Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Emmastory    25/09/2019    4 recensioni
Dopo essersi unita al suo Christopher nel sacro vincolo del matrimonio, Kaleia è felice. La cerimonia è stata per lei un vero sogno, e ancora incredula, è ancora in viaggio verso un nuovo bosco. Lascia indietro la vecchia vita, per uscire nuovamente dalla propria crisalide ed evolvere, abituandosi lentamente a quella nuova. Memore delle tempeste che ha affrontato, sa che le ci vorrà tempo, e mentre il suo legame con l'amato protettore complica le cose, forse una speranza è nascosta nell'accogliente Giardino di Eltaria. Se avrà fortuna, la pace l'accompagnerà ancora, ma in ogni caso, seguitela nell'avventura che la condurrà alla libertà.
(Seguito di: Luce e ombra: Essere o non essere)
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Luce e ombra'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Luce-e-ombra-III-mod
 
 
Capitolo XXII

Lanterne di novità

E così, dopo ben cinque giorni di festa, umani e creature magiche erano stati costretti a tornare alla loro quotidianità. La sera era scesa sul bosco, eravamo tornati a casa da poco, e sdraiata a letto, ancora non dormivo. Appena fuori dalla finestra, la selva riposava tranquilla, ma al contrario di lei, restavo sveglia. Tenevo gli occhi chiusi, ma per qualche arcana ragione, non riuscivo ad addormentarmi. Il silenzio era mio compagno, e respirando piano per non far rumore, attendevo di scivolare nel sonno. I minuti scorrevano lenti, e mi sembrava di essere sempre più vicina alla mia onirica meta, ma proprio allora, qualcosa, o meglio, qualcuno, mi distrasse. “Ancora pensieri, amore?” era Christopher, che ancora sveglio proprio come me, restava sdraiato al mio fianco per stringermi a sé e accarezzarmi lentamente la schiena e i capelli. “No, o almeno non brutti.” Risposi tranquillamente, con un sorriso stanco a incresparmi le labbra. “È un bene, sai? Dimmi, senti… senti ancora quelle voci?” replicò lui, alternando parole a carezze e coccolandomi teneramente. Scivolando nel silenzio, lo lasciai fare, e pur senza parlare, scossi la testa. “Non di recente, perché?” chiesi, confusa e stranita. Paziente, rimasi in attesa di una risposta che per mia sfortuna non arrivò mai, e nel buio della notte, notai qualcosa. La stagione estiva ci aveva già convinti a usare coperte più leggere, e faceva caldo, ma all’improvviso, le sue mani erano diventate fredde, ed era come restio a parlarmi. Preoccupata, alzai lo sguardo fino ad incontrare il suo, e nell’oscurità, i miei zaffiri si fusero ai suoi smeraldi. “Chris… chiamai, il suo nome un sussurro donato al vento. “Tesoro, non è niente, è solo che ricordo ancora cosa ti è successo. So che non è stato nulla di grave, che anche Aster era lì per aiutarti, ma ho avuto paura.” Questa la confessione che riempì il silenzio creatosi fra di noi, che ascoltai senza una parola e che inaspettatamente mi ferì il cuore e l’anima. Più ansiosa di prima, incontrai di nuovo i suoi occhi, e facendomi più vicina, cercai la sua mano sotto la coperta. “Christopher, custode mio, non devi averne. Mi alleni da tanto, e sei sempre con me, cosa potrebbe andare storto?” azzardai, abbozzando un sorriso e sperando di riuscire a calmarlo. Per mia sfortuna, fallii in quell’intento, e la sua risposta, secca e decisa come un tuono che squarcia il cielo, arrivo prima di quanto mi aspettassi.“È proprio questo il punto, Kaleia! Sei la mia fata, e dovrei proteggerti, ma adesso non ci riesco, e non so perché!” gridò, con la voce corrotta da un misto di rabbia e tensione. Silenziosa, mi avvicinai per abbracciarlo, ma con mia grande sorpresa, lui si ritrasse, e liberandosi dalle coperte, si sedette sul letto, prendendosi la testa fra le mani e restando lì fermo a respirare pesantemente, tutto mentre mille lacrime minacciavano di rovinargli lungo le guance. Provando istintivamente pena per lui, non esitai nell’avvicinarmi, e non appena lo fui abbastanza da sfiorarlo, lo abbracciai. Non era la prima volta che lo vedevo così triste, e anzi, dall’ultima non era passato poi così tanto tempo, ma nonostante tutto, ora sembrava diverso. Se la prima volta si era limitato a lamentarsi, ora era arrivato vicino a piangere, e ora, a pochi centimetri da me, tremava. “Chris, tesoro mio… ti prego, sta calmo, respira.” Implorai, sentendo a mia volta il bisogno di piangere. Lottando contro me stessa, tentai di controllarmi, ma le mie stesse emozioni mi tradirono. Lo amavo, lo amavo davvero, e vederlo in quel modo mi faceva piangere il cuore. Nel silenzio, lo abbracciai ancora, e in quel preciso istante, un lampo di genio mi illuminò la mente. Alzandomi in piedi, mi avvicinai a un cassetto, e aprendolo, ne estrassi le due bambole che ci eravamo regalati a vicenda. Infantili, certo, ma per noi piene di significato. Con mani tremanti, afferrai la mia, e solo istanti più tardi feci lo stesso con la sua. “Le vedi, Chris?” azzardai, l’ombra di un dolce sorriso di nuovo sul mio volto. Lento, il mio amato sì voltò verso di me, e con il respiro finalmente più regolare, annuì. “Sì, e ti ringrazio.” Rispose, con la voce bassa e ridotta a un sussurro. “Prego, mio custode.” Replicai appena, emulando il suo tono di voce e tornando al suo fianco sul letto. Così, mi sdraiai ancora, e chiudendo nuovamente gli occhi stanchi, Christopher ed io ci addormentammo insieme, abbracciati come gli innamorati che eravamo, e che ne ero sicura, saremmo sempre stati. Poco prima di abbandonarmi al sonno, strinsi la mia bambola. Cucita a mano, aveva sul viso di pezza un sorriso innocente e simile a quello di una bambina, per cui ogni emozione aveva un valore e un’importanza fondamentale. A pochi centimetri da lei, a letto come noi, c’era anche il folletto che avevo regalato a Christopher. La finta spada sembrava brillare sotto la luce della lampada sullo scrittoio unita a quella della luna, e lo stesso valeva per lo scudo, impreziosito da un intricato disegno che ricordava un quadrifoglio. Superstizione o meno, un simbolo di fortuna tanto per gli umani quanto per le fate, e di fronte al quale non dissi nulla, limitandomi a sorridere per un ultima volta prima di tracciarne il contorno con le dita. Movimenti piccoli e calcolati, che per qualche motivo mi conciliarono il sonno. Nuovamente tranquilla, riposai per le ore a venire, e sveglia nel cuore della notte per una strana e improvvisa sensazione di freddo sulla pelle, notai un particolare. La luce del mio ciondolo, e poco più in là, proprio in mezzo alle nostre coperte, le due bambole che sorridendo si tenevano per mano. Ad essere sincera, le credevo semplici giocattoli, ma a quanto sembrava, erano anche capaci di iniziare, anche se brevemente, una vita propria. Sorpresa, vidi il folletto farmi l’occhiolino, e attimi dopo, la pixie addormentarsi. Ero attonita. A quanto sembrava, la magia era davvero capace di qualunque cosa, perfino di infondere la vita, e seppur confusa, tornai a dormire dopo quella sorta di rassicurazione, imitando i peluche mentre stringevo il mio amato in un abbraccio, raggiungendolo nel sonno e lasciandomi cullare dal battito del suo cuore. Ci svegliammo entrambi soltanto la mattina dopo, e inaspettatamente piena di energie, fui la prima a svegliarmi. Felice, sfiorai il braccio di un ancora dormiente Christopher, e chiamando dolcemente il suo nome, attesi. “Tesoro? Sei sveglio?” indagai, ridacchiando divertita. Attorno a me solo il silenzio, e da parte sua, nessuna risposta. “Chris, avanti!” insistetti, fingendo rabbia realmente non provata. Ancora una volta, un silenzio di tomba, e con un ennesimo e genuino sorriso stampato in volto,  mi preparai a fare la mia mossa. Dai, perché mi stai…” provai a dire, sfiorando con le dita la parte del letto che solitamente occupava. Con mia grande sorpresa, non sentii nulla, e più confusa di prima, scostai la coperta. Fu quindi questione di un attimo, e davanti a me scoprii il vuoto. “Ignorando…” biascicai, tristissima. Scuotendo la testa, mi imposi di calmarmi, e alzandomi dal letto, osservai la mia immagine riflessa nello specchio. La camicia da notte spiegazzata dall’uso, i capelli leggermente fuori posto, e ultimi, ma non per importanza, i miei occhi. Azzurri e profondi come il mare, e in quel momento pieni di lacrime. Era bastato un attimo, e la mia gioia si era trasformata in tristezza. Strettamente connesso con le mie emozioni, il mio ciondolo smise di brillare, e privo di luce, divenne grigio e privo dei suoi poteri, e tenendolo delicatamente fra le dita, sospirai. Non sapevo cosa fosse successo, e se una parte di me, quella umana, voleva scoprirlo o almeno tentare di indagare, un’altra, quella magica, mi parlava sussurrandomi di restare dov’ero e attendere il suo ritorno. In quel momento, era come se la mia anima fosse divisa in due. Indecisa, mi sedetti sul letto, e ancora una volta, rividi la mia immagine. Ero triste, non avevo risposte, e preoccupata, non sapevo cosa fare. Tornando a letto, sperai che il riposo mi aiutasse a calmarmi, ma chiudendo gli occhi, non vidi che il suo viso, e proprio allora, decisi. Non avevo idea del perché Christopher si fosse allontanato, ma l’ozio non era mai stato nelle mie corde, specialmente in momenti di quel calibro. Nuovamente sicura di me stessa, mi rimisi in piedi, e uscendo dalla stanza, attraversai il corridoio. Sveglio come me, Red fu lì per salutarmi, e felice, mi piantò le zampe sul petto, rischiando di farmi cadere. Colta alla sprovvista, lottai per mantenere l’equilibrio, e inginocchiandomi, gli regalai qualche frettolosa carezza sulla testa. “Red, hai visto Chris? L’hai visto?” gli chiesi, la preoccupazione nella voce mascherata da finta gioia di vederlo. Per tutta risposta, l’animale guardò prima la porta di casa, poi me, e agitato, ruppe il silenzio con un debole uggiolio. Fermandomi a guardarlo, strinsi i pugni arrivando quasi a conficcarmi le unghie nei palmi delle mani, e in quell’istante, il suono che tanto aspettavo di sentire. La porta di casa si aprì con uno scatto, e solo allora, il mio amato protettore fece il suo ingresso sulla scena. “Christopher! Amore, ero così preoccupata! Dov’eri?” non potei evitare di chiedere, con mille dubbi per la testa e il cuore che batteva come impazzito. “Calma, calma, via! Ero fuori per una passeggiata, sai che mi aiutano a distendere i nervi.” Replicò lui, tranquillo come mai ricordavo di averlo visto e con le labbra stirate in un dolcissimo sorriso. “Hai ragione, scusa, ma non potevi avvertirmi?” risposi di rimando, la rabbia nuovamente raffreddata dalla preoccupazione. “Kia, per favore, dormivi come un angelo, non potevo disturbarti in un giorno così speciale.” Continuò Christopher, serio e romantico al tempo stesso mentre mi si avvicinava, pronto a stringermi fra le sue braccia e sperare nel mio perdono. Dando retta al mio cuore, gli concessi quella sorta di fuga, e lasciandomi abbracciare, sentii i nostri cuori battere all’unisono, insieme, come se fossero stati creati per trovare un ritmo tutto loro. Ad occhi chiusi, mi crogiolai nel suo calore, e approfittando di una mia distrazione, mi sfiorò il viso in una carezza, poi ci baciammo. Un altro tenero contatto orale al quale non mi sottrassi, e che firmai partecipando assieme a lui alla danza più vecchia del mondo. Osando di più, chiesi con la lingua l’accesso alla sua bocca, felice di non vedermelo negato, e sospirando nel sentire la sua che giocava con la mia. “Sei misterioso, mio caro custode, che ti succede?” chiesi scherzando non appena ci staccammo, troppo felice per riuscire a restare seria. “Niente, mia cara fata naturale, niente. Ho solo ricordato una cosa, nient’altro.” Rispose lui in un sussurro innamorato, approfittando del momento per continuare ad amarmi e mordermi le labbra per gioco. Sorpresa da quel leggero dolore, per poco non gemetti, e sorridendo forse per l’ennesima volta dall’inizio di quella giornata, trovai pace nei suoi occhi chiari, e facendomi sempre più intraprendente, osai ancora, sfiorandogli a poco a poco il petto con le dita. “Che cosa, amor mio? Hai parlato di un giorno speciale, riguarda per caso me?” azzardai, fintamente ingenua mentre giocavo con la stoffa leggera della sua camicia. Divertito, lui si limitò a guardarmi, e con il cuore che già traboccava d’amore per lui, sentivo di minuto in minuto una giusta impazienza crescermi dentro. I dubbi di poco prima erano ormai spariti, e ora che lui era tornato ed eravamo insieme non m’importava di nient’altro. “Indovinato, signorina. Anche se non posso dirti altro, per ora.” Rivelò in quel momento, perfino più enigmatico di prima. “Sul serio? Neanche un piccolo indizio?” pregai, sinceramente curiosa e interessata. Seppur bloccata a letto dalla tristezza, avevo comunque dato un’occhiata al calendario, e avevo già capito di cosa stesse parlando, ma saperlo mi rendeva perfino più curiosa, e pur provando a contenermi, fallivo. In altri termini non stavo più nella pelle, e fremevo dalla voglia di scoprire cosa nascondesse. “Cosa? Certo che no, piccola mia. Che sorpresa sarebbe altrimenti?” mi fece notare, sempre serio e sicuro di sé, attorno a lui quella solita aura di mistero capace di stregarmi, forse perfino più potente del dolce sapore dei suoi baci. Annuendo, decisi di provare a calmarmi, ed ergendomi sulle punte per un altro bacio, gli diedi tregua. Non volevo aspettare, ed era vero, ma aveva ragione, e qualunque cosa stesse preparando, era per me, e a quanto sembrava, ne valeva davvero la pena. Quel secondo bacio non durò molto, qualche secondo e nulla più, ma molto più tranquilla, l’accettai di buon grado, e ormai pronta a dare inizio alla mia giornata, raggiunsi la cucina per prepararmi un caffè. Bastarono pochi minuti, e non appena la caffettiera fu calda e pronta, riempii una sola tazza. Ne avrei preparate due, ma a Christopher non piaceva, e a quel solo pensiero, ridacchiai da sola. Fra di noi non c’era che amore puro e vero, ma la sola consapevolezza di non averlo mai visto gustare questa scura bevanda aveva per me del comico. Io stessa l’avevo provato per la prima volta ad appena diciott’anni, poco prima che ci conoscessimo e che le nostre vite si legassero indissolubilmente, e mi ero subito innamorata di quel sapore, secondo per me solo a quello delle sue labbra. Fra un sorso e l’altro, fantasticai sulla sua potenziale sorpresa, e lasciando la tazza sporca nel lavandino per occuparmene più tardi, tornai in salotto. “Buone nuove, mio custode?” sussurrai con dolcezza, tentando di convincerlo a tradirsi e parlare. “Sì, tesoro. Apri la porta, vuoi?” rispose subito lui, sollevando appena una mano per accarezzarmi il viso, il suo tocco vellutato capace di irretirmi e provocarmi ogni volta una miriade di brividi. Obbedendo a quella sorta di ordine, mi avvicinai alla porta fino ad afferrarne la maniglia, abbassandola e rivelando di attimo in attimo il panorama a noi dinanzi. A lavoro finito, mi scostai per fargli spazio e scoprire finalmente cosa nascondeva, e camminando lentamente, mi fu subito accanto. Mantenendo il silenzio, mi regalò un’altra carezza, e prendendo un ampio respiro, ruppe il silenzio con un fischio ben modulato. Ormai abituata a sentirlo, mi preparai all’arrivo di Ranger, ma al suo posto comparve Bucky. Accompagnato dalla sua amata Darlene, teneva fra le zampe una rosa rossa, e come lui, anche la sua compagna. Non contento, Christopher schioccò le dita, e uno ad uno, i loro sei cuccioli scesero da uno dei tanti alberi del bosco, portando ognuno un fiore fra le zampe. Tutti uguali, tutte rose, che solo allora capii far parte di un mazzo diviso in parti uguali. Soltanto otto, meno di quante se ne vedessero in genere in un bouquet tradizionale, ma non m’importava. Con le lacrime agli occhi, chiamai a me i miei piccoli amici, e prendendo ognuna di quelle rose fra le dita, ne inspirai il loro profumo, e facendo attenzione alle spine, me le strinsi al petto. “Chris, sono… sono meravigliose, grazie.” Biascicai, felicissima. “Lieta che ti piacciano, amore mio.” Rispose semplicemente lui, stringendomi a sé in un delicato abbraccio e donandomi l’ennesimo, dolce e caldo bacio di quella giornata. “Non è finita, sai?” mi disse poi, stuzzicando ancora una volta la mia curiosità. “Davvero? Dici davvero?” chiesi, stregata dalle sue parole. “Dico davvero, tesoro. Adesso vieni, un altro regalo ti aspetta.” Rispose lui, sciogliendo lentamente quell’abbraccio e offrendomi la mano. Annuendo, l’accettai senza proteste, e camminando al suo fianco, contai mentalmente i passi che mi separavano dalla seconda delle mie sorprese. Prima che potessi accorgermene, giungemmo alla comunità umana di Eltaria, e proprio lì ad aspettarmi, trovai Lucy, Lune e la loro famiglia. Felici di vedermi, le bambine mi corsero incontro, e fra le due, Lune fu la prima ad abbracciarmi. “Tanti auguri, Kia.” Disse, scivolando nel silenzio mentre si stringeva a me. Lasciandola fare, quasi piansi, e poco dopo, anche Lucy si unì a noi. “Queste sono per te. Come la prima volta, ti ricordi? Viole in amicizia.” Spiegò, consegnandomi solo allora un nuovo e piccolo mazzo di viole dai petali sgargianti. Emozionata, non seppi cosa dire, e voltandomi a guardare Christopher, mimai con la bocca una sola frase. “Come hai fatto?” indagai, fuori di me dalla gioia. “Magia, tesoro, magia.” Rispose, sussurrando cautamente ogni parola. Seppur con il sorriso sulle labbra, finii per piangere, e voltandomi, sentii la bambina tirare lievemente la manica della mia veste. “Questa invece è da parte di tua mamma Eliza, aprila quando sarai a casa, va bene?” mi disse, consegnandomi una bianca busta da lettera. “Lucy, piccola, sei così dolce! Grazie! Lo farò, stanne certa.” Risposi, con la voce rotta dall’emozione e gli occhi già velati dalle lacrime. “Buon compleanno, Kaleia.” Disse allora sua madre Isla, sorprendendomi come e forse più delle figlie. Ringraziandola, strinsi anche lei in un abbraccio, e poco prima di tornare a casa con Christopher, sentii un debole latrato. Incuriosita, mi voltai, e solo allora vidi Rover, il cucciolo di Lucy, avvicinarsi abbaiando. Inginocchiandomi, lo accarezzai ringraziando di cuore anche lui, e salutando ognuno dei miei amici, tornai a casa assieme al mio amato. Per nostra fortuna, il viaggio non fu lungo, ma fra un passo e l’altro, un dubbio mi si affacciò nella mente. Potevo davvero nascondere quel segreto ancora a lungo? No, no di certo. Ormai decisa, attesi di rientrare in casa, e con l’arrivo della notte, poco prima di andare a dormire, lessi seduta in poltrona la lettera di mia madre. “Cara Kaleia, sono sempre io, la tua mamma. Sky è stata la prima a ricordarsi di oggi, sai? Ci spiace davvero non essere lì con te in un giorno così speciale, ma sappi che ti vogliamo bene, e che con l’aiuto della tua cara amica ninfa, torneremo appena possibile. Nell’attesa, ricorda le mie parole, e abbi fiducia in Christopher. Ti ama e ti amerà per sempre, stanne certa. Siete insieme per più di una ragione, lo sapete, perciò amatevi l’un l’altra, coltivate questo sentimento, e soprattutto, sostenetevi a vicenda. La tua famiglia crede in te, e il vostro amore resterà tale solo se crederete in voi stessi. Buon compleanno, mia dolce e piccola pixie.” Parole che lessi in silenzio, nella quiete di un salotto illuminato da una fioca luce, e a fatica a causa delle lacrime che sgorgavano copiose dai miei occhi, e alle quali la mia mente e il mio cuore reagirono alla stessa maniera. Fu allora che capii che era davvero arrivato il momento, che nascondere la realtà non aveva più senso, e che se solo ci avessi provato, presto avrei fallito. Decisa, raggiunsi in fretta la camera da letto, e guidata unicamente dai sentimenti, sorpresi Christopher con un abbraccio. Colto alla sprovvista, ebbe appena il tempo di reagire, e zittendolo con un bacio, non gli diedi modo di parlare. Ancora una volta, condussi quella romantica danza, e in un attimo, mi fu accanto. Ci ritrovammo così sdraiati l’uno accanto all’altra, stretti in un abbraccio preludio di altre mille effusioni. Fra un attimo e l’altro, queste si intensificarono, e non resistendo alla tentazione, chiusi gli occhi, dando mutamente carta bianca al mio amato marito. Solo pochi istanti più tardi, mi sfiorò la pelle con mille baci, e completamente in suo potere, sussultai. Il nostro amore ardeva ancora, la lettera di mia madre diceva il vero, ma per quanto il desiderio di appartenergli fosse intenso e irrefrenabile, dovetti resistere. Irrigidendomi, deglutii sonoramente, e drizzandomi a sedere proprio davanti a lui, mi preparai a dar voce a una verità troppo a lungo taciuta. Lenta, mi assicurai che lo specchio alle nostre spalle mostrasse la mia intera figura, e in silenzio, mi sfiorai il ventre non ancora pronunciato. “Kaleia, ma cosa…” balbettò lui, confuso da quell’improvviso cambio di marcia da parte mia. “Chris, tesoro, devo… devo dirti una cosa. È troppo importante, non posso più aspettare.” Dissi appena, faticando ad esprimermi e a respirare correttamente. Ci stavamo amando, adoravo i suoi baci e non avrei voluto che smettesse, ma avevo già atteso fin troppo, ed era ormai ora di dar voce a quanto covavo nel cuore da tempo. Spaventata, non trovai il coraggio, e improvvisamente, la sua reazione mi colse di sorpresa. Abbassando lo sguardo, mi imitò nell’accarezzarmi l’addome ancora piatto, e in quel momento, una sola frase abbandonò le sue labbra. “Kia, amore, non sarai…” provò a chiedermi, non avendo cuore di andare avanti e sentendo quella frase morirgli in gola. “Sì, Chris, sono incinta.” Replicai, con la voce spezzata e mille nuove lacrime agli occhi. “Aspetta, cosa?” chiese allora lui fissandomi, incredulo. “Incinta. Saremo genitori, riesci a crederci?” ripetei, completando quella frase con quella semplice domanda. Ad occhi sgranati per la sorpresa, Christopher non riuscì a parlare, ma in compenso ebbe tempo e voglia di baciarmi, rubandomi il respiro. Lasciandolo fare, abbandonai le mani nelle sue, e ben presto, resistergli fu inutile. Quella notte, il nostro fu un reciproco dono d’amore, e dopo quella rivelazione che fu per lui una scoperta e l’emozione vissuta al suo fianco, mi addormentai serenamente, ma non prima di sentirlo augurarmi un buon compleanno, che ero sicura di non dimenticare in quanto migliore della mia vita, e rivolgendo una preghiera al cielo notturno non appena scoprii che la comunità magica avrebbe presto reagito alla notizia, liberando in cielo bianche lanterne di novità.

 
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Emmastory