Anime & Manga > Katekyo Hitman Reborn
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Autore: kamy    25/09/2019    0 recensioni
Seguito di La furia del cielo invernale.
Fa parte della serie 'Le note della vita'.
Il Nono Boss dei Vongola sta per tornare, niente sarà più come prima.
Scritta su Hokori Takaki Ikari; la song di Xanxus.
Genere: Fantasy, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Altro Personaggio, Nuovo Personaggio, Sorpresa, Xanxus
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Cap.6 L’amore del ‘gatto’

 

La rabbia amplificata e l'anima vendicativa e isolata.

 

Giotto aprì il proprio orologio e guardò la scritta incisa: “GIVRO ETERNA AMICIZIA”. Scosse il capo, facendo ondeggiare i capelli color oro e rimise la fotografia in bianco e nero al suo posto. Richiuse l’orologio da taschino e lo rimise nella tasca, il mantello nero gli ondeggiava dietro le spalle, svolazzando.

“Non avrei mai voluto vincolarmi a me. Ora siamo legati oltre la morte” disse.

“Non è stata colpa tua…” mormorò Gabriel. Lo raggiunse da dietro e gli posò una mano sulla spalla. “… Tu eri l’unico che davvero credeva in quell’amicizia”.

Giotto si voltò e lo guardò in viso, poggiandogli la fronte sulla sua.

“Tu sei l’unico a credere che io sia l’originale. Persino per mio fratello io sono l’unico falso” sussurrò.

“Avessero anche ragione loro, tu sei l’unico con un cuore. Tu volevi il bene di chi amavi, loro sono solo dei mostri e degli ipocriti” ribatté Gabriel.

Giotto gli passò le mani tra i capelli rossi, gli accarezzò la guancia dove aveva il disegno di un rampicante d’edera e annusò il suo odore, sapeva di fumo.

“Io ti amo” mormorò Gabriel.

Giotto chiuse gli occhi e lo baciò con passione, intrecciando le loro lingue.

< Forse è proprio perché ero l’unico che provava dei sentimenti reali, che per punirmi mi hanno rinchiuso in questo anello. Non volevo essere un re, non volevo essere un mafioso, volevo solo vigilare sulla mia gente. Questo mondo non ha bisogno di tiranni, ma di democrazia > pensò.

Gabriel rabbrividì sentendo le mani dell’altro sulla sua schiena.

< Ho preferito lui persino rispetto al mio gemello, alla libertà… ad Atlantide stessa. Avrà per sempre la mia fedeltà a prescindere dall’incanto di un orologio > pensò.

 

Il bambino si strusciò contro le gambe del padroncino, lo sentì accarezzargli la testa, passandogli le dita sottili tra i capelli. Miagolò, facendo un verso simile a delle fusa, e si rotolò per terra.

La stuoia che indossava come unico indumento si sollevò.

Daemon sospirò, si piegò in avanti e lo coprì, scuotendo il capo.

“Giotto, non dovresti trattarlo come un gatto. Non è un animaletto… Lo so che tuo padre ti ha detto che gli schiavi…”. Iniziò a dire.

Il cugino negò il capo vigorosamente, facendo ondeggiare i capelli color oro.

“No, Gabriel non è uno schiavo. Lui è il mio fidanzato” disse Giotto.

Daemon inarcò un sopracciglio.

“Tu devi essere nuovo. Giotto, ti sei diviso di nuovo?” domandò.

Gli occhi coloro oro di Giotto si fecero liquidi, mentre lo guardava con aria confusa.

“Diviso?” domandò, battendo le palpebre.

Gabriel cercò di slacciarsi il collare, facendo suonare la campanella che vi era legata.

“Lui è quello vero. Gli piacciono le sogliole” disse.

Il bambino più grande sospirò, i capelli ad ananas sulla sua testa ondeggiarono.

“Lo prendo per un sì. Se continui a dividerti, alla fine perderò il conto.

Non posso occuparmi di tutti i te se non so nemmeno che ci sono” brontolò, incrociando le braccia al petto.

 

Giotto si staccò, riprendendo fiato.

“Voglio aiutare Xanxus. Lui… Lui vuole finalmente eliminare la schiavitù” mormorò.

“Tuo fratello mi ha già liberato. Potremmo stare insieme, se tu volessi” disse Gabriel.

Giotto gli sorrise.

“A dividerci sono gli altri me, ma sono convinto che Xanxus possa sconfiggere anche quelli… Però, per fare questo ho bisogno del tuo aiuto.

Tu e tuo fratello, essendo due, potete darvi il cambio per uscire dall’anello. Dovete avvisare Xanxus che c’è un quadro attraverso cui può evocarci fuori dall’anello anche senza qualche motivazione importante legata ai Vongola” disse.

“Come desideri” sussurrò Gabriel.

< Non mi fido del suo discendente. In lui vedo un’anima vendicativa e vuota rosa dall’ira. La stessa rabbia amplificata che divorò suo figlio Riccardo.

Spero di sbagliarmi, che abbia ragione lui a dargli fiducia…

Lui che tutti hanno sempre voluto rimanesse come un bambino, che fosse re e divinità pur rimanendo puro > pensò.

Giotto gli mordicchiò il labbro.

“Grazie, amore mio” soffiò.

  
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