezza, quanto per il sorriso con cui aveva coronato quel “nessun disturbo”. Un sorriso così sincero, così genuino e puro, che il viso solitamente serio e barbuto di Bruno si era trasformato in un volto da bambino.
Susi ridacchiò.
“Una serata allo zoo: con il tricheco, il furetto e... l'orsacchiotto di peluches!”



Il mio angolino:
So cosa state pensando: “Oh, un altro capitolo in cui non succede niente!”
Lo so, sta procedendo tutto lentamente, ma non vuol dire che non si stia muovendo niente...

 
A presto,
FatSalad
 
   
 
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