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Autore: BubbyDae    26/09/2019    0 recensioni
Prese l'ascensore e salì, salì... Il rudere di metallo si bloccò tra il quarto ed il quinto piano. Dopo qualche rumore non proprio rassicurante, iniziò a precipitare...
Urlò.
Raprì gli occhi ed era di fronte al suo appartamento.
Notò qualcuno alle sue spalle che la sorreggeva; e poco prima di vedere parte di quel corpo volatilizzarsi, si aggrappò con forza al suo braccio.
Sul pianerottolo del quinto piano di fronte all'appartamento 43 rimaneva solo una busta della spesa.
Genere: Avventura, Fantasy, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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«Siamo sicuri che sia lei?»
«Non lo so. Ma vorrei seguire questa pista per qualche settimana e vedere se porta a qualcosa. Io direi di mantenere attivo Baek all'interno dell'università, Kai in perlustrazione e…», si guardò in giro, «Magari, Do come compagno dei suoi corsi?»
«Si, e poi?! Devo pure cucinare per tutti? Non mi chiamo mica Kai! E nessuno tocca la MIA cucina», dopo una breve pausa aggiunse, «Perché non lo fai tu? Sei "l'appassionato dell'Asia", no?»
«Do ha sempre ragione.», intervenne Sehun.
«Ha sempre idee brillanti», continuò Baek con tono di scherno.
«Non mi farebbe male uscire un po'», concluse.
Riprendendo il discorso in merito alla profezia, «Vorrei che un paio di voi indagassero sul passato di Yun e ripercorressero l'albero genealogico. Guardate se c'è qualche cosa che riconduca alla profezia».
«Io e Chen. Va bene?», propose Xiumin.
«Perfetto. Yeol e Sehun, lascio a voi il compito di tenere al sicuro la casa. E… gli altri cerchino nuove persone colpite-»
«Sì, al solito, Suho! Al solito! Sembri mia madre», disse Baek.
 

 
*
 

 
Intanto nella stanza degli ospiti, Lay fece accomodare YunShin su una sedia a dondolo di legno antico color mogano.
Le disse di concentrarsi sul suo battito e di rilassarsi il più possibile.



 
TUM-TUM
TUM-TUM
 
TUM
 
 

TUM
 
 

Si rilassò e con lei anche il suo battito. Si sentiva leggera, un po' assonnata. In lontananza sentiva la voce delicata di Lay guidarla.
«Immagina di essere un lungo corridoio. Vedi tante porte».
«Non riesci a contarle tutte».
 
Le vedeva davvero.
Tutte in fila, una accanto all'altra sia a sinistra che a destra.
Una infinità di porte di legno, curate nei minimi dettagli.
Tutto intorno il nero assoluto e delle grandi vetrate come nelle cattedrali. Camminava in questo lungo corridoio, ma i suoi passi non rieccheggiavano. Nessun rumore, alcun suono, sentiva solo la voce di Lay sempre più lontana.
 
«Dovresti riuscire a trovare una porta diversa dalle altre. Una porta un po' più scura e molto nascosta. Fai attenzione.»
 
Le sembrava di aver visto qualcosa più indietro. Una porta uguale alle altre, ma che vide di sfuggita. Tornò indietro. Dieci, venti passi. Nessuna porta assomigliava a quella che cercava lei. Proprio nel momento in cui si girò per tornare sui suoi passi, vide con la coda dell'occhio una porta più scura e più bassa delle altre.
Ora le era di fronte. L'aveva trovata.
 
«Se l'hai trovata, aprila. Ricordati però che potresti sentirti male. Abbi coraggio e aprila. Io sarò qui».
 
Appoggiò la mano sul pomello e, non appena girò, la porta si spalancò e un turbine di vento la scaraventò per terra. Sembrava fosse al centro di una tromba d'aria: foglie secche volavano e giravano, fotografie colpivano come proiettili le vetrate, pezzi di quotidiani stracciati correvano lungo il corridoio. Si era accovacciata sul pavimento con le braccia intorno alla testa, facendosi piccola piccola. Sbirciava di tanto in tanto quel putiferio che si stava scatenando. Non era spaventata, si sentiva quasi sollevata.
Una raffica di vento forte la sollevò di peso e la fece scivolare lungo quel pavimento nero liscio. Dopo aver percorso un bel po' di metri si arrestò e tornò la quiete.
 
«Yun Shin, ora sentirai un po' di freddo alle tempie. Sono io non preoccuparti. Chiudi gli occhi e conta fino a dieci. Quando li aprirai sarò di fronte a te».
 

Iniziò a contare.
Subito dopo sentì lievemente una sensazione di freddo sulla testa.
 

Tre...Quattro…
 

Il freddo aumentava ed iniziava a sentire un po' di nausea.
 

Cinque...Sei…
Sette…

 

Si sentiva la testa sempre più ghiacciata. Le era venuto un mal di testa tremendo e la nausea aumentava sempre più.
 

Otto...Nove...Die-
 

Aprì gli occhi di scatto. Il freddo era passato, ma il mal di testa la martellava. Lay era in piedi di fronte alla sedia, chinato a toccarle le tempie. Le sorrise.
 
«L-Lay, devo vomitare».
«Prima porta a sinistra, dopo il salone. La luce è di fianco alla porta».
 


 
*
 
 


Videro sfrecciare qualcuno nel bagno e poco dopo comparve Lay nel salotto.
«Che le hai fatto?».
«Purtroppo recuperare la memoria porta il mal di testa e una nausea pazzesca».
«L'hai provato sulla tua pelle?»
«Già. Spero le passi in fretta».
Pochi minuti dopo, Yun Shin comparve in salotto bianca come un cencio, con una mano sulla bocca e un'espressione bramosa di vendetta.
«Ahia! Ora ti strangola!», disse Xiumin.
Le si avvicinò Kai e dopo aver appoggiato delicatamente una mano sulla sua schiena chiese: «Come ti senti?»
«Mi sembra di aver corso contro un muro di cemento».
«Ricordi tutto?»
«Sì», deglutì, «E vi odio tutti».
Un paio di ragazzi risero.
«Pure io li odio», intervenne Do.
Yun sorrise, si sedette sul divano e Suho le porse un fazzoletto.
«Se vuoi, Kai ti riporta a casa, ma non ti consiglio un teletrasporto in queste condizioni. La camera degli ospiti è tua, se ti va di restare».
Lei annuì e si portò il fazzoletto alla bocca. Profumato e soffice al tatto, il fazzoletto riportava ricamata sull'angolo una lettera 'J' di colore blu.
 
«Appena ti sarai sentita meglio ti racconteremo tutto, o quasi. Stiamo valutando se la tua pista possa essere valida, perciò, non ci addentreremo in dettagli».
Annuì nuovamente. Mosse una mano.
«Mh?! Che vuole dire?»
«Credo che non gliene freghi nulla adesso, Suho», rispose Chen.
«Yun, ti accompagno di là così ti sdrai. La nausea potrebbe durare un paio di ore. Dovresti provare a dormire».
Annuì per la terza volta e con l'aiuto di Lay si alzò e si diresse nuovamente nella stanza in fondo al corridoio.
 
Potrei tirare su il cenone di Capodanno dell'anno scorso.
 
«Grazie, Lay. Sei molto gentile», ed appoggiata la testa sul cuscino si addormentò.
   
 
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