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Autore: ClodiaSpirit_    26/09/2019    1 recensioni
- Si alzò in piedi, insieme all’onda del pubblico coinvolto dall’esibizione, applaudendo.                                                                                                                                     
[...]  Nonostante quello sguardo fosse lontano, Alec poté indovinare che erano diversi rispetto a quelli che aveva visto tante volte. -
Alec è un ragazzo intelligente, giovane, eppure gli manca qualcosa di fondamentale: vivere.
Ma cosa succede quando Alec comincia a fuggire e a rintanarsi a Panshanger Park, durante uno spettacolo dato dal circo? E soprattutto, chi è l'acrobata che si cela e cerca dietro tutti quei volti?
Cosa succede quando due mondi opposti ma simili per esperienze di vita si incontrano?
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Isabelle Lightwood, Magnus Bane
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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So che un aggiornamento a quest'ora è strano, ma in realtà, se dopo una giornata che inizia male e finisce nel modo più sano non porti a casa la bellezza delle piccole cose, il senso quale è? Quante volte ci limitiamo di essere quanto meno sereni? Quante volte siamo liberi da presupposizioni e brutti presentimenti?
Ecco a voi il capitolo
a una me a un nuovo anno da ricominciare,
a un nuovo anno di disperazione, preoccupazioni
a anche cose belle, anche se semplici.

Clodia's








La presenza femminile in casa si sentiva.
Alec stava trascorrendo le giornate in compagnia della sua infanzia, quella da ricordare. Sua sorella, lo aveva riempito di novità, tra cui quella dove a quanto pare, un certo Simone si affiancava alla sua ruotine spagnola.
Sembrava così felice di potergli raccontare anche lei, che la sua vita sembrava stare decollando: un buon lavoro, un piccolo appartamento che riusciva a mantenere e l’incontro con quel ragazzo dall’aria fresca e molto trasgressiva. Gli raccontò che Simone aveva origini italiane, aveva una band a Madrid e che una sera, per caso, si era ritrovata a passare in quel locale. Era lì, che lo aveva notato.
Per Isabelle non era mai stato un problema aprirsi con qualcuno, sapeva che tasti toccare e soprattutto, come adeguarsi a certe situazioni. Alec fu grato per la sua presenza in quei giorni, ma in tutto quello, non smise di sentirsi con Magnus, al quale mandava dei messaggi per lo più la notte, sapendo che neanche l’altro si addormentasse così presto.
Isabelle cucinò due dolci in solo una giornata, convinta che in quel modo, Alec avrebbe messo su del peso che aveva perso nei mesi precedenti. Preoccupata com’era, nascondeva tutto con un sorriso ammaliante e scaltro, mentre sciorinava al fratello come ottenere dei perfetti scones alla crema.
Alec non sembrò darlo a notare, ma era davvero rincuorato che lei non avesse dimenticato le loro tradizioni, come ad esempio, quella di sdraiarsi sul divano e commentare qualsiasi cosa trasmettessero alla tv o addirittura, di sedersi a tavola e consumare i pasti che cucinavano entrambi.
Non sembrava, ma Alec sapeva cavarsela sul salato, per i dolci, ci sarebbe stata sempre Isabella a dare una marcia in più. Quei tre giorni trascorsero troppo velocemente, tanto che, quando arrivò la sera della partenza, Alec avrebbe voluto stracciarle il biglietto aereo e non farla partire.
« Mi mancherai » la abbracciò forte e lei nascose il suo viso nel suo petto, laddove quella maglia lunga e nera, si confondeva con i suoi capelli. Poi si scostò, guardandolo bene in volto.
« Sai benissimo che questo non è vero, » aveva gli occhi come splendenti due zaffiri, nonostante il loro colore fosse un semplice castano cioccolato « mancherai tu di più a me »

La strinse più forte, fino a quando non fu per lei l’ora di andare. Aveva deciso di accompagnarla fino a dove aveva posteggiato la macchina, che la avrebbe portata all’aeroporto. « Scrivimi! » alzò la voce, prima di entrare dentro il veicolo.





Trascorse una settimana e gli appuntamenti al tendone ritornarono regolari. Gli sembrava di aver perso una delle sue abitudini, ma quando ritornò in quel posto, ebbe la sensazione di non aver lasciato niente che veramente non ricordasse, perché ormai lo custodiva peggio di un segreto.

« Magnus » la voce risuonò seria, anche se lo stato d'animo non durò o servì a molto. Alec si appoggiò alla seduta, le braccia consente portate al petto.
Il tendone, con lo spazio destinato alle prove, era pieno di strumenti quella giornata, tutti sparsi intorno come dei giocattoli pronti, per essere utilizzati. Avevano di recente pulito il pavimento in legno, la cui superficie risplendeva lucida qua e la, lasciando intravedere macchie scolorite e altre, segnate da un bruno più scuro.
La figura di Magnus se ne stava in piedi, il busto eretto, la testa che si muoveva a per sciogliere i muscoli del collo. Immerse le mani, che si unirono nella vaschetta davanti a suoi piedi nudi, contenente il borotalco.
« Alexander, » gli occhi concentrati, le spalle che si scioglievano nell'atto di fare un po' di stretching, le gambe che si divaricavano formando un triangolo largo « non cominciare » lo ammonì.
« Cominciare cosa? » Alec arricciò il naso, con fare ingenuo beccandosi un’occhiata accigliata dall’altro.
« Sai bene cosa »
Alec scrollò le spalle larghe, la bocca formava una leggera smorfia. Magnus cominciò a portare la testa indietro, fino a che uno scrocchiare del collo, non lo lasciò tramortito. Il rumore delle ossa si sentì chiaro e cristallino mentre la mano improntata di borotalco, si fermava alla base del punto dolorante e cominciò a tastarlo « Aaah » si lamentò.
« Questo succede spesso, è regolare o..?»
Alec s'incuriosì, che tradotto nella lingua di Magnus era più un preoccuparsi in quel frangente. La mano a palmo aperto però lo fermò lì dov'era, vedendolo venire in avanti.
« No, non da molto, » chiarì, infastidito, si sentiva bloccato giusto all'altezza della spalla « Ma credo sia normale, » sbuffò guardandolo, « ultimamente gioco anziché provare » continuò seccato. Alec s'indicò e Magnus annuì, mentre cercava disperatamente di creare un momento circolare e lento, in modo da abituare il muscolo sottostante.
« Non mi sembra che tu abbia fatto tanta resistenza » notò puntiglioso, con il suo modo di fare accademico.
Il circense roteò gli occhi, l’espressione di dolore gli bloccava il viso e la canottiera che indossava per allenarsi, gli si alzò piano, mostrando parte del suo ventre olivastro.

« Dio » imprecò, bloccandosi completamente, la bocca semi aperta e gli occhi strozzati.
« Sai, » Alec si avvicinò finalmente senza nessun esitazione o sorveglia da parte di Magnus « quando qualcuno è teso, quello che dovrebbe fare è rilassarsi »
« Beh, per chi non deve allenarsi come un matto, è facile parlare » si lamentò acidamente, immobile com’era avvertendo che anche il solo minimo movimento avrebbe potuto peggiorare le cose.
« Rilassati » mormorò Alec. Magnus si accorse dell'altro dietro di lui, respirò affannosamente.
« Alexander, non ti avevo detto di startene seduto? Insomm-»
« Tu, solo… rilassati, okay? » ordinò.
« Non c'è davvero modo di farti desistere, vero? » replicò rinunciando alla testardaggine di Alec. D'altra parte, non che si potesse evitare che l'altro se ne stesse fermo in un punto tutto il santo giorno, mai impuntarsi su una persona come lui. Non che fosse difficile, ma Magnus preferiva essere ascoltato, che obbedire a sua volta.
« No, mi dispiace. Ora, per favore, fa come ti dico » Magnus annuì debolmente, mentre Alec spostò piano la mano sopra la sua spalla, evitando di farlo spostare. Le sue mani ancora a mezz'aria, insicuro su quale fosse davvero il punto che risentiva del dolore e dello sforzo fisico. « Puoi indicarmi esattamente il punto dove ti fa male? » chiese premurosamente.
Magnus alzò lentamente le sue dita e con una, metà bianca e metà del colore della sua pelle, indicò la zona tra la spalla e l’attaccatura finale del collo.
« Okay » esalò fuori.
Le mani di Alec si posizionarono proprio dove aveva indicato Magnus e cominciarono a muoversi piano, facendo attenzione a non premere troppo. Ricordava vagamente che se si schiacciava, facendo pressione, avrebbe potuto aumentare la tensione e tirare di più i nervi sottostanti. Alec si concentrò, utilizzando indice e pollice di entrambe le mani. Si mosse creando dei piccoli movimenti delicati ma intensi. Se avesse avuto qualche cosa come un olio o una crema il risultato sarebbe sicuramente stato migliore, ma si arrangiò come poteva e facendo del suo meglio. Magnus si abituò alla sensazione piacevole, le lunghe dita di Alec si muovevano in modo fluido, ma senza esagerare. Si rilassò e ripresosi di più, sentì che dopo l’altro si spostò, dedicandosi questa volta, alla sua spalla.
« Alexander, » mormorò Magnus, visibilmente più rilassato di pochi attimi fa « eri un fisioterapista in una vita precedente o...? » il ragazzo pensò che scherzasse e ridacchiò, il tono che si colorava. Magnus sembrò rincarare la dose, il suo tono si fece serio anche se, più strascicato per l'abilità completamente inedita appena scoperta. « Dico davvero! Sento meno dolore... » ammise sincero. Alec si ritrovò a passare sempre con lo stesso movimento sul punto di prima e Magnus sospirò beato.
« Va meglio? »
« Decisamente » Magnus provò a girarsi, sempre con molta cautela, sentendo che il muscolo tirava ma molto meno rispetto al momento precedente. Tutto quello che sentiva era un lieve pizzichio veloce e nulla più.
I suoi occhi ben disegnati e scuri incontrarono un Alec piazzato dietro la sua figura, piuttosto soddisfatto. Poteva sembrare pienamente fiero del suo piccolo lavoro, anche se le sue guance erano diventate di un colore tra il cadmio e il porpora. « Quindi, adesso posso anche elevarti di grado, » Magnus si girò completamente verso l'altro, il tono che cercava di essere diplomatico e professionale. « Massaggiatore personale » soffiò, trovandosi l’altro più che interessato alla proposta. L'altro si avvicinò di poco, le braccia che circondavano il bacino di Magnus. Magnus si sentì attratto come una calamita, solo che in quel caso davanti c'era Alec e non un magnete qualsiasi. Il suo tocco era delicato e attento, Magnus sentiva in che modo corretto l'altro cercasse di attirarlo, ma contemporaneamente pensò di trasgredire alcune regole. Regole che anche lui si prefiggeva. Fin quando non... non si parla delle mie cicatrici andrà tutto bene, non c'è bisogno di escludersi quello. Magnus deglutì, pensando di far riemergere qualcosa di troppo radicato dentro le sue stesse ossa, per essere rinvenuto intatto e senza troppo clamore. Quelle cicatrici bruciavano vivide, erano l’unico muro che lo dividevano in due. Uno spirito separato dal proprio corpo dal quale non riusciva più a riconoscersi.
Il suo sguardo era basso, ma si risollevò subito, a discapito delle sue infide, piccole fessure cutanee.
« Magnus, va tutto bene? »
Annuì, forse poco convinto.
« Quindi sei d'accordo? » riprese, le mani di Magnus si aprivano e posavano sulla maglia color blu plumbeo, che indossava Alec quel giorno « Posso averti come massaggiatore ufficiale? Ultima offerta » alzò il mento, la mascella disegnata, evidente in mostra, gli occhi come due gusci forniti di gocce più scure all'interno. Alec si fece più vicino, Magnus sentì di stare già perdendo forma rispetto a ciò che si era detto prima sul restare tranquillo. È Alec. « Posso essere tutto quello che vuoi » dichiarò.
L'altro si sentì vacillare, la sua bocca che si aprì e si chiuse un sorriso inaspettato che sindepositava su quelle labbra piccole.
« Alec, » la mano di Magnus si posizionò dietro i suoi capelli, ne avvertì la consistenza, si trovò ad accarezzarli involontariamente « Sei già qualcosa di più per me » confessò piano. Alec si approfittò della situazione, preso com'era da come le parole potevano a volte portare ad agire senza più bisogno di perdercisi o di incespicare in altri giri lunghi e soltanto inutili. Lo baciò, sentendo Magnus inspirare forte, le lingue che si incontravano e si studiavano per l'ennesima volta quella settimana. E partì tutto sfumando in una profondità di cui nessuno dei due riuscì a non stupirsi. Magnus riconobbe subito il sapore di Alec, un sapore dolciastro misto al suo calore, come se esplodesse come un fuocherello dentro la sua bocca. Il suo respiro che si faceva più affannato o forse più ritmico. Non se ne accorse, seppe solo che si ritrovò ad annaspare in cerca d'aria.
« Non è un gioco per me questo »
Il ragazzo cercò conferme, era così serio, da avere quasi un aspetto rigido, più adulto di quanto dimostrasse. I giochi erano quelli di lingua, le parole, combinate o mal pronunciate. Quello, non sembrava esserne più vagamente somigliante. Magnus si accigliò giusto un po'.
« Alexander, non lo è nemmeno per me, » cercò i suoi occhi così presi a guardarlo « Se ti riferisci a prima... » mise su un sorriso divertito, unì le labbra mordendosele « non te l'ho detto, » disse piano « mancano poche repliche, per questo ho bisogno di provare molto di più in questi giorni... » ammise, Alec lo guardò più perso di prima « Non so esattamente quando ci sposteremo » concluse triste.
« ...Quindi questo vuol dire.. » mormorò inespressivo.
« Non vuol dire niente, » lo fermò Magnus « Se dovrò farmi due ore di viaggio saltando gli allenamenti per venire a trovarti, » fu deciso e cocciuto « allora lo farò » Alec lo osservò: aveva lo sguardo così determinato che quasi pensò che tutto quello era inarrivabile, il modo in cui provava a spiegarsi ciò che sentiva con lui, era indescrivibile. Annuì piano « Lo farò, Alec » replicò, la mano che si spostava di nuovo al petto « Anche se dovessi.. se dovessi trovarmi a provare fino alle luci dell'alba » spiegò, al sollievo dell'altro, Magnus si rincuorò.
Uno scroscio di mani che applaudivano si levò da una delle sedute laterali alla loro destra. Si voltarono. La figura di Sanders si alzò in piedi, con tutta la sua spavalderia, la sua aspra e acida sicurezza primeggiava appesantendo l’aria del tendone. La sua entrata era tipica del suo stile: provocatoria e indesiderata. Magnus sentì il sangue gelarsi nelle vene, il corpo immobilizzarsi seguito in coda dalla sua testa, in cui si stavano formando immagini davvero spiacevoli.
« CHE SPETTACOLO! » affilò la sua lingua facendosi largo lungo la piattaforma e come un istrione, urlò a piena voce. Girò intorno, come un avvoltoio con la sue due prede. « Quindi è questo che fai... che facevi nelle ore di prove, Magnus » rise beffardamente, si avvicinò ancora di più. Magnus si mise davanti ad Alec, l'altro completamente confuso. Magnus si leccò le labbra, spazientito.
« Non ti sei degnato di presentarti e venirci a controllare in queste settimane, » ringhiò Magnus « e lo fai adesso? » Mr.Sanders adesso si trovava a pochi metri da entrambi, immobile, mentre si sfilava uno dei guanti bianchi. I capelli erano in disordine, sembrava un pazzo perché alcuni erano come elettrizzati sopra la sua testa. Affilò un sorriso spavaldo.
« Usiamo il tu, sono sorpreso » notò « ma non tanto quanto il tuo amichetto, lì » indicò con il dito della mano ormai libero dal tessuto del guanto. Magnus si sentì bollire ora, il sangue in circolo, i nervi che ritornavano, cercò di controllarsi.
« Se non trattassi le persone come delle nullità, magari sapresti che queste hanno un anche un nome! » rispose Magnus a tono, le mani lungo i fianchi, si stavano chiudendo in dei pugni.
« Oh beh, mi dispiace, » disse ironicamente, lo sguardo tempestato di ostilità « Non ci siamo presentati, sono il proprietario di tutto ciò che vedi, » disse sprezzante, i suoi occhi puntarono di nuovo su Magnus « Anche il ragazzo che stavi stringendo prima. In realtà tutte le persone che ci vivono sono frutto del mio lavoro. Un giorno ti viene un’idea brillante, l’altro la realizzi. Un po’ come quando capiti a tiro un bel faccino in giro e decidi di portartelo sotto le tue coperte » spiegò, accendendosi.
« Magnus, che cosa sta succedendo? » mormorò Alec, cercando spiegazioni. Magnus non si girò, ma allungò una mano e trovò la sua, gliela strinse.
« Sta calmo Alec, è solo... cerca solo di intimorirci » azzardò visibilmente fuori di sé e preso dall'ansia.
« Sì, sto solo cercando di riportare Magnus » piagnucolò, simulando la voce del ragazzo alto « al suo lavoro, cosa che avrebbe già dovuto fare più di mezz'ora fa, » Mr.Sanders si avvicinò, trovandoseli di fronte, Magnus poteva sentirne la puzza di marcio e di disgusto da lì « Un bel giocattolo quello che ti sei trovato Magnus, complimenti » ribadì in tono perentorio « Ma ora se non ti dispiace, il gioco è finito!» sputò fuori.
« Ci stavamo salutando, » improvvisò Magnus non staccando il contatto visivo con quel maestro di bestie « Alec… » si girò repentinamente, annuendo piano per farsi capire, una goccia d'acqua scese bagnandogli la fronte.
Alec però non si convinse nemmeno un po'. Se c'era una cosa che lo aveva messo in guardia era stato il fatto che Magnus fosse così in panico da stare già sudando. E non sapeva se fosse per la rabbia o perché aveva paura. Alec sganciò la presa e si portò avanti, a mo' di protezione, scudo lasciandosi l'altro dietro. Alec lo aveva fatto tante volte per proteggere sua sorella quando combinava qualcosa o quando entrambi ne erano colpevoli e allora decideva di assumersene la responsabilità. Respirò nervosamente scontrandosi con quell'uomo che sembrava innocuo. « Ah, questa sì che è bella, » Mr.Sanders si portò una mano dietro la nuca « Il tuo amichetto ti difende, Magnus, che coraggio » fece il verso e Magnus capì subito che stava riferendosi a quando si era esposto per parlare per gli altri, a quando aveva cercato di dirgli di smetterla di sfilare la cinta, strinse i denti, la rabbia gli salì di colpo.
« Prova a passare oltre e finisci male » ringhiò Alec davanti a lui.
« Alec, per favore » Magnus cercò di fermarlo, s’impuntò, la mano che si avvinghiava al suo braccio per muoverlo da lì.
Il ragazzo rimase fermo, era ancora più alto adesso. Si mosse con scatto e si avvicinò all'uomo in questione che si stava guardando le unghia di una mano con fare annoiato.
« Mi hai sentito?! » continuò il tono di voce basso e determinato « Lascialo stare » sibilò. Mr.Sanders lo sfidò, lo sguardo di ghiaccio, era proprio davanti ad Alec e sembrava che avesse davanti una delle tante bestie a cui si riferiva nel suo immaginario.
« Ragazzo, fatti da parte! » sibilò digrignando i denti alla fine. Alec però con determinazione lo afferrò per la giacca. Era più alto di lui, quindi si abbassò di poco. L’altro sembrava solo una misera pedina inconcludente nella sua scalata alla vittoria, una piccola e innocua - ridicola - pedina.
Una testata fu sufficiente per una fuoriuscita di sangue dal naso, quel naso simile a un bue da combattimento. Quello cominciò a colare, un rivolo rosso ramificato che scendeva e che venne fermato solo dal dorso della mano di Mrs. Sanders, la quale si sporcò all’altezza delle dita, del dorso. L’uomo si ritrovò a prendere controllo e scansare via la presa ancora salda di Alec. Mr.Sanders si aggiustò il colletto, i ciuffi di capelli usciti fuori come fili elettrici, l'aspetto di un completo bastardo fuori controllo.
« Ti avevo detto di fatti da parte, perché i mocciosi come te, non vogliono mai ascoltare? » E sferrò un pugno, dritto sulla sua faccia, colpendolo sulla bocca e poi, rincarò sullo zigomo. Venne spinto.
Alec si rialzò da dove era caduto e gli si avvicinò di nuovo, la mano pronta a sferrare un pugno che andò a segno, colpendo l’uomo più anziano dritto sul naso, poi in un occhio. Sanders però, approfittò di un momento di distrazione e gli sferrò due calci nello stomaco, facendolo piegare in due. Alec ricadde quasi a terra, senza trovare la forza di rialzarsi, la mano che si teneva il grembo e Magnus si precipitò a sorreggerlo.
Un'ombra si avvicinò ancora di più e Magnus urlò.
Urlò più forte di quanto avesse mai fatto in vita sua. Sentì i polmoni svuotarsi e la gola quasi stridere e chiedere pietà. Dei piedi scalpiccianti si sentirono echeggiare, qualcuno correva, dei passi erano in vicinanza.
Alec stava disteso senza parlare, lo sguardo vacuo, il rossore sullo zigomo che stava diventando scuro e il labbro inferiore spaccato. Il sangue stava piano riversandosi sul mento, formando una piccola pozza intorno, Magnus vide Alec portarsi la manica della maglia sopra e tamponarselo.
« Sei solo un ingrato, vedi cosa mi tocca fare per farti stare calmo, Mags? » la risatina acida riecheggiò nelle orecchie del circense che come se la terra tremasse, si girò, gli occhi ardenti come due tizzoni.
Magnus rivolse uno sguardo di fuoco a Mr. Sanders in piedi davanti a quello scempio.
« Vai via! » ringhiò Magnus non muovendosi da terra « Brutto figlio di puttana, » esordì senza paura né rimorso « Giuro che se non vai via, finisce qui. Non mi vedrai più. Se lo tocchi un'altra volta, se osi farlo... me ne andrò. TUTTO QUELLO CHE VEDI, » delle facce conosciute si affacciarono all'apertura laterale « SARÀ FINITO » deglutì, pieno di fuoco e furia « Tu come uomo già lo sei, non meriti niente, niente » sibilò affilato, velenoso « VAI VIA, VIA! » urlò di nuovo.
Mr. Sanders si accorse degli altri che stavano osservando la scena, Magnus non si girò a guardarli, sentiva Alec accasciarsi sempre di più mentre gli sosteneva la schiena con una mano. Era abbastanza forte da sorreggerlo ancora, ma notava che stava lentamente perdendo coscienza.
L'uomo si diresse verso l'entrata e così com'era entrato in effetto, uscì di scena. Magnus si voltò verso Alec, dispiaciuto, il cuore che sussultava vedendolo combinato in quel modo.
« Cosa credevi di fare? » sussurrò piano disperato quasi, mentre sentiva la colpa invaderlo « Dio mio, mi dispiace, Alexander, mi dispiace, non doveva succedere » continuò Magnus senza sapere cos'altro dire.
« Magnus » buttò fuori Alec.
Aveva gli occhi socchiusi, le labbra che si muovevano lentamente. Perse i sensi. In suo soccorso arrivarono tre volti familiari: Dustin, Candace e T-Jey attorniarono tutti le loro due figure. Tutti e tre quei volti erano attraversati dal terrore e dal dispiacere.




**



Alec si teneva la mano destra all’altezza dello zigomo gonfio e la sinistra sullo stomaco, mentre veniva accompagnato alla roulotte. Candace era rimasta con lui, mentre Dustin e T-Jey gli avevano subito fornito del ghiaccio avvolto in un canovaccio.
Alec si sentiva il lato destro della faccia come di pietra, indolenzito e freddo.
« Alec, non dovrei essere qui, » sospirò la ragazza portandosi una mano ai capelli ricci e voluminosi, « ma non ci tengo a rientrare dentro e vedere se quel disgraziato è tornato » mormorò.
Alec annuì. La ragazza spostò la sua attenzione sul piccolo blocco freddo che il ragazzo schiacciava. La sua mano si mosse, alleggerendo la presa « Se devo proprio essere sincera Alec, » la ragazza sembrava amareggiata « Penso che il tuo sia stato un gesto bellissimo... Magnus è mio amico. E devi sapere che tengo a lui più di quanto abbia tenuto a qualcuno in vita mia. » puntualizzò premurosamente.
Sapeva cosa voleva dire, tenere a Magnus. Era così anche per lui, solo che lui non era più solo un amico. O almeno così credeva.
Alec cercò di sorridere ma sentì subito tirare, strinse le labbra e sentì pulsare la ferita « E soprattutto, » aggiunse « sta ben attento alle sue parole, se riesci a capire qualcosa, non fermarti lì... » continuò preoccupata. Alec alzò un sopracciglio.
« Perché? C’è qualcosa che non so? » pronunciò e aprì le labbra lentamente facendo attenzione.
La ragazza sospirò e riappoggiò piano la mano sul suo fianco. Osservò la roulotte la cui porta si stava aprendo piano.
« Non tocca a me dirtelo, ma a Magnus » sussurrò e poi sparì, vedendo apparire l’interessato che si affacciava dalla porticina e fare cenno ad Alec di entrare.
Il ragazzo esitò, guardandola andarsene senza speranza quasi. Alec deglutì ed entrò dentro la roulotte.



**





« Siediti sul letto » lo invitò Magnus.

Alec entrò in quel piccolo spazio di legno, la luce ci batteva dentro e questo sembrava riflettere il sole in qualche modo. O forse si sentiva solo frastornato. Alec adocchiò lo sguardo un po’ ovunque: il capezzale a forma di goccia, la rientranza di legno bianco a forma di panca sotto la finestra, la micro cucina con un mini frigo in fondo a destra e un tavolino con due sedie al centro, scartoffie di giornali, riviste forse, a sinistra del letto entro uno scaffale nero. Uno stanzino era chiuso alla sua destra e separato da una piccola parete, il bagno. Era tutto in ordine.
Magnus ritornò con una scatola con disegnata sopra una croce rossa. Si sedette affianco a lui e ne uscì fuori del cotone e del disinfettante. Versò due gocce del liquido sul cotone.
« Sei stato un pazzo a sfidare quell’uomo, » Magnus cominciò a tamponare piano la ferita del labbro spaccato ora di Alec che sussultò non appena sentì l’alcool bruciare « Così come solo un pazzo avrebbe fatto qualcosa del genere per difendermi » tamponò piano, evitando di premere forte. Alec gli rivolse uno sguardo sincero, sembrava che gli sorridessero gli occhi.
« Se lo meritava » ammise in tono acido, vedendo Magnus annuire leggermente.
« Lui, ma non io » sospirò, mentre spostava leggermente il viso di Alec per vedere a che punto era il gonfiore: lo zigomo gli pulsava e anche se il ghiaccio era servito per il bruciore, era comunque in condizioni pessime.
« Questo lascialo decidere a me » lo guardò seriamente Alec.
Magnus avvolse il cotone ormai sporco di sangue, linee rossastre, dentro un fazzoletto che buttò dentro la cassetta medica. Poi dalla stessa, ne estrasse un piccolo flacone: una sorta di prodotto per le contusioni. Magnus ringraziò mentalmente Candace per avergli fatto capire a che cosa ogni prodotto servisse.
« Nessuno lo aveva mai fatto prima…» mormorò, mentre due dita prendevano una dose generosa di prodotto, sembrava gelatinoso.
« C’è sempre una prima volta per tutto, » Alec sentì il gel freddo mentre Magnus glielo applicava sulla pelle gonfia « Se potessi lo rifarei daccapo »
Magnus ridacchiò piano, due piccoli movimenti circolari che lenti permettevano al liquido denso di assorbirsi e allievare il dolore.
« Beh, grazie, Alexander » soffiò. Alec si limitò a guardarlo come se lo stesse studiando.
« Non voglio essere ringraziato, chiunque sano di mente avrebbe fermato quello psicopatico, » spiegò, gli occhi ridotti a due fessure infastidite « E’ sempre stato così?»
Magnus gli fece gesto di scostare la maglia che indossava e Alec ubbidì.
Due vistose chiazze di un rosa violaceo, gli premevano alla base del fianco, laddove un’altra pomata alla portata del circense, lasciò la sua traccia. Alec s’irrigidì, mentre l’altro gentilmente sfiorava piano la parte tramortita.
« Dipende da cosa intendi. Se intendi un mostro senza cuore, allora sì.»
Mentre lasciava assorbire, prese una garza lunga e ne strappò l’estremità con i denti.
« E nessuno ha mai fatto niente al riguardo? » era sorpreso. Magnus applicò la garza per la lunghezza del fianco, e una volta finito, ripose e rimise gli strumenti nell’apposita cassetta, poggiandola a terra. In quel momento, Alec notò qualcosa che lo lasciò inerme. Non devo essere io a dirtelo, ma Magnus…
La maglia verde militare di Magnus si sollevò ai lati quel tanto da rivelarne una cicatrice leggermente più chiara del suo incarnato che scendeva lungo il fianco e delle macchie scure sbiadite, dei lividi salienti su, per l’addome. Alec deglutì.
C’è qualcosa che non so? Sentì improvvisamente la testa pesante: gli occhi tristi, i silenzi a certe affermazioni, lo sguardo vago di quando qualche volta sembrava pensare a tutt’altro.
« Quelli come te li sei fatti? » deglutì, ma non provò timore a chiedere. Doveva sapere. Magnus si portò dritto e seguì lo sguardo dell’altro. I suoi occhi si fecero veloci e con un colpo si abbassò subito la maglia.
« Oh, non… non è niente di cui preoccuparsi » mentì. Alec gli afferrò di scatto la mano, quella mano che Magnus che stava usando adesso, per coprirsi la pelle.
« Magnus » replicò Alec dolcemente, il respiro regolare e la faccia di marmo.
Magnus chiuse gli occhi e inspirò profondamente, l’aria uscì tremolante, la gola si fece subito secca.
Non posso più nascondergli niente.
« Alec, prima che tu sappia la verità, voglio che tu non dia di matto » lo avvisò, la mano che ora veniva stretta dall’altro e portata sul ginocchio di Magnus. Alec però non sembrò dello stesso parere, infatti rincarò e uscì fuori le sue conclusioni.
« E’ stato lui… è stato lui a farti questo? »
Magnus sentì l’aria farsi subito pesante, gli mancava il terreno da sotto i piedi e non voleva assolutamente che quello cambiasse niente. Non voleva che una bestia d’uomo rovinasse anche Alec, oltre che lui. Magnus chiuse gli occhi e sospirò.
« Sì » Il viso di Alec si colorò di sorpresa. Poi questa diventò rabbia, poi la sua bocca si aprì, le labbra si serrarono, gli occhi erano così grandi da leggerci la delusione dentro.
« Perché non me ne hai parlato prima? » la sua voce uscì così tagliente che Magnus sembrò prendersi una lama dritta in pieno petto.
« C’è un motivo valido se non l’ho fatto, nessuno lo sapeva, nessuno » cominciò a giustificarsi mentre sentiva davvero che il terreno stesse cedendo e sgretolandosi, si morse le labbra « Fino a due settimane fa, almeno era così. Poi Candace mi ha visto una sera e ha voluto spiegazioni, non ho potuto tenerle nascosto niente…» la voce di Magnus era così veloce, cercava la calma. Alec arricciò le labbra in una smorfia.
« Quindi Candace pensava di dirmelo e non l’ha fatto perché…»
« Alec, » Magnus gli prese anche l’altra mano « sono io che gliel’ho vietato. Non volevo che nessun’altro sapesse niente. Specialmente tu »
« Hai detto che c’era un motivo valido, » Alec sembrava davvero amareggiato, stava parlando in un modo che Magnus stava sperimentando per la prima volta « credo di avere il diritto di conoscerlo »
« Non volevo che lo sapessi perché… » Magnus sospirò stancamente « non volevo che mi guardassi in modo diverso da come lo fai adesso, » ricevette un occhiata in cagnesco da parte dell’altro « non volevo che provassi pietà o compassione, nella mia vita, » riprese ogni coccio di ogni esperienza e lo soppesò ancora « ho incontrato tanta di quella gente che lo ha fatto. E’ stato uno strazio venirne accapo, gente che oltre questo, » Magnus indicò se stesso con quell’intreccio di mani « non ha mai visto altro » rispose avvilito. Alec lo osservò ancora, quelle sopracciglia folte e quelle labbra sporche di sangue secco all’angolo. « Venivo truccato o coperto in scena, per evitare che si vedessero, » sentì la forza venirgli meno « Non avevo intenzione di farti vedere questo: è qualcosa di cui non vado fiero »
« Ma non ne hai colpa. Io non lo farei mai, sono segni di percosse di qualcun’altro » era ferito, Magnus lo percepì completamente, dal modo in cui la sua fronte si aggrottò, dai suoi occhi confusi e che si muovevano un po’ troppo « sei stato una vittima, Magnus. Io non ne sono il tipo, non ho pregiudizi, ricordi?»
« E anche se non avessi provato pietà, » riprese Magnus « non volevo che ne fossi coinvolto. Mr. Sanders è un uomo… non è un uomo, mettiamola così, non si ferma davanti a niente e … solo poco riesce veramente a tenerlo a freno »
Alec si agganciò ai suoi occhi. La voglia che sentiva di stringerlo a sé in quel momento era troppa, ma evitò. C'erano volte in cui parlare a cuore aperto, faceva la differenza.
« Perché non lo denunci? » tagliò corto, evidentemente colpito « Uomini come lui meritano la prigione, meritano tante volte e anche di più di quello che hanno commesso, meritano di soffrire così tanto da non vivere più e dormici la notte. E non è ancora sufficiente, rispetto a quello che meriterebbero »
« Non posso Alexander, non posso » scosse il capo.
« Perché no? » ribatté Alec con il tono spezzato, gli occhi come due concetti sempre più persi nella confusione « Quel bastardo ti ha percosso, ti ha… dio, ti ha usato per chissà quanto tempo… » deglutì. L'altro non lo stava guardando già più, perso in quale altro anfratto delle sue memorie. Alec si inclinò per incontrare i suoi occhi « Da quanto dura, questo, da quanto? »
« Solo qualche giorno e saranno.. sei mesi »
« Merda » esordì, Alec serrò gli occhi mentre un brivido lo scuoteva, gli occhi tristi dell’altro, l’imbarazzo che provava a guardarlo adesso, dopo la rivelazione. Ecco che l’alone di stranezza riemergeva fuori, quella sensazione insana che gli suscitavano i suoi momenti di silenzio, di segretezza. « Magnus, quell’uomo merita di essere punito. Bisogna fare giustizia. Quel brutto schifoso, quel verme! Dobbiamo fare qualcosa, dobbiamo subito e dico subito, » Alec sganciò la presa dalla mano di quello e si tastò la tasca, dove identificò la forma del telefono « Agire »
Magnus lo bloccò giusto in tempo, la decisione sul volto.
« No, » cercò di far capire la sua decisione anche se stupida, insensata ma per lui era l’unica logica « se lo faccio, tutte queste persone ne soffriranno. Sono diventate la mia famiglia… Candace, Dustin, anche Jay e James che molte volte non vengono capiti, sono tutti quanti sotto questo tetto, » spiegò respirando freneticamente, incespicando nelle sue stesse parole « E se lo farò, ci andranno di mezzo. Si troveranno di nuovo in mezzo a una strada e dovranno di nuovo vedersela con la vita che avevano prima. Una vita assente, senza sbocchi, priva di obiettivi, » Magnus si beccò l’occhiata corrucciata ma comprensiva di Alec « E non voglio far loro questo, non voglio esserne la causa. Non me lo perdonerei mai »
« Magnus, non farai loro nulla di tutto questo. Non continuerai a sacrificarti, a subire, stiamo parlando della tua sicurezza…» lo riprese Alec portando una mano a coppa sulla sua guancia e la sua nuca. Aveva un volto così elegante e più piccolo rispetto alla mano di Alec. « Se non vuoi farlo per te stesso, fallo almeno per me»
Magnus scosse la testa ripetutamente, sentendosi un completo disastro. Gli occhi gli bruciavano e si inumidirono subito dopo. Alec lo attirò a sé e finì contro il suo petto, mentre una delle sue mani gli accarezzava i capelli.
Poi nel silenzio che si era creato, i piccoli sussulti di Magnus, Alec pensò all’unica cosa che girava attorno alla sua vita, quella soluzione che aveva utilizzato più e più volte ed aveva sempre, nel suo caso, funzionato.
« Perché non fuggire? »

La voce di Alec suonò cristallina nelle orecchie di Magnus, il quale lo guardò completamente in confusione, gli occhi bagnati agli angoli.
   
 
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